Discorsi sui Santi

Indice

Nel natale della martire Gudene

Tenuto nella Basilica Maiorum il 27 giugno

[ Sul battesimo dei bambini, contro i pelagiani ]

1.1 - Occasione del discorso
1.2 - I pelagiani ammettono il Battesimo dei bambini non per la vita eterna, ma per il regno dei cieli
3.3 - Al di fuori del regno dei cieli non c'è vita eterna. Non esiste un luogo intermedio tra la destra di coloro che appartengono al regno di Dio e la sinistra dei dannati
4.4 - L'esclusione dal regno di Dio comporta la pena del fuoco eterno
5.5 - Del tutto arbitraria la distinzione tra vita eterna e regno di Dio
5.6 - Negato il peccato originale, i pelagiani non possono aver ragione di chi ammette che i bambini non siano esclusi dal regno di Dio
7.7 - Nella questione relativa ai bambini non battezzati si deve far ricorso all'autorità divina
7.8 - A confessione dei pelagiani, l'affermazione del Signore esclude i non battezzati dal regno dei cieli
8.9 - La lettura del medesimo passo del Vangelo deve confondere i pelagiani. Unica, in due nature, la persona di Cristo. Egli afferma di essere ad un tempo in terra e in cielo
9.10 - Solo Cristo è salito al cielo. Un solo Cristo le membra di Cristo unite al Capo
10.11 - Come diventiamo membra di Cristo. La fede in Cristo necessaria per la salvezza
11.12 - La fede di altri presta soccorso ai bambini feriti da un'azione altrui
11.13 - Il serpente di bronzo è figura di Cristo crocifisso in una carne simile a quella di peccato
13.14 - Chiunque non crede in Cristo è condannato. Giudizio vuol dire condanna. I bambini sono considerati quali fedeli. Il peccato originale
14.15 - La scappatoia dei pelagiani, incalzati dalle parole dell'Apostolo, sul peccato originale. Vi si trova indicato non il primo esempio di peccato, ma il peccato originale
16.16 - Obiezione dei pelagiani contro il peccato originale. perché dall'uomo battezzato non nasce il giusto
17.17 - Spunta un altro loro cavillo: Cristo non apporta salvezza agli increduli. I bambini battezzati sono autentici credenti nella fede di altri. I bambini credono nella fede dei genitori
19.18 - L'Apostolo citato erroneamente contro il peccato originale. Molti modi di santificazione
20.19 - L'autorità di Cipriano sostiene la realtà del peccato originale
21.20 - Fino a qual punto si debbono tollerare con pazienza i nemici della verità

1.1 - Occasione del discorso

Celebrando la nascita di san Giovanni, tra gli altri argomenti che sembrava bene trattare, il nostro discorso si volse a quello del Battesimo dei bambini.

Poiché si era già prolungato e si voleva concludere, non è stato svolto ampiamente, come lo esige una questione tanto grave quanto il grande pericolo che comporta, da parte di chi ne è preoccupato.

Ma ci rendono preoccupati non la disposizione in sé, già in passato stabilita con somma autorità nella Chiesa cattolica, piuttosto le contestazioni - che ora hanno guadagnato terreno - di alcuni, che fanno ogni sforzo per turbare l'animo di molti.

Di conseguenza, abbiamo deciso di parlarne oggi, con l'aiuto di Dio.

Veramente stiamo celebrando la solennità del martire, tuttavia una causa comune a tutti i fedeli ha maggior peso di una esclusiva dei martiri.

Non tutti i fedeli, infatti, sono anche martiri, ma quelli, proprio perché furono fedeli, sono stati martiri.

Consideriamo, dunque, che cosa quelli propongono e da quali motivazioni siano spinti, dal momento che, quanto a loro, la nostra sollecitudine, più che smentirli, deve aiutarli a rinsavire.

1.2 - I pelagiani ammettono il Battesimo dei bambini non per la vita eterna, ma per il regno dei cieli

I pelagiani ammettono che i bambini devono essere battezzati.

Quindi non c'è questione tra noi e loro circa la necessità di battezzare i bambini; sorge il problema circa la motivazione della necessità del Battesimo.

Dunque, ciò che ammettono teniamolo per fermo insieme con loro senza dubbio alcuno.

Che i bambini si debbano battezzare, nessuno ne dubita.

Nessuno lo metta in discussione, poiché non ne dubitano neppure coloro che non sono d'accordo sotto qualche aspetto.

2.2 - Ma noi diciamo che, se i bambini non venissero battezzati in Cristo, non avrebbero altrimenti la salvezza e la vita eterna; quelli, invece, dicono che il Battesimo non è per la salvezza, non è per la vita eterna, ma per il regno dei cieli.

Fate un po' di attenzione a quel che voglia dire questo, mentre noi, come ci è possibile, ne diamo un'esplicazione.

Dicono che il bambino, sebbene non sia battezzato, deve avere immancabilmente la salvezza e la vita eterna: benché - dicono - non sia battezzato, e ciò a motivo dell'innocenza, in quanto non ha peccato alcuno, né personale, né originale, né derivato da sé, né contratto da Adamo; però dev'essere battezzato perché abbia anche accesso al regno di Dio, cioè al regno dei cieli.

Se questo va messo in discussione, è certamente a causa loro che si deve fare, non dipende da noi.

Sono nostri fratelli infatti, sono stati assai turbati dall'importanza della questione, però avrebbero dovuto lasciarsi guidare dall'esercizio dell'autorità.

I pelagiani quando infatti dicono che non devono essere battezzati per poter ricevere la salvezza e la vita eterna, ma soltanto per il regno dei cieli e il regno di Dio, riconoscono certamente che devono essere battezzati, ma non per la vita eterna, bensì per il regno dei cieli.

E quanto alla vita eterna? L'avranno, dicono.

In grazia di che l'avranno? Perché sono esenti da ogni peccato e non può loro toccare la dannazione.

Esiste dunque una vita eterna al di fuori del regno dei cieli?

3.3 - Al di fuori del regno dei cieli non c'è vita eterna. Non esiste un luogo intermedio tra la destra di coloro che appartengono al regno di Dio e la sinistra dei dannati

Bisogna evitare di prestare orecchio a questo primo errore, esso va estirpato dalle menti.

