Lo spirito di zelo nell'Unione Catechisti |
B195-A2
Lo spirito di zelo è posto dal Servo di Dio Fr. Teodoreto quale condizione indispensabile per la natura e la figura del Catechista.
Dice infatti nelle Regole: « I Catechisti per corrispondere pienamente alla loro vocazione devono.
1° ) … 2° ) … 3° ) dedicarsi con santo zelo alla salvezza del prossimo ». ( R. e C. II-1,9 ),
« I Catechisti animeranno tutta la loro condotta con lo spirito di fede, lo spirito di umiltà, lo spirito di santo zelo … ( id. II-1,10 ).
E ancora nel capitolo X delle stesse Regole, intitolato « Opere di zelo », specifica:
« Lo zelo dei Catechisti ha per oggetto:
- la gloria di Dio
- il bene e la salvezza del prossimo
e più specialmente quelle opere che maggiormente consentono la ordinata diffusione e difesa della verità e la cristiana educazione della gioventù ».
All'art. 83 dello stesso capitolo c'è una affermazione che ci fa comprendere quanto il Servo di Dio sapesse prevedere i tempi e dare indicazioni che, nel tempo in cui scriveva, ci paiono veramente di rilievo: « I Catechisti possono partecipare a tutte le organizzazioni e movimenti sociali, che non impediscano l'osservanza delle presentì Regole e Costituzioni ».
Ci pare opportuno esaminare alcuni aspetti dello spirito di zelo proprio alla luce di quanto riportato.
Una prima osservazione si impone: quando si dice "spirito di zelo" si intende definire non una serie di atti di apostolato, né una attività di evangelizzazione o di promozione umana ma una attitudine dell'anima che ricerca la gloria di Dio e, per realizzarla, compie tali atti e si dedica a tali attività.
Lo spirito di zelo è quindi carità che si effonde e si manifesta in vitalità, in forza e si definisce non tanto nell'oggetto a cui si rivolge, quanto nella disposizione del soggetto.
Rientra nel plano divino che l'uomo raggiunga la salvezza, per grazia di Dio, attraverso l'azione dell'uomo.
Dio è la causa efficiente di ogni bene: l'uomo deve diventare per i suoi fratelli la causa strumentale della salvezza.
"Ambasciatore, messaggero, ministro" di Gesù Salvatore, colui che ha lo spirito di zelo deve, come Gesù, far gli altri partecipi del dono che egli stesso ha ricevuto per mezzo di altri uomini: questa è la legge misteriosa e sublime di ogni trasmissione di vita, valida per le anime come per i corpi.
L'azione intima e salvifica dello Spirito si sottomette, in qualche modo, all'azione esterna, ma necessaria, di colui che Dio ha chiamato per essere mediatore di grazia e portatore di luce per i suoi fratelli.
Dalla fedeltà o dalla negligenza nel trasmettere il divino Messaggio possono dipendere la salvezza o la perdizione di molti uomini.
« Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, dice S. Paolo.
Ora come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?
E come potranno credere, senza averne sentito parlare?
E come potranno averne sentito parlare senza che uno lo annunzi?
E come lo annunceranno senza essere prima inviati? …
La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo » ( Rm 10,13-15 ).
La serie di interrogativi che Paolo pone ai Romani ripercorre il cammino di ogni opera di apostolato che deve essere informata dallo spirito di zelo: essa parte dalla fede, dalla chiamata di Dio e dall'invio da parte sua e giunge alla salvezza.
Mirabili disposizioni della Sapienza eterna e grandi responsabilità del cristiano!
Anche allo zelo vengono applicati gli stessi attributi che si aggiungono al termine "amore": esso infatti è definito "ardente, bruciante, divorante".
Ha per simbolo il fuoco che simboleggia anche l'amore ardente, la carità.
Come la carità si volge a Dio e agli uomini: il cristiano che vive di spirito di zelo svolge una attività soprannaturale per procurare la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Se le due cose sono disgiunte non si può più parlare di spirito di zelo ma di attività soltanto o di "attivismo" che sovente ha ben poco di soprannaturale e si trasforma in alibi per addormentare la propria coscienza che richiama a cose ben superiori.
Da ciò si comprende come lo spirito di zelo non consista tanto nel "fare" quanto nell'essere".
