Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro I

50 - Il Dio dei Patriarchi, Profeti, Apostoli, primogeniti, martiri

Giuliano. Togliti dunque di mezzo alle Chiese con tale tuo dio.

Non è lui il Dio a cui hanno creduto i Patriarchi, a cui i Profeti, a cui gli Apostoli; il Dio in cui ha sperato e spera la Chiesa dei primogeniti iscritti nei cieli; ( Eb 12,23 ) non è lui il Dio che la creatura ragionevole crede suo giudice e che lo Spirito Santo preannuncia pronto a giudicare con giustizia a suo tempo.

Nessun saggio avrebbe mai versato il suo sangue per un tale Signore: né infatti meritava l'affetto della dilezione così da imporre l'onere di affrontare per lui la passione.

Infine cotesto dio che tiri fuori, se esistesse da qualche parte, si dimostrerebbe un reo, non un dio, un giudicando dal mio vero Dio e non un giudice chiamato a giudicare al posto di Dio.

Quindi, perché tu conosca i primi fondamenti della fede, il Dio nostro, il Dio della Chiesa cattolica, è ignoto a noi nella sua sostanza e parimenti è lontano dai nostri occhi; nessuno tra gli uomini l'ha mai visto né lo può vedere; ( 1 Tm 6,16 ) come eterno senza inizio, così santo e giusto senza vizio;

onnipotentissimo, giustissimo, misericordiosissimo; tutto e solo splendore di virtù;

creatore di tutte le cose che non esistevano, governatore delle cose che esistono, esaminatore nell'ultimo giorno di quanti sono e saranno e sono stati;

rivoluzionatore della terra, del cielo e di tutti insieme gli elementi;

rianimatore delle ceneri e restitutore dei corpi;

realizzatore di tutti questi suddetti eventi per solo amore di giustizia.

Agostino. Se tu onori il Dio dei Patriarchi, perché non credi che la circoncisione dell'ottavo giorno, comandata da Abramo, fu una prefigurazione della rigenerazione nel Cristo?

Se tu infatti ci credessi, vedresti che l'anima di un bambino non circonciso nell'ottavo giorno ( Gen 17,12-14 ) non avrebbe potuto giustamente essere eliminata dal suo popolo senza esser stata coinvolta in qualche peccato.

Se tu onori il Dio dei Profeti, perché non credi in quello che Dio ha ripetuto tante volte per mezzo di loro: Castigherò la colpa dei padri nei figli? ( Es 34,7; Ger 32,18 )

Se tu onori il Dio degli apostoli, perché non credi che il corpo è morto a causa del peccato? ( Rm 8,10 )

Se onori il Dio in cui ha sperato e spera la Chiesa dei primogeniti iscritti nei cieli, ( Eb 12,23 ) perché non credi che i bambini battezzandi sono liberati dal potere delle tenebre, ( Col 1,13 ) dato che la Chiesa li essuffla e li esorcizza proprio perché sia espulsa da loro la potestà delle tenebre?

Quel Dio poi che la creatura ragionevole, presente nei santi e nei fedeli di lui, spera come giudice, leggi a noi quale terzo posto, oltre al regno per i buoni e al supplizio per i cattivi, abbia preparato e promesso ai tuoi innocenti non rigenerati.

Come fai poi a dire che nessun saggio verserebbe il sangue per il Signore che noi onoriamo, se l'ha onorato e ha versato il suo sangue per lui il gloriosissimo Cipriano, che in questa discussione vi soffoca dicendo che il bambino nato carnalmente da Adamo contrae per la prima natività il contagio dell'antica morte?24

Reo non vedi piuttosto te che bestemmi questo Dio dei santi martiri?

Tu dici che onori un Dio onnipotentissimo, giustissimo, misericordiosissimo, ma lui stesso è l'onnipotentissimo che il giogo grave da cui sono schiacciati i figli di Adamo dal giorno della loro nascita, ( Sir 40,1 ) lo può senza dubbio togliere, anzi far sì che non siano assolutamente gravati da nessun giogo simile; ma lui stesso è giustissimo e in nessun modo imporrebbe quel giogo o permetterebbe d'imporlo, se non trovasse nei bambini i peccati con i quali sono nati e il cui reato sciogliere nei rinati egli medesimo misericordiosissimo.

Se dunque ti dilettasse la divina giustizia, vedresti certamente come venga da essa, incominciando non ingiustamente dai bambini, la miseria umana che è nota a tutti e nella quale si trascorre questa vita dai primi pianti dei nascenti fino agli ultimi aneliti dei morenti, con la promessa della felicità solamente per i santi e per i fedeli, ma nell'altra vita.

51 - Per amore del vero Dio

Giuliano. Quindi per amore di questo mio Dio, che ogni creatura e santa Scrittura mi fa conoscere quale io lo credo, ho detto che farei meglio se non ti reputassi degno nemmeno di discutere per mezzo di libri.

Ma poiché a me principalmente è stato imposto, da personaggi santi, confessori del nostro tempo, questo compito di esaminare che cosa abbiano di ponderatezza e di ragionevolezza i tuoi scritti, è stato opportuno dimostrare prima di tutto che tu non credi a quel Dio che nella Chiesa dei cattolici è stato sempre predicato e sarà predicato fino alla fine, dovunque essa esisterà.

Agostino. Sono stato io piuttosto a dimostrare che tu non hai dimostrato ciò che dici d'aver dimostrato e, se non sei cieco ad oltranza, io ho evidenziato che credo a quel Dio che è sempre stato predicato dalla Chiesa dei cattolici.

