Laici
Il vocabolo, partito dal greco laós, "popolo", è passato per una singolare trafila: indicò infatti dapprima chi apparteneva al "popolo", per eccellenza, quello ebraico "eletto" da Dio con una speciale alleanza; poi salì, quando il "popolo di Dio" divenne quello cristiano ( 1 Pt 2,10 ), alla nuova dignità; poi, all'interno della Chiesa, si distinse da quelli che rivestivano un grado nella gerarchia: privo del magistero sacramentale e dottrinale, ricoprì quello di animatore delle realtà profane ( "laicità" ); infine uscì dall'ispirazione cristiana, assumendo verso di essa atteggiamenti di fredda lontananza o anche di tenace ostilità ( "laicismo" ). - . - In nome del battesimo, potenziato dalla cresima, il laico, acquisendo il senso soprannaturale della fede, in un'unione vitale con Cristo, è chiamato ad esercitare l'apostolato di permeare della visione cristiana le attività produttive, culturali, amministrative della società, intervenendo soprattutto in quei settori che gli sono propri e che non competono direttamente alla gerarchia ecclesiastica. Nell'organizzazione e nell'azione temporale egli deve operare in autonomia ed alacrità di iniziativa. Nel pieno rispetto dello spirito proprio delle scienze e professioni, il laico cristiano vi deve raggiungere un'eccellenza tecnica che viene fecondata dalla scoperta del piano provvidenziale di Dio che tutte le dispone; egli è chiamato ad attuare in sé e nella sua azione un'armonica fusione di scienza, competenza e fede ( laicità ). Rinnovando e rinvigorendo tutta un'antica tradizione, il Vaticano II con un apposito decreto ( "L'apostolato dei laici", promulgato da Paolo VI il 18 novembre 1965 ) ne ha ribadito la vocazione all'apostolato, ne ha specificato i fini, i campi, i modi, la collaborazione con la gerarchia, la necessità della formazione. Il pervertimemto dalla cooperazione con la Chiesa nell'identità di convinzioni all'opposizione per contrasto di idee costituisce il laicismo, che fu incrementato dal protestantesimo e poi istituzionalizzato dalla rivoluzione francese, allo scopo di fondare una società avulsa da Dio. È, questo, un sistema che rinchiude tutta la realtà e tutta la storia nell'ambito terreno ed imposta la vita in un'atmosfera areligiosa se non antireligiosa. In Italia fu favorito dall'insorgere della Questione romana ( lo stato pontificio ) e nel mondo dai due opposti materialismi, marxistico e capitalista. |
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Nell'ambito della dottrina cristiana e del diritto canonico, il termine laico indica il comune fedele, che in forza del battesimo appartiene alla Chiesa, senza fare parte della gerarchia ecclesiastica ( a differenza di "chierico" ). Etimologicamente, laico ( in greco laikòs ) deriva da "popolo" ( laòs ) e indica non tanto l'appartenenza come "membro", quanto la condizione di "suddito". L'espressione, assente nel Nuovo Testamento, compare nell'uso cristiano per la prima volta in Clemente Romano nel 96 d.C., per qualificare il semplice fedele a differenza del diacono e del presbitero. Profilo storicoLa storiografia tradizionale, sulla base di un modello prevalentemente descrittivo, ripercorre l'intero arco della storia della Chiesa occidentale, al fine di ricostruire le variabili della condizione dei laici, ma insieme le costanti nell'autocoscienza ecclesiale in ordine al vissuto e alla teoria del laicato. Frequente è il ricorso a una suddivisione della vicenda storica alla luce di quattro modelli fondamentali: 1. l'età apostolica, nella quale una trattazione sul laico muove dai testi evangelici che distinguono fra pastore e gregge - identificando ( arbitrariamente ) in quest'ultimo la figura del laico -, e ancor più a partire da quei passi neotestamentati in cui compaiono figure di uomini e donne che collaborano con gli apostoli, favorendone l'attività missionaria; 2. la Chiesa dei martiri, nella quale, pur accentuandosi una forma e un'organizzazione gerarchica della Chiesa, si distinguono fra i laici valenti figure di teologi ( Giustino, Tertulliano ecc. ), di asceti e martiri; 3. la Chiesa in epoca di cristianità, nella quale - dalla svolta costantiniana e per tutto il Medioevo - viene rafforzandosi la separazione dentro la Chiesa, fra gerarchia, sacerdoti, monaci, da una parte, e fedeli laici, dall'altra. Così nel celebre Decreto di Graziano ( 1140 ca ) si parla di "due generi di cristiani": gli spirituali ( clero e religiosi ) e i carnali ( i laici ); 