Annotazioni su Giobbe |
30 - ( 30,1-31 ) Adesso invece mi deridono gli infimi [ del popolo ], mi danno suggerimenti i più giovani d'età.
Tale gente infatti nacque nella Chiesa in un secondo tempo: costoro non faranno progressi eccezionali.
Dice poi: Mi danno suggerimenti per il fatto che, inseriti nella gerarchia della Chiesa, ricevono la facoltà di predicare al popolo, ma essi stessi non praticano ciò che predicano.
Di loro io disprezzavo i genitori.
Chiama loro genitori coloro di cui sono figli, in quanto ne imitano la condotta.
Ad essi fu detto: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti. ( Mt 23,13 )
Il vigore delle loro mani era per me come cosa da nulla.
Lo dice del potere concesso ai loro antenati, che un tempo fu talmente ampio da mettere in croce il Signore.
In loro veniva meno ogni [ sorta di ] vita: perché non si emendarono nemmeno alla fine.
Barcollavano per la miseria e la fame. Nessuna delle loro cupidigie li saziava.
Ieri essi fuggivano nel deserto. Si rifugiavano nelle scuse prese dalla legge, che però essi non comprendevano con semplicità [ di mente ].
E siccome [ la legge ] l'avevano ricevuta nel deserto dice: Ieri essi fuggivano nel deserto.
Come infatti l'oggi riguarda il nuovo Testamento così ieri riguarda il Vecchio.
Del Nuovo infatti si dice: Oggi se ascoltate la sua voce non indurite i vostri cuori, ( Sal 95,8 ) e ancora: Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato. ( Sal 2,7 )
Essi rosicchiavano la corteccia degli alberi.
Prendevano per cibo le simbologie della legge, che racchiudevano dentro di sé cose [ veramente ] utili.
Loro cibo erano le radici degli erbaggi.
Lo dice dei riti sacri che era stato loro ingiunto di celebrare, come se fossero stati roba appiccicata alla terra.
Da questi riti però sarebbe derivato il frutto di una comprensione libera da pastoie, che si sarebbe sollevata sopra la terra, in quel regime di libertà nel quale essi non potevano arrivare.
Disonorati, abietti e privi di ogni bene.
Perso l'onore della prelazione, essi erano anche lontani dalla speranza della promessa, poiché colpevolmente meritarono di perdere i doni terreni loro concessi e non hanno poi conseguito il regno dei cieli.
Mangiavano le radici delle piante dalla gran fame che avevano.
Quanto è stato detto delle radici dei cereali a motivo del frutto che matura nel grano, bisogna intenderlo parimenti delle radici delle piante a motivo dei loro frutti, che sono il vino e l'olio.
In realtà tutti questi frutti spirituali li ha ereditati la Chiesa, e di essi erano radici abbarbicate alla terra i riti prefigurativi che i giudei dovevano per costrizione compiere nella loro esteriorità: il sabato, la circoncisione, i sacrifici e le altre pratiche simili attinenti a cibi spirituali.
I ladri sono insorti contro di me.
Sono coloro che con tenebrosi inganni erano pervenuti ai posti onorifici che propriamente spettano ai giusti.
Loro case erano le spaccature delle rocce.
Essi erano di quelli che volevano giustificare le loro voglie disordinate coprendole con certi passi oscuri dei libri sacri.
Essi gridavano di frammezzo agli alberi.
I loro peccati erano di pubblico dominio, sebbene essi volessero coprirli con le oscurità della Scrittura, come se fossero ombre prodotte dagli alberi.
In relazione a ciò si dice [ nella Scrittura ]: Il grido dei sodomiti è salito fino a me. ( Gen 18,20 )
Anzi, sono molti i passi dove la Scrittura parla di grida invece che di peccati pubblici, tanto che si può concludere che parole sono tutti i desideri concepiti in cuore, mentre grido è il desiderio maturato e tradotto in azione.
Essi restavano al di sotto delle barbe aderenti alla terra.
Può intendersi che quanti osservano i comandamenti in modo carnale non rimangono solo nelle barbate delle piante ma al di sotto di loro.
Ora le barbate non sono certo i frutti delle piante ma quella parte da cui vengono fuori e si innalzano le parti dell'albero o dell'erbaggio che contengono il frutto ( se si tratta veramente di piante da frutto, poiché queste barbate si trovano anche nelle piante che non danno frutti ).
Figli di gente stolta e ignobile. Si riferisce ai giudei, che sopra ha definito come genitori di questi tali per il fatto che li imitano.
Anche costoro infatti vivono appellandosi al nome di Dio, pur senza adorarlo.
Dei giudei dice che sono stolti e ignobili perché, in contrasto con la realtà, non solo si vantavano d'essere guide di ciechi ma anche i [ veri ] figli di Abramo, per i meriti del quale, come del loro padre, ostentavano una presunta nobiltà.
Ascoltando però la sentenza: Essi sono ciechi e guide di ciechi ( Mt 15,14 ) se ne deduce che erano stolti; e dalle parole: Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo ( Gv 8,39 ) appare con evidenza che essi avevano degenerato e avevano perso i loro titoli nobiliari.
La reputazione e l'onore sono spariti dalla terra. C'erano un tempo, ma poi sono cessati.
Ora sono io la loro canzone. Sono la canzone di coloro di cui furono padri quei tali che mi tenevano presso l'orecchio ma non dentro il loro cuore.
Mi ritengono loro zimbello. Sebbene parlino di me e ascoltino racconti su di me essi considerano vano e inutile tanto il racconto quanto l'ascolto.
Prendendo le distanze mi hanno detestato. Questo, perché si sono allontanati dalla giustizia commettendo peccati e detestando con la loro cattiva condotta i precetti della giustizia.
Non hanno esitato a sputarmi in faccia. Il volto di Cristo è abominio per coloro che disprezzano i suoi precetti e ne provano schifo.
Possibile intendere anche così: Con i loro cattivi costumi hanno fatto sì che io fossi conosciuto in maniera distorta.
Aprendo la sua faretra mi ha procurato tormenti. Manifestando cioè cose occulte, da cui provengono le tentazioni.
Mi hanno messo un morso in bocca: affinché io, sia pur controvoglia, dessi il consenso, tollerando coloro che mi conducevano là dove essi volevano, cioè nelle loro bassezze.
E si sono levati certuni germogliando a destra. Effettivamente essi si sono levati per favorirmi e per esortarmi al bene, con l'intento di soddisfare le loro passioni, non perché volessero perseguitarmi.
Strinsero in ceppi i miei piedi. Con i ceppi degli uffici ecclesiastici perché non potessero sfuggir loro di mano.
I miei sentieri sono stati cancellati. In modo che non apparissero i sentieri dove sogliono camminare i buoni: i quali non cercano gli interessi propri ma quelli di Cristo. ( Fil 2,21 )
Mi ha spogliato dell'abito. Cioè dell'antecedente prestigio, a cui si è soliti abdicare.
Ciò accade se prende il sopravvento il numero dei peccati e l'abitudine a commetterli.
Mi ha ferito con le sue frecce. Lo dice dei precetti, attraverso i quali vedo ciò che è male e, non riuscendo a frenarmi, ne provo tormento.
Ha approfittato di me come ha voluto. Dio si è servito anche della mia sventura e miseria per [ affermare ] la sua giustizia. Proprio come egli voleva.
Sono avvolto nei dolori. Soffro in me e negli altri: Battaglie al di fuori, timori all'interno: ( 2 Cor 7,5 ) chi cade nell'infermità senza che diventi infermo anch'io? ( 2 Cor 11,29 )
I miei dolori si ripetono, la mia speranza vola via come il vento.
Chi si volge alla speranza di beni temporali ritiene una sciocchezza quanto io prometto.
Come una nuvola è sparita la mia salute.
Essi infatti non sperano di conseguire la salute promessa perché amano una salute terrena.
Or ecco che la mia anima si riverserà sopra di me: mediante il peccato.