52 - Non sono nemico della grazia di Dio

Giuliano. Ma adesso esaminerò per conseguenza logica con quali testimonianze tu tenti d'affermare ciò che la fede delle persone pie sconfigge.

Siccome però ho stabilito di replicare al tuo secondo libro, portato da Alipio, per non creare confusione nella serie della corrispondenza, resta ancora da rispondere a pochi punti, prima che il discorso arrivi a quella testimonianza dell'Apostolo, dalla quale ti sembra di essere protetto al massimo.

A quelle tue parole dunque che ho già riferite sopra tu aggiungi queste che seguono: Pertanto nel brano da lui saltato gli ha fatto paura la nostra denuncia: " Negano la presenza nei bambini d'ogni traccia di peccato da lavare con il lavacro della rigenerazione ",25 perché la nostra denunzia trova consenzienti tutti i petti fedeli della Chiesa cattolica, richiama per così dire a chiara voce la stessa fede tramandata e fondata fino dall'antichità e la solleva fortissimamente contro di loro.

Tutti infatti corrono alla Chiesa con i loro bambini non per altro motivo che questo: il peccato originale tratto per la generazione della prima natività si espii in essi per la rigenerazione della seconda natività.

Ritorna poi alle nostre parole precedenti e non so perché le ripeta: "Diciamo che quanti nascono da tale unione contraggono il peccato originale e di essi, quali che siano i genitori da cui nascono, non neghiamo che siano ancora sotto il diavolo, se non rinascono nel Cristo".26

Queste nostre parole le aveva riportate anche poco prima.

Poi soggiunge quello che abbiamo detto del Cristo: "Non volle nascere dalla medesima unione dei due sessi".

Ma anche qui ha omesso ciò che io ho messo: "Perché liberati per la sua grazia dal potere delle tenebre, siano trasferiti nel Regno di Colui che non volle nascere dalla medesima unione dei due sessi".

Osserva ti prego, le nostre parole che ha evitate come nemico dichiarato della grazia di Dio, venuta per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Sa infatti che è ingiustissimo ed empio al sommo grado escludere i piccoli da quella sentenza con cui l'Apostolo ha detto di Dio Padre: "Il quale ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto". ( Col 1,13 )

Per questo senza dubbio ha preferito omettere piuttosto che mettere coteste parole.27

O uomo impudente più di tutti gli altri, sarei forse nemico della grazia di Dio io che nel mio primo libro, dal quale tu hai rapinato cotesti estratti, avulsi dal loro contesto, per cianciare qualcosa senza ragione, ho condannato con professione pura e piena la bocca tua, madida ancora dei misteri dei manichei, e la bocca dei tuoi?

Agostino. Sei dunque deciso a ricorrere alle ingiurie per avere causa vinta?

Dimmi di quali miei ti vanti d'aver condannato la bocca insieme alla mia.

Sei pronto a dire: Dei tuoi manichei, ma da uomo maledico, non da uomo veridico.

Io infatti e detesto i manichei con i loro ausiliari, tra i quali tu ambisci il principato, e redarguisco entrambi per mezzo della verità cattolica con l'aiuto e con il soccorso del Signore Dio nostro.

Ma ti mostrerò io i miei, che tu accusi in me tanto più maliziosamente quanto più astutamente.

In questa causa infatti, dove si fa la questione del peccato originale, per cui mi stimi degno degli oltraggi più atroci chiamandomi manicheo, è mio Cipriano, il quale, pur asserendo che il bambino non ha commesso nessun peccato, non ha tuttavia taciuto che ha contratto da Adamo il contagio del peccato con la sua prima natività.28

Mio è Ilario, il quale, commentando le parole del Salmo: Possa io vivere e darti lode, ( Sal 119,175 ) osserva: Non si sente vivo in questa vita colui che appunto aveva detto: "Ecco, nelle colpe sono stato concepito e nei peccati mi ha partorito mia madre". ( Sal 51,7 )

Sa di essere nato sotto l'origine del peccato e sotto la legge del peccato.29

Mio è Ambrogio, eccellentissimamente lodato dal tuo maestro.

Egli dice: Noi uomini nasciamo tutti sotto il peccato, essendo viziata la nostra stessa origine, come hai letto nelle parole di Davide: "Ecco nelle colpe sono stato concepito e nei peccati mi ha partorito mia madre".

Per questo era corpo di morte la carne di Paolo.30

Mio è Gregorio, che parlando del battesimo dice: Venera la natività che ti ha liberato dai vincoli della natività terrena.31

Mio è Basilio, che trattando del digiuno dice: Poiché non digiunammo, decademmo dal paradiso.

Diamoci al digiuno per ritornarci.32

Mio è Giovanni Costantinopolitano, che dice: Adamo commise quel grande peccato e condannò tutto insieme il genere umano.33

Tutti questi e tanti altri, che sentono come loro e che sarebbe lungo ricordare, sono miei: se li riconosci sono anche tuoi, ma per me dottori, per te bocciatori.

Come hai fatto dunque a condannare la bocca mia e la bocca dei miei, quando sei piuttosto tu stesso ad essere condannato dalla bocca concordissima e veracissima di costoro che tu costati essere miei?

È mai possibile che a cotesti astri della Città di Dio tu con mente tenebrosissima, con faccia impudentissima, con lingua procacissima osi rinfacciare il crimine di Manicheo?

Se poi non osi, perché non osi di rinfacciarlo a me per nessun'altra ragione se non perché dico ciò che dicono costoro, ai quali non osi rinfacciarlo?