4. la Chiesa in età moderna e contemporanea, in cui - nell'arco che dalla crisi della Riforma ( Lutero afferma l'uguaglianza di tutti i cristiani, con la dottrina del sacerdozio comune ) giunge fino al concilio Vaticano II - si assiste ad un nuovo impulso alla partecipazione e promozione dei laici, con la riscoperta della "secolarità" come dimensione essenziale della loro vocazione. Intorno alla metà del XX sec. la "teologia del laicato" può così superare la definizione negativa di laico ( non-chierico ), per assegnargli in positivo il compito dell'animazione cristiana dell'ordine temporale. Di diverso indirizzo storiografico è invece l'orientamento socio-religioso, che propone di iscrivere la questione laicale nella cornice dei rapporti fra cristianesimo e modernità. La figura storica dei laici viene qui focalizzata non già a partire da un rigido modello teorico prestabilito, bensì in vista di riconoscere le diverse configurazioni storielle del rapporto cristianesimo-civiltà. Lo storico configurarsi dei rapporti gerarchia-massa, gruppo-Chiesa e società-ambiente, come pure la declinazione concreta delle funzioni ministeriali, delle tensioni che interessante i piani delle istituzioni e delle forme di aggregazione, di potere, di sapere, e finalmente le stesse determinazioni storico-concrete della vita religiosa e mondana, sono tutti fattori che si intrecciano fra loro inestricabilmente. Tale procedimento contesta l'ipotesi di uno sviluppo continuo e coerente della figura dei laici dal Nuovo Testamento ai giorni nostri: l'inizio della questione laicale, nell'accezione valida ancora oggi, deve essere fatta risalire all'episodio della Riforma protestante, che sul fronte cattolico ha innescato la fase controriformistica. Non è un caso che il concilio di Trento, per reagire alla provocazione protestante, abbia mosso nella direzione di contrapporre una forza d'urto pastorale, istituzionale e rigidamente dottrinale, nei confronti del processo di degerarchizzazione impresso dalla novità luterana. Emblematica al riguardo è la nascita dei seminari, luoghi deputati alla formazione e al disciplinamento dei futuri sacerdoti, col risultato inevitabile di una marginalità e di un ruolo passivo della condizione dei comuni fedeli nella Chiesa. Ripresa teologico-pastoraleIl concilio Vaticano II ( 1962-65 ) ha prestato viva attenzione alla figura dei laici, al punto da dedicare un intero documento al tema del loro apostolato, il decreto Apostolicarn actuositatem. Tuttavia, la vera novità conciliare avviene con la costituzione dogmatica Lumen gentium, che opera una svolta radicale laddove invita a cogliere la distinzione gerarchia-laici come successiva a ciò che unifica tutti i credenti, precisamente l'essere in Cristo come condizione del credere. Di fatto la riflessione conciliare sui fedeli laici oscilla fra due poli fra loro irrelati: da un lato, si riconosce l'unità di tutti i cristiani, quanto a dignità e ad azione comune, in ragione della comune appartenenza a Cristo; dall'altro lato, ai laici è riservato un ruolo particolare, poiché la loro condizione di essere implicati nella vicenda storica del mondo, li rende "competenti" nelle questioni proprie della vita storico-civile. Si comprende allora come la riflessione teologica odierna ritenga impraticabile la ricerca dello "specifico" laicale, senza per questo azzerare il senso della questione dei laici, che viene restituita al suo legittimo ambito, il piano teologico-pratico. In questa prospettiva la soluzione alla questione dev'essere ricercata non già muovendo da una definizione astratta di laico da cui può derivare la specifica funzione ecclesiale, gli imperativi etici, la spiritualità caratteristica. Piuttosto la questione del laico va considerata nel quadro di una teologia pratica: per restituire i contorni e la possibilità stessa della figura del credente comune occorre partire dalle condizioni di obiettivo disagio vissuto dal credente comune in ordine ai problemi dell'appartenenza ecclesiastica e dei rapporti con le altre componenti del popolo di Dio, dal senso di estraneità della coscienza credente nei confronti della società civile, e infine dalle difficoltà di riferirsi a modelli concreti di spiritualità cristiana. Si realizza allora una risoluzione del discorso in questione dal piano dottrinale a quello teologico-pratico; ciò non equivale a una abolizione della "questione laicale", ma alla sua ritrascrizione nel quadro dei problemi che attengono alla vita della Chiesa, che si autocomprende e realizza nell'attuale vicenda storico-civile. La figura del laico chiede quindi di essere riformulata muovendo dall'attenzione privilegiata alla descrizione del vissuto ecclesiale e storico-civile, nel quadro del passaggio da una visione giuridica a una visione intenzionalmente teologica della Chiesa popolo di Dio che vive nella storia. |