È una novità mai udita prima, nella Chiesa, che esista una vita eterna al di fuori del regno dei cieli e che esista una salvezza eterna al di fuori del regno di Dio.

Ad evitare che tu, fratello, debba assecondarci al riguardo senza convinzione, rifletti anzitutto che è riservata inevitabilmente la dannazione a chiunque non spetta il regno di Dio.

Il Signore verrà, e giudicherà i vivi e i morti, come dice il Vangelo; fisserà una separazione, a destra e a sinistra.

A quanti sono a sinistra dirà: Andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli; ( Mt 25,41 ) a coloro che sono a destra dirà: Venite, benedetti del Padre mio ricevete in eredità il regno che è stato preparato per voi dall'origine del mondo. ( Mt 25,34 )

Da una parte nomina il regno, dall'altra la dannazione con il diavolo.

Non è rimasto alcun posto centrale in cui tu possa situare i bambini.

Si giudicherà dei vivi e dei morti: gli uni saranno a destra, gli altri a sinistra; non ho appreso altro.

Tu che introduci un posto centrale, togliti di mezzo: che non ti capiti di ricevere uno spintone da chi ha intenzione di raggiungere la destra.

E ti avverto ancora: togliti di mezzo, ma non andare a sinistra.

Perciò, se ci sarà la destra e la sinistra - e abbiamo trovato nel Vangelo che non ci sarà un posto centrale -, ecco che il regno dei cieli è a destra: Ricevete in eredità - dice - il regno.

Chi non vi si trova, sta a sinistra.

Che toccherà a quelli a sinistra? Andate nel fuoco eterno.

Alla destra verso il regno certamente eterno; alla sinistra verso il fuoco eterno.

Chi non è a destra, si trova senza dubbio a sinistra; quindi, chi non si trova nel regno, si trova senza dubbio nel fuoco eterno.

Può essere sicuro di avere la vita eterna chi non è battezzato?

Non sarà a destra, cioè, non sarà nel regno.

O consideri quale vita eterna il fuoco eterno?

E riguardo appunto alla vita eterna, ascolta in modo più esplicito che il regno altro non è che la vita eterna.

Prima ha nominato il regno, ma per quelli che sono a destra; il fuoco eterno per quanti sono a sinistra.

Ma, con la sentenza definitiva, per far capire che cosa sia il regno e che cosa sia il fuoco eterno, dice: Allora costoro andranno a finire nel fuoco eterno, ma i giusti alla vita eterna. ( Mt 25,46 )

4.3 - Ecco, ti ha spiegato che sia il regno e che sia il fuoco eterno; di conseguenza, quando riconosci che il bambino non sarà nel regno, tu ammetti che sarà nel fuoco eterno.

Il regno dei cieli è, infatti, la vita eterna.

4.4 - L'esclusione dal regno di Dio comporta la pena del fuoco eterno

Non diversamente anche l'apostolo Paolo, volendo incutere terrore agli uomini, senza riferimento ai bambini ed ai battezzati, ma agli empi, agli scellerati, agli immorali, ai corrotti, non li spaventò con la minaccia che finiranno nel fuoco inestinguibile - dove indubbiamente andranno se non si dovessero correggere -, ma, quale unico motivo di timore, li avverte che non saranno nel regno.

In tal modo, rendendosi conto di perdere la speranza del regno, non scorgerebbero altra conseguenza che la pena del fuoco eterno.

Disse: Non illudetevi, né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. ( 1 Cor 6,9-10 )

Non disse: quelli e quelli, i tali e i tali saranno tormentati dal fuoco eterno, ma non erediteranno il regno di Dio.

Esclusa la destra, non è rimasta che la sinistra.

Ma come potranno sfuggire dal fuoco inestinguibile?

Non altrimenti che se saranno nel regno.

Continua: E tali siete stati alcuni di voi.

E perché non lo sono più? Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.

Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. ( 1 Cor 6,11 )

Non vi è infatti altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati, ( At 4,12 ) noi tutti, piccoli e grandi.

Ma se è stabilito che siamo salvati in questo nome, senza dubbio al di fuori di questo nome non ci sarà la salvezza che, indipendentemente da Cristo, viene promessa ai bambini.

Senza offesa per loro, dirò: chi promette ad alcuno la salvezza al di fuori di Cristo, non so se a sua volta possa ottenere la salvezza in Cristo.

5.5 - Del tutto arbitraria la distinzione tra vita eterna e regno di Dio

Quindi, vediamo di sapere da loro: Come mai - può dire alcuno - i bambini, a motivo della loro innocenza - come voi dite - e perché esenti da ogni colpa, non solo avranno la salvezza e la vita eterna, ma anche il regno di Dio?

In forza di che, presso di voi, è stato fermamente definito che, senza il Battesimo, i bambini non possederanno il regno di Dio?

Intanto voi, a vostro arbitrio, sareste parziali nei loro riguardi, non quali sostenitori dei piccoli, ma oppressori dei miseri, a vostro arbitrio li fareste soggetti ad una limitazione, concedereste loro la salvezza e la vita eterna escludendo il regno dei cieli.

Un altro più benevolo di voi e misericordioso, e più giusto come credete, darà a loro tutto, e la vita eterna e il regno dei cieli.

In che modo avrete ragione di costui?

Poiché talora vi conquista un modo di ragionare umano contro un'autorità di assoluta chiarezza, esponete il metodo razionale che adottate e, con tutte le risorse a vostra disposizione, vedete di sostenere il vostro asserto, così che debba cedere costui, il quale, fondandosi sui meriti dell'innocenza di colpa - secondo voi -, cioè, del peccato originale, vorrebbe concedere ai bambini, pure se non battezzati, non solo la vita eterna, ma anche il regno dei cieli.

Vedete di prevalere su di lui.

Da parte mia, senza voler anticipare un giudizio, assumo per un poco le parti di costui e dirò quel che personalmente non condivido: ma vi avverto perché vi rendiate conto di trovarvi davanti un avversario più agguerrito.

