Rapporti con l'Unione |
Ci troviamo dinnanzi ad un fatto: l'Unione fa della Divozione a Gesù Crocifisso e dell'Adorazione alle Sante Piaghe una decisiva sfumatura della loro spiritualità, e la sua diffusione una delle forme del loro apostolato.
Ora, l'origine di questo fatto per i Catechisti è nel loro Fondatore, Fratel Teodoreto; ma per costui lo fu Fra Leopoldo Maria Musso; e infine, questo ultimo la fa derivare da rivelazioni ricevute direttamente dal Signore, sia sotto forma di locuzioni, sia sotto forma di luci intime, più o meno straordinarie, ma sempre al disopra delle sue luci naturali.
Quest'aureola di soprannaturalità nella nascita di una divozione sembra giovare a questa, ma tante volte dopo un certo tempo può fare piuttosto difficoltà.
Così nacque una divozione ben radicata come quella della Medaglia Miracolosa, ma oggi si delineano due indirizzi:
- o si rigetta ciò che ormai viene considerato come alquanto superstizioso,
- o si insiste sulla vita cristiana, ispirata nell'amore alla Madonna, del quale la Medaglia non è altro che una prova, d'altronde di poco valore.
Ma i fatti della rue du Bac ( a malgrado della sua festa il 27.11, e della canonizzazione della vedente ) sono sconosciuti o dimenticati.
Voglio dire che oggi si torna all'essenza delle cose ( anche se con un senso fors'anche troppo critico: ma il fatto è là ), oppure si abbandonano quando vengono ridotte ad una formalità superficiale.
Più ancora: questa fede nella soprannaturalità della pratica dell'Adorazione non si può imporre a nessuno, neppure ai Catechisti.
Ammetto che per un sentimento di "pietas erga parentes", come ama ripetere il dott. Conti, molti Catechisti si fidino di Fratel Teodoreto che ci credeva fermamente.
Ma non penso che se qualcuno - il mondo è ampio e svariato - non ci vuol credere debba esser considerato come apostata e neppure come figlio snaturato.
Altra cosa è la pratica in se, e sopratutto la Divozione in genere a Gesù Crocifisso, qualunque sia la sua origine.
Se questo fa parte della loro spiritualità non possono esimersi dall'abbracciarla.
E gli scritti concreti ascetici, esortativi, che Fratel Teodoreto ha fatto propri suoi e li ha trasmessi ai Catechisti sempre dovranno essere accettati da questi come gli scritti del loro Fondatore ( indipendentemente di una possibile origine mistica o soprannaturale ).
È una dottrina di vita, rispecchiata poi in un'esistenza vissuta, ciò che si propone; la Chiesa dirà poi se l'origine è preternaturale o meno, e per quale strada il Signore e la Madonna si siano manifestati.
Senza imporre questa fede bisogna dire che la si può proporre come credibile, poiché ragioni non mancano.
Si tratta infatti di anime sante; e i frutti son chiari: diffusione di migliaia di formole, giornate del Santo Crocifisso, circolare del Superiore Generale dei Fratelli; e tra i frutti possiamo ancora annoverare la Casa di Carità, e persino, sotto certi aspetti, l'Unione stessa.
Per finire questa introduzione io dirò che considero capitalissimo distinguere tra Divozione a Gesù Crocifisso e la pratica dell'Adorazione alle Sante Piaghe.
Nelle nostre conversazioni, il dott. Conti partiva da una realtà; prendeva lo spunto cioè dalla pratica dell'Adorazione, e voleva far vedere tutti i suoi pregi.
Non discuto adesso questo contenuto, ma ritengo che quella strada è buona parlando ai Catechisti, che tra l'altro hanno l'obbligo di praticarla ( Regole, 74,4; 80,8; 190; 196,3°; 208,2° ).
Invece la mia strada è necessariamente un'altra.
Parlare ai Fratelli di una pratica così è schiantarsi contro un muro in non pochi casi.
E non parlo per modo di dire.
