Anno LXVI N. 4 Ottobre - Dicembre 1982

B225

A1 - La più grave eresia dei nostri giorni

A2 - San Massimiliano Maria Kolbe

A3 - Ancora sul Centenario di S. Francesco d'Assisi

A4 - Il centenario di S. Teresa

A5 - Laici e santità

A6 - Vita dell'Unione Catechisti

A7 - Nel ricordo di Claudio Brusa

A8 - Movimento Adoratori

A9 - Convegno Diocesano del 10 Ottobre al Collegio S. Giuseppe sulla scuola elementare

A10 - In memoriam

A11 - Messa del Povero

A12 - Crociata della sofferenza


Dagli scritti di Fr. Teodoreto

Spirito di orazione

Gli effetti benefici dell'orazione devono estendersi a tutto il tempo della giornata e mantenerci, per mezzo dell'esercizio della presenza di Dio, a contatto con Lui nelle nostre varie occupazioni quotidiane.

Questo esercizio della presenza di Dio che deve mantenerci nello spirito di orazione per tutto il giorno, è costituito da due elementi: pensiero e affetto; si tratta infatti di pensare a Dio e di tenere l'affetto orientale verso di Lui.

L'elemento principale di questa presenza di Dio non è il pensiero, come molti credono, bensì l'affetto, come nell'orazione mentale; il pensiero serve a orientare il cuore, ossia la volontà, verso Dio, ma con la volontà poi l'anima si unisce più intimamente al Signore e indirizza a Lui tutto il suo operare.

È più facile rimanere lungamente in contatto con Dio per mezzo della volontà che non con l'intelletto.

La differenza nell'applicazione dell'intelletto e della volontà deriva dal fatto che praticamente non è possibile pensare a Dio in modo ininterrotto, dato che, spesse volte, le nostre occupazioni richiamano tutta la nostra attenzione e che non abbiamo la possibilità di pensare contemporaneamente a due cose diverse.

Invece, anche mentre l'intelligenza è interamente occupata nel lavoro che stiamo compiendo, il cuore può rimanere orientato verso il Signore, perché anche se il lavoro per sua natura fosse distraente, potremmo sempre farlo per Lui, per compiere cioè la sua volontà e per glorificarlo.