Carismatici

IndiceA

Sommario

I. I movimenti carismatici:
1. Un'esperienza ricorrente nella chiesa;
2. L'elemento carismatico nella chiesa;
3. I doni dello Spirito per l'utilità comune.
II. L'attuale "rinnovamento carismatico" nella chiesa cattolica:
1. Dal pentecostalismo classico al rinnovamento carismatico cattolico;
2. Significato di un'esperienza di risveglio.
III. Dimensioni del rinnovamento carismatico cattolico:
1. Questioni di terminologia;
2. I gruppi di preghiera;
3. L'effusione dello Spirito;
4. L'esperienza carismatica;
5. L'atteggiamento della gerarchia cattolica.

I - I movimenti carismatici

La potenza dello Spirito santo secondo la promessa di Gesù, l'evento della pentecoste, i carismi che con il loro impulso missionario possono rivitalizzare la comunità cristiana sono costanti della vita della chiesa, che acquistano un'attrattiva particolare in determinati momenti storici.

Nei tempi in cui certi aspetti della vita ecclesiale entrano in crisi, si fa più forte il richiamo ad una ricomprensione della persona dello Spirito santo, inviato incessantemente dal Padre e dal Figlio, del suo ruolo in ordine alla salvezza degli uomini e, nello stesso tempo, si è portati ad un confronto diretto con la realtà spirituale delle comunità cristiane primitive col desiderio di attingere nuove energie per rinnovare la chiesa del proprio tempo.

1. Un'esperienza ricorrente nella Chiesa

Ha ragione pertanto L. Bouyer, quando dice che i movimenti carismatici « sono una caratteristica quasi-permanente o sempre-ricorrente nella vita della chiesa cattolica ».1

La storia ne ha conosciuti parecchi, di tipo diverso.

In generale c'è sempre un richiamo alle manifestazioni "carismatiche" conseguenti la Pentecoste, alle diverse effusioni dello Spirito di cui parlano gli Atti degli apostoli o alle esperienze spirituali della comunità di Corinto di cui narra Paolo.

Agli inizi della chiesa, verginità, ascetismo e martirio venivano considerati come doni carismatici.

Il monachesimo, nella sua nascita, si sentiva erede del carisma della chiesa primitiva e i martiri dei primi secoli erano consapevoli di essere "testimoni" per eccellenza quando morendo gridavano: « Vieni Signore Gesù » ( Ap 22,20 ).

La Passione di Felicita e Perpetua narra con quale entusiasmo un martire potesse dire ai propri carnefici: « Un altro soffrirà per me ».

La storia della chiesa ha però conosciuto carismatici eterodossi e carismatici ortodossi.

Ricordiamo tra i primi i Montanisti, i Fraticelli del libero Spirito, i Flagellanti, gli Alumbrados, i Quietisti, ecc.

Senza addentrarci nelle loro caratteristiche specifiche, notiamo solo le istanze positive da cui nascono tali movimenti di rinnovamento e le deviazioni a cui giungono.

All'inizio c'è un'esperienza spirituale autentica, anche se mescolata con qualche elemento meno puro.

C'è una riscoperta della trascendenza di Dio, dell'identità del cristiano quale scaturisce dal vangelo, una nuova comprensione del ruolo che lo Spirito santo ha nei cristiani e nella chiesa, un bisogno di vivere con radicalità il vangelo nel suo appello a una vita semplice, povera, di servizio degli altri.

Purtroppo ciò che spesso è mancato in tali movimenti è stato un retto ( v. ) discernimento spirituale, soprattutto il non aver compreso che i doni autentici dello Spirito non portano a rompere l'unità e la pace della chiesa.

Frequentemente, l'esaltazione che si è manifestata in tali gruppi è apparsa sospetta alla gerarchia.

Si è avuto così un irrigidimento da ambedue le parti con la conseguente condanna di certi errori dottrinali e morali di tali movimenti.

Ma la chiesa nella sua storia ha anche conosciuto movimenti "carismatici" che nella piena fedeltà alla gerarchia hanno contribuito al suo rinnovamento spirituale e apostolico con nuove esperienze autenticamente evangeliche.

In tempi di smarrimento e di decadenza spirituale o anche di cambiamenti storici, Cristo ha dato ad alcuni cristiani doni particolari del suo Spirito.

Basti ricordare i profeti itineranti della seconda e terza generazione cristiana, i grandi predicatori dei primi tempi del cristianesimo e del medioevo, le correnti francescane del XIII sec., gli ordini mendicanti con il loro slancio apostolico di nuovo tipo [ v. Uomo evangelico ], i diversi movimenti di "interiorizzazione", il fervore mistico e profetico di tanti santi, uomini e donne, ecc.

2. L'elemento carismatico nella Chiesa

Alla chiesa non è mai mancata e non mancherà mai la componente carismatica perché fa parte della sua natura.

Tra l'elemento carismatico e l'elemento istituzionale e sacramentale non c'è opposizione, ma integrazione.

La grazia e il segno, l'invisibile e il visibile strutturano inscindibilmente la chiesa di Cristo.

« Non si può mai parlare di due chiese - nota il card. Suenens - di cui l'una sarebbe la chiesa istituzionale visibile, l'altra la chiesa carismatica invisibile.

L'unione di queste due dimensioni è essenziale alla nozione stessa di chiesa ».2

La dottrina tradizionale della chiesa afferma che grazia sacramentale e grazia extrasacramentale operano insieme la santificazione del cristiano.3

Questa dottrina, espressa da Pio XII nella Mystici Corporis, è stata sottolineata dal Vat II nella Lumen gentium, soprattutto nei nn. 11 e 12.

L'elemento pneumatologico non opera in un secondo tempo rispetto a quello cristologico.

Cristo e il suo Spirito costituiscono la chiesa, conferendole una struttura animata dal dinamismo santificatore.

Lo Spirito santo opera incessantemente perché gli uomini chiamati da Cristo colgano nella chiesa la sua presenza attiva e riconoscano come « le istituzioni stesse sono nella chiesa veicoli privilegiati dei carismi più preziosi ».4

I ministeri nella chiesa sono animati dai carismi corrispondenti, che rendono coloro che li ricevono idonei alla missione di evangelizzazione e di santificazione.

Inoltre, ogni ministero ufficiale nella chiesa deve essere considerato come un carisma per gli altri carismi, come un dono dello Spirito che fa prendere coscienza ai credenti dei propri doni, ricevuti per il bene dell'unica comunità di salvezza [ v. Ministero pastorale ] .

3. I doni dello Spirito per l'utilità comune

IL Vat II, leggendo nei segni della chiesa d'oggi l'azione a volte discreta e a volte prorompente dello Spirito santo tra i fedeli di ogni condizione, ha ricompresa e riespressa la teologia dei carismi.

Uno sguardo ad alcuni aspetti centrali della dottrina biblica, soprattutto paolina, sui carismi permetterà di comprendere meglio le istanze del Vat II.

È un fatto che nella primitiva comunità apostolica si manifestano nei cristiani grazie particolari, conferite dallo Spirito santo per il bene della chiesa: « Molti segni e miracoli si compivano dagli apostoli » ( At 2,43 ).

È Gesù stesso che partecipa ai discepoli la potenza ( exousia ) messianica ( Mc 6,7; Mt 11,27; Mt 28,18 ); i doni gratuiti non sono che la partecipazione alla dignità e al potere di Gesù ( Lc 10,16 ) e doni di Cristo ( Ef 4,7 ).

La parola carisma nel NT indica, in genere, un dono gratuito ( charis = grazia ) che consiste in un'operazione dello Spirito nel credente che serva all'edificazione del "corpo di Cristo", la chiesa, e che sia così "manifestazione" sensibile dello Spirito santo conforme al carattere di incarnazione della chiesa.

S. Paolo infatti parla anche di "ministeri" e "operazioni" ( 1 Cor 12,4-6 ).

Lo Spirito santo "si manifesta" in questi doni di grazia in modo esperienzia le, analogo a quello con cui il Figlio di Dio è apparso nell'umanità di Gesù di Nazaret ( 1 Gv 1-3; 1 Cor 12,7 ).

