Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro II

125 - Sarebbe ingiusto Dio, se nei bambini non punisse un peccato

Giuliano. Tanto patente dirò, che questa specie d'ingiustizia, che tu mentitamente applichi ai suoi giudizi, egli stesso l'ha condannata con l'autorità della sua legge.

Agostino. Nella sua legge è scritto che sia radiata dal suo popolo l'anima del bambino non circonciso all'ottavo giorno. ( Gen 17,14 )

Per quale merito? Dillo, se puoi. Ma non lo puoi in nessun modo.

E tuttavia non taci negando l'esistenza del peccato originale.

126 - Che necessità di tante tue bestemmie?

Giuliano. Che necessità ci fu dunque di tante bestemmie, se necessaria non fu nemmeno la bestemmia a cui ti tenevi abbracciato?

La quale non aveva certamente nessun valore e tuttavia sembrava quasi una tavola a cui aggrapparsi in un così disastroso naufragio, e l'hai mollata, benché tardi, a muscoli stracciati.

Perché infatti il discorso si chiarisca a forza di ripeterlo: la ragione per cui ti si credeva un manicheo che le persone più ignoranti dovevano tollerare, era il timore che l'efficacia della grazia del Cristo non sembrasse una sola in tutti.

A questa conclusione tu sei arrivato adesso senza nostra costrizione, con gli sviluppi del tuo commento, dicendo che la sentenza dell'Apostolo: La grazia della giustificazione da molte cadute ( Rm 5,16 ) può, certo, essere vera per gli adulti, ma non può essere vera per i bambini, ed invece nei bambini la grazia è qualcosa di più limitato, di più debole, di più povero.

Il che, sebbene tu non lo pensi, tuttavia lo confessi come detto dall'Apostolo.

Agostino. Si rilegga la risposta che ti è stata data,42 per capire che tu non dici nulla e che tuttavia non sei capace di tacere, o uomo linguacciuto.

La grazia giustifica da molti delitti, perché Gesù salva il suo popolo dai suoi peccati.

Nella medesima moltitudine dei peccati egli trova anche i peccati singoli dei bambini, come troverebbe nella medesima moltitudine, se non esistesse il peccato originale, anche i peccati singoli degli adulti che cominciassero appena a peccare.

Ai quali, venendo al battesimo del Cristo, non si potrebbe davvero dire: Non potete essere battezzati subito, perché non avete ancora molti peccati; la grazia infatti giustifica da molti peccati.

Risponderebbero appunto giustissimamente: Nella moltitudine dei delitti dai quali giustifica la grazia ci sono anche i singoli nostri delitti, e in questa moltitudine alcuni ne hanno parecchi, alcuni meno.

I quali delitti con i nostri singoli fanno tutti insieme molti delitti.

127 - Adozione divina e remissione del peccato

Giuliano. Dunque anche secondo te l'effetto della grazia nell'adozione è uguale per tutte le età; al contrario nella remissione dei peccati non c'è per tutti la stessa misura.

Ma finora mi sono comportato troppo parcamente e pazientemente.

Agostino. Se parli così tanto parlando parcamente da incalzare un solo libro mio, e neppure intero, con otto libri tuoi, troppo profusa e ridondante è la tua parsimonia.

Ma se finora ti sei comportato parcamente, perché gridando contro la verità in tanto tuo discorrere non sei stato parco nei riguardi della tua anima?

128 - Prima età ed età adulta

Giuliano. Cioè mi sono contentato di provare con la precedente discussione che anche tu, mentre proprio su questo punto suscitavi la più grande sollevazione contro di noi, dici che non risulta uniforme in tutti il modo della remissione dei peccati, così che, anche ammesso che tu potessi persuadere dell'esistenza di quest'unico peccato naturale, apparirebbe tuttavia necessario dire che la condizione di quanti accedono alla grazia non è sempre uguale e che l'affermazione dell'Apostolo: La grazia della giustificazione da molte cadute ( Rm 5,16 ) è vera solamente per l'età adulta e non anche invece nella prima età.

Agostino. Secondo le tue ciance non si avvera nemmeno nell'età adulta, perché molti adulti hanno peccati singoli - pur non avendo secondo voi i peccati originali - e ad essi capita di venire al battesimo quando hanno appena cominciato a peccare.

Alcuni hanno pochissimi peccati e comunque non molti peccati.

Costoro dunque non parteciperanno a questa grazia del Cristo, perché essa giustifica da molti peccati che essi non hanno.

Chi segue questo modo di sapere è ineffabilmente insipiente.

Riconosci che il Cristo giustifica da molti delitti e salva il suo popolo e intendendo che nella medesima moltitudine si possono computare i delitti di chiunque, siano pochi o siano singoli, non voler sottrarre la sorte dei bambini dalla sorte di questo popolo.

Credi necessario anche a loro Gesù, il quale non si chiama Gesù se non perché salva dai suoi peccati il suo popolo, ( Mt 1,21 ) dove sono compresi certamente anche i bambini.