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Preti e laici ( e religiosi )La collocazione di tutti i cristiani al culmine della possibilità segnata dall'Eucaristia suggerisce che le differente tra i cristiani, comunque determinate e anche se incancellabili, hanno però un carattere solo funzionale. Fondamentalmente sono inerenti al funzionamento del "popolo di Dio". Il quale, da un lato, non è stato concepito come un'anarchia; e dall'altro, non dovendo costituire un'etnia o un popolo "a parte", tende a confondersi con i membri della società civile. Evidentemente il cristiano non è solo un membro della società civile, è un cristiano e, in quanto tale, ha una caratteristica che non gli deriva dalla società civile e che lo contraddistingue da chi cristiano non è. È però una caratteristica solo interiore e spirituale, che non dovendosi esprimere in una figura esteriore - ne nello svolgimento di un compito particolare, ne nella costruzione di una città a parte - non toglie il cristiano dalla condizione comune di tutti gli uomini. Se il compito proprio dei cristiani è l'evangelizzazione, l'evangelizzazione si fa essenzialmente vivendo come ha vissuto Gesù Cristo e quindi in ogni situazione; e se il compito proprio dei cristiani dovesse essere quello di acculturare la Chiesa in ogni parte del mondo, anche l'acculturazione si fa essenzialmente vivendo come ha vissuto Gesù Cristo, nella società in cui si vive. Di fronte agli "altri", al "mondo", la figura del cristiano è semplicemente questa, non è quella del prete o dei/la religioso/a. A meno che la figura del cristiano laico si sia sbiadita o appannata fino a perdere significanza. Ma in questo caso, l'errore ha in se stesso la propria correzione: i cristiani laici devono semplicemente ricuperare il senso della propria identità e così far risplendere la loro figura. Il prete e il/la religioso/a sono figure "particolari" di cristiano, in quanto praticano/orme particolari di vivere la vita cristiana, direttamente funzionali all'interno della Chiesa. La figura del prete, che si legittima pienamente solo nel riferimento al Vescovo e quindi al "ministero" - che secondo il significato originario significa "servizio" - della "guida" del "popolo di Dio" ( concepito non come un'anarchia, ne come una democrazia rappresentativa ); e la figura del/la religioso/a che, all'interno del "popolo di Dio", svolge la funzione esemplare di evidenziare in modo "choccante " la vocazione cristiana. In questa visione dell'ordine cristiano non c'è evidentemente spazio logico per un contenzioso che contrapponga preti e laici; o più precisamente i laici, vittime di una secolare e forse millenaria subordinazione, ai preti. Il doverne riconoscere l'esistenza, a prescindere da tutte le ragioni storielle, è piuttosto imbarazzante, come il trovare qualcosa d'immondo nella propria casa. Effettivamente non può essere che l'importazione nella Chiesa delle dinamiche concorrenziali e rivendicazionistiche proprie della società civile, ma assolutamente incompatibili con lo Spirito Santo "anima" della Chiesa. Coerentemente suscitano legittima diffidenza tutte le teorie elaborate per placare il conflitto e ristabilire l'accordo. Nascono da una radice inquinata. |
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Dal greco « laos », un termine aulico e più solenne per dire « popolo ». Nella sua accezione negativa, « laico » cristiano è colui che non è religioso né chierico, e non fa parte di coloro che esercitano poteri sacramentali o di guida della comunità; tale concezione rischia però di portare semplicemente al clericalismo e alla passività del popolo di Dio. Nella accezione positiva invece, il termine « laico » qualifica il battezzato come tale, ossia come colui che è realmente santificato ed ha ricevuto la grazia di Cristo; in forza di questi doni, egli non è e non può restare membro passivo del corpo ecclesiale, ma ha il diritto e il dovere di esercitare il suo dono spirituale e la sua responsabilità nella Chiesa. |
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Schedario biblico |
