Fratel Teodoreto oratore e scrittore

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Parola semplice che convince e costruisce

« Fratel Teodoreto non era un oratore nel senso comune del termine; la parola aveva non facile, anche prima che fosse colpito da afasia; il suo pensiero non brillava di originalità, lo stile suo era dimesso naturalmente e forse anche di proposito.

Il pregio del suo dire stava tutto nella profonda convinzione con cui parlava e ancor più nell'evidenza dell'esempio che precedeva il discorso e nella fama di santità di cui godeva ».

Cosi ci presenta l'oratore Fratel Teodoreto il suo biografo Fratel Leone di Maria, che ben lo conosceva.

Altre citazioni ci vengono riferite da Confratelli e Catechisti che ebbero la fortuna di ascoltarlo e tutte sono unanimi nel rilevare la profondità e la forza di convinzione del suo dire.

« Dal punto di vista oratorio le sue conferenze non erano certo dei capolavori, tutt'altro; ma nella sua voce si sentiva tanta persuasione, e un non so che di divino, che le sue parole penetravano a fondo nell'anima, suscitandovi i più nobili sentimenti di fede e di amor di Dio.

Rileggendo ora quelle conferenze, mi pare non solo di rivivere i sentimenti provati allora, ma di riudire persino le cadenze con cui Egli pronunciava, a stento, quelle parole » così si esprime un suo Novizio.

« Durante le conferenze, di solito leggeva e, malgrado la dicitura né vivace né brillante, impressionava per l'animo che appariva perfettamente aderente alla dottrina espressa e perché tutti sapevano come rispondesse in tutto alla pratica della sua vita » ( Fratel Cecilio ).

« Sulla cattedra delle conferenze teneva sempre un bel Crocifisso e ogni conferenza terminava con un pensiero alla Vittima divina » ( Fratel Eusebio ).

« Fratel Teodoreto parlava con estrema semplicità, ma raggiungeva il cuore diritto diritto.

Tutto quello che diceva era cosi vero, così bello, così importante che io non perdevo una sillaba.

Mezz'oretta di conferenza passava in un baleno.

I giovani non erano stanchi di sentirlo parlare, ma Egli possedeva in sommo grado il senso della discrezione e in tutti i suoi interventi era tale da lasciare il desiderio del suo ritorno » ( dott. Tessitore ).

« Ricordo che durante una conferenza ( esattamente il 14 agosto 1924 ) trattando dell'unione con Dio, frutto dello spirito di Fede, d'un tratto lo vedemmo alzare gli occhi dallo scritto e parlare con animazione per una decina di minuti, mettendo una foga insolita e insistendo che assolutamente dovevamo ottenere di « sentire » vicino e presente Dio in noi durante il Ritiro, almeno per qualche breve momento.

Ciò proclamava essenziale alla nostra vita religiosa, al nostro fervore, alla nostra perseveranza.

Era una grazia che Dio certamente voleva farci: ma tutti dovevamo meritarcela, chiedendola insistentemente e corrispondendo con sacrificio a tutti i favori del Ritiro.

Quando finì la sua vivace perorazione, quasi tornando in sé, ci pregò di ricordare e dare importanza a ciò che aveva detto, perché non se lo era segnato in precedenza, ma lo aveva espresso per un impulso interiore impreveduto; perciò aveva ragione di credere che fosse il Signore ad averlo ispirato e spinto a dire, e che forse alcuni dei presenti avevano proprio bisogno di sentire « più da vicino » il Signore » ( Fratel Cecilio ).

« Quanta semplicità, quanta piena fiducia di Dio nelle conferenze che teneva agli Esercizi Spirituali sull' « Unione », e quanta umiltà! Non entrò mai in polemica: esponeva quello che era convinto fosse desiderio di Dio e lasciava a Lui il trionfo dell'Opera sua.

Anche dopo brillanti conferenze di altri oratori, la sua parola calma, priva di ogni attrattiva umana, penetrava profondamente nell'anima, conquideva, ci rendeva più buoni! » ( Fratel Gustavo ).

Impegno di preparazione

Era scrupoloso e meticoloso nella preparazione delle sue conferenze: raramente improvvisava.

Così ce ne parla il Fratel Cecilio: « Le intere sue giornate le passava lavorando in camera: consultava i testi del Santo Fondatore: Regole, Raccolta, Metodo di orazione, Esprit et vertus, Doctrine spirituelle, e scriveva su fogli tutti gli argomenti delle sue conferenze.

Iniziato il Ritiro, lo vidi servirsene metodicamente ».

Uguale metodo usava per le conferenze che doveva tenere ai giovani della Unione Catechisti.

A questo punto la domanda si ripropone: fu oratore?

Se per oratoria intendiamo la brillantezza del dire e l'esposizione che colpisce immediatamente, la risposta può essere negativa, ma se per oratoria intendiamo la forza che convince e muove ad operare Fratel Teodoreto fu certamente oratore convinto e soprattutto convincente.