129 - La grazia sorpassa i delitti

Giuliano. Ma ora asserisco conseguentemente che l'Apostolo non ebbe nessun sospetto della " traduce " manichea: egli indica appunto che equivarrebbe a mancare gravemente di rispetto verso i misteri se questi si equiparassero in tutto e per tutto ai peccati, se cioè la grazia non giovasse più efficacemente di quanto abbia nociuto la " forma " della colpa.

Dunque la massima dignità della fede cristiana il Maestro delle Genti la colloca nel fatto, da lui affermato, che la grazia sorpassa i delitti.

Perciò ebbe cura di preferire ai morbi antichi l'effetto della medicina.

Agostino. È questa medicina che voi negate ai bambini, sostenendo con falsa e dannosa difesa la loro immunità dal peccato.

Ma il loro Dio, che con la bocca dei bimbi e dei lattanti attesta la lode della sua medicina, certamente riduce al silenzio anche voi che prestate ai bambini una difesa ostile, perché egli riduce al silenzio nemici e difensori.

130 - L'unico titolo della dignità della grazia battesimale

Giuliano. Questa è stata per l'Apostolo la ragione di lodare la dignità della grazia, che le convenisse in tutto la sua dichiarazione: Il giudizio di condanna da uno solo, la grazia della giustificazione invece da molte cadute. ( Rm 5,16 )

Per quale licenza tu dunque defrauderai la grazia del Cristo di tale lode che l'Apostolo ha voluto tributarle, così da gettare via l'unico titolo di dignità dal quale il Vaso di elezione ha voluto far riconoscere l'onore della grazia?

Agostino. Questa grazia non giunge ai bambini, se essi, secondo voi, non sono legati da nessun delitto.

Ma poiché sono legati, certamente la grazia che giustifica la moltitudine dei suoi fedeli da molti delitti giunge a sanare anche l'unico delitto dei bambini, per ridurre al silenzio con la bocca dei bimbi la bocca dei nemici e dei difensori che li ingannano.

131 - Nei bambini la nullità dei peccati non è meno vera della loro molteplicità

Giuliano. Egli disse: La grazia della giustificazione da molte cadute. ( Rm 5,16 )

Egli antepose l'abbondanza della medicina alla efficienza del peccato.

Il quale senso concorda con il dogma dei cattolici, che intendono fatta la remissione dei peccati nelle persone dove possono trovarsi molte colpe, commesse evidentemente con atti di volontà propria.

In coloro invece nei quali non ci sono questi atti di volontà propria, ossia nei bambini, non è meno vera la nullità che la molteplicità dei peccati.

Agostino. Nessuna medicina dunque del Salvatore spetta ai bambini e il Cristo non è Gesù per loro: e tu che dici questo osi chiamarti cristiano!

Inoltre se, come dici in termini definitivi, la remissione dei peccati avviene nelle persone dove se ne possono trovare molti, poiché interpreti in questo senso le parole dell'Apostolo: La grazia della giustificazione da molte cadute, non partecipano alla remissione dei peccati coloro che non hanno secondo voi il peccato originale e accedono al lavacro della rigenerazione con un singolo peccato o con pochi peccati?

Guardate a quello che dite! E non vi vergognate? Non vi spaventate? Non vi chetate?

Se poi le persone che stanno cominciando a peccare e non hanno ancora molti peccati ricevono ugualmente la grazia che giustifica da molte cadute, perché non volete computare nelle medesime molte cadute anche le singole cadute dei peccatori di ogni genere, se non per escludere empiamente dalla remissione i bambini, con la conseguenza che incomba su di voi la rovina di una così pessima perfidia da dire che dalla remissione dei peccati sono escluse anche le persone grandi che cominciano appena a peccare e non hanno ancora molti peccati, ma singoli peccati o pochi peccati?

132 - Paolo ha rafforzato la nostra opinione

Giuliano. L'Apostolo dunque dove antepose la grazia al peccato, rese più valido il nostro dogma.

Agostino. Rovesciò piuttosto il vostro dogma, perché la grazia che antepose al peccato giustifica da molte colpe e perciò, spettando ai piccoli insieme ai grandi, colui che rimette tutti i peccati di tutti i suoi, cioè dei piccoli e dei grandi, non tralascia neppure uno dei piccoli.

133 - Molti delitti non li hanno i bambini

Giuliano. Tira fuori adesso l'Apostolo dove abbia equiparato la grazia al peccato: se la tua fede non capisce che i rimedi sono stati preferiti alle ferite, capisca almeno che non sono stati ridotti ad una piccolezza così da non eccedere il confronto.

Che se tu lo trovassi scritto in qualche parte, risulterà tuttavia che Paolo aborrisce da questa sentenza.

E perché il senso dell'Apostolo splenda tutto in sintesi, egli dice: La grazia della giustificazione da molte cadute. ( Rm 5,16 )

Ma molti delitti non li hanno, nemmeno secondo te, i bambini, i quali secondo l'Apostolo non hanno nessun delitto.