Ma quali e quanti sono i carismi che fanno parte della struttura della comunità ecclesiale?

È generalmente ammesso che, secondo Paolo, « il numero dei carismi è fondamentalmente illimitato.

Essi trovano il loro limite solo nella comunità concreta in cui si realizzano solo questi e non altri carismi naturalmente ».5

Perciò nei vari elenchi dati da Paolo il numero dei carismi varia ( Rm 12,6-8ss; 1 Cor 12,8-10.28-30 ), ne sono posti in ordine sistematico.

Si va dai carismi più alti, come i discorsi di sapienza e di scienza, il dono delle guarigioni, la profezia, il parlare in lingue, ecc. fino ai carismi più ordinari, quali l'aiuto e l'amministrazione, il servizio e la guida della comunità, le opere di beneficenza e di misericordia, ecc.

Fondandosi sulla dottrina del NT e sull'esperienza della chiesa, i padri del Vat II discussero sul significato dei carismi e sulla loro permanenza o meno nella chiesa.

Due tesi si confrontarono. Una, sostenuta dal card. Ruf fini, l'altra dal card. Suenens.

La prima, restringendo il significato dei carismi solo a quelli straordinari, sosteneva che « i carismi… abbondavano all'inizio della chiesa, ma poi a poco a poco diminuirono talmente da scomparire quasi… ».6

La seconda, distinguendo tra carismi "più eccezionali" e carismi "più ordinari", mostrava come essi sono doni permanenti e multiformi che lo Spirito da ai cristiani di ogni tempo.7

Non sono « un fenomeno periferico o accidentale nella vita della chiesa », al contrario sono « di importanza vitale per la costruzione del Corpo mistico ».

Il punto di vista del card. Suenens, che proponeva una nozione di carismi che negli anni precedenti era stata avanzata da eminenti teologi, quali Y. Congar8 e K. Rahner,9 prevalse tra i padri conciliari e fu codificata nel n. 12 della LG, ove si dice che « lo Spirito santo, non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma "distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui" ( 1 Cor 12,11 ), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti ( aptos ) e pronti ( promptos ) ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della chiesa, secondo quelle parole: "A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio" ( 1 Cor 12,7 ) ».10

Ogni cristiano, sensibile alla presenza dello Spirito in lui, è chiamato a chiedersi di quali doni, spesso fondati sulle sue qualità naturali, è stato arricchito per meglio servire i fratelli.

Deve discernerli, riconoscerli come provenienti dal Datore di ogni bene e impegnarli per la costruzione della chiesa, comunità di salvezza.

II - L'attuale"rinnovamento carismatico" nella Chiesa cattolica

Anche ai nostri giorni, in cui la chiesa è impegnata in un rinnovamento che presenti agli uomini il vero volto di Dio e la sua azione liberatrice nella storia, lo Spirito santo ha suscitato un nuovo dinamismo spirituale.

Per comprendere la portata dell'esperienza carismatica che la chiesa cattolica sta vivendo occorre risalire alle sue sorgenti, al primo suo nascere, che è legato al pentecostalismo, per individuare i punti in comune che ha con questo e le profonde divergenze che lo distinguono.

1. Dal pentecostalismo classico al rinnovamento carismatico cattolico

È stato detto che il nostro secolo ha visto il formarsi di tre affluenti di quella grande corrente di "revival", di risveglio religioso,11 che sta attraversando le chiese cristiane.

Questi tre affluenti sono il pentecostalismo classico, il neo-pentecostalismo e il rinnovamento carismatico cattolico.

Il pentecostalismo classico12 indica l'insieme della dottrina e della prassi religiosa di quelle chiese cosiddette pentecostali, di cui la maggiore espressione è costituita dalle Assemblee di Dio.

È iniziato nel 1900 a Topeka, nel Kansas, dove un pastore metodista, Charles F. Parham fondò una scuola biblica, la Bethel Bible School.

Il suo metodo consisteva nel proporre agli studenti alcuni quesiti che nascevano dall'esperienza sofferta del paragone tra l'entusiasmo religioso delle prime comunità cristiane è la fiacchezza della vita cristiana e dell'apostolato che egli notava in sé e attorno a sé.

La domanda cruciale che pose ai suoi studenti fu questa: « Qual è il segno scritturistico di un vero battesimo nello Spirito santo? ».

Rimeditando quanto gli Atti degli apostoli dicono della Pentecoste e delle altre "discese" dello Spirito santo ( At 10,44-48; At 19,1-7 ) conclusero che il segno scritturistico sicuro del battesimo nello Spirito santo è il dono di "parlare in altre lingue".

Allora intensificarono la loro preghiera con grande fervore e il primo giorno dell'anno 1901, in una di queste riunioni, una studentessa, Agnese Ozman, chiese a Parham di imporle le mani per ricevere il battesimo nello Spirito santo.

Fu per lei un'esperienza religiosa profonda e iniziò a lodare Dio in lingue.

Da Topeka un insolito fervore religioso, che portava a una testimonianza viva di Cristo, si diffuse in altri centri, soprattutto a Los Angeles in California, dove un pastore negro, William Seymour, promosse un intenso risveglio religioso.

Da notare che lo scopo di questi gruppi e dei loro animatori non era quello di fondare una nuova chiesa, ma di suscitare un risveglio nelle chiese evangeliche a cui appartenevano.

Quando però furono ridicolizzati, perseguitati e rifiutati dalle loro chiese, si riunirono in nuove denominazioni, chiamate col termine generico di pentecostali.

Il neo-pentecostalismo iniziò quando, a partire dal 1956, vari gruppi di protestanti, soprattutto anglicani, luterani, presbiteriani, che avevano fatto un'esperienza tipicamente pentecostale, furono riaccettati dalle loro rispettive chiese.

Ciò permise loro di integrare l'esperienza pentecostale nella propria confessione religiosa.

Il rinnovamento carismatico cattolico ha la sua data di nascita agli inizi del 1967.

Un piccolo gruppo di giovani professori dell'università cattolica Duquesne di Pittsburg ",13 impegnati nella loro vita di fede e di apostolato, confrontavano la loro esistenza di credenti alquanto infiacchita con il fervore e lo slancio delle primitive comunità cristiane.

Lesserò due libri. La croce e il pugnale, in cui il pastore D. Wilkerson narra il suo apostolato tra i giovani dei bassifondi di New York e essi parlano in altre lingue, in cui un giornalista, J. Sherrill, presenta in modo affascinante lo sviluppo delle comunità pentecostali negli U.S.A.14

Presero contatto con un gruppo di protestanti pentecostali, pregarono più volte insieme con loro e infine chiesero la preghiera e l'imposizione delle mani per ricevere il "battesimo dello Spirito".

Quando ciò avvenne ebbero la tipica esperienza pentecostale e iniziarono a pregare in lingue.

Organizzarono un gruppo cattolico di preghiera; la loro esperienza religiosa si trasmise rapidamente prima all'università di Notre Dame, nello Stato dell'Indiana, poi in altre università, parrocchie, conventi, un po' dappertutto negli U.S.A. e infine in varie parti del mondo.

Ogni anno a Notre Dame si tiene un convegno internazionale; nel 1975, in occasione dell'anno santo, lo si è tenuto a Roma, con la partecipazione di 10.000 persone provenienti da 60 paesi.

In quell'occasione, dopo una memorabile concelebrazione in s. Pietro presieduta dal card. Suenens,il papa tenne loro un discorso.

2. Significato di un'esperienza di risveglio

La crescita straordinaria dei gruppi di preghiera del rinnovamento carismatico cattolico in tutto il mondo pone il problema di ricercare il significato di tale esperienza religiosa, delle istanze da cui nasce, degli interrogativi che pone.