La lunga esperienza di Catechista dei piccoli che deve saper trarre dalla semplicità dei mezzi e dell'esposizione e dalla forza convincente intima il valore dell'efficacia segnava profondamente anche il suo dire a chi piccolo non era: ma l'animo dell'adulto è più incline ad accettare la semplicità unita a convinzione che l'esposizione brillante ma priva di animo.

Per questo Fratel Teodoreto riuscì efficace e convincente.

Fratel Teodoreto scrittore

Di Fratel Teodoreto scrittore già si è parlato in precedente articolo su questo Bollettino ( N. 2 - aprile-giugno 1979 ), in occasione della pubblicazione della « Positio super scriptis ».

A quell'articolo rimandiamo per la conoscenza dell'iter di raccolta degli scritti e per il giudizio sulla figura del Servo di Dio che da essi emerge.

Desideriamo ora ritornare su questo argomento anche perché ricorre quest'anno il 35° delle Regole dell'Unione Catechisti e il 40° della biografia di Fra Leopoldo « Il Segretario del Crocifisso » scritti da Fratel Teodoreto.

Allarghiamo la nostra panoramica anche agli altri scritti inediti ed editi con breve analisi che possa rivelarci alcuni aspetti dello scrittore.

Regole e costituzioni

Ma incominciamo dalle Regole e costituzioni dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata - Istituto secolare.

È un libretto di 91 pagine.

La frase programmatica che lo precede dice: « Padre, non chiedo che Tu li tolga dal mondo, ma che li guardi dal male » ( Gv 17,15 ).

Seguono poi le due approvazioni del Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, in data 24 giugno 1948 e 22 febbraio 1949.

Esse si dividono in 5 parti: Natura e fine dell'Istituto, Catechisti Congregati, Governo dell'Istituto, Catechisti Associati, Zelatori e Ascritti.

Non è qui il caso di addentrarci più profondamente nell'analisi delle Regole.

Ci pare opportuno invece seguire l'iter con cui furono composte.

Scrive Fratel Leone: « Tutti i Fondatori misero la massima cura nel compilare il Codice della loro Congregazione ».

Per l'Unione Catechisti, che ancora era Pia Unione, già era stato redatto un Regolamento, ma con la nuova disciplina della Chiesa con la « Provida Mater Ecclesia » del 2 febbraio 1947 che istituiva gli Istituti Secolari e dava loro forma giuridica, occorreva adeguare tale Regolamento alle nuove disposizioni.

Fralel Teodoreto vi si accinse con impegno, nonostante fa non più giovane età: aveva 77 anni!

Il suo Superiore, Fratel Costanzo, avendogli chiesto un giorno se avesse composto le Regole dell'Unione « con mezzi naturali o anche con mezzi soprannaturali », ne ebbe in risposta: « Anche con mezzi soprannaturali! ».

Quanto a « mezzi soprannaturali » non c'è dubbio che se ne valse ampiamente.

Ce lo conferma una preziosa testimonianza di Fratel Ernesto: « Fratel Teodoreto fu a Pessinetto, in Val di Lanzo, a trascorrere le vacanze estive del 1948: e là, nella quiete della Comunità dei Fratelli che si riposavano ai monti, scriveva le Regole dei Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso per la approvazione definitiva del suo Istituto.

Siccome nella stesura di quelle Regole gli prestavo qualche aiuto ( ricopiando i fogli da Lui compilati ) mi occorsi di vederlo a tavolino, intento in quest'opera.

Teneva accanto a sé, dalla parte destra, un Crocifisso, e ogni tanto lo guardava amorosamente, quasi per attingere ispirazione dalle sacrosante Piaghe di Gesù sofferente.

Durante questo lavoro era tutto assorto nel suo Signore, più preoccupato di fare la volontà divina nella compilazione di quelle Regole, che non di seguire la propria volontà, i propri lumi e la propria esperienza ».

Anche per le Regole, parlò lungamente e attinse indicazioni e orientamenti dai Catechisti, che queste Regole avrebbero dovuto osservare nella vita.

Figlio anche in questo di S. Giovanni Battista de La Salle che lasciò ai Fratelli le Regole già vissute e sperimentate nella vita dai Fratelli stessi.

Per maggior sicurezza e tranquillità ricorse spesso alla nota competenza giuridica del Teol. Luigi Quaglia, Promotore della Fede presso la Curia Diocesana Torinese perché le mettesse al banco di prova. Lui stesso scrisse al rag. Giovanni Cesone: « Vorrei far vedere ( prima di stamparle ) o al Fratel Emiliano o al Signor Avv. Sales, per la miglior forma italiana ».

La consegna delle Regole ai Catechisti

Ottenuta l'approvazione delle Regole dal Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, le volle consegnare personalmente ai Catechisti.

