Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 86, a. 3, ad 1, 2, 3; In Rom., c. 14, lect. 1, 3; In 1 Tim., c. 4, lect. 1; In Tit., c. 1, lect. 4
Pare che le osservanze cerimoniali non avessero alcun motivo ragionevole.
1. Come insegna l'Apostolo [ 1 Tm 4,4 ], « tutto ciò che è stato creato da Dio è buono, e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie ».
Quindi non c'era motivo di proibire, come si fa nel Levitico [ Lv 11 ], l'uso di certi cibi come immondi.
2. Gli animali sono dati in cibo agli uomini, come anche le erbe: infatti nella Genesi [ Gen 9,3 ] si legge: « Io vi dò tutto questo come già le erbe verdi ».
Ora, la legge non ha distinto, tra le erbe, quelle monde e quelle immonde, pur essendo alcune di esse sommamente nocive, p. es. quelle velenose.
Non c'era quindi motivo di proibire come immondi certi animali.
3. Se la materia da cui ne viene generata un'altra è immonda, tale dev'essere, per lo stesso motivo, anche quella che viene generata.
Ma la carne viene generata dal sangue.
Siccome dunque non tutte le carni sono proibite come immonde, per lo stesso motivo non doveva essere proibito come immondo neppure il sangue, o il grasso, che è generato dal sangue.
4. Il Signore [ Mt 10,28 ] afferma che non si devono temere coloro che uccidono il corpo, « poiché dopo la morte non possono fare più nulla ».
Ma ciò non sarebbe vero se potesse nuocere all'uomo quanto si fa di lui.
Molto meno quindi può interessare a un animale ucciso come vengano cotte le sue carni.
Quindi è irragionevole quanto si dice nell'Esodo [ Es 23,19 ]: « Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre.
5. Era prescritto [ Es 13 ] che le primizie, sia degli uomini che degli animali, venissero offerte al Signore, come gli esemplari più perfetti.
Non c'era quindi motivo di dare il seguente comando: « Quando sarete entrati nel paese, e vi avrete piantato ogni sorta di alberi da frutto, li circonciderete », cioè ne distruggerete le primizie, « e non ne dovrete mangiare ».
6. Il vestito è esterno al corpo umano.
Quindi non si dovevano proibire agli ebrei speciali vestiti, come là dove si dice [ Lv 19,19 ]: « Non porterai una veste tessuta di due diverse materie »; e inoltre [ Dt 22,5 ] « La donna non si metterà un indumento da uomo, né l'uomo da donna » [ Dt 11 ]; e ancora: « Non ti vestirai con un tessuto misto, fatto di lana e di lino insieme ».
7. Il ricordo dei comandamenti di Dio non appartiene al corpo, ma al cuore.
Perciò è irragionevole la prescrizione [ Dt 6,8s ] di « legare i comandamenti di Dio come un segno nelle mani », e di « scriverli sugli stipiti delle case »; e inoltre [ Nm 15,38s ] di « farsi dei fiocchi agli angoli delle vesti, aggiungendovi dei nastri di porpora viola, in ricordo dei comandamenti di Dio ».
8. L'Apostolo [ 1 Cor 9,9 ] afferma che « Dio non si dà pensiero dei buoi »: quindi neppure degli altri animali irrazionali.
Perciò sono prive di senso le prescrizioni seguenti [ Dt 22,6 ]: « Quando cammin facendo troverai sopra un albero o per terra un nido di uccelli, non prenderai la madre insieme con i piccoli »; oppure [ Dt 25,4 ]: « Non metterai la museruola al bue che trebbia »; o ancora [ Lv 19,19 ]: « Non accoppierai bestie di specie differente ».
9. Tra le piante non c'era distinzione tra monde e immonde.
Molto meno, quindi, questa distinzione andava adoperata nella loro coltivazione.
Quindi non hanno senso le seguenti prescrizioni: « Non seminerai il tuo campo con due sorta di seme » [ Lv 19,19 ]; « Non seminerai nella tua vigna semi di due specie diverse », e « Non devi arare con un bue e un asino aggiogati insieme » [ Dt 22,9s ].