Un primo dato che emerge è che esso è sorto dopo l'ondata della cosiddetta teologia della morte di Dio e della secolarizzazione, che pur avendo messo in evidenza valori genuini e purificati della fede cristiana, hanno spesso oscurato la credibilità del Dio vivente e della chiesa di Cristo.

Da qui il bisogno di ritornare ai dati della rivelazione cristiana, visti non solo come elementi dottrinali, ma come esperienza da vivere, come slancio di fede trinitaria, come testimonianza e missione.

Un altro dato è che il rinnovamento carismatico cattolico è iniziato a distanza di un anno appena dalla conclusione del Vat II.

Questo da una parte ha insistito sulla necessità del "rinnovamento" della chiesa e dei cristiani e dall'altra ha presentato l'immagine di una chiesa, popolo di Dio, in una rinnovata teologia dello Spirito santo.

Paolo VI, nell'allocuzione che tenne all'apertura della seconda sessione del Vat II, il 29 settembre 1963, dichiarò che uno dei motivi principali per cui papa Giovanni XXIII aveva convocato il concilio era il rinnovamento della chiesa.

Il decreto sul ministero e la vita dei presbiteri pone al primo posto il rinnovamento della chiesa tra i tre fini pastorali del concilio e cioè « il rinnovamento interno della chiesa, la diffusione del vangelo in tutto il mondo e il dialogo con il mondo moderno ».15

In particolare nella LG si parla di questo rinnovamento e viene messo in stretto rapporto con la sua sorgente, che è lo Spirito santo: « Con la forza del vangelo [ lo Spirito santo ] fa ringiovanire la chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo ».16

La chiesa, è detto ancora, tra tentazioni e tribolazioni, è sempre sostenuta dalla forza del Signore affinché « non cessi, con l'aiuto dello Spirito santo, di rinnovare se stessa ».17

Per compiere questa opera, è detto infine, lo Spirito santo conferisce ai cristiani doni spirituali, i carismi, manifestazione dello Spirito per l'utilità comune, per renderli « adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della chiesa».18

Il rinnovamento carismatico intende essere una risposta alle istanze di rinnovamento di tutta la chiesa, nella fedeltà alle mozioni dello Spirito.

F. Sullivan19 così sintetizza le componenti essenziali di un autentico rinnovamento carismatico della chiesa:

1) una crescente fedeltà della chiesa, in tutti i suoi membri, alla sua vocazione;

2) lo Spirito santo ne è l'agente principale; la chiesa deve rispondere attivamente;

3) lo Spirito santo concede ogni specie di doni carismatici di cui la chiesa ha bisogno in una determinata epoca;

4) lo Spirito santo muove i cristiani a riconoscere tali doni, a comprenderne il senso, ad usarli;

5) lo Spirito santo guida i laici ad impiegare i loro doni in comunione coi pastori e guida i pastori a riconoscerli e svilupparli nei fedeli;

6) lo Spirito santo da all'autorità nella chiesa il carisma del discernimento per giudicare e promuovere i doni autentici senza estinguere lo Spirito;

7) la scelta delle persone per la guida pastorale della chiesa vien fatta in base a una riconosciuta presenza dei doni dello Spirito necessari per un ufficio particolare;

8) in ogni comunità eucaristica locale ciascun membro esercita i suoi doni sotto la guida dei pastori.

Tale istanza di rinnovamento carismatico porta i cristiani ad uscire sia da una specie di razionalismo asettico con cui vivono la propria fede sia da quell'indifferentismo che confina con una negazione pratica di Dio e del soprannaturale. H. Muhien,20 parlando del rinnovamento carismatico cattolico, insiste giustamente sulla sua capacità di far superare l'abisso tra fede e esperienza, di far fare una reale esperienza dello Spirito che apre la via all'incontro con Cristo e con il Padre nella chiesa.

La dimenticanza dello Spirito santo, di cui abbiamo sofferto, nota Mùhlen, ci ha portato a mettere in discussione Dio stesso: « Spesso viviamo praticamente come se Dio non ci fosse.

Siamo diventati nel centro del nostro essere e del nostro "cuore" degli atei pratici » ( p. 18 ).

Il rinnovamento carismatico, dice ancora l'A., ci aiuta ad uscire dall'ateismo della mente ( p. 48ss ) e dall'ateismo del cuore ( p. 60ss ), ci fa parlare con Dio ad alta voce, ci fa entrare in quella "nuova epoca", di cui parla la Gaudium et spes (n. 4) e che si caratterizzacon una "socializzazione" anche a livello religioso, col passaggio da un'esperienza di Dio monoteistica ad una trinitaria.

L'esperienza di Dio nell'« epoca dello Spirito » ( Rm 7,6 ) si fonda sulla persuasione di fede che « Dio è veramente in mezzo a noi » ( 1 Cor 14,25 ).

Essa consiste in un tipo di conoscenza non concettualizza bile, che cioè non può impadronirsi concettualmente del suo oggetto, ma che lo vive con la partecipazione di tutto l'essere e con una certezza che è appunto frutto di fede.

La nostra esperienza dello Spirito è intimamente connessa con l'esperienza che Gesù stesso ha fatto dello Spirito.

Nella potenza dello Spirito di Gesù noi diamo testimonianza dell'esperienza che Gesù ha fatto di Dio e che la chiesa continua a fare nel tempo.

Il battesimo che Gesù ricevette da Giovanni, così come nel NT viene interpretato alla luce dell'esperienza carismatico-missionaria della Pentecoste, segna l'esperienza originaria che Gesù fece dello Spirito santo.

Matteo nel suo vangelo attribuisce una particolare importanza al fatto che Gesù, uscendo dall'acqua appena battezzato, "vide" lo Spirito di Dio scendere come una colomba e "udì" una voce ( Mt 3,16-17 ).

Le espressioni "vedere" e "sentire" indicano che Gesù fece una profonda esperienza della presenza di Dio.

Questa esperienza ha un carattere pubblico che viene comunicato ad altri, i quali partecipano, in qualche modo, all'esperienza dello Spirito fatta da Gesù.

È la chiesa che continua nella storia l'esperienza dello Spirito di Gesù.

In particolare, nella chiesa si continua l'esperienza della Pentecoste dei primi testimoni, la manifestazione di quello Spirito « che voi vedete e ascoltate » ( At 2,33 ).

Quando i primi cristiani chiamavano Dio col nome di padre sentivano di partecipare all'esperienza di Gesù e che lo Spirito di Gesù era per essi la prova fondamentale della risurrezione di Gesù ( At 2,33 ).

L'esperienza carismatica nella chiesa cattolica sottolinea anche il ruolo che ( v. ) Maria ha nel contesto trinitario ed ecclesiale.

Il "sì" di Maria esprime alla perfezione l'acconsentimento e la docilità al progetto che Dio ha sugli uomini che egli conduce col suo Spirito.

Se Cristo è il carismatico-originario, dopo di lui Maria è la carismatica per eccellenza perché ha ricevuto la pienezza dello Spirito, ha ascoltato costantemente la sua voce. non lo ha mai contristato ed ha partecipato attivamente alla nascita della chiesa dalla Pentecoste in poi.21

III - Dimensioni del rinnovamento carismatico cattolico

Dopo aver visto le circostanze in cui è sorto nella chiesa cattolica il rinnovamento carismatico e le istanze di cui è portatore, dobbiamo considerare le sue dimensioni esistenziali, cioè le componenti che lo caratterizzano.

1. Questioni di terminologia

Non c'è da meravigliarsi che in un movimento sorto da pochi anni e che ha avuto uno sviluppo straordinariamente rapido la terminologia sia ancora alquanto incerta.

È partito, come abbiamo visto, da un'esigenza esistenziale di vita nello Spirito, a contatto diretto con la parola di Dio.

Non è nato da una particolare visione teologica.

D'altra parte sta stimolando non soltanto una nuova vitalità della fede in tanti cristiani, ma anche una più approfondita comprensione di diversi aspetti della teologia, in particolare della pneumatologia, dell'ecclesiologia e della teologia dei sacramenti.22

La terminologia generalmente in uso designa questo movimento col termine di "rinnovamento carismatico".

