Contro Fausto manicheo |
Fausto. Perché non accogliete Mosè, dal momento che Cristo dice: Mosè ha scritto di me; e: Se credeste a Mosè, credereste anche a me? ( Gv 5,46 )
Ma io vorrei che non solo Mosè avesse scritto di Cristo, ma anche tutti i profeti dei Giudei e dei Gentili.
Quale danno si sarebbe arrecato alla nostra fede, infatti ( o non sarebbe stato utile piuttosto ), se avessimo colto testimonianze di Dio nostro che si accordano e si corrispondono in ogni punto?
Giacché anche allora avremmo avuto la libertà, fermo restando l'odio e la condanna di superstizione contro quelli, di trarre da loro soltanto le profezie su Cristo.
Pertanto non può essermi nocivo se anche Mosè, sebbene non conosca Cristo, sembri aver scritto qualcosa su di lui.
Ciascun uomo non avrebbe forse desiderato raccogliere un fiore da ogni pianta spinosa, un frutto da ogni erba, miele da ogni mosca, anche se non usiamo né mosche, né erba come nutrimento, né spine nell'ornamento di una corona?
Non avrebbe voluto ciascuno che una perla nascesse in ogni abisso, gemme in ogni terra, frutti in ogni foresta?
In altri termini: se non reca danno mangiare il pesce del mare, ma berne l'acqua sì, e se gli uomini sanno rigettare ciò che è nocivo una volta preso ciò che è utile; non saremmo stati liberi, dopo aver respinto i riti di ciascuna religione, se fossero stati inutili per noi, di accogliere da essa solo le profezie su Cristo?
E questo non sarebbe servito ad ingannarci e ridurci all'obbedienza: poiché neppure agli spiriti immondi giovò per non essere detestati da noi, anche se ammettevano loro stessi che Gesù era figlio di Dio con convinzione e apertamente. ( Mt 8,29 )
Perciò se pure Mosè, secondo questa testimonianza, scrisse qualcosa su Cristo, lo accoglierò: ma così che non gli giovi a farmi prigioniero della sua legge, che non trovo affatto distante dal paganesimo.
Perciò non c'è ragione, da parte tua, di pensare che non sarei per niente contento se fosse provato che ogni spirito ha profetizzato su Cristo.
Ti sarò davvero grato se, come mostri che Cristo attesta che Mosè ha scritto di lui, così spieghi anche quali siano mai le cose che scrisse.
Infatti avendo esaminato con cura le sue Scritture, come è stato ordinato, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo, o perché non ve n'è alcuna, o perché io stesso non ho saputo intendere.
Di conseguenza, divenuto preda di una grande inquietudine, la ragione mi costringeva ad un'alternativa: o questo capitolo affermava il falso, o Gesù mentiva.
Ma credere che Dio mentisse era senza dubbio contrario alla pietà.
Mi sembrò più giusto, dunque, attribuire falsità agli scrittori, piuttosto che una menzogna all'autore della verità.
Dal momento che udivo proprio lui dire che ladri e briganti erano stati tutti coloro che erano venuti prima di lui; ( Gv 10,8 ) da questo giudizio mi accorgo che è colpito primo fra tutti Mosè.
E quando i Giudei, sdegnandosi, gridavano a lui che affermava la sua maestà, laddove chiama se stesso luce del mondo: Poiché tu dai testimonianza di te stesso la tua testimonianza non è vera, vedo che egli non ha proseguito in questa direzione, quando soprattutto il momento esigeva che dicesse che Mosè aveva profetato su di lui.
Ma come se non fosse a conoscenza del fatto e come se non avesse nessuna testimonianza dei loro padri, rispose: Sicuramente nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera.
Sono io che do testimonianza di me stesso; ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza. ( Gv 8, 13.17-18 )
Richiamando alla loro memoria ciò che tutti avevano udito dal cielo: Questi è il Figlio mio prediletto, credetegli. ( Mt 3,17; Lc 9,35 )
E così pure non mi sembra verosimile che i Giudei avessero potuto tacere quando Cristo disse che Mosè aveva scritto di lui, tanto da non chiedere subito, com'è naturale per i maligni e gli astuti, che cosa fosse mai quello che riteneva fosse stato scritto da Mosè su di lui.
Ma anche questo loro tacere da ogni parte non significa, tuttavia, che Gesù non abbia detto niente di simile.
Sebbene, dunque, anche questi argomenti non sembrino insignificanti nel confermare il sospetto della falsità di questo capitolo, tuttavia resto più di quell'idea poiché, come dissi, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mosè, non vi ho trovato nessuna profezia su Cristo.
Ora, tuttavia, avendo trovato te come lettore con un'intuizione migliore, credo che conseguirò qualche risultato e ammetto che ti ringrazierò se non deluderai per malevolenza la speranza di un progresso nel sapere, che l'arditezza del tuo rimprovero mi preannuncia.
Indicami, invece, se c'è qualcosa che, mentre leggevo per caso, mi è sfuggito, riguardo a Dio e al Signore nostro, accennato nella scrittura di Mosè.
E non dire, ti prego, come sono soliti gli ignoranti, che questo solo deve bastare per credere: Cristo ha detto che Mosè ha scritto di lui.