10. Le realtà inanimate sono quelle più soggette al potere dell'uomo.
Non vi era quindi motivo di proibire all'uomo l'uso dell'argento e dell'oro con cui sono stati fabbricati gli idoli, e gli altri oggetti che si riscontrano nei templi pagani [ Dt 7,25s ].
- È ridicolo poi il comando contenuto nel Deuteronomio [ Dt 23,13 ] di « scavare una buca e poi ricoprire gli escrementi ».
11. La pietà è richiesta specialmente nei sacerdoti.
Ora, appartiene alla pietà intervenire ai funerali degli amici: infatti di ciò Tobia viene lodato dalla Scrittura [ Tb 1,20ss ].
Così pure talora è un atto di pietà prendere per moglie una meretrice: poiché in tal modo si redime una donna dal peccato e dall'infamia.
Quindi non sembra ragionevole che ciò venga proibito ai sacerdoti [ Lv 21 ].
Sta scritto [ Dt 18,14 ]: « Non così ti ha permesso il Signore tuo Dio »; dal che si rileva che le osservanze suddette furono istituite da Dio come prerogativa speciale del popolo ebraico.
Quindi non sono irragionevoli e senza motivo.
Come si è già detto [ a. prec. ], il popolo ebraico era deputato in modo speciale al culto divino; e in esso lo erano particolarmente i sacerdoti.
Come quindi le altre cose destinate al culto dovevano avere una certa distinzione, richiesta dall'onore dovuto al culto divino, così anche negli usi di questo popolo, e specialmente dei sacerdoti, ci dovevano essere delle cose speciali adatte a tale culto, sia spirituale che corporale.
Inoltre il culto legale prefigurava il mistero di Cristo: infatti tutte le loro vicende rappresentavano avvenimenti riguardanti Cristo, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 10,11 ]: « Tutto avveniva per essi come in figura ».
Perciò di queste osservanze si possono determinare due serie di ragioni: la prima basata sul loro rapporto al culto divino; l'altra basata sulla loro corrispondenza figurale alla vita dei cristiani.
1. Abbiamo già notato [ a. prec., ad 4,5 ] che nella legge esistevano due tipi di contaminazione o di immondezza: l'una dovuta alla colpa, che contaminava l'anima; l'altra connessa a una corruzione, che in qualche modo contaminava il corpo.
Se quindi parliamo del primo tipo di immondezza, allora nessun genere di cibi può dirsi immondo, o contaminare l'uomo per sua natura; infatti nel Vangelo [ Mt 15,11 ] si legge: « Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo »; e ciò va inteso del peccato [ Mt 15,17s ].
Tuttavia alcuni cibi possono inquinare l'anima indirettamente: cioè perché sono mangiati contro l'obbedienza, o contro i voti fatti, o con troppa avidità; oppure perché offrono un incentivo alla lussuria.
Ed è per questo che alcuni si astengono dal vino e dalle carni.
Secondo la contaminazione del corpo invece le carni di certi animali presentano una certa immondezza, che è connessa con una qualche corruzione: o perché questi animali si nutrono di cose immonde, come fa il porco, o perché vivono in maniera immonda, come quelli che vivono sotto terra, quali le talpe, i topi e altri animali del genere, così da contrarre anche un tanfo particolare; oppure perché le loro carni, per un eccesso di umido o di secco, generano nei corpi umani cattivi umori.
Furono quindi proibite le carni degli animali con gli zoccoli, cioè con l'unghia unica non spaccata, per la loro composizione troppo terrosa.
E così pure furono evitate le carni degli animali provvisti di troppe articolazioni nei piedi, poiché questi sono troppo collerici e secchi: tali sono, p. es., le carni del leone.
E per lo stesso motivo furono proibiti certi uccelli rapaci, nei quali c'è un eccesso dell'elemento secco; e certi uccelli acquatici, per il loro eccesso di umidità.
Così pure furono proibiti certi pesci privi di pinne e di squame, come le anguille e simili, per la loro eccessiva umidità.
