La città di Dio

Indice

Il profetismo prima di Davide

4.1 - Il cantico di Anna

L'evoluzione della città di Dio offrì un simbolo appena giunse all'epoca dei re, quando Davide, con la destituzione di Saul, ottenne per primo il potere regio così saldamente che i suoi discendenti regnarono in una lunga successione nella Gerusalemme terrena. ( 1 Re 1, 38; 1 Sam 16, 12-13 )

Difatti con questo avvenimento essa simboleggiò, con preannuncio sulla mutazione degli avvenimenti futuri, qualcosa che non si può passare sotto silenzio perché è attinente alle due Alleanze, l'Antica e la Nuova.

Con questa il potere sacerdotale e regio cambiò significato nel sacerdote ed anche re nuovo ed eterno che è Cristo Gesù.

Infatti, dopo la destituzione del sacerdote Eli, Samuele, sostituito nel culto a Dio per l'esercizio abbinato di giudice e sacerdote ( 1 Sam 2, 27 ) e dopo la degradazione di Saul, Davide, costituito nel potere regio, ( 1 Sam 16, 1-14 ) rappresentarono allegoricamente ciò che sto dicendo.

Sembra che anche Anna, la madre di Samuele, la quale prima era stata sterile e poi era stata allietata da una tardiva fecondità, non annunci profeticamente altro quando rivolge con gioia il suo ringraziamento a Dio nell'offrire, con la medesima devozione con cui l'aveva consacrato, il bambino nato e divezzato.

Dice infatti: Ha gioito il mio cuore nel Signore e la mia fronte si è levata nel mio Dio.

La mia bocca si è aperta al sorriso contro i miei avversari, mi sono allietata nella tua salvezza.

Non v'è santo come il Signore e non v'è giusto come il nostro Dio, anzi non v'è santo fuori di te.

Non vi vantate e non usate parole superbe e non esca dalla vostra bocca la millanteria, perché il Signore è il Dio che tutto conosce e che eseguisce i suoi disegni.

Rese debole l'arco dei potenti e i deboli si cinsero di vigore, quelli che abbondavano di pane si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra, perché la sterile ne ha partoriti sette e quella che aveva molti figli è appassita.

Il Signore fa morire e fa vivere, fa scendere e riconduce dal regno dei morti.

Il Signore rende poveri e arricchisce, umilia ed esalta, solleva dal suolo il povero e rialza dall'immondezza il bisognoso per farlo sedere con i potenti del popolo, dando loro l'eredità della fama.

Egli dà l'offerta a chi offre e ha benedetto gli anni dell'uomo onesto perché l'uomo non è potente col proprio valore.

Il Signore renderà debole il proprio avversario perché il Signore è santo.

Non si vantino il prudente della propria prudenza, il forte della propria fortezza e il ricco delle proprie ricchezze, ma chi si vuol vantare si vanti di conoscere e comprendere il Signore e di operare in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto.

Il Signore è asceso nei cieli e ha fatto udire il tuono, Egli giudicherà i confini della terra perché è giusto e dà valore ai nostri re ed eleverà la fronte del suo Cristo. ( 1 Re 2, 1-10 )

4.2 - Tono profetico del cantico

Non si può pensare che queste parole siano di un'umile donna che si rallegra della nascita di un figlio.

E la mente degli uomini non è così distolta dalla evidenza della verità da non avvertire che i concetti, in cui si è profusa, oltrepassano la capacità di questa donna.

Certo chi è convenientemente attento ai fatti stessi, che avevano già cominciato a verificarsi anche in questo esilio terreno, fissa lo sguardo, osserva e riconosce che per mezzo di questa donna, il cui nome perfino, cioè Anna, significa "la grazia di lui",2 hanno parlato con spirito profetico la stessa religione cristiana, la stessa città di Dio, il cui re e fondatore è Cristo, e infine la stessa grazia di Dio da cui i superbi sono stati abbandonati affinché cadano, gli umili sorretti affinché si rialzino.

Il cantico ha evidenziato soprattutto questo significato.

Però eventualmente qualcuno potrebbe dire che la donna non ha profeticamente preannunciato nulla ma che con espressione d'esultanza ha soltanto lodato Dio per il figlio che aveva ottenuto con la preghiera.

In tal caso non avrebbe significato quel che ha detto: Rese debole l'arco dei potenti e i deboli si cinsero di vigore, quelli che abbondavano di pane si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra, poiché la sterile ne partorì sette e quella che aveva molti figli è appassita. ( 1 Sam 2,4-5 )

Ma allora aveva partorito sette figli sebbene fosse sterile?

Ne aveva uno soltanto, quando diceva quelle parole e anche dopo non ne partorì sette o sei in modo che lo stesso Samuele fosse uno dei sette, ma ebbe tre maschi e due femmine. ( 1 Sam 2,21 )

Poi sebbene ancora nessuno fosse re in quel popolo soggiunse: Dà potenza ai nostri re ed esalterà la fronte del suo Cristo. ( 1 Sam 2,10 )

Come faceva a dirlo se non profetava?

4.3 - Parafrasi del cantico su Dio

Lo dica dunque la Chiesa di Cristo, città del grande re, ( Mt 5,35; Sal 47,3 ) piena di grazia, feconda di prole, dica ciò che riconosce preannunciato profeticamente di sé tanto tempo prima con le parole di questa madre devota: Ha gioito il mio cuore nel Signore e la mia fronte si è elevata nel mio Dio.

Veramente ha gioito il cuore e si è elevata la mente, perché non in sé ma nel suo Dio.

La mia bocca si è aperta al sorriso davanti ai miei nemici, ( 1 Sam 2,1 ) perché perfino negli affanni delle tribolazioni la parola di Dio non è imprigionata ( 2 Tm 2,9 ) neanche in coloro che la bandiscono imprigionati.

Mi sono allietata, soggiunge, nella tua salvezza.