Agostino. Molti delitti non li hanno, anche secondo te, coloro che hanno iniziato a peccare una prima volta, e tuttavia non puoi negare che essi quando vengono al battesimo partecipino di questa grazia che giustifica da molte cadute.

Le molte cadute sono dunque quelle di tutto il popolo, dove sono compresi anche i bambini.

Nel quale popolo della città di Dio, quando vi arriva la grazia giustificante da molti delitti, essa vi trova e i molti delitti di alcuni e i pochi delitti di altri e i singoli delitti dei bambini; tutti insieme fanno certamente molti delitti e con la loro moltitudine rintuzzano le parole tue, molte e vane.

Se al contrario i bambini non hanno secondo l'Apostolo, come credi tu, nessun peccato, per quale ragione dunque secondo l'Apostolo sono morti?

Poiché anche secondo te il Cristo è morto pure per loro: infatti uno è morto per tutti, quindi tutti sono morti, ed egli è morto per tutti. ( 2 Cor 5,14-15 )

O Giuliano, questo non l'ha detto Agostino, ma l'Apostolo, anzi per mezzo del suo Apostolo l'ha detto lo stesso Cristo.

Reprimiti da un parlare vano. Cedi a Dio.

134 - L'Apostolo non ha discusso qui dei bambini

Giuliano. Consta quindi che il Maestro delle Genti non ha discusso qui dei nascenti, ma di coloro che hanno già l'uso del movimento della propria volontà.

Agostino. Digerisci l'indigestione della contestazione, svégliati e arriva a capire il delitto e di uno solo ed unico, del quale si dice: Se per la caduta di uno solo molti morirono; ( Rm 5,15 ) questi molti sono appunto gli stessi tutti dei quali altrove dice: Come tutti muoiono in Adamo, ( 1 Cor 15,22 ) e troverai tra loro anche i bambini, perché per essi pure è morto il Cristo, come tu riconosci.

Dopo infatti avere detto che uno è morto per tutti, l'Apostolo ne mostra immediatamente la conseguenza necessaria dicendo: Tutti dunque sono morti e per tutti è morto. ( 2 Cor 5,14-15 )

135 - In che senso tutti condannati e tutti salvati?

Giuliano. Ora però ciò che l'Apostolo aggiunge: Come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così pure per la giustizia di uno solo si riversa su tutti la giustificazione, ( Rm 5,18 ) porta a noi tanto aiuto quanto fragore muove contro il tuo dogma.

Ponendo appunto in parti contrapposte la parola tutti senza che ci possa essere nessun legame tra loro, ci rimanda all'uso delle Scritture, perché capiamo che si suole dire tutti al posto di " molti ".

E già a prima vista c'è nella parola tutti una grossa improprietà: come fanno infatti ad andare tutti alla giustificazione, se vanno tutti alla dannazione?

O come fanno ad andare tutti alla pena, se tutti sono rapiti alla gloria? L'universalità di una parte elimina l'altra parte.

Agostino. Dunque anche dove si dice: In lui peccarono tutti, ( Rm 5,12 ) sono da intendersi molti e non tutti?

Se è così, sei costretto a dire che non hanno peccato per imitazione di quell'unico uomo tutti i peccatori, ma molti.

Che se dirai che non hanno peccato tutti ma molti imitando Adamo, per la ragione che a peccare sono stati molti e non tutti, volendo intendere i bambini in coloro che non hanno peccato, ti si risponderà che non sono nemmeno morti i bambini in Adamo e quindi non è morto per loro il Cristo, perché egli è morto solamente per i morti, come grida l'Apostolo.

In questo modo e andrai contro te stesso ed escluderai completamente dalla grazia del Cristo i bambini, per i quali dirai che il Cristo non è morto.

Conseguentemente negherai pure che essi si debbono battezzare nel Cristo.

Infatti quanti siamo stati battezzati nel Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte; ( Rm 6,3 ) ma sono battezzati nella morte del Cristo quelli per i quali è morto il Cristo.

In nessun modo quindi escluderai i bambini dal peccato originale senza escluderli ugualmente dalla grazia del battesimo del Cristo.

Nel giudicare poi contrarie tra loro le due verità, che tutti vanno alla dannazione per causa di Adamo e tutti ugualmente alla giustificazione per mezzo del Cristo, sbagli in modo assoluto.

Nessuno infatti se non per causa di Adamo è condotto alla condanna, dalla quale gli uomini sono liberati per mezzo del lavacro della rigenerazione, e nessuno è liberato da questa condanna se non per mezzo del Cristo.

La ragione dunque per cui si dicono tutti da una parte e tutti dall'altra parte è che nessuno va alla condanna se non per causa del primo e nessuno va alla vita della rigenerazione se non per mezzo del secondo.

Quindi l'universalità di una parte non elimina l'altra parte, perché di questi stessi che muoiono universalmente in Adamo il Cristo vivifica quelli che vuole.

Pertanto non ti sembreranno contrarie tra loro le due verità, se tu non sei contrario a te stesso.