Nel nostro Capitolo Generale è stato impossibile imporre come obbligatoria la pratica della corona alla Madonna ( pratica imposta al suo tempo dal Fondatore, e obbligatoria fino al Capitolo! ), e neppure come obbligo privato; e certe voci si sono alzate per rigettare l'imposizione di qualsiasi pratica concreta all'infuori di quelle strettamente liturgiche …
Dobbiamo avere davanti agli occhi il mondo; non il piccolo cerchio nel quale l'Unione è nata e dove ancora si sviluppa a stento.
Si deve andare dunque verso la sostanza della Divozione, che per fortuna è essenziale al cristianesimo ( al meno sotto certo aspetto che poi spiegherò ), e far sì che i Fratelli vivano questa divozione; in quella cornice si può parlare anche di una pratica concreta.
La Divozione ( atto della virtù di religione, prima fra le virtù non teologali ) è la volontà di darsi ( vivere ) a Dio per servirlo, è l'impegno religioso di tutto l'essere verso Dio.
Le divozioni, per il fatto di adoperare lo stesso vocabolo, hanno per forza un intimissimo rapporto con la Divozione, ed è appunto per la qualità di questo rapporto che esse vengono giudicate, sia nel la loro costituzione oggettiva, sia nei loro frutti ancora di più.
Anche se c'è motta diffidenza in certi ambienti oggi contro le divozioni,
- fondata nell'aspetto superstizioso che talvolta hanno manifestato certe anime, o in altre ragioni contingenti
- il fatto è che esse esistono: che si sviluppano, portando dei frutti di santità ( segno chiaro del soffio dello Spirito Santo );
che corrispondono alla natura dell'uomo, sensibile, analitico: e che il Concilio ne ha preso atto, sia sotto la forma generale nel riconoscere l'esistenza dei carismi nella Chiesa ( Lumen Gentium, 12 ), sia più chiaramente ancora nel resto della Costituzione Liturgica ( 12-13 ).
- In ogni divozione ci sono due elementi:
- oggettivo il primo, con un indirizzo spirituale ( che deve essere ispirato nell'anima dallo Spirito Santo ), con un oggetto concreto con un motivo teologico con un contenuto dogmatico e normalmente, anche con una pratica speciale per o norare Iddio, che manifesta spontaneamente quella divozione e la fa crescere.
- soggettivo l'altro, costituito da un complesso affettivo, fatto di preferenze, di idee, di sentimenti, di pratiche varie …
In questo secondo elemento troviamo il fondamento per la libertà di scelta.
"Ogni anima può scegliere la divozione che le conviene" ( Il Segretario del Crocifisso, ed. francese, p. 68 ).
La scelta dipende quindi dalla mozione dello Spirito Santo, dalla propria psicologia e formazione, dal gruppo etnico, culturale o apostolico in cui vive, dall'epoca storica … ( C'è anche in questo il rischio della degradazione o del traviamento delle divozioni, frutto generalmente dell'ignoranza, o dell'illuminismo, o di ambedue ).
- Parecchie divozioni complicano la vita spirituale e la marcia verso Dio.
Ci vuole un subordinamento a quella principale che diventa così la divozione propria; è questa che cagiona l'organizzazione della vita intera secondo uno schema unificante.
È dunque qualche cosa di capitale importanza.
- Questa divozione preeminente può evoluzionare, svilupparsi, trasformarsi in un'altra ( ! ).
Non lascia mai il suo carattere di "mezzo".
Storicamente si trovano dei casi nei quali lo stesso "oggetto" ha dato nuove forme di spiritualità nelle anime.
- Oggettivamente, le divozioni più eccellenti sono quelle - che hanno più contenuto dogmatico che permettono meglio unificare con semplicità la vita spirituale e apostolica di chi la pratica, che si adeguano a più persone - che possono durare più a lungo.
È vera però ogni divozione che abbia ricevuto l'approvazione della Chiesa e che produce frutti di virtù ( segno della sua origine dallo Spirito Santo ).