5.6 - Negato il peccato originale, i pelagiani non possono aver ragione di chi ammette che i bambini non siano esclusi dal regno di Dio

Ecco, c'è non so chi il quale dice: Il bambino, non avendo assolutamente alcun peccato, né commesso in vita sua, né ereditato dalla vita del progenitore, avrà sia la vita eterna che il regno dei cieli.

6.6 - Replicate, prendete il sopravvento su chi vi si oppone, voi che stabilite ben altra differenziazione.

Voi, infatti, dite: Questo non battezzato avrà certamente la vita eterna, ma non avrà il regno dei cieli.

Costui, al contrario: Anzi, avrà la vita eterna e il regno dei cieli.

Per quale ragione, dunque, porti via ad un innocente l'eredità del regno dei cieli?

Chi non guadagna il regno dei cieli è senza dubbio frodato di un grande bene.

Che giustizia è questa? Spiega, perché?

Che fa di male il bambino non battezzato, senza colpa alcuna, né propria, né derivatagli dal padre?

Dimmi, che fa di male da non poter accedere al regno dei cieli, da non poter condividere la sorte dei santi, da essere bandito dalla società degli Angeli?

Ti pare di essere misericordioso perché non lo privi della vita, però, chi escludi dal regno dei cieli tu lo condanni.

Tu condanni: non lo uccidi, ma lo bandisci dalla patria.

Così ad esempio, anche gli esuli vivono; se sono sani, non soffrono dolori fisici, non subiscono tortura non languiscono nell'oscurità di un carcere, hanno soltanto questa pena: non trovarsi in patria.

È una gran pena se si ama la patria; se invece non la si ama la sofferenza morale è più grave.

C'è poco male nell'animo dell'uomo che non desidera la società dei santi, che non desidera il regno dei cieli?

Se gliene manca il desiderio, la pena ha origine dalla perversione: se invece ne prova il desiderio, la pena deriva dall'essergli sottratta la carità.

Ammettendo pure, come vuoi, che si tratti di pena di poco conto, anche tale pena lieve è grave se non c'è colpa alcuna.

Difendi, a questo riguardo, la giustizia di Dio.

Perché si infligge una pena, sia pure insignificante, ad un innocente in cui non si trova affatto il peccato?

Ribatti in contrario questo che ti contraddice, il quale, con una misericordia ed una giustizia maggiore della tua, vuol dare ai bambini non battezzati non solo la vita eterna, ma anche il regno dei cieli.

Ribatti, se puoi, ma danne la ragione; ti compiaci, infatti, di gloriarti di essa.

7.7 - Nella questione relativa ai bambini non battezzati si deve far ricorso all'autorità divina

Da parte mia avverto la profondità di tale questione e riconosco che le mie risorse non sono adeguate a scandagliarne il fondo.

E qui mi piace esclamare con Paolo: O profondità delle ricchezze! ( Rm 11,33 )

Un bambino non battezzato va verso la dannazione; sono infatti le parole dell'Apostolo: Da uno solo per la condanna. ( Rm 5,16 )

Non trovo una ragione che soddisfi adeguatamente, non perché manchi, ma perché non riesco a trovarla.

Perciò, quando mi è preclusa l'indagine che scandagli la profondità fino in fondo, devo richiamarmi all'insufficienza umana, non accusare l'autorità di Dio.

Da parte mia, dico veramente a voce alta e non me ne vergogno: O profondità delle ricchezze, della sapienza e della scienza di Dio!

Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

Infatti chi ha conosciuto il pensiero del Signore, o chi mai è stato il suo consigliere? o chi gli ha dato qualcosa per primo sì che abbia a riceverne il contraccambio?

Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose: a lui la gloria nei secoli dei secoli. ( Rm 11,33-36 )

Con tali parole premunisco la mia debolezza e, reso inaccessibile da tale difesa, mi fermo così blindato di fronte ai dardi dei tuoi ragionamenti.

Ma tu, allenato a batterti, cioè valido ragionatore, replica a chi ti dice: Il bambino, assolutamente innocente, immune da ogni peccato e personale e originale, non solo avrà la vita eterna, ma anche il regno dei cieli.

Ed è giusto. Chi nulla ha di male, perché è privo di un qualche bene?

"Ma io so" tu dici. Come fai a sapere? "Perché detto dal Signore".

Finalmente ci sei arrivato.

Quindi non attraverso il tuo ragionamento, ma sulla parola del Signore.

Ha senz'altro la mia lode, è retto: come uomo non sei riuscito a spiegartelo e fai ricorso all'autorità.

Approvo, approvo in pieno. Fai bene.

Non puoi trovare una risposta? Fa' presto ricorso all'autorità: lì non ti perseguito, di lì non ti respingo; anzi, ti accolgo fuggitivo e ti abbraccio.

7.8 - A confessione dei pelagiani, l'affermazione del Signore esclude i non battezzati dal regno dei cieli

Perciò, metti avanti l'autorità, restiamo saldi insieme in essa contro il nemico comune.

E questo in quanto tu dici - ed io con te - che il bambino non battezzato non entra nel regno dei cieli.

A colui che è certamente avversario comune, il quale afferma che il bambino non battezzato entrerà nel regno dei cieli, facciamo entrambi resistenza ed opponiamo lo scudo della fede ai suoi dardi estremamente micidiali.

8.8 - Messe per un po' da parte le congetture della ragione umana, si prendano le armi di Dio.

Dice l'Apostolo: Rivestitevi dell'armatura di Dio. ( Ef 6,13 )

Ecco, diciamo a quest'uomo: Sei cristiano? "Sono cristiano" risponde.

Ascolta il Vangelo, tu che vuoi mandare nel regno dei cieli i bambini non battezzati; ascolta il Vangelo: Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non entrerà nel regno di Dio. ( Gv 3,5 )

È l'affermazione del Signore: ad essa fa resistenza solo un non cristiano.

Quello è stato messo fuori combattimento, mi resta di entrare in lizza con te: probabilmente, in grazia di che hai vinto per il suo bene, da quello stesso sarai vinto per il tuo bene.

Poiché, se non è irriducibile, hai istruito colui che hai vinto.

