Annotazioni su Giobbe |
38 - ( 38,1-41 ) Quando Eliu ebbe finito di parlare, il Signore disse a Giobbe da una nube procellosa.
Sebbene questa voce sia pervenuta [ a Giobbe ] come pervenne a Mosè o come quando il Signore si manifestò ai tre discepoli sul monte, ( Mt 17,1-5 ) tuttavia l'autore non dice semplicemente: Dalla nube, ma: Da una nube procellosa.
Questo, a quanto mi è dato capire, starebbe a significare che Giobbe non fu esaminato, cioè tentato, da una carne senza ferite ma da una carne soggetta a tribolazioni e turbamenti.
Chi è costui che mi nasconde i suoi progetti trattenendo in cuore le sue parole e credendo che mi siano sconosciute?
Nessuno dunque può affermare di non essersi meritato quel che soffre di sgradevole.
Se infatti non si pecca con le azioni, si pecca con le parole, e se non si pecca con le parole, si pecca almeno interiormente nel cuore con presunzione temeraria e con vani ragionamenti del pensiero.
E siccome tutto questo non sfugge a Dio, nessuno che venga colpito dal flagello deve dire che riceve un castigo immeritato, quasi che dinanzi a lui non ci siano vie per progredirvi mediante la pena che riceve.
È da ricordare infatti che al principio di questo libro Giobbe con un attestato da parte di Dio fu elogiato di fronte al diavolo e qui, sul finire [ dello stesso libro ], è lodato dinanzi ai suoi tre amici.
Dio sapeva tuttavia quanto a lui mancasse per raggiungere la perfezione, alla quale invece avvicinano i flagelli con cui Dio paternamente colpisce anche gli uomini che meritano elogi nella vita presente e già sono accetti al Signore.
Tali prove Dio non volle che fossero risparmiate nemmeno all'Apostolo: Ti basta la mia grazia, infatti nella debolezza si perfeziona la virtù. ( 2 Cor 12,9 )
Cingiti come un eroe il tuo fianco. Sta ad indicare che, se i servi di Dio in questo mondo incontrano asperità e amarezze, è perché imparino a controllare i vari moti del loro animo, sottraendoli all'instabilità dei piaceri mondani, e ad essi pongano un freno [ che li rassodi ].
Ti interrogherò e tu mi risponderai: Dov'eri quando io fissavo le fondamenta della terra?
Da qui comincia a segnalare la dignità sovraeminente del nostro Signore Gesù Cristo, nel quale trovano la salvezza tutti coloro che erano stati colpiti dalla suggestione velenosa del serpente: i quali pertanto non debbono pensare che la loro salvezza si trovi in loro stessi.
Egli infatti è Dio non come coloro ai quali è detto: Voi siete dèi e figli dell'Altissimo, ( Sal 82,6 ) ma nel senso che per lui non è una usurpazione indebita l'essere uguale al Padre; ( Fil 2,6 ) ed è anche figlio dell'uomo, non come quei figli dell'uomo nei quali non c'è salvezza, ( Sal 145,3 ) ma a differenza dei suoi eguali. ( Sal 95,8 )
Egli è anche giusto, e non un giusto qualunque, come Giobbe, come Paolo e come l'intera Chiesa, ma un giusto che rende giusti anche gli altri, essendo l'Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità. ( Gv 1,14 )
Ci si inculca dunque la differenza fra la divina umanità ( di quell'uomo, dico, nel quale il principe di questo mondo non ha trovato alcun male ( Gv 14,30 ) poiché nella passione pagava il debito di cose da lui non usurpate ( Sal 69,5 ) ) e la condizione dei santi giustificati attraverso la remissione dei peccati.
Di questi santi raccolti in unità è costituito il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, della quale Giobbe rappresenta una piccola parte nella sua storia, in quanto è uno dei giustificati, mentre nella simbologia la rappresenta per intero.
Quanto dunque sta per dire lo dirà con valore profetico.
Dov'eri quando io fissavo le fondamenta della terra? Lo chiede perché Giobbe non c'era ancora o perché la terra non è stata fissata sulle sue basi ad opera di lui, come invece lo è stato per l'opera del Figlio unigenito?
E poi si tratta davvero della terra in se stessa ovvero della Chiesa?
È stata infatti costei a ricevere la pietra angolare, ( Ef 2,20 ) di cui si parla subito dopo.
Indicamelo, se hai il possesso della scienza. Rientrano infatti in questa scienza le cose che per noi ha compiuto il Signore nella sua vita terrena.
Sai forse chi ha stabilito le sue misure? secondo le quali distribuisce i doni dello Spirito.