Quanto alle mie ossa, sono state spezzate di notte.
Dice che gli è stata sottratta la stabilità che aveva prima.
I miei nervi si sono afflosciati. Parla delle azioni compiute prima.
Con molto vigore ha afferrato la mia veste. Così, per far risaltare la sua forza, prima affliggendomi e poi dandomi sollievo.
Mi ha cinto come con l'orlo del mio vestito. Mi ha lasciato solo una piccola parte della mia autorità.
La mia porzione è nella polvere e nella cenere. È nella penitenza, essendo questo l'estremo [ rimedio ].
Essi stavano dritti e mi spiavano. Mentre io giacevo in terra, i superbi stavano in piedi, cercando colpe da rimproverarmi.
Mi hai allontanato dalla salute. Esprime dolore per coloro che hanno perso la speranza della riabilitazione.
È infatti la terra la dimora di ogni mortale. Dice di temere la morte perché la sua dimora non è in cielo, ( Fil 3,20 ) come ritengono quei cattivi, molti in verità, che nella Chiesa vivono pensando solo alla terra.
Magari potessi uccidermi! E così morire al mondo presente.
O potessi pregare qualcun altro che mi facesse questo! Potessi pregare o un qualche angelo buono o Dio stesso, che intervenisse a farmi ravvedere.
Io ero in attesa di beni. Si dispiace perché queste cose gli sono capitate all'improvviso.
Il mio intimo è ribollito e non tacerà. Lo dice del suo io interiore o della memoria con cui ricorda le cose di prima e come ora essa è afflitta e geme.
Sono stato nell'assemblea gridando. Perché non è stata ascoltata in mezzo alla moltitudine di coloro che non volevano ravvedersi.
La mia pelle è diventata nera assai. Per tutti i patimenti venuti addosso a lei dall'esterno.
La mia cetra si è mutata in lamento. Parla delle opere buone con cui gioiosamente lodava Dio.
31 - ( 31,1-40 ) Ho stretto un patto con i miei occhi.
Ho forse cominciato a sperare beni visibili? Di non pensare ad alcuna vergine.
Si sottintenda: Lungi da me [ il pensare ]! Da qui comincia a ricordare i meriti della Chiesa in coloro che in mezzo a grandi tentazioni perseverano sino alla fine, mentre la malvagità cresce a dismisura e in molti si raffredda la carità. ( Mt 24,12-13 )
E io non penserò a donna vergine. Perché reso incorrotto dalla sapienza o dalla giustizia.
E c'è forse nell'alto qualche altra porzione [ dei beni ] di Dio?
Sottintendi: Non ci penserò: ovvero: Quale sarà se non quella? Se ho camminato con gli schernitori.
Ormai è difficile ai buoni che vivono nella Chiesa non mescolarsi con gente come questa.
O se il mio piede si è affrettato a commettere inganni. Lo dice dell'ipocrisia.
Che io semini ed altri mangino dei miei frutti. Una cosa del genere è capitata ai giudei: dire cioè cose che gli altri debbano praticare ma loro stessi non praticano.
Sia privo di radici nella terra. E così mi dissecchi facilmente.
Nella terra infatti è saldamente fissato, come su di una pietra, colui che pratica ciò che predica.
Se il mio cuore è andato appresso a donna. Riguarda colui che nel popolo di Dio va in cerca della propria gloria personale e non quella di Dio, al quale esclusivamente essa è dovuta.
Se ho assediato le sue porte. Cioè: se subdolamente ho cercato di cattivarmi le preferenze del popolo di Dio o di accrescere in esso il timore, affinché si sentisse obbligato a prestare servizio a me piuttosto che a Dio.
Che allo stesso modo la mia moglie sia compiacente con un altro.
Così la mia reputazione sia cara al diavolo, del quale se incontriamo le compiacenze, siamo a Dio spiacenti.
Il diavolo infatti gode delle nostre cattive azioni. E i miei figli siano umiliati.
Cioè le mie opere ovvero i miei imitatori.
È infatti per me rabbia incoercibile violare la moglie del mio prossimo. Pretendendo d'averla per me.
Ovvero se ho trascurato di giudicare il mio servo o la mia serva quando venivano per essere giudicati da me.
A questo si riferisce il detto: Se avrete cause d'ordine materiale. ( 1 Cor 6,4 )
Chiama servi i laici ancora immersi nelle faccende secolari.
E se [ ho trascurato ] anche la visita, cosa risponderò? Quando io sarò nella tribolazione, quale coscienza posso avere se ho trascurato cose come queste?
Non sono forse stati concepiti anche loro nel grembo materno come lo sono stato io?
Infatti nei riti sacramentali si predicano a tutti le stesse cose, e tutti credono alle stesse cose.
Siamo stati tutti allo stesso modo nel seno della madre.
Non accade infatti che uno proclami [ la parola ] diversamente da quell'altro che intende servire Dio in pienezza.
Dal seno di mia madre io fui loro guida. Fin dai suoi inizi la Chiesa agisce così.
Ovvero se ho omesso di soccorrere il nudo che stava per morire e non l'ho coperto.
Se con la fede nella remissione dei peccati non ho coperto come di un velo colui che moriva nella nudità e nella sporcizia, cioè nel peccato, come uno che non ha una tunica da indossare.
Egli è nella disperazione per la moltitudine dei peccati; eppure si dice al riguardo: E di coloro di cui sono stati coperti i peccati. ( Sal 32,1 )
Se non mi hanno benedetto le spalle dei deboli.
Coperti con la speranza dell'immortalità come di un manto che sta sopra di loro.
Coloro però non avrebbero dovuto pensare che, credendo nella remissione dei peccati, sarebbe stato loro sufficiente essersi liberati dal timore delle pene antecedentemente meritate e per questo poter riporre la fiducia nelle cose del mondo.
Per questo aggiunge molto a proposito: Si sono riscaldati con la tosatura delle mie pecore.
Infatti essi sono stati sottratti al freddo della speranza nei beni temporali riflettendo sull'operato di quegli altri che attraverso la rinunzia si sono spogliati dei beni carnali a somiglianza di un gregge di pecore tosate. ( Ct 4,2 )
Se ho alzato la mano sul capo dell'orfano. Il quale [ orfano ] trovandosi senza padre avrebbe potuto mettersi al seguito della creatura o dell'uomo.
Fiducioso perché ho trovato un forte aiuto. Volendo dominare su di loro.
Mi si stacchi le spalle dalla clavicola. Questo accade a coloro che si separano dalla Chiesa volendo spadroneggiare sul popolo per esperimentare la frattura del distacco.
Con la parola spalla o braccio si raffigurano le opere compiute.
Il timore mi ha trattenuto: dall'alzare la mano contro l'orfano.
Non reggerò sotto il suo peso, se questo volessi fare per opprimere l'orfano.
Ho riposto nell'oro la mia forza. Nel senso: Forse che ho presunto della dottrina o della sapienza di Dio?
Se avessi confidato anche nelle pietre preziose: considerando le mie opere, o cose simili.
Se mi fossi rallegrato per le mie abbondanti risorse economiche: come se si trattasse di roba mia, mentre chi si gloria deve gloriarsi nel Signore. ( 2 Cor 10,17 )
Se avessi collocato la mia anima su innumerevoli cose.
A tutta la frase sottintendere: Mi si stacchi la spalla dalla clavicola: e il motivo è che sarei amato da molta gente.
E se il mio cuore si fosse ingannato di nascosto.
Ordinare così: Se avessi collocato la mia anima su innumerevoli cose e il mio cuore si fosse ingannato di nascosto: Cioè: Se avessi acconsentito all'ipotesi di presumere di me stesso.
Se avessi baciato la mia mano accostandomela alle labbra.
Se avessi goduto delle mie opere, quasi fossero state mie.
Se mi fossi rallegrato della sventura del mio nemico.
Cioè dei nemici della Chiesa, quali sono i persecutori della Chiesa stessa.