53 - La grazia del battesimo è necessaria anche ai bambini, ma non come vuole A.

Giuliano. Io infatti in quel libro, dopo aver affermato essere Dio autore del cielo e della terra e di tutte le cose ivi contenute e quindi anche degli uomini, per i quali tutte le cose sono state fatte, ho posto la seguente successione di parole: Non mi sfugge - scrivo - che mentre diciamo questo, si è sentito il dovere di disseminare sul conto nostro che noi non reputiamo necessaria ai bambini la grazia del Cristo.

Il che offende giustamente e fortemente le popolazioni cristiane.

Questo va bene, se tuttavia non ci ritenessero autori di tale tesi di per sé sacrilega: in tal modo infatti non incorrerebbero nel crimine di credere il falso nei riguardi dei loro fratelli e si dimostrerebbero zelanti nell'amore della fede.

Dobbiamo dunque munire questa posizione contro l'assalto della falsità e dobbiamo cucire la bocca degli oppositori con una breve confessione.

Quindi noi riconosciamo tanto l'utilità della grazia battesimale a tutte le età da colpire con anatema eterno tutti coloro che non la reputano necessaria anche ai bambini.

Ma noi crediamo sovrabbondante di doni spirituali questa grazia, la quale, pingue di molti benefici e degna di venerazione per le virtù che l'adornano, con la sua efficacia, larga tanto di rimedi quanto di benefici, provvede da sola a tutte le specie di bisogni e a tutte le diversità di condizioni degli uomini.

Essa, quando si applica, non è necessario cambiarla secondo le diverse cause, perché da se stessa dispensa i suoi doni in corrispondenza alla capacità di coloro che accedono.

Come infatti alle arti in genere non accade di subire anch'esse o detrimenti o incrementi secondo la diversità delle materie che prendono ad elaborare, ma rimanendo sempre le medesime e invariate, si ornano di molteplici effetti, così anche "l'unica fede e l'unico battesimo", ( Ef 4,5 ) per usare il linguaggio dell'Apostolo, si moltiplicano e si dilatano nei loro doni senza cambiare tuttavia negli ordini dei misteri.

Ma questa grazia che lava le macchie dell'iniquità non avversa la giustizia, né fa i peccati ma ce ne purga; questa grazia che assolve i rei non calunnia gli innocenti.

Il Cristo infatti, che è redentore della sua creatura, accumula non larghezza continua i benefici attorno alla sua immagine e gli uomini che creandoli aveva fatto buoni li fa migliori rinnovandoli e adottandoli.34

Merita quindi l'esecrazione di tutti i buoni chi crede di dover negare ad alcuni questa grazia per la quale si dà il perdono ai rei, l'illuminazione spirituale, l'adozione a figli di Dio, la cittadinanza della Gerusalemme celeste, la santificazione, la promozione a membra del Cristo e ai mortali il possesso del Regno dei cieli.

Agostino. Di tutti questi benefici della grazia divina che hai ricordati quello che hai messo per primo, il perdono che per essa si dà ai rei, tu non lo vuoi estendere ai bambini, perché neghi che traggano da Adamo un qualche reato.

Per quale ragione allora Dio nega tutti gli altri benefici ai molti bambini che a quell'età muoiono senza questa grazia?

Per quale ragione, chiedo, non si dà a loro l'illuminazione spirituale, l'adozione a figli di Dio, la cittadinanza della Gerusalemme celeste, la santificazione, la promozione a membra del Cristo, il possesso del Regno dei cieli?

Questi doni, così numerosi e così necessari, li negherebbe a così tante sue immagini, che non hanno secondo voi nessun peccato, un Dio che ha in mano il sommo potere, quando da questa beneficenza non sono impediti i bambini da volontà contraria?

Certamente per spazzare via da voi l'odiosità della diceria che voi neghiate ai bambini la grazia del battesimo, tu hai detto che merita l'esecrazione di tutti i buoni chi crede di dover negare a qualcuno cotesta grazia.

Non la negherebbe dunque l'equità dell'onnipotente Dio agli innumerevoli bambini che muoiono senza di essa sotto la sua onnipotenza, se essi non meritassero nulla di male nel suo occulto giudizio.

Tutti quelli che per grazia e non per debito sono liberati dalla condanna, dovuta a tutti i discendenti di Adamo, non si glorino nei propri meriti, ma nel Signore.

Se voi dunque volete togliervi da dosso l'onta che vi ha resi detestabili per la Chiesa cattolica, lasciate che il Cristo sia Gesù per i bambini.

Non lo sarà affatto, se ad essi non conferirà quel beneficio a causa del quale ha ricevuto un tale nome, cioè se non li salverà dai loro peccati. ( Mt 1,21 )

Per sottrarvi dunque all'ostilità dei Cristiani, della quale vi lagnate, decidetevi a dire di cotesta grazia quello che ha detto il cattolico Gregorio, dotto e dottore: Venera la natività, per la quale sei stato liberato dai vincoli della natività terrena.35

In nessun modo dunque voi confessate l'appartenenza ai piccoli di questa grazia finché negate che essi per la natività celeste siano liberati dai vincoli della natività terrena.

54 - La grazia del battesimo è uguale per tutti, ma diversi i suoi effetti nei singoli

Giuliano. Poiché ho fatto la difesa delle verità ora esposte, per quanto lo comportava sul momento l'occasione presente, torniamo al punto da cui è cominciata la nostra digressione, sempre pronti a parlare ulteriormente di questo stesso tema ogni volta che sarà opportuno.

