Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se accostarsi a questo sacramento con la coscienza di un peccato sia il più grave di tutti i peccati

In 4 Sent., d. 9, q. 1, a. 3, sol. 3; In 1 Cor., c. 11, lect. 7

Pare che accostarsi a questo sacramento con la coscienza di un peccato sia il più grave di tutti i peccati.

Infatti:

1. L'Apostolo [ 1 Cor 11,27 ] afferma: « Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore ».

E la Glossa [ P. Lomb. ] commenta: « Sarà punito come se avesse ucciso Cristo ».

Ma il peccato degli uccisori di Cristo fu il più grave di tutti.

Quindi anche l'accostarsi alla mensa del Signore con la coscienza di un peccato pare essere il più grave dei peccati.

2. S. Girolamo [ Epist. 42 ] scrive: « Tu che all'altare parli con Dio, perché ti immischi con le donne?

Dimmi sacerdote, dimmi, chierico, come ti è possibile baciare il Figlio di Dio con le stesse labbra con le quali hai baciato la figlia di una meretrice?

O Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo! »

E così il fornicatore, accostandosi alla mensa di Cristo, pecca al pari di Giuda, il cui peccato fu il più grave.

Eppure molti altri peccati sono più gravi del peccato di fornicazione, specialmente il peccato di incredulità.

Perciò la colpa di qualunque peccatore che si accosta alla mensa di Cristo è il più grave dei peccati.

3. Dinanzi a Dio l'immondezza spirituale è più abominevole di quella corporale.

Ora, se uno gettasse il corpo di Cristo nel fango o nel letame, il suo peccato verrebbe considerato gravissimo.

Quindi pecca più gravemente se lo riceve nello stato di peccato, che è un'immondezza spirituale.

Perciò questo è il più grave dei peccati.

In contrario:

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 89 ], spiegando le parole di Cristo [ Gv 15,22 ]: « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato », dice che esse vanno intese del peccato di incredulità, il quale « include tutti gli altri ».

E così il peccato più grave non pare essere il peccato di cui si parla, ma piuttosto il peccato di incredulità.

Dimostrazione:

Come si è detto nella Seconda Parte [ I-II, q. 73, aa. 3,6; II-II, q. 73, a. 3 ], in due modi un peccato può essere più grave di un altro: primo, di per sé; secondo, per le circostanze.

Di per sé secondo la sua natura, che viene desunta dall'oggetto.

E sotto questo aspetto quanto più grande è ciò contro cui si pecca, tanto più grave è il peccato.

E poiché la divinità di Cristo è superiore alla sua umanità, e l'umanità stessa è superiore ai sacramenti della sua umanità, di conseguenza i peccati più gravi sono quelli che vengono commessi direttamente contro la divinità, come i peccati di incredulità e di bestemmia.

Al secondo posto per gravità si trovano invece i peccati commessi contro l'umanità di Cristo, per cui si legge [ Mt 12,32 ]: « A chiunqueparlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro ».

Al terzo posto infine si trovano i peccati che vengono commessi contro i sacramenti, i quali si ricollegano all'umanità di Cristo.

E dopo di questi vengono gli altri peccati contro le semplici creature.

Per le circostanze poi un peccato è più grave di un altro in rapporto al soggetto che lo commette: un peccato di ignoranza o di debolezza, p. es., è più leggero di un peccato fatto per disprezzo o con piena consapevolezza, e così si dica delle altre circostanze.

E sotto questo secondo aspetto il peccato di cui parliamo in alcuni può essere più grave, come in coloro che si accostano a questo sacramento con la coscienza di un peccato per attuale disprezzo, in altri invece meno grave, come in coloro che ricevono questo sacramento con la coscienza di un peccato per paura di essere scoperti.

Così dunque è evidente che questo peccato è per natura sua più grave di molti altri peccati, ma non è il più grave di tutti.

Analisi delle obiezioni:

1. Il peccato di coloro che ricevono indegnamente questo sacramento viene paragonato al peccato degli uccisori di Cristo per una certa somiglianza, poiché entrambi sono commessi contro il corpo di Cristo, ma non per la gravità.

Infatti il peccato degli uccisori di Cristo fu molto più grave.

Primo, poiché esso fu contro il corpo di Cristo nella sua specie propria, mentre questo è contro il corpo di Cristo nelle specie sacramentali.

Secondo, poiché quel delitto fu commesso con l'intenzione di fare del male a Cristo; non così invece questo peccato.

2. Il fornicatore che riceve il corpo di Cristo viene paragonato a Giuda che bacia Cristo per la somiglianza dei due peccati, poiché ambedue offendono Cristo mediante il segno dell'amore, ma non per la loro gravità, come si è notato sopra [ ad 1 ].

E tale rapporto di somiglianza nel caso degli altri peccatori non è meno marcato che in quello dei fornicatori, poiché anche con gli altri peccati mortali si agisce contro la carità di Cristo, della quale è simbolo questo sacramento, e tanto maggiormente quanto più gravi sono i peccati.

Tuttavia sotto un certo aspetto il peccato di impurità è quello che più di ogni altro rende l'uomo indisposto a ricevere l'Eucaristia, poiché a motivo di questo peccato più che per ogni altro lo spirito viene assoggettato alla carne, per cui viene impedito il fervore della carità, che è richiesto in questo sacramento.

Tuttavia è più grave l'impedimento alla carità stessa che l'impedimento al suo fervore.

Di conseguenza anche il peccato di incredulità, che separa radicalmente l'uomo dall'unità della Chiesa, parlando in senso assoluto indispone l'uomo più di ogni altro peccato a ricevere l'Eucaristia, che è il sacramento di tale unità, come si è detto [ q. 67, a. 2; q. 73, a. 2, s. c.; a. 4 ].

Quindi un incredulo che riceve questo sacramento pecca più gravemente di un credente peccatore, e più gravemente oltraggia Cristo in quanto presente in questo sacramento, specialmente se non crede alla sua reale presenza: poiché per quanto dipende da lui sminuisce la santità di questo sacramento e la virtù di Cristo che opera in esso, il che equivale a disprezzare il sacramento in se stesso.

Il fedele invece che si comunica cosciente di essere in peccato non profana questo sacramento in se stesso, ma ne profana l'uso, ricevendolo indegnamente.

Per cui anche l'Apostolo [ 1 Cor 11,29 ], dando la ragione di questo peccato, dice: « Non riconoscendo il corpo del Signore », cioè « non facendo differenza tra esso e gli altri cibi »; il che viene fatto massimamente da chi non crede alla presenza di Cristo in questo sacramento.

3. Chi gettasse questo sacramento nel fango peccherebbe molto più gravemente di chi si accostasse ad esso cosciente di essere in peccato mortale.

Primo, perché farebbe ciò con l'intenzione di oltraggiare questo sacramento: intenzione che è estranea al peccatore che riceve indegnamente il corpo di Cristo.

Secondo, poiché l'uomo peccatore è capace della grazia, e quindi è più adatto di ogni altra creatura priva di ragione a ricevere questo sacramento.

Perciò tratterebbe nel modo peggiore questo sacramento chi lo gettasse in pasto ai cani, o lo buttasse nel fango perché fosse calpestato.

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