Da parte tua, dunque, non ti irrigidire: intanto atteniamoci insieme a questa affermazione: Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non entrerà nel regno di Dio.

Perciò - tu dici - contro l'aperta affermazione del Signore non posso promettere il regno di Dio al bambino non battezzato.

Ecco perché io dico che non avranno il regno di Dio.

Ecco la ragione che rende loro necessario il Battesimo: perché abbiano il regno di Dio.

Per questo, tu dici? "Per questo" risponde.

Tuttavia, considera se, in forza di quanto abbiamo detto prima, oltre al regno di Dio, tu non possa ottenere la vita eterna.

Infatti, sono molto chiari i riferimenti a quelle due posizioni, a destra e a sinistra, dove la vita eterna senza il regno non ebbe alcun posto fra loro.

Ti convince poco questo? Non ha abbastanza forza l'ammonimento?

Presta con me un po' di attenzione alla lettura da cui hai tratto questa affermazione.

8.9 - La lettura del medesimo passo del Vangelo deve confondere i pelagiani. Unica, in due nature, la persona di Cristo. Egli afferma di essere ad un tempo in terra e in cielo

Tu hai detto infatti che non vuoi promettere il regno dei cieli ai bambini non battezzati proprio per l'evidenza dell'affermazione del Signore: Se uno non nasce da acqua e da Spirito non entrerà nel regno dei cieli. ( Gv 3,5 )

Nel passo in cui Nicodemo chiedeva come si potessero verificare tali cose, come, cioè, l'uomo potesse rinascere, come venire alla luce di nuovo - poiché non può certo rientrare nel grembo materno per essere generato ancora una volta - non hai notato che cosa abbia ascoltato dal Signore, cosa abbia udito dal Maestro buono, cosa abbia udito l'errore da parte della Verità?

9.9 - Rivelando fra l'altro come ciò avvenga, presentò pure una similitudine.

Ma prima affermò: Nessuno è salito al cielo, eccettuato colui che è disceso dal cielo il Figlio dell'uomo che sta in cielo. ( Gv 3,13 )

Si trovava sulla terra e diceva di essere in cielo e, quel che più conta, ad essere in cielo era il Figlio dell'uomo, allo scopo di dimostrare l'unità della persona nella duplice natura: ed in ciò per cui era Figlio di Dio uguale al Padre, Verbo di Dio in principio Dio presso Dio, ed in ciò per cui era Figlio dell'uomo, con l'assumere un'anima umana ed un corpo umano, ed essendosi fatto uomo, venendo in mezzo agli uomini.

Non è infatti che nella duplice natura sono due cristi, né due figli di Dio, ma una sola Persona, un solo Cristo Figlio di Dio e, il medesimo un solo Cristo, non un altro, Figlio dell'uomo, ma di Dio Figlio secondo la Divinità, dell'uomo Figlio secondo la carne.

Ma chi di noi, che poco riusciamo a cogliere o che poco sappiamo, non sarebbe piuttosto portato a distinguere in modo che il Figlio di Dio sia in cielo e il Figlio dell'uomo sulla terra?

Ma per impedirci tale distinzione e, così separando, non farci derivare due persone, disse: Nessuno è salito al cielo, eccettuato il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.

Dunque, il Figlio dell'uomo è disceso dal cielo.

Non è forse diventato Figlio dell'uomo sulla terra?

Non è diventato per mezzo di Maria Figlio dell'uomo?

Ma egli dice: uomo, non separare ciò che io voglio congiungere.

Non basta che il Figlio dell'uomo è disceso ( Cristo, infatti, è disceso, il Figlio dell'uomo il medesimo Figlio dell'uomo che è Figlio di Dio ); dimora in cielo chi vive sulla terra.

Era in cielo, perché Cristo è dovunque, e il medesimo Cristo è Figlio di Dio e Figlio dell'uomo.

Per l'unità della persona il Figlio di Dio è sulla terra, per la medesima unità della persona abbiamo avuto la prova che il Figlio dell'uomo è in cielo, in grazia di queste parole del Signore: Il Figlio dell'uomo che è in cielo. ( Gv 3,5 )

Non è forse per l'unità della persona che a lui, presente e visibile sulla terra, Pietro dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente? ( Mt 16,16 )

9.10 - Solo Cristo è salito al cielo. Un solo Cristo le membra di Cristo unite al Capo

Nicodemo veda allora di comprendere come avvenga quello che a lui, assai poco perspicace, sembrava incredibile e quasi impossibile: Nessuno è salito al cielo, eccettuato colui che è disceso dal cielo. ( Gv 3,13 )

10.10 - Ma tutti coloro che sono rinati salgono al cielo: degli altri proprio nessuno.

E per la grazia di Dio tutti coloro che rinascono salgono al cielo, eppure: Nessuno è salito al cielo, eccettuato colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo.

Com'è questo? Perché tutti coloro che rinascono diventano membra di lui; e, da solo, Cristo nato da Maria è un solo Cristo, e il Capo, con il suo corpo, è un solo Cristo.

Ecco che ha voluto dire con: Nessuno è salito al cielo, eccettuato colui che è disceso.

Dunque, non altri che Cristo è salito.

Se vuoi salire, trovati nel corpo di Cristo; se vuoi salire, sii un membro di Cristo.

Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo, ( 1 Cor 12,12 ) perché Cristo è capo e corpo.

Come ciò avvenga bisogna che indaghiamo ancora.

La questione è di una ragione profonda e quella profondità viene fatta emergere.

10.11 - Come diventiamo membra di Cristo. La fede in Cristo necessaria per la salvezza

Cristo è senza peccato, non gli derivò il peccato originale né personalmente ne commise; venne al mondo a prescindere dal fomite della concupiscenza, non vi fu unione coniugale; dal corpo della Vergine non contrasse la ferita, ma il rimedio; non prese ciò che fosse da curare ma con che risanare: mi riferisco alle conseguenze del peccato.

Dunque, egli solo senza peccato; come saranno sue membra se nessuna di esse è senza peccato?

