Summa Teologica - I |
Infra, q. 62, a. 1, ad 3; q. 64, a. 1, ad 3; In 2 Sent., d. 12, q. 1, a. 3; De Verit., q. 8, a. 16; De Pot., q. 4, a. 2, resp. ad obiect.; In Ephes., c. 3, lect. 3
Pare che negli angeli non vi sia né la conoscenza mattutina né quella vespertina.
1. Al vespro e al mattino abbiamo una mescolanza di tenebre [ e di luce ].
Ma nella conoscenza dell'angelo non vi è alcuna oscurità, non essendoci in lui né errore né falsità.
Quindi non si deve dire che la conoscenza dell'angelo è mattutina o vespertina.
2. Tra il vespro e il mattino c'è la notte, e tra il mattino e il vespro c'è il meriggio.
Se dunque negli angeli esiste la conoscenza mattutina e vespertina, ci dovranno anche essere con ugual diritto la conoscenza meridiana e quella notturna.
3. La conoscenza si distingue secondo la diversità degli oggetti conosciuti; per cui il Filosofo [ De anima 3,8 ] afferma che « le scienze si dividono come le cose ».
Ora le cose, al dire di S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,8 ], hanno un triplice modo di essere: nel Verbo, nella propria natura e nell'intelletto angelico.
Se si ammette quindi negli angeli una conoscenza mattutina e una vespertina per il diverso modo di essere che le cose hanno nel Verbo e nella propria natura, si dovrà pure ammettere in essi una terza conoscenza relativa al modo di essere che le cose hanno nell'intelligenza angelica.
S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,22; De civ. Dei 11,7 ] divide la conoscenza angelica in mattutina e vespertina.
La divisione della conoscenza degli angeli in mattutina e vespertina fu introdotta da S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4, cc. 22,26 ], il quale volle interpretare i sei giorni della creazione non come se si trattasse dei giorni consueti determinati dal moto circolare del sole - stando infatti alla Scrittura il sole fu creato il quarto giorno -: questi sei giorni non sarebbero invece che un solo giorno, cioè la conoscenza angelica rappresentata in sei generi di cose.
Ora, come nel giorno ordinario il mattino è l'inizio e il vespro è il termine della giornata, così la conoscenza dell'essere primordiale delle cose viene detta mattutina: ed è la conoscenza che raggiunge le cose secondo il modo di essere che hanno nel Verbo.
La conoscenza invece che considera l'essere delle cose create nella loro propria natura viene chiamata conoscenza vespertina.
L'essere delle cose infatti procede dal Verbo come dal suo principio primordiale, e questo processo termina all'essere che le cose possiedono nella loro propria natura.
1. L'analogia tra il mattino, il vespro e la conoscenza angelica non è desunta dal fatto che il mattino e il vespro sono frammisti di tenebre, ma solo dall'essere l'uno il principio e l'altro il termine.
Oppure si potrebbe anche dire, con S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,23 ], che non fa obiezione se una stessa cosa è detta luce se paragonata a un dato essere, e tenebra se paragonata a un altro.
Così la vita dei fedeli e dei giusti, paragonata alla vita degli empi, è chiamata luce: « Un tempo eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore », dice S. Paolo [ Ef 5,8 ]; e tuttavia questa vita dei fedeli, in paragone alla vita della gloria, può, con S. Pietro [ 2 Pt 1,19 ], essere chiamata tenebrosa: « Abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro ».
La conoscenza quindi di cui si serve l'angelo per conoscere le cose nella loro propria natura è giorno in paragone all'ignoranza e all'errore; è invece oscura se paragonata alla visione del Verbo.
2. La conoscenza mattutina e vespertina è propria del giorno, ossia degli angeli luminosi, i quali sono distinti dalle tenebre, cioè dagli angeli cattivi.
Ora gli angeli buoni, nel conoscere le creature, non si attaccano ad esse, il che significherebbe oscurarsi e diventare notte, ma riferiscono anche questo alla gloria di Dio, nel quale conoscono tutte le cose come nel loro principio.
Quindi dopo il vespro il testo non pone la notte, ma il mattino: di modo che il mattino è a un tempo il termine del giorno precedente e l'inizio di quello seguente, poiché gli angeli riferiscono la conoscenza dell'opera precedente alla gloria di Dio.
- Il meriggio poi rimane incluso nel termine giorno, come punto di mezzo tra due estremi.
Oppure il meriggio può essere riferito alla conoscenza stessa di Dio, il quale non ha principio né fine.
3. Anche gli angeli sono creature.
Quindi il modo di essere delle cose nell'intelligenza angelica, come l'essere delle cose viste nella loro propria natura, è oggetto della conoscenza vespertina.
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