A ciascuno di noi infatti è stata donata la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
Per questo dice: Salendo in alto si portò imprigionati coloro che erano prigionieri, distribuì doni agli uomini. ( Ef 4,7.8 )
Infatti, se tutto il corpo fosse occhi, dove sarebbe l'udito? ( 1 Cor 12,17 )
In realtà egli procura la crescita al corpo secondo la misura di ciascuna delle parti per [ ottenere ] il suo progresso nella carità. ( Ef 4,16 )
Ovvero chi ha tirato su di essa la cordicella? per farne la sua eredità, separandola da coloro ai quali dice: Non vi ho conosciuti. ( Mt 7,23 )
Il Signore infatti conosce i suoi. ( 2 Tm 2,19 ) Su che cosa si basano i suoi cerchi?
Affinché non si disperda la tengono stretta i libri che hanno nel Signore il loro fondamento stabile, per cui chi li volesse interpretare prescindendo da lui necessariamente sbanda e cade nell'errore.
Chi l'ha fatta poggiare sulla pietra angolare? Quella pietra che i costruttori hanno scartato. ( Sal 118,22 )
Quando insieme furono creati gli astri: quando all'ascolto della parola di vita sono state battezzate tante migliaia di persone che risplendono tra i peccatori come astri nelle tenebre.
Mi lodavano a gran voce tutti i miei angeli. Gli evangelizzatori.
Io racchiusi il mare con delle porte, cioè i popoli che sapevano di amaro, presi com'erano dall'amore per i beni terreni.
Ma perché dice: Con porte? Non lo dice forse designando che la facoltà di perseguitare i giusti fu limitata e inoltre che ai giusti fu concesso d'uscirne fuori?
Quando fremeva volendo uscire dal grembo di sua madre.
Quando cioè fremeva di rabbia nelle congreghe di Babilonia, la città prostituitasi per l'amore al mondo presente e desiderosa di estendere ovunque le sue persecuzioni, allo scopo di eliminare dalla [ faccia della ] terra coloro dei quali fu detto: Non chiedo che tu li tolga dal mondo ma che li liberi dal male. ( Gv 17,15 )
Ho posto attorno a lui la nube come una copertura.
Al mistero del corpo di Cristo infatti non si sono assoggettati solo i buoni ma anche molti cattivi e molti che erano presi dall'amore per il mondo presente: i quali appunto dall'autorità di Cristo sono oggi trattenuti dal perseguitare i santi.
E con la foschia l'ho avvolto. Cioè con l'ignoranza per la quale dalla conversione si attendono una prosperità materiale o temono sventure materiali; e per questo motivo temono coloro che, se le cose stessero diversamente, essi perseguiterebbero.
È stato scritto infatti non solo che i poveri mangeranno e saranno saziati, e quelli che cercano il Signore lo loderanno, ma anche: Hanno mangiato e lodato il Signore tutti i ricchi della terra. ( Sal 22, 27.30 )
Gli ho stabilito i limiti ponendo a lui chiavistelli e porte.
Limiti per i quali tengo a freno la sua ira, non perché non abbia a tormentare per nulla i buoni, ma perché la si eserciti dentro certi limiti; i chiavistelli affinché i cattivi non dilaghino; le porte affinché i giusti ne possano uscire.
E gli dissi: Arriverai fin qua ma non andrai oltre.
Come era avvenuto per il diavolo stesso che aveva ricevuto facoltà limitata nel tormentare Giobbe, così è stato per quel mare [ che è il mondo ], limitato nel suo perseguitare la Chiesa.
Dentro di te si infrangeranno i tuoi flutti. Per l'alternato succedersi di discordie e di guerre devastatrici.
Ma che davvero io ho stabilito insieme con te la luce del mattino?
Cioè: Ho forse predestinato dietro tuo consiglio il tempo della resurrezione?
Ovvero la stella del mattino ha conosciuto il suo corso? Sottintendere: "Forse che insieme con te ".
Chiama luce del mattino il Signore a motivo del suo sorgere nella resurrezione dai morti, che accadde proprio di mattina.
Non si poteva infatti affermare di nessun altro: E la stella del mattino sorga nei vostri cuori. ( 2 Pt 1,19 )
Quanto a lui, egli ha rispettato il suo corso ordinato, per cui è divenuto la primizia dei dormienti, il primogenito fra i morti, ( 1 Cor 15,20 ) il capo della Chiesa, che nella futura resurrezione dei santi sarà seguito da tutto intero il [ corpo di Cristo ].
Per prendere le penne della terra. È stato scritto: Se prenderò le ali nella direzione, ( Sal 139,9 ) con riferimento alle virtù dei fedeli divenuti persone spirituali e quindi immunizzati contro l'attrattiva delle cose mondane.
Scuotere gli empi da lei? Egli infatti è risorto tanto tempo prima, tenendo il ruolo a lui spettante, per insegnare efficacemente la fede nella resurrezione.
Predicato ovunque ad opera delle ali della Chiesa, cioè attraverso il ministero di araldi che si sono levati in volo tutt'all'intorno, egli riprenderà poi giustamente queste ali per giudicare le dodici tribù d'Israele, quando verrà a segregare dalla Chiesa gli empi che ora, prima del giudizio, si permetteva fossero mescolati [ ai buoni ].