Deve pure nelle sue pratiche orientarsi subordinatamente alla Liturgia della Chiesa ( Cost. Sacra Lit., 13 ).
- Fra le divozioni di contenuto dogmatico più ricco sono da citarsi:
. La Santissima Trinità
. Lo Spirito Santo
. Gesù, Verbo Incarnato
. La Santissima Vergine Maria
. La Chiesa
Gesù è stato considerato sotto molti aspetti, tant'è vero che la sua persona e persino la sua natura umana è ineffabile e inafferrabile.
Gli stati di Gesù più favoriti dalla divozione sono: Infanzia, Vita nascosta, Passione, Eucaristia; a cui si aggiungono certi aspetti di Gesù, che non sono degli stati, e cioè: - Sacro Cuore, Sacerdozio, Cristo Re.
La divozione alla Passione, che ha attratto tante anime amanti e riparatrici, esiste nella Chiesa come tale divozione con certezza sin dal sec. IV.
La forma però della divozione alle Sante Piaghe è nata nel medioevo, si è incentrata gradualmente sulla Piaga del Costato, e ha disposto la via alla divozione al Sacro Cuore, agli inizi dell'età moderna.
- Sarà buono, per finire quest'introduzione, dire che certe divozioni ( specialmente nei tempi recenti ) sono state respinte dalla Chiesa per diverse ragioni:
- perchè erano stravaganti così come si presentavano ( Div. alla Testa Sacra del Signore, rigettata nel 1938 )
- perchè nate da sole rivelazioni private, e piene di strane promesse ( come quella alle Mani piagate del Signore, respinta nel 1896 ),
- o anche senza di queste, per la sua novità innecessaria ( Div. all'anima di Gesù, rigett. nel 1901 ).
- questa ragione di aggiungere delle novità non necessarie, che incitano i fedeli a fare differenze tutt'altro che edificanti o costruttive, è stata pure alla base dei rigetti delle div. al Sacro Viso del Signore, 1893, o quella alla Piaga della Spalla, 1879 ).
Non credo che sarà indiscreto ricordare che ci sono state non poche difficoltà con l'advocazione della "Madonna del Sacro Cuore" ( proprio quella della cappella ove pregava tanto Fra Leopoldo ), con insistenza perchè non la si faccia apparire come "una nuova realtà nella Madonna".
E questo anche se c'è una Congregazione religiosa richiamantesi a quel titolo.
Dopo tutto quello testé detto, ritengo che per ogni cristiano ci deve essere una vera e propria divozione a Gesù, Uomo-Dio, nostro Salvatore e Redentore.
E non sarà necessario darne le prove.
Orbene, dietro a questa linea di obbligo, ciò che segue entra nel campo delle opzioni personali e delle mozioni dello Spirito Santo.
Sembra normale che certe anime siano attratte direttamente dal mistero della Croce e sia per esse Gesù Crocifisso la sintesi della loro visione del Cristo e del loro approccio a Lui.
Anzi, questa potrebbe essere la via più frequentata, direi.
E tutte le altre, anche se indirettamente, dovranno per forza riferirsi al Crocifisso, perchè l'Infanzia, la vita nascosta, o la vita pubblica di Gesù sono "la redenzione in fieri" ed è lì, nell'opera redentiva culminante nel Calvario, che trovano il loro pieno senso.
E se invece consideriamo l'Eucaristia, o la Regalità di Gesù, il riferìmento alla Croce è quasi sinonimico ( affare di sfumatura ), e lo stesso vale per il Sacro Cuore o Cristo Sacerdote. ( Non parlo di quelle anime che sembrano assorbite dalla divozione alla Madonna, alla Chiesa, alla Trinità …: o conducono a Cristo Redentore, o partono da lui! ).
- Questo vale a dire che per ogni cristiano Cristo Redentore è una divozione necessaria, o addirittura centrale; e che Cristo Crocifisso non potrà essere assente dalla loro divozione, o più normalmente sarà la forma centrale accettata dalla maggioranza delle anime.