Come? Ascolta la seguente similitudine: E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. ( Gv 3,14-15 )

Su che fondavi la convinzione che gli uomini peccatori non potevano diventare membra di Cristo, cioè di colui che è perfettamente immune dal peccato?

Eri spinto dal morso del serpente: perciò Cristo viene crocifisso, perciò Cristo sparge il sangue per la remissione dei peccati.

Infatti, per il peccato, che è il veleno del serpente, come Mosè innalzò il serpente nel deserto - perché quanti in quel deserto erano morsi dai serpenti venissero risanati, e si imponeva loro di volgersi al serpente innalzato, per cui guariva chiunque lo guardasse - così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo perché chiunque crede in Lui, - cioè chi lo guarda innalzato, chi non si vergogna del Crocifisso, chi si vanta della croce di Cristo - non perisca, ma abbia la vita eterna.

In forza di che non perisca? Per la fede in lui.

Come non perisca? Volgendosi a lui innalzato: altrimenti perirebbe.

Questo infatti significa: perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna.

11.12 - La fede di altri presta soccorso ai bambini feriti da un'azione altrui

Mi presenti il bambino e vuoi che debba guardare colui che è stato innalzato questi che non ammetti abbia il veleno del serpente.

Se, invece, gli sei benevolo, se ti commuove l'innocenza nella sua vita personale, non negare che abbia derivato una certa colpa dai primordi della vita, non sua, ma del suo progenitore.

Non lo negare; riconosci il veleno, così che tu ne chieda il rimedio: diversamente non è risanato.

Altrimenti a che scopo gli chiedi di credere?

A questo infatti si risponde da chi conduce il bambino.

Alle parole di altri viene risanato, perché la sua ferita si deve all'operato altrui.

Si fa la domanda: Crede in Gesù Cristo? Si risponde: Crede.

Si dà risposta nelle veci di chi non parla, di chi tace, di chi piange e, piangendo, come di chi implora che si soccorra, ed ha efficacia.

Forse quel serpente tenta di persuadere anche di questo, cioè che non ha efficacia?

Lungi dalla mente di qualsiasi cristiano.

Si dà risposta dunque, ed è efficace.

Lo spirito comunica per via dell'intima unione, crede nell'altro perché nell'altro ha peccato.

O che in realtà chi è stato generato dalla natura decaduta ottiene la vita temporale e non trova la vita eterna chi è stato generato dalla carità?

11.13 - Il serpente di bronzo è figura di Cristo crocifisso in una carne simile a quella di peccato

Pertanto, come Mosè innalzò il serpente nel deserto perché chi fosse stato ferito da un serpente si volgesse ad esso innalzato e ne venisse guarito, così bisognò che venisse innalzato il Figlio dell'uomo, in modo che ognuno avvelenato dal serpente possa guardarlo innalzato e riceverne la guarigione.

Adamo ricevette per primo il morso del serpente ed il veleno.

Di conseguenza, chi è nato dalla carne del peccato diventa salvo in Cristo per la somiglianza con la carne del peccato.

12.13 - Infatti, Dio ha mandato il Figlio suo non in una carne di peccato, ma, come aggiunge chi ha scritto, in una carne simile a quella del peccato; ( Rm 8,3 ) perché non dall'unione coniugale, ma dal grembo di una Vergine.

Ha mandato in una carne simile a quella del peccato.

E questo a che scopo? Perché, quanto al peccato, Egli condannasse il peccato nella carne. ( Rm 8,3 )

Quanto al peccato, il peccato; quanto al serpente, il serpente.

Chi può infatti dubitare che sotto il nome del serpente si vuole indicare il peccato?

Perciò, quanto al peccato, il peccato, quanto al serpente, il serpente: ma quanto a somiglianza, perché in Cristo non c'è peccato alcuno, ma solo una carne simile a quella del peccato.

Perciò fu innalzato il serpente, ma di rame; venne innalzata la carne simile a quella del peccato per risanare l'origine del peccato.

Infatti Dio ha mandato il Figlio suo in una carne simile a quella del peccato.

Non sotto le apparenze della carne, giacché è carne vera, ma in una carne simile a quella del peccato, in quanto carne mortale, ma del tutto immune dal peccato.

Perché, quanto al peccato, a causa della somiglianza, Egli condannasse il peccato nella carne, a causa dell'iniquità vera.

Non vi fu vera iniquità in Cristo, ma in lui vi fu la condizione mortale.

Non prese su di sé il peccato, ma prese su di sé il debito del peccato.

Assumendo la pena senza la colpa, eliminò e la pena e la colpa.

Ecco come si verificano queste cose.

Meravigliandosene, Nicodemo aveva detto: Come può accadere questo? ( Gv 3,9 )

Così infatti veniamo risanati, non perché lo meritiamo.

Ecco come si verificano queste cose.

Ora, quale posto mi dai per i bambini?

Già tu dici: Non sono contaminati da alcun veleno.

Strappali alla vista del serpente innalzato.

Ma se non li porti via, ammetti che devono essere risanati, li riconosci avvelenati.

13.14 - Chiunque non crede in Cristo è condannato. Giudizio vuol dire condanna. I bambini sono considerati quali fedeli. Il peccato originale

Quindi non avete ascoltato che cosa abbia detto ancora il Signore a Nicodemo continuando il discorso, mentre veniva proclamata oggi la stessa lettura?

Chi crede in lui non è giudicato, ma chi non avrà creduto è già giudicato. ( Gv 3,18 )

Anche qui tu, uomo di mezzo, cerchi un posto intermedio, e discuti e vorresti ascolto, però non ascolti: Chi crede in lui non è giudicato, ma chi non avrà creduto è già giudicato.

Ma che vuol dire è già giudicato? È condannato.

Tu sai infatti che, generalmente, si usa dire giudizio al posto di condanna: lo attestano le Scritture, soprattutto quell'unico chiarissimo testimone cui nessuno può contraddire.

Trattando della risurrezione, il Signore dice: Quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di giudizio. ( Gv 5,29 )

Usò certamente giudizio in luogo di condanna.

E tu hai l'ardire di metterlo in discussione, o vuoi credere?

Chi non avrà creduto è già giudicato.