Ascolti il mio orecchio la mia maledizione. Essa giunga ai miei sensi.
Privo di fama, io diventi il ludibrio del mio popolo.
Cioè del popolo dei santi, dai quali dev'essere separato come uno cui ci si fa beffe.
E se anche le mie serve spesso hanno detto di me. Le serve sono gli adulatori.
Chi ci consentirà di saziarci delle sue carni? Poiché io ero abbastanza fortunato.
Essi avrebbero voluto raggiungere la mia prosperità terrena, ma io non agii così; anzi perché non dicessero cose come queste, non ostentavo d'essere nella fortuna per motivi di questo genere.
L'ospite non restava fuori casa. Accoglievo presso di me chi era pellegrino nel mondo.
Se dopo aver peccato ho nascosto intenzionalmente la mia colpa: se infatti noi pecchiamo deliberatamente dopo aver conosciuto la verità. ( Eb 10,26 )
Ovvero se ho tollerato che l'indigente uscisse dalla mia casa a stomaco vuoto.
Se cioè è uscito dalla mia casa proprio perché era a stomaco vuoto.
Chi mi concederà un ascoltatore? Chi mi concederà uno che mi ascolti?
Se non ho temuto la mano del Signore. Con la quale egli ha scritto: Se non rimetterete, nemmeno il Padre vostro rimetterà a voi. ( Mt 6,15 )
La scrittura, se ne ho qualcuna. Ordina: La scrittura, se qualcuna ne ho, e se non l'ho spezzata sopra le mie spalle e se la leggerò pubblicamente cinto di corona, alzandola sopra le mie spalle.
E cinto di corona [ la ] leggerò pubblicamente, cioè dirimpetto alla mia faccia.
Ti piazzerò di fronte alla tua faccia, ( Sal 50,21 ) perché io sarò confuso dal popolo che mi circonda per non aver adempiuto il precetto del Signore, che io stesso in antecedenza avevo detto d'aver praticato, negando in un primo tempo d'avere quella scrittura, che in seguito mi si presenta davanti.
Se qualche volta la terra ha dovuto gemere per causa mia.
I sudditi della Chiesa per il fatto che io ero cattivo. Ovvero i suoi solchi hanno pianto insieme.
I solchi, cioè, dove vengono gettati i semi e si producono i frutti: se essi hanno dovuto piangere perché ero cattivo io e spargevo semi cattivi.
Per questo dice: Insieme. Se io da solo ho mangiato del suo vigore senza spendere nulla.
Parla dell'opera di misericordia per cui chi viene istruito rende partecipe dei suoi beni il suo catechista. ( Gal 6,6 )
Solo vuol dire " senza ricompensare " colui che gli donava.
Ovvero, se con inganni ho rattristato l'anima del Padrone della terra.
Non mostrandomi degno della passione di colui che per me ha donato la vita.
[ Ricordare ]: Non contristate lo Spirito Santo che è in voi. ( Ef 4,30 )
Invece del grano mi germogli l'ortica. Invece di maestri di spiritualità vera vengano fuori insegnanti che carezzano l'orecchio con le lusinghe proprie di persone dalla coscienza corrotta e lontane dalla verità. ( 1 Tm 6,5 )
Invece dell'orzo le spine. Invece delle persone che, sebbene ancora carnali, tuttavia sono docili, vengano fuori i peccatori ostinati.
Giobbe infatti era giusto ai suoi occhi. Cioè nella sua coscienza.
32 - ( 32,1-22 ) Parole di Eliu il buzita. Dio lo ha rigettato, non un uomo.
Se mi si consente, direi che questo è il motivo per cui essi hanno smesso di parlare.
Non gli risponderò con discorsi come i vostri. Io infatti dirò cose tali che egli non mi potrà replicare, come invece ha fatto con voi.
Ebbene, ecco io ho aspettato ma loro non hanno parlato. Dice questo come rivolgendosi a Giobbe.
Il mio intimo è come un otre pieno di mosto. La Scrittura lo incoraggia perché parlerà da profeta.
E come un mantice da fonditore che si squarcia. Parlo per forza al fine di liquefare la [ vostra ] durezza.
Ecco il motivo per cui si dice adirato. Non ci sarebbe stato bisogno delle mie parole se voi gli aveste risposto.
In caso diverso le tignole consumeranno anche me. O come voi o come tutti coloro che s'incantano di fronte alle persone.
33 - ( 33,3-30 ) Il mio cuore è puro nelle parole [ che dirò ]. Non c'è doppiezza in me.
Lo spirito di Dio che mi ha creato. Sottintendi: È per cui l'intera frase suona così: È lo spirito di Dio che mi ha creato.
Come puoi dunque dire: Io sono giusto, ed egli non mi esaudisce?
Quasi che Giobbe avesse rivolto la parola a un avversario.
Il Signore parla una volta sola. Come per dire che il Signore con una sola vocazione ha chiamato tutti i giusti, e ora nel tempo la divina Provvidenza fa lo stesso con i singoli uomini.
Nel sonno o con visite notturne. O nell'ignoranza o nella tribolazione.
O come un forte spavento che invade gli uomini mentre sono a letto a dormire. Mentre sono nella tranquillità.
E sottragga il suo corpo dalla rovina. Parla figuratamente, come quando menziona le ossa.
Libera dalla morte la sua anima. Quando lo avrà convertito, gli risparmierà il castigo.
Poiché sta per venire la guerra e di nuovo lo rimprovererà con la debolezza [ mentre è ] a letto.
Lo mette alla prova anche dopo la conversione affinché non presuma di se stesso.
Tutte le sue ossa sono putrefatte. A causa della fiducia in se stesso.
Non potrà ingoiare alcun cibo. Non potrà ricevere alcuna consolazione dai beni temporali.
E rinnoverà il suo corpo come una tinta che si dà alla parete. Il cambiamento di vita.
Anche qui si parla figuratamente per le menzione dell'edificio: cioè [ lo accetta ] nella società.
Egli renderà le sue carni molli come quelle d'un bambino.
Giobbe umile è tentato mediante il rinnovamento affinché non si indurisca nella superbia, constatata in lui da Eliu.
Egli entrò gioioso in volto confessando. Pronto ad affrontare le prove.
Salva la mia vita perché non giunga al sepolcro. Qui è la prova della morte.
Le tre vicissitudini dell'uomo. Quella della conversione, della tribolazione e della morte.
Ma egli ha liberato la mia vita dalla morte. Poiché la prova della morte resta ancora.
Affinché la mia anima lo lodi nella luce. Allora finalmente cesseranno le suppliche poiché nulla ci mancherà.
34 - ( 34,1-35 ) Rispondendo poi Eliu disse. Come per dire: E soggiunse.
Voi che avete la scienza, ascoltate. Lo dice agli spirituali.
Poiché è l'orecchio che valuta i discorsi. L'orecchio carnale valuta le cose di quaggiù.
Che c'è di buono in quanto detto da Giobbe, e cioè: Io sono giusto? Cosa ha detto di buono con tale affermazione?
Secondo il mio parere, egli ha mentito. Al riguardo si dice: Io mi aspettavo dei beni. ( Gb 30,26 )
Pertanto in quanto esula dalla speranza egli ha mentito.
Quale uomo è come Giobbe? Riporta ancora le parole di Giobbe.
Egli ha detto: Non sarà visitato [ dalla prova ] colui che cammina nella fedeltà a Dio.
Pensa che egli si inganni perché ha fatto tutte quelle cose con questa speranza.
Ovvero, con più verità supponendo che chi vive nella fedeltà al Signore non può essere [ da lui ] visitato a scopo di bene.
Lungi dal Signore l'empietà. Quella per cui o non visiti a scopo di bene colui che vive a lui fedele, ovvero, se lo visita con la tentazione, lo faccia per mancanza di pietà o di giustizia.
È empio chi dice al re: Tu agisci ingiustamente. Questo tu non lo devi dire poiché non sei un miscredente.