Perchè questa sottile distinzione?
- Ciò che sintetizza l'opera di Cristo, di fatto, è la nostra Redenzione: riscatto dal peccato, e divinizzazione dell'anima.
- Ciò che costituisce la Redenzione, l'atto meritorio di valore infinito che ci redime ( e che abbraccia tutti gli altri della vita di Gesù ), è formalmente, l'ubbidienza di Cristo al Padre ( 'Ecce venio' 'Non la mia volontà ma la tua' ). materialmente, culmina nella passione e Morte di Cristo ( Poi, il Padre lo ha glorificato con la Risurrezione e l'Ascensione ).
- È dunque necessario per ogni cristiano l'unirsi al Cristo Redentore ( 'abbiate gli stessi sentimenti di Cristo Gesù …' ) di piacere al Padre ( 'faccio sempre ciò che gli piace' 'il mio alimento è quello di far la volontà del mio Padre' … ) dico redimere, di cooperare all'estensione del suo Regno … tutto ciò, nella volontà del piano divino della salvezza, comporta un'alta percentuale di croce e di passione.
Ma può non darsi in tutti lo stesso sentimento - di compassione - o di ammirazione - o di adorazione proprio nella Croce; qui c'entra la spinta dello Spirito, e la psicologia di ognuno.
- Negli aspetti necessari su esposti, ed anche in quelli aggiunti, la figura di Maria Vergine, Co-Redentrice, è insostituibile, per volere del Padre.
Si legga il Concilio ( Lumen Gentium, capo VIII ), ma sarà pure buono ricordare Pio XII nell'enciclica Haurietis Aquas: "Il Padre ha voluto che dai dolori e dall'amore di Maria meravigliosamente ( o misteriosamente ) congiunti alla carità e alle sofferenze di Cristo sia nata ( profecta sit ) la nostra salvezza".
e particolarmente della sua forma "a Gesù Crocifisso".
Questo dipende ancora molto di più da ciascuno.
A. Genericamente, nell'intento di "imitare" o di "far propri i sentimenti" sotto l'aspetto fondamentale, dell'essenza della Redenzione, possono essere considerate come pratiche di questa divozione:
- La consacrazione più completa alla gloria di Dio, anche sotto la forma di vita contemplativa ( piacere al Padre ), con un fervido slancio di apostolato di preghiera: Cfr. Santa Teresina.
- Oppure, ogni attività veramente apostolica, fatta generosamente con l'idea di completare l'opera redentiva di Gesù.
B. Specificamente, nell'intento di "imitare" o di "far propri i sentimenti" sotto l'aspetto modale, del modo di farsi la redenzione, specialmente per quelli che considerano più direttamente Gesù Crocifisso:
1. L'accettazione di ogni lavoro, dolore, spiacere, … in unione all'opera redentiva di Cristo, sia col senso di espiare i peccati propri o altrui, sia col senso di estendere il regno di Cristo, … ma sempre con l'ottimismo sorto dalla Risurrezione di Gesù.
2. Fare volontariamente dei sacrifici, delle penitenze … nello stesso spirito del numero appena citato, 1.
3. Fra le pratiche-preghiera, la più normale sarà un ripristino della assidua partecipazione alla Santa Messa, facendone il centro della vita spirituale ( poichè è il sacrificio della Croce perenne ), sorgente e traguardo di tutte le altre pratiche di pietà e di vita ( Cost. Sacra. Liturgia, 10-13; 47-48 ).
- altre preghiere o meditazioni sulla Passione: Via Crucis, per esempio, adorazioni, ecc …
Tra esse l'Adorazione alle Sante Piaghe.
Le formule concrete da adoperarsi possono farsi personalmente oppure adottare altre già esistenti, specialmente tra quelle benedette dalla Gerarchia ( Sacra Liturgia, 13 ).
Un'anima può trovare in una di queste pratiche-preghiera l'avvicinamento più avvincente per entrare nelle totalità del mistero e voverne profondamente.
