Contro l'avversario della Legge e dei Profeti |
Vanno ora discussi quei passi del Nuovo Testamento che costui crede suffraghino la sua critica agli scritti dei Profeti, come se davvero gli Apostoli di Cristo con le loro affermazioni li avessero impugnati.
Costui ritiene che " l'Apostolo ha chiamato le sacre Scritture della Legge e dei Profeti fole profane e da vecchierelle e genealogie infinite perché ha detto: Rifiuta le favole profane, roba da vecchierelle; ( 1 Tm 4,7 ) e, altrove: Non badare più a favole giudaiche e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che non all'edificazione ". ( 1 Tm 1,4 )
Ebbene, chi potrebbe commettere simili errori se non un eretico completamente cieco?
Perché l'Apostolo non fece lui stesso così, se pensava davvero si trattasse solo di fole per vecchierelle?
Perché dice ai Galati: Ditemi, voi che volete essere sotto la Legge: non avete forse udito cosa dice la Legge?
Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera: ora, queste cose sono dette per allegoria; le due donne rappresentano infatti i due Testamenti? ( Gal 4,21-24 )
E ai Corinzi: Non voglio, fratelli, che voi ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale.
Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo. ( 1 Cor 10,1-4 )
Però costui non sa che, al di là delle Scritture canoniche e profetiche, i Giudei hanno alcune peculiari tradizioni, non scritte, che essi conservano nella memoria e tramandano oralmente di generazione in generazione e che chiamano " deuterosin ", in cui, tra l'altro, osano affermare e credere che Dio creò per il primo uomo due donne.
Prendendo le mosse da queste tradizioni tessono delle genealogie veramente interminabili, come dice l'Apostolo, inventando questioni del tutto oziose. ( 1 Tm 1,4 )
Ma ammettiamo pure che a costui non sia mai capitato di ascoltare tali cose: doveva forse per questo divenir sordo anche rispetto al Vangelo, tanto da non sentire le parole con cui Cristo Signore biasima i Giudei perché insegnavano ai loro figli l'empietà di non essere obbligati ad onorare i loro genitori?
E qui davvero Cristo ha ricordato, citandolo, il precetto di Dio scritto nella Legge.
E non li biasima per altro motivo se non perché rifiutavano il comandamento di Dio per sostituirvi le proprie tradizioni.
Quando i farisei e gli scribi lo interrogarono dicendo: Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi e non si lavano le mani quando prendono il cibo?, Cristo rispondendo disse loro: Bene ha profetato di voi ipocriti Isaia dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me.
Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. ( Is 29,13 )
Così avete abbandonato il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione, e praticate lavature delle brocche e dei calici e molte altre cose di questo genere.
E diceva loro: Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione.
Mosè infatti disse: onora tuo padre e tua madre ( Es 20,12 ) e: chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. ( Es 21,17; Lv 20,9; Dt 5,16 )
Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: È corbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi.
E di cose simili ne fate molte. ( Mc 7,5-13 )
Qui Cristo mostra in modo evidente che quella legge che questo profano bestemmia è legge di Dio e che i Giudei avevano tradizioni specifiche estranee ai Libri canonici dei Profeti, tradizioni alle quali i lettori, non eretici ma cattolici, capiscono che l'Apostolo si riferisce chiamandole favole profane e da vecchiette e genealogie senza fine. ( 1 Tm 1,4; 1 Tm 4,7 )
Infine, se mi proponessi di raccogliere tutte le testimonianze con le quali si dimostra come lo stesso Signore e i suoi Apostoli hanno usato la Legge e i Profeti, che costui ritiene essere favole di vecchierelle, quando finirei?
Ma per chi non è abbastanza quanto abbiamo già detto?
Né costui è tanto cieco e sordo nei riguardi della luce e della parola del Signore e degli Apostoli da ignorare in che modo Cristo e gli Apostoli hanno confermato e fatto valere, nei libri che compongono il Nuovo Testamento, l'autorità della Legge e dei Profeti.
E tuttavia costui ritiene di aver escogitato il modo per schivare la mole delle testimonianze contenute negli scritti evangelici ed apostolici sul Vecchio Testamento, con le quali, lo voglia o no, viene fatta a pezzi l'ostinata lingua di costui.
Dice infatti che " l'Apostolo ha parlato, secondo la qualità delle diverse indoli, di cinque tipi di persone: Per comunicare, - dice -, ad un popolo ignorante le cose di Dio, non doveva cominciare dai più perfetti, né introdurre in principio le questioni più difficili, escludendo le costumanze antiche, affinché i nuovi nella fede non venissero turbati da una dottrina perfetta ".
E come a voler provare ciò che ha affermato, ricorda lo stesso Apostolo là dove dice: Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la Legge sono diventato come uno che è sotto la Legge, pur non essendo sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge.
Con coloro che non hanno Legge sono diventato come uno che è senza Legge, pur non essendo senza la legge di Dio, per guadagnare coloro che sono senza Legge.
Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli.
Mi sono fatto tutto a tutti, per guadagnare tutti. ( 1 Cor 9,19-22 )
Costui vuole intendere che vi sono quattro classi di persone, delle quali ritiene che l'Apostolo parli: la prima è quella dei Giudei, la seconda è quella di coloro che sono sotto la Legge, la terza è quella di quanti sono senza Legge, la quarta è quella dei deboli.