Questa salvezza è Gesù Cristo, di cui, come si legge nel Vangelo, il vecchio Simeone, abbracciandolo piccolo ma riconoscendolo grande, dice: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi han visto la tua salvezza. ( Lc 2,29-30 )

Dica dunque la Chiesa: Mi sono allietata nella tua salvezza poiché non v'è santo come il Signore e non v'è giusto come il nostro Dio, in quanto santo e datore di santità, giusto e datore di giustizia.

Non v'è santo fuor di te, perché non si diviene tale senza di te.

Poi continua: Non vi vantate e non usate parole superbe e non esca dalla vostra bocca la millanteria, poiché il Signore è il Dio che tutto conosce. ( 1 Sam 2,1-3 )

Egli vi conosce anche nella dimensione in cui nessuno conosce perché: Chi pensa di essere qualcosa, sebbene sia un nulla, inganna se stesso. ( Gal 6,3 )

Si dicono queste verità ai nemici della città di Dio, che appartengono a Babilonia, perché presumono della propria dignità e non traggono vanto da Dio ma da sé.

Sono del numero anche gli Israeliti carnali, cittadini originati dalla terra della Gerusalemme terrestre.

Essi, come dice l'Apostolo, ignorando la giustizia di Dio, cioè quella che Dio, il solo giusto e datore di giustizia, dà all'uomo, e volendo imporre la propria, come se fosse da loro prodotta e non partecipata da Lui, non sono sottomessi alla giustizia di Dio. ( Rm 10,3 )

Lo fanno perché sono superbi e pensano che per un proprio merito e non per dono di Dio possono piacere a Dio che è il Dio che tutto conosce e quindi anche giudice delle coscienze, perché scruta in esse i pensieri degli uomini che sono vuoti ( Sal 94,11 ) se sono dagli uomini e non da Lui.

Che esegue, continua Anna, i propri disegni.

Dobbiamo ritenere che questi disegni richiedono soltanto che i superbi cadano e gli umili si rialzino.

Espone infatti questi disegni con le parole: L'arco dei potenti fu reso debole e i deboli si cinsero di vigore. ( 1 Sam 2,4 )

Fu reso debole il loro arco, cioè lo sforzo di coloro che si reputano tanto forti da poter adempiere i comandamenti di Dio con l'umana capacità, senza il dono e l'aiuto di Lui, mentre al contrario si cingono di vigore quelli in cui v'è la voce della coscienza: Abbi pietà di me, o Signore, perché sono debole. ( Sal 6,3 )

4.4 - Parafrasi del cantico sulla Chiesa

Quelli che abbondavano di pane, dice, si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra. ( 1 Sam 2,4-5 )

Per coloro che abbondavano di pane si devono intendere quelli che si credono potenti, cioè gli Israeliti, ai quali sono state affidate le parole di Dio. ( Rm 3,2 )

Però in quel popolo i figli della schiava si ridussero a una condizione inferiore.

Col verbo minorare, meno bene in latino, è stato tuttavia bene espresso che da una condizione superiore si ridussero a una inferiore.

Difatti provano un gusto terreno anche in quei pani, cioè le parole di Dio che anticamente soltanto gli Israeliti fra tutti i popoli ricevettero.

Invece gli altri popoli, ai quali non era stata data la legge, dopo che mediante la Nuova Alleanza accolsero quelle parole, avendone molta fame, si elevarono sulla terra perché in essa non provarono il gusto delle cose terrene ma celesti.

E come se si richiedesse il motivo per cui è avvenuto, soggiunge: Perché la sterile ne ha partoriti sette e quella che aveva molti figli è appassita. ( 1 Sam 2,5 )

A questo punto tutto ciò che veniva previsto profeticamente si è rivelato a coloro che conoscono il significato del numero sette, perché con esso è stata simboleggiata la perfezione della Chiesa universale.

Per questo anche l'apostolo Giovanni si rivolge alle sette chiese, mostrando così di rivolgersi alla interezza dell'unica Chiesa. ( Ap 1,4 )

Nei Proverbi di Salomone la Sapienza, che era allegoria di questo significato, si costruì una casa e innalzò sette colonne. ( Pr 9,1 )

La città di Dio era sterile presso tutti i popoli prima che sorgesse questo frutto del parto che ora osserviamo.

Osserviamo anche che attualmente è resa debole la Gerusalemme terrena, la quale abbondava di figli.

Difatti tutti i figli della libera, che erano in essa, costituivano il suo vigore, ora invece, poiché in essa v'è la lettera e non lo spirito, perduto il vigore è divenuta debole.

4.5 - Parafrasi su Cristo morto e risorto

Il Signore fa morire e fa vivere: ha fatto morire quella che abbondava di figli e ha fatto vivere questa sterile che ne ha partoriti sette.

Si potrebbe però più convenientemente intendere che ha fatto vivere gli stessi che avrebbe fatto morire.

Difatti lo ha quasi ripetuto soggiungendo: Fa scendere e riconduce dal regno dei morti. ( 1 Sam 2,6 )

L'Apostolo dice ai fedeli: Se siete morti con Cristo ( Col 2,20 ) cercate i valori di lassù dove Cristo siede alla destra di Dio. ( Col 3,1 )

Essi sono certamente fatti morire per la loro guarigione, difatti soggiunge ad essi: Provate il gusto delle cose di lassù e non di quelle della terra, affinché anche essi siano coloro che affamati si sono sollevati dalla terra.

Infatti siete morti, dice, ed ecco in qual senso Dio fa morire per la guarigione; e continua: E la vita vostra è ormai nascosta con Cristo in Dio, ( Col 3,2 ) ed ecco in qual senso Dio fa vivere quegli stessi. ( 1 Sam 2,5 )

Ma davvero li ha fatti scendere e ricondotti dal regno dei morti?

Notiamo senza alcuna polemica da parte dei fedeli, che l'uno e l'altro significato si è adempiuto in Lui, cioè nel nostro Capo col quale, secondo l'Apostolo, la nostra vita è nascosta in Dio.

Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi, ( Rm 8,32 ) in questo senso certamente lo ha fatto morire e poiché lo ha risuscitato dai morti, lo ha fatto rivivere.

E poiché si avverte la sua voce nella profezia: Non abbandonerai la mia vita nel regno dei morti, ( Sal 16,10; At 2,27 ) lo fece scendere e lo ricondusse dal regno dei morti. ( At 2,31 )

Da questa sua povertà siamo stati arricchiti. ( 2 Cor 8,9 )

Infatti: Il Signore rende poveri e arricchisce.

Per comprenderlo ascoltiamo ciò che segue: Umilia ed esalta, ( 1 Sam 2,7 ) certamente umilia i superbi ed esalta gli umili.

Il concetto che si nota in questo altro passo: Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili ( Gc 4,6; 1 Pt 5,5; Pr 3,34; Mt 23,12; Gb 22,29 ) è un discorso completo sul dono, il cui nome è "grazia".

4.6 - Sulla elevazione dei credenti

Io interpreto la frase che segue: Solleva dal suolo il povero con riferimento a nessun altro che a colui che si è reso povero per noi, pur essendo ricco, affinché della sua povertà, come poco fa è stato detto, noi diventassimo ricchi. ( 2 Cor 8,9 )

Lo sollevò dal suolo così presto che il suo corpo non patì la soggezione alla morte.

E non darei altro significato a quel che è stato aggiunto: E dall'immondezza innalza il bisognoso.

Bisognoso è la medesima cosa che povero.

Per immondezza, da cui è stato rialzato, molto convenientemente s'intendono i Giudei persecutori.

L'Apostolo, dopo aver confessato che, essendo uno di loro, aveva perseguitato la Chiesa, soggiunse: A motivo di Cristo ho stimato danni quelli che mi sembravano guadagni e non solo li ho considerati perdite ma immondezze per guadagnare Cristo. ( Fil 3,7-8 )

Dunque quel povero fu sollevato dal suolo sopra tutti i ricchi e quel bisognoso è stato rialzato dall'immondezza sopra tutti i facoltosi per farlo sedere con i potenti del popolo.

Ad essi aveva detto: Sederete su dodici troni, ( Mt 19,28; Lc 22,30; Ap 3,21 ) e altrove: Dando loro in eredità il trono della gloria. ( 1 Sam 2,8 )

Infatti quei potenti avevano detto: Ormai abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. ( Mt 19,27 )

Avevano fatto un'offerta con grande potenza di spirito.

4.7 - Grazia e fortezza

Ma questo potere certamente proveniva da colui, del quale nel seguito del cantico si dice: Che dà l'offerta a chi offre. ( 1 Re 2,9 )

Altrimenti sarebbero della risma di quei potenti, il cui arco è stato reso debole.

Dice: Che dà l'offerta a chi offre.

Infatti ha possibilità di offrire qualche buona azione al Signore soltanto chi da lui abbia ricevuto ciò che offre.

Continua: E ha benedetto gli anni dell'uomo giusto, cioè affinché senza fine viva con colui al quale è stato detto: I tuoi anni non avranno fine. ( Sal 102,28 )

Là gli anni stanno fermi, qui passano, anzi vanno perduti, prima che giungano infatti non sono, quando giungeranno non saranno poiché giungono con la propria fine.

Di questi due significati: Che dà l'offerta a chi offre e: Ha benedetto gli anni dell'uomo giusto l'uno riguarda ciò che facciamo, l'altro ciò che riceviamo.

Ma il secondo non si riceve per dono di Dio, se non si compie il primo con il suo aiuto, poiché l'uomo non è potente col proprio valore.

Il Signore renderà debole il suo avversario, quello cioè che invidia e resiste all'uomo che offre affinché non riesca a compiere ciò che ha offerto.

Dal termine greco di doppio significato si può intendere anche: il proprio avversario.

Infatti quando il Signore comincerà a entrare in noi, certamente quello che era il nostro avversario diventa suo e sarà vinto da noi, ma non con le nostre forze, perché l'uomo non è potente del proprio valore.

Quindi il Signore renderà debole il proprio avversario, Egli il Signore santo ( 1 Re 2,9-10 ) affinché l'avversario sia vinto dai santi, che il Signore, santo dei santi, rende santi.

4.8 - Onestà e giustizia in noi e non da noi

Perciò: non si vantino il prudente della propria prudenza, il potente della propria potenza e il ricco delle proprie ricchezze, ma chi si vuol vantare si vanti di conoscere e comprendere il Signore e di operare in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto. ( Ger 9,23-24 )

Non in piccola parte conosce e comprende il Signore chi conosce e comprende che dal Signore gli è concesso anche di conoscerlo e comprenderlo.

Che cosa hai, dice l'Apostolo, che non hai ricevuto?

E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) cioè come se provenga da te ciò per cui ti vanti.

Opera quel che è onesto e giusto chi vive rettamente.

Vive rettamente chi obbedisce ai comandamenti di Dio e fine del comandamento, cioè il valore al quale è relativo il comandamento, è la carità proveniente da un cuore puro, da una buona coscienza e dalla fede non simulata. ( 1 Tm 1,5 )

Certamente questa carità è da Dio, come afferma l'apostolo Giovanni. ( 1 Gv 4,7 )

Dunque operare quel che è onesto e giusto è da Dio.

Ma che significa: In mezzo alla terra?

Non è che coloro i quali abitano ai confini del mondo non devono operare quel che è onesto e giusto.

Chi potrebbe dirlo? Perché allora è stata aggiunta la postilla: In mezzo alla terra?

Se non era aggiunta e si diceva soltanto: Operare quel che è onesto e giusto, ( 1 Sam 2,10 ) questo comando riguardava tutte e due le categorie di uomini, quelli che abitano all'interno e quelli lungo il mare.