Sei stato tu forse a prendere il fango della terra per formarne l'animale?
Forse si riferisce ad Adamo, o forse lo dice dell'uomo che adesso nell'era sesta del mondo, come gli inizi nel sesto giorno, è modellato secondo l'immagine di colui che lo crea traendolo da una stirpe di peccatori come dal fango della terra. ( Gen 1,27; Gen 2,7 )
In effetti non è questa l'opera che compie la Chiesa ma piuttosto l'azione [ divina ] per la quale la Chiesa stessa è sorta, [ azione ] compiuta dal Verbo creatore del mondo quando nella pienezza del tempo si incarnò [ per noi ]. ( Gv 1,3 )
E lo hai reso famoso sulla terra? [ Lo dice di ] quell'uomo che, venuto nell'era sesta del mondo collocandosi fra noi sulla terra, è diventato più celebre di quell'altro che comparve nel sesto giorno, prima che esistessero gli altri uomini ad opera dei quali è stato fatto conoscere.
Né credo che ci sia altro motivo se non il fatto che oggi egli è così conosciuto.
Tu hai forse tolto la luce agli empi? Come [ ha fatto ] colui che è venuto affinché i non vedenti vedessero e i veggenti diventassero ciechi.
Ovvero hai spezzato il braccio dei superbi? ( Gv 9,39 ) Cioè la loro potenza, come ha fatto colui che ha scelto le cose deboli del mondo per confondere le forti. ( 1 Cor 1,27 )
O sei pervenuto alla scaturigine del mare? Come [ ha fatto ] colui al quale nella sua venuta si rese manifesto mediante la confessione tutto ciò che si nascondeva nel profondo del cuore degli empi che credendo in lui sono stati resi giusti.
In effetti per scaturigine del mare cosa meglio dovremo intendere che non quel nascondiglio da cui si sprigiona tutta la presente empietà che tanto ci amareggia?
È lei che suscita tutte quelle ondate di pubblica malvagità che gli uomini scorgono nelle opere compiute alla luce del sole ma non riescono a individuarne la sorgente.
Ovvero riesci tu a camminare sulle orme dell'abisso? Per abisso è certamente da intendersi in questo passo la vita dei mondani, in qualunque modo la si viva in quell'abisso di mali dove il peccatore che vi giunge diviene sprezzante, ( Pr 18,3 ) come dice la Scrittura.
In effetti anche i peccatori più remoti dalla salvezza assoggettandosi alla grazia sono stati salvati ottenendo la remissione dei peccati.
Essi sono venuti fuori [ dall'abisso ] e hanno accolto il Cristo non nell'abisso da cui erano sommersi ma nel luogo dove si trovava lui.
In tal modo Cristo, che un tempo camminava su di loro e li calpestava, adesso cammina sulle orme dell'abisso abitando dentro di loro.
In essi resta certamente il ricordo dei loro peccati, ma mentre ricordano in qual luogo un tempo si trovavano, essi amano di più colui che hanno accolto in sé ottenendone la remissione di così gravi delitti. ( Lc 7,41-47 )
O che si aprono a te per timore le porte della morte?
Le porte della morte si aprono a tutti coloro che muoiono, ma non [ lo fanno ] con timore come a quell'unico che morì per distruggere la morte.
Ovvero, certamente esse si aprono per la resurrezione. O che forse i portinai dell'inferno vedendoti si sono intimoriti?
Come quando videro quell'unico nel quale il principe di questo mondo non trovò nulla che meritasse la morte?
Essi infatti lo ricevettero contro voglia presso di loro, e subito lo lasciarono andar libero.
Per portinai dell'inferno si debbono intendere alcune potenze di grado minore che hanno autorità sulla morte.
O hai tu forse conosciuto l'estensione del cielo? Come l'ha conosciuta colui che per tutta la sua ampiezza ha diffuso la Chiesa.
Narrami dunque la grandezza di tutte queste cose. Chi infatti conosce questo all'infuori di colui che egli stesso istruisce?
Ovvero, qual è la terra dove abita la luce? È lui infatti che ciò insegna poiché la rivelazione delle sue parole illumina i piccoli e dà loro intelligenza. ( Sal 119,130 )
Ovvero, qual è il posto delle tenebre? Anche questo viene insegnato da colui che dice: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati. ( Sal 34,6 )
Mostra con tali parole che sono nelle tenebre coloro che da lui si allontanano non volendo essere dei bambini.
Infatti principio dell'orgoglio umano è allontanarsi da Dio. ( Sir 10,14 )
Per questo coloro che non diedero gloria a Dio né lo ringraziarono divennero vani nei loro pensieri e il loro cuore istupidito si ottenebrò ( Rm 1,21 ) ed essi divennero il posto delle tenebre.
A meno che per luogo delle tenebre non si debba intendere il posto dove si raccolgono quanti persistono nei peccati, di modo che loro stessi siano le tenebre, e il loro posto sia quello che nessun uomo ha mai veramente conosciuto.