In un altro passo: Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, ( Gv 3,36 ) che tu promettevi ai bambini non battezzati.

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna.

Ma ha la vita eterna - dice costui - anche il bambino che non crede, sebbene non abbia il regno di Dio.

Ma fa' attenzione a quel che viene dopo: Ma chi non obbedisce al Figlio, non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui. ( Gv 3,18 )

Dove poni i bambini battezzati? Certamente nel numero dei credenti.

Per questo, infatti, e per antica tradizione della Chiesa, canonica, documentatissima, i bambini battezzati sono chiamati fedeli.

E così, a loro riguardo, chiediamo: Questo bambino è cristiano? Si risponde: È cristiano.

Catecumeno o fedele? Fedele; certamente derivante da fede, e fede da credere.

Annovererai senza dubbio tra i credenti i bambini battezzati; né oserai ancora giudicare in alcun modo diversamente, se non vuoi essere un eretico dichiarato.

Quindi, hanno la vita eterna per questo: perché chi crede nel Figlio ha la vita eterna.

14.14 - Non promettere loro la vita eterna indipendentemente da questa fede, e senza il Sacramento proprio di questa fede.

Ma chi non obbedisce al Figlio, e chi non crede nel Figlio, non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui. ( Gv 3,18 )

Non disse: verrà su di lui, ma: incombe su di lui. Si riferì all'origine, infatti, col dire: L'ira di Dio incombe su di lui.

Riguardo ad essa, anche l'Apostolo ha detto: Siamo stati anche noi una volta, per natura, figli d'ira. ( Ef 2,3 )

Non accusiamo la natura. È Dio il Creatore della natura.

Da Dio la natura è stata formata buona, ma è stata corrotta dal serpente per malizia.

Perciò, quel che in Adamo fu dovuto alla colpa, non alla natura, in noi discendenti divenne ormai connaturato.

Da questo vizio di natura, con il quale nasce l'uomo, libera solo chi ne è nato immune.

Da questa carne di peccato non libera se non colui che è nato senza peccato in una carne simile a quella del peccato.

Da questo veleno del serpente non libera se non il serpente innalzato.

Che hai da obiettare a questo? Non basta forse?

14.15 - La scappatoia dei pelagiani, incalzati dalle parole dell'Apostolo, sul peccato originale. Vi si trova indicato non il primo esempio di peccato, ma il peccato originale

Ponete mente per un poco al contenuto di un'illazione assai capziosa che da loro viene tirata in campo, per essere stati messi alle strette dalle parole dell'Apostolo, il quale dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e a causa del peccato la morte; e così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato in lui. ( Rm 5,12 )

Non so chi non possa comprendere tali parole; non so quale interprete di queste parole vada cercando alcuno: si sforzano di replicare ammettendo che con questo l'Apostolo ha voluto dire che Adamo peccò per primo e quanti hanno peccato dopo di lui, nell'imitarlo, hanno peccato.

Che altro è questo se non tentare di diffondere tenebre in pieno giorno?

A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e a causa del peccato la morte; e così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato in lui.

E tu ammetti che sia per imitazione perché Adamo peccò per primo.

15.15 - Vado diritto a rispondere: Adamo non è stato il primo a peccare, se ricerchi il primo peccatore, guarda al diavolo.

Ma, l'Apostolo, volendo dimostrare che la massa del genere umano è avvelenata in radice, considerò l'origine da cui siamo derivati, non come colui che abbiamo imitato.

Abitualmente si dice anche padre tuo, colui che avresti imitato.

Afferma: Figli miei, che io genero di nuovo. ( Gal 4,19 )

Egli dice parimenti: Siate miei imitatori. ( 1 Cor 4,16 )

E, sempre riguardo all'imitazione, viene detto agli empi: Il padre vostro è il diavolo. ( Gv 8,44 )

Risulta infatti nella fede cattolica che il diavolo né ha generato la nostra natura, né l'ha formata: in lui c'è unicamente la seduzione di chi precede, l'imitazione è di chi viene dopo.

Infine, allo stesso modo che è stato detto di Adamo: Tutti hanno peccato in lui, mi si legga in quale parte sia mai stato detto: Tutti hanno peccato nel diavolo.

Una cosa è peccare perché quello ha preceduto e sedotto, altra è peccare in lui.

Perché, secondo la generazione carnale, tutti noi eravamo in Adamo prima ancora che fossimo nati, come in un antenato, ivi eravamo come in radice: così, quest'albero dove eravamo, fu avvelenato.

Infatti, che al diavolo cioè al principe del peccato - e senza dubbio il primo peccatore - non vada riferita l'origine ma l'imitazione, trattandone, la Scrittura dice: La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo: ma lo imitano coloro che stanno dalla sua parte. ( Sap 2,24-25 )

Imitandolo, passano dalla sua parte.

È stato forse detto che hanno peccato in lui?

Trattandosi però di Adamo, per l'origine, per la discendenza, per la propagazione della specie, dice: Tutti hanno peccato in lui.

Infatti, se Adamo, considerato primo perché è stato il primo a peccare, resti come esempio, non quale origine, a che scopo si ha bisogno di Cristo contro Adamo a tanta distanza e dopo un lungo volgersi di epoche?

Se tutti i peccatori vanno riferiti ad Adamo come al primo peccatore, tutti i giusti dovrebbero riferirsi ad Abele in quanto è il primo giusto.

Perché si ha bisogno di Cristo? Destati, fratello.

Perché si ha bisogno di Cristo se non per il fatto che la stirpe è stata condannata in Adamo e in Cristo si cerca la rigenerazione?

16.16 - Obiezione dei pelagiani contro il peccato originale. perché dall'uomo battezzato non nasce il giusto

Nessuno c'inganni, dunque, la Scrittura è chiara l'autorità è fondatissima, la fede è autenticamente cattolica.

Ogni uomo che nasce è condannato; nessuno è reso libero se non viene rigenerato.

Perciò, carissimi, ormai esperti, replicate voi all'altra loro malizia quando parlano e sconcertano quanto ai bambini: se i peccatori sono nati da un peccatore, perché non nascono dei giusti da un battezzato, già fedele, al quale sono stati rimessi tutti i peccati?