L'uomo procede per analisi in cammino verso la sintesi, e poi, anche dopo la sintesi, gli piace di tornare agli elementi per capirci meglio.
E poi, tutti i suoi sentimenti possono esprimersi meglio attraverso certo formole, che, approfondite giorno per giorno, li porteranno facilmente a modificarle arricchendole.
Per capire meglio il genere d'obbligo che c'è, sia della Divozione a Gesù Crocifisso, sia dell'Adorazione, ho letto la Regola con grande attenzione.
Devo dire che sono un po' stupito di quello che ho trovato.
Il testo più chiaro per me è quello dell'articolo 196, 3°, dove la Divozione a Gesù Crocifisso è nettamente differente dall'Adorazione, che ne costituisce una pratica, così come la meditazione sulla Passione che viene indicata prima.
E non si vede che sia più esigente che la Divozione alla Madonna e la recita della corona ( una decina qui ), al 5°.
Pure così, il capo I, all'art. 11,1°, sullo spirito religioso, parla dell'amore a Gesù Crocifisso, ma non dell'adorazione.
Se prendo come luce quell'articolo 196, e leggo poi il 74, vedo ancora l'Adorazione come un servizio di pietà non più rilevante di quello della corona o di altri.
In questa linea mi sembra meno orientativo l'articolo 190,1°; la differenza chiara tra Divozione e Pratica c'è, ma ambedue sono mescolate e poste nel primo posto.
Se passiamo poi agli articoli riguardanti la riparazione, che è il secondo fine concreto dell'Unione ( art. 9,2° ), troviamo che al n° 80 l'Adorazione è una fra le forme di riparazione, e viene in ultimo posto: e addirittura manca totalmente nel 202.
Se guardiamo invece gli articoli sull'apostolato, sulle opere di zelo, all'82 non si legge niente in merito ( io lo troverei normale al 5° ), e capita lo stesso al 203; c'è invece nel 208 in riguardo alle famiglie dei catechisti anziani.
La pratica della diffusione come tale appare all'infuori di questi temi ( riparazione o apostolato ) ai nn. 5 - il più impegnativo credo, dato il posto - e 80,8°.
Com'era da aspettarsi torna la pratica dell'Adorazione quando si parla dei Zelatori ( nn. 219-220) o degli Ascritti ( 219-221 ).
( Mi permetto di suggerire che nel caso dei zelatori, sarebbe più giusto impegnarsi prima ad aiutare le opere dell'Unione e poi a recitare l'Adorazione ).
Io concluderei che i Catechisti, se partiamo da questa Regola, sono caratterizzati spiritualmente da un amore particolare a Gesù Crocifisso e a Maria Immacolata e di un senso di riparazione a Dio ( uniti proprio a Gesù e a Maria ).
Ma non vedo che la pratica dell'Adorazione vada più in là di una pratica concreta che si adopera perchè la si crede utile a tale fine, a vivere cioè e a diffondere quella postura spirituale.
Ma non riesco a trovarla definitiva, specificativa, e molto meno ancora esclusiva.
Non potrei affermare che "L'Unione è stata fondata per diffondere questa pratica " i suoi fini sono chiari nell'articolo 9, e non vi includono né questa pratica né la sua diffusione.
Questa è una fra le opere che l'Unione spiega e coltiva.
Oltre alla lettera della Regola, però, capisco che ci può essere di più.
Quelli che son vissuti col Fondatore ne sanno di più.
Così leggendo le deliberazioni dell'Assemblea del 1966 l'accento di inseparabilità tra Divozione e Adorazione è così forte da non capire quando lo guardiamo dal difuori.
A rileggere le pagine 8 a 12 della circolare n° 4 non posso a meno di avere un sentimento di disagio: cosa si nascondono sotto queste righe?
Ci vedono tutti chiaro?
Qui io debbo tacere e rispettare.