La consegna ci viene riferita dal Catechista Mario Lorenzatto in una deliziosa pagina: « La consegna avvenne praticamente in due distinte circostanze: la prima fu il giorno di S. Giuseppe, 19 marzo 1949, in cui, alla fine del Ritiro mensile, dopo l'Adunanza di chiusura Fratel Teodoreto ( nella casa di Via Feletto ) si sedette e, tirando fuori il pacco, cominciò a svolgerlo: era visibilmente commosso.

Quel pacco conteneva le prime copie delle regole recentemente approvate con Decreto Arcivescovile.

Egli pronunciò queste parole: « Vi han messo le mani in tanti, che … ».

Evidentemente con queste parole voleva stornare da sé il senso di ammirazione che spontaneamente s'impadroniva di ciascuno di noi, nel pensare all'operaio infaticabile che vi aveva lavorato, dal primo istante in cui si era occupalo dell'Unione nostra, per elaborarle, per farle sperimentare e per ottenerne l'approvazione dall'Autorità competente.

Indi spiegò l'importanza che avevano per noi le Regole: « Ecco il Codice su cui sarete giudicati ».

Ma la consegna vera e propria delle Regole approvate avvenne il Sabato Santo 16 aprile 1949 alla Villa Nicolas Inferiore, nella Cappella.

Egli aveva già preparato tutti i testi, con sua dedica personale, e li aveva messi vicino al Tabernacolo.

Prima di consegnarli, illustrò l'importanza che rivestiva quell'atto in quel momento per l'Unione Catechisti e per ciascuno di noi: i vantaggi ma anche la responsabilità di ogni Catechista a cui era affidata la Santa Regola per essere tradotta in pratica.

Indi consegnò le singole copie … Ringraziammo infine il Signore del grande dono ».

Due presentazioni: due scene commoventi di vita familiare.

Nella prima il « Padre visibilmente commosso » presenta le prime copie delle Regole ai suoi figli spirituali e rivìve nell'intimo l'iter di grazie e di sacrifici che le hanno accompagnate.

Nella seconda, in Cappella, fruendole da presso il Tabernacolo, le consegna ad ognuno, dopo che nell'intimità del suo incontro con Gesù, ha scritto su ognuna una sua dedica personale, con atto squisitamente paterno e delicato.

La biografia del Servo di Dio Fra Leopoldo M. Musso OFM: Il Segretario del Crocifisso

Fratel Teodoreto scrisse e pubblicò anche la biografia del Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso ofm, che intitolò, traendolo da un detto di Maria Santissima del 24 e del 26 ottobre del 1908 ( « Il Segretario del Crocifisso », pag. 76 ) « Il Segretario del Crocifisso ».

Fratel Leone ci dice: « Fratel Teodoreto maneggiava bene la matita, come professore di disegno, ma per la penna non ebbe mai molta propensione …

Ci voleva un'immensa stima, un'amicizia eroica davvero, una riconoscenza sconfinata per indurlo a scrivere intorno al suo santo Consigliere un volume di oltre 300 pagine!

Più che tutto occorreva la persuasione che quelle pagine, per le virtù di cui erano specchio, avrebbero operato un bene grande assai! ».

E fu proprio questo l'intento dello scrivente come testimonia egli stesso nella lettera al « Caro lettore » che precede la biografia: « Se leggendole sentirai crescere in te il desiderio di amare e far amare Gesù Crocifisso, studiati di parteciparle ad altri, quanto più ti sarà possibile.

Sarà questo il più gradito omaggio a Fra Leopoldo e la maggior ricompensa che tu possa dare al compilatore di quest'umile lavoro ». ( « Il Segretario del Crocifisso », pag. XXIV ).

Padre Ceslao Pera O.P. nella Prefazione alla seconda Edizione della biografia del 1958, quattro anni dopo la morte del Servo di Dio Fratel Teodoreto, così scrive: « Avevo completamente dimenticato di aver fatto una recensione alla vita di Fra Leopoldo, scritta da Fratel Teodoreto.

Perciò non piccola fu la mia sorpresa, leggendo nella vita di Fratel Teodoreto, scritta dal Postillatore Generale Fratel Leone di Maria un pezzo di quella recensione, postillato dallo stesso Fratel Teodoreto in un senso che, se manifesta l'alto suo spirito lasalliano non mi trova consenziente sopra un punto che ritengo sincera espressione del mio pensiero, su queste due anime belle.

Quel pezzo di recensione lo riferisco qui perché la mia presentazione del libro non potrebbe, anche oggi, essere diversa.

« In 23 capitoli Fratel Teodoreto, con serena obbiettività storica e caldo sentimento di fede, ci racconta come può di mezzo alle marmitte saltar fuori un santo, cioè un credente che ama Dio e Lo serve ogni giorno, nell'eroicità nascosta del quotidiano dovere.

