Il Popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture |
31. Fin dall'inizio della sua storia, al momento dell'uscita dall'Egitto, Israele fa l'esperienza del Signore come liberatore e salvatore: tale è la testimonianza della Bibbia, che descrive come Israele sia stato strappato alla dominazione egiziana al momento della traversata del mare ( Es 14,21-31 ).
La traversata miracolosa del mare diventa uno dei temi principali della lode di Dio.83
L'uscita dall'Egitto, insieme all'ingresso nella terra promessa ( Es 15,17 ), diventa l'affermazione principale della confessione di fede.84
Un significato teologico deve essere riconosciuto alle formulazioni di cui si serve l'Antico Testamento per esprimere l'intervento del Signore in questo evento salvifico, fondamentale per Israele: il Signore « ha fatto uscire » Israele dall'Egitto, « la casa di schiavitù » ( Es 20,2; Dt 5,6 ), l'ha « fatto salire » verso una « terra bella e spaziosa, dove scorre latte e miele » ( Es 3,8.17 ), l'ha « strappato » ai suoi oppressori ( Es 6,6; Es 12,27 ), l'ha « riscattato », come si riscattano gli schiavi ( pādāh: Dt 7,8 ) o facendo valere i diritti di parentela ( gā'al: Es 6,6; Es 15,13 ). Nella terra di Canaan, in continuità con l'esperienza dell'uscita dall'Egitto, Israele beneficia nuovamente dell'intervento liberatore e salvatore di Dio.
Oppresso da popoli nemici in seguito alla sua infedeltà verso Dio, Israele invoca questi in suo aiuto.
Il Signore suscita allora un « giudice » come « salvatore ».85
Nella triste situazione dell'esilio - dopo la perdita della terra -, al Secondo Isaia, profeta di cui si ignora il nome, spettò il compito di annunciare agli esiliati un messaggio inaudito: il Signore stava per ripetere il suo intervento liberatore iniziale - quello dell'uscita dall'Egitto -, rendendolo ancora più grande.
Alla discendenza dei suoi eletti, Abramo e Giacobbe ( Is 41,8 ), egli si sarebbe manifestato come « redentore » ( gō'ēl ), sottraendola ai suoi padroni stranieri, i Babilonesi.86
« Io, io sono il signore, fuori di me non v'è salvezza » ( Is 43,11-12 ).
Come « salvatore » e « redentore » d'Israele, il Signore sarà riconosciuto da tutti i mortali ( Is 49,26 ).
Dopo il ritorno degli esiliati, presentato come imminente dal Secondo Isaia e diventato presto realtà - ma in modo poco spettacolare -, si fece strada la speranza di una liberazione escatologica: alcuni eredi del profeta esilico annunciarono il compimento, ancora futuro, della redenzione d'Israele come intervento divino della fine dei tempi.87
Anche il principe messianico della fine dei tempi può essere presentato come salvatore d'Israele ( Mic 4,14–5,5 ).
In molti salmi, la salvezza assume un aspetto individuale.
Alle prese con la malattia o con intrighi ostili, l'israelita ha la possibilità di invocare il Signore per ottenere di essere preservato dalla morte o dall'oppressione.88
Egli può ugualmente domandare l'aiuto di Dio per il re ( Sal 20,10); ha fiducia nell'intervento salvifico di Dio ( Sal 55,17-19 ).
Viceversa, i fedeli e in particolare il re ( Sal 18 = 2 Sam 22 ) rendono grazie al Signore per l'aiuto ottenuto e per la fine dell'oppressione.89
Israele spera, inoltre, che il Signore lo « redimerà da tutte le sue colpe » ( Sal 130,8 ).
In alcuni testi appare l'idea di una salvezza dopo la morte.
Ciò che per Giobbe era solo un barlume di speranza ( « il mio redentore è vivo »: Gb 19,25 ) diventa speranza ferma in un salmo: « Ma Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dal potere degli inferi » ( Sal 49,16 ).
In Sal 73,24 il salmista dice pure: « E poi mi accoglierai nella gloria ».
Dio può quindi non solo stroncare la potenza della morte e impedirle di separare da lui il suo fedele ( Sal 6,5-6 ), ma anche condurlo al di là della morte a renderlo partecipe della sua gloria.
Il libro di Daniele e gli scritti deuterocanonici riprendono il tema e gli danno nuovi sviluppi.