Ecco con quanta luminosa confessione riprovai e coloro che negavano il battesimo ai bambini e voi che con il pregiudizio del battesimo osate macchiare la giustizia di Dio, protestando che io non ritengo altro che questo: i misteri istituiti vanno somministrati a tutte le età con le medesime parole con le quali sono stati tramandati, né devono essere mutati secondo la varietà delle cause; ma il peccatore da cattivo diventa perfettamente buono, mentre l'innocente che non ha nessun male di volontà propria da buono diventa migliore, cioè ottimo, di modo che ambedue per la loro consacrazione passano certamente tra le membra del Cristo, ma il peccatore colto nella vita cattiva, l'innocente nella natura buona.

Il primo infatti ha corrotto con un cattivo comportamento l'innocenza che aveva ricevuta alla sua nascita, il secondo invece, senza lode e senza colpa da parte della sua volontà, possiede solamente quello che ha ricevuto da Dio creatore e, più che felice della sua limpida primavera, non ha potuto viziare la bontà della sua semplicità, senza aver nessun merito dai suoi atti, ma conservando solamente quello di cui è venuto in possesso per la degnazione del suo così grande creatore.

Agostino. Perché dunque su di lui un giogo pesante fin dal giorno della sua nascita dal grembo materno? ( Sir 40,1 )

Perché tanta corruttibilità del corpo da esserne appesantita la sua anima? ( Sap 9,15 )

Perché tanta ottusità di mente che la sua tardità debba istruirsi anche a suon di nerbate?

Fino a quando, o Giuliano, sarai duro di cuore?

Fino a quando amerai la vanità e cercherai la falsità, ( Sal 4,3 ) come fulcro della vostra eresia?

Se nessuno avesse peccato, se la natura umana fosse rimasta nella innocenza in cui fu creata, l'uomo anche nel paradiso nascerebbe forse a questa miseria, per tacere d'altro?

55 - Anche i bambini sono

Giuliano. Quell'età dei bambini, come esalta la misericordia del Cristo se rinnovata, cioè promossa in virtù del mistero rinnovatore, così prova l'iniquità del giudice e l'infamia della giustizia, se accusata o aggravata.

Agostino. In riferimento a quale vecchiaia si dice rinnovata, mentre è nuova per nascita?

Labbra bugiarde sono coteste.

Se vuoi riconoscere la vecchiaia in riferimento alla quale i bambini sono rinnovati dalla grazia cristiana, ascolta fedelmente quello che dice l'uomo di Dio, il vescovo di Autun, che fu una volta giudice con il vescovo romano Melchiade e condannò l'eretico Donato.

Costui infatti parlando del battesimo cristiano dichiara: Che esso sia dunque nella Chiesa la principale indulgenza non sfugge a nessuno.

Lì deponiamo tutto il peso dell'antico peccato e distruggiamo le remote colpe della nostra ignoranza; lì ci spogliamo pure dell'uomo vecchio con le sue congenite colpe.36

Non senti forse? Non le cattive azioni perpetrate successivamente, ma anche le colpe congenite dell'uomo vecchio.

Che forse era manicheo quel Reticio? Come si fa dunque a non accusarvi di menzogna, quando dite che nella rigenerazione cristiana i bambini sono rinnovati, se non volete riconoscere i mali che il peso dell'antico peccato ha resi congeniti nell'uomo vecchio?

Se poi quell'età aggravata dimostra, come dici tu, l'iniquità del giudice, non è forse aggravata dal giogo che pesa sui figli di Adamo?

E tuttavia questo non rende iniquo Dio, e perciò è aggravata giustamente.

Ma non c'è nessun merito cattivo di questa età, se non c'è il peccato originale.

56 - L'esorcismo dei battezzandi

Giuliano. Non dunque dall'unità del sacramento si dimostra rea l'infanzia, ma dalla verità del giudizio non si prova nient'altro che la sua innocenza.

Agostino. Tu che credi di aver trovato perché l'infanzia si battezzi, spiega perché si esorcizzi.

Certamente è stata ritenuta grande e invincibile la sentenza del vostro fondatore Pelagio dove dice: Se il peccato di Adamo nuoce anche a coloro che non peccano, dunque anche la giustizia del Cristo giova pure a coloro che non credono.37

Che dite dunque dei bambini quando si battezzano? Credono o non credono?

Se dite: " Non credono ", per quale ragione non giova ad essi, anche se non credono, la giustizia del Cristo per possedere il Regno dei cieli?

Oppure, se giova ad essi, come siete costretti a confessare, allora il peccato di Adamo nuoce ad essi che non hanno ancora la volontà di peccare, come la giustizia del Cristo giova ad essi che non hanno ancora la volontà per credere.

Se poi dite: " Credono per mezzo di altri ", così hanno anche peccato a causa di un altro.

E poiché è vero che credono per mezzo di altri - per questo infatti in tutta la Chiesa sono chiamati anche fedeli -, certamente vanno compresi in quell'affermazione del Signore: Ma chi non crederà sarà condannato. ( Mc 16,16 )

Saranno dunque condannati se non credono per mezzo di altri, non potendo credere da se stessi.

Ma non potrebbero per nessuna ragione essere condannati giustamente, se non nascessero sotto il peccato e quindi sotto il potere del principe del peccato.

È per questo dunque che sono anche essufflati.

Allontanate da loro la vostra vanità ingannatrice: lasciate che i bambini vadano a Gesù, ( Mc 10,14; Mt 19,14; Lc 18,16 ) che salva il suo popolo - nel quale sono compresi certamente anch'essi - dai suoi peccati. ( Mt 1,21 )

57 - Nessuna contraddizione in Dio, se perdona i peccati propri e imputa i peccati altrui

Giuliano. Benché, ad indugiarmi nella spiegazione dello stato dei bambini me lo impone la conseguenza della ragione che non consente di separare realtà congiunte per loro legge.