All'inizio fu chiamato "pentecostalismo cattolico", poi si preferì non usare questo termine per evitare possibili confusioni col pentecostalismo classico e con quello di altre espressioni protestanti.

Alcuni preferiscono il terimne "rinnovamento nello Spirito", che da noi, in Italia, prende sempre più piede.

Altri lo chiamano semplicemente "rinnovamento".

Dato però che la denominazione più in uso è quella di "rinnovamento carismateo", è necessario comprendere in che senso viene usato l'aggettivo "carismatico".

Il P. Y. Congar,23 pur apprezzando questo movimento, ha attirato l'attenzione su un possibile abuso del termine "carismatico".

Sarebbe certamente un errore per es. intendere questo termine introducendo una divisione nel popolo di Dio tra "carismatici" e "non carismatici", tra coloro che hanno ricevuto il "battesimo nello Spirito" e "parlano in lingue" e coloro che non hanno questa esperienza.

Come se i carismi dello Spirito non fossero multiformi e dati a ciascun cristiano nella misura della grazia divina, in funzione di una missione di edificazione e secondo la disponibilità di fede del singolo credente!

Una visione errata deriva da una possibile restrizione del termine carismatico ai soli carismi straordinari.

Non parliamo poi se viene preso come sinonimo di esaltato, di stravagante, di anti istituzionale, ecc.

Ad ogni modo, prescindendo dall'abuso che si può fare di questo termine, bisogna precisare che esso, riferito al "rinnovamento", va preso nella nozione più ampia che ne ha dato il Vat II, come abbiamo visto sopra [ I,3 ].

Carismatico è ogni cristiano che prende coscienza di aver ricevuto o di poter ricevere doni diversi di grazia per usarli nel servizio di Dio e dei fratelli.

Il movimento di cui parliamo può essere un modo voluto oggi da Dio per darci una ricomprensione di quell'elemento carismatico della chiesa che noi, con mentalità razionalistica se non secolarizzata, avevamo dimenticato.

In questa linea, un altro termine da chiarire è quello di "movimento".

Non si tratta di un movimento nel senso stretto del termine.

Non ha un'organizzazione centrale, ne quadri stabiliti, ne uno scopo particolare al di là di quello generale di una fede vissuta secondo le esigenze più autentiche del vangelo e della chiesa, nella rispondenza all'azione dello Spirito santo, che si attua nell'adorazione di Dio e nel servizio dei fratelli, sotto la guida dei pastori della chiesa.

Il card. Suenens preferisce giustamente descriverlo come « una corrente di grazia che passa portando ad una più alta tensione cosciente la dimensione carismatica inerente alla chiesa »24

È un modo di vivere la vita cristiana ed ecclesiale da "cristiani normali", attenti all'azione che lo Spirito santo suscita in forme sempre nuove nella chiesa e nella società d'oggi.

Qualche altra questione di terminologia la esamineremo in seguito.

2. I gruppi di preghiera

La componente fondamentale del rinnovamento carismatico cattolico è costituita dai gruppi di preghiera.

Nello spirito di quel primo gruppo di giovani professori dell'università Duquesne, credenti di differenti età e condizioni sociali, convinti della promessa di Cristo: « dove sono due o tre riuniti in mio nome, ci sono io in mezzo a loro » ( Mt 18,20 ), amano incontrarsi per condividere la loro fede, per invocare insieme Dio col nome di padre, ascoltare la sua parola che apre all'amore e a una sempre nuova speranza, che li rende felici di sentirsi cristiani e pronti a servire gli altri là dove la Provvidenza li colloca.

Il gruppo trae ispirazione dalle primitive comunità cristiane ( At 2,41 ), assidue alle riunioni comuni e alla preghiera, e seguono la falsariga delle assemblee di preghiera descritte da Paolo nella 1 Cor 14,26-33.

Le caratteristiche principali di questo stile di preghiera sono le seguenti:

- la spontaneità con cui ci si rivolge a Dio in un gruppo di fratelli, secondo l'esortazione di Paolo: « Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle.

Ma tutto si faccia per l'edificazione» ( 1 Cor 14,26 ).

Non c'è pertanto un rituale o formule fisse.

Ciascuno può leggere un brano della s. scrittura, può improvvisare una preghiera, tutti possono recitare insieme il "Padre nostro", il "Gloria", l' "Ave Maria", ecc., cantare un inno che più si presta ad esprimere l'esperienza spirituale che si sta vivendo, écc.

Ci si lascia portare dallo Spirito che formula in noi la preghiera più gradita a Dio ( Rm 8,26-27 ) e dal gaudio di sentirsi mossi da lui: « … siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo » ( Ef 5,18-20 ).

Vi sono tempi di silenzio per assimilare la parola di Dio, preghiere appena bisbigliate o canti che esprimono l'entusiasmo di sentirsi figli di Dio in una comunità di fratelli.

La spontaneità porta a far partecipare alla preghiera l'intera persona, anche il corpo; tipico è il gesto orante delle braccia che accompagna l'elevazione dello spirito.

La preghiera è generalmente guidata da uno o due animatori, particolarmente preparati, che seguono le mozioni dello Spirito curando che tutto si svolga con ordine e edificazione scambievole;

- la preghiera di lode e di ringraziamento costituisce una particolare linea di forza.

Non si esclude certo la preghiera di intercessione e di domanda, ma la nota dominante è l'elevazione a Dio Trinità per le grandi opere che ha compiuto nella storia della salvezza e che compie oggi in coloro che vi si affidano con fede semplice.

Non c'è nulla di più biblico e di più ecclesiale della lode di Dio e del rendimento di grazie.

È frutto di un'esperienza di fede vissuta nella sua purezza.

È un rivolgersi a Dio, non solo per quello che può dare, ma per quello che egli è.

È espressione di un amore disinteressato che purifica dall'immagine del "Dio-tappabuchi" e che aiuta invece a scoprire il vero volto di Dio.

Si loda il Signore e lo si ringrazia fondamentalmente per il dono della salvezza.

I ( v. ) salmi offrono uno splendido esempio di tale preghiera quando cantano la bontà di Dio ( Sal 145,6ss ), il suo amore e la sua fedeltà ( Sal 89,2; Sal 117,2 ), le sue grandi azioni ( Sal 105,1; Sal 106,2 ), ecc.

È un grido di ammirazione e di esultanza: « Grande è Jahve e degno di somma lode » ( Sal 145,3 ).

È l'alleluia ( Hallelu-Jah = lodate Jahve ) che la chiesa ripete nella liturgia, soprattutto nell'esplosione della gioia pasquale.

È la lode degli angeli e dei pastori per la nascita del Salvatore ( Lc 2,13s.20 ), l'hosanna della domenica delle palme ( Mt 21,16 ), il cantico dell'agnello dell'Apocalisse ( Ap 15,3 ), la "benedizione" che Gesù stesso ha rivolto al Padre ( Mt 11,25 ).

Infine, è la vita cristiana come "eucaristia", cioè come rendimento di grazie, che raggiunge la sua più alta espressione nell'eucaristia sacramentale;

- l'itinerario di conversione sempre più radicale, che porta non solo teoricamente, ma praticamente a riconoscere e confessare che Cristo è il Signore ( At 2,36 ) e il Salvatore e che pertanto « in nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati » ( At 4,12 ).

Questo dinamismo spirituale aiuta a far passare sempre più da una "vita carnale" a una "vita nello Spirito" ( Rm 8 ).

Nello stesso tempo è conversione al Cristo totale vivente nella chiesa e in tutti gli uomini di buona volontà.

Perciò, tale rinnovamento non porta verso una nuova "super-chiesa" carismatica, ma ad una chiesa rinnovata dai carismi dello Spirito santo.

È pertanto un rinnovamento interiore che integra sempre più l'amore di Dio con l'amore dei fratelli, soprattutto di quelli che Gesù ha prediletto, i piccoli, i poveri, i dimenticati dagli altri.