136 - Nessuno è liberato se non da Gesù

Giuliano. Ma che tu ti avveda anche qui quanto noi siamo difesi dall'Apostolo: dalla posizione di Gesù che medica cerca d'intendere la posizione di Adamo che ferisce.

Se il Cristo ha salvato tutti, bisogna supporre che anche Adamo abbia nociuto a tutti.

Agostino. Ma è mai vero che in tanto non vadano tutti alla condanna a causa di Adamo perché il Cristo libera da tale condanna quelli che vuole?

Del quale Cristo in tanto si dice che libera anche lui tutti, perché nessuno è liberato se non da lui, alla stessa maniera in cui si dice di lui che illumina ogni uomo, ( Gv 1,9 ) perché nessuno illumina l'uomo al di fuori di lui stesso.

137 - Adamo trasmette il peccato generando

Giuliano. Se il Cristo ha cambiato le funzioni dei genitali, si creda che Adamo li abbia pervertiti.

Se il Cristo ha corretto qualcosa nei sensi della carne, alla colpa di Adamo si attribuisca di averli corrotti.

Se il Cristo ha incamminato la medicina sulla via della propaggine, si dica che Adamo ha trasmesso il delitto per la via della generazione.

Agostino. A queste insinuazioni si è già risposto, ma ascolta brevemente anche questa volta.

Se tu fossi cristiano cattolico, ti apparirebbe e Adamo che trasmette il delitto generando e il Cristo che rimette il delitto rigenerando.

Ma Adamo genera carnalmente, il Cristo rigenera spiritualmente.

Non volere dunque cercare la propaggine della carne nell'uno e nell'altro. Che la propaggine della carne non abbia luogo nella rigenerazione spirituale è un fatto a cui tu attendi se non contendi.

Ma contro l'infermità della carne la grazia del Cristo ha impostato per ora la battaglia e dopo ne farà la perfetta guarigione.

Della quale guarigione futura e perpetua ci ha dato presentemente in pegno lo Spirito Santo, ( 2 Cor 5,5 ) che riversa nei nostri cuori la carità, ( Rm 5,5 ) perché non ci vinca l'infermità della carne, lasciata provvisoriamente a sopravvivere per la nostra esercitazione.

138 - Fu macchiata la volontà, non la natività

Giuliano. Se al contrario, rimanendo tutti questi elementi nell'ordine che ricevono dalla natura, la volontà è senza costrizioni allettata alla fede con esortazioni, con segni, con esempi, con promesse o di premi o di pene, e se la volontà è risanata per mezzo di istituzioni, di misteri, di doni, non oppressa, ma aspettata, ma libera, ma provocata, apparisce, anche se tutto il mondo vi si oppone o ruggendo o infuriando, che ad essere macchiata per imitazione del peccato è stata la volontà e non la natività di ciascuno.

Agostino. Dovunque ti giri, non escluderai dai bambini il peccato originale, se non negando che essi siano morti.

Se neghi che siano morti, negherai insieme che il Cristo sia morto per loro.

Se poi, per non negare che il Cristo sia morto per loro, confesserai che i bambini sono morti, certamente non negherai che siano morti in Adamo.

Oppure se non in Adamo, dove? Dillo.

139 - Dio può soccorrere chi non merita, non può punire chi è senza colpa

Giuliano. Riconosco d'essere stato eccessivamente mite.

Sebbene infatti s'insegnasse che il Cristo, dal tempo della sua venuta, e ha sbarrato a tutti gli uomini la via della morte e ha donato ad essi la vita perpetua, cosicché dal giorno in cui il Verbo si fece carne, ( Gv 1,14 ) nessuno più assolutamente o cadesse in peccato o temesse la pena per il peccato, questo tuttavia non era in contrasto con il trattamento fatto da Dio al primo peccato, trattamento che apparisce di una estrema liberalità, poiché soccorrere coloro che non lo meritano Dio lo può e lo suole fare con lode della sua clemenza; punire invece coloro che non peccano non lo può fare senza il sovvertimento della giustizia.

Agostino. Poiché dunque i bambini sono stati puniti con un giogo pesante fino dal giorno della loro nascita dal grembo materno, riconosci la giustizia del giudice e confessa il peccato originale.

Punire infatti coloro che non hanno il merito di nessun peccato, come lo ammetti anche tu stesso, non lo può fare Dio senza il sovvertimento della giustizia.

140 - Distanza tra il secolo presente e il secolo futuro

Giuliano. Attendi dunque al risultato di tutta la nostra discussione.

Se la grazia del Cristo e la colpa di Adamo si dovessero giudicare equivalenti in effetti contrapposti, così da essere pari anche nel numero delle operazioni, pur operando in contrasto tra loro nel genere delle operazioni, si sarebbe dovuto insegnare che a quanti ha nociuto la colpa ad altrettanti ha giovato la grazia, perché risultasse sicura l'equità e la validità di quella pesatura con la quale venivano pesate.

