Clero
L'insieme di coloro che sono stati ordinati sacerdoti. Origine del termineNella lingua greca il termine kleros ha il primo significato di strumento con cui si tira la sorte; designa pure l'atto d'assegnarla e, quindi, la parte assegnata, ossia l'eredità. Esso appare nella traduzione greca della Bibbia dei Settanta. Tra le sue applicazioni figurate v'è quella relativa al popolo d'Israele come "eredità" di Dio ( Dt 9,29 ), ossia come popolo la cui vita e la cui sorte occupano nel piano di Dio sull'umanità un posto ben preciso. Corrispettivamente anche Israele invoca Dio come sua "parte d'eredità" ( Sal 16,5-6 ). Il tema è pure collegato al possesso della Terra promessa. Con un senso analogo il termine è presente pure nel Nuovo Testamento: i credenti in Cristo sono gli eredi della promessa fatta ad Abramo. Così nella beatitudine di Mt 5,5 con richiamo al Sal 36,11, si proclama che i miti avranno la terra in eredità. Altrove il contenuto di quest'eredità è variamente indicato come salvezza, vita eterna, Regno ( Ap 21,7 ). Il Nuovo Testamento attesta pure che l'eredità della promessa divina riguarda anche i pagani, che in Cristo sono divenuti "coeredi". Il riferimento al ministero ordinatoNel III sec. è già attestato l'uso di riservare il termine "clero" ai cristiani titolari di un ministero di guida della comunità. Per s. Agostino ciò sarebbe da collegarsi all'elezione, mediante "sorteggio", dell'apostolo Mattia: negli Atti degli apostoli ( At 1,26 ), infatti, si legge che Mattia fu eletto mediante le sorti al posto assegnato da Dio come kleros a Giuda. S. Gerolamo, per sua parte, riteneva che il termine "clero" includesse l'idea di "essere parte del Signore". Da qui l'idea che l'appartenenza al clero comporti una separazione e una segregazione dagli altri fedeli. Isidoro di Siviglia nelle sue Etimologie indica come clero tutti quelli che svolgono un ministero ufficiale nella Chiesa. Dal termine clero derivano gli altri di chierica ( tonsura ) e di chierico; come anche l'aggettivo clericale, il cui impiego nella letteratura non avrà sempre una valenza positiva: si parlerà, infatti, d'ufficio e di dignità, ma anche di cattiveria e di furbizia "clericali". Successivamente il termine "chierico" diverrà pure sinonimo di "letterato" e di "sapiente". A tali variazioni sarà congiunta anche un'accentuazione negativa del termine "laico" ( v. ) il quale, come suo correlativo, oltre a designare chi "non è chierico", nel Medioevo indica pure chi è illetterato e ignorante. Tra il clero occidentale si affermò il modello di vita celibataria (
reso obbligatorio nel 1139 dal concilio Lacerano II, ma solo Il concilio di Trento ( 1545-63 ) affrontò anche la questione del clero. Fu stabilito, in particolare, l'obbligo di istituire in ogni diocesi un seminario per la formazione del clero. Nella gran parte delle Chiese riformate, per contro, non esiste un ruolo istituzionale come quello del clero cattolico. Secondo la codificazione del diritto canonico vigente nella Chiesa latina dal 1983, sono appartenenti al clero i ministri della Chiesa che hanno ricevuto il sacramento dell'ordine sacro, e cioè i vescovi, i presbiteri e i diaconi. |
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Dal greco « kléros », « parte » o « porzione scelta ». È chiamata cosi quella classe di persone nella Chiesa, a cui spetta la partecipazione all'ufficio di governo e di responsabilità, con un potere collegato a questo stesso ufficio. Il clero non è chiaramente tutta la Chiesa, ma è un gruppo di servizio - per quanto essenziale - all'interno di essa. I membri del clero sono detti anche chierici. |
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Concilio Ecumenico Vaticano II |
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