Chi conosce l'episodio di Fra Tommaso d'Aquino che va a visitare Fra Bonaventura di Bagnorea e, trovandolo occupato a scrivere la vita di Fra Francesco d'Assisi, dice quelle famose parole: " È un santo che scrive d'un altro santo ", non può non ripeterle nel suo intimo e ritrovare, nella convergenza di due raggi d'anima, lo splendore d'una medesima luce emanante dal Cristo Gesù ».

Secondo quanto riferisce il Catechista Congregato rag. Cesone, « fratel Teodoreto non trovò giusta l'insinuazione che lui fosse un santo scrivente la vita di un altro santo ».

E, accennando me, soggiungeva: « Digli che è una turibolata che rompe la punta del naso e toglie la gloria di Dio ».

Su questo, Fratel Teodoreto non credo che mi abbia trovato consenziente e sono lieto di poter confermare il mio giudizio in questa presentazione del suo libro ».

Fin qui Padre Pera.

Fratel Teodoreto non sa se sia umiltà più perfetta parlare o tacere e si affida al criterio del rag. Cesone, tanto più che la recensione dovrebbe comparire sul Bollettino dell'Unione.

E infatti apparve sul Bollettino N. 1-2 del gennaio-aprile 1945 - Anno XXIX, ma dei « due santi » non è fatto cenno!

Fratel Teodoreto fu anche testimone al Processo Ordinario Informativo presso la Curia di Torino negli anni 1941-43 per la Causa del Servo di Dio Fra Leopoldo.

Si potrebbe pensare che questo gli facilitò il compito della compilazione della vita di Fra Leopoldo. Non fu così.

Ci illumina su questo Fratel Angolino: « Le deposizioni avvenivano il pomeriggio dalle 15 alle 17 ed oltre e durarono per circa un mese.

Nella mattinata il caro Fratel Teodoreto preparava, per iscritto, quanto doveva deporre il pomeriggio al Tribunale Ecclesiastico.

Un giorno lo vidi al suo tavolino di lavoro, dinanzi ad un piccolo Crocifisso e mi rallegrai con lui dicendogli: « Il lavoro che sta facendo le gioverà poi per la stesura della vita di Fra Leopoldo e così prenderà due piccioni con una fava ».

Ma Lui rispose tranquillo: « Purtroppo no, perché non appena fatta la deposizione in Curia, devo strappare, seduta stante, le mie note.

È un favore che mi fanno concedendomi di scriverle, perché sono vecchio e la memoria mi potrebbe tradire.

Ma anche così, mi stancano molto queste deposizioni!

Completata la biografia, ma dubbioso del proprio valore di scrittore.

Egli chiese una revisione letteraria da parte di un suo Confratello, Fratel Gottardo, che la contenne nei limiti della massima discrezione affinché ognuno sentisse lo stile di Fratel Teodoreto: e questi del beneficio della revisione fu gratissimo e non ne fece mistero con nessuno ».

Il Bollettino « L'Amore a Gesù Crocifisso »

Tra gli scritti editi di Fratel Teodoreto sono da ricordare ancora 4 articoli che scrisse per la Rivista Lasalliana dei Fratelli delle Scuole Cristiane della Provincia di Torino per complessive 32 pagine, sui Numeri 1, 2, 3, 4 del primo anno di esistenza della Rivista, il 1934.

Essi portano il titolo « Unione del Santissimo Crocifisso » e sono una presentazione dell'opera.

Merita anche rilevare che Fratel Teodoreto era iscritto all'Albo dei giornalisti: era richiesto per presentarsi quale Direttore responsabile del Bollettino dell'Unione: « L'Amore a Gesù Crocifisso ».

Su di esso tuttavia troviamo raramente articoli da lui firmati.

Fece domanda di iscrizione il 77 marzo 1949 e la Commissione unica per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti attesta che Giovanni Garberoglio è iscritto nell'elenco speciale di Torino in data 5 maggio 1949.

È probabile che la prima iscrizione risalga ad anni prima e che si sia conservata solo quest'ultima dichiarazione rilasciata 5 anni prima della sua morte.

L'elenco speciale è quello al quale sono iscritti coloro che, pur non esercitando l'attività giornalistica, assumono la responsabilità come direttori di pubblicazioni periodiche.

Del Bollettino Fratel Teodoreto fu direttore dall'Anno X - N. 2, 5, 4, aprile-dicembre 1926.

Dei primi dieci anni e cioè dal N. 1 del 1° luglio 1917 fu direttore responsabile il prof. Luigi Ughetto a cui successe per un numero solo, il N. 1 dell'Anno X, gennaio-marzo 1946 Pietro Quirino.

L'ultimo numero in cui è segnato il nome di Fratel Teodoreto G. Garberoglio è il N. 1,2, gennaio-febbraio 1954, Anno 35°.

