Menzogna
Tradizionalmente definita come "linguaggio contrario al proprio pensiero con la volontà di ingannare", la menzogna è la negazione delle virtù morali della veracità e della veridicità. Per comprendere la malizia e il potere distruttivo della menzogna si deve ricordare il significato "creativo" della verità nel farsi della persona e della società. L'uomo è proteso alla verità, che rimane però sempre per lui origine e meta inesauribile del suo cammino. La menzogna spezza questa tensione e diventa inganno anzitutto per se stessi e poi per gli altri, a cui viene offerta una falsa immagine di sé. Nella menzogna il linguaggio, che normalmente ha la funzione di manifestare la verità e quindi se stessi, perde questa finalità e diventa inganno, tradendo la promessa di verità che fonda ogni parola. La Bibbia condanna in modo netto la menzogna; poiché Dio è il "Verace", i membri del suo popolo sono chiamati a vivere nella verità. Ma la verità nel pensiero biblico non è intesa come un puro fatto logico, quanto piuttosto come un evento che ha il suo compimento in Gesù, il rivelatore del volto misericordioso del Padre. In altri termini nel suo "parlare" Dio si "rivela" e si "comunica" in una storia di amore per il suo popolo. Contro la verità e la caritàIl nostro parlare deve garantire perciò la "verità" quale condizione per la rivelazione di sé e del proprio pensiero, ma nello stesso tempo deve essere "gesto di carità" a favore di chi domanda d'essere riconosciuto come compagno di umanità. In questa prospettiva la menzogna si rivela come gesto di ipocrisia, con il quale si svende una falsa e ingannevole trasparenza di sé, e ci si sottrae al dovere di fare di se stessi e di ciò che si conosce un dono all'altro. È una violenza perpetrata nei confronti della verità e sull'altro, che si vuole privato della possibilità di conoscere in modo autentico e di conseguenza viene espropriato della possibilità di un giudizio e di una decisione obiettiva. La definizione tradizionale della menzogna come "linguaggio contrario al proprio pensiero" implicava che non si dovesse mai mentire quali che fossero le conseguenze. La difficoltà nel sostenere sempre e comunque l'intrinseca malizia della menzogna si pone però nel caso in cui l'affermazione del vero si debba trasformare in danno per qualcuno. In tale situazione la morale tradizionale dichiarava lecito tacere o dissimulare la verità; il che ovviamente poteva diventare una forma di inganno per l'interlocutore. Ora se nel "definire" la verità c'è un elemento oggettivo, dato dalla coerenza tra la parola e il pensiero e dalla corrispondenza-interpretazione tra questi e la realtà che essi manifestano, non si può dimenticare che la parola e anche sempre un atto di comunicazione e quindi appunto di carità: nel comunicare non trasmetto semplicemente qualcosa ma riconosco in chi mi ascolta un interlocutore. Ciò che allora si chiede è "fare la verità nella carità" ( Ef 4,15 ). La verità del dire non si conclude nella locuzione analizzata in se stessa, ma nella relazione vera e che si apre alla verità instaurata con l'altro attraverso il comunicare. Così, per esempio, "dire la verità" a un malato non significa "buttargli addosso" ciò di cui si è a conoscenza ma stabilire con lui una relazione ( impegnativa anche per chi comunica ) che lo aiuta a vivere nel modo più umano e più "vero" la sua situazione. Con ciò non viene meno, ma si attua il dovere del rispetto della oggettività della verità. È dunque la carità il criterio ultimo per "fare" la verità; ma non va dimenticato che la carità "si compiace della verità" ( 1 Cor 13,6 ). |
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Questo racconto, jahvosta, il cui tema si ritrova in Gen 20, elohista ( ancora Sara ) e Gen 26,1-11, jahvista ( Rebecca ), vuole celebrare la bellezza dell'antenata della razza, la abilità del patriarca, la protezione che Dio accorda a tutti e due. Esso porta il segno di un'età morale in cui la coscienza non riprovava sempre la menzogna e in cui la vita del marito valeva di più dell'onore della moglie. L'umanità, guidata da Dio, ha preso coscienza della legge morale solo progressivamente. |
Gen 12,10 |
Padre della menzogna o « padre del mentitore ». La menzogna, l'opposto della parola ( Gv 1,1+ ) e della verità ( Gv 8,31+ ), è legata al nulla e al male ( Rm 1,25; 2 Ts 2,9-13 ). I giudei, che rifiutano la verità di Gesù ( v 40; 1 Pt 2,22 ), sono sottomessi al capo di tutti i nemici della verità ( Gv 12,31+; Gv 13,2+; 1 Gv 2,14 ). |
Gv 8,44 |
Schedario biblico |
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Menzogna | E 59 |
Dio e gli idoli | A 25 |
Figlio dell'uomo | B 2 |
Eresia | C 29 |
Satana | E 33 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Dio è la verità | 215 |
La caduta degli angeli | 392 |
La Chiesa e i non cristiani | 844 |
Le fonti della moralità | 1753 |
La legge morale naturale | 1954 |
Il nome di Dio pronunciato invano | 2151 |
Le offese alla verità | 2475 |
2482ss | |
Non ci indurre in tentazione | 2848 |
Ma liberaci dal Male | 2852 |
Compendio della dottrina sociale |
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Grazia divina e spirale della menzogna | 43 |
Satana, spirito degli uomini e menzogna | 382 |
La violenza è una menzogna | 496 |
Bando alla menzogna | 562 |
Summa Teologica |
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II-II, q. 110 |