Manca però la quinta: cinque infatti ne aveva preannunciate.
Per aggiungere anche questa, afferma: " Altrove, più sopra, aveva detto: Tra i perfetti parliamo di sapienza, ( 1 Cor 2,6 ) dal che si vede che la quinta classe è quella dei perfetti ".
Tutto ciò è stato ordito in modo da poter rispondere, qualora venga citata qualche cosa della lettera apostolica in cui la Legge e i Profeti sono eguagliati al Vangelo, che l'Apostolo dice ciò come giudeo, non ai sapienti e ai perfetti, ma ai Giudei o a coloro che stanno sotto la Legge, ( 1 Cor 9,20 ) come se egli stesso fosse sotto la Legge.
Così facendo, egli in modo subdolo e mendace avrebbe finto di edificare tra gli imperfetti cose che, tra i perfetti, non mentendo ma dicendo il vero, distruggeva.
In effetti, questa trama di falsità gliel'aveva imbastita un certo Fabrizio che non conosco, che egli chiama maestro di verità e che si gloria di aver incontrato a Roma.
Ma quale intelligenza non prova orrore - non dico solo quella ispirata dal cristianesimo, ma anche quella umana in generale - dinanzi a tale mostruosa aberrazione?
La cosa che va considerata per prima è come si dimostri ingannatore e ipocrita al massimo colui che loda l'Apostolo proprio mentre sostiene che egli mente.
Ora l'Apostolo ha detto quelle cose non con l'astuzia volta all'inganno ma con una disposizione d'animo volta a compatire.
Egli voleva intervenire a soccorso delle diverse infermità dell'anima con un cuore davvero misericordioso, come avrebbe voluto che si fosse accorsi in suo aiuto se egli si fosse trovato in un errore o in un'infermità simile.
Tutto questo costui trasforma in una frode detestabile.
E chiedo ancora: come parlava l'Apostolo ai Romani, ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Colossesi, ai Filippesi, ai Tessalonicesi?
Di quale di quelle cinque classi di persone credeva che costoro facessero parte?
Senza dubbio si trattava di Gentili con il prepuzio e non di Israeliti circoncisi. ( Col 3,11 )
Egli afferma, infatti, che gli fu affidato il ministero per i Gentili quando dice che Pietro, Giacomo e Giovanni diedero a lui e a Barnaba la destra in segno di comunione perché egli e Barnaba andassero verso i pagani ed essi invece verso i circoncisi. ( Gal 2,9 )
E in un altro passo dice chiarissimamente: per tutto il tempo in cui sono apostolo dei Gentili. ( Rm 11,13 )
E in molti altri passi dice di essere, per sua specifica missione, il Dottore dei Gentili.
Poiché dunque tanti popoli a cui predicava il Vangelo non conoscevano la Legge, che bisogno aveva di addurre la Legge e i Profeti come testimoni di Cristo?
E che bisogno c'era di imporre a questa gente ignara [ delle cose ] un legame di falsità, come ritiene questa peste, quando egli avrebbe dovuto piuttosto rallegrarsi perché costoro ne erano liberi?
Che necessità aveva di esordire così nella sua lettera ai Romani: Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi Profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne? ( Rm 1,1-3 )
Perché piuttosto non si presenta come uno di loro?
Perché si dichiara sottoposto alla Legge [ parlando ] a coloro che erano senza Legge?
Come mai dice loro: Pertanto ecco cosa dico a voi Gentili: come apostolo dei Gentili, io farò onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.
Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?
Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami? ( Rm 11,13-16 )
In effetti queste cose le dice riguardo ai Giudei, dei quali aveva già detto in precedenza: Qual è dunque la superiorità del Giudeo e quale l'utilità della circoncisione?
Grande sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio.
Che importa se alcuni di loro non hanno creduto? Che la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? ( Rm 3,1-3 )
Quindi prosegue come io avevo cominciato a ricordare e dice: Se dunque alcuni rami si sono spezzati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, non menar tanto vanto contro i rami!
Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io!
Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede.
Non montare dunque in superbia, ma temi! Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!
Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà.
Altrimenti anche tu verrai reciso. Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo!
Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro qual eri per tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le Genti.
Allora tutto Israele si salverà, come sta scritto: da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da Giacobbe. ( Is 59,20.21 )
Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. ( Rm 11,17-27 )
È troppo lungo ripercorrere tutta questa testimonianza o riassumere in un'unica descrizione ciò che sta sparso in tutte le parti della Scrittura apostolica.
Che necessità aveva di dir ciò ai Gentili? Perché piuttosto l'Apostolo non si fece per loro un senza Legge, nello stesso modo in cui quelli erano senza Legge?
Perché piuttosto non lodò i loro dèi e non predicò i loro sacrifici se, come dice costui, tanto la Scrittura che ricevette il popolo di Israele, come anche le cose sacre dei Gentili appartenevano ai demoni?