Il numero seguente, quello che reca la notizia della sua morte ed è riassuntivo di più di un anno dal marzo 1954 al giugno 1955, reca già la firma dell'attuale direttore, dott. Carlo Tessitore.

Anche le indicazioni per il Bollettino erano giunte a Fratel Teodoreto tramite l'amico e confidente Fra Leopoldo come scrive lo stesso Fratel Teodoreto: « Al principio del 1917 avevo detto a Fra Leopoldo di pregare per sapere se dovevamo pubblicare un Bollettino dell'Unione del SS. Crocifisso.

Il Servo di Dio, nella preghiera del 9 gennaio, aveva udito queste parole: « Riguardo al Bollettino, prima si sistemi ogni cosa e dopo venga pure ».

Dopo la sistemazione del Regolamento, parlai nuovamente del Bollettino con Fra Leopoldo ed ecco ciò che egli ne scrisse: « La sera del giorno 16 aprile 1917 domandavo a Gesù Sacramentato se era conveniente fare un piccolo giornaletto affinché la soave Adorazione-Divozione venisse fatta conoscere agli uomini per la gloria del Signore e per la salvezza di tante anime lontane dal Nostro Amabile Gesù Crocifisso.

La grande bontà di Dio mi fece sentire: " Fin da questi momenti si metta in opera: non temere, la Provvidenza verrà in aiuto ".

Il giorno 15 maggio 1917, mentre Fra Leopoldo pregava la SS. Vergine udì queste parole: " Il Giornaletto ( Bollettino ) lo intitolerai così: L'Amore a Gesù Crocifisso.

L'abbonamento ( al Bollettino, sia ) gratis. La carità di chi voglia venire in aiuto, non si rifiuta " ».

Altre indicazioni vennero date in seguito sempre dal Servo di Dio Fra Leopoldo.

Esse possono così essere raggruppate:

Argomenti da trattare:

« Si deve incominciare a parlare della Fede che cade a poco a poco;

del bene che fanno i Catechisti;

parlare del bene; delle virtù da praticare;

del vizio da lasciare e dei castighi che ne verranno ( se non si lascia );

del bisogno estremo di ben indirizzare e custodire la povera gioventù e della necessità che i ricchi e i Sacerdoti si diano la mano per lavorare intorno a queste giovani pianticelle ».

Aggiunte: « Le grazie ricevute siano scrupolosamente registrate; le offerte dei benefattori non siano segnate nel giornaletto ( Bollettino ), ma saranno segnate in Cielo ».

« Il giornaletto ( Bollettino ) della pia Unione non importa che sia elegante e pomposo, sia pure modesto in modo da bastare a far conoscere e amare il SS. Crocifisso ».

« A quelli che mi farano conoscere con lo scritto, io scriverò nel loro cuore: "Amore".

Dirai che scrivano parole di fuoco, che parlino del mio amore, perché non è conosciuto ».

« Fate conoscere la pia Unione ».

« L'effigie coll'anima ai piedi della Croce e di Gesù Crocifisso sia conservata in memoria dell'apparizione e come ricordo all'umanità di ritornare alla Croce e a Gesù Crocifisso ».

Così modestamente, ma senza interruzione per oltre sessantenni il Bollettino ha continuato la sua missione, cercando di essere fedele alle indicazioni ricevute da chi ne fu ispiratore e realizzatore.

Scritti inediti di Fratel Teodoreto: Le lettere

Tra gli scritti inediti di fratei Teodoreto meritano particolare attenzione le lettere.

Sono complessivamente 198 le lettere di cui si è venuti in possesso con destinatari vari e vanno dalla prima del 28 maggio 1893 al nipote Bartolomeo divenuto poi Fratel Bonaventura delle Scuole Cristiane a quella del 9 marzo 1954 scritta a Suor Gabriella De Dona delle Dame Inglesi di Vicenza, fervente Zelatrice dell'Adorazione a Gesù Crocifisso.

A queste sono da aggiungere alcune Circolari indirizzate ai Direttori delle case dei Fratelli delle Scuole Cristiane per informarli e animarli a farsi promotori dell'Unione Catechisti e propagatori della Adorazione a Gesù Crocifisso.

Si aggiungono alcune Relazioni e Circolari ai Catechisti.

Sulle lettere è stato detto molto acutamente: « Si ammette da tutti che le lettere, essendo dirette a persone private e, quindi, al riparo da ogni indiscrezione, rivelano sentimenti del mittente in modo assai significativo.

Destinatari delle lettere sono in prevalenza persone religiose ( Fratelli delle Scuole Cristiane o Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata ): ad essi Fratel Teodoreto rivolge sempre qualche considerazione ascetica e dà saggi consigli.

Le lettere sono semplici, come dovevano essere - è facile intuirlo - le persone alle quali erano scritte, e come era, in fondo, lo spirito del Servo di Dio che mirava alle cose essenziali, alieno da ogni astruseria.