Secondo l'attesa apocalittica, la glorificazione dei « saggi » ( Dn 12,3 ) - si tratta forse delle persone rimaste fedeli alla Legge nonostante la persecuzione - farà seguito alla risurrezione dei morti ( Dn 12,2 ).
La ferma speranza di una risurrezione dei martiri « per una vita eterna » ( 2 Mac 7,9 ) trova una forte espressione nel secondo libro dei Maccabei.90
Secondo il libro della Sapienza, « gli uomini furono istruiti [ … ] e salvati dalla Sapienza » ( Sap 9,18 ).
Poiché il giusto è « figlio di Dio », Dio « verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari » ( Sap 2,18 ), preservandolo dalla morte o salvandolo al di là della morte, perché « la speranza » dei giusti è « piena di immortalità » ( Sap 3,4 ).
32. Il Nuovo Testamento si colloca in continuità con l'Antico Testamento nella presentazione di Dio come salvatore.
Fin dall'inizio del vangelo di Luca, Maria esalta Dio, suo « salvatore » ( Lc 1,47 ) e Zaccaria benedice « il Signore, Dio d'Israele perché ha [ … ] operato una redenzione per il suo popolo » ( Lc 1,68 ); il tema della salvezza ricorre quattro volte nel « Benedictus »,91 con successive precisazioni: si passa dal desiderio di essere liberati dai nemici ( Lc 1,71.74 ) a quello di essere liberati dai peccati ( Lc 1,77 ).
Paolo proclama che il vangelo è « potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede » ( Rm 1,16 ).
Nell'Antico Testamento, per operare la liberazione e la salvezza, Dio si serve di strumenti umani che, come abbiamo visto, ricevono talvolta il titolo di salvatore, attribuito più spesso a Dio stesso.
Nel Nuovo Testamento il titolo di « redentore » ( lytrōtēs ), che ricorre solo una volta, è attribuito a Mosè, inviato come tale da Dio ( At 7,35 ).92
Il titolo « salvatore » è invece attribuito a Dio e a Gesù.
Il nome stesso di Gesù evoca la salvezza concessa da Dio; il primo vangelo lo nota subito e precisa che si tratta di una salvezza spirituale: il bambino concepito dalla vergine Maria « sarà chiamato Gesù, perché salverà il suo popolo dai suoi peccati » ( Mt 1,21 ).
Nel vangelo di Luca gli angeli annunciano ai pastori: « Oggi vi è nato un salvatore » ( Lc 2,11 ).
Il IV vangelo allarga la prospettiva facendo proclamare dai samaritani che Gesù « è veramente il salvatore del mondo » ( Gv 4,42 ).
Nei vangeli, negli Atti degli apostoli e nelle lettere autentiche di Paolo, il Nuovo Testamento è molto discreto nell'uso del titolo di salvatore.93
Questa discrezione viene spiegata col fatto che l'uso di questo titolo era molto diffuso nel mondo ellenistico; era attribuito a divinità come Asclepio, un dio guaritore, e a sovrani divinizzati che si presentavano come salvatori del popolo.
Poteva perciò apparire ambiguo.
Inoltre, la nozione di salvezza, nel mondo greco, aveva una forte connotazione individualistica e fisica, mentre la nozione neotestamentaria, ereditata dall'Antico Testamento, aveva un'ampiezza collettiva e un'apertura spirituale.
Col tempo, però, il rischio di ambiguità scomparve e le lettere pastorali e la seconda lettera di Pietro utilizzano spesso il titolo di salvatore applicandolo sia a Dio che a Cristo.94
Nella vita pubblica di Gesù, la forza della salvezza che si trova in lui non si manifesta soltanto sul piano spirituale, come in Lc 19,9-10, ma anche - e spesso - sul piano corporale.
Gesù salva i malati guarendoli.95
Egli osserva: « La tua fede ti ha salvato ».96
I suoi discepoli lo implorano di salvarli dal pericolo ed egli li salva.97
Libera perfino dalla morte.98
Quando è sulla croce i suoi avversari gli ricordano, deridendolo, che « ha salvato gli altri » e lo sfidano a « salvare se stesso scendendo dalla croce ».99
Ma Gesù rifiuta per se stesso questo genere di salvezza, perché è venuto per « dare la propria vita in riscatto ( lytron: strumento di liberazione ) per molti.100
Alcuni avrebbero voluto fare di lui un liberatore nazionale,101 ma egli aveva rifiutato.
La salvezza che egli arrecava era di tutt'altro genere.