Che cos'è mai ciò che questo infelice osa dire, cioè che il Dio d'Israele è non solo un demone, ma il peggiore dei demoni? ( Mt 9,34 )
Perché dunque l'Apostolo - che si era fatto tutto a tutti, e ciò non mosso dalla misericordia che ha compassione, ( 1 Cor 9,22 ) come mostra la verità, ma per un'astuzia fallace, secondo il delirio di costui - non si fece servo dei demoni venerati dai Romani, che costui considera i più miti dei demoni?
Facendosi così, egli avrebbe conquistato i pagani! ( 1 Cor 9,19 )
Non dice forse anche agli Efesini: Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano d'uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.
Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando per mezzo della sua carne la Legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia.
Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Così dunque voi non siete più estranei né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù? ( Ef 2,11-20 )
Che questo blasfemo spieghi in che senso l'Apostolo dice che gli Israeliti, che servivano il peggiore dei demoni - come bestemmia costui -, furono trovati vicini a Dio e che i Gentili, che erano sottomessi a demoni più benigni, erano invece lontani da Dio.
In che senso dice che i Gentili erano stati esclusi dalla società di Israele ed erano estranei ai Testamenti e alla promessa, quando erano senza speranza e senza Dio in questo mondo, se Israele non era il popolo di Dio e di Cristo?
Questo folle strepita e inveisce contro la tromba limpidissima ed eccellente della verità dicendo che l'Apostolo ha parlato di cinque classi di persone ( 1 Cor 9,19 ) così da ingannare le une mediante le altre, facendo finta di essere ciò che non era; e ciò dice pur vedendo che egli predicava ai Gentili, che erano lontani dal Dio dei Giudei, lo stesso Dio, la stessa Legge, gli stessi Profeti, gli stessi Testamenti.
Chi ha parlato per primo della pietra angolare? Forse non quel profeta colmo di Spirito di Dio che questa peste insulta?
Dice infatti: Ecco io pongo in Sion una pietra, una pietra angolare, scelta, preziosa: chi crede in essa non dovrà arrossire. ( Is 28,16; Rm 9,33; Rm 10,11; 1 Pt 2,6 )
Una testimonianza che ha ricordato anche l'apostolo Pietro.
Forse non era già stato detto, prima, nel salmo che faceva parte delle sacre Scritture del primo popolo: La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo? ( Sal 118,22; At 4,11 )
Istruito in queste Scritture l'apostolo Paolo ha scritto ciò che ho ricordato poco fa: Come pietra angolare c'è lo stesso Cristo Gesù. ( Ef 2,20 )
In base a ciò, lo stesso Signore confutò i Giudei nei quali si era diffusa in parte la cecità, e li mise in difficoltà dicendo: Non avete mai letto nelle Scritture che la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? ( Mt 21,42 )
" Quindi ", secondo le bestemmie di costui, " Cristo avrebbe detto tutto ciò in base alla Legge e ai Profeti in modo mendace, e così lo proferivano gli Apostoli, e ciò perché i deboli non potevano ancora cogliere la solida verità? ".
Ignora così quel cieco che un conto è nutrire i piccoli e un altro è ingannare i creduloni, un conto è nutrirli affinché crescano e un altro far sì che non vivano?
In verità costui comprende e dice sul Dio della Legge e dei Profeti e su tutti questi testi cose tali per cui, secondo l'opinione che lui ha di esse, sembra che, quando gli Apostoli annunciavano ai credenti il Dio della Legge e dei Profeti e confermavano l'autorità di tali Scritture, non davano ai piccoli latte da bere, ( 1 Cor 3,1; Eb 5,12 ) ma veleno.
Chi nei loro riguardi crede cose come queste delira, vaneggia, è un pazzo.
Qualcuno potrà chiedere se allora l'Apostolo ha detto invano: Sinora non ho potuto parlare a voi come uomini spirituali ma soltanto carnali; come a neonati in Cristo, vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. ( 1 Cor 3,1-2 )
E ancora: Tra i perfetti parliamo di sapienza; ( 1 Cor 2,6 ) e inoltre: L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,14 )
Lungi da noi il pensare che egli abbia detto tali cose tanto per dirle e senza verità.
Forse che tuttavia per questo motivo si deve pensare che egli abbia voluto ingannare alcuni di coloro che credevano?
Egli infatti dava ai piccoli cose piccole e non false, latte e non veleno, cose che nutrono e non cose che danneggiano.
Ma supponiamo che non fosse vero ciò che diceva Paolo, cioè che il Figlio di Dio nacque secondo la carne dalla stirpe di Davide, ( Rm 1,3 ) che non fosse vero che i rami naturali vennero tagliati a causa della loro incredulità perché fosse inserito nella radice santa dei Giudei l'oleastro credente che proveniva dai Gentili e partecipasse della pinguedine dell'olivo. ( Rm 11,16-20 )
Se anche le parole dove dice: " A loro sono state affidate le rivelazioni di Dio, ( Rm 3,2 ) non fossero parole di Dio, ma piuttosto di non so quale infimo demonio " - come bestemmia costui - senza dubbio chi le dava ai piccoli, chi predicava tali cose spacciandole per vere, chi voleva esser creduto, demoliva quei miseri e non li alimentava.
Il che sappiamo però essere estraneo alla fede e alla dottrina dei veri Apostoli di Cristo.