Va bene: egli dice ( e non: egli avrà detto ) per non essere [ empio ] anche per questo motivo.
È come quando si dice: " È fatto ", di uno che lo sta facendo. Ai principi molto empiamente.
È come se dicesse agli angeli: Se non ci fosse Michele, il vostro principe, voi agireste assai empiamente; ovvero: Se tanta è l'empietà quando ciò si dice ai principi, quanto maggiore se lo si dice al re!
Essi infatti hanno abusato ingiustamente quando, per essere infermi, venivano esclusi.
Hanno usato malamente del loro allontanamento quando per la loro infermità venivano esclusi da quella visione nella quale si rende manifesto come tutte le cose sono da Dio disposte e regolate con perfetto ordine.
Essi ne hanno usato male quando hanno preferito seguire il loro proprio giudizio pensando che Dio non si curasse di queste cose.
Da questo deriva loro quella stoltezza per cui nelle proprie necessità invocano l'uomo e a lui rivolgono suppliche, mentre invece avrebbero dovuto rivolgerle a Dio.
Non c'è luogo e nemmeno ombra di morte dove possa nascondersi chi compie azioni inique.
Non esiste ombra di morte perché essi possano nascondersi, come affermano le parole: Non sono i vecchi ad avere la sapienza ( Gb 32,9 ) poiché origine della sapienza non è la vecchiaia, e le altre: Non salutare l'eretico, ( Tt 3,10 ) cioè non salutarlo perché è eretico.
Egli rovescerà la notte ed essi saranno umiliati. Cioè: Sarà sopra di loro ciò che sarebbe dovuto star sotto di loro; saranno schiacciati da ciò che doveva essere loro sottomesso.
Ha spento la luce agli empi. Essi invece credevano d'essere la propria luce.
Essi non hanno conosciuto le sue opere di giustizia. Parla del bene che Dio ha saputo trarre dalla loro malizia, facendo sì che il grido del povero fosse recato dinanzi ai suoi occhi.
Egli concederà il riposo; e chi potrà condannare? Non quel riposo che cercano gli uomini: riposo che viene turbato dalle tribolazioni.
Ora, se Dio giustifica chi oserà condannare? ( Rm 8,34 ) E contro la gente e contro l'uomo nello stesso tempo.
Cioè, contro i pagani e contro i giudei. Per la perversione del popolo egli costituisce re l'uomo insincero, cioè colui al quale è detto: Tu che fai da maestro agli altri non sai istruire te stesso? ( Rm 2,21 )
Vedrò senza di me. Mostramelo tu. Nel riprendere te, come non vedere che debbo riprendere me stesso?
Da pronunziarsi come una interrogazione. Se ho commesso iniquità, non continuerò a farlo.
Richiamato al dovere da te. Lo esige forse da te per forza, perché tu l'abbia rigettato? Perché tu l'hai rimproverato.
L'uomo sapiente ascolterà la mia parola: se cioè io gli dico che Dio si prende cura di tutte le cose.
Ma Giobbe non ha parlato con sapienza: ritenendo che gli sono capitate cose ingiuste per colpa di Dio.
35 - ( 35,2-16 ) Perché mai nel giudicare hai supposto questo? Perché hai giudicato in questo modo?
Chi sei tu per poter dire: Io sono giusto dinanzi al Signore? Alla presenza del Signore tu hai detto: Io sono giusto.
L'uomo infatti merita rimprovero in tutti e due i casi, e cioè: primo, se egli parla in tono superbo ovvero se, anche secondo la giustizia umana, risulti falso che egli sia giusto; secondo, perché mai potrà dirsi con verità dall'uomo che egli è giusto agli occhi di Dio, poiché, paragonato a lui, ogni uomo è ingiusto.
Ovvero tu dici: Se ho peccato, che vantaggio ricavi tu o che cosa dovrò fare io?
A Eliu sembra infatti che Giobbe abbia rivolto a Dio questa domanda, quasi che a lui possa giovare il suo peccato, costringendolo, con questo dolore, ad usargli pietà.
Gli aveva detto infatti: Non insegnarmi ad essere empio; o che sarà un bene per te se commetterò ingiustizia? ( Gb 10,2-3 )
Ovvero potrebbe anche sembrare che col peccato Giobbe abbia nociuto a Dio, e Dio lo perseguiti per questo motivo, incalzandolo come un nemico per non ricevere da lui alcun male.
Effettivamente egli aveva asserito anche questo: Se ho peccato, cosa posso farti? ( Gb 7,20 )
Alle due ipotesi risponde Eliu con le parole che seguono, e cioè: Io risponderò a te e ai tre amici miei.
Guarda al cielo e vedi. Guarda alle nubi e vedi quanto sono alte sopra di te.
Se hai peccato che farai? Conferma ciò che è stato detto da lui: Se io ho peccato, cosa posso farti?
Ovvero, se tu hai commesso molte ingiustizie, cosa potrai fare?
È più grave quel Se hai commesso molte iniquità che non il Se hai peccato di cui sopra.
E tuttavia cosa potrai fare a Dio se non sei capace nemmeno di graffiare le nubi?
Se poi sei giusto, cosa potrai dargli? Argomenta e contrario: Come la tua giustizia non reca a lui alcun vantaggio così la tua malvagità non gli recherà alcun nocumento.
Ovvero, cosa prenderà lui dalla tua mano? Anche se tu volessi dargli qualcosa.
Lo dice dei sacrifici, che gli stolti credono essere accettati da Dio come cose di cui abbia bisogno.
La tua empietà si riversa sull'uomo che è simile a te, la tua giustizia ricade sul figlio dell'uomo.
L'una, la prima, nuoce; la seconda reca vantaggi.
Con questi versi egli conferma, e non controbatte, l'affermazione di Giobbe che aveva detto: Se io ho peccato, cosa posso farti?
Conseguentemente egli deve ora mostrare perché in questa vita gli uomini vengono tormentati dalle vessazioni dei cattivi e, tra questi, anche del diavolo e dei suoi angeli.
Egli infatti è il principale artefice di tutte le ingiustizie e cattiverie.
Siccome dunque i peccatori non possono nuocere a Dio, perché egli li consegna in mano ai cattivi per essere da loro tormentati?
Lo espone in quel che dice appresso e cioè: Grideranno in mezzo alla folla, schiamazzeranno tra le braccia di molti.
Egli non diceva: Dov'è quel Dio che m'ha fatto? Per questo infatti essi soffrono i propri mali: perché cerchino Dio, non perché stiano a sbraitare inutilmente.
Le parole: Colui che mi ha fatto hanno valore di prova, nel senso che Dio non abbandonerà colui che ha creato se l'uomo stesso continua a cercarlo.
Egli distribuisce le veglie della notte. Si riferisce ai periodi del tempo presente, disposti ordinatamente e regolati da certi dominatori, e ciò significa che nemmeno in questa notte dominata dall'errore Dio creatore abbandona senza custodia colui che ha creato.
Egli mi separa dai quadrupedi della terra e mi fa più sapiente degli uccelli del cielo.
Infatti nelle tribolazioni della vita presente non dobbiamo cercare il Signore mossi dal desiderio di cose terrene, ricordando che già prima di ottenerle noi siamo superiori agli animali.
Lì grideranno, ma tu non ascolterai. Dice lì per dire nella moltitudine, nell'afflizione di coloro che gridano, e dalla stretta di molti, ovvero quell'avverbio lì significa per tale motivo, come nel testo: Lì sono caduti quanti commettono azioni inique. ( Sal 36,13 )
Dicendo: Ma tu non ascolterai ciò che egli dice, lo dice di lui. Nell'odio dei cattivi.
Sottintendi: Lì grideranno. Il Signore infatti non vuol vedere le cose vane.