Del resto sarebbe più facile il danno dei nascenti, se non fosse compromessa da essi la stessa maestà di Dio.

Scusa quindi Dio e accusa il bambino: si insegni che è giusto quanto fa colui che non può essere Dio senza la giustizia ed ogni persona accetti il castigo.

Ma ora, le realtà che tu reputi congiunte senza sacrilegio, sono in forte contrasto reciproco tra loro.

Dici infatti: dal momento che anche i bambini sono iniziati con i medesimi ed unici misteri con i quali sono iniziati gli idolatri e i parricidi, questa può essere la prova che sono colpevoli tutti, e aggiungi un particolare ancora molto più assurdo: l'istitutore del sacramento di cui trattiamo imputa ai bambini innocenti i peccati altrui.

Questa è la ripugnanza di cui dicevo: non sta nella natura delle cose che in un medesimo momento Dio sia così misericordioso da condonare i peccati propri a chiunque li confessi e sia tanto crudele da imporre a chi è innocente i peccati altrui.

Di queste due affermazioni se concedi l'una, togli assolutamente l'altra.

Se Dio dona venia ai rei, non calunnia gli innocenti; se calunnia gli innocenti, non perdonerà mai ai colpevoli.

Agostino. Sei tu piuttosto a giudicare ingiusto Dio, sembrandoti ingiusto che egli punisca nei figli i peccati dei padri: il che spesso e attesta di farlo con le parole e lo mostra con i fatti.

Sei tu, ripeto, a giudicare ingiusto Dio, perché, vedendo sotto la sua onnipotente provvidenza i bambini schiacciati da un pesante giogo di miseria, sostieni che essi non hanno nessun peccato, accusando insieme e Dio e la Chiesa: Dio certamente, se sono gravati e afflitti senza che se lo meritino; la Chiesa, se si insufflano, benché siano fuori dal diritto del potere del diavolo.

Dove hai sognato poi che noi equipariamo i peccati originali dei bambini ai peccati degli idolatri e dei parricidi?

Tuttavia però la remissione dei peccati, di cui sono stati dotati i misteri, è vera in tutti i peccati: nei più gravi e nei meno gravi, nei più numerosi e nei meno numerosi e in ciascuno di essi; ma dove i peccati sono nulli, come voi dite nei bambini, la remissione è falsa.

Sono poi altrui i peccati originali, perché in essi è nullo l'arbitrio della nostra volontà, così tuttavia da risultare essi anche nostri a causa del contagio della origine.

Cos'è dunque quello che strilli e dici, che Dio non può e rimettere ai grandi i peccati propri e imputare ai piccoli i peccati altrui?

Non vuoi tener conto del fatto che solamente ai rinati nel Cristo li rimette gli uni e gli altri, ma ai non rinati nel Cristo non li rimette né gli uni né gli altri?

Anche gli stessi sacramenti della grazia divina sono infatti nascosti ai sapienti e agli intelligenti e rivelati ai piccoli. ( Mt 11,25 )

Oh, se tu fossi tra questi e non confidassi sulle tue forze come un grande, intenderesti sicuramente che ai bambini l'ingiustizia del primo uomo è imputata per subire il castigo con lo stesso criterio con il quale quando sono stati rigenerati si è imputata ad essi la giustizia del secondo uomo per ottenere il regno dei cieli, sebbene si costati che con la volontà e con l'attività personale non hanno imitato né Adamo nel male, né il Cristo nel bene.

58 - Osceno, maledico

Giuliano. Nulla dunque ho tralasciato nelle tue parole, per paura, come tu dici.

Che cosa infatti avrei potuto temere nelle prove monumentali di un ingegno così elegante, se non forse questo soltanto: l'orrore che soffro per l'assalto della tua oscenità?

Agostino. Se tu pagassi queste ingiurie, ti direi prodigo.

Sono gratis a tua disposizione, e perché non dovresti goderne, se ne pasci il tuo maledico animo?

59 - Una banda di malvagi quella che crede nel peccato originale?

Giuliano. Per breve tempo dunque ascoltami contro le affermazioni che hai fatte.

Non sono " petti fedeli " della Chiesa cattolica quelli che la tua denunzia convoca in causa, se contraddicono la pietà e la ragione.

E l'una e l'altra colpa commettono, perché né hanno una buona stima dell'equità di Dio, né intendono la sapienza e la ricchezza dei misteri che accusano.

Non è questa la fede fondata e tramandata dall'antichità.

È soltanto la fede delle bande dei malvagi, ispirata dal diavolo, propalata da Manicheo, celebrata da Marcione, da Fausto, da Adimanto e da tutti i loro satelliti, e vomitata da te stesso sull'Italia: il che ci fa gemere gravemente.

Agostino. Con quale bocca, con quale faccia dici una banda di malvagi il consenso di tanti cattolici, che prima di noi furono dottori delle Chiese?

Quasi però che, se nel concilio di vescovi, che non per motivi salutari, ma per iattanza, dite doversi radunare per le vostre questioni, sedessero i vescovi che ho ricordati sopra, per non citarne altri - quali Cipriano, Ilario, Ambrogio, Gregorio, Basilio, Giovanni Costantinopolitano - trovereste facilmente tra i vescovi di oggi alcuni che, lungi da poterli preferire, potreste equiparare a quelli nella dottrina ecclesiastica tramandata dall'antichità.