La medicina perciò sarebbe dovuta intervenire assolutamente anche in quei luoghi e in quelle parti dove si era annidata la malattia: cioè se l'antico crimine aveva rovinato qualcosa nei movimenti dei genitali, nei sensi di coloro che si accoppiano, nella oscenità delle membra, nella infelicità dei nascenti, la medicina avrebbe somministrato i corrispondenti rimedi cambiando la situazione provocata dai suddetti effetti.

Altrimenti sarebbe stata una testimonianza grande di arte incapace e non giovevole a nulla il fatto e di non avere individuato il punto della malattia e di aver apprestato nel languore e nella corruzione della natura impiastri inerti.

Agostino. Si è già risposto, quando parlammo della distanza tra il secolo presente e il secolo futuro.43

Nel secolo presente infatti riceviamo per mezzo del pegno dello Spirito le forze e per combattere e per vincere.

Nel secolo futuro invece, senza più nessun nemico, né esterno né interno, godremo di una pace ineffabile e sempiterna.

Chi dunque vuole avere ora tutte le condizioni che si dovranno avere allora, indica di non avere la fede.

141 - Colpa universale e medicina universale

Giuliano. Ma la verità mostra tra l'altro che, pur ammesso il giovamento alle operazioni e agli uomini mortali di una medicina effusa universalmente, anche a quelli che non l'avessero meritata con nessun desiderio e con nessuna intenzione, tuttavia non per questo avrebbe recato danno la colpa ai nascenti che non avessero potuto muovere verso di essa un cenno di assenso.

E perciò, anche se fosse uguale la valutazione della grazia e del peccato, era nondimeno chiaro che nemmeno allora l'equiparazione sarebbe arrivata a provare che ciascuno nasca reo.

Agostino. In quel grave peso che opprime anche i bambini com'è giusto Dio, se nessuno nasce reo?

142 - T'inganni o inganni gli altri

Giuliano. Ma ora, poiché l'Apostolo non solo non ha posposto la grazia alla colpa, ma l'ha pure preposta ad essa dicendo che i benefici hanno sovrabbondato in molti più di quanti i danni abbiano travolti, e poiché invece l'opinione della " traduce " porta a valutare il danno del peccato molto maggiore del dono della grazia, è irrefutabilmente dimostrato che nell'apostolo Paolo non si trova nulla che sappia di " traduce ", ma dalla sua sentenza sono stati ugualmente distrutti i traduciani insieme ai manichei, loro maestri.

Agostino. Non ha detto l'apostolo Paolo che " i benefici hanno sovrabbondato in molti più di quanti i danni abbiano travolti ".

Non ha detto questo. Assolutamente ti inganni, se non sei tu stesso ad ingannare.

Ha detto infatti che la grazia ha sovrabbondato di più in molti, non che ha sovrabbondato in molti di più; ma ha sovrabbondato di più.

A confronto infatti di quelli che periscono pochi sono quelli che si salvano; ma se non si confrontano con quelli che periscono sono molti anche coloro che si salvano.

Voler però conoscere il consiglio di Dio perché mai quelli che periscono siano più di quelli che si salvano è di molti, ma conoscerlo è viceversa o di pochissimi o di nessuno assolutamente.

Potrebbe poi l'Onnipotente non creare quelli dei quali con la sua prescienza di tutte le cose non può ignorare che saranno cattivi, e non li creerebbe se non potesse, ottimo com'è, fare ottimo uso anche del fatto che i cattivi sono la maggioranza.

Al quale proposito l'Apostolo ci ha dato un qualche insegnamento e cioè: Dio nei vasi d'ira mostra la sua ira e potenza dopo averli sopportati con molta pazienza, e nei vasi di misericordia rende nota la ricchezza della sua gloria. ( Rm 9,22-23 )

Ma i pelagiani non vogliono credere che in un uomo solo è stata viziata tutta la massa ed è stata tutta condannata: dal quale vizio e dalla quale condanna è soltanto la grazia che sana e che salva.

Perché infatti il giusto sarà salvo appena? ( 1 Pt 4,18 )

Che forse Dio fa fatica a liberare il giusto? Non sia mai!

Ma per indicare quanto giustamente sia stata condannata la natura, nemmeno l'Onnipotente stesso vuol liberare con facilità da tanto male.

Per questo e sono agevoli i peccati ed è faticosa la giustizia, meno che agli amanti.

Ma la carità che fa questo tipo di amanti viene da Dio. ( 1 Gv 4,7 )

143 - Sono stato prolisso

Giuliano. Ma poiché sono stato qui un po' troppo prolisso, passiamo ad altro.

Agostino. Lo dici così come se tu avessi l'intenzione di essere più breve altrove, mentre vai cercando loquacissimamente il modo di soffiare le nebbie della vanità sulle limpidissime parole dell'Apostolo.