Egli non vuole andare in aiuto di coloro che gli chiedono cose insulse e che nelle angustie non gridano a lui per ottenere i beni eterni ( mentre è proprio per questo che si distinguono dai quadrupedi e sono stati resi più saggi degli uccelli del cielo ), ma si limitano a baccagliare perché non trovano la felicità fra le cattiverie del tempo presente.
L'Onnipotente guarda con amore coloro che compiono opere di giustizia; egli mi salverà.
Dio vede nell'intimo dei cuori, e come vede quelli che praticano [ la giustizia ], così ai giusti darà quella salvezza che egli vede nascosta nel segreto.
In effetti, le cose che Dio ha preparato per quanti lo amano, occhio mai ha visto né orecchio ha mai udito né sono penetrate nel cuore dell'uomo. ( 1 Cor 2,9 )
Per questo, anche se l'uomo si turba perché la sua salvezza è insicura, il Padre gli darà l'aiuto nella tribolazione, lui che scruta il segreto [ dei cuori ]. ( Mt 6,4 )
Tu lo potrai giudicare, se lo potrai lodare così come egli è. Questo infatti sembrava che dicesse Giobbe quando affermava: Magari ci fosse un arbitro fra noi! ( Gb 9,33 )
E ora siccome egli non prende visione della sua collera né si rende conto dei delitti con furore.
Non ne prende cognizione al fine di castigarli. Per questo è detto: Ecco io riconosco la mia iniquità; e nello stesso salmo: Distogli la tua vista dai miei peccati. ( Sal 51, 5.11 )
Egli dunque conosce i peccati; e in realtà, se gli uomini incontrano tribolazioni in questo mondo ( sebbene non in maniera pesante ) è proprio per questo motivo: perché tu punisci il [ colpevole ] ma gli dài spazio per ravvedersi.
Ma Giobbe ha aperto la sua bocca con parole senza costrutto. Moltiplica le chiacchiere perché è un ignorantone.
36 - ( 36,2-34 ) Abbi un po' di pazienza e permettimi d'insegnarti ancora, poiché ha ancora parole da dirti, ricevendo la mia dottrina da lontano.
Poiché fino a quando siamo in questo corpo siamo pellegrini, lontani dal Signore. ( 2 Cor 5,6 )
Con le mie opere parlerò di cose giuste. Affinché non si dica di lui ciò che Dio dice al peccatore: Come fai tu a narrare le opere della mia giustizia e come metti nella tua bocca il mio testamento, tu che hai in odio la disciplina? ( Sal 50,16-17 )
In questo mondo dobbiamo dunque parlare con le opere, in quanto la scienza [ completa ] la si riceve da lontano, parzialmente e in modo confuso.
E quando arriverà ciò che è perfetto sarà tolto di mezzo ciò che è incompleto ( 1 Cor 13,12 ) e non sarà più cosa remota, poiché noi lo vedremo così come egli è. ( 1 Gv 3,2 )
Tu comprenderai secondo verità e non [ dirai ] parole ingiuste comprese in maniera ingiusta.
Chiama le sofferenze di Giobbe parole di Dio, non ingiuste ma conformi a verità; quanto a Giobbe però egli ritiene che le abbia capite male poiché crede di soffrire ingiustamente, mentre invece anche del giusto sofferente si legge: È tempo che il giudizio cominci dalla casa del Signore. ( 1 Pt 4,17 )
E sappi che il Signore non rigetta l'innocente: anche se riprende severamente colui che ama, e usa il flagello con il figlio che gli è accetto. ( Eb 12,6 )
Forte per il vigore del cuore, egli non dà la vita all'empio: sebbene sul momento sembri risparmiarlo.
E va bene quel forte per il vigore del cuore, in quanto non gli darà la vita quando con lacrime cercherà lo spazio per un pentimento differito troppo a lungo ma non lo troverà, e non riuscirà a rendere misericordioso nel suo inflessibile giudizio colui che poco prima ha disprezzato, quando cioè lo ammoniva con misericordia.
E concederà il giudizio ai poveri. Quel giudizio con cui giudicherà coloro dai quali i poveri soffrono angherie.
E ben a proposito parla di poveri, facendoti comprendere che quando sopra parlava di empi lo diceva dei ricchi, cioè dei superbi.
Non toglierà al giusto i suoi occhi. Anche quando lo prova con le tentazioni e la sofferenza, mettendolo come in una fornace, ( Sir 27,6 ) non lo priva della sapienza con cui si conosce e si adora Dio.
Ciò dicendo, mostra con sufficiente chiarezza che pena degli empi è la loro stessa cecità, anche quando le altre pene sembrano loro risparmiate.
E con i re in trono. Sottintendi: li fa sedere, detto qui dei giusti.
Se li chiama re è perché essi domano la loro carne.
Di loro si dice: Qual è quel re che ingaggia guerra contro un altro re, ( Lc 14,31 ) ecc.
Li ha fatti sedere per sempre e saranno esaltati. Anche qui sottintendi quel che ha detto prima: Con i re sul trono.
E se dice: Saranno esaltati è perché prima erano stati umiliati. E coloro che sono stretti a ceppi.
Di questo legame dice l'Apostolo che per lui è un bene il venire sciolto per essere con Cristo; ( Fil 1,23 ) e si riferisce alle pastoie della vita presente, nella quale il corpo corruttibile appesantisce l'anima. ( Sap 9,15 )
Saranno presi nelle funi della povertà. Saranno convinti, riguardo alle consuetudini prolungate di prendersi i piaceri carnali, che derivano dalla mancanza di quelle cose con cui si regge e tira avanti la presente vita mortale.
E vengono annunziate ad essi le loro opere. Non certo le opere buone, ma forse gli stessi beni che appagano gli appetiti, dei quali è detto: So che nella mia carne non abita il bene. ( Rm 7,18 )
Tali voglie, anche se non spadroneggiano nel nostro corpo mortale costringendolo a seguirle, tuttavia certo non mancano.
Ovvero lo si dice degli appetiti per i quali l'uomo meritò di giungere alle opere cattive per la sua origine dal peccato.
E i delitti, quando essi si saranno irrobustiti. Sono queste le opere di cui parlava sopra.
Esse non possono essere facilmente annunziate, cioè manifestate, a chi è infermo ma a coloro che già hanno fatto dei progressi lasciandosi dietro tutta la cattiveria umana, universalmente conosciuta attraverso le opere disoneste e delittuose che si commettono alla luce del sole.
Ma esaudirà il giusto. Cioè colui che vive di fede, ( Ab 2,4 ) attribuendo alla grazia di Dio, e non ai meriti propri, non solo il fatto d'essere stato giustificato in rapporto a questa vita ma anche, per quanto riguarda il futuro, d'essere liberato da tutto il male di tutte le trasgressioni.
Tali cose annunzia la verità ai fedeli per il tempo in cui saranno fortificati, quando cioè saranno presi nelle funi della povertà.
Attualmente infatti essi sono stretti a dei ceppi, non ancora sollevati in alto per sedere eternamente sul trono insieme ai re.
E ha detto che si convertiranno dalla malizia. E ha detto, sottintendi: Dio.
Se obbediranno e [ lo ] serviranno, termineranno nei beni i loro giorni e nella gloria i loro anni.
Allora certamente nell'uomo non albergherà più alcun peccato poiché non ci sarà alcuna resistenza opposta dalla morte, cioè nessuna miseria derivante da quella mortalità che ci è capitata a seguito del peccato, ma si dirà finalmente: Dov'è, o morte, la tua resistenza? ( 1 Cor 15,55 )
Egli però non salverà gli empi perché non hanno voluto conoscere il Signore.
Queste parole sembrano riferite piuttosto ai pagani. E quando li si avvertiva, essi erano indocili.
Questo si riferisce ai giudei e a quanti, anche nella Chiesa, somigliano a loro nella disobbedienza.
E gli ipocriti deporranno la rabbia dal loro cuore. Quella per cui crocifissero il Signore.
Non grideranno perché egli li ha incatenati. Mediante l'onore del suo nome esteso in tutte le genti.
