Summa Teologica - III |
Supra, q. 39, a. 5; In 3 Sent., d. 18, q. 1, a. 6, sol. 3, ad 2; In 4 Sent., d. 4, q. 2, a. 2, sol. 6; C. G., IV, c. 59
Pare che il battesimo non abbia come effetto di aprire la porta del regno dei cieli.
1. Ciò che è già aperto non ha bisogno di essere aperto.
Ma la porta del regno dei cieli è stata aperta dalla passione di Cristo, per cui nell'Apocalisse [ Ap 4,1 ] è detto: « Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo ».
L'apertura della porta del regno celeste non è dunque un effetto del battesimo.
2. Il battesimo possiede sempre il suo effetto da quando fu istituito.
Ma alcuni furono battezzati col battesimo di Cristo prima della sua passione, come riferisce S. Giovanni [ Gv 3,22.26; Gv 4,1s ]; ora a costoro, se fossero morti in quel tempo, non sarebbe stato possibile entrare nel regno dei cieli, dove nessuno entrò prima di Cristo, secondo la profezia di Michea [ Mi 2,13 ]: « Ascese aprendo la strada innanzi ad essi ».
L'apertura della porta del regno celeste non è quindi un effetto del battesimo.
3. I battezzati sono ancora soggetti alla morte e alle altre penalità della vita presente, come si è detto sopra [ a. 3 ].
Ma a nessuno è aperto l'adito al regno celeste finché è soggetto alla pena, come è chiaro nel caso di quelli che sono nel purgatorio.
L'apertura della porta del regno celeste non è quindi un effetto del battesimo.
Sulle parole di S. Luca [ Lc 3,21 ]: « Si aprì il cielo », la Glossa [ Beda, In Lc 1, su 3,21 ] dice: « Qui si mostra la virtù del battesimo: appena uno ne esce, subito gli si apre la porta del regno celeste ».
Aprire la porta del regno celeste è rimuovere l'impedimento che non permette di entrare in esso.
Ora, questo impedimento è costituito dalla colpa e dalla pena.
Ma sopra [ aa. 1,2 ] abbiamo dimostrato che il battesimo cancella ogni colpa e ogni debito di pena.
Quindi aprire la porta del regno dei cieli è un effetto del battesimo.
1. Il battesimo in tanto apre al battezzato la porta del regno celeste in quanto lo incorpora alla passione di Cristo, applicando all'uomo la sua virtù.
2. Nel tempo in cui la passione di Cristo non era una realtà di fatto, ma esisteva solo nella fede dei credenti, il battesimo adeguandosi a questa apriva la porta del cielo non realmente, ma nella speranza.
I battezzati infatti che morivano in quel tempo aspettavano con speranza certa l'ingresso nel regno celeste.
3. Il battezzato non è soggetto alla morte e alle penalità della vita presente per un debito personale, ma per lo stato della natura.
E così ciò non gli impedisce di entrare nel regno celeste non appena l'anima si separa dal corpo con la morte, dopo avere ormai pagato il tributo che doveva alla natura.
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