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Laici | C 46 |
Sacerdozio dei fedeli | D 18 |
Professione di fede | C 56 |
Magistero |
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La novità, a questo riguardo, consiste nel fatto d'aver trattato espressamente dei Laici, e d'aver messo in evidenza le dottrine meravigliose che si riferiscono, nella Chiesa di Dio, ai Laici:
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Catechesi Paolo VI 23-3-1966 |
La Chiesa ha reclamato la dignità del laico non solamente perché è uomo, ma anche perché è cristiano. |
Omelia Paolo VI 15-10-1967 |
Si tratta d'un diritto e d'un dovere nello stesso tempo: ogni Laico cattolico, ogni figlio fedele della Chiesa, può e deve essere operante in seno alla Chiesa stessa. |
Catechesi Paolo VI 27-12-1967 |
Se la Chiesa, nelle discussioni e nei documenti conclusivi del Concilio, ha tanto parlato della definizione e della funzione del Laicato in mezzo al Popolo di Dio, cioè in mezzo alla Chiesa stessa, è segno che su questo tema siamo tutti impegnati a porre particolare attenzione. |
Catechesi Paolo VI 3-1-1968 |
Il Laico cattolico dovrebbe essere, anche a questo solo riguardo, un perfetto cittadino del mondo, un elemento positivo e costruttore, un uomo meritevole di stima e di fiducia, una persona amorosa della società e del suo Paese. |
Catechesi Paolo VI 23-4-1969 |
Così Noi speriamo assai nel Laicato cattolico, ch'è stato in questi ultimi tempi della Chiesa il fermento generoso e geniale della sua riscossa nelle tremende traversie della sua storia moderna; nei giovani specialmente, a cui sempre ricorre con immensa spirituale simpatia il Nostro pensiero. |
Catechesi Paolo VI 17-9-1969 |
Possiamo rintracciare la carta dei diritti del Laico cattolico nel primo documento citato, la Lumen Gentium e trovare ampiamente illustrati i doveri suoi nel Decreto pure citato sull'attività dei Laici, che assurge alla qualifica e alla funzione di apostolato. |
Catechesi Paolo VI 11-8-1971 |
Come battezzati, avete ricevuto la vocazione di partecipare attivamente alla missione affidata da Cristo alla sua Chiesa. |
Catechesi Paolo VI 11-1-1975 |
C. E. I. Nota pastorale Il laico testimone cattolico della fede nella scuola - 15-10-1982 |
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L'evangelizzazione affidata ai laici si estrinseca soprattutto nel loro ambiente. |
Omelia Giovanni Paolo II 12-9-1983 |
In quanto laici, voi siete chiamati a dare testimonianza a Cristo nel contesto delle vostre famiglie, dei vostri villaggi, delle vostre città e metropoli. |
Omelia Giovanni Paolo II 13-9-1984 |
Siete in prima linea nella lotta per proteggere gli autentici valori cristiani dall'ondata della secolarizzazione. |
Discorso Giovanni Paolo II 18-9-1987 |
Congr. Clero - Istr. sulla collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti - 13-8-1997 |
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Per i laici, inoltre, sono di grande importanza la competenza professionale, il senso della famiglia, il senso civico e le virtù sociali. A questo proposito, i Padri hanno incoraggiato le molteplici associazioni dei laici, insistendo pure sulla loro formazione all'apostolato. |
Angelus Benedetto XVI 13-11-2005 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Interesse e affetto del Concilio | Lumen gentium 30 |
Definizione di « laico », sua indole secolare, il … fermento della santificazione del mondo | Lumen gentium 31 |
Distinzione e legame coi sacri Pastori, loro fratelli | Lumen gentium 32 |
Chiamati a contribuire all'incremento della Chiesa e alla sua ascesa nella santità | Lumen gentium 33 |
v. Apostolato dei … | |
Loro partecipazione all'ufficio sacerdotale di Cristo | Lumen gentium 10 |
Lumen gentium 34 | |
v. Sacerdozio | |
Loro partecipazione all'ufficio profetico di Cristo, i … e l'evangelizzazione ( v. ) del mondo, grande valore della vita matrimoniale e famigliare | Lumen gentium 12 |
Lumen gentium 35 | |
v. Famiglia; Matrimonio | |
Loro partecipazione all'ufficio regale di Cristo, i … e la dilatazione del regno di Cristo, posto di primo piano dei … nella loro sfera di competenza e di attività | Lumen gentium 36 |
Relazioni con la Gerarchia, loro diritti, libertà e fiducia, obbedienza | Lumen gentium 37 |
I … anima del mondo | Lumen gentium 38 |
… e Liturgia: … qualificati e amministrazione di alcuni sacramenti | Sacrosanctum concilium 79 |
recita dell'Ufficio divino | Sacrosanctum concilium 100 |