144 - Sante le pagine di Paolo

Giuliano. Ha detto poi su " tutti " la condanna per Adamo e su " tutti " la giustificazione della vita per Gesù Cristo, benché certo il Cristo non trasferisca alla vita tutti coloro che muoiono in Adamo, ma ha detto " tutti " in una parte e " tutti " nell'altra parte perché, come senza Adamo nessuno va alla morte, così senza il Cristo nessuno va alla vita.

Come di un maestro di lettere che sia l'unico in una città diciamo: Costui insegna qui le lettere a tutti, non perché tutti le apprendono, ma perché nessuno le apprende se non da lui.

Quelli poi che ha detti " tutti ", li ha detti successivamente " molti ", indicando tuttavia i medesimi nei tutti e nei molti.

" Come infatti per la disobbedienza di uno solo molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo molti saranno costituiti giusti ". ( Rm 5,19 )

Domandi ancora costui per quale via il peccato si trovi nel bambino.

Gli rispondono le Pagine sante: " A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo ".44

Certamente che siano sante le pagine dell'Apostolo non per altro lo confessiamo se non perché, coerenti con la ragione, con la pietà, con la fede, ci erudiscono e a credere che Dio è d'inviolabile equità e a difendere la bontà e l'onestà delle sue opere e a rivendicare ai suoi precetti la moderazione, la prudenza, la giustizia.

Agostino. La stessa equità di Dio ti convince nei bambini, perché è una grande ingiustizia se sono oppressi da un grave giogo anche i bambini senza nessun merito e vincolo di peccato.

145 - Nei "tutti" devono intendersi i "molti" che hanno peccato per imitazione

Giuliano. E perciò [ ci erudiscono ] a negare che possa chiunque essere condannato per il peccato di un altro, a negare che un qualche peccato passi ai posteri per condizione di natura, a credere e asserire che l'uomo generato dalla fecondità istituita da Dio in stato di libero arbitrio, da giuste leggi è citato ad evitare tutto ciò che è male, a compiere tutto ciò che è bene, né a stimare che l'amore dei crimini e la loro necessità siano aderenti, come dite voi, alle cause della sua sostanza, ossia agli stessi semi; né ad accettare che una sentenza tanto stolta, tanto insana, tanto empia, perché evidentemente offensiva della natura, della ragione, di Dio, sia contenuta nel volume dell'Apostolo, per avere egli detto che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e che in tutti gli uomini è passata la morte. ( Rm 5,12 )

Poiché l'Apostolo non ha lasciato che il suo pensiero rimanesse a lungo nell'equivoco aggiungendo che nei tutti detti da lui devono intendersi i molti che hanno peccato per imitazione e non per generazione. ( Rm 5,19 )

Agostino. Puoi dire che non tutte le genti furono promesse alla discendenza di Abramo dove fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti, ( Gen 22,18 ) per il fatto che le medesime genti le ha dette anche molte nel passo: Ti ho costituito padre di molte genti? ( Gen 17,5 )

Puoi dirlo, ripeto, e con il tuo vaniloquio contraddire anche in questo testo la Scrittura che preannunzia quanto vediamo compiersi nella realtà, e impedire a noi d'intendere tutte le genti dove non è stato promesso nient'altro che tutte le genti?

Poiché con la tua dialettica insegni che tutte non sono state poste per tutte e non sono da intendersi tutte, ma molte, che non sono tutte.

Però se dove si dicono molti è certamente possibile non intendere tutti, tuttavia dove si dicono tutti e sono veramente tutti si dicono correttamente anche molti, perché si intende che gli stessi tutti non sono pochi.

Per esempio quei santi, che fu impedito al fuoco ardente di bruciare, lodavano tutti Dio tra le fiamme innocue ed essi tuttavia erano pochi in tutti, poiché erano tre. ( Dn 3,49-51 )

Che ha di forza la tua argomentazione con la quale non vuoi che i tutti s'intendano tutti, perché i medesimi sono stati detti molti?

Senza dubbio coloro che sono veramente tutti si dicono talvolta anche molti, per distinguerli da quelli che sono tutti ma in tal modo da essere tuttavia pochi.

Per esempio tutti i capelli di un uomo sono anche molti, invece le dita sono poche, anche se tutte.

146 - Imitatori o di Gesú o di Adamo

Giuliano. Ha poi snodato tutto il suo pensiero che aveva espresso prima, dicendo: Come infatti per la disobbedienza di uno solo molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo molti saranno costituiti giusti, ( Rm 5,19 ) intendendo che, come nessuno merita i premi della virtù all'infuori di chi tende ad essi, dopo tuttavia l'incarnazione del Cristo con l'imitazione della sua santità, così nessuno deve ritenersi prevaricatore in Adamo all'infuori di chi ha peccato per imitazione del primo uomo nella trasgressione della legge che ha fatto conoscere il peccato.

Agostino. Questo è l'occulto e orrendo veleno della vostra eresia: voi volete che la grazia del Cristo stia nel suo esempio e non nel suo dono, dicendo che gli uomini diventano giusti per l'imitazione di lui e non per la somministrazione da parte di lui dello Spirito Santo che li induca ad imitarlo e che egli ha diffuso nel modo più ricco sopra i suoi. ( Fil 1,19 )

E aggiungete per apparire svegli: Dopo tuttavia l'incarnazione del Cristo, evidentemente per gli antichi, che dite essere stati giusti senza la sua grazia, poiché non ebbero il suo esempio.