E il "fare" talvolta si propone come un'alternativa all'" essere", per eludere l'esigenza di un autentico impegno.
S. Giovanni Battista de La Salle, a cui Fr. Teodoreto attinse per le Regole dei Catechisti, pone sempre in correlazione intima, amore e zelo: « Dovete adempiere il vostro lavoro con una carità e uno zelo sinceri e veraci, sopportando con molta pazienza le pene che voi dovrete soffrire: contenti di essere disprezzati dagli uomini e di essere perseguitati fino a dare la vostra vita per Gesù nell'esercizio del vostro ministero ». ( Med. 201 ).
È notevole la visuale sotto cui è visto il lavoro di colui che si dedica all'apostolato: non vi si fa cenno né ad efficacia, né a risultati, né a considerazioni umane ed esterne.
Tutto è interiorizzato: carità e zelo devono essere sinceri e veraci: ecco una disposizione di animo che suppone una convinzione interna.
Non c'è ne ricerca di risultato, né calcolo umano, né valutazioni di strutture portanti, ma solo sincerità e lealtà di spirito, veracità e giusto giudizio.
La carità è ingegnosa: lo zelo pure.
Tutti i mezzi sono utili all'apostolo ma non condizionanti.
Se lo zelo è veramente carità diventa industrioso e ricerca quei mezzi che più sono idonei, nel piano di Dio: preghiera, istruzioni, vigilanza, buona condotta, testimonianza, azione, parola.
Lo zelo è attivo, vivo animato: non vi sono limiti ai mezzi che si possono utilizzare per portare le anime alla salvezza.
Lo zelo è perseverante: di una perseveranza che andrà fino all'eroismo nel sacrificio.
Per questo il Santo aggiunge la considerazione, di carattere interiore anch'essa, che parla di sofferenza, di sopportazione, di gioia nel disprezzo, di spirito di martirio.
Anzi per chi vive di zelo « le sofferenze, le persecuzioni invece di demolire il coraggio, devono servire per aumentare lo zelo e animare ancora più per far conoscere e amare Gesù Cristo ». ( Med. 78 ).
L'efficientismo è ben lontano!
Per tutti i grandi apostoli, il primo ed unico oggetto della evangelizzazione mossa da autentico zelo, è Gesù Cristo e Gesù Crocifisso: così si esprime S. Paolo, che non voleva « sapere e annunciare altro che Gesù e Gesù Crocifisso » ( 1 Cor 2,2 ).
S. Paolo chiarisce ancora meglio il suo pensiero sulla evangelizzazione.
Egli insiste nel dichiarare che l'efficacia dell'azione evangelizzatrice non dipende ne dai suoi mezzi, ne dalle sue opere in quanto tali, né dalla ricerca di quelle capacità che umanamente vengono ritenute valide e sovente indispensabili per la riuscita dell'azione apostolica.
Tale idea è oggi molto diffusa e ha varie manifestazioni: si pensi alle dotte conferenze, agli elevati ragionamenti, alle distorsioni e al mascheramenti della verità per un falso accondiscendimento alla mentalità dell'uomo moderno, quasi in una "captatio benevolentiae" per propinare idee e direttive volte più all'intelligenza che al cuore.
Eppure il Vangelo è così semplice nella sua sublimità e così lineare nelle sue affermazioni.
Veramente la parola di Dio è come spada che nettamente distingue il "SI, si" e il "NO, no".
Gli accomodamenti non paiono rientrare nella "politica" evangelica.
« Anch'io, o fratelli, quando venni tra voi non mi presentai ad annunciarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parole o di sapienza.
Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidaziane e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio ». ( 1 Cor 2,1-5 ).
Sapienza umana - potenza di Dio: ecco il dilemma che si pone a chi Dio chiama all'evangelizzazione ed ecco la scelta del vero spirito di zelo: se lo fondiamo sulla sapienza umana facciamo opera umana: le anime non si conquistano con questo mezzo.
Se, convinti di essere solo strumenti, lo fondiamo sulla potenza di Dio, lasciamo a Lui, che muove i cuori e le menti, l'azione sulle anime, lo Spirito agisce ed è Lui che conquista.
È l'amore che alimenta lo zelo, lo valorizza, lo rinnova.