Ne segue che dobbiamo detestare in modo fortissimo costui come peste e come nemico della fede cristiana perché si rende cieco e precipita nel colmo della follia.
Per questo non vede neppure come lo stesso Timoteo, a cui ritiene che fu ordinato con autorità apostolica di evitare come favole da vecchiette la Legge antica e i Profeti, ( 1 Tm 4,7 ) non doveva essere ingannato dall'Apostolo ma piuttosto incluso nella quinta classe, quella dei perfetti, per cui l'Apostolo non poteva parlare con inganno quando gli diceva: Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio Vangelo. ( 2 Tm 2,8 )
Se infatti Cristo viene detto della stirpe di Davide secondo favole da vecchiette, come si poteva ordinare a Timoteo di evitare cose alle quali gli si comanda di credere e ricordare?
Se invece si dice con verità che Cristo è della stirpe di Davide, questa è la radice in cui va innestato l'oleastro: e non sono favole da vecchiette se non quei deliri dei Giudei estranei alle Scritture che riguardano ciò che essi chiamano deuterosin.
Non sono fole invece quelle parole di Dio che vennero affidate alla circoncisione ( Rm 3,2 ) e grazie alle quali i Giudei secondo la carne avevano appreso che Cristo sarebbe venuto dalla stirpe di Davide, come risposero essi stessi al Signore che li interrogava, ( Mt 22,42 ) per quanto non potessero intendere che egli, non secondo la carne ma secondo la divinità, era il Signore dello stesso Davide.
Entrambe le verità sono espresse senza dubbio in quelle parole, tanto quella in cui credevano, quanto l'altra, che non capivano: il frutto delle tue viscere lo metterò sul tuo trono ( Sal 132,11 ) ( cioè che Cristo era della stirpe di Davide ); e: disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra ( Sal 110,1; Mc 12,36 ) ( cioè che Cristo era Signore dello stesso Davide ).
[ Scrive Paolo ]: Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; loro sono i patriarchi e da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. ( Rm 9,1-5 )
Diceva forse, l'Apostolo, tutto questo parlando con falsità?
All'inizio di questa dichiarazione l'Apostolo asserisce di dire la verità e ciò in Cristo, che è la stessa verità, invocando a sua testimonianza la sua coscienza nello Spirito Santo e concludendo questa dichiarazione con un "Amen " posto alla fine.
E costui afferma " che le cose che l'Apostolo dice qui non sono vere, che inganna i deboli perché non possono capire la verità, che allatta i piccoli con delle sciocchezze e che per alimentarli inocula nei figli affamati il virus delle menzogne ".
Una mostruosità che deve essere tenuta lontana non solo dalle orecchie dei Cristiani, ma addirittura dai confini di tutto il mondo cristiano!
Forse che questa adozione, questa gloria, queste alleanze, questa Legge, questo culto, queste promesse, questi patriarchi da cui discende Cristo secondo la carne, il quale è Dio al di sopra di ogni cosa e benedetto nei secoli, forse tutto ciò è una favola da vecchie?
Sarà allora favola da vecchie tutto ciò che colui, che ordina di evitare le favole delle vecchie, ordina esplicitamente di conservare? ( 1 Tm 4,7 )
Ma come stupirsi se delira con tanta empietà colui che vuole distruggere la Legge, se lo stesso Apostolo dice che alcuni pur pretendendo di essere dottori della Legge, e non suoi distruttori, non capiscono né quello che dicono né alcuna delle cose che affermano? ( 1 Tm 1,7; Rm 3,31 )
Ma tanto ai dottori quanto ai distruttori noi possiamo contrapporre quanto egli aggiungeva.
Di seguito infatti, perché non si pensasse che quelli non intendevano ciò che dicevano né alcuna delle cose che affermavano, in quanto volevano essere dottori di una Legge cattiva, l'Apostolo dice: noi sappiamo che la Legge è buona se uno ne usa legalmente. ( 1 Tm 1,8 )
Questa affermazione confuta sia coloro che usano male la Legge, sia coloro che la ritengono cattiva.
Se infatti essa è buona, con quale demenza si può negare che è buono il Dio che ha dato una Legge buona?
Quale condanna può sembrar sufficiente per degli uomini che denigrano quella Legge che l'Apostolo tanto loda, dicendo di essa che è una favoletta per vecchie?
E credono di poterla denigrare attraverso la testimonianza della stessa lettera in cui l'Apostolo tanto la loda, con l'intento di essere non dottori, ma disprezzatori della Legge, e senza intendere né quello che dicono né alcuna delle cose che affermano?
" Ma non è possibile ", dice costui, " che i Profeti dei Giudei abbiano annunciato la venuta del nostro Salvatore ".
Perché non poté accadere se l'Apostolo dice: A loro infatti sono state affidate le rivelazioni di Dio? " ( Rm 3,2 )
Ma prima della venuta del Salvatore ", dice questo tale, " lo Spirito Santo e divino non era sulla terra ".
Ma ciò lo dice la vanità e non la verità.
Infatti con che cosa, se non con lo Spirito Santo, il Signore colmò i Profeti dei quali, nell'esordio della Lettera ai Romani sta scritto quanto ho ricordato sopra?