Invece fu permesso agli ebrei di mangiare animali ruminanti e dall'unghia spaccata poiché questi hanno umori ben ripartiti, e una complessione equilibrata: infatti non sono troppo umidi, come indicano le unghie; e non sono troppo terrosi, non avendo essi l'unghia compatta, ma spaccata.
Tra i pesci poi furono loro concessi anche quelli più secchi, come viene indicato dalle squame e dalle pinne: infatti questi elementi rendono equilibrata la complessione umida dei pesci.
E anche tra gli uccelli furono loro concessi quelli più equilibrati, come le galline, le pernici, e simili.
- Una seconda ragione va poi cercata nella riprovazione dell'idolatria.
Infatti i gentili, e specialmente gli egiziani, tra i quali gli ebrei erano cresciuti, immolavano agli idoli questi animali proibiti, oppure se ne servivano per fare dei malefici.
Essi invece non mangiavano gli animali che agli ebrei era lecito mangiare, ma li veneravano come dèi; oppure se ne astenevano, come sopra [ a. 3, ad 2 ] si è visto, per altri motivi.
- Il terzo motivo infine fu quello di eliminare un eccesso di premura per il vitto.
Perciò vennero permessi quegli animali che si possono avere facilmente.
Tuttavia fu del tutto proibito di mangiare il sangue e il grasso di qualsiasi animale.
Il sangue sia per escludere la crudeltà, e perché detestassero l'effusione del sangue umano, come sopra [ a. 3, ad 8 ] si è detto; sia anche per evitare i riti degli idolatri.
Poiché era consuetudine di costoro di riunirsi attorno al sangue raccolto per mangiare in onore degli idoli, ai quali ritenevano che il sangue fosse accettissimo.
Per questo il Signore comandò [ Lv 17,13 ] di spargere il sangue e di coprirlo con la polvere.
- E per lo stesso motivo fu proibito agli ebrei di mangiare animali soffocati o strangolati [ Lv 19,26 ]: poiché il loro sangue non si separava così dalla loro carne.
Oppure perché con tale morte gli animali soffrivano troppo, e il Signore voleva stornarli dalla crudeltà anche rispetto agli animali bruti, per allontanarli maggiormente dalla crudeltà verso l'uomo, esercitandoli alla pietà anche verso le bestie.
- E fu loro proibito di mangiare il grasso sia perché lo mangiavano gli idolatri in onore dei loro dèi, sia perché esso andava bruciato in onore di Dio; e anche perché il sangue e l'adipe non danno un buon nutrimento, come nota Mosè Maimonide [ Dux neutr. 3,48 ].
- Il motivo della proibizione di mangiare i nervi è poi così indicato dalla Scrittura [ Gen 32,32 ]: « Gli Israeliti fino a oggi non mangiano il nervo sciatico ( … ) perché l'angelo aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico ».
Invece la ragione figurale di tutti questi divieti sta nel fatto che tutti questi animali vietati indicano determinati peccati, che ne giustificano così la proibizione.
Scrive infatti S. Agostino [ Contra Faustum 6,7 ]: « Se si fa questione del porco e dell'agnello, per natura ambedue sono mondi, poiché ogni creatura di Dio è buona; invece per ciò che rappresentano l'agnello è mondo e il porco è immondo.
Come se tu pronunziassi le due parole stolto e sapiente, sia l'una che l'altra è monda per la sua natura di parola, e per le lettere e le sillabe di cui è composta; per il significato però una è monda e l'altra immonda ».
Infatti l'animale che rumina e ha l'unghia spaccata è mondo per ciò che rappresenta.
Poiché la spaccatura dell'unghia può significare la distinzione dei due testamenti; o quella del Padre e del Figlio; o la distinzione delle due nature in Cristo; oppure quella tra il bene e il male.
Il ruminare poi significa la meditazione della Sacra Scrittura, e la sua sana intelligenza.
Chi invece manca di una di queste cose è spiritualmente immondo.
- E così pure tra i pesci quelli che hanno le squame e le pinne sono mondi per ciò che significano.