Anche nelle lettere per comunicazioni, affari dell'Istituto e varie, o nelle lettere di cortesia per auguri e simili, il Servo di Dio segue una linea di semplicità e di rettitudine che mostra chiaramente il clima soprannaturale nel quale operava ».

Si sono trovate pochissime lettere scritte a familiari, se si eccettuano quelle al nipote Bonaventura divenuto Fratello delle Scuole Cristiane e sono 16, e poche altre scritte a nipoti in occasioni particolari: tutte recano l'impronta della animazione e del conforto spirituale per situazioni gioiose o penose.

Frequenti vi sono le espressioni:

« Non disperare mai: Dio ti verrà in aiuto …

Tutti stimano la tua rettitudine e onestà …

Hai ragione di temere la tiepidezza perché essa è la rovina della maggior parte dei Religiosi …

Combatti pure l'orgoglio perché è veramente la radice infesta che alimenta tutti i vizi …

Però non si scoraggisca mai per quanto si veda imperfetto e per quanto tardino a venire le grazie desiderate …

Ho saputo con vera gioia del cuore che avete dato alla S. Chiesa, col vostro Fabrizio, un cristiano di più e un futuro cittadino del Cielo ( questo scriveva a nipoti che avevano avuto un figlio ).

Mi rallegro con voi perché Dio vi ha scelti per cooperatori nell'opera della Sua potenza, creando un'anima immortale e affidandola alle vostre cure per la educazione cristiana …

I beni di questo mondo vanno e vengono, l'essenziale è di salvare l'anima e andare in Paradiso …

Il Signore ti benedica … ».

È presumibile che altre lettere scritte a familiari, quando li lasciò per andare al Noviziato, siano andate perdute.

All'inizio di ogni lettera è costante il richiamo alla presenza di Dio con il monogramma G. M. G. ( Gesù, Maria, Giuseppe ) o con l'invocazione - augurio: « Viva Gesù nei nostri cuori; Sempre! ».

Non è mai discorsivo, va all'essenziale con brevi frasi sempre ricche di spiritualità.

Il richiamo e l'esortazione alla pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso vi ritorna assai di frequente.

La chiusa di ogni lettera ritorna sempre sulla richiesta e la promessa di preghiere.

« Anche nelle lettere - scrive Fratel Leone - Fratel Teodoreto imita il suo Fondatore: vi si nota "la stessa brevità e assenza ricercata di ogni vano ornamento, l'identico senso di essenzialità e questo per un'intima esigenza di semplicità e di umiltà " ».

Un esame più approfondito delle lettere può certamente rivelare aspetti nuovi e sorprendenti della ricchissima carica umana e spirituale del Servo di Dio, pur così sintetico e scarno nelle sue espressioni.

E sarà opportuno ritornarci.

Altri scritti inediti

Sono i quaderni manoscritti del Servo di Dio.

Di questi quaderni è stata fatta copia xerografica.

Essi sono così ripartiti e contrassegnati:

1) L'ideale cristiano e religioso ( pagg. 1-432 )

2) Mezzi di perfezione ( pagg. 1-219 )

3) Pensieri sulle Regole e Costituzioni ( dei Catechisti ) ( pagg. 1-178 )

4) Regole del Governo individuale e collettivo dei Catechisti Congregati ( pagine 1-471 ).

Non sono molte pagine, se si vuole, ma si pensa che altro materiale scritto sia andato perso nel bombardamento aereo su Torino nella notte dell'8 dicembre 1942, in cui anche la camera di Fratel Teodoreto al Collegio S. Giuseppe fu colpita da spezzoni incendiari.

Ne scrive Fratel Teodoreto stesso in una lettera a Fratel Anastasio Spalla dell'11 dicembre 1942: « Qui la casa e specialmente il Collegio è tutto uno sconquasso di finestre, porte, tramezze e vetri rotti.

Il Signore però ci ha liberati dalle bombe le quali caddero attorno a noi, ma non su di noi ».

Dei pochi scritti inediti già è stato riferito in altro numero del Bollettino, basti qui ricordare quanto è stato detto di fondamentale: « Per la loro stesura dovette leggere, studiare, meditare.

Cita in essi sovente la Summa di S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Francesco di Sales e i migliori autori di ascetica ».

L'Ideale cristiano e religioso

L'autore non cita le fonti delle conferenze; ma il modo di procedere, specialmente nel primo volume « L'Ideale cristiano e religioso » tanto diverso dagli altri scritti, lascia supporre che abbia preso a piene mani da altri autori.

Certamente ha usato la nota opera del Marmion: « Cristo, vita dell'anima ».

Per esempio il primo e il secondo capitolo sono tratti, spesso ad litteram, dal libro citato.

A voler istituire ulteriori confronti, non sarebbe difficile trovare tutte le fonti corrispondenti dalle quali il Servo di Dio ha ricavato le sue considerazioni, arricchendole poi con poche sue parole di riferimento agli uditori.