Muoia dunque la loro esistenza durante la gioventù. Cioè nella superbia con cui si vantavano dei meriti, fittizi, delle loro opere.
La loro vita sia ferita dagli angeli. Più agevolmente lo si intende degli annunziatori della verità, dai quali per alcuni deriva il profumo della vita per la vita, per altri il lezzo della morte per la morte. ( 2 Cor 2,16 )
Perché hanno fatto tribolare il debole e l'invalido. Ciò che in Dio è debole, ma è più forte degli uomini. ( 1 Cor 1,25 )
Renderà stabile il giudizio dei mansueti. Ciò farà il Signore in persona, che con l'esempio della sua mitezza differirà anche la condanna di coloro che li imitano: questa condanna tuttavia ci sarà certamente.
E poiché ti ha ingannato l'abisso per bocca del nemico. Ha ingannato.
Come sembrò a quanti perseguitarono Cristo, l'abisso di questo mondo trasse in inganno Cristo stesso per bocca del falso testimone.
A questo punto il discorso è rivolto allo stesso Signore.
Disciolti sotto di essa. Sottintendi: Ti hanno tratto in inganno.
E si dice che si disciolsero al di sotto dell'abisso perché gravati dal peso di cupidigie mondane.
E si è abbassata la tua mensa piena di cibo succulento.
È il sacramento del suo corpo e del suo sangue, il pane disceso dal cielo. ( Gv 6,50 )
Non verrà a mancare il giudizio per i giusti. Sebbene i poveri mangeranno e si sazieranno imitando i patimenti del Signore sostenuti dalla sua carità, il Signore non per questo ometterà di chiamarli al giudizio, che sarà in tempi brevi.
E sopra gli empi si riverserà la collera per l'empietà con cui accettavano regali iniqui.
Chiama regali in genere tutti gli emolumenti temporali per i quali si commettono ingiustizie.
Non ti distolga il volere di un'anima. Lo si dice al Signore, non con l'autorità di chi voglia dargli dei suggerimenti o la tracotanza di chi voglia comandare su di lui, ma nel gergo profetico, come uno che predice il futuro usando il modo imperativo.
Tale è il passo: Cingi la spada al tuo fianco tu che sei potentissimo. ( Sal 45,4 )
Dalle suppliche dei miseri. Di coloro, cioè, che essendo nel bisogno, gridano: O uomo infelice che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,24 )
E tutti quelli che posseggono la forza. Coloro che presumono delle loro opere e vogliono stabilire una loro giustizia. ( Rm 10,3 )
Non condurli fuori di notte. Sia palese che tu li separi dal popolo fedele, si tratti dei superbi che sono stati recisi dal [ buon ] olivo o anche dei tralci che sono stati staccati dalla vite, cioè di coloro per colpa dei quali sono sorte eresie e scismi.
Affinché in loro vece salgano in alto i popoli. Affinché, confusi i forti, siano innestati [ a lui ] i deboli di questo mondo, ( 1 Cor 1,27 ) in quanto chi si umilia sarà innalzato e chi si innalza sarà umiliato. ( Lc 14,11 )
Ma procura di non far nulla di sconveniente. Affinché non siano vilipesi il nome e la dottrina di Dio da parte di coloro che incorrono nella giusta condanna perché dicono: Facciamo il male perché ne vengano dei beni. ( Rm 3,8 )
Questo infatti hai scelto oltre la povertà. Non hai scelto solo la povertà di chi confessa ma, oltre a questa, la nitidezza della vita e dei costumi, affinché ne riceva ogni [ sorta di ] ornamento la dottrina della salvezza.
Ecco, Dio si consolerà, ovvero: si rafforzerà nel suo vigore. Poiché, sebbene crocifisso per la [ sua ] debolezza, tuttavia vive per la forza di Dio. ( 2 Cor 13,4 )
Chi infatti è potente come lui? O chi può mettere in discussione la sue opere?
Quasi che lo si possa sottoporre a giudizio, mentre è lui il giudice dei vivi e dei morti.
O chi potrà dire: Egli è stato ingiusto nell'agire? Ricordati che grandi sono le sue opere e gli uomini le hanno lodate.
Si riferisce agli evangelizzatori e a tutti gli annunziatori della parola che con la vita sono in accordo con il mistero che esercitano.
Ogni uomo guarda a lui. Chiunque è consapevole della debolezza umana.
Tutti gli uomini che sentono la compunzione. Sono uomini animati dal pentimento dei peccati.
Ecco Dio è grande e noi non lo sappiamo. È grande, perché come ha abbondato il peccato così è stata sovrabbondante la grazia. ( Rm 5,20 )
Non lo sappiamo lo si dice mettendolo in bocca a coloro la cui cecità è stata parziale, finché non sia entrata la pienezza dei pagani. ( Rm 11,25 )
Il numero dei suoi anni è infinito. Lo si dice in riferimento alla sua eternità.
Presso di lui ci sono le gocce della pioggia che nessuno può contare.
Il fatto che il Vangelo abbia riempito i suoi stessi predicatori è cosa suscettibile di descrizioni numeriche sino alla fine del mondo, quando sarà eliminata la scienza parziale e, [ vedendo ] a faccia a faccia, arriverà ciò che è perfetto. ( 1 Cor 13,12 )
Sulle sue strade si rovescerà la pioggia. Non la conterranno le vie degli empi.
Affluiranno le nubi e recheranno il buio su moltissima gente.
Poiché, se il Vangelo è stato celato, è celato in coloro che periscono.
Ha fissato il tempo al bestiame ed esso sa come e quando andare alla stalla.
Poiché il bue ha conosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone. ( Is 1,3 )
In tutte queste cose il suo animo non si stupisce. Poiché inizio della sapienza è il timore del Signore. ( Sal 19,10 )
Il tuo cuore non si cambia [ separandosi ] dal corpo.
Affinché, elevandosi sopra la terra, si volga in alto verso il Signore.
Se penserà di diffondere la nebbia. Affinché quelli che vedono diventino ciechi. ( Gv 9,39 )
La spande proprio come una tenda. Egli abitava come in una tenda nella sua carne mortale, ma i suoi persecutori attraverso verso quella carne non lo riconobbero quando si metteva nelle loro mani e stendeva le sue membra allargandole in croce.
Ecco ha sparso dappertutto la sua luce. Aveva nascosto questa luce allorché a Israele capitava la sua parziale cecità, ma ora la diffonde su tutte le genti.
Coprì la profondità del mare. Rimproverò il mondo e le sue cupidigie.
Egli infatti occultò la luce non per tenerla nascosta ma perché si manifestasse.
In essi infatti compì il giudizio delle genti mostrando loro con la luce della verità i peccati da loro commessi.
A moltissimi darà il cibo. Certo a coloro che, quando sono ripresi, riconoscono i loro peccati e provano fame e sete della giustizia.
Occultò la luce nelle mani. Se nelle mani è la declinazione di immani è da riferirsi a coloro che agli altri non perdonano i peccati mentre vogliono essere loro stessi perdonati da Dio; se invece deriva da le mani lo si riferisce a coloro che si vantano orgogliosamente delle proprie mani, cioè delle opere compiute, volendosi con esse giustificare.
Dice occultò la luce, perché non fosse veduta da loro, e questo perché il loro cuore istupidito era diventato cieco. ( Rm 11,25 )
Nei riguardi di lui diede comandi in senso contrario. Questo è detto di coloro che operano la verità o rimettendo i peccati altrui perché siano loro rimessi o confessando i propri peccati per poter rientrare nella grazia di Dio.
Essi vengono alla luce perché siano manifestate le loro opere: opere compiute da Dio ( Gv 3,21 ) e non da loro stessi.
A immane [ cioè spietato ] si oppone infatti misericordioso, a superbo si oppone umile.