Poiché le pinne stanno a indicare una vita sublime, ovvero la contemplazione, mentre le squame indicano una vita austera: cose entrambe necessarie alla mondezza spirituale.
- Nella proibizione poi di certi uccelli si volevano proibire alcune specie particolari di vizi.
Nell'aquila infatti, che vola tanto alto, viene proibita la superbia.
Nel grifone, che aggredisce uomini e cavalli, viene proibita la crudeltà dei potenti.
Nell'aquila marina, che si pasce degli uccelli più piccoli, vengono indicati coloro che sfruttano i poveri.
Nel nibbio, che vive di insidie, sono indicati i frodatori.
Nell'avvoltoio poi, il quale segue gli eserciti nell'attesa di mangiare i cadaveri dei morti, sono indicati coloro che speculano sulla morte e sulle sommosse.
Gli uccelli della famiglia dei corvi indicano invece quelli che sono anneriti nella voluttà; oppure quelli che sono privi di affetto onesto, poiché il corvo, una volta uscito dall'arca, non vi fece ritorno.
Lo struzzo, che pur essendo un uccello non può volare, ma è sempre per terra, rappresenta coloro che, pur militando per il Signore, si immischiano negli affari secolareschi.
La civetta poi, che di notte ha la vista acuta, mentre non vede di giorno, sta a indicare coloro che sono astuti nelle cose temporali e ignoranti in quelle spirituali.
Il gabbiano invece, che vola nell'aria e nuota nell'acqua, rappresenta coloro che venerano sia il battesimo che la circoncisione; oppure coloro che pretendono di volare nella contemplazione, e tuttavia vivono nelle acque dei piaceri.
Lo sparviero invece, che serve all'uomo per la caccia, indica coloro che servono i potenti per depredare i poveri.
Il gufo, che di notte cerca il suo cibo e di giorno si nasconde, indica i lussuriosi, che cercano di nascondere le loro opere tenebrose.
Le smergo invece, che ha l'abitudine di immergersi nelle onde, indica i golosi, i quali si immergono nelle acque dei piaceri.
L'ibis poi, uccello africano dal becco lungo, che si pasce di serpi, e che forse si identifica con la cicogna, rappresenta gli invidiosi, i quali prendono gusto per i mali altrui, come l'ibis per i serpenti.
Il cigno invece, che è di colore bianco ed è provvisto di un lungo collo, estrae il cibo dalle profondità della terra o dell'acqua: esso può rappresentare coloro che cercano terreni guadagni mediante il candore di una giustizia apparente.
L'onocrotalo poi è un uccello orientale dal becco lungo che ha dei sacchetti nella gola, nei quali dapprima ripone il cibo, che un'ora dopo manda nel ventre: esso sta a significare gli avari, che raccolgono i beni necessari alla vita con troppa premura.
Il porfirione invece, a differenza degli altri uccelli, ha un piede provvisto di una membrana per nuotare, e un piede con le dita distinte per camminare, poiché in acqua nuota come le anatre e in terra cammina come le pernici; beve a ogni morso, bagnando con l'acqua qualsiasi cibo: esso sta a indicare coloro che non vogliono fare nulla sotto il comando di altri, ma solo quanto è bagnato con l'acqua del proprio volere.
L'erodione, chiamato volgarmente falco, rappresenta coloro i cui « piedi sono veloci a spargere il sangue » [ Sal 14,3 ].
Il caradrio poi, che è un uccello canterino, sta a indicare i chiacchieroni, mentre l'upupa, che fa il nido nel letame, si pasce di escrementi e nel cantare imita il gemito, rappresenta la tristezza mondana, che produce la morte negli uomini immondi.
Il pipistrello invece, che vola quasi raso terra, rappresenta quelli che, provvisti di scienza mondana, gustano soltanto le cose terrene.
- Tra gli animali alati provvisti di quattro piedi poi furono ammessi soltanto quelli con le zampe posteriori più lunghe, e che possono saltare.
Invece gli altri, che aderiscono maggiormente alla terra, furono tutti proibiti: poiché coloro che abusano della dottrina dei quattro Evangelisti per non sollevarsi in alto sono giudicati immondi.