Che dunque, se anche dopo l'incarnazione del Cristo, senza aver udito ancora il Vangelo, alcuni tra gli uomini si fossero proposti gli esempi dei giusti precedenti e fossero vissuti nella giustizia?

Che fate? Dove vi vedete? Non meritano cotesti in tal modo i premi della virtù?

Se dunque la giustizia viene dall'imitazione dei giusti, il Cristo è morto invano; ( Gal 2,21 ) perché anche prima di lui ci furono giusti da poter essere imitati da coloro che avessero voluto essere giusti.

Che senso ha pure il fatto che l'Apostolo non dice: Siate imitatori del Cristo come lo sono anch'io, ma dice: Siate imitatori di me, come io a mia volta lo sono del Cristo? ( 1 Cor 11,1 )

Ha voluto dunque essere per loro al posto del Cristo?

Non vedete che mali vi inseguono quando, proponendo l'Apostolo l'accostamento di Adamo e del Cristo, voi volete opporre l'imitazione alla imitazione e non la rigenerazione alla generazione?

147 - La grazia arriva anche agli innocenti, non la colpa

Giuliano. Ma la grazia del Cristo arriva pure agli innocenti, ai quali non arriva la colpa di Adamo.

Per questo ha inculcato attentamente: Molto di più la grazia di Dio e il dono di un solo uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti, ( Rm 5,15 ) perché la precedente equiparazione indichi l'imitazione da parte dell'età che fa uso della ragione in scelte opposte, e invece questa preferenza nella elargizione della grazia plauda agli innocenti consacrati e promossi.

Stando così le cose, devi sentire che l'Apostolo viene contro di te e non contro di me; devi riconoscere che porta le armi contro di te colui che sbaraglierebbe il dogma tuo e del tuo precettore Fausto, dal quale hai come ricevuto la prima mano di vernice, per mezzo di quest'unico testo, se mancassero tutti gli altri, dove dice che per la disobbedienza di uno solo molti e non tutti sono stati costituiti peccatori, e per l'obbedienza di uno solo non tutti ma molti sono stati costituiti giusti.

Per suggerire infatti all'intelligenza del lettore quanto ripugni al tuo modo di sentire questo discorso, l'Apostolo dichiara che non tutti sono stati costituiti peccatori per colpa di Adamo e tu dici che per colpa di Adamo tutti assolutamente appartengono al diritto del diavolo a causa del peccato naturale.

Non si può dubitare: tra te e l'Apostolo lo scontro è grande.

Agostino. " Tutti " dice e i medesimi li dice " molti ".

Dicendoli " molti " non nega che siano " tutti ", perché non sia contrario a se stesso, come cerca d'ingannare la vostra disonestà o è ingannata la vostra cecità.

Poiché infatti l'Apostolo ha usato ambedue i termini, e " tutti " e " molti ", io ho spiegato che questi due termini non si escludono tra loro, essendo stati detti anche " molti " gli stessi " tutti ", per la ragione che qualche volta si dicono tutti anche i pochi.

Tu invece dicendo non tutti quelli che l'Apostolo ha detti " tutti ", senza dubbio ti dimostri contrario all'Apostolo.

148 - Apparisce evidente che i peccatori sono più numerosi

Giuliano. Infatti mentre tu e Manicheo dite: Tutti sono peccatori per necessità naturale, l'Apostolo dichiara invece: Molti sono peccatori, e non tutti.

Egli rimuove dai semi l'accusa che invece arma contro i costumi, e distrugge il peccato originale.

E per ribadire questa stessa conclusione a cui siamo arrivati: l'Apostolo scrive chiaramente che si devono intendere molti i peccatori per la disobbedienza di Adamo e molti al contrario i giusti per l'obbedienza del Cristo, indicando egli che i giusti sono ben distinti dai criminosi.

Tu con quale impudenza tenti di argomentare per provare da questi testi il peccato naturale?

Quando infatti dici che tutti nascono criminosi per colpa di Adamo e che tutti appartengono per questo al diavolo, ma che alcuni poi sono liberati da tale condizione per mezzo del Cristo, non la pensi come la pensa l'Apostolo, il quale dice non che " tutti " per Adamo sono stati costituiti peccatori, ma " molti ".

Agostino. Poiché non è contraddittorio, come abbiamo già spiegato, che siano molti i medesimi che sono tutti, per questo l'Apostolo ha detto " tutti " i medesimi che aveva detti " molti "; non tutti invece non li dice l'Apostolo, ma li dici tu, e per questo contraddici l'Apostolo.

Ma è vero ciò che dice l'Apostolo e dunque è falso ciò che dici tu.