Se quindi tale preghiera viene intesa e vissuta nel suo significato più cristiano, non può essere considerata un'evasione o un rifugio, frutto di frustrazioni, ma stimola ad un impegno evangelico maggiore, che si traduca concretamente anche nelle sue dimensioni socio-politiche.

La preghiera vissuta con fede autentica riempie dell'amore di Dio e si esprime nelle opere della carità ( Gc 2,14ss ).

Essendo comunione con Dio e dono di sé a lui, comporta il dono di sé ai fratelli, per la loro liberazione e la loro crescita integrale.

L'impegno sociale e politico che scaturisce dall'amore di Dio non porta ad una qualsiasi ideologia, ma ad una visione critica della vita, teorica e pratica, che è carismatica perché trae la sua ispirazione e la sua energia dalla grazia di Dio ( 2 Cor 8,1 );

- la persona tutta intera risponde all'invito di Dio.

Gesù, con la mozione del suo Spirito, fa appello all'uomo nella sua globalità storica ed esistenziale.

Egli investe, la sua mente, la sua immaginazione, la sua affettività, le sue emozioni.

Spirito, anima e corpo ( 1 Ts 5,23 ) esprimono la risposta al Signore che chiama.

Non deve perciò far meraviglia se nei gruppi di preghiera del rinnovamento carismatico ciascuno manifesta non soltanto considerazioni razionali, ma sensibilità ed emozione.

L'emozionalismo di certe chiese pentecostali da fastidio ed è deviante.

Invece l'integrazione nella vita di preghiera del sentimento, della sensibilità e dell'emozione porta ad una maggiore autenticità, liberando da quell'esagerato formalismo e ritualismo che inibisce l'espressione di tutta la persona nei confronti di Dio e dei fratelli di fede;

. La s. scrittura è il luogo privilegiato del rinnovamento carismatico.

Costituisce il punto fermo di riferimento per la preghiera, per la riflessione, per l'azione evangelica.

La parola di Dio pregata suscita il desiderio di approfondirla.

Perciò, oltre quell'insegnamento breve che si può dare durante la preghiera, i gruppi organizzano giornate di studio o corsi sistematici.

Ciò aiuta a porsi nella linea della tradizione cattolica e del magistero della chiesa, evitando il rischio del fondamentalismo biblico, cioè di un'interpretazione esclusivamente letterale della Scrittura, del pietismo o dell'esperienza religiosa soggettiva.

3. L'effusione dello Spirito

Un momento che è stato sempre considerato centrale nell'esperienza pentecostale è il "battesimo nello Spirito".

Vediamone gli aspetti principali, rimandando il lettore ad alcuni studi che ne approfondiscono gli elementi sia teologici sia pastorali.25

Anzitutto bisogna notare che questo momento si pone lungo un itinerario di esperienza spirituale o, meglio, di maturazione della fede e delle altre componenti dell'esistenza cristiana.

Persone che nel gruppo di preghiera trovano o ritrovano la vita nuova in Cristo si sentono interiormente chiamate dallo Spirito ad un approfondimento della loro vita cristiana.

Generalmente il gruppo offre loro la possibilità di seguire un "seminario della vita nello Spirito" che comunichi loro le verità basilari dell'essere cristiano e li aiuti ad aprirsi all'azione dello Spirito e ai suoi doni.

Quando tali persone sentono di aver raggiunto un sufficiente livello di maturità spirituale, che li porta a volersi abbandonare totalmente allo Spirito di Dio, chiedono al gruppo di fratelli di pregare con loro e su di loro per ricevere una nuova e più efficace presenza dello Spirito mediante appunto il "battesimo nello Spirito".

A questo punto è necessaria un'altra precisazione terminologica che è connessa con i più delicati problemi teologici.

Il termine "battesimo nello Spirito", che può essere inteso bene nel contesto della dottrina cattolica, di fatto è legato alla tradizione della chiesa pentecostale e sottintende una visione biblica e teologica diversa da quella cattolica.26

Al n. 6 degli articoli di fede della chiesa cristiana evangelica pentecostale è detto: « Noi crediamo al battesimo dello Spirito santo come ad una potente virtù divina che penetra nell'uomo dopo la salvezza e si manifesta visibilmente con il segno scritturistico del parlare nuove lingue».

È facile notare come il credo pentecostale fa distinzione tra salvezza, cioè conversione alla fede, per la quale sola si ottiene la rigenerazione, e la "seconda esperienza" o "seconda benedizione", nella quale si riceve il dono dello Spirito santo.

La dottrina cattolica invece sostiene che c'è « un solo battesimo » ( Ef 4,6 ), e non uno di acqua e uno di Spirito, col quale siamo salvati « mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo » ( Tt 3,5 ).

Nella cresima poi si riceve un nuovo dono dello Spirito che da una conferma per vivere e testimoniare la fede.

Pertanto, per il rinnovamento carismatico cattolico, col "battesimo nello Spirito santo" non si riceve il dono dello Spirito per la prima volta, ma si gode di una sua nuova effusione in risposta alle disposizioni di chi lo chiede e alla preghiera di intercessione dei fratelli del gruppo.

I cattolici inoltre non ritengono il necessario legame tra battesimo nello Spirito e dono delle lingue, sostenendo invece che lo Spirito resta sempre libero di manifestare la sua nuova presenza coi doni che ritiene più utili conferire.

Data quindi l'ambiguità del termine "battesimo", nel rinnovamento carismatico cattolico si preferisce usare un'altra espressione, anch'essa di origine biblica, e cioè "effusione dello Spirito" ( At 2,17 ).

Vengono usati anche altri termini che fanno comprendere sempre meglio il vero significato di questo evento: liberazione dello Spirito santo, rinnovamento dello Spirito, manifestazione del battesimo, attualizzazione dei doni ricevuti in potenza nel battesimo, ecc.

Qual è la portata di questa esperienza religiosa?

F. Sullivan, in uno studio fondato sui dati biblici e sulla teologia di s. Tommaso che descrive la missione delle divine persone in termini di inhabitatio e ìnnovatio, parla di un nuovo rapporto con lo Spirito santo: « un'esperienza religiosa che introduce una persona in un senso decisamente nuovo della presenza onnipotente di Dio e dell'azione di Dio nella sua vita, azione che implica abitualmente uno o più doni carismatici ».27

L'effusione dello Spirito va vista in rapporto con tutto il processo dell'iniziazione cristiana, dalla sua origine fino alla piena maturità della vita nel Cristo.

Come appare dal NT, i tre momenti dell'iniziazione cristiana, che si implicano a vicenda, sono la conversione ( che comporta la fede in Cristo ), il battesimo nel nome di Gesù ( delle tre persone della ss. Trinità ), la recezione dello Spirito santo ( At 2,38 ).

La chiesa segna coi tre sacramenti del battesimo, della cresima e dell'eucaristia i tre momenti culminanti dell'iniziazione cristiana.

Ma la vita nello Spirito deve poi attuarsi in tutta l'esistenza.

Per questo lo Spirito santo vuole "effondersi" anche al di fuori dei sacramenti.

I gruppi di preghiera del rinnovamento carismatico aiutano ad aprirsi a tale effusione, a prendere cioè coscienza che se il cristiano possiede lo Spirito santo ricevuto nei sacramenti, non sempre lo Spirito santo possiede lui.

Manca cioè l'integrazione nella vita del dono che Dio ha fatto di sé e della sua presenza.

Da qui l'esigenza di chiedere a Dio stesso di rinnovare il dono dello Spirito ricevuto fondamentalmente nel battesimo e nella cresima.

La comunità, riunita in preghiera nel nome di Gesù, svolge un ruolo importante di mediazione e di intercessione e anche di deprivatizzazione della fede, secondo quanto ha detto Gesù: « Chiunque mi confesserà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo confesserà davanti agli angeli di Dio » ( Lc 12,8 ).

