Zaccaria |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
1 Apri, Libano, le tue porte, e il fuoco divori i tuoi cedri. | ||||
2 Urla, cipresso, perché il cedro è caduto, gli splendidi alberi sono distrutti. Urlate, querce di Basàn, perché la foresta impenetrabile è abbattuta! |
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3 Si ode il lamento dei pastori, perché la loro gloria è distrutta! Si ode il ruggito dei leoncelli, perché è devastata la magnificenza del Giordano! |
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I due pastori |
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4 Così parla il Signore mio Dio: « Pasci quelle pecore da macello |
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5 che i compratori sgozzano impunemente, e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito, e i pastori non se ne curano affatto. | ||||
6 Neppure io perdonerò agli abitanti del paese. Oracolo del Signore. Ecco, io abbandonerò gli uomini l'uno in balia dell'altro, in balia del loro re, perché devastino il paese - non mi curerò di liberarli dalle loro mani ». |
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7 Io dunque mi misi a pascolare le pecore da macello da parte dei mercanti di pecore. Presi due bastoni: uno lo chiamai Benevolenza e l'altro Unione e condussi al pascolo le pecore. |
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8 Nel volgere d'un sol mese eliminai tre pastori. Ma io mi irritai contro di esse, perché anch'esse si erano tediate di me. |
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9 Perciò io dissi: « Non sarò più il vostro pastore. Chi vuol morire, muoia; chi vuol perire, perisca; quelle che rimangono si divorino pure fra di loro! ». |
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10 Presi il bastone chiamato Benevolenza e lo spezzai: ruppi così l'alleanza da me stabilità con tutti i popoli. | ||||
11 Lo ruppi in quel medesimo giorno; i mercanti di pecore che mi osservavano, riconobbero che quello era l'ordine del Signore. | ||||
12 Poi dissi loro: « Se vi pare giusto, datemi la mia paga; se no, lasciate stare ». Essi allora pesarono trenta sicli d'argento come mia paga. |
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13 Ma il Signore mi disse: « Getta nel tesoro questa bella somma, con cui sono stato da loro valutato! ». Io presi i trenta sicli d'argento e li gettai nel tesoro della casa del Signore. |
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14 Poi feci a pezzi il secondo bastone chiamato Unione per rompere così la fratellanza fra Giuda e Israele. |
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15 Quindi il Signore mi disse: « Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato, | ||||
16 poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie. |
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17 Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato ». |
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Indice |
11,1-3 | Lamentazione Questa breve lamentazione, con il suo linguaggio simbolico, può esser interpretata in due modi. Collegata agli oracoli precedenti, viene intesa come un annuncio della caduta delle grandi potenze, che si opponevano alla volontà di Dio. Se viene collegata invece con il brano seguente, si potrebbe intendere in riferimento alla rovina di Giuda e Israele. 11,1 i tuoi cedri: simbolo delle grandi potenze ( cf. Is 10,33s; Ez 31 ) o dei loro re. |
11,4-17 | Gesto simbolico: il pastore e i due bastoni Il brano utilizza l'abituale immagine del gregge, il popolo, e dei pastori, i capi. Questi non si preoccupano del popolo. Il profeta tenta di porre rimedio alla rovina, ma viene rifiutato dal popolo. Allora egli spezza i due bastoni che simboleggiavano la benevolenza divina e l'unità fra Giuda e Israele: è annuncio di castigo. Il profeta getta poi nel tempio il salario, ricevuto per il suo lavoro di pastore. In un secondo momento si annuncia il castigo per un capo del popolo, dipinto come pastore malvagio. Il libretto dei pastori ( cf. Ez 34,1+ ) si concluderà ( Zc 13,7-9 ) come profezia messianica. Qui, i vv 4-14 sono uno sguardo retrospettivo allegorico sugli avvenimenti recenti; costituisce una specie di apologia della Provvidenza. Il profeta svolge il ruolo del Signore, assumendo, per così dire, la sua funzione di pastore eminente. Ma Israele non ha capito il bene che il suo Dio gli voleva. Perciò il Signore sta per suscitare un cattivo pastore che il profeta è incaricato di mimare ( vv 15-17 ), simulando il ritorno sulle antiche orme. |
11,5 | dicono: … non se ne curano o « non risparmiano » (BJ): conget.; il TM ha il singolare. - Compratori e venditori sono le classi dirigenti giudaiche: i loro intrighi e il loro denaro li rendono padroni dei pastori del popolo. |
11,6 | Si considera spesso questo v come una glossa, provocata dal termine « risparmiare », ma estranea alla prospettiva del brano. Si può tuttavia vedervi un'allusione agli avvenimenti riferiti in 1 Re 12,19 e 24. Tutto il passo potrebbe alludere agli inizi della monarchia, ai tre pastori rigettati ( v 8 ), cioè a Salomone, colpevole d'idolatria, Roboamo, che provocò lo scisma, e Geroboamo che inaugurò un culto eterodosso. |
11,7 | i mercanti: alla lettera « i cananei » con i LXX; il TM legge: « i più poveri »; ugualmente nel v 11. |
11,8 | tre pastori: se non si tratta dei re colpevoli ( cf.
v 6+ ), può essere un'allusione alla serie dei sommi sacerdoti che il Signore, rappresentato simbolicamente dal suo profeta, ha eliminato. Si sa che, dopo l'esilio, i sacerdoti furono i capi della comunità giudaica. - Il mese simbolizza il tempo della salvezza di cui il popolo non volle approfittare. |
11,12-13 | trenta sicli d'argento: era il prezzo di risarcimento per uno schiavo perduto ( Es 21,32 ). Questo passo è applicato a Giuda nel vangelo di Matteo ( Mt 27,9-10 ). Matteo sbaglia attribuendo un brano di Zaccaria a Geremia? 11,12 Un governatore ha diritto a una retribuzione ( cf. Ne 5,15 ). Quella concessa qui in modo allegorico dalle classi dirigenti al profeta ( che rappresenta Jahve ) è irrisoria, il prezzo di uno schiavo ( Es 21,32 ). In breve, dileggiano il Signore! - Matteo ( Mt 27,3-10 ) ha applicato i vv 12-13 al Cristo, di cui il profeta tenendo il posto del Signore disprezzato appariva come il tipo. |
11,14 | fra Giuda e Israele: questo passo potrebbe costituire la più antica attestazione dello scisma samaritano. Secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, i samaritani avrebbero costruito sul Garizim un tempio, rivale di quello di Gerusalemme, verso il 328 a.C. Così la rottura dei due bastoni simboleggia l'oppressione straniera che riprende ( v 10 ) e lo scisma interno ormai consumato. |
11,16 | le disperse: senso incerto. Questa parola ( spesso compresa « l'errante » ) si avvicina a Ger 51,38 ( « ruggire » ). - le affamate: BJ traduce: « quella che è gonfia », facendo derivare la parola da çabah ( cf. Nm 5,22.27 ). Si può anche intendere: « di quella che sta bene ( alla lettera « che si tien diritta », dalla radice naçab ) non si occuperà ». |