Ma così dal di fuori, ritengo importante far vedere che non è lo stesso la caratteristica spirituale dell'Unione nonché la sua diffusione, e d'altra parte la diffusione dell'Adorazione.
Faccio sempre traduzione dal francese nel libro "Dans l'intimité du Crucifié".
È evidente che in una redazione definitiva cercherò il testo originale.
Credo che nelle citazioni che seguono ogni volta "Divozione" sia sinonimo di "Adorazione" e viceversa.
p. 142: detto del 29.3.1917: "Son io, il tuo Gesù, chi ti ha guidato quando tu scrivevi le parole dell'Adorazione".
p. 77: del 17.11.1908
p. 78: del 19.11.1908
p. 96: del 24.3.1909
p. 99: del 16.1.1909
Da questi quattro brani si deduce che l'Adorazione deve essere presentata al Papa, e da costui diffusa in tutto il mondo, affinché il mondo possa emendarsi.
Si farà così; ed allora il mondo si convertirà.
p.112: del 10.8.1920: "Il Santissimo Sacramento è la sorgente dell'acqua viva; il santissimo Crocifisso è la sorgente della misericordia" ( Curioso e strano ).
p.110: del 6.1.1912: "Nel giardino mistico delle divozioni, quella che mi sta più a cuore è la divozione al S.mo Crocifisso, fonte di tutte le altre e arma da utilizzare nella predicazione e la preghiera per difendere i miei diritti" ( anche qui si tratta dell'Adorazione? o si tratta solamente della Divozione? )
p.116: del 16.10.1920: "Quelli che non credono alle mie parole dovranno credere alle mie opere" ( Questo sempre sarà convincente ).
Mi permetterò però di fare qualche critica:
a) È molto strano che una pratica di divozione venga presentata sotto questa luce: dettata dal Signore, commessa al Papa perchè la trasmetta al mondo, considerata causa di conversione generale, e sorgente di tutte le altre divozioni.
Se guardiamo altri casi ( medaglia miracolosa, primi venerdì, primi sabato, corona, ecc … ) ci troviamo dinnanzi ad atteggiamenti diversi sotto parecchi aspetti, e specialmente l'insistenza su qualche cosa più fondamentale, che va al di là della pratica: far penitenza, pregare con certe disposizioni, fare una consacrazione impegnativa, ecc …
Io mi chiedo a questo punto se la volontà del Signore viene centrata nella diffusione di una pratica o non piuttosto di un ripristinamento della divozione profonda al Signore sotto l'aspetto del Crocifisso.
Se così fosse è da sperare che il Papa proclamasse a diffondesse la Divozione.
Ma sinceramente non ho nessuna speranza che il Papa proponga al mondo la pratica della Adorazione, malgrado il suo valore oggettivo.
Io chiedo ancora se quella pratica non sarebbe nelle vie della Provvidenza il modo concreto, accessibile a tutti, di alimentare il ripristino di quella divozione fondamentale e di farla radicarsi più facilmente tra i fedeli.
b) Il testo attuale dell'Adorazione è ortodosso, ricco di sentimenti ( e il dott. Conti fa vedere con vera eloquenza quanta ne sia la ricchezza, ben oltre a quella che la semplice prima meditazione lascia vedere ).
- È però incompleto, anche se questo è normale: una pratica, una preghiera, non può esaurire tutto il contenuto di una devozione.
Infatti: l'oggetto dell'Adorazione viene espresso come "riparazione, orrore al peccato, amore a Gesù e petizione".
Sviluppa poi il sentimento di adorazione, di amore, di petizione, di unione a Maria e ai Santi, e una volta quello di ringraziamento e di pentimento ( prima piaga ).
Ma, oltre quell'apostolato della preghiera, non esprime il senso dell'impegno personale nell'apostolato, attivo o meno, ma impegnativo, che è un'idea essenziale a una divozione riguardante il Redentore!
Certo che non c'è preghiera più perfetta del Padre Nostro, ed in questa l'impegno apostolico è solamente implicito nelle tre prime petizioni, ma nell'Adorazione non esiste nemmeno sotto questa luce.