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi Profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne. ( Rm 1,1-3 )
E questo passo lo ha citato anche costui per proibire a colui a cui scrive di credere ad altri profeti che hanno parlato di Cristo, all'infuori di quelli che l'Apostolo chiama suoi Profeti nella lettera ai Romani ( i quali, credo, non riteneva fossero Profeti dei Giudei ).
Creda pure che siano delle nazioni che vuole, ma perché tralascia il detto: Ciò che egli aveva promesso per mezzo dei suoi Profeti? ( Rm 1,2 )
Se attraverso alcuni suoi Profeti aveva promesso prima il Vangelo del suo Figlio, che cosa è ciò che costui afferma, ovvero che lo Spirito Santo e divino non era sulla terra prima della venuta del Salvatore?
E comunque donde poterono venire i Profeti che annunciarono il Cristo che sarebbe venuto dalla stirpe di Davide secondo la carne, se non da quella gente a cui apparteneva lo stesso Davide, dalla cui stirpe fu promesso dai Profeti di Dio che Cristo sarebbe venuto?
" Ma la legge ", dice, " fu data attraverso Mosè, e la verità invece è da Cristo Gesù ".
Però non così sta scritto, ma così: La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. ( Gv 1,17 )
La Legge dunque fu data per mezzo di Mosè, invece la grazia venne per mezzo di Gesù Cristo, quando mediante la carità diffusa nei nostri cuori ( Rm 5,5 ) per mezzo del suo Spirito, si compie ciò che comanda la Legge.
Ciò che ci viene ordinato dalla lettera non si compie nella lettera, ma nello Spirito. ( 2 Cor 3,6 )
Per questo ciò che sta scritto, non desiderare, ( Es 20,17 ) per mezzo di Mosè è Legge perché viene ordinato, mentre per mezzo di Cristo diventa grazia in quanto ciò che la Legge comanda viene compiuto.
La verità poi fu fatta per mezzo di Cristo perché tutto ciò che è promesso nella profezia della Legge si manifesta chiaramente, compiuto, in Cristo.
Ciò che l'Apostolo dice ai Romani: Come potranno invocare colui in cui non hanno creduto?, e come potranno credere senza averne sentito parlare? ( Rm 10,14 ) lo ha detto dei Gentili e non dei Giudei, come sognando ritiene costui.
Il Dottore dei Gentili voleva infatti opporsi a quanti pensavano che il Vangelo dovesse predicarsi solamente al popolo dei Giudei e non anche ai Gentili non circoncisi.
Volendo dimostrare che il Vangelo riguarda non solo i Giudei, ma tutti i popoli, fece ricorso prima alla testimonianza del profeta: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato ( Gl 3,5; Rm 10,13 ) e poi disse: Ora come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?
E come potranno credere senza aver prima sentito parlare di lui? ( Rm 10,13 )
Subito aggiunse: Come poi ne sentiranno parlare senza chi predichi? e come lo annunzieranno senza essere inviati? ( Rm 10,14-15 )
In questo modo ha confutato coloro che negavano che i predicatori di Cristo dovessero essere inviati ai popoli non circoncisi.
Altrettanto poco intende costui, tanto è inesperto, il passo in cui sta scritto: prima gli Apostoli, poi i Profeti. ( 1 Cor 12,28 )
Ritiene infatti che prima degli Apostoli non vi fossero Profeti, non capendo che l'Apostolo ha qui voluto ricordare quei Profeti che vennero dopo la venuta di Cristo.
Chi li vuole conoscere legga gli Atti degli Apostoli ( At 11,27; At 13,1 ) e ciò che l'Apostolo dice ai Corinzi: I Profeti parlino in due o tre. ( 1 Cor 14,29 )
Ma se non vi furono Profeti prima degli Apostoli, chi furono quelli per mezzo dei quali Dio antecedentemente promise il Vangelo riguardante il Figlio suo nato dalla stirpe di Davide secondo la carne? ( Rm 1,2-3 )
Chi era colui che disse: la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo? ( Sal 118,22 )
Chi era colui che disse: Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l'empietà detesti: per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con l'olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali? ( Sal 45,7-8; Eb 1,8-9 )
In che modo Dio, il cui trono è nei secoli dei secoli, viene consacrato con l'olio da Dio, se non in Cristo Gesù, che per la stessa unzione prese il nome di Cristo?
Infatti crisma significa unzione e Cristo è l'Unto.
Chi era colui che disse ciò che lo stesso Cristo dice che era stato predetto su di lui: disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi? ( Sal 110,1; Mc 12,36 )
E conferma che Davide disse questo nello Spirito, in quello Spirito che costui nega fosse sulla terra prima della venuta del Signore.
Cos'è ciò che dice l'Apostolo: Dice a sua volta Isaia: Spunterà il germoglio di Iesse, colui che sorgerà a reggere le Genti, in lui le Genti spereranno? ( Rm 15,12; Is 11,10 )
E quale era lo Spirito che per mezzo di Isaia predisse tanto tempo prima: Egli portava i nostri peccati, e per causa nostra egli soffriva e noi reputavamo che egli fosse stato invece afflitto, percosso ed umiliato, mentr'era trafitto a causa dei nostri peccati, fiaccato a causa delle nostre iniquità; su lui gravava il prezzo della nostra pace, e per le sue lividure, noi eravamo risanati.