La preghiera dei fratelli, l'imposizione delle mani e l'implorazione al Padre e al Figlio perché rinnovino il dono del loro Spirito su colui che lo invoca non è un nuovo sacramento, ma rientra nell'esercizio del sacerdozio comune dei fedeli, in forza del quale i credenti si aiutano e si rafforzano scambievolmente nella fede.

È anche espressione di fraterna solidarietà nell'itinerario cristiano che comporta un'esperienza comunitaria di Dio e della sua presenza operosa.

Una comprensione teologica più profonda dell'effusione dello Spirito, come è vissuta nel rinnovamento carismatico, potrebbe portare a una visione rinnovata del sacramento della cresima, nel suo rapporto con la grazia della Pentecoste attualizzata storicamente e coi carismi che abilitano alla testimonianza evangelica.28

4. L'esperienza carismatica

Quali sono gli effetti della preghiera per l'effusione dello Spirito santo?

Non è facile rispondere a questa domanda in termini di idee chiare e distinte.

Siamo nel campo del mistero della comunione tra Dio e il credente.

Bisognerebbe interrogare l'esperienza di coloro che hanno vissuto, nella fede autentica, questo evento.29

In tali casi, esso è sempre sperimentato come una grazia speciale, un'immersione nell'acqua viva dello Spirito santo, una nuova gioia di esistere per Dio, di adorarlo e di servire gli altri, un senso di pace, di- distensione spirituale, di coraggio per annunziare Cristo ai fratelli, di ricomprensione dei sacramenti cristiani, di liberazione interiore.

Ciò che più conta è l'esperienza dei frutti dallo Spirito: « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé » ( Gal 5,22 ).

Per alcuni costituisce un'esperienza sconvolgente di conversione, per altri l'inizio di un lento progresso spirituale che porta a una sempre maggiore autenticità cristiana.

Il dono per eccellenza è lo stesso Spirito santo che si rende presente nella persona in un modo nuovo e costruttivo.

L'attenzione va quindi al Donatore, alla persona stessa di Dio-Spirito.

Ma lo Spirito santo, a sua volta, offre anche dei doni spirituali o carismi o fa prendere coscienza di quei doni che erano in uno stato latente, dando la facilità di esercitarli per l'utilità comune.

Come si è detto sopra, i carismi sona multiformi, ordinari e straordinari, dati secondo la misura della grazia divina e del bene della chiesa.

Dio vuole che gli uomini aiutino i loro fratelli e per questo da loro determinate qualità che egli continuamente purifica perché servano allo sviluppo della chiesa e della società.

In questa prospettiva, il carisma-base o il carisma dei carismi, secondo quanto dice Paolo, è « l'amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo » ( Rm 5,5 ).

Un carisma, che nel rinnovamento carismatico viene particolarmente considerato anche per motivi tradizionali, è quello del "parlare in lingue".30

Senza entrare nelle intricate interpretazioni di questo dono, cercheremo di cogliere quegli aspetti che sono fondamentali per una sua comprensione.

È chiamato "glossolalia", cioè parlare in lingue, ove "lingua" ( = glossa) designa espressioni verbali formate da sillabe che si succedono senza comporre frasi che abbiano un significato ne per chi le pronuncia ne per chi le ascolta.

S. Paolo lo elenca tra i carismi ( 1 Cor 12,10 ).

Si tratta di un dono speciale di preghiera, di quella che si potrebbe chiamare "preghiera infusa", che fa esplodere l'ebbrezza dello Spirito santo e permette di esprimere, in modo ineffabile, la novità inebriante della salvezza operata da Cristo.

Forse fu il dono dato ai discepoli di Gesù con la Pentecoste, per il quale la folla poteva dire: « li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio» ( At 2,11 ).

Certamente è questo il senso che ne da s. Paolo soprattutto nella sua prima lettera ai Corinzi: « Chi parla le lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno lo comprende, mentre egli dice, per ispirazione, cose misteriose » ( 1 Cor 14,2 ).

Forse si tratta di quei « gemiti ineffabili » ( Rm 8,26 ), che sono espressi da voce umana, ma che hanno all'origine lo Spirito santo, il quale supplisce così alla nostra debolezza e alla nostra incapacità di pregare come si deve.

Felicemente K. Barth chiama questo tipo di preghiera "l'espressione dell'inesprimibile".

È un pregare con lo Spirito ( o nello Spirito ) che Paolo contrappone a un pregare con la mente ( 1 Cor 14,14-16 ).

Questa forma di preghiera non discorsiva - dice il card. Suenens - è espressione preconcettuale di una preghiera spontanea, che sta alla preghiera come l'arte astratta sta alla pittura figurativa.31

L'interpretazione che Suenens da di questo dono ci sembra molto equilibrata.32

Non va considerato necessariamente come un fatto miracoloso.

Generalmente non si tratta di parlare una lingua straniera, sconosciuta da chi la parla, come spesso pensano pentecostali e neopentecostali.33

Se si desse questo caso saremmo nell'ordine del miracolo.

Neppure va considerato necessariamente come un fenomeno anormale, patologico, emozionale, di isteria collettiva, ecc.

È invece un dono dello Spirito santo ma, come dice s. Paolo, uno dei più modesti in ordine all'edificazione della chiesa, dono che non esclude la collaborazione umana.

Pertanto s. Paolo, scrivendo ai Corinzi, prende nei confronti del dono delle lingue un atteggiamento critico, fatto insieme di stima ( « Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi » : 1 Cor 14,18 ) e di relativizzazione, soprattutto nei confronti della profezia, più utile per l'edificazione della comunità ( « …ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue»: 1 Cor 14,19 ).

L'esercizio di questo dono può assumere anche la forma del canto collettivo in lingue, espressione di libera e spontanea lode di Dio, oppure quella di un "messaggio in lingue", che però suppone il dono dell'interpretazione da parte di chi lo annuncia o di chi ascolta, dono che, soprattutto in questo caso, va sottoposto ad un attento discernimento per assicurarsi della sua autenticità.

Ed appunto anche il ( v. ) « discernimento degli spiriti » ( 1 Cor 12,10 ) viene da Paolo elencato tra i carismi come un dono che consiste nella capacità di riconoscere se qualcuno è ispirato dallo Spirito divino o da uno spirito demoniaco ( 2 Cor 11,13s; 1 Tm 4,1; 1 Gv 4,1 ).

Questo dono evidentemente non esclude l'impegno delle facoltà intellettuali umane, dell'esame dei segni che permetta di stabilire con una certa sicurezza se certi carismi hanno davvero un'origine divina, soprattutto se sono animati dalla carità, che è il carisma dei carismi ( 1 Cor 13 ).

Questo discernimento deve essere esercitato sia dai singoli cristiani sia dalla comunità per essere sicuri che si è nella volontà di Dio e nella linea di un'autentica edificazione della chiesa.

Il discernimento della verità e della carità ecclesiale ha il suo culmine nel carisma dei vescovi, i quali sono posti da Cristo a pascere il popolo di Dio e a cui spetta di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare ogni cosa e ritenere ciò che è buono ( 1 Ts 5,19-21 ).

[ Per il carisma delle guarigioni v. Corpo II,1 ].

5. L'atteggiamento della gerarchia cattolica

Chiedersi quale sia il giudizio che finora la gerarchia cattolica ha dato del rinnovamento carismatico è giustificato, tanto più che, come accennavamo sopra [ I,1 ], i movimenti carismatici, nella storia della chiesa, hanno spesso corso il rischio del settarismo e della rottura con la comunione ecclesiale.

Nel nostro caso ci troviamo di fronte a un movimento che fin dalle origini ha affermato il suo rapporto con la chiesa gerarchica, pur facendosi promotore di un rinnovamento spirituale ed ecclesiale.

I documenti di vescovi o di conferenze episcopali su questo movimento abbondano.

In generale il loro tono va da una prudente permissività a un positivo incoraggiamento.

L'interesse dei vescovi verso il rinnovamento carismatico è stato sempre costruttivo e stimolante, anche quando hanno dovuto mettere in guardia da eventuali deviazioni.