La relazione tra la salvezza e il popolo ebraico diventa l'oggetto esplicito della riflessione teologica di Giovanni: « La salvezza viene dai Giudei » ( Gv 4,22 ).
Questa affermazione di Gesù si situa in un contesto di opposizione tra il culto ebraico e il culto samaritano, opposizione che sarà superata di fatto dall'instaurazione di un'adorazione « in spirito e verità » ( Gv 4,23 ).
Alla fine dell'episodio, i samaritani riconoscono che Gesù è « il salvatore del mondo » ( Gv 4,42 ).
Il titolo di salvatore è attribuito in modo speciale a Gesù risorto, perché, con la risurrezione, « Dio lo ha innalzato con la sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele la conversione e il perdono dei peccati » ( At 5,31 ).
La prospettiva è escatologica.
« Salvatevi », dice Pietro, « da questa generazione perversa » ( At 2,40 ) e Paolo presenta Gesù risorto, ai pagani convertiti, come « colui che ci libera dall'ira ventura » ( 1 Ts 1,10 ).
« Giustificati ora per il suo sangue, a maggior ragione saremo salvati dall'ira per mezzo di lui » ( Rm 5,9 ).
Questa salvezza era promessa al popolo d'Israele, ma anche le « nazioni » possono ora parteciparvi, perché il vangelo è « una potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco ».102
La speranza di salvezza, che si esprime così spesso e con tanta forza nell'Antico Testamento, trova il suo compimento nel Nuovo.
Indice |
83 | Es 15,1-10.20-21; Sal 106,9-11; Sal 114,1-5; Sal 136,13-15 |
84 | Dt 26,6-9; cf Dt 6,21-23 |
85 | Gdc 2,11-22;
Gdc 3,9.15;
2 Re 13,5;
Ne 9,27. Il titolo di Salvatore è dato a Dio in 2 Sam 22,3; Is 43,3; Is 45,15; Is 60,16 e in altri testi |
86 | Is 41,14; Is 43,14; Is 44,6.24; Is 47,4; Is 48,17; Is 49,7.26; Is 54,5.8 |
87 | Is 60,10-12; Is 35,9-10 |
88 | Sal 7,2; Sal 22,21-22; Sal 26,11; Sal 31,16; Sal 44,27; Sal 118,25; Sal 119,134 |
89 | Sal 34,5; Sal 66,19; Sal 56,14; Sal 71,23 |
90 | 2 Mac 7,9.11.14.23.29 |
91 | Lc 1,69.71.74.77 |
92 | Nei Settanta, lytrōtēs ricorre solo due volte; è un titolo dato a Dio: Sal 19,14; Sal 78,35 |
93 | Applicato a Dio, questo titolo si trova solo una volta nei vangeli ( Lc 1,47 ) e mai negli Atti degli apostoli né nelle lettere autentiche di Paolo; applicato a Gesù, due volte nei vangeli ( Lc 2,11; Gv 4,42 ), due volte negli Atti ( At 5,31; At 13,23 ) e una volta nelle lettere autentiche di Paolo ( Fil 3,20 ) |
94 | La prima lettera a Timoteo applica il titolo solo a Dio, 3 volte (
1 Tm 1,1;
1 Tm 2,3;
1 Tm 4,10 ); la seconda solo a Cristo, una volta (
2 Tm 1,10 ); la lettera a Tito lo applica tre volte a Dio (
Tt 1,3;
Tt 2,10;
Tt 3,4 ) e tre volte a Cristo (
Tt 1,4;
Tt 2,13;
Tt 3,6 ). La seconda lettera di Pietro l'applica solo a Cristo, accompagnato, eccetto la prima volta, dal titolo di Signore ( 2 Pt 1,1.11; 2 Pt 2,20; 2 Pt 3,2.18 ) |
95 | Mc 5,23.28.34; Mc 6,56 |
96 | Mt 9,22 e par.; Mc 10,52; Lc 17,19; Lc 18,42 |
97 | Mt 8,25-26 e par.; Mt 14,30-31 |
98 | Mt 9,18-26 e par.; Lc 7,11-17; Gv 11,38-44 |
99 | Mt 27,39-44 e par.; Lc 23,39 |
100 | Mt 20,28; Mc 10,45 |
101 | Gv 6,15; Lc 24,21; At 1,6 |
102 | Rm 1,16; cf Rm 10,9-13; Rm 15,8-12 |