Quando dunque costoro contro di voi pronunziano sul peccato originale aperte e chiare sentenze, sia quelle riferite da me poco fa, sia tantissime altre, ardite forse voi chiamare " banda di malvagi " il consenso di costoro nella verità cattolica?

E pensate come contraddire costoro e non piuttosto dove fuggire, se non volete consentire a loro?

Ma poiché hai detto che io ho vomitato sull'Italia quello che vi fa gemere, ti ributto in faccia il medesimo vescovo d'Italia Ambrogio, lodato dal tuo dottore.

Dice: Noi uomini nasciamo tutti sotto il peccato, essendo viziata la nostra origine, come leggi in Davide: " Ecco, nelle colpe sono stato concepito e nei peccati mi ha partorito mia madre ". ( Sal 51,7 )

Per questo la carne di Paolo era corpo di morte, come si esprime egli stesso: " Chi mi libererà da questo corpo di morte? ". ( Rm 7,24 )

Ma la carne del Cristo ha condannato il peccato, che nascendo non ha sentito, che morendo ha crocifisso, perché nella nostra carne, dove prima c'era la sporcizia a causa del peccato, ci fosse la giustificazione mediante la grazia.38

Questa è la fede che io dico fondata e tramandata dall'antichità.

Tu contraddici e non ti accorgi a chi ti opponi.

Puoi forse dire che ad Ambrogio fu ispirata dal diavolo?

È forse manicheo costui? È costui forse Marcione, Fausto, Adimanto?

Certamente no, ma molto dissimile e contrarissimo a loro.

Te lo dica con certezza Pelagio chi è costui.

È quello, proprio quello, di cui nemmeno un nemico ha osato riprovare la fede e il senso purissimo nelle Scritture.

Che c'è, Giuliano? Dove ti vedi? Quello di cui nemmeno un nemico ha osato riprovare la fede, è questa fede che aveva: la fede che tu riprovi tanto da attribuirla ad una banda di malvagi.

Ecco, non è la fede di malvagi, ma è la fede di Ambrogio.

Poiché è vera, poiché è sana, poiché è fondata e tramandata fin dall'antichità, come ho detto, questa è anche la fede mia.

Non io l'ho vomitata sull'Italia - il che vi fa gemere, dite - ma piuttosto da codesto vescovo d'Italia che la predicava e la insegnava, io ho ricevuto il lavacro della rigenerazione.

Poiché questa fede è la fede cattolica, e tuttavia non è la tua fede, tu dunque dove sei?

Vedilo, ti prego, e torna. Ti giova vedere, non stravedere. Ti desideriamo ritornato, non rovinato.

60 - Consenso o contagio

Giuliano. Non c'è niente di peccato nell'uomo, se non c'è niente di volontà personale o di consenso: in questo consente con me senza esitazione il genere umano, anche se ha una goccia appena di sapienza.

Ora, tu concedi che nei bambini non c'è stato niente di volontà personale: non io, ma la ragione conclude che niente dunque c'è in essi di peccato.

La ragione quindi per cui si portano alla Chiesa non è assolutamente che siano infamati, anzi che infamino Dio; ma si portano perché lodino Dio, che protestano autore e dei beni naturali e dei doni spirituali.

Agostino. Non si infamano i bambini quando si essufflano, ma si liberano dal potere delle tenebre; né infamano Dio, ma del medesimo Dio dal quale sono nati come creatore hanno bisogno come salvatore.

Perciò rinascendo sono trasferiti da Adamo al Cristo.

Dove poi dici: Non c'è niente di peccato nell'uomo, se non c'è niente di volontà personale o di consenso, diresti più completamente il vero, se aggiungessi: O di contagio.

61 - Il peccato originale sarebbe imperdonabile

Giuliano. Il peccato originale poi, se si contrae per la generazione della prima natività, può condannare, sì, le nozze istituite da Dio, ma non si può togliere ai bambini, perché ciò che è congenito dura fino alla fine di colui che per l'efficacia dei princìpi se lo porta dentro.

Agostino. Non condanna le nozze, perché esse non ne sono la causa; ed è tolto da quell'Onnipotente che poté nascere uomo anche senza di esso.

62 - È tutto logico

Giuliano. Non ti muoviamo pertanto nessuna calunnia, se rischi di condannare le nozze e di dire opera del diavolo l'uomo che nasce da esse.

Né lo rinfacciamo in cattiva fede, né lo raccogliamo per ignoranza, ma intuiamo prontamente e semplicemente quale sia l'effetto delle sentenze conseguenziali.

Mai infatti le nozze corporali sono senza mescolanza.

Tu dici che quanti nascono da tale mescolanza appartengono al diavolo: senza dubbio dichiari che le nozze appartengono al diritto del demonio.

Agostino. Diciamo noi forse che nel paradiso le nozze sarebbero potute essere senza mescolanza corporale, se nessuno avesse peccato?

Ma non vi sarebbe stato il male, di cui adesso fa buon uso la pudicizia coniugale.

Quel male viene poi dalla ferita che ha inferta l'astuzia diabolica.

Per questo, si condanna come rea la propaggine dei mortali.

Per questo, chi nasce è sotto il principe dei peccatori, finché non rinasca nel Cristo, il quale non ebbe assolutamente nessun peccato ed è il solo che sciolga il nodo della morte, perché tra i mortali fu l'unico libero.

63 - Diabolica la natura umana

Giuliano. Dici che si trae il peccato dalla condizione della natura tu che vuoi che questo male sia dipeso dalla volontà del primo uomo.