Essi si preoccupano soprattutto di indicare la via perché tale movimento si sviluppi in modo sempre più fedele al progetto salvifico ecclesiale.

Dopo appena due anni dal sorgere dei primi gruppi, i vescovi degli U.S.A. emanarono un primo documento34 in cui, pur segnalando alcuni interrogativi che il movimento pone, ne davano un giudizio sostanzialmente positivo e incoraggiante: « Dobbiamo riconoscere che il movimento ha motivi legittimi di esistenza.

Ha solidi fondamenti biblici. Sarebbe difficile frapporre ostacoli al lavoro dello Spirito, che si è manifestato così abbondantemente nella chiesa primitiva ».

Il papa Paolo VI in due occasioni ha parlato del "rinnovamento".

La prima volta ai leaders del movimento, convenuti a Grottaferrata nell'ottobre 197335 e la seconda ai 10.000 partecipanti al congresso internazionale, in s. Pietro ( Roma ) il lunedì dopo la Pentecoste del 1975.36

La prima volta, Paolo VI così descriveva alcune caratteristiche positive del movimento: « Alcune note comuni appaiono in questo rinnovamento: il gusto di una preghiera profonda, personale e comunitaria, un ritorno alla contemplazione e un accento posto sulla lode di Dio, il desiderio di donarsi totalmente a Cristo, una grande disponibilità agli appelli dello Spirito santo, un contatto più assiduo con la scrittura, una grande donazione fraterna, la volontà di dare un apporto ai servizi della chiesa.

In tutto questo possiamo riconoscere l'opera misteriosa e discreta dello Spirito che è l'anima della chiesa ».

La seconda volta dopo aver dato atto che « questa sollecitudine di ben situarsi nella chiesa è un segno autentico dell'azione dello Spirito santo » e dopo aver sottolineato che il rinnovamento spirituale è una chance per la chiesa e per il mondo, si soffermava a descrivere i principi del discernimento che, richiamandosi a s. Paolo, riduceva a tre: la fedeltà alla dottrina autentica della fede, la gratitudine per i doni spirituali e, al di sopra di tutto, la ( v. ) carità che è il frutto più genuino di ogni esperienza spirituale.

Tra i documenti più recenti ve ne sono due di particolare interesse in quanto provengono da due conferenze episcopali, quella degli U.S.A. e quella del Canada.

Il primo, discusso nella sessione plenaria del novembre 1974,37 descrive sia gli aspetti dottrinali sia quelli pastorali.

Il tono generale è positivo e incoraggiante: « Noi vogliamo incoraggiare - è detto nella conclusione - coloro che già fanno parte del rinnovamento carismatico e intendiamo dare il nostro appoggio agli orientamenti positivi che in esso vi sono ».

Dopo un accenno alla teologia dello Spirito santo e dei carismi, quale emerge dal Vat II, la dichiarazione dei vescovi americani esamina i "segni dell'autenticità" dell'esperienza spirituale, che si può prestare ad ambiguità ed illusioni.

Questi segni sono: riconoscere i doni spirituali dai frutti, dalla conformità con l'insegnamento del vangelo, dalla loro capacità di costruire la chiesa nell'unità e nella carità, dall'amore cristiano che comporta sacrificio, dalla testimonianza che si da a Gesù, dalla conformità all'insegnamento autentico della chiesa.

Infine si accenna ai pericoli da evitare, soprattutto quello dell' "elitismo" e quello del "fondamentalismo biblico".

Si raccomanda anche che vi siano «contatti personali tra vescovi e preti da una parte, dirigenti e membri dei diversi gruppi dall'altra », l'affiancamento della direzione di un sacerdote ( « noi incoraggiamo vivamente i sacerdoti a interessarsi di questo movimento » ), la formazione dei dirigenti.

Il « messaggio dei vescovi canadesi indirizzato a tutti i cattolici del Canada » è del 28 aprile 1975.38

Dopo un'introduzione in cui sono messe in risalto le reazioni diverse che il rinnovamento carismatico provoca e il fatto di trovarsi «di fronte ad un fenomeno religioso che suscita tra i cristiani un interesse crescente », vengono descritti gli orientamenti positivi fondamentali.

Essi sono la « presenza dello Spirito nella comunità ecclesiale e nei suoi membri », « una permanente e più intima unione con Gesù » che apre al rapporto con la Trinità e in cui si situa il culto alla Madonna, il servizio ai fratelli.

Quest'ultimo aspetto, che evita il pericolo dell'evasione o dello spiritualismo, è particolarmente sottolineato: « Avendo preso coscienza del suo inserimento nella comunità trinitaria, il membro del rinnovamento carismatico è chiamato a scoprire progressivamente come la sua vita, radicata nello Spirito, animi tutti i rapporti con i suoi simili…

Incoraggia ciascuno a uscire dall'anonimato spersonalizzato che talvolta caratterizza l'appartenenza dei cristiani alla loro comunità… ».

Altri elementi positivi che il documento enumera sono il posto privilegiato che si da alla preghiera, associata alla vita sacramentale, che « sviluppa la docilità dei credenti all'azione dello Spirito che hanno ricevuto nel battesimo e nella cresima e così favorisce il libero corso alle sue manifestazioni nella loro esistenza » e infine il ruolo dei carismi nei loro aspetti teologici e pastorali, che « mira ad aumentare in ogni cristiano lo spazio dove lo Spirito si possa manifestare ».

La seconda parte del documento dei vescovi canadesi esamina invece alcuni aspetti negativi, con la raccomandazione però di non « generalizzare la loro presenza nel rinnovamento carismatico in Canada », ma neppure di « minimizzare i danni che provocano a questo movimento e ai suoi membri » : « Si percepiscono qua e là sporadiche, varie esagerazioni ».

Questi aspetti negativi, precisa il messaggio, sono: la « falsa ricerca di manifestazioni esclusivamente straordinarie dello Spirito », l'esagerazione circa l'appartenenza al movimento ( « si lascia intendere qua e là che è necessario per essere un cristiano completo » ), « l'importanza talvolta esagerata data all'esperienza emozionale di Dio », pur apprezzando la vita affettiva come « luogo di incontro con Dio per conoscere e gustare la sua presenza », l'emozionalismo che « ignora l'importanza dell'esperienza intellettuale di Dio nella vita di fede », il fondamentalismo biblico da superare con una lettura della Scrittura aperta ai metodi scientifici dell'interpretazione, il ripiegamento su di sé, un ecumenismo che può venire deformato.

Questi aspetti negativi che possono affiorare - precisa il documento - non devono sminuire i valori positivi: il rinnovamento carismatico « scaturisce dal cuore della comunità ecclesiale come un inno di fiducia incondizionata alla presenza onnipotente dello Spirito nel mondo »; infatti solo lo Spirito « può portare a termine, attraverso strade che nessuna mano umana può tracciare in anticipo, i nostri sforzi uniti a costruire la comunità ecclesiale di domani ».

Un aspetto che a noi sembra fondamentale per evitare deviazioni e permettere che questo movimento si sviluppi nel modo migliore per un rinnovamento della chiesa è la formazione teologica, ecclesiale e pastorale degli animatori sia laici sia sacerdoti.

È un aspetto che ritorna costantemente nei documenti dei vescovi.

Da una parte occorre uno studio serio della dimensione biblico teologica della vita e della dottrina cristiana per evitare di cadere in certi difetti, quali il pietismo, il sentimentalismo, il miracolismo, il fondamentalismo biblico, ecc.; dall'altra parte non deve essere uno studio arido, staccato dalla vita, ma un'esigenza che scaturisca da un'esperienza forte di Dio e che porti a ricercare ed approfondire i fondamenti della propria fede e della propria speranza.

In altri termini, l'esperienza della fede e l'istruzione dovrebbero andare di pari passo per una crescita cristiana integrale e per poter aiutare i fratelli a crescere allo stesso modo.