Noi tutti eravamo erranti come pecore, ognun di noi seguiva la sua propria via; e il Signore l'ha condannato a causa dei nostri peccati.
Mentre veniva maltrattato, egli non apriva la bocca, come pecorella menata al macello, come agnello che resta muto dinanzi a chi lo tosa, così egli non apriva la bocca.
Mediante l'oppressione, il suo giudizio venne strappato, chi potrà narrare la sua generazione? poiché la sua vita fu tolta dalla terra e colpito a causa dei peccati del mio popolo. ( Is 53,4-8; 1 Pt 2,24-25 )
Ciò ed altre cose ancora che sarebbe lungo citare.
Lì viene predetto molto tempo addietro della Chiesa anche ciò che troviamo ribadito nell'Apostolo e che ora vediamo compiuto: Giubila, o sterile, tu che non partorivi.
Da' in grida di gioia ed esulta, tu che non provavi doglie di parto.
Chè la derelitta avrà più figlioli di quella che ha marito. ( Is 54,1-5 )
Dice il Signore: Allarga il luogo della tua tenda e della tua dimora, allarga senza risparmio, allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi piuoli, poiché tu ti dilaterai a destra ed a sinistra, la tua progenie conquisterà le nazioni e popolerà le città deserte.
Non temere, tu non sarai più confusa; non aver vergogna, tu non avrai più da arrossire, ma dimenticherai la vergogna passata, non ricorderai più l'obbrobrio della tua vedovanza, poiché il Signore è il tuo creatore il suo nome è: Signore degli eserciti; il tuo redentore è il Dio d'Israele, e da tutta la terra egli è invocato. ( Gal 4,27 )
Guardando nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto? ( Dn 7,13-14 )
Chi ha ispirato tutte queste e molte altre cose che hanno preannunciato Cristo e la Chiesa e che ora vediamo avverarsi, o che speriamo si avverino in conformità con gli scritti evangelici ed apostolici, se lo Spirito di Dio prima della venuta di Cristo non era sulla terra?
O se la venuta di Cristo non fu annunciata dai Profeti di Israele, come costui dichiara vaneggiando, chi può provare che Cristo fu inviato se si nega che era stato annunciato nelle profezie?
E a ragione, perché quel tale che costui predica non è stato né promesso né inviato: egli infatti non è vero, ma solo immaginato.
Ora non mi stupisce che quest'uomo incolto ritiene che si riferisca ai Profeti dei Giudei quanto l'Apostolo disse: uno dei loro, proprio un loro profeta, ebbe a dire: I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri.
Questa testimonianza è vera. ( Tt 1,12-13 )
Ora costui ignora che ciò è detto di un certo Epimenide, che era di Creta e nei cui libri si trova una simile affermazione.
Questo poeta non lo si trova tra i Profeti di Dio, né rientra nella parola di Dio della quale l'Apostolo, che parla senza falsità, dice che fu affidata ai Giudei. ( Rm 3,2 )
Per questo l'Apostolo non ha ricordato il suo nome come talvolta suole ricordare i Profeti di Dio dicendo: così come dice anche Davide, ( Rm 4,6 ) o: Isaia poi arriva fino ad affermare, ( Rm 10,20 ) o: così come dice anche Osea, ( Rm 9,25 ) o sorvolando sui nomi dicendo: Così come sta scritto, ( Rm 1,17 ) intendendo con ciò quella Scrittura che parla con l'autorità di Dio.
Oppure egli afferma chiaramente che è Dio che sta parlando quando adduce una testimonianza della Legge e dei Profeti come in questo passo: Non metterai la museruola al bue che trebbia.
Forse Dio si dà pensiero dei buoi? Oppure la scrittura lo dice per noi? ( 1 Cor 9,9-10; Dt 25,4 )
Così facendo dimostra che è Dio che parla mediante la scrittura.
Così anche quando scrive: E la scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: in te saranno benedette tutte le Genti. ( Gal 3,8 )
Si è appellato alla stessa Scrittura anziché a Dio perché essa è di Dio.
Così anche quando dice di Abramo: Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. ( Rm 4,20-21 )
Contro questa voce divina e apostolica, questo cane rabbioso e latrante, ha osato affermare che " Abramo non credette al suo Dio che gli prometteva una discendenza ", senza sapere che ciò che Abramo dice: A me che ho cento anni nascerà un figlio?, ( Gen 17,17 ) è l'espressione di gioia di chi è stupito e non un'espressione di diffidenza di chi è colto dal dubbio.
L'Apostolo scrive ancora: La parola di Dio non può venir meno.
Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele; né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli.
No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. ( Rm 9,6-8 )
O, quanto ad Elia: Ma cosa gli risponde la voce divina?
Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. ( Rm 11,4 )
Con questa ed altre simili affermazioni l'autorità apostolica conferma che quelle Scritture, che questo tale bestemmia, sono del Dio buono e vero.
Quando invece l'Apostolo dice qualcosa anche sugli autori pagani, non li chiama Profeti di Dio, né dice che Dio è l'autore di quegli scritti per quanto si trovi in loro qualche cosa di vero.