Parimenti la terra dove abita la luce, può intendersi detto della terra dei viventi, cioè della beatitudine che accoglierà chi persevera nella fede, speranza e carità, quei tali cioè che un tempo furono tenebra ma ora sono luce nel Signore. ( Ef 5,8 )
Mi condurrai dunque tu entro i loro confini? Cioè fin là dove giungono coloro che sono così.
C'è infatti luogo dove non ci sia la sapienza di Dio, che si estende con la [ sua ] forza da un estremo all'altro [ del cosmo ] e governa con soavità tutte le cose? ( Sap 8,1 )
Ad essa nessun uomo si può paragonare. Che se anche avessi conosciuto i loro sentieri, ma che forse li sai [ per davvero ] per essere tu già nato in quei tempi e perché il numero dei tuoi anni è davvero elevato?
Ammettiamo che tu abbia conosciuto le vie degli empi, i quali o sono tenebre o luogo dove si spandono le tenebre, poiché tutti, compresi coloro che si sono convertiti al vero Dio, hanno camminato nelle vie delle tenebre prima che ricevessero da Dio la grazia che giustifica l'empio.
Ma sai tu forse che il tuo nascere alla presente vita mortale in questo mondo, ha la sua causa nei progenitori della famiglia umana, quando essi si cacciarono in quelle stesse strade?
Essi, prevaricando come gli empi con opere e con parole, si procurarono la morte, per la quale tutti gli uomini muoiono in Adamo.
Infatti il numero degli anni di ogni uomo non è da contarsi dal momento in cui ciascuno viene all'esistenza, numero che sarebbe assai piccolo, ma dal momento in cui l'uomo per la prima volta nacque alla mortalità.
Fo un esempio: tutti gli ebrei sono nati in Abramo già nel momento in cui nacque Abramo stesso.
Pertanto il numero degli anni di ciascuno è assai grande se lo si computa in riferimento all'origine della vita mortale, che spuntò nei sentieri degli empi.
Chi infatti ricorda d'essere stato nei lombi del padre o chi può rendersi conto che era lì nel tempo che effettivamente vi era?
In realtà non ci si ricorda nemmeno del tempo in cui si è nati nella persona dei genitori ma nemmeno nella nostra stessa persona: tempo del quale certamente nessuno mette in dubbio che ciascuno di noi esisteva, viveva e usava i sensi.
La sapienza divina al contrario conosce tutto poiché dà la forma a tutti gli esseri, non solo a quelli che sono al di sopra dei cieli ma anche ai mortali.
E siccome Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio, ( 1 Cor 1,24 ) egli li conosce tutti.
Egli poi è voluto nascere come uomo mortale, ma non era soggetto alla mortalità, poiché egli era libero fra i morti.
Volle solo mostrare compassione per i mortali per liberarli dalla morte.
Ovvero sei tu arrivato nei recessi della neve? Vuol dire: Sei tu arrivato a quella conoscenza pari a quella di colui che conosceva le vere cause, cause nascoste e occulte, degli scandali che presto ci sarebbero piombati addosso?
Al riguardo ecco perché parla di recessi destinati a mettere alla prova e tenere in esercizio i cuori degli uomini spirituali quando esclama: Guai al mondo per gli scandali!
Bisogna, è vero, che ci siano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale viene lo scandalo. ( Mt 18,7 )
Costoro infatti sono uomini gonfiati e portati in alto dalla superbia, che come la neve si raggelano e cadono [ in terra ], e per il sovrabbondare delle loro iniquità si raffredda la carità di molta gente.
Quanti però attendono il Signore vivendo con fortezza virile ( Sal 27,14 ) e, fervorosi nello spirito, ( Rm 12,11 ) perseverano sino alla fine, costoro ottengono la salvezza. ( Mt 24,13 )
Hai tu forse visto i recessi della grandine? Sono grandine gli stessi malvagi quando non sono soltanto intorpiditi per mancanza di ogni fervore spirituale ma anche colpiscono gli altri con ostinata durezza perseguitandoli e vessandoli accanitamente.
Tutte queste cose che sono tenute da parte [ perché si rovescino ] su di te nel tempo dei nemici e nel giorno della battaglia e della guerra.
Almeno dopo queste parole chi esiterà a vedere quale sia la persona che Giobbe con valore profetico sta rappresentando?
Tali cose infatti non sono tenute da parte per una sola persona perché le abbia nel tempo dei nemici e nel giorno della battaglia e della guerra.
Evidentemente esse sono riservate a tutto il popolo di Dio nella sua unità.
In effetti il tempo dei nemici si estende fino a quando non sia passata l'iniquità: la quale quanto più cresce tanto più occorre combattere e lottare con accanimento perché non si raffreddi la carità di coloro che perseverano.
Da dove viene fuori la brina? Chi lo conosce? Sappiamo solo che tutte queste cose sono come gli inizi delle gestazioni e dei parti [ successivi ], in quanto la brina è come una grandine a proporzioni assai piccole.