Sentimento, ragione e azione dovrebbero integrarsi in una dimensione cristiana matura ed evitare così il triplice scoglio del sentimentalismo, del razionalismo, dell'evasione ed alienazione.

Gli animatori devono aver raggiunto una tale sufficiente integrazione per poter educare gli altri a una preghiera, soprattutto di lode e di ringraziamento, che sia fonte di liberazione per una conversione più impegnata a Cristo e ai fratelli e come via per personalizzare di più la preghiera della chiesa, soprattutto l'eucaristia.

Un ultimo accenno va fatto alla dimensione ecumenica del rinnovamento carismatico.

Dato che in alcune nazioni spesso i gruppi di preghiera sono interconfessionali, da essi nasce un'istanza ecumenica che può contribuire a ravvicinare i cristiani, a condizione che non si sfumino le differenze del contenuto di fede che caratterizzano ancora le varie chiese.

Sul tema del rapporto ecumenico, il card. Willebrands tenne una conferenza al congresso internazionale di Roma del maggio 1975.39

Nel contesto del rapporto tra Spirito santo, carismi, chiesa, Willebrands notava l'apporto che il rinnovamento carismatico può dare all'ecumenismo, nel senso che « può e deve avere una dimensione ecumenica », compresa nel senso di quell'( v. ) ecumenismo spirituale, che « deve essere considerato come l'anima di ogni ecumenismo ».40

Carismi
Spirito Santo
Nella Chiesa apostolica Artista VIII
Carismatici I
Profeti III
… e mondo Apostolato III
Loro formazione ecclesiale Carismatici III,5
… e deserto Deserto I
… e corpo Corpo II,1
… e pietà mariana Maria I,3a
… e obbedienza Obbedienza IV
… e arte Artista VIII

1 L. Bouyer, Charismatic Movements in History within the Church Traditìon in One in Christ 10 (1974) 148-161
2 L. J. Suenens, Lo Spirito santo nostra speranw, Alba, Edizioni Paoline 1976, 17-18
3 K. Rahner, L'elemento dinamico nella chiesa, Brescia, Morcelliana 1970
4 E. D. O'Connor CSC, Charisme et institution m NR.T 106 (1974) 11
5 G. Hasenhiitti, Carisma. Principio -fondamentale per l'ordinamento della chiesa, Bologna, Dehoniane 1973, 135
6 Acta Synodalia S. Conc. Oec. Vat. II, voi. II. p. II, Roma 1972, 629-630; sulle testimonianze patristiche dei carismi, vedi: J. Serr, Les charismes dans la vie de l'Egtise. Temoignages patristiques in Foi et Vie 72 (1973) n. 4 e 5, 33-42
7 « Ognuno di noi, nella propria diocesi, non conosce forse laici, uomini o donne, che sono veramente chiamati da Dio? Essi sono gratificati dallo Spirito di carismi vari, in materia catechetica, nell'evangelizzazione, all'interno dell'Azione cattolica in tutte le sue forme, nell'azione sociale ed assistenziale. Non sappiamo forse e non percepiamo, per esperienza quotidiana, che l'azione dello Spirito santo non è spenta nella chiesa? »: Acta Synodalia…, voi. II, p. Ili, 175-178; il testo integrale dell'intervento nella traduzione italiana è stato pubblicato in L. J. Suenens, La corresponsabilità nella chiesa d'oggi, Roma, Edizioni Paoline 1968, 221-225
8 Y. M.-J. Congar. Per ima teologia del laicato, Brescia, Morceiliana 1966, c. VII
9 K. Rahner, o. c. - 10
10 « Un carisma pertanto, come è compreso dal Vat II, può essere definito, come una abilità e una prontezza data dalla grazia per ogni specie di servizio che contribuisce al rinnovamento e alla costruzione della chiesa »: F. A. Sullivan, Thè Ecclesiological Context of thè Charismatic Renewal in Aa. Vv., Thè Hoty Spirit and Power. Thè Catholic Charismatic Renewal, edito da K. McDonnell, Garden City (New York), Doubleday and Company, 1975, 125
11 Vedi: D. Hervieu-Leger, Segni di un risveglio religioso contemporaneo? in Con 1973/9, 21-37
12 Per la storia e la dottrina del pentecostalismo, vedi: W. J. Hollenweger, Thè Pentecostals.
Thè Charismatic Movement in thè Churches (trad. dal tedesco), Londra, SCM Press 1972
13 La storia di questi inizi è narrata nel libro di K. e D. Ranaghan, il ritorno dello Spirito. Storia e significati di un movimento religioso, Milano, Jaca Book 1973
14 D. Wilkerson, La croce e il pugnale, Marchirolo (Varese), Editori Uomini Nuovi 1972; J. Sherrill, Essi parlano in altre lingue, Roma, Pubblicazioni PADI 1972
15 Presbyterorum Ordinis 12
16 Presbyterorum Ordinis 4
17 Presbyterorum Ordinis 9
18 Presbyterorum Ordinis 12
19 In Aa. Vv., Thè Holy Spirit and thè Power, cit., 128-129
20 H. Miihien, Die Erneuerung des christlichen Glaubens. Charisma - Geist - Befreiung, Monaco, Don Bosco Verlag 1974
21 Vedi il c. Lo Spirito santo e Maria in L. J. Suenens, Lo Spirito santo nostra speranza, cit
22 Circa i problemi che l'istituzione ecclesiale pone al movimento e quelli che questo pone all'istituzione ecclesiale, si può leggere un interessante articolo di Y. Congar, Renouveau dans l'Esprit et institution ecclesiale.
Mutuelle interrogation in RHPR 55 (1975) 143-156
23 Y. Congar, Charismatiques, ou quoif in La Croix, 19-1-1974, 10-11
24 L. J. Suenens, Lo Spirito santo nostra speranza, cit., 108-109
25 Vedi F. A. Sullivan S.J., « Baptism in thè Holy Spirit »: A Catholic Interpretation of the Pentecostal Experience in Gr 55 (1974) 49-68; R. Laurentin, Il movimento carismatico nella chiesa cattolica. Rischi e avvenire, Brescia, Queriniana 1976, e. 3; P, Schoonenberg, Il battesimo nello Spirito santo in Aa. Vv., L'esperienza dello Spirito, Broscia, Queriniana 1974, 82-108
26 Sulla differenza tra il credo pentecostale e quello cattolico, vedi F. A. Sullivan, Pentecostalismo e rinnovamento carismatico cattolico in Alleluja (Rivista del rinnovamento carismatico cattolico in Italia: 00100 Roma, C.P. 718), marzo-aprile 1976, 4-5
27 F. A. Sullivan, " Baptism in thè Holy Spirit », cit.,67
28 H. Miihien, Die Erneuerung des christlichen Glaubens, cit., 230-233
29 R. Laurentin, Il movimento carismatico nella chiesa cattolica, cit., e. 3, par. 1
30 A. Barruffo, Preghiera e "parlare in lingue" in RasT 15 (1975) 126-136; uno studio approfondito non solo da un punto di vista teologico, ma anche antropologico e psicologico si trova nel cit. libro di Laurentin, c. 4
31 L. J. Suenens, Lo Spirito santo nostra speranw, cit., 99-100
32 Ivi, 97
33 Il Laurentin, o. e., analizza questa questione con l'apporto di testimonianze
34 Il testo è riportato in appendice al libro di E. D. O'Connor. Thè Pentecostal Movement in the Catholic Church, Notre Dame, Indiana, Ave Maria Press, 19735, 291-293
35 Testo originale francese nell'Osservatóre Romano, 11-10-1973, 2
36 Testo originale francese nell'Osservatóre Romano, 19/20-5-1975, 1, 5
37 Vedi una trad. ital. in /; Regno-documenti, 1-4-1975, 169-171
38 Trad. ital. in Il Regno-documenti, 1-7-1975, 318-321
39 Trad. francese, in La Documentation cath., 15-6-1975, 565-568
40 Unitatis Redintegratio 8