E quanto alla tua precedente precisazione45 che l'Apostolo inculca attentamente: Molto di più la grazia di Dio e il dono di un solo uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti ( Rm 5,15 ), dove vuoi far intendere che ha detto in molti, perché la sua grazia arriva ai bambini, ai quali non compete l'imitazione del primo uomo, o ti ha mentito un codice difettoso o mentisci tu stesso o sei stato ingannato da qualcuno che è falso o fallace, oppure dalla dimenticanza.

L'Apostolo infatti non dice: plures ma multos. Guarda il codice greco e troverai pollous non pleisous.

Ha detto dunque che la grazia abbondò molto di più in molti, non in molti di più, cioè non in plures, come abbiamo già spiegato.

Poiché se avesse detto in più per i bambini compresi nella grazia e non compresi nella imitazione del primo uomo, avrebbe detto il falso e sarebbe simile a voi.

Se infatti tutti gli imitatori del Cristo dopo la sua incarnazione, aggiungendo ad essi i bambini rigenerati, si mettono a confronto con i peccatori che voi volete far appartenere tutti per arbitrio della libertà alla imitazione del primo uomo, dallo stesso Adamo fino a coloro che peccano volontariamente fino alla fine del secolo, appare evidentemente quali siano molto più numerosi, al punto che voi siete vinti anche dalla vostra falsità.

149 - Per l'obbedienza del Cristo alcuni ritornarono alla giustizia

Giuliano. Se egli infatti avesse sentito un poco alla stessa tua maniera, avrebbe dovuto senza dubbio dire: Per la disobbedienza di un solo uomo tutti furono costituiti peccatori, ma per l'obbedienza del Cristo alcuni di essi ritornarono alla giustizia.

Così infatti assolutamente avrebbe dovuto parlare, se avesse voluto far intendere ciò che tu fantastichi.

Ma insieme a questa sua sentenza non avrebbe potuto comunque fare l'altra affermazione che la grazia del Cristo ha giovato molto più di quanto ha danneggiato l'iniquità di Adamo.

Anche dunque se ignorassimo completamente in base a quale costume per la disobbedienza di un solo uomo molti si dicessero costituiti peccatori, rimarrebbe tuttavia assodato che non appartiene al peccato originale ciò che l'Apostolo aveva inculcato come pertinente a molti e non a tutti.

Agostino. Sui " molti " e sui " tutti " è già stato risposto.

Né che l'Apostolo abbia parlato come dici tu che avrebbe dovuto parlare per dire quello che diciamo noi, che meraviglia fa?

Poiché anche se avesse detto l'Apostolo, come volete voi, che per il peccato di uno solo furono costituiti peccatori molti, ma così che i medesimi molti non possano equivalere a tutti, bensì comprendano soltanto coloro che per imitazione del primo uomo hanno peccato con la propria volontà, non ha detto l'Apostolo che per l'obbedienza del Cristo alcuni di questi sono stati giustificati: eppure è vero.

Che senso hanno dunque le tue parole: Se egli avesse sentito un poco alla vostra maniera, avrebbe dovuto dire: Per la disobbedienza di un solo uomo tutti furono costituiti peccatori, ma per l'obbedienza del Cristo alcuni di essi ritornarono alla giustizia?

Quasi neghiate voi che tra i prevaricatori della legge, i soli peccatori che voi fate appartenere alla imitazione della prevaricazione di Adamo, alcuni siano stati convertiti alla giustizia per l'obbedienza del Cristo.

Anche noi dunque possiamo replicare a voi: Se l'Apostolo avesse sentito un poco alla vostra maniera, avrebbe dovuto dire: Per la disobbedienza di uno solo molti certo e non tutti furono costituiti peccatori, ma anche tra questi alcuni ritornarono alla giustizia per mezzo del Cristo.

Oppure se avesse sentito qualcosa di simile, parlerebbe molto più apertamente, così da dire: Sì, tra i Giudei per la disobbedienza di un solo uomo furono costituiti peccatori molti che, ricevuta la legge, peccarono con simile prevaricazione; ma anche tra questi l'obbedienza del Cristo ne giustificò alcuni.

Se egli non ha pregiudicato te non parlando come ho detto che avrebbe dovuto parlare qualora sentisse come senti tu, non deve certo pregiudicare nemmeno me il fatto che non abbia parlato come tu dici che avrebbe dovuto parlare qualora sentisse come sento io.

Poiché dunque l'Apostolo ha parlato come gli è parso di dover parlare, bisogna vedere chi di noi senta come lui: se io che dico vera la sua affermazione: Per la colpa di un solo uomo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, ( Rm 5,18 ) e vera l'altra affermazione: Per la disobbedienza di uno solo molti sono stati costituiti peccatori, ( Rm 5,19 ) poiché non ripugna che i molti siano tutti e che i tutti siano molti; se tu che affermi: Dove dice molti sono molti e dove dice tutti non sono tutti.

Indice

42 Sopra 115
43 Sopra 93-94.106
44 Rm 5,12;
De nupt. et concup. 2,46-47
45 Sopra 147