Per annunziare la cosa al suo amico. La cosa che si annuncia è la luce, che egli cioè occultò perché fosse nascosta allo spietato e all'ingrato e fosse annunciata, cioè rivelata, a colui che non era più servo sotto la legge ma uomo riconciliato mediante la grazia. ( Rm 6,14 )
Ovvero [ la annunzia ] al suo amico, cioè a chi lo imita, in quanto lo stesso Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire. ( Mt 20,28 )
Il possesso [ lo hanno ] coloro che si sforzano di salire incontro a lui.
Posseggono quella luce coloro che si distaccano dalle cose terrene.
Lo si annunzia a coloro che lottano per salire verso l'alto, poiché, terminata l'ascesa, non occorreranno messaggeri che vadano ad annunziare [ la realtà ] che già si vede a faccia a faccia.
Quanto poi alle parole: si sforzano di salire incontro a lui, le intendiamo riferite non a gente che gli si oppone ma che gli muove incontro, come anche l'Apostolo dice: Incontro a Cristo. ( 1 Ts 4,16 )
37 - ( 37,1-23 ) Ma anche per questo si è bloccato il mio cuore. Cioè per la meraviglia.
E si è staccato dalla sua sede. Dice che si è staccato dalle cose terrene, di cui prima si dilettava, per elevarsi verso il Signore.
Ascoltate il suono della sua voce terrificante. Da queste parole risulta chiaro che egli parla mosso dallo Spirito.
Egli infatti comincia a precisare il motivo per cui il suo cuore si è staccato dal suo posto naturale.
È stato per l'autorità del Vangelo che per tutto l'universo risuona con voce terrificante dicendo: Fate penitenza, poiché il regno dei cieli è vicino. ( Mt 3,2 )
Escono fuori al rumore della sua bocca. Escono, ovviamente, incontro a coloro che sono fuori, cioè immersi nel godimento delle cose visibili.
Gira al di sotto dell'intera volta del cielo e la sua luce raggiunge gli estremi confini della terra.
È quel che avviene mentre la Chiesa si va diffondendo fra tutte le genti.
Dietro a lui rintronerà un grido. Dopo la sua prima venuta echeggerà la tromba finale, che annunzia il suo secondo evento, ( 1 Cor 15,52; 1 Ts 4,15 ) quello nella gloria.
Nel rimbombo della sua superbia. Dice superbia invece di sublimità, sapendo che la prima venuta era stata nell'abbassamento.
Quando si udrà la sua voce, non sarà più possibile tenergli dietro.
Occorre cercare il Signore in questa vita, quando lo si può trovare, ( Is 55,6 ) cioè conoscere con fede sincera e così ottenere la salvezza.
Non sarà invece possibile trovarlo allorquando verrà a giudicare e farà udire la sua voce che minaccia: Andate al fuoco eterno. ( Mt 25,41 )
Il pentimento tardivo di chi non aveva creduto [ prima ] sarà allora infruttuoso.
Forte nella sua voce egli allora tuonerà in maniera sorprendente.
Al contrario la voce che elevò nella sua prima venuta non fu espressione della sua forza ma della nostra debolezza, che egli fece sua partecipando alla nostra condizione mortale, come fu detto: Ciò che in Dio è debolezza è più forte degli uomini. ( 1 Cor 1,25 )
Operò cose grandi, che noi ignoravamo. Le fece nella sua prima venuta e per questo alla fine verrà come giudice per riprendersi le cose che ha date.
Che noi ignoravamo. È posto sulla bocca di coloro ai quali rimase sconosciuta la divinità del Signore, essendosi fermati a considerare la debolezza della sua umanità.
Comanda alla nube: va' sulla terra. Lo comanda alla sua carne, e lo fa affinché, tramite il sacramento, queste parole siano intese in suo ricordo ( Lc 22,19.20 ) sicché noi ne imitiamo l'umiltà e cresciamo nella carità.
Il tempo della pioggia e degli acquazzoni è in suo potere.
La nube infatti è sulla terra; ma non è in nostro potere spremerla per irrigare i cuori con la pioggia e gli scrosci dell'acqua della predicazione con cui si fan capire le cose occulte.
Ciò infatti è in suo potere, non nostro. Pone un segno nella mano di ciascun uomo.
Attraverso le sue opere gli fa capire quanto sia colpevole, affinché ogni uomo si renda conto della propria infermità e gridi: Uomo infelice sono io! Chi mi libererà da questo corpo mortale? ( Rm 7,24 )
Le belve entrarono nel rifugio e si riposarono nella tana. I peccatori sono entrati [ nella Chiesa ] attraverso il perdono e la grazia e, rimessi i loro peccati, si sono acquietati nella coscienza.
Dalle riserve è sopraggiunta la tempesta. Dall'ordine imperscrutabile delle cose è venuta la prova.
E dalle [ sue ] riserve è venuto il freddo. Dal mondo del mistero è venuto il giudizio su coloro che non perseverano, e in tal modo la carità di molti si raffredda per il traboccare dell'iniquità. ( Mt 24,12-13 )
Ciò capita loro giustamente in quanto essi ripongono la speranza non in Dio ma negli uomini.
Dal soffio di Dio verrà dato il gelo. Coloro che sperano negli uomini non si raffredderanno solo per l'aumentare dei cattivi ma, alcuni almeno, anche a causa delle opere buone di coloro che posseggono lo spirito di Dio.
Alcuni infatti rendono duro il cuore mediante l'invidia, che è come un ghiaccio, e sono coloro per i quali Paolo è odore di morte per la morte. ( 2 Cor 2,16 )
Ora, di fronte a ciò chi è in grado di capire in che modo questo ghiaccio venga dato con giustizia ed equità dallo spirito di Dio?
In effetti, come quando uomini carnali lodano altri, succede che per la loro malizia alcuni si raffreddino cadendo nella disperazione, così succede alla gente carnale che desidera essere lodata dagli uomini: mossa dall'invidia a causa della giustizia dei buoni essa diventa dura di cuore.
Egli fa scorrere l'acqua nella direzione che più gli piace. In tal modo avviene che in una città piova e non piova in un'altra. ( Am 4,7 )
Per quanto riguarda la pioggia spirituale, ciò avviene secondo i meriti delle anime, secondo che esse si sottomettono o non si sottomettono [ a lui ].
La nuvola irriga il frumento. Se dunque vogliamo esser irrigati cerchiamo dio essere un campo di grano.
Diffuse come nube la sua luce. Lo dice del Vangelo della sua incarnazione.
Ed essa si volge tutt'all'intorno. Di essa ci si occupa in tutto il mondo.
Nei posti di comando perché si operino tutte le cose che ha loro comandato.
I posti di comando attraverso i quali quella nube si volge tutt'all'intorno sono i predicatori della parola, dai quali le Chiese sono guidate a mettere in pratica tutti i comandamenti di Dio.
Essi sono stati stabiliti da lui sulla terra. Da lui, cioè dal nostro Signore Gesù Cristo.
Tanto nella sua tribù quanto nella sua terra. Cioè nella tribù di Giuda, nella quale nacque il Cristo secondo la carne e nella quale morì, risuscitò e ascese al cielo.
Dalla stessa ebbero origine gli apostoli e parimenti furono prelevati, per così dire, e salvati molti altri fratelli, chiamati da lui stesso prima della passione o dagli apostoli dopo la sua ascensione.
Ciò accadde a Gerusalemme e nelle Chiese cristiane della Giudea, come riferisce l'apostolo Paolo: Per la veracità di Dio a conferma delle promesse [ da lui fatte ] ai padri.
Tanto se ha voluto trovarla nella sua misericordia. Cioè se nella sua misericordia ha voluto che quella nube fosse trovata dalle genti venute alla fede.
Così infatti continua [ Paolo ]: Quanto alle genti, esse danno gloria a Dio per la sua misericordia. ( Rm 15,8-9 )
Càcciati questo negli orecchi, o Giobbe. Vuol quasi richiamare la sua attenzione, stando per parlare della vocazione dei pagani.