E come si espande sotto il cielo il vento australe? Il vento australe è molesto al corpo umano, ma io non ricordo che in qualche passo dei libri santi esso significhi un qualcosa di cattivo, come viceversa il vento settentrionale mai qualcosa di buono?
L'uno infatti soffia da quel punto cardinale dove la luce splende di più, l'altro invece dalla parte che è più lontana dalla luce.
Il vento australe si espande dunque sotto il cielo, perché in esso si intenda un aiuto divino, qualunque esso sia, contrastante tutte le predette forme di male che ci minacciano nel tempo in cui non siamo ancora in cielo ma sotto il cielo.
Chi ha preparato l'alveo del fiume alla pioggia battente e la via alle voci del temporale?
Osserva come qui sono compendiate in forma breve le tre cose che, quando si è tentati, il Signore presenta come superabili da coloro che costruiscono sopra la pietra, mentre sono una rovina per coloro che costruiscono sopra la rena. ( Mt 7,24-27 )
Egli infatti menziona la pioggia, il fiume delle acque e le voci del temporale, che identifichiamo con i venti.
È tentato dalla pioggia colui che trae occasione per peccare dalla stessa sublimità delle Scritture divine, che egli intende in maniera distorta.
Tale è colui che, ascoltando le parole: Colui al quale si rimette poco ama poco, ( Lc 7,42-43 ) dice a se stesso: Ebbene, facciamo il male perché ce ne venga il bene; ( Rm 3,8 ) e quindi persiste nel peccato affinché più abbondante sia la grazia. ( Rm 5,20 )
E sono molte altre le interpretazioni con le quali gli uomini spiegando erroneamente la parola di Dio si ripromettono l'impunità, basandosi su quei testi dei libri sacri dove invece si inculca soltanto la misericordia.
Poi menziona il fiume, o meglio quel corso d'acqua che si forma dopo una pioggia abbondante e che noi chiamiamo torrente.
Da questo fiume è tentato, ad opera di quegli uomini che interpretano e spiegano le Scritture, come stavo dicendo, colui che dice: Chi ha preparato la fiumana della pioggia battente?
La pioggia gonfia il letto del fiume ed esso vi scorre. Tali sono quei vasi dell'ira preparati per la perdizione, ( Rm 9,22 ) e cioè coloro che intendono la Scrittura nel modo sopra menzionato.
Da loro inizia a diffondersi in maniera incontrollata quell'interpretazione perniciosa che non viene accolta dai campi fecondi ma travolge tutto ciò che trova privo di fondamento: e tutto abbatte e tutto trascina con sé.
Questo essa fa con una spinta tanto più vigorosa quanto più si presenta mutuata dalla Scrittura e sorretta dalla sua autorità divina.
È tentato poi dai venti colui che si lascia gonfiare dagli insulsi suggerimenti degli uomini orgogliosi che magnificano le loro chiacchiere basandole sul loro proprio prestigio.
Ora, se qualcuno per un [ occulto ] giudizio di Dio viene preparato per la rovina in quanto non obbedisce alle parole del Signore ( e questo significa quel costruire sulla rena ) costui non resiste a tali venti e cadendo diventa una via per le voci della tempesta.
Quanto a quel della pioggia battente, io lo ritengo detto perché essa è difficile ad essere contenuta, cioè capita.
Affinché piova in terra dove non abita alcun uomo.
Da sottintendere: Chi l'ha preparata? Essendo preparata con l'apporto dell'uomo è da intendersi la legge che fu data ai giudei.
Ciò che invece riteniamo dato ai gentili è la pioggia del Vangelo. Nel deserto dove non vive alcun uomo.
Ancora fra le genti dove non c'era alcun influsso di persone autorevoli che conoscessero Dio.
Per saziare luoghi senza strade e dove nessuno può abitare e perché spunti dalla terra l'erba verde.
Infatti molti [ saranno ] i figli della donna derelitta, più di quelli che nascono a colei che ha marito. ( Is 54,1 )
In tutti e quattro questi versi dobbiamo sottintendere le parole: Chi ha preparato? Chi è il padre della pioggia?
Colui che, in qualità di sposo, mandò i suoi figli a irrigare la terra con la predicazione del Vangelo.
E chi ha partorito le zolle della rugiada? Coloro che accolgono bene la predicazione.
E parla di zolle della rugiada come quando noi parliamo di recipienti di vino perché sono fatti per contenere il vino.
Dal ventre di qual donna viene fuori il ghiaccio? Rimane incerto se a questo ghiaccio dobbiamo dare un significato positivo a causa della sua consistenza e della forza che ne impedisce la liquefazione.
In questo caso le parole: Dal ventre di chi viene fuori ? sono dette con lo stesso significato delle altre: Chi è il padre della pioggia?