Rispondete subito: Da un battezzato non nasce un giusto appunto perché non lo genera in forza di che è stato rigenerato, ma di che fu generato.

Di Cristo fu detto: Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito; ( 1 Pt 3,18 ) similmente, dell'uomo si può dire: in corruzione nella carne, giustificato nello spirito.

Quel che deriva dalla carne è carne. ( Gv 3,6 )

Tu vuoi che da un giusto nasca un giusto, mentre puoi notare che non è affatto possibile che uno sia giusto senza che sia stato rigenerato.

Né fai conto dell'affermazione del Signore che tu stesso hai sulle labbra: Se uno non rinascerà da acqua e da Spirito. ( Gv 3,5 )

Credo che questo non è avvenuto per l'unione coniugale.

Ti fa meraviglia che dal seme del giusto nasca il peccatore e non attira la tua meraviglia il fatto che dal seme dell'olivo nasce l'olivo selvatico?

Serviti di un altro paragone.

Considera il giusto battezzato come un chicco di grano mondo: non fai caso che dal chicco di grano mondo nasce il frumento con la paglia senza la quale era stato seminato.

Quindi, come c'è una generazione carnale nella discendenza dei nati, c'è una generazione spirituale nella discendenza dei rinati; vuoi che dal battezzato nasca il battezzato quando sai che dall'uomo circonciso non nasce un circonciso?

Certamente questo generare è secondo la carne e, pure secondo la carne, è la circoncisione, e tuttavia da un circonciso non può nascere un circonciso; perciò, allo stesso modo, da un battezzato non può nascere un battezzato, infatti non può rinascere se non chi è già nato.

17.17 - Spunta un altro loro cavillo: Cristo non apporta salvezza agli increduli. I bambini battezzati sono autentici credenti nella fede di altri. I bambini credono nella fede dei genitori

Un altro cavillo che si direbbe di estrema acutezza; ma quale acume non viene smussato dallo scudo della verità?

Dicono dell'altro, fate attenzione a che sia.

Se Adamo reca danno a coloro che non hanno peccato, dunque anche Cristo dev'essere di salvezza anche per coloro che non hanno creduto.

Vi accorgete certamente come questo sia acuminato contro la verità ed ascoltate quanto torni a favore della verità.

Sta nel vero infatti chi ammette questo, nient'altro, se non che Cristo per nulla può giovare ai non credenti.

Chi non lo riconosce? Chi non può convenire che, se Cristo non può giovare ai non credenti, è di salvezza per i credenti?

Ma dimmi, ti scongiuro, Cristo può o non può apportare un qualche vantaggio ai bambini battezzati?

Di necessità deve dire che giova: è messo alle strette dalla moltitudine che è della madre Chiesa.

Se pure lo volessero dire - infatti i loro ragionamenti pare che portino a questo - sono però trattenuti dall'autorità della Chiesa, se mai non dirò che possono attirarsi il massimo disprezzo degli uomini, ma che potranno essere travolti, come da un fiume, dalle lacrime dei bambini stessi.

Se infatti avranno ammesso che ai bambini battezzati in nulla ha giovato Cristo, altro non dicono che i bambini sono battezzati inutilmente.

Ma perché non siano battezzati inutilmente, in quanto non osano dir questo, riconoscono che Cristo giova ai bambini battezzati.

18.17 - Giovando ai battezzati, chiedo a chi possa giovare: ai credenti, oppure ai non credenti?

Scelgano quel che vogliono.

Se avranno detto "ai non credenti", dov'è dunque che tu falsi la verità per cui Cristo non può giovare ai non credenti?

Ecco che tu riconosci che può giovare ai bambini e, tuttavia, non lo ammetti per i non credenti.

Per quel che ti pare giova: non lo ritieni utile per la vita eterna, non lo ritieni per la salvezza eterna: appunto per il regno dei cieli Cristo giova certamente ai bambini battezzati.

Dunque, giova ai non credenti? Ma Dio mi guardi da dire che i bambini sono non credenti.

Già ne ho trattato in precedenza: crede in un altro chi in un altro ha peccato.

Si dice: Crede, ed ha valore, e viene annoverato tra i fedeli battezzati.

Questo è in potere dell'autorità della madre Chiesa, questo concede il canone di verità stabilito: chiunque cozza contro questa forza, contro questo muro inespugnabile ne resta annientato.

Perciò, Cristo giova in qualche modo ai bambini battezzati; come sto dicendo io, come dice insieme a me la Chiesa intera, giova ai credenti, giova ai fedeli: tu scegli quel che vuoi.

In realtà io voglio che tu scelga quel che è più conforme alla verità, affinché tu dica con noi che giova ai credenti.

Ma se avrai detto: "Giova ai non credenti", hai parlato contro te stesso. Se avrai detto: "Giova ai credenti", lo hai detto insieme a me.

Scegli se dire contro te stesso ciò che è falso, oppure se dire con me ciò che è vero.

Infatti tu poco prima dicevi che Cristo non giova per nulla ai non credenti, volendo concludere che, come anche Adamo per nulla recò danno a chi non ha peccato, allo stesso modo, a nulla giova Cristo ai non credenti.

Ecco che ormai riconosci che Cristo giova in qualche modo ai bambini non credenti battezzati.

Ma se dici ai credenti, dici bene, dici con me: credono anche i bambini.

19.17 - Da che viene loro la fede? Come possono credere? Nella fede dei genitori.

Se per la fede dei genitori vengono purificati, sono stati macchiati per il peccato dei genitori.

Il corpo di morte nei progenitori li generò quali peccatori; lo spirito di vita nei genitori venuti dopo li ha rigenerati quali fedeli.

Tu dai la fede a chi non può parlare per sé ed io il peccato a chi non può agire da sé.

19.18 - L'Apostolo citato erroneamente contro il peccato originale. Molti modi di santificazione

I santi hanno dovuto nascere dai santi, perché l'Apostolo ha detto: Altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi. ( 1 Cor 7,14 )

E come intendi questo? Come fai a interpretare che il figlio di genitori fedeli è così santo che non debba essere battezzato?

