2 Maccabei |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
Seconda campagna egiziana |
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1 In questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in Egitto. | ||||
2 Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate, | ||||
3 e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie. | ||||
4 Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio. | ||||
Assalto di Giàsone e repressione di Epifane |
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5 Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra vita, Giàsone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli. |
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6 Giàsone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla propria gente. | ||||
7 Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide. | ||||
8 Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto; | ||||
9 colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì in esilio presso Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe. | ||||
10 E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri. |
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11 Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi |
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12 e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case. | ||||
13 Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini. | ||||
14 Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli venduti schiavi. | ||||
Saccheggio del tempio |
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15 Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria, |
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16 e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe. | ||||
17 Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo. |
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18 Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia. |
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19 Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo. |
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20 Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria. | ||||
I funzionari del paese |
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21 Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio. | ||||
22 Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi l'aveva nominato; | ||||
23 sul Garizìm Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità dichiarata contro i Giudei. | ||||
Intervento del misarca Apollonio |
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24 Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli. |
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25 Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora, sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare |
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26 e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa, poi, scorrendo con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone. | ||||
27 Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione. |
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Indice |
5,1 | Secondo l'autore di 2 Mac, l'intervento violento di Antioco IV ( cf.
2 Mac 5,11s ) sarebbe stato provocato da una sedizione a Gerusalemme (
v 5s ); egli colloca il fatto durante la seconda spedizione in Egitto, nel 168. È preferibile l'ordine di 1 Mac: saccheggio del tempio dopo la prima spedizione, nel 169 ( 1 Mac 1,16-24 ); sedizione nell'estate del 169, repressa nel 167 dal misarca Apollonio ( 1 Mac 1,29-35; cf. 2 Mac 5,24-26 ). |
5,2-4 | L'autore ama raccontare queste apparizioni celesti, di cui si serve come di un procedimento letterario (
2 Mac 3,25;
2 Mac 10,29-30;
2 Mac 11,8 ) e che ha annunziato fin dal prologo (
2 Mac 2,21 ). Cf. una apparizione analoga prima della distruzione del tempio, nel 70, riferita da Giuseppe Flavio nella sua Guerra Giudaica. |
5,8 | Arabi: si intendono qui i Nabatei. di città in città: con il gr.; BJ con vet. lat. preferisce « dalla sua città », alla lettera « dalla città » ( Petra, la capitale ). - Si tratta di Areta I, re dei nabatei ( cf. 1 Mac 5,25+ ). |
5,19 | Dio non è schiavo delle istituzioni giudaiche ( cf.
Ger 7,14;
Mc 2,27 ). Questa affermazione del primato del popolo eletto sulle istituzioni, in cui esso si incarna, è un presagio del vangelo. |
5,21-7,42 | La persecuzione di Antioco Epìfane 5,21-6,17 Dio corregge il suo popolo 5,21 milleottocento talenti: sul valore del talento vedi nota a 2 Mac 3,11. Qui dovrebbe trattarsi del talento greco; la somma equivale dunque a circa 47 tonnellate, cifra esagerata, anche se si tratta di talenti d'argento. |
5,22 | frigio di stirpe: Filippo il frigio, che si ritrova in 2 Mac 6,11 e 2 Mac 8,8, è una persona distinta dal Filippo « amico del re » di 2 Mac 9,29; 1 Mac 6,14. |
5,23 | Sul monte Garizìm era stato costruito un tempio simile a quello di Gerusalemme, che divenne centro di culto dei Samaritani. Andronìco, diverso da l'Andronìco di 2 Mac 4,31s: era, come Filippo, un epistate, rappresentante del re in una città. Forse risiedeva ai piedi del monte Garizim, a Sichem. |
5,27 | Giuda, detto anche Maccabeo: le sue vicende saranno al centro del libro, a partire dal
c. 8. La contaminazione di cui si parla è da riferirsi sia alle carni e ai cibi cosiddetti impuri, sia alle istituzioni pagane introdotte in Gerusalemme. L'autore raggruppa qui gli avvenimenti raccontati in 1 Mac 1,53; 1 Mac 2,28. |