O non dovremo, per caso pensare che il ventre sia stato posto lì per indicare ciò che è segreto, sicché dal suo ventre viene fuori il ghiaccio equivale a Dio li ha consegnati a un sentire perverso? ( Rm 1,28 )
O magari non si vorrà dire che il ghiaccio viene fuori dal ventre di colui che, incitando gli [ uomini ] all'empietà di cui ha pieno il cuore, li rende freddi e li indurisce togliendo loro il fuoco della carità?
Un uomo di tal fatta, chi lo conosce come lo conosce colui che diceva a quei tali che, induriti di cuore, opponevano resistenza al Vangelo: Voi siete nati dal diavolo, che è vostro padre? ( Gv 8,44 )
Ovvero chi ha generato nel cielo la brina? Essa scende come un fiume d'acqua.
L'opinione che abbiamo or ora espressa nei riguardi del ghiaccio credo che dobbiamo applicarla anche alla brina.
E tuttavia penso che non invano sia stata aggiunta la precisazione in cielo, ma perché la si intenda dei prepositi [ della Chiesa ] i quali imitano i buoni annunziatori della verità, che si trasfigurano in ministri della giustizia. ( 2 Cor 11,15 )
A questo si riferisce l'aggiunta: Essa scende come un fiume d'acqua.
Ovvero chi ha fatto marcire la faccia dell'empio? Cioè: Chi lo ha confuso? E questo chi lo ha fatto se non colui che quanti ha giustificati, li ha anche glorificati? ( Rm 8,30 )
Ovvero hai tu compreso i legami delle Pleiadi, ovvero hai aperto la barriera di Orione?
O aprirai a loro tempo le Corone e riuscirai a condurre il Vespero sopra la sua costruzione?
Dovremo forse penetrare nei meandri dell'astronomia per conoscere le proprietà di queste costellazioni e così comprendere il senso di questo passo?
Mi sembra strano che una cosa del genere rientri nel nostro discorso, e certamente essa richiederebbe un discorso troppo lungo.
Quindi passiamo ad altro e diciamo: Non saranno state nominate alcune costellazioni perché in forza di quel traslato che dalla parte ci si consente di risalire al tutto noi intendiamo in esse tutte le stelle?
( Se veramente anche le Corone sono una stella, poiché questo nome non l'abbiamo trovato nella traduzione greca, e all'apparenza si presenta con sufficiente chiarezza come un termine ebraico ).
In questa stessa maniera, cioè risalendo dalla parte al tutto, noi interpretiamo quel testo biblico: Prima della stella del mattino io ti ho generato. ( Sal 110,3 )
Effettivamente non risulta che la stella del mattino sia stata creata per prima fra tutte le creature, per intendere che Prima della stella del mattino equivalga a "Prima di ogni creatura ".
Quindi stella del mattino significa " tutte le stelle " ( ecco il tropo per cui dalla parte si risale al tutto ), e " tutte le stelle " equivale a " tutti i tempi ".
Delle stelle infatti si trova scritto: Esse siano segni dei tempi, ( Gen 1,14 ) e da questo ci si inculca il [ mistero del ] Signore, nato non nel tempo ma prima di tutti i tempi e quindi coeterno al Padre.
Pertanto la menzione delle Pleiadi e di Orione, delle Corone e del Vespero ci orienta a prendere il testo in senso di riepilogo dove sono incluse tutte le stelle.
Se infatti questo procedimento vale per quell'unica stella, che è la stella del mattino, in forza di quel modo traslato di parlare, tanto più si dovranno intendere tutte le stelle quando di esse se ne nomina un numero così elevato!
Ora vediamo perché in un luogo si dice: Hai tu compreso i legami, in un altro: Hai aperto, in un altro: Aprirai a loro tempo; e in un altro ancora: Riuscirai a condurre sopra la sua costruzione.
Tutte queste affermazioni riguardano le singole costellazioni, che sono appunto ricordate in quest'ordine.
Ci si domanda ancora se si sarebbe potuto dire con esattezza: Hai tu aperto le barriere delle Pleiadi e hai compreso i legami di Orione, e operare lo stesso scambio fra le altre due costellazioni.
Pensiamo al salmo dove si dice: Colui che abita nei cieli li irriderà e il Signore si farà beffe di loro. ( Sal 2,4 )
Non si perderebbe nulla, quanto al significato, se si dicesse: " Colui che abita i cieli si farà beffe di loro e il Signore li irriderà ".
Come infatti colui che abita nei cieli è lo stesso che " il Signore", così identico è il significato dei nomi Pleiadi e Orione se con tali nomi si designano tutte le costellazioni.
Orbene, col nome universale di " costellazioni " si intendono tutti coloro che nella Chiesa sono talmente spirituali da avere in cielo la loro dimora. ( Fil 3,20 )
Quanto ai loro legami, intendiamo trattarsi di quelli con cui [ i redenti ] si uniscono tra loro e con Dio al fine di non cadere.