- Nella proibizione poi del sangue, del grasso e dei nervi viene adombrata la proibizione della crudeltà, del piacere e dell'audacia nel peccare.
2. L'uso di cibarsi coi frutti degli alberi e della terra era comune tra gli uomini già prima del diluvio, mentre sembra invece che l'uso delle carni si sia introdotto dopo il diluvio: infatti è allora che nella Genesi [ Gen 9,3 ] si dice: « Io vi dò tutti gli animali, come già le erbe verdi ».
E questo perché il cibarsi coi frutti della terra rientra in una certa semplicità di vita, mentre l'uso delle carni sa di delicatezza e di ricercatezza.
Infatti la terra produce le erbe spontaneamente, oppure con poca industria produce in gran copia i suoi frutti; invece ci vuole molta industria per allevare o per catturare gli animali.
Perciò, volendo Dio ricondurre il suo popolo a un vitto più semplice, proibì loro molti animali, mentre non proibì alcun frutto della terra.
- Oppure ciò era dovuto al fatto che gli animali erano immolati agli idoli, e non invece i frutti della terra.
3. La risposta è evidente in base a quanto abbiamo detto.
4. Sebbene il capretto sgozzato non senta come vengono cotte le sue carni, tuttavia sembra una crudeltà per l'animo di chi lo cuoce adoperare il latte della madre, fatto per nutrirlo.
- Oppure si potrebbe rispondere che i pagani nelle feste degli idoli cuocevano così le carni del capretto, per immolarle o per mangiarle.
Per questo nell'Esodo [ Es 23 ] si dà il comando: « Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre » dopo le prescrizioni sul modo di celebrare le feste.
Invece la ragione figurale di questa proibizione sta nel fatto che Cristo, il quale è un capretto per « la somiglianza nella carne del peccato » [ Rm 8,3 ], non doveva essere cotto, ossia ucciso, dai Giudei, nel latte della madre, cioè nell'infanzia.
- Oppure significa che il capretto, cioè il peccatore, non deve essere cotto nel latte della madre, cioè non deve essere ammansito con le carezze.
5. I pagani offrivano ai loro dèi le primizie, che ritenevano di buon augurio; oppure le bruciavano per farne pratiche di magia.
Perciò agli ebrei fu comandato di considerare immondi i frutti dei primi tre anni.
Infatti quasi tutti gli alberi di quella terra, sia quelli seminati che quelli innestati o trapiantati, producono il frutto entro i primi tre anni.
È raro infatti che si seminino i noccioli o i semi nascosti nel guscio, poiché la fruttificazione sarebbe ritardata: la legge ha quindi considerato l'uso più comune.
Ora, i frutti del quarto anno, come primizie di quelli mondi, erano offerti a Dio; mentre dal quinto anno in poi venivano mangiati [ Lv 19,24s ].
La ragione figurale invece sta nel fatto che ciò prefigurava come Cristo, frutto della legge, dovesse venire offerto a Dio dopo le tre epoche della legge, di cui la prima va da Abramo a Davide, la seconda da Davide all'esilio di Babilonia e la terza fino a Cristo.
- Oppure ciò significa che gli inizi delle nostre opere ci devono essere sospetti, per le loro imperfezioni.
6. Sta scritto [ Sir 19,27 ]: « Il vestito di un uomo rivela quello che è ».
Per questo il Signore volle che il suo popolo si distinguesse dagli altri popoli non solo per il segno della circoncisione, ma anche per la foggia del vestire.
Fu quindi proibito agli ebrei di usare vesti tessute di lana mista con lino, e alla donna fu vietato di vestirsi da uomo, e viceversa, per due motivi.
Primo, per evitare il culto idolatrico.
Infatti i pagani si servivano di vesti tessute di varie materie nel culto dei loro idoli.
Inoltre nel culto di Marte le donne si rivestivano con le armi virili, mentre nel culto di Venere gli uomini usavano vesti da donna.
- La seconda ragione era quella di reprimere la lussuria.