Ma affinché qualcuno non pensasse che dopo la fine della vita, che si trascorre nel corpo, rimanesse del tempo per operare ciò che è onesto e giusto, perché non lo operò mentre era in vita, e così avesse la possibilità di sfuggire al giudizio divino, a me pare che in mezzo alla terra significhi mentre si vive nel corpo.

In questa vita ciascuno porta in giro la propria terra, che alla morte dell'individuo la terra di tutti riassume per restituirla quando risorge.

Perciò in mezzo alla terra, cioè mentre la nostra anima è rinchiusa in questo corpo di terra si deve operare quel che è onesto e giusto perché ci giovi in seguito, quando ciascuno riceve secondo le opere che ha compiuto attraverso il corpo, tanto il bene come il male. ( 2 Cor 5,10 )

L'Apostolo con attraverso il corpo ha inteso dire attraverso il tempo in cui è vissuto.

E se qualcuno insulta con coscienza disonesta e con pensiero irreligioso senza agire con gli apparati fisiologici, non per questo non è colpevole per il fatto che non ha agito mediante una funzione fisiologica perché ha agito attraverso quel tempo in cui ha agito anche il corpo.

In questo senso si può convenientemente interpretare ciò che si legge in un Salmo: Dio nostro re ha operato prima del tempo la salvezza in mezzo alla terra. ( Sal 74,12 )

S'intenda che il Signore Gesù è il nostro Dio, che è prima del tempo, poiché per la sua mediazione si è avuto il tempo, ed ha operato la nostra salvezza in mezzo alla terra quando il Verbo si è fatto carne ( Gv 1,14 ) e ha abitato in un corpo di terra.

4.9 - Giudizio finale in Cristo

Dopo che con queste parole di Anna è stato preannunciato in quale senso chi si vanta si deve vantare, non in sé appunto ma nel Signore, ( 2 Cor 10 ) in ordine alla ricompensa che avverrà nel giorno del giudizio, continua: Il Signore è asceso nei cieli e ha fatto udire un tuono, Egli giudicherà i confini della terra perché è giusto. ( 1 Sam 2,10 )

Ha proprio rispettato la disposizione dell'atto di fede dei credenti.

Difatti Cristo Signore è asceso in cielo e di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

In proposito dice l'Apostolo: Chi è asceso se non colui che è anche disceso in basso sulla terra?

Colui che è disceso è lo stesso che è asceso sopra i cieli per portare a compimento tutte le cose. ( Ef 4,9-10 )

Fece dunque udire il tuono attraverso le sue nubi che, dopo che era asceso, riempì di Spirito Santo.

Riguardo alle nubi, nel profeta Isaia, ha minacciato la Gerusalemme schiava, cioè la vigna ingrata, che non piovano su di essa. ( Is 5,6 )

Si dice ancora nel cantico: Egli giudicherà i confini della terra, come se fosse espresso: "anche i confini della terra".

Non significa infatti che non giudicherà le altre parti, perché certamente giudicherà tutti gli uomini.

Ma i confini della terra sono intesi più logicamente come i confini dell'uomo perché non saranno giudicate le opere che in meglio o in peggio si susseguono nell'età di mezzo, ma quelle al confine nelle quali sarà sorpreso colui che sarà giudicato.

È stato detto appunto: Sarà salvo chi persevererà sino alla fine. ( Mt 10,22 )

Chi dunque con perseveranza opera in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto, non sarà condannato quando saranno giudicati i confini della terra.

Continua: E dà valore ai nostri re per non condannarli nel giudizio.

Dà loro valore per dominare da re la carne e vincere il mondo in colui che per loro ha versato il sangue.

Ed eleverà la fronte del suo cristo. ( 1 Sam 2,10 )

In qual modo Cristo eleverà la fronte del suo cristo?

In colui, di cui precedentemente è stato detto: Il Signore è asceso nei cieli, fu ravvisato Cristo Signore ed Egli stesso, come si afferma in questo passo, eleverà la fronte del suo cristo.

Chi è dunque il cristo di Cristo?

Ovvero eleverà la fronte di ogni suo fedele, come Anna stessa all'inizio del cantico ha affermato: Si è levata la mia fronte nel mio Dio? ( 1 Sam 2,1 )

Possiamo giustamente considerare cristi tutti gli unti col suo crisma e tutto questo corpo assieme al suo Capo, l'unico Cristo.

Dunque ha preannunciato profeticamente questi significati Anna, madre di Samuele, uomo santo e molto lodato.

In lui al suo tempo è stato previsto allegoricamente il cambiamento del vecchio sacerdozio che è avvenuto al nostro tempo, poiché è appassita colei che aveva molti figli affinché la sterile, che ne ha partoriti sette, avesse in Cristo il nuovo sacerdozio. ( 1 Sam 2,5 )

5.1 - La profezia ad Eli

Ma di questo cambiamento con maggiore evidenza parla un uomo di Dio mandato al sacerdote Eli.

Se ne tace il nome ma si comprende senza ombra di dubbio dall'incarico e commissione che era un profeta.

Si ha dunque nella Scrittura: Andò un uomo di Dio da Eli e gli disse: Queste cose dice il Signore: Mi sono manifestato apertamente alla casa di tuo padre quando erano schiavi in Egitto nella casa del faraone ed ho scelto la casa di tuo padre fra tutte le tribù d'Israele ad esercitare il sacerdozio per me in modo che salissero sul mio altare, bruciassero l'incenso e portassero l'efod e ho dato in cibo alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figli d'Israele consumati col fuoco.

Perché dunque hai guardato con occhio sfrontato la mia vittima bruciata e il mio sacrificio ed hai maggior riguardo per i tuoi figli che per me nell'erogarvi alla mia presenza tutte le primizie d'ogni sacrificio in Israele?

Perciò dice il Signore Dio d'Israele: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre passassero in eterno davanti a me.

Ma ora dice il Signore: Niente affatto, io onorerò coloro che mi onorano e chi mi disprezza sarà disprezzato.