In effetti, la carità non cade mai. ( 1 Cor 13,8 )
Ma questo chi sarebbe riuscito a scoprirlo se non l'avesse mostrato colui che disse: Vi do un comandamento nuovo: quello di amarvi scambievolmente ( Gv 13,34 ) e ancora: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio? ( Gv 14,21 )
Loro barriera è nel fatto che essi sono circondati all'intorno dalla divina Scrittura, che essi mai osano trasgredire: quella Scrittura che da nessun altro viene chiarificata se non da colui al quale ci avviciniamo perché ci venga tolto il velo.
Il tempo dell'apertura di quei libri sigillati, cioè della loro esplicitazione e manifestazione, sarà quando verrà il Signore e illuminerà i recessi delle tenebre e renderà palesi i pensieri del cuore, e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. ( 1 Cor 4-5 )
Egli soltanto farà questo e lo farà a suo tempo, nel senso cioè che quando egli, che è la nostra vita, si manifesterà, allora insieme con lui appariremo nella gloria anche noi. ( Col 3,4 )
Li ricondurrà sopra la loro costruzione colui che farà loro possedere ciò che essi hanno quaggiù costruito.
Riceverà infatti la ricompensa ( 1 Cor 3,14 ) colui del quale l'opera che ha costruita resterà in piedi.
Conosci tu i cambiamenti del cielo? Si tratterà per caso di cambiamenti in peggio, come per coloro che, avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio?
Essi non hanno voluto essere dimora di Dio, e per questo sono stati mutati diventando vani nei loro pensieri. ( Rm 1,21 )
O sono cambiamenti in meglio, dal momento che, tutti certo risorgeremo ma non tutti saremo mutati?
È qui chiaro chi saranno quelli che verranno mutati, poiché dice: E anche noi saremo mutati. ( 1 Cor 15,51-52 )
E quando saranno trasformati i giusti sarà mutato lo stesso cielo poiché il cielo è la sede di Dio; ( Mt 5,34 ) e la sapienza è il Verbo di Dio, e il Verbo era Dio, e sede della sapienza è l'anima del giusto.
O non si tratterà piuttosto di tutti e due i cambiamenti?
Il testo infatti parla non di un cambiamento ma dei cambiamenti del cielo.
O [ conosci tu ] così tutto ciò che accade sotto il cielo?
Come infatti i cambiamenti del cielo si ripercuotono nelle creature che sono al di sotto del cielo così i mutamenti dell'uomo giusto, tanto in meglio quanto in peggio, si ripercuotono negli uomini carnali nell'un verso e nell'altro.
Chiamerai tu forse la nube con la [ tua ] voce? Con la voce interiore, ovvero con quella voce con cui fu detto: Seguimi, ( Gv 21,19 ) o con quell'altra con cui fu detto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
O che le acque impetuose ti obbediranno con tremore? Lo dice dei popoli dominatori che si sentono dire: Operate la vostra salute con timore e tremore, è infatti Dio colui che opera in voi il volere e l'agire secondo i benevoli disegni della sua volontà. ( Fil 2,12-13 )
Spedirai con la [ tua ] forza i fiumi ed essi si metteranno in moto? Diceva: Dal suo interno scorreranno fiumi di acqua viva. ( Gv 7,38 )
Dice: Con la forza, cioè con quella fiducia che impedì loro di temere i persecutori, e pertanto si dice ancora: Coloro che si fanno violenza rapiscono il regno dei cieli. ( Mt 11,12 )
O verranno [ i fiumi ] a dirti: Cosa c'è? O verranno forse a chiederti cosa tu voglia con il tuo comando, come fece Saulo quando disse: Cosa mi comandi di fare? ( At 9,6 )
O ti chiederanno che cosa possono sperare come loro ricompensa, come coloro che dissero: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; cosa ci verrà dato? ( Mt 19,27 )
Chi ha dato alle donne l'abilità di tessere e la conoscenza dei vari colori?
Anche presso [ il libro di ] Salomone c'è una donna che tesse vesti per suo marito. ( Pr 31,10-24 )
Vi intendiamo dunque le opere con cui le Chiese onorano Dio.
La stessa tessitura infatti è la più grande e la più specifica fra le opere delle Chiese.
Questa tessitura si ha quando si stringono saldamente insieme i fratelli più deboli, paragonati a un ordito di lana, e con la tessitura si uniscono agli uomini spirituali, di per sé stabili e dritti, e quindi paragonati a fili di stame.
La conoscenza dei vari colori ci richiama a questa considerazione: come nella veste variopinta la diversità dei colori non disturba la bellezza dell'unica stoffa, così tra i fratelli i diversi doni debbono essere cementati dall'unità senza le incrinature prodotte dall'invidia.
Bisogna quindi che ci si sopporti con amore scambievole e che ci si preoccupi di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace. ( Ef 4,2-3 )
Chi sarà mai capace di contare le nuvole con la [ sua propria ] sapienza?