Così dice di questo Cretese: Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: I Cretesi sono sempre bugiardi, ( Tt 1,12-13 ) chiarendo che non è un profeta dei Giudei, ma dei Cretesi.
E questa cosa certamente l'ha detta per evitare che fosse ritenuto un profeta di Dio.
E negli Atti degli Apostoli, quando parla agli Ateniesi, dice di Dio: In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto. ( At 17,28 )
" Ma il nostro Signore ", dice, " alla domanda degli Apostoli cosa si dovesse pensare dei Profeti dei Giudei ( si credeva infatti che quelli avessero annunciato qualche cosa sulla sua venuta ), rispose loro, adirato perché anche loro ora pensavano queste cose: voi vi dimenticate di chi è vivo dinanzi a voi e favoleggiate dei morti ".1
Cosa c'è di strano ( premesso che questa testimonianza non so da quale apocrifo l'abbia presa ) se gli eretici che non accettano i Libri canonici fanno tali affermazioni sui Profeti di Dio?
Infatti nel Vangelo, che non è apocrifo ma a tutti noto nella luce della verità, il Signore accompagna nel cammino i discepoli anche dopo la resurrezione, e mostra loro, cominciando da Mosè e passando poi per tutti i Profeti, che tutte le cose che lo riguardavano ed erano successe erano state predette. ( Lc 24,27 )
" Il Signore ", dice, " parla dello stesso [ Mosè ] dove dice: Molti mi diranno in quel giorno: Signore, non abbiamo noi profetato in tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità ". ( Mt 7,22-23 )
Lungi da noi il pensare che il Signore disse ciò dei Profeti santi tra i quali vi erano Mosè ed altri ancora.
Lo disse di coloro che dopo la predicazione del suo Vangelo sembra che parlino in suo nome senza sapere quello che dicono, e tra essi vi è appunto costui che, quando sarà morto, troverà il luogo adatto a lui.
Costui riporta anche quello che il Signore aveva affermato: " Io sono la porta delle pecore.
Tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e briganti ".
Non così però sta scritto, ma così: Tutti coloro che vennero sono ladri e briganti. ( Gv 10,7-8 )
Vuole infatti che si intenda in questo passo che vennero alcuni che non erano stati inviati, ai quali allude anche Geremia dicendo: Il Signore dice queste cose dei profeti che predicono in mio nome senza che io li abbia mandati. ( Ger 14,15 )
Quelli invece che questo folle bestemmia sono stati inviati dal Signore e non sono venuti per conto loro.
Di loro afferma il Signore con una parabola dal significato chiarissimo: Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?
Gli rispondono: Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo.
E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? ( Mt 21,33-43 )
Perciò vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. ( Sal 118,22-23 )
Cosa c'è di più esplicito di ciò? Cosa di più chiaro? Cosa di più evidente?
Però costui è del genere di coloro che lapidarono i servi di questo padre di famiglia.
Lo fa però non gettando pietre, ma con delle violente maledizioni.
Questa parabola afferma infatti che originariamente la vigna di Dio era stata piantata presso il popolo dei Giudei ( Is 5,1 ) e che furono inviati dei Profeti prima della venuta dello stesso Salvatore.
E quando dice: Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare, ( Mt 21,43 ) che cosa chiama regno se non ciò che loro speravano di ottenere e non ricevettero, ovvero la vita eterna?
Per questo dice altrove: voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza ( Gv 5,39 ) e ancora in un altro passo: guai a voi, dottori della Legge, che avete tolto la chiave della scienza.
Voi non siete entrati e a quelli che volevano entrare l'avete impedito. ( Lc 11,52 )
Con una simile abbondanza di testimonianze non viene schiacciata la vanità impudente? ( Is 24,10 )
Chi darà retta a costui se non colui che non ascolta la sacra Scrittura o l'ascolta tanto male da scagliarsi contro di essa come questo cieco?
" Ma il Signore dice di loro ", insiste: " I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti, ( Gv 6,49 ) insegnando con ciò che non era del Signore nessuno di coloro sui quali dominò la morte ".
" Nessuno " certo, ma nessuno degli antenati di coloro a cui diceva tali cose.
Per antenati, quindi, di infedeli chi voleva che si intendesse se non degli infedeli?
Per cui altrove dice: Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai Profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei Profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei Profeti. ( Mt 23,29-31 )
Li ha chiamati figli soprattutto per l'imitazione del crimine, non per la discendenza familiare.
In effetti non la circostanza di essere nati da quelli secondo la carne poteva essere attribuito a loro come crimine, ma il fatto che dimostravano di somigliare loro per la crudeltà infedele.
Per questo prosegue e dice: Ebbene colmate la misura dei vostri padri!
Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?
Perciò ecco, io vi mando Profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l'altare.
In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. ( Mt 23,32-36 )
Qui mette in evidenza, è chiaro, che costoro per averli imitati si resero figli di quegli improbi da cui furono perseguitati in maniera del tutto empia e delittuosa i Profeti santi e giusti, cominciando dallo stesso Abele, che fu ucciso da suo fratello, ( Gen 4,8 ) fino a Zaccaria che loro hanno ucciso. ( 2 Cr 24,20-22 )
Perché come cadrà su di questi il sangue di coloro che sono vissuti o sono nati molti anni prima di costoro, se non perché sono una stessa razza, uno stesso genere, una stessa risma tutti gli empi uniti gli uni gli altri dall'imitazione?