Collaborazione col clero nella sfera delle loro varie competenze | Presbyterorum ordinis 9 |
nella parrocchia | Christus Dominus 30 |
v. Parrocchia | |
Loro presenza dinamica nelle Missioni | Ad gentes 21 |
v. Missioni … | |
Invitati e consultati come esperti: nella Curia romana | Christus Dominus 10 |
nel Segretariato della Santa Sede per l'apostolato dei … | Apostolicam actuositatem 26 |
nei vari Consigli per l'attività apostolica, a tutti i livelli | Christus Dominus 27 |
Apostolicam actuositatem 26 | |
nella Commissione pastorale diocesana | Christus Dominus 28 |
nel Consiglio pastorale delle diocesi missionarie | Ad gentes 30 |
negli Uffici nazionali per gli strumenti delle comunicazioni sociali | Inter mirifica 21 |
come esperti di materie liturgiche | Sacrosanctum concilium 44 |
loro collaborazione scientifica nelle materie missionarie | Ad gentes 41 |
nello studio dei problemi contemporanei | Apostolicam actuositatem 6 |
Incarichi speciali a servizio della Chiesa, libertà dei … | Presbyterorum ordinis 9 |
missione speciale nelle Chiese nascenti | Ad gentes 21 |
I … e gli strumenti della comunicazione sociale | Inter mirifica 2 |
Inter mirifica 13 | |
Inter mirifica 15 | |
v. Apostolato dei…; Carismi; Cattolici; Famiglia; Matrimonio; Missioni; Mondo; Santità; Società; Spiritualità; Testimonianza | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Un popolo sacerdotale, profetico e regale | 785 |
L'apostolato | 864 |
I fedeli - gerarchia, laici, vita consacrata | 871 |
I fedeli laici | 897ss |
La Liturgia delle Ore | 1174 |
1175 | |
I tratti caratteristici dei sacramentali | 1669 |
Giustizia e solidarietà tra le nazioni | 2442 |
Comp. 178; 188 | |
Rinnovamento catechesi |
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Gli adulti | 139 |
I catechisti nella scuola | 156 |
Tra i laici cristiani | 196 |
Codice Diritto Canonico |
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nozione | 207 § 1 |
hanno i diritti e i doveri dei fedeli | 224 |
diritto-dovere di collaborare all'annuncio della salvezza | 225 § 1 |
diritto alla libertà di tutti i cittadini nelle cose terrene | 227 |
diritto ad assumere compiti e uffici ecclesiastici | 228 § 1 |
a fare da periti e consiglieri dei Pastori della Chiesa | 228 § 2 |
diritto-dovere all'istruzione | 229 |
diritto, se in servizio permanente, ad uno stipendio ed alle assicurazioni sociali | 231 § 2 |
dovere di permeare di spirito cristiano le realtà temporali, e testimoniare Cristo | 225 § 2 |
il sesso maschile possono ricevere stabilmente i ministeri dell'accolitato e lettorato | 230 § 1 |
i laici in genere possono esercitare temporaneamente la funzione di lettore, come pure di commentatore e di cantore | 230 § 2 |
o altri uffici liturgici | 230 § 3 |
in caso di necessità: possono esercitare il ministero della parola, presiedere la preghiera liturgica, conferire il battesimo, distribuire la Comunione | 230 § 3 |
la loro azione deve essere riconosciuta e promossa dai chierici | 275 § 2 |
dai parroci | 529 § 2 |
v. Associazioni di laici | |
Compendio della dottrina sociale |
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Compendio e laici | 11 |
Dottrina sociale e laici | 79; 83 |
Pio XI e laici | 92 |
Matrimonio e vocazione dei laici | 220 |
Laici e conoscenza della dottrina sociale | 528 |
Dottrina sociale e formazione dei laici | 531 |
Settimane Sociali e laici | 532 |
Evangelizzazione, Vescovo e laici | 539 |
Laici, indole secolare e sequela di Cristo | 541; 542 |
Identità del laico e sacramenti | 542 |
Compito del laico e annuncio del Vangelo | 543 |
Laico e orizzonte escatologico | 544 |
Laici e spiritualità laicale | 545 |
Laici e preghiera personale | 546 |
Laici e competenze | 546 |
Laico, discernimento e prudenza | 547 |
Laico e aggregazioni laicali ecclesiali | 549 |
Laico in campo sociale e servizio | 551 |
Laici e servizio alla persona umana | 552 |
Laici e cultura ispirata al Vangelo | 555 |
Laici e dimensione etica della cultura | 556 |
Laico e diritto a una cultura umana e civile | 557 |
Laico, contenuto della cultura e verità | 558; 559 |
Laici e mezzi di comunicazione di massa | 560; 561 |
Laico e contesto economico contemporaneo | 563 |
Laici ed impegno politico | 565 |
Laico ed esercizio del potere | 567 |
Laico e metodo del discernimento | 568; 569 |
Laici, laicità e dovere morale di coerenza | 571; 572 |
Laici e scelta degli strumenti politici | 573; 574 |
Laici e speranza cristiana | 579 |