( Vero che il Padre Nostro viene ripetuto ben cinque volte nell'Adorazione, ma non è la preghiera "propria", ma piuttosto un ritornello ).
Anzi, quel ripetere cinque volte il Padre Nostro, l'Avemaria e il Gloria non è moderno.
Probabilmente risiede qui l'opposizione che sí fa adesso al rosario: ma non si accorgono gli oppositori che il rosario è una meditazione limitata nel tempo e sostenuta poi da un mormorio monotono di bellissime preghiere e tanto fondamentali: proprio ci aggrappiamo al senso delle parole quando la meditazione diventa difficile per qualunque ragione.
Forse la stessa risposta varrebbe pure qui.
Ma ne dubito, visto il contenuto della formola completa.
Oggi si preferisce la meditazione ovvero la preghiera libera anziché le formole ripetute e fisse ( e anche questo viene dallo Spirito Santo ).
c) Le aggiunte all'Adorazione possono venir considerate da tante anime come proprie di tempi scaduti:
- un'efficienza per ricavare dei favori più o meno materiali ( vi si insiste troppo negli 'scritti' )
- una pratica opposta ad altre, un po' messianica, talismanica … ( garanzia di buona morte …: ricordare l'opposizione attuale ai Primi venerdì per questa ragione … )
- il fondare il suo valore su rivelazioni private …
Credo che sia realismo ammettere che queste cose ( segnalate sotto a) e b) ), se guardiamo il mondo, generano un disagio che spinge verso il rigetto in molti spiriti.
E perciò bisogna impostare ancora una volta la domanda: è questa Adorazione il centro, o dobbiamo presentare sopratutto la Divozione a Gesù Crocifisso, e poi forse suggerire questa formala tra le altre pratiche di divozione?
Credo che dobbiamo scegliere tra un vero rinnovamento generale di una cosa sostanziale, prima che la diffusione particolare, ridotta, di una pratica soltanto.
Dove si adempie meglio la volontà del Signore?
d) Leggo a pagina 141: Quanto alla maniera di presentare la Divozione Fra Leopoldo scrive tra le sue comunicazioni questa frase: "Per il momento si faccia così; se più tardi c'è da fare modifiche, l'avvenire è tra le mie mani.
Fin deve possiamo pensare che vadano queste possibili modifiche?
E per quando?
E chi sarebbe l'esegeta qualificato per dire il sì o il no?
E l'ultima domanda: Qual'è la Divozione affidata ai Fratelli delle Scuole Cristiane?
Una pratica contingente, benché ricca, oppure una Divozione essenziale?
Possono essi pure pensare da loro oppure debbono accettare alla cieca così come viene trasmessa?
Il dott. Conti non sembra ammettere per il futuro altro che uno sviluppo, un approfondimento, ma non un cambiamento.
Io mi chiedo se non è il vero approfondimento questo modo di considerare la questione.
Sempre guardando l'Istituto nel mondo intero credo concordare con il dott. Conti:
- che ci troviamo troppo lontani dall'ideale sognato dal Fondatore così come viene espresso nella meditazione 102: "Che i ragazzi pensino a Gesù, che amino Gesù, che respirino per Gesù e aspirino a Lui
- che il rinvigorire la nostra consacrazione e il nostro apostolato per un ritorno consapevole a una Divozione approfondita a Gesù Redentore, a Gesù Crocifisso ( cfr. circolare n° 328, pp. 23-31 ), potrebbe agevolare il ritorno a quell'ideale.
- Più ancora, accetto come provvidenziale questa via di rinnovamento, i cui effetti sono imprevedibili.
Ma non credo utile, anzi temo che sia controproducente, l'insistere sulla pratica dell'Adorazione.
Le ragioni sono già state esposte, e la mia esperienza internazionale lo ribadisce.
Per molti è la Messa l'unica pratica di divozione che ammettono … ( è un estremo, ma non possiamo noi andarci all'altro ).
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