Ma allo stesso tempo qui si dichiara che nello stesso popolo vi furono anche i profeti e i giusti di Dio ai quali, coloro a cui il Signore dice queste cose, hanno edificato sepolcri e innalzato mausolei.
Dunque costui che con lingua maledetta li diffama defunti mentre persino gli empi li onoravano è ancora peggiore e più crudele di loro.
E così, infierendo crudelmente sulla sua stessa anima, costui, che pur vuol comparire cristiano, bestemmia contro coloro che Cristo afferma essere stati Profeti e giusti.
Quanto poi all'aver egli annoverato anche i santi patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe tra quelli di cui il Signore dice: I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti ( Gv 6,49 ) poiché anche questi padri sono morti, non saprei dire se costui debba esser giudicato ingannatore o piuttosto cieco.
Ma qualsiasi delle due cose si scelga, resta un individuo da condannare.
Ha voluto infatti qui mostrare, in base a ciò che il Signore dice nel citare gli stessi padri, che Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi: ( Mt 22,32; Lc 20,37-38 ) quando invece il Signore dice appunto che essi vivono.
Citata infatti la testimonianza della Legge, dove sta scritto: Sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ( Es 3,6 ) il Signore aggiunge: non è il Dio dei morti, ma dei vivi.
E ancora: Tutti costoro infatti vivono, ( Mt 22,32; Lc 20,37-38 ) e vivono della vita vera che i giusti vivono anche quando muoiono nel corpo.
Ma quando mai parlerebbe così come fa, costui, se vivesse della vita vera?
Costui vuole che si intenda in questo senso anche quello che il Signore dice ai Giudei: Voi non conoscete né me né il Padre; ( Gv 8,19 ) né avete la parola di Dio che dimora in voi. ( Gv 5,38 )
Ciò in realtà non contraddice quanto aveva detto: avete tolto la chiave della scienza.
Voi non siete entrati e a coloro che volevano entrare l'avete impedito. ( Lc 11,52 )
In effetti non avevano la Parola di Dio in se stessi, ma l'avevano nei libri che leggevano.
Perché se l'avessero tenuta in se stessi sarebbero entrati loro stessi come avrebbero permesso anche agli altri di entrare.
Infatti non entrare significa non capire.
Ecco perché non conoscevano né il Signore stesso né il Padre suo: perché non intendevano ciò che leggevano, ( At 8,30 ) non perché quelli che leggevano non avessero parlato di Dio e di Cristo.
Questo significa infatti entrare: non accontentarsi della superficie della lettera, ma pervenire nell'intimo della sua comprensione.
Costui prosegue la sua argomentazione anche " con Giovanni Battista, perché il Signore dice: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui ". ( Mt 11,11 )
Così, in una specie di ragionamento, sostiene che, " come Giovanni non fa parte del regno dei cieli, così e ancor meno lo faranno gli altri Profeti del suo popolo, rispetto ai quali Giovanni è più grande ".
Queste parole del Signore possono con assoluta precisione essere intese in due modi.
O infatti il Signore in questo passo chiama Regno dei Cieli quello che non abbiamo ancora raggiunto e in cui ancora non siamo, per cui alla fine dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno: ( Mt 25,34 ) e pertanto dice così riferendosi ai santi angeli che ivi si trovano, dei quali il più piccolo è certamente maggiore di qualsivoglia uomo santo e giusto, pur sempre rivestito di un corpo che si corrompe e appesantisce l'anima. ( Sap 9,15 )
O, se voleva che " il regno dei cieli " si prendesse nel senso d'intendervi anche la Chiesa di questo tempo, della quale sono figli tutti gli uomini dall'istituzione del genere umano fino ad ora, quelli cioè che han potuto essere giusti e santi, in tal caso il Signore si è riferito a se stesso in quanto per età era minore di Giovanni, ma era maggiore per l'eternità [ che aveva ] come Dio e il potere [ che aveva ] come Signore.
Pertanto secondo la prima ipotesi si legge: Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista, chi però è più piccolo nel regno dei cieli - si deduce poi - è più grande di lui.
Invece secondo la seconda ipotesi si legge: Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista; ma colui che è più piccolo - poi si concatena - nel regno dei cieli è più grande di lui. ( Mt 11,11 )
Ma sia l'uno che l'altro senso, in quanto sono concordi con la verità, sono sufficienti per confutare la vanità di costui.
Sia che si intenda che qualsivoglia angelo anche se inferiore agli altri è maggiore di Giovanni, sia che si intenda che il Signore è minore in età del suo precursore Giovanni e maggiore in maestà, non si toglie comunque nulla agli altri Profeti.
Alcuni di loro poterono essere uguali a Giovanni o minori di lui, nessuno però, qualora il paragone sia col Signore, è stato più grande di lui.
Tutti però sono stati santi, giusti e buoni.
Indice |
1 | Vangelo di Tommaso, logion 52 |