Ritieni tale santità come ti piace.

Molte sono infatti le forme di santità e molti sono i modi di santificazione.

Infatti non tutto ciò che viene santificato è mandato nel regno dei cieli.

Quanto al nostro cibo l'Apostolo ha detto: Viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. ( 1 Tm 4,5 )

Forse che per il fatto che il nostro cibo viene santificato non sappiamo dove va messo?

Sappi dunque che c'è un qualche modo, una certa qual forma incoativa di santificazione che non può essere sufficiente alla recezione della salvezza.

C'è differenza ed in che differisca è noto a Dio.

Tuttavia, si corra al Battesimo con il figlio di credenti; i genitori non cadano in errore fino al punto di ritenerlo nato già credente.

Possono dire che è nato, non che è rinato.

Infatti, perché tu abbia a conoscere come devi intendere resi santi i figli dei credenti - per non discutere ora, perché va per le lunghe, della forma di santificazione - ivi trovi e il marito non credente ed ivi pure la moglie credente.

L'Apostolo dice: Il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente. ( 1 Cor 7,14 )

Forse perché vi è una certa qual forma di santificazione nel fatto che il marito non credente sia reso santo dalla moglie credente, deve per questo già avere la sicurezza che entrerà nel regno dei cieli e non debba essere battezzato, non debba essere rigenerato, non debba essere redento dal sangue di Cristo?

Perciò, come il marito non credente è reso santo dalla moglie e nondimeno perisce se non è battezzato, così i figli dei credenti, sebbene in certo qual modo resi santi, tuttavia periscono se non sono stati battezzati.

20.19 - L'autorità di Cipriano sostiene la realtà del peccato originale

Vi prego di aver la compiacenza di quietarvi un poco.

Leggo soltanto. È san Cipriano che ho preso in mano, l'antico vescovo di questa Sede: accettate un pochino di quel che egli abbia pensato del Battesimo dei bambini, anzi, di quel che egli ha dimostrato essere stato da sempre il pensiero della Chiesa.

Non basta, infatti, che costoro espongano opinioni e discutano di non so quali empie novità; pure si dispongono a convincerci di errore, come se dicessimo qualcosa di nuovo.

Leggo perciò san Cipriano a questo scopo: perché vi rendiate conto di quella che dev'essere la retta interpretazione e il significato cattolico delle parole che poco prima ho esposto.

Gli venne chiesto se il bambino debba essere battezzato prima dell'ottavo giorno dalla nascita, in quanto l'antica Legge non permetteva che il bambino venisse circonciso se non l'ottavo giorno.

Di qui era sorta la questione circa il giorno in cui si dovesse battezzare: infatti non si faceva problema del peccato originale; perciò, da questo fatto che non suscitava questione alcuna fu risolta la difficoltà che era sorta.

Fra le altre cose che io ho detto anteriormente, san Cipriano disse: Pertanto riteniamo che nessuno dev'essere impedito dal conseguire la grazia in forza di quella legge che è stata già stabilita, né la circoncisione della carne deve costituire un impedimento alla circoncisione spirituale, ma che tutto dev'essere attribuito esclusivamente alla grazia di Cristo, dal momento che, anche Pietro, negli Atti degli Apostoli può parlarne e dire: "Dio mi ha detto che nessun uomo dev'essere considerato profano e immondo". ( At 10,28 )

Del resto, se qualcosa può trattenere gli uomini dal conseguimento della grazia, peccati assai gravi potrebbero costituire più serio impedimento per adulti e anziani e vecchi.

D'altra parte, al contrario, se si concede la remissione dei peccati persino ai peccatori più scellerati e assai protervi verso il Signore quando poi avranno abbracciato la fede, senza che alcuno sia privato del Battesimo e della grazia, tanto meno si deve escludere il bambino che, nato da poco, non ha peccato alcuno oltre quello di cui, nella prima nascita, ha contratto il contagio della morte antica, come discendente di Adamo secondo la carne.

Al bambino, proprio per questo, è molto più accessibile il bene della remissione dei peccati, poiché non gli sono perdonati i peccati personali, ma i peccati altrui.1

Notate come, fondandosi su tale certezza, risolve la questione che suscitava dei dubbi.

Trasse la soluzione dal fondamento della Chiesa per consolidare la pietra che rischiava di sconnettersi.

21.20 - Fino a qual punto si debbono tollerare con pazienza i nemici della verità

Se ci è possibile, vorremmo ottenere dai nostri fratelli che, per di più, non ci chiamino eretici, poiché, se avessimo voluto, avremmo forse potuto dare tale appellativo a loro che fanno tali discorsi, tuttavia non lo facciamo.

Con il più profondo affetto aiuti la madre quelli che sono da risanare, li guidi ad essere istruiti per non piangerli morti.

Di troppo hanno passato i limiti, è assai, si sopporta a stento, è proprio di una grande pazienza tollerare ancora.

Non abusino di questa pazienza della Chiesa, si correggano, è cosa buona.

Incoraggiamoci da amici, non siamo in lite da nemici.

Ci calunniano, tolleriamo: non discreditino la legge ecclesiastica, non discreditino la verità.

Non si diano a contestare la santa Chiesa ogni giorno impegnata a rimettere il peccato originale ai bambini.

Tale procedere è ben definito.

È da tollerarsi chi, per errore, mette in discussione altre questioni non assimilate con diligenza e non ancora avallate dalla piena autorità della Chiesa.

In tal caso si può sopportare l'errore: però non deve progredire fino a tentare di smuovere lo stesso fondamento della Chiesa.

Non è utile, forse fino ad ora non è da biasimarsi la nostra pazienza; ma dobbiamo temere per non essere incolpati di negligenza.

Basti alla vostra Carità, trovatevi da loro quanti li conoscete, trattate con loro amichevolmente, da fratelli, con calma, con amore, con tristezza; la comprensione faccia tutto quello che può, perché, in seguito, non si dovrà amare l'empietà.

Rivolti al Signore.

Indice

1 Cipriano, Ep. 59, 5; PL 3, 1054 s. (ad Fidum)