Verranno giorni ed io allontanerò la tua discendenza e la discendenza della casa di tuo padre e non rimarrà per te un anziano nella mia casa per sempre e allontanerò ogni tuo uomo dal mio altare affinché i suoi occhi si struggano nel pianto e si strazi la sua anima ed ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, lo abbatteranno con la spada degli uomini.

Sarà per te un segno quel che avverrà ai tuoi due figli, Ofni e Finees, in un solo giorno morranno entrambi.

Dopo susciterò un sacerdote a me fedele che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima, gli edificherò una casa stabile e presterà servizio davanti al mio Cristo tutti i giorni.

E avverrà che chi è superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui per una moneta d'argento dicendo: Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane. ( 1 Sam 2,27-36 )

5.2 - Vecchio e nuovo sacerdozio

Non v'è ragione di dire che questa profezia, in cui con tanta evidenza è stato preannunciato il cambiamento dell'antico sacerdozio, si sia adempiuta in Samuele.

Egli non era di una tribù diversa da quella che era stata incaricata dal Signore al ministero dell'altare, tuttavia non era dei discendenti di Aronne, la cui stirpe era stata designata perché da essa si eleggessero i sacerdoti.3

Perciò anche in questo avvenimento è stato simboleggiato vagamente il cambiamento che doveva avvenire mediante Cristo Gesù.

Quindi in senso proprio apparteneva all'Antica Alleanza ed allegoricamente alla Nuova anche la stessa profezia del fatto, non della parola, in quanto simboleggiava col fatto quel che con la parola era stato detto dal Profeta al sacerdote Eli.

Difatti vi furono in seguito dei sacerdoti della stirpe di Aronne come, durante il regno di Davide, Sadoc e Abiatar ( 2 Sam 15,24; 1 Re 1,7-8; 1 Re 2,26 ) e altri dopo, prima che giungesse il tempo in cui dovevano avverarsi nel Cristo i fatti che erano stati preannunciati molto prima sul cambiamento del sacerdozio.

Ma chi esamina i fatti con l'occhio della fede avverte che essi si sono avverati quando non rimasero né tenda né tempio né altare né sacrificio e quindi neanche alcun sacerdote per i Giudei, sebbene nella Legge di Dio era prescritto che egli fosse scelto per loro dalla discendenza di Aronne.

E questo fatto è stato citato nel testo con le parole di quel Profeta: Dice il Signore Dio d'Israele: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre camminassero per sempre alla mia presenza.

Ma ora dice il Signore: Niente affatto, io onorerò coloro che mi onorano e chi mi disprezza sarà disprezzato.

Per quanto attiene al fatto che nomina la casa del padre di Eli, le parole precedenti dimostrano che non parlava del padre immediato ma di Aronne che per primo fu costituito sacerdote e gli altri dovevano discendere dalla sua stirpe.

Dice infatti: Mi sono manifestato alla casa di tuo padre quando erano schiavi in Egitto nella casa del faraone e ho scelto la casa di tuo padre fra tutte le tribù d'Israele ad esercitare il sacerdozio per me.

Fra i padri di Eli soltanto Aronne fu eletto al sacerdozio dopo che furono liberati dalla schiavitù in Egitto.

Sarebbe avvenuto, ha detto il Profeta in questo brano, che da quella stirpe non si sarebbero più avuti sacerdoti e costatiamo che si è avverato.

Stia all'erta la fede, i fatti sono alla portata, si vedono, si toccano e sono scagliati sotto gli occhi di coloro che non vogliono credere.

Ecco, dice, verranno giorni ed io allontanerò la tua discendenza e la discendenza della casa di tuo padre e non rimarrà per te un anziano nella mia casa per sempre e allontanerò ogni tuo uomo dal mio altare affinché i suoi occhi si struggano nel pianto e si strazi la sua anima. ( 1 Sam 2,30.27-28.31-33 )

I giorni che erano stati preannunciati sono giunti.

Non v'è più un sacerdote secondo l'ordine di Aronne.

E quando qualsiasi individuo della sua razza osserva che il sacrificio dei cristiani è in vigore in tutto il mondo e che a lui questa grazia incomparabile è stata sottratta, i suoi occhi si struggono nel pianto e la sua anima si strazia nello sfinimento della tristezza.

5.3 - Il sacerdozio di Cristo

In senso proprio riguardano la famiglia di Eli, al quale venivano svelati questi fatti, le parole che seguono: Ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, sarà abbattuto con la spada degli uomini.

Sarà per te un segno quel che avverrà ai tuoi due figli, Ofni e Finees; in un solo giorno morranno entrambi.

Quindi il fatto di abolire il sacerdozio dalla casa di questo individuo è divenuto un simbolo, difatti con esso è stato simboleggiato che doveva essere abolito il sacerdozio dalla casa di Aronne.

La morte dei figli di Eli ha simboleggiato la morte non di uomini, ma dello stesso sacerdozio dei discendenti di Aronne.

Ciò che segue pertanto riguarda già quel sacerdote, di cui Samuele, succedendo ad Eli, rappresentò l'allegoria.

Quindi i concetti che seguono riguardano Cristo Gesù, vero sacerdote della Nuova Alleanza.

Susciterò un sacerdote a me fedele che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima, gli edificherò una casa stabile.

È essa la Gerusalemme al di là del tempo e dello spazio.

E passerà, dice ancora, davanti al mio Cristo per tutti i giorni.

Con passerà ha inteso dire "frequenterà", come precedentemente aveva detto della casa di Aronne: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre passeranno per sempre davanti a me. ( 1 Sam 2,30.27-28. 31-33 )

La frase: Passerà davanti al mio Cristo si deve intendere della casa e non del sacerdote che è lo stesso Cristo Mediatore e Salvatore.

La sua casa dunque passerà davanti a Lui.

È possibile che il passerà intenda dalla morte alla vita, tutti i giorni, nei quali si tira avanti la soggezione alla morte sino alla fine del tempo.