Sta' saldo e rammenta la potenza del Signore. Non turbarti nella mente attribuendo qualcosa a te stesso.
Noi sappiamo che Dio ha disposto le sue opere. Certo, condannando chi si vanta delle proprie opere.
Quando dalle tenebre faceva venir fuori la luce. Quando, cioè, giustificava gli empi.
Voi infatti un tempo eravate tenebre, ora invece siete luce nel Signore. ( Ef 5,8 )
Conosce la differenza delle nubi. Cioè degli evangelizzatori, dei quali alcuni sono passati alla fede prima della sua passione altri invece dopo.
Gli enormi errori dei cattivi. Non di coloro che da lui si allontanarono mettendolo in croce ma poi si pentirono e furono battezzati nel suo nome.
Parla invece dell'errore di coloro che non sono ancora riusciti a ravvedersi ma anche dopo hanno continuato con ostinazione a perseguitare la Chiesa.
Di questi tali infatti la prevaricazione non è stata piccola ma enorme.
Il tuo indumento è resistente. Lo dice della dignità superba e va riferito a colui che osa vantarsi delle sue opere.
Tacendo la terra dalle parti del mezzogiorno, indurirai forse tu con lui i cieli che si sono diffusi ugualmente perché gli uomini avessero la vista?
Per terra dalle parti del mezzogiorno intendiamo con sufficiente verosimiglianza quei giudei che credettero in Cristo.
Infatti come il sole è più lontano dalle regioni della terra che sono a settentrione mentre è più vicino a quelle che sono a mezzogiorno, così non è assurdo intendere questa terra dalle parti del mezzogiorno come un riferimento a coloro che l'Apostolo dice essere stati trovati vicini alla luce del Vangelo. ( Ef 2,17 )
Noi infatti siamo soliti chiamare cieli gli evangelizzatori, di cui si dice: I cieli narrano la gloria di Dio, e ne sono conferma le parole: Per tutta la terra si è esteso il suono della loro voce e sino agli estremi confini del mondo le loro parole. ( Sal 19, 2.5 )
Analogamente nella parola terra è giusto intendere le popolazioni a cui giunse il messaggio evangelico.
E siccome il popolo dei credenti sorto in Giudea, dopo che gli apostoli morendo se ne partirono da questo mondo, non esiste più in quella regione, ecco che l'autorità degli evangelizzatori si è consolidata nelle Chiese provenienti dal mondo pagano.
Tale autorità si è resa stabile per la misericordia di Dio quando venne a mancare l'apporto dell'autorità delle Chiese di Giudea che avevano creduto in Cristo.
Quindi il senso della frase richiede che essa sia pronunziata come una interrogazione, e cioè: Farai tu tacere la terra dalle parti del mezzogiorno?
E vuol dire: Siccome al presente mentre dura la nostra vita non c'è più alcuna comunità cristiana di origine giudaica, forse che tu bloccherai alla stessa maniera anche l'invio di evangelizzatori e chiuderai i libri delle sacre Scritture che dalla misericordia di Dio sono stati diffusi indistintamente non solo fra i giudei ma anche fra i pagani perché potessero vedere?
Con ciò egli sottolinea l'apporto della grazia e della misericordia di Dio, in modo che nessuno si vanti dei propri meriti, come invece facevano i giudei nella loro superbia.
Pertanto insegnami cosa gli dobbiamo dire e ci tratterremo dal dire tante parole.
Infatti non hanno nulla da dirgli, convinti come sono che l'uomo non ha di per sé alcun merito ma ha bisogno della sua misericordia.
Mi ti presenti forse quasi che tu sia un libro o un amanuense, per cui io alzandomi in piedi faccia azzittire l'uomo?
Perché dunque non dici niente se hai qualcosa da dirmi?
Non mi ricevi infatti come uno a cui tu voglia dettare qualcosa e poi non dici niente.
In realtà noi stiamo discutendo insieme. Non però a tutti si rende visibile la luce che risplende dalle nubi.
Torna a quel che diceva prima circa la speranza del perdono dei peccati e dell'illuminazione ad opera della grazia, che si ottengono dalla misericordia di Dio.
È infatti dalle nubi che risplende la luce, ma essa non è proprietà delle nubi, in quanto anche esse vengono illuminate.
Una cosa infatti è risplendere per luce propria e un'altra risplendere perché si è illuminati; ma questo non è percepito da tutti, e così molti suppongono che le anime dei sapienti risplendano di luce propria.
Sono coloro che dichiarandosi sapienti sono diventati stolti. ( Rm 1,22 )
Passa lo spirito e le rende pure. Parla di quello spirito del quale sta scritto: Dal rimprovero dello spirito della tua collera, ( Sal 18,16 ) e ancora: Dove fuggirò lontano dal tuo spirito? ( Sal 139,7 )
Dal richiamo delle tentazioni si manifesta agli uomini quale sia il loro merito: in effetti per i peccati che hanno commesso essi sono tenebra e mancano della gloria di Dio. ( Rm 3,22 )
Debbono quindi desiderare di essere illuminati dalla sua luce, e così rendere onore a lui non attribuendolo a se stessi.
In tal modo, deposta la superbia, saranno mondati dal grande peccato ad opera dello Spirito santificatore, che è in noi non in maniera transitoria ma permanente.
Dal settentrione una nube color d'oro. Gente che da un'empietà maledetta e molto lontana da Dio viene al porto della salvezza, convertita e purificata e illuminata dalla sapienza.
Come mai questo se non ad opera della grazia, dove i meriti [ dell'uomo ] non contano e i peccati vengono rimessi?
Lo diceva quel tale che, volendo ottenere perdono, diceva: Insegnerò ai perversi le tue vie e gli empi si volgeranno a te. ( Sal 51,15 )
Proprio come le nubi, che si levano ad oriente, ovvero settentrione, fugate ormai dalla luce le loro tenebre.
In questi grande è la gloria e l'onore dell'Onnipotente.
Infatti colui al quale si condona di più ama di più, ricordando che l'Onnipotente anche di un empio può fare un giusto.
Non troviamo alcun altro con potenza simile alla sua.
Egli solo infatti non ha commesso peccato e non si è trovato inganno sulla sua bocca. ( 1 Pt 2,22 )
Infatti Dio solo è verace, mentre ogni uomo è mentitore: ( Sal 116,11 ) per questo riporta vittoria nel giudizio il Dio fatto uomo.
Non credi che lo esaudirà colui che giudica con giustizia?
Pertanto non si disperi l'uomo, né per questo aggiunga peccati a peccati quasi che sia stato già condannato, anche se fosse certo che per la giustizia di Dio non potrà evitare il castigo.
Dio infatti nella sua giustizia può esercitare il giudizio in modo tale che gli consenta di esaudire i colpevoli se gli chiedono perdono.
E questo tanto più quanto maggiore è la giustizia con cui giudica.
Non è infatti giudizio giusto quello in cui i pentiti che invocano pietà sono messi sullo stesso piano di coloro che rifiutano di umiliarsi e di riparare [ il male ] con la penitenza.
Per questo gli uomini lo temeranno. Se confessando i propri peccati si ricorderanno d'essere uomini, [ lo temeranno appunto ] perché sono uomini.
A loro è detto: Non è forse vero che siete uomini? Lo temeranno anche i saggi di cuore.
Per non diventare stolti con l'attribuire a sé le cose che hanno ricevuto e col credere d'essere sapienti.
Può succedere infatti che ai superbi sia tolto quel che invece agli umili viene concesso.
È quanto accade ai sapienti che sono tali per l'illuminazione del cuore e non per le vanterie della lingua e ai re che giudicano il mondo da uomini spirituali senza poter essere giudicati da nessuno: ( 1 Cor 2,15 ) serviranno il Signore con timore e in lui esulteranno con tremore per non deviare dalla via giusta. ( Sal 2,11.12 )
È infatti Dio colui che opera in loro il volere e l'operare secondo la buona volontà. ( Fil 2,13 )