Infatti la proibizione di queste variazioni di vestiti vuole escludere ogni disordinato accoppiamento.
Ora, lo scambio delle vesti tra uomini e donne è un incentivo alla concupiscenza, e offre occasioni alla libidine.
C'è poi la ragione figurale: poiché la proibizione di tessere insieme la lana con il lino sta a significare la proibizione di unire insieme la semplicità dell'innocenza, indicata dalla lana, con la sottigliezza della malizia, indicata dal lino.
- Inoltre viene proibito così che la donna usurpi l'insegnamento, o altri compiti dell'uomo; oppure che l'uomo prenda dei costumi effeminati.
7. Come dice S. Girolamo [ In Mt 23,6 ], « il Signore comandò di mettere quattro nastri di porpora viola ai quattro angoli del mantello per distinguere il popolo d'Israele dagli altri popoli ».
Per cui in tal modo essi si professavano ebrei, e quindi vedendo tale segno si ricordavano della loro legge.
L'espressione poi: « Li legherai nelle tue mani, e saranno sempre davanti ai tuoi occhi », « i farisei la interpretavano male, scrivendo il decalogo di Mosè in pergamene e legandole sulla fronte come una corona, in modo che si muovessero davanti ai loro occhi », mentre l'intenzione del Signore era che quei comandamenti fossero legati alle loro mani nell'operare, e che fossero davanti ai loro occhi nella riflessione.
Inoltre nelle frange color giacinto attaccate ai loro mantelli era indicata l'intenzione celeste, che deve accompagnare tutte le nostre azioni.
- Tuttavia si può dire che, essendo quel popolo di dura cervice, era necessario spingerlo all'osservanza della legge anche con tali ricordi sensibili.
8. L'uomo ha due tipi di affetto: il primo deriva dalla ragione, il secondo dalla passione.
Stando dunque all'affetto di ordine razionale, poco importa ciò che l'uomo compie rispetto agli animali bruti: poiché tutti furono a lui sottoposti da Dio, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 8,8 ]: « Tutto hai posto sotto i suoi piedi ».
E in questo senso l'Apostolo afferma che « Dio non si dà pensiero dei buoi »: poiché Dio non cerca nell'uomo come si comporti rispetto ai buoi, o agli altri animali.
Rispetto invece agli affetti di ordine passionale l'uomo non è insensibile verso gli altri animali: poiché infatti la passione della misericordia sorge dalle afflizioni altrui, e potendo anche gli animali sentire la sofferenza, nell'uomo è possibile che sorga un moto di misericordia anche verso le sofferenze degli animali.
È naturale poi che chi si esercita nella misericordia verso gli animali sia più disposto alla misericordia verso gli uomini: nei Proverbi [ Pr 12,10 ] infatti si legge: « Il giusto ha cura del suo bestiame, ma i sentimenti degli empi sono spietati ».
Quindi il Signore, per indurre alla misericordia il popolo ebreo, incline alla crudeltà, volle che si esercitasse nella misericordia anche verso le bestie, proibendo nei loro riguardi delle azioni che sanno di crudeltà.
Così proibì di « cuocere il capretto nel latte della madre », di « mettere la museruola al bue che trebbia » e di « uccidere la madre con i figli ».
- Però si potrebbe anche dire che queste cose furono proibite a riprovazione dell'idolatria.
Infatti gli egiziani ritenevano peccaminoso far mangiare ai buoi le messi che trebbiavano.
Inoltre certi fattucchieri si servivano della madre catturata con gli uccellini per ottenere fecondità e fortuna nell'allevamento dei figli.
E anche perché negli oroscopi si riteneva un segno di fortuna il sorprendere la madre con i piccoli.
Rispetto poi all'accoppiamento degli animali di specie diversa, tre poterono essere le ragioni letterali, o storiche.
La prima era quella di riprovare l'idolatria degli egiziani, i quali si servivano di accoppiamenti vari in omaggio ai vari pianeti, che secondo le loro diverse congiunzioni hanno effetti diversi sulle varie specie di esseri.