[ Solo ] il Signore infatti conosce i suoi. ( 2 Tm 2,19 )
Non diversamente in Giobbe si dice: Ma fra gli uomini chi conosce questo?
Chi ha piegato verso la terra gli strumenti del cielo? Sono questi gli angeli del cielo, ad opera dei quali ordinariamente si annunziano le parole di Dio.
Questi angeli non caddero come quell'unico angelo cattivo, ma si piegano verso la terra con la docilità dell'obbedienza, e ciò fecero soprattutto quando era sulla terra il nostro Signore, al quale, come riferisce l'evangelista, gli angeli prestavano servizio. ( Mt 4,11 )
Ma la cenere si è sparsa quasi fosse terra, ed egli la impastava perché fosse come un cibo per le pietre.
L'umiliazione propria della penitenza si è diffusa con ampiezza ed abbondanza: con il risultato che il Signore, il quale resiste ai superbi e dà la grazia agli umili, ( 1 Pt 5,5 ) instaurasse con l'uomo una comunione mediante il glutine della carità.
In tal modo egli, diventato uomo fra gli uomini, è diventato anche mediatore fra Dio e gli uomini, ( 1 Tm 2,5 ) dando ad essi se stesso in cibo nel sacramento del suo corpo e del suo sangue e scegliendo, quasi fossero pietre, le cose stolte del mondo per confondere i sapienti. ( 1 Cor 1,27 )
Egli, infatti, è cibo degli angeli in quanto è Verbo di Dio e Dio presso Dio, ma per essere cibo delle pietre il Verbo si è fatto carne e ha preso dimora in mezzo a noi. ( Gv 1, 1.14 )
Si unisce pertanto agli uomini quando lo precede la penitenza come cenere che si spande [ dinanzi a lui ] per aprirgli la strada.
Ne parlava colui che diceva: Fate frutti copiosi di pentimento, e non dite dentro di voi: abbiamo come padre Abramo, poiché a Dio è possibile far sorgere figli ad Abramo anche dalle pietre. ( Mt 3,8-9 )
A tali pietre prediceva che Cristo si sarebbe congiunto diventando come loro cibo: ma egli non si può certo congiungere se non lo precede l'umiltà del pentimento, perché Dio le cose elevate le conosce da lontano. ( Sal 138,6 )
Raccoglierai tu forse il cibo per il leone o riempirai le interiora dei draghi?
Del diavolo è stato detto: Tu calpesterai il leone e il drago ( Sal 91,13 ) a motivo delle insidie [ che tende ] e del suo furore; e quindi tutti i suoi angeli sono paragonati a leoni e draghi.
A questi spiriti raccoglie cibo, riempiendo le loro brame, colui che prende gli uomini, li convince di empietà e li consegna in suo potere.
Questi tali vorrebbero tenere nascosta la loro empietà, ma quando li si maschera certo vengono come catturati per diventare possesso del diavolo e dei suoi angeli, ai quali hanno assentito.
Essi stanno timorosi nei loro giacigli. Nei ricettacoli delle loro insidie.
Se infatti non fossero in preda al timore, chi potrebbe restare in vita?
Essi però temono l'autorità di colui dinanzi al quale gridano: Perché sei venuto anzitempo a rovinarci?
E come appare chiaramente che in quei porci essi non sarebbero potuti entrare se non fosse stato loro permesso, ( Mc 1,24; Mc 5,11-13 ) così è da intendersi che non potrebbero nulla in qualsiasi uomo se non fosse loro consentito.
Tale permesso poi viene concesso per quella giustizia che governa tutte le cose, con finalità o di tentazione o di castigo, e che interviene o per condannare o per correggere.
E siedono tendendo insidie nelle selve. Non s'acquieta in loro la voglia di nuocere anche quando non si dà loro facoltà.
Sono tante infatti le occasioni derivanti dalla carnalità che si addensano su di noi come selve; ed essi insidiosamente spiano chi rimane impigliato dalle varie leggi divine, per convincerlo del suo peccato in modo che giustamente venga ritenuto meritevole di essere loro pasto.
Chi mai prepara il cibo al corvo, quando i suoi piccoli gridano al Signore girando tutt'intorno in cerca di cibo?
Lo stesso dice il salmo: Anche ai piccoli dei corvi che lo invocano. ( Sal 146,9 )
Il testo di Giobbe è somigliantissimo a questo del salmo, e " coloro che lo invocano " non si può intendere detto in senso cattivo, sicché vi si debbono intendere coloro che sono neri perché non ancora resi candidi mediante il perdono dei peccati.
E se essi sono " dei piccoli " è perché sono umili, e sono ancora errabondi qua e là perché non hanno ancora conosciuto la verità, anche se la cercano con religiosa devozione gridando al Signore.
A un tal corvo si può preparare il cibo, e può farlo, in virtù della prescienza, colui che conosce come anche uno che ancora non è umile in seguito si convertirà.
Ad ogni modo sono questi tali che, essendo pulcini cioè umili, alzano grida al Signore.