Non sarebbe esatto parlare di plagio, perché il Servo di Dio non se ne appropria il contenuto, ma l'espone come dottrina comune.

E tale è, in realtà, almeno nella parte teologica strettamente detta ».

D'altronde il suo metodo di preparazione delle conferenze illumina chiaramente sulla formazione di queste: teneva sempre davanti a sé, con il Crocifisso, i testi che consultava, come ci dice Fratel Cecilio.

Attingeva largamente ad autori sicuri ma la fonte principale dei suoi manoscritti e delle sue conferenze resta sempre il suo Fondatore, S. Giovanni Battista de La Salle, tanto da scrivere: « Perciò in mancanza di scritti miei formativi, esorto caldamente tutti i Catechisti ad attingere ancor più largamente alla dottrina di S. Giovanni Battista de La Salle, considerandolo come loro principale maestro e continuando ad invocarlo ed a fare un diligente studio dei suoi scritti, specialmente della Raccolta di trattateli! e delle Meditazioni, ove si indica il modo di acquistare e conservare lo Spirito di Fede e di Zelo ( che è anche lo Spirito dei Catechisti ) come pure i mezzi per vivere la vita interiore e raggiungere una grande santità adatta al loro genere di vita ».

Il Servo di Dio aveva 81 anni quando scriveva questo!

Ed è quasi testamento suo spirituale.

Nella fedeltà al suo Fondatore attinse poi larghissimamente alla Parola di Dio nella Sacra Scrittura che sovente citava e che sapeva adattare ad ogni circostanza e ad ogni argomento.

D'altronde le sue meditazioni nelle adunanze del sabato sera e durante gli esercizi spirituali prendevano sempre l'avvìo dalla Parola di Dio.

Mezzi di perfezione

Il secondo gruppo di scritti si intitola « Mezzi di perfezione » e contiene appunti e indicazioni per la formazione dei Catechisti; consta di 219 pagine.

Gli appunti si riferiscono a « La presenza di Dio », « Maria SS. e Fra Leopoldo », « Direzione spirituale », « Mezzi di perfezione », « L'orazione », « Osservazioni sulle indulgenze », « Esercizi spirituali ».

Sulla « presenza di Dio » il Servo di Dio attinge largamente a S. Tommaso d'Aquino e a S. Giovanni della Croce.

Vi si nota però un lavoro di rielaborazione personale su schema tratto da questi autori.

In « Maria SS. e Fra Leopoldo » riporta alcune frasi del Diario del Santo Frate, ispirategli dalla Vergine Santa con particolare riguardo a quelle che richiamano all'« amore immenso » per Gesù e alla fuga da quanto può allontanare da tale amore quali l'inquietudine, le offese, i « lamenti di ira », le distrazioni inutili.

La « Direzione spirituale » è appena accennata in circa mezza paginetta.

É da notare l'accenno ad una particolare direzione spirituale, nella carenza di direttori spirituali: quella che per i Religiosi è costituita dalle « Regole e Direttive » date nel tempo della formazione del Noviziato, dalle istruzioni date dal Fondatore e da quelle dei « Superiori per quello che si riferisce alla vita dell'Istituto ».

Nella parte intitolata « Mezzi di perfezione » è trattata « la conformità alla volontà di Dio » distinta in « volontà significata » e cioè espressa chiaramente in termini di comandamento o di consiglio e in « volontà di beneplacito » e cioè espressa attraverso a « provvidenziali avvenimenti » che ci dicono quale sia il beneplacito di Dio: « Per capirla, scrive, occorre guardare le cose con l'occhio della fede e dell'eternità, della gloria di Dio e della salvezza degli uomini »: è lo spirito di fede del suo Fondatore.

Da S. Bernardo cita poi i gradi della conformità alla volontà di Dio: quello dell'« incipiente » che, mosso dal timore sopporta la Croce di Gesù Cristo pazientemente; quella del « proficiente » che, mosso dalla speranza, la porta con un certo gaudio, e quella del « perfetto » che, consumato dalla carità, l'abbraccia con ardore.

La parte sull'« Orazione », tratta con grande semplicità e chiarezza della orazione, particolarmente di quella mentale, detta comunemente « meditazione ».

Fratel Teodoreto se ne mostra assertore convinto e presenta ai suoi figli con grande calore e con grande praticità il Metodo d'Orazione del suo Fondatore S. Giovanni Battista de La Salle.

Vi risalta chiaramente il tesoro intimo della sua esperienza personale fatta di pratica, di difficoltà superate, di mezzi usati per il maggior profitto: è confidenza di Padre a figli per insegnare a ben meditare.

La parte sulle « Indulgenze » contiene alcune osservazioni generali sulla dottrina allora vigente sulle indulgenze, ora superata.