Rimando per ora la risposta che ti dovrà convincere che mentisci senza pudore.

Ma per quanto spetta al punto presente, ne concludo, e credo alla sapienza che ragiona, che tu evidentemente senza esitazione definisca diabolica la natura.

Perché, se è nella natura o viene dalla natura ciò per cui l'uomo è posseduto dal diavolo, è irrefutabilmente del diavolo ciò per cui il diavolo ha potuto rivendicare a sé l'immagine di Dio.

Anzi non è nemmeno immagine di Dio una natura che è per nascita nel regno del diavolo.

Agostino. Tu " credi ", ma alla stoltezza che suppone, non alla sapienza che ragiona.

Lascia che i bambini siano liberati dal potere delle tenebre, perché siano trasferiti nel Regno del Cristo.

Dicendo infatti che non hanno il contagio dell'antico delitto ed escludendoli così dalla misericordia del Salvatore, che salva il suo popolo dai suoi peccati ( Mt 1,21 ) e per questo è stato chiamato Gesù, non ottieni altro che su loro incomba l'ira di Dio, della quale parlò Giobbe dicendo: L'uomo, nato da donna, breve di giorni e sazio d'ira, come un fiore spunta e avvizzisce, fugge come l'ombra e mai si ferma.

Tu sopra un tale essere tieni aperti i tuoi occhi e lo chiami a giudizio presso di te?

Chi può infatti essere mondo da immondezze?

Nemmeno uno, anche se la sua vita sulla terra fosse di un giorno soltanto. ( Gb 14,1-5 sec. LXX )

Ma evidentemente, uomo misericordioso come sei, hai compassione dell'immagine di Dio e temi di dire che nasca carnalmente sotto il peccato.

O quanto è crudele cotesta tua vana misericordia, che nega ai bambini la misericordia del loro Salvatore, il quale è venuto a cercare ciò che era perduto! ( Lc 19,10 )

Per quelle immondezze dunque, senza le quali l'uomo di Dio dice che non c'è nessuno, anche se di un giorno soltanto fosse la sua vita sulla terra, il diavolo rivendica a sé l'immagine di Dio; non per la sostanza che Dio ha creata.

La natura infatti è stata viziata e non è un vizio.

Ma tu dici: Non è nemmeno immagine di Dio una natura che è per sua nascita nel regno del diavolo.

Che replicheresti se un altro ti dicesse: Non è immagine di Dio una natura che, senza esser rea di nessun peccato, non entra tuttavia nel Regno di Dio?

Non è vero che non avrai che cosa rispondere, se non vorrai rispondere vanamente?

E certo, l'uomo è immagine di Dio, perché è stato fatto a somiglianza di Dio. ( Gen 1,26; Gen 5,1 )

Per quale ragione dunque è stato fatto simile anche ad un soffio vano, per cui i suoi giorni passano come un'ombra? ( Sal 144,4 )

Non vorrai infatti escludere i bambini da questo soffio vano, atteso che i loro giorni passano come un'ombra.

Infine li escluderai anche forse dai viventi?

Ascolta dunque colui che dice nel Salmo: Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni e la mia esistenza davanti a te è un nulla.

Solo un soffio vano è ogni uomo che vive. ( Sal 39,6 )

Ebbene, pur essendo ogni uomo che vive immagine di Dio, dimmi donde ogni uomo che vive sia anche un soffio vano.

Ma che cosa sarai in grado di dire tu che non vuoi riconoscere che il primo fatto viene dalla creazione di Dio e che il secondo fatto è accaduto per la condizione del peccato?

Permettete, vi preghiamo, che l'uomo vivente, che è stato fatto a somiglianza di Dio, sia liberato dal potere delle tenebre, sotto il quale è diventato simile ad un soffio vano: ora sia liberato però provvisoriamente dall'obbligazione del reato, ma dopo questa vita corruttibile sia liberato definitivamente anche da ogni vanità.

64 - Faccia da imbroglione

Giuliano. Perciò, se leggerai la mia opera, cesserai di meravigliarti che io sia ritornato alle tue parole che avevo già riportate sopra.

Avevo appunto promesso di dimostrare dai tuoi scritti come tu, tra l'empietà che avevi bevuta e l'ostilità che ne temevi, avevi detto ugualmente l'uno e l'altro: e quello che sono soliti asserire i cattolici, e quello che sono soliti asserire i manichei.

Tale è pertanto nel tuo scritto l'ordine delle parole, corrispondente al tuo capitolo, del quale adesso con faccia da imbroglione hai mentito che sia stato interpolato.

So di aver fatto grandi promesse: dimostrare cioè con i testi dell'avversario e che è giusto che si condannino quanti negano essere gli uomini opera di Dio e che costui stesso che lo confessa non fa altro che confermare essere patrimonio del diavolo tutto quello che procede dalla fecondità delle nozze.

Con questo metodo infatti l'opinione dei manichei sarà distrutta anche per le leggi del suo patrocinio.

Ma l'hanno messo in evidenza tutte le prime pagine del suo libro.

Dice infatti che sono opera di Dio gli uomini che nascono dalle nozze, cioè da maschi e femmine.

Con la quale sentenza butta all'aria tutto quello che intendeva ottenere e consente con noi che diciamo empi quanti osano negare tale verità.

Risolta è dunque una parte. Mi resta da dimostrare che egli sostiene quanto aveva testé impugnato.