Dal fatto che Dio dice: Che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima non dobbiamo supporre che Dio abbia un'anima, ché anzi ne è il creatore.

Si dice di Dio metaforicamente e non in senso proprio, come la mano, il piede e le altre parti del corpo.

E affinché non si ritenga che secondo questo senso l'uomo è stato creato a immagine di Dio nell'aspetto del suo essere fisico si aggiungono le ali che l'uomo non ha e si dice a Dio: Mi proteggerai all'ombra delle tue ali. ( Sal 17,8 )

Gli uomini debbono così capire che questi concetti si esprimono di quella ineffabile essenza non con il linguaggio proprio ma figurato.

5.4 - Superstiti e residui

Il seguito: E avverrà che chi sarà superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui in senso proprio non riguarda la casa di Eli, ma di Aronne di cui sono rimasti discendenti fino alla venuta di Cristo e fino ad oggi non mancano individui di quella razza.

Infatti della casa di Eli era già stato detto precedentemente: Ed ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, lo abbatteranno con la spada degli uomini. ( 1 Sam 2,36.33 )

In qual senso quindi ha potuto dire con verità: E avverrà che chi sarà superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui se è vero che nessuno di essa sarà superstite a causa della spada vendicatrice?

Ha voluto quindi certamente che s'intendessero gli appartenenti alla razza ma di tutto il sacerdozio secondo l'ordine di Aronne.

Supponiamo che questo superstite sia di quei residui predestinati, di cui un altro Profeta ha detto: I residui diverranno salvi ( Is 10,22 ) e perciò anche l'Apostolo afferma: Così dunque anche in questo tempo i residui si sono salvati per una selezione operata dalla grazia. ( Rm 11,5 )

S'intende rettamente inoltre che appartenga a simili residui colui di cui è stato detto: Chi sarà superstite nella tua casa.

Certamente costui crede in Cristo come al tempo degli Apostoli moltissimi di quel popolo credettero ed anche adesso non mancano alcuni che, sebbene piuttosto di rado, credono.

Si adempie così in lui quel che l'uomo di Dio subito dopo ha soggiunto: Verrà a prostrarsi a lui per una monetina d'argento. ( 1 Sam 2,36 )

Certamente il prostrarsi riguarda il sommo sacerdote che è anche Dio.

Difatti nel sacerdozio secondo l'ordine di Aronne le persone non andavano al tempio o all'altare di Dio con lo scopo di prostrarsi al sacerdote.

E nel dire per una monetina d'argento ha inteso parlare certamente della concisione della parola della fede, sulla quale l'Apostolo afferma: Il Signore opererà sulla terra una parola di grande perfezione e concisione. ( Rm 9,28; Is 10,23 )

Un Salmo attesta poi che argento si usa per discorso e in esso si canta: I discorsi del Signore sono discorsi casti, argento raffinato nel fuoco. ( Sal 11,7 )

5.5 - Sacerdozio e pane

Che dice dunque costui che è venuto a prostrarsi al sacerdote di Dio e a Dio sacerdote?

Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane. ( 1 Sam 2,36 )

Non voglio essere sistemato nella carica onorifica dei miei antenati perché non esiste, accettami in un servizio del tuo sacerdozio.

Infatti ho scelto di essere spregevole nella casa di Dio; ( Sal 83,11 ) desidero di essere un gregario qualsiasi e di qualsiasi rango del tuo sacerdozio.

In questo passo il testo indica col sacerdozio il popolo stesso, di cui sacerdote è il mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

A questo popolo dice l'apostolo Pietro: Popolo santo, sacerdozio regale. ( 1 Pt 2,9 )

Sebbene alcuni abbiano tradotto del tuo sacrificio4 non del tuo sacerdozio, tuttavia il termine significa sempre il popolo cristiano.

Per questo dice l'apostolo Paolo: Un solo pane, un solo corpo sebbene siamo molti. ( 1 Cor 10,17 )

Soggiungendo: Mangiare un pane ha espresso con finezza lo stesso tipo di sacrificio di cui afferma il Sacerdote stesso: Il pane che io darò è la mia carne per la vita dell'umanità. ( Gv 6,52 )

Questo è il sacrificio non secondo l'ordine di Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedec. ( Eb 7,11 )

Chi legge intenda.

È breve dunque e salutarmente umile il riconoscimento per cui si afferma: Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane.

È la stessa monetina di argento perché è concisa ed è il discorso del Signore che abita nel cuore del credente.

Aveva affermato precedentemente che aveva dato alla casa di Aronne cibi dalle vittime dell'Antica Alleanza con le parole: Ho dato in cibo alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figli d'Israele consumati col fuoco. ( 1 Sam 2,28 )

Erano questi i sacrifici dei Giudei. Qui perciò ha detto: Mangiare un pane che è nella Nuova Alleanza il sacrificio dei cristiani.

6.1 - Il sacerdozio di Aronne è simbolo del futuro

Sebbene questi eventi siano stati preannunciati con tanta autorevolezza e realizzati con tanta evidenza, non senza ragione si potrebbe esser turbati dal dubbio e dire: Come possiamo fidarci che si avverino quei fatti i quali, stando al preannuncio della Bibbia, si dovrebbero avverare se il preannuncio, suggerito dalla divina ispirazione: La tua casa e la casa di tuo padre passeranno in eterno davanti a me ( 1 Sam 2,30 ) non ha potuto avere effettuazione?

Vediamo infatti che il vecchio sacerdozio è stato trasformato e non si può attendere che un giorno si avveri ciò che è stato promesso alla casa di Aronne perché si afferma come eterno quel sacerdozio che succede all'altro ormai respinto e modificato.

Chi la pensa così non capisce ancora o non riflette che anche lo stesso sacerdozio di Aronne fu costituito come ombra del futuro eterno sacerdozio.

Quindi allorché gli fu promessa la perennità non fu una promessa rivolta all'ombra o allegoria, ma a quel sacerdozio che era adombrato e allegorizzato mediante tale perennità.