L'ultima parte sugli « Esercizi spirituali » contiene il frutto della sua preparazione agli Esercizi Spirituali che era chiamato a dirigere per i Fratelli.

Sono quelle pagine che preparava, scritte in perfetta calligrafia, a cui accenna Fratel Cecilio, che gli fu valido aiuto, quando dice: « Scriveva su fogli tutti gli argomenti delle sue conferenze. Iniziato il Ritiro, lo vidi servirsene metodicamente ».

Vi si trovano anche indicazioni pratiche e talora minuziose per il buon andamento degli Esercizi.

Dall'insieme si ricava l'importanza che Fratel Teodoreto annetteva agli Esercizi Spirituali e il grande impegno che metteva nella preparazione perché fossero fatti con la maggior serietà possibile.

Pensieri sulle Regole e Costituzioni

Si tratta di considerazioni ascetiche destinate ai mèmbri dell'Istituto Secolare perché ne comprendano lo spirito e lo possano vivere convenientemente.

Si sente che il Servo di Dio vi ha messo tutto il suo cuore, e cioè le sue convinzioni e le sue aspirazioni per una vita tutta consacrata al servizio di Dio mediante l'apostolato.

Sono considerazioni molto semplici ed ebbero certamente larghi sviluppi dalla sua viva voce.

Ma anche la loro lettura, oggi, infonde un grande amore per la vocazione religiosa e sostiene la volontà nell'impegno sincero di santificazione.

Pur con frequenti citazioni da autori di ascetica ( in questa occasione citati ), vi si nota il carattere discorsivo del testo: è proprio Fratel Teodoreto, qui, più che negli altri scritti, che parla e commenta dopo attenta, impegnata preparazione.

Di particolare efficacia sono gli insegnamenti che il Servo di Dio da ai suoi figli intorno alla sofferenza, segno che non indulgeva a pietà facile e accomodante, ma andava diritto alla fonte di ogni autentico cammino ascetico, e in particolare di quello da Lui seguito, e cioè a Cristo Crocifisso, meditato e imitato.

Lo afferma Lui stesso quando dice: « Gesù Crocifisso è il libro della vita; prendiamolo ogni giorno e meditiamolo, ci insegnerà ogni verità ».

Così aveva fatto Lui; e la verità a Lui insegnata la scriveva e la rivelava ai Suoi figli.

Per questo ha messo all'inizio il titolo significativo e illuminante di luce serena, soprannaturale, non giuridica, come solo un'anima virtuosissima poteva fare: « Regola o legge d'amore » a cui fa seguire: « La legge d'amore è una regola e una misura ».

Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti

È l'ultima raccolta di 471 pagine: contiene una prima parte stilata in modo chiaro e definitivo sui Voti e la loro pratica nella vita secolare.

La seconda e la terza parte riportano degli appunti che dovevano servire per stilare la Regola del Governo: vi sono frequenti cancellature e correzioni come avviene nei testi in via di elaborazione e sono seguiti da schemi e rimessioni, pure questi alquanto tormentati, di 52 conferenze su temi vari, sempre rivolti ad una ricerca di formulazione di un testo definitivo.

Seguono, sempre sugli stessi temi, alcune lettere circolari in prima stesura e quindi con varie correzioni.

Non c'è dubbio che sono pagine piene di fervore che rivelano le intenzioni dell'autore' per formare i suoi Catechisti secondo il modello che è Gesù Crocifisso, ma rivelano anche l'impegno di ricerca e l'ansia di formulare degli orientamenti che fossero validi per il nuovo stato di vita consacrata costituito dall'Istituto Secolare.

È veramente opera di pioniere, nel tormento di trovare, alla luce dello Spirito, la via nuova non ancora nettamente codificata da norme precise.

E, secondo il suo spirito pratico e solido, la ricerca è rivolta soprattutto a scoprire delle basi sicure su cui costruire l'edificio.

Non forma una struttura: vuol mettere delle fondamenta: su quelle si costruirà con l'esperienza della vita vissuta.

È l'uomo saggio che vuol costruire la casa sulla roccia: sa che cadrà la pioggia, i venti soffieranno e si abbatteranno su di essa, i fiumi mineranno le basi, ma la casa non cadrà perché fondata sulla roccia.

A conclusione possiamo ricordare quanto è risultato da un esame di questi scritti:

« Essi servono a mettere in luce l'anima candida del Servo di Dio, la sua ansia di santità, l'amor di Dio di cui bruciava il suo cuore, l'abbandono alla divina volontà da cui sempre volle essere guidato e lo zelo per l'evangelizzazione dei poveri, specie della gioventù ».

E ancora: « Gli scritti lo rivelano come un uomo lineare, senza tentennamenti che si sforza di vivere la sua vocazione in pienezza d'amore, praticando tutte le virtù, particolarmente quelle dell'umiltà e della povertà ».

Fr. Gustavo Luigi Furfaro - V. Postulatore