Lo zelo non ha il suo principio nell'azione: non ne è né il fondamento né la conseguenza.
Al contrario è lo zelo che muove ad agire ed è frutto dell'amore di Dio.
Colui che è posseduto dall'amore divino e dallo zelo per la gloria di Dio non può separare nel suo cuore l'amore e lo zelo, né scindere la gloria di Dio dalla salvezza delle anime.
Non vi sono due cose da fare: procurare la gloria di Dio e salvare le anime.
Una sola è da compiersi: procurare la gloria di Dio per mezzo della salvezza delle anime.
L'amore di Dio e l'amore dei fratelli sono un comandamento solo.
L'amore dei fratelli muove alla salvezza di tutto l'uomo.
Fr. Teodoreto ben comprende ciò, considerando che l'azione dei Catechisti si realizza nel mondo e per mezzo delle cose del mondo.
A tal fine afferma: « I Catechisti possono partecipare a tutte le organizzazioni e movimenti sociali ».
L'apertura al mondo tuttavia, in una visione del giusto "spirito di zelo" non deve indurre nel pericolo che anche la promozione umana diventi solo una azione di carattere puramente umana o sociale: per questo richiama allo spirito delle Regole e Costituzioni, che confermano che la vita del Catechista deve essere « animata dallo spirito di fede e di umiltà e indirizzata, con l'aiuto della grazia di Dio, alla propria santificazione » ( R. e C. II - 1-9,10 ).
Questa visuale del Servo di Dio è tanto più di attualità in questo tempo in cui la Chiesa si vede maggiormente impegnata nella evangelizzazione e nella promozione umana.
« Sarebbe grave errore pensare che tra "salvezza cristiana" e "liberazione umana" cioè tra salvezza dal peccato e liberazione degli uomini dai mali che li opprimono come la fame, il sottosviluppo, l'oppressione politica e lo sfruttamento economico, non ci sia nessun rapporto, e che perciò la Chiesa, che ha per missione l'annunzio e l'attuazione della "salvezza cristiana" si debba disinteressare della "liberazione umana" come d'un problema che non fa parte della sua missione » ( G. S. 42 ).
Gesù Cristo ci appare nei Vangeli come colui che vive in continua tensione verso il Padre che lo ha mandato, nella preghiera con cui si rivolge a lui e nell'adempimento della sua volontà, e nello stesso tempo si dona senza risparmio agli uomini comunicando loro ciò che egli ha avuto dal Padre e aprendosi con inesauribile bontà a tutte le loro miserie e sofferenze per confortarli e liberarli ». ( Card. Michele Pellegrino, "Uomo o cristiano?", pag. 6 e 9 ).
In queste parole del Card. Pellegrino possiamo riassumere quanto siamo venuti dicendo sullo "spirito di zelo", partendo dalle considerazioni e dagli orientamenti di Fr. Teodoreto.
Possiamo schematizzare i punti fondamentali su questo tema così:
Spirito di zelo =
continua tensione verso il Padre che manda
preghiera rivolta a Dio
adempimento della sua volontà
Questa è l'anima dello spirito di zelo.
Esso trova la sua applicazione nel
donarsi senza risparmio agli uomini
comunicare ciò che il Padre vuole comunicare
aprirci con bontà inesauribile a tutte le loro miserie e sofferenze
confortarli e liberarli.
I due aspetti sono inscindibili: l'uno presuppone l'altro; il primo è condizione indispensabile per il secondò; il secondo è conseguenza naturale del primo.
In questa visione trovano la loro ragione di essere tutte le attività del Catechista, che vanno dall'impegno nell'azione di evangelizzazione e di catechesi, all'impegno nell'azione sociale a favore dei fratelli più bisognosi sia nel mondo politico come nel mondo del lavoro, della scuola, dell'assistenza, dell'aiuto e anche del contributo economico che non solo e non sempre deve essere di carattere finanziario ma soprattutto di disponibilità di se stessi, delle proprie attitudini, del proprio tempo.
Per questo i due aspetti formano una unica forza che definiamo: "spirito di zelo" o "carità - amore".
Fr. Gustavo Luigi Furfaro f.s.c.
Casa di Carità A. & M. Centro Pinin Farina, Grugliasco