- La seconda era quella di proibire l'accoppiamento contro natura.
- La terza era quella di togliere, in genere, un'occasione alla concupiscenza.
Infatti gli animali di specie diversa non si accoppiano facilmente tra loro, se gli uomini non ve li spingono; e nel guardare il coito delle bestie si eccitano nell'uomo dei moti di concupiscenza.
Perciò nelle tradizioni ebraiche, come dice Mosè Maimonide [ Dux neutr. 3,49 ], c'è il comando di distogliere lo sguardo dagli animali che si accoppiano.
Invece la ragione figurale di tali osservanze è questa: che al bue che trebbia, cioè al predicatore che trasporta le messi della dottrina, non si devono far mancare le cose necessarie al vitto, come spiega l'Apostolo [ 1 Cor 9,4ss ].
- E non dobbiamo trattenere la madre con i figli: poiché in certi casi si devono ritenere soltanto i sensi spirituali, che sono come i figli, e tralasciare l'osservanza della lettera, che ne è come la madre.
E ciò vale per tutte le leggi cerimoniali.
- Inoltre si deve proibire che il bestiame, ossia la gente del nostro popolo, si unisca, ossia abbia dei contatti intimi, con animali di altro genere, cioè con i pagani e con gli ebrei.
9. Tutte quelle misture furono proibite in agricoltura a riprovazione dell'idolatria, stando alla ragione letterale, o storica.
Poiché gli egiziani facevano diverse misture di semi, di animali e di vesti in onore degli astri, rappresentandone così le varie congiunzioni.
- Oppure tutte quelle misture erano proibite a riprovazione dell'accoppiamento contro natura.
Esse tuttavia hanno delle ragioni figurali.
10. Poiché il comando di « non seminare la vigna con semi diversi » va inteso spiritualmente nel senso che nella Chiesa, che è la vigna spirituale, non si deve seminare una dottrina estranea.
- Così pure « il campo », ossia la Chiesa, « non va seminato con semi diversi », cioè con la dottrina cattolica e con quella eretica.
- E così « non si deve arare con un bue e un asino aggiogati insieme », poiché nella predicazione non si deve associare uno sciocco con un savio, essendo l'uno di ostacolo all'altro.
11. I fattucchieri e i sacerdoti pagani nei loro riti si servivano di ossa e di carne umana di morti.
Per estirpare quindi il culto idolatrico Dio comandò che i sacerdoti minori, i quali servivano nel santuario in tempi determinati, « non si profanassero con i morti », a meno che non si trattasse di parenti stretti, cioè del padre e della madre e di altre persone così intime.
Il pontefice invece doveva essere sempre preparato al ministero del santuario: perciò a lui era del tutto proibito di avvicinarsi ai morti, per quanto a lui congiunti.
- Inoltre era loro comandato di non prendere in moglie una meretrice, o una ripudiata, ma una vergine.
Sia per rispetto verso i sacerdoti, la cui dignità poteva sembrare in qualche modo diminuita da tale matrimonio.
Sia anche per i figli, sui quali sarebbe ricaduto il disonore della madre: e ciò andava evitato specialmente allora, quando la dignità sacerdotale veniva conferita per successione dinastica.
- Era anche loro comandato di non radersi né il capo né la barba, e di non farsi delle incisioni sul corpo, per rimuovere ogni rito idolatrico.
Infatti i sacerdoti pagani si radevano il capo e la barba, come si legge in Baruc [ Bar 6,30 ]: « I sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate ».
Inoltre nel culto degli idoli i sacerdoti « si incidevano con spade e lance » [ 1 Re 18,28 ].
Perciò ai sacerdoti dell'antica legge furono dati dei precetti contrari.
La ragione spirituale di queste osservanze sta invece nel fatto che i sacerdoti devono essere del tutto immuni dalle opere morte, che sono le azioni peccaminose.
E non devono radersi il capo, ossia non devono deporre la sapienza; né deporre la barba, cioè la perfezione della sapienza; né stracciarsi le vesti o fare incisioni sul proprio corpo: non devono cioè incorrere nel vizio dello scisma.
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