Ma affinché non si pensasse che sarebbe rimasta anche la figura, si dovette preannunciare profeticamente anche la sua trasformazione.

6.2 - Simbologia del regno di Saul

Anche il regno dello stesso Saul, che certamente fu respinto e disdegnato, era ombra del regno che rimarrà in eterno.

L'olio con cui fu consacrato e da quel crisma fu considerato un cristo, ( 1 Sam 10,1 ) si deve spiegare simbolicamente e intendere come un grande valore sacrale.

Lo stesso Davide rispettò questo significato in Saul sicché col cuore sconvolto tremò allorché, nascosto in una spelonca buia in cui anche Saul era entrato perché ve lo spingeva un bisogno naturale, senza svelarsi gli aveva tagliato dietro una piccola parte del mantello.

Con essa poteva mostrargli in quale occasione lo aveva risparmiato, sebbene potesse ucciderlo, e così strappare dall'animo di lui il sospetto per cui perseguitava il santo Davide perché lo credeva un suo nemico.

Temette perfino di essere colpevole della violazione di un valore sacrale così alto perché con quell'atto aveva profanato per lo meno il suo vestito.

È stato scritto infatti: Il cuore di Davide batté violentemente perché aveva asportato un lembo del suo mantello.

Agli uomini che erano con lui e lo consigliavano di uccidere Saul consegnato nelle sue mani, disse: Non mi sia consentito dal Signore di fare una cosa simile al mio re, il consacrato del Signore, di stendere la mia mano su di lui perché è il consacrato del Signore. ( 1 Sam 24,4-7 )

Dunque si offriva tanto ossequio a questa ombra del futuro ma per ciò che preannunciava allegoricamente.

Samuele aveva detto a Saul: Tu non hai osservato il comando che il Signore ti aveva imposto perché in quel modo il Signore aveva reso stabile il tuo regno su Israele per sempre; e ora il tuo regno non rimarrà a te e il Signore cercherà per sé un uomo secondo il suo cuore e gli ordinerà di essere capo del suo popolo perché non hai osservato quanto il Signore ti aveva comandato. ( 1 Sam 13,13-14 )

Queste parole non si devono interpretare come se Dio avesse stabilito che Saul avesse un regno eterno e che poi non volle conservare per lui perché aveva peccato.

Dio non ignorava che avrebbe peccato, ma aveva predisposto il suo regno perché in esso fosse l'allegoria del regno eterno.

Per questo soggiunse: Ed ora il tuo regno non rimarrà a te.

Fu stabile dunque e sarà stabile quel regno che con esso è stato simboleggiato, ma non sarà stabile per quest'uomo perché non doveva regnare per sempre né lui né la sua stirpe, sicché almeno attraverso i discendenti, che si succedevano, sembrasse adempiuto l'inciso: Per sempre.

Continua: Il Signore cercherà per sé un uomo, per simboleggiare tanto Davide quanto il Mediatore della Nuova Alleanza che veniva indicato allegoricamente nell'olio con cui furono consacrati Davide e la sua discendenza.

Dio non cerca per sé un uomo come se non sappia dove si trova, ma parla da uomo mediante un uomo perché ci cerca così parlando.

Eravamo noti non solo a Dio Padre ma anche al suo Unigenito, che era venuto a cercare ciò che si era perduto ( Lc 19,10 ) al punto che in lui siamo stati scelti prima della creazione del mondo. ( Ef 1,4 )

Quindi con l'inciso: Cercherà per sé ha inteso dire "avrà come suo".

Perciò nella lingua latina questo verbo si unisce a una preposizione e diviene "acquisisce".

Così è abbastanza chiaro il suo significato.

Tuttavia anche senza l'aggiunta il cercare può essere inteso come acquisire.

Da ciò i guadagni si dicono anche acquisti.

7.1 - Saul è rifiutato come re

Saul peccò di nuovo con la disubbidienza e di nuovo Samuele gli disse nell'oracolo del Signore: Perché hai rifiutato la parola del Signore, il Signore ti ha rifiutato affinché tu non sia re in Israele. ( 1 Sam 15,26 )

E ancora riguardo al medesimo peccato, poiché Saul lo ammetteva, ne chiedeva perdono e pregava Samuele che tornasse con lui per raccomandarsi a Dio, Samuele disse: Non tornerò con te perché hai rifiutato la parola del Signore e il Signore ti rifiuterà affinché tu non sia re in Israele.

Samuele si voltò per andarsene e Saul afferrò il lembo del suo mantello e lo strappò.

Gli disse Samuele: Il Signore dalla tua mano ha strappato oggi il regno da Israele e lo ha dato a un tuo conterraneo buono sopra di te e Israele si scinderà in due parti.

Il Signore non si convertirà e non si pentirà, non è da lui il pentirsi perché non è come un uomo che promette e poi non mantiene. ( 1 Sam 15,24-29 )

Viene detto a quest'uomo: Il Signore ti rifiuterà affinché tu non sia re in Israele; ed anche: Il Signore dalla tua mano ha strappato oggi il regno da Israele.

Eppure regnò in Israele per quaranta anni,5 cioè tanto tempo quanto lo stesso Davide e aveva udito quel biasimo nei primi anni del suo regno affinché comprendiamo che è stato espresso perché nessuno della sua stirpe avrebbe regnato e ci volgiamo a guardare alla stirpe di Davide da cui provenne secondo la razza il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

7.2 - Simbolismo della condanna di Saul

La Scrittura non ha il brano che si legge in parecchi codici latini: Il Signore ha strappato il regno d'Israele dalla tua mano, ma quello scelto da me è derivato dai codici greci: Il Signore dalla tua mano ha strappato il regno da Israele affinché si comprenda che è il medesimo concetto: Dalla tua mano e: Da Israele.