Detto ciò, io sono ritornato di nuovo sul passo del tuo capitolo dove avevi scritto: Diciamo che quanti nascono da tale unione contraggono il peccato originale, e di essi, quali che siano i genitori da cui nascono, non neghiamo che siano ancora sotto il diavolo, se non rinascono nel Cristo e, liberati per la sua grazia dal potere delle tenebre, sono trasferiti nel regno di Colui che non volle nascere dalla medesima unione dei due sessi.39

Perché dunque reputi sufficiente a poter essere scusato dall'errore dei manichei il fatto che hai osato inserire una sentenza, contro la quale lottavi con tutte le forze del tuo ingegno?

Ciò non serve a patrocinio del tuo errore, ma a testimonianza della tua singolare stoltezza nel credere, alla maniera di Callifonte, che virtù e vizi, giustizia e iniquità in forza del tuo discorrere possano scendere a patti tra loro.

Rispetto poi a quello che dice l'Apostolo: Ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, ( Col 1,13 ) leggi il quarto libro della mia opera e allora ti si farà chiaro il pensiero del Maestro delle Genti.

Agostino. Al tuo quarto libro è stato risposto con il sesto dei nostri.

Adesso ancora più di prima io esorto a leggere quei tuoi libri e i miei coloro che vogliono sapere quanto tu in essi abbia deviato dalla verità e da quanta verità sia stato confutato.

Riguardo poi al fascicolo nel quale furono riportati alcuni brani dei tuoi libri, sei libero d'imputare a me quello che fece chi lo mandò alla persona che lo mandò a me.

Costui riportò appunto in quel fascicolo ciò che volle dalla tua opera e tralasciò ciò che volle; sul quale argomento ti ho già risposto sopra brevemente e sufficientemente.

Perché tenti di nasconderti con le tue oscurità contro le affermazioni esplicite dell'Apostolo?

A lode di Dio egli dice: Ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, ( Col 1,13 ) e tu dici che ciò è stato detto da lui con esclusione dei bambini.

Se dunque i piccoli non sono liberati dal potere delle tenebre, vuol dire che non sono morti; se non sono morti, vuol dire che non è morto per loro il Cristo.

Tu invece confessi che anche per loro è morto il Cristo, e l'Apostolo dice lo stesso: Uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. ( 2 Cor 5,14 )

Questa conclusione dell'Apostolo è inattaccabile e perciò, poiché è morto anche per i bambini, logicamente anche i bambini sono morti.

Ora, il Cristo è morto per ridurre all'impotenza colui che della morte aveva il potere, cioè il diavolo. ( Eb 2,14 )

Lascia pertanto che i bambini per vivere siano liberati dal potere delle tenebre.

Che significa poi l'accusa che mi fai di seguire la prassi o l'errore di Callifonte, dicendo che io reputo di poter far scendere a patti fra loro virtù e vizi, giustizia e iniquità in forza del mio discorrere?

Lungi certamente da me averlo nel cuore o persuaderlo con la parola; ma mi congratulo che tu abbia capito così bene cotesto filosofo.40

Avendo egli infatti riposto il bene dell'uomo nella virtù dell'animo e nel piacere del corpo, tu dici che ha voluto conciliare virtù e vizi, e quindi, com'era conveniente, hai giudicato che è vizio la brama della voluttà carnale.

È dunque vizio la libidine che tu lodi.

In qualche modo dunque la verità ha fatto capolino nei tuoi sentimenti così che hai abbandonato per un poco la causa della tua protetta e hai detto ciò che diciamo noi.

65 - Le nozze non sono solo un miscuglio di sessi

Giuliano. Ho dunque arguito e giustamente arguito fioca e fiacca variazione quella per cui era avvenuto che tu e premettessi di non condannare le nozze e, per la mescolanza di maschio e femmina, la quale evidentemente viene dalla creazione e dalla natura delle nozze, nella quale anzi soltanto - per quanto riguarda il nostro conflitto - c'è la verità delle nozze, dicessi che gli uomini sono trascritti nei diritti del diavolo.

Agostino. Se nella sola mescolanza di maschio e femmina c'è la verità delle nozze, allora la medesima verità è degli adultèri e delle nozze, perché in ambedue i casi c'è cotesta mescolanza di ambedue i sessi.

Che se questa è una madornale assurdità, vuol dire che non nella sola mescolanza di maschio e femmina c'è la verità delle nozze, come tu deliri, sebbene senza di essa le nozze non possono propagare i figli.

Ma ci sono altri beni che appartengono propriamente alle nozze e le distinguono dagli adultèri, come la fede del letto coniugale e la cura di procreare figli ordinatamente e, massima differenza, il buon uso del male, ossia il buon uso della concupiscenza della carne, che è un male di cui gli adùlteri usano male.

Indice

24 Cyprianus, Ep. ad Fidum 64, 5
25 De nupt. et concup. 1,1
26 De nupt. et concup. 1,1
27 De nupt. et concup. 2,4-5
28 Cyprianus, Ep. ad Fidum 64, 5
29 Hilarius, In Sal 118, 175
30 Ambrosius, De paenitentia 1, 3, 13
31 Gregorius Naz., Orat. in Christi Natalem 38, 17
32 Basilus, Serm. I de ieiunio 4
33 Ioannes Constantinop., Ep. ad Olymp. 3, 3
34 C. Iul. 3,8ss
35 Gregorius Naz., Orat. in Christi Natalem 38, 17
36 C. Iul. 1,7
37 De pecc. mer.et rem. 3, 2
38 Ambrosius, De paenitentia 1, 3, 13
39 De nupt. et concup. 1,1
40 Cicero, De fin. 2, 11, 34; 5, 25, 73;
Lact., De falsa sap. 3, 7