Quindi questo individuo rappresentava allegoricamente l'immagine del popolo d'Israele che doveva perdere il regno, poiché Cristo Gesù nostro Signore avrebbe regnato mediante la Nuova Alleanza non secondo la razza ma secondo lo spirito.

Poiché a lui si allude con le parole: Lo darò a un tuo conterraneo, il passo si riferisce all'attinenza della razza, poiché Cristo secondo la razza proviene da Israele come Saul.

L'aggiunta: Buono sopra di te ( 1 Sam 15,28 ) si può intendere più buono di te; così infatti hanno interpretato anche altri; ma Buono sopra di te si può meglio intendere in questi termini: poiché egli è buono, perciò è sopra di te, come in quell'altro passo profetico: Fino a quando porrò tutti i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. ( Sal 110,1; Mt 22,44 )

Fra essi v'è anche un Israele al quale, perché suo persecutore, Cristo ha tolto il regno.

Però nella razza vi fu anche un Israele, in cui non v'era inganno ( Gv 1,47 ) quasi frumento di quella paglia, perché della razza erano gli Apostoli, tanti martiri dei quali il primo fu Stefano, di essa tante Chiese che l'apostolo Paolo ricorda ( Gal 1,24 ) perché esaltavano Dio per la sua conversione.

7.3 - I due popoli d'Israele

Non dubito che in relazione a questo significato si deve intendere ciò che segue: Israele sarà diviso in due parti, ( 1 Re 15,28 ) cioè nell'Israele nemico di Cristo e nell'Israele che si rende cristiano, nell'Israele che appartiene alla schiava e nell'Israele che appartiene alla libera. ( Gal 4,22 )

Dapprima questi due tipi erano insieme come se Abramo fosse ancora unito alla schiava fino a quando la sterile, resa feconda mediante la grazia di Cristo, gridò: Manda via la schiava e suo figlio. ( Gen 21,10 )

Sappiamo che a causa del peccato di Salomone, durante il regno del figlio Roboamo, Israele fu scisso in due Stati e che così continuò, poiché ogni parte aveva il suo re, fino a che tutto il popolo fu desolato dai Caldei con un rovinoso saccheggio e condotto in esilio.

Evidentemente il fatto non riguarda Saul poiché, se un simile castigo doveva essere comminato, doveva essere comminato a Davide, dato che Salomone era suo figlio.

Infine ora il popolo ebraico non è in sé diviso ma è indiscriminatamente sparso per il mondo nella comunanza del medesimo errore.

La divisione, che Dio ha minacciato al regno e al popolo ebraico nella persona di Saul, che rappresentava allegoricamente il regno e il popolo, è stata simboleggiata, in quanto eterna nella sua immutabilità, con i concetti che sono stati aggiunti: Non si convertirà e non si pentirà, non è di lui il pentirsi perché non è come l'uomo che promette e poi non mantiene. ( 1 Sam 15,29 )

È l'uomo che promette e non mantiene, non Dio che non si pente come l'uomo.

Nei passi in cui si legge che si pente viene indicato il divenire delle cose mentre la prescienza divina rimane fuori del divenire.

Dove dunque si dice che non si pente, s'intende che non è nel divenire.

7.4 - I due ordini di credenti

Notiamo dunque da queste parole che da Dio fu pronunciata una sentenza irrevocabile e assolutamente indefettibile sulla distinzione del popolo d'Israele.

Tutti coloro infatti che da esso sono passati, passano o passeranno a Cristo non provenivano da esso secondo la prescienza di Dio, non ne provenivano secondo l'unica e medesima natura dell'uman genere.

Certamente tutti gli Israeliti che, divenuti seguaci di Cristo, persistono in lui, giammai saranno con quegli Israeliti che permangono suoi nemici sino alla fine di questa vita, ma rimarranno per sempre in quella divisione che è stata prevista dal passo citato.

Non giova l'Antica Alleanza, che dal monte Sinai genera alla schiavitù, ( Gal 4,24 ) se non offre una testimonianza alla Nuova Alleanza.

Del resto finché si ascolta Mosè un velo è posto sui loro occhi, quando da lui si passa a Cristo, il velo viene tolto. ( 2 Cor 3,15-16 )

Difatti il punto di vista di coloro che fanno il passaggio cambia dall'Antica alla Nuova Alleanza, sicché non s'intende più avere l'appagamento della carne ma dello spirito.

Allorché il grande profeta Samuele, prima di consacrare re Saul, gridò al Signore a favore d'Israele e il Signore lo ascoltò e quando compiva l'offerta di un sacrificio, mentre gli stranieri si preparavano al combattimento contro il popolo di Dio, il Signore fece udire un tuono sopra di loro ed essi si scompigliarono, andarono a cozzare con Israele e furono sconfitti.

Egli prese una pietra e la collocò fra la nuova e la vecchia Massefat e la denominò Abennezer che significa "la pietra di Colui che soccorre" e disse: Fino a questo punto ci ha soccorso il Signore. ( 1 Sam 7,5-12 )

Massefat si traduce "punto di vista".6

La pietra di Colui che soccorre è la posizione di mezzo del Salvatore, attraverso il quale si deve passare dalla vecchia Massefat alla nuova, cioè dal punto di vista con cui nel regno carnale si attendeva la falsa felicità della carne al punto di vista con cui mediante la Nuova Alleanza si attende nel regno dei cieli la felicità dello spirito sommamente vera.

Il Signore ci ha soccorso fino a questo punto perché nessun bene è ad essa superiore.

Indice

2 Girolamo, Lib. interpr. hebr. nom.: CC 72, 102
3 Retract. 2, 43, 2: NBA, II
4 Il termine greco iJeratei`on può significare sacerdozio e sacrificio
5 At 13,21;
Giuseppe Flavio, Ant. iud. 6, 14, 9;
Eusebio, Chronic.: PL 27, 325 (900 da Abramo, pone 40 assieme al giudicato di Samuele)
6 Girolamo, Lib. interpr. hebr. nom.: CC 27, 116