Non voglio che ti rivolga a me, infatti, ora: la mia professione mi ha obbligato a credere, cosicché non posso non credere a colui di cui sono seguace; ma supponi di aver a che fare con un Giudeo, con i Gentili: quando avremo detto loro che Mosè ha scritto di Cristo avranno intenzione di chiedere delle prove.
Che cosa presenteremo? Forse potremo dire: " l'ha detto Cristo! ", cui ancora non credono affatto?
Sicuramente sarà necessario che mostriamo loro cosa abbia scritto.
Dunque che cosa mostreremo? Forse ciò che siete soliti mostrare voi, il punto in cui Dio suo parla a Mosè dicendo: Susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli, pari a te? ( Dt 18, 15.18 )
Ma che senza dubbio questo non si riferisca affatto a Cristo non è ignoto ad un Giudeo, né a noi è utile crederlo: poiché Cristo non è un profeta, né un profeta simile a Mosè, dal momento che quello è stato un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello è nato da un'unione, questi secondo te da una vergine, secondo me certo non da una vergine; quello, sdegnatosi il suo Dio, viene ucciso sul monte, ( Dt 34,5 ) questi, piacendo sommamente al Padre, patisce volontariamente. ( Gv 10,18 )
Come sarà, dunque, un profeta simile a Mosè? Sicuramente subito un Giudeo o si prenderà gioco della nostra ignoranza o ci accuserà di menzogna.
O forse gli porgeremo quel che di solito, parimenti, esibite: Vedranno la sua vita come sospesa e non crederanno alla sua vita? ( Dt 28,66 )
A cui voi aggiungete " sul legno ", poiché non c'è.
Ma niente è così evidente come provare che anche questo non si riferisce affatto a Cristo.
Infatti tra le orribili maledizioni che scagliò sul suo popolo, se si fosse ribellato alla sua legge, aggiunse anche questo: disse che sarebbe divenuto prigioniero dei suoi nemici e che avrebbe meditato sulla sua fine giorno e notte, così da non aver fiducia nella sua stessa vita, di cui avrebbe ottenuto grazia dai vincitori.
Tale vita, per l'incertezza, sarebbe stata sospesa, trepidante e sempre agitata sotto la minaccia della spada.
Neanche questo versetto, pertanto, si riferisce a Cristo: se ne debbono cercare altri. Infatti a malapena, davvero, potrei credere che riteniate riferito a Cristo che ogni uomo sospeso sul legno è maledetto; ( Dt 21,23 ) o quell'altra affermazione: che deve essere messo a morte quel profeta o quel capo del popolo che volesse allontanarli dal loro Dio o invalidare qualcuno dei comandi. ( Dt 13,5 )
Io certo non posso negare del tutto che Cristo lo abbia fatto.
Ma tu, al contrario, non potrai ammettere che queste cose sono state chiaramente scritte su di lui.
Se così fosse, dovremmo incominciare di nuovo ad esaminare anche in quale spirito Mosè abbia profetizzato, al punto da maledire Cristo o ordinare che venisse ucciso.
Se infatti ebbe lo spirito di Dio non disse queste cose riguardo a Cristo; se disse queste cose riguardo a Cristo non ebbe lo spirito di Dio.
Poiché uno spirito divino non avrebbe maledetto Cristo o non avrebbe ordinato che venisse ucciso.
Dunque per sottrarre Mosè da questo crimine, ammettete - è necessario - che non abbia scritto affatto queste cose su Cristo.
Che se non ha scritto queste cose su Cristo, o ne presenterete delle altre o non ce ne sarà alcuna.
Se non ce ne sarà alcuna, Cristo non poté sostenere ciò che non c'è in nessun luogo.
Di conseguenza se Cristo non avesse sostenuto questo, quel capitolo risulterebbe evidentemente falso.
Ma neppure quanto segue, naturalmente, è verosimile: Se credeste a Mosè credereste anche a me. ( Gv 5,46 )
Poiché molto dissimili e differenti sono l'insegnamento di Mosè e di Cristo, cosicché se i Giudei credessero ad uno di loro inevitabilmente dovrebbero rifiutare l'altro.
Infatti Mosè, insegna anzitutto che di sabato ci si deve astenere da ogni lavoro ed adduce come motivo di tale obbligo che Dio, quando ha creato il mondo e tutte le cose che vi sono, vi ha atteso per sei giorni, ma poi nel settimo, cioè sabato, ha cessato.
E perciò lo ha benedetto, cioè lo ha santificato, come porto della sua quiete, ed ha dato una legge in aggiunta: che chi lo profanasse venisse messo a morte. ( Es 20,8-11; Es 31,13-17 )
Questo, dunque, i Giudei credevano fortemente per insegnamento di Mosè; e perciò ritenevano che a Cristo non dovessero essere rivolti neppure gli orecchi quando affermava che Dio sempre opera né ha stabilito per sé alcun giorno di riposo, perché la virtù è perpetua e instancabile; ed appunto per questo egli mai deve smettere, neppure di sabato.
Dice infatti: Il Padre mio opera sempre ed anch'io opero. ( Gv 5,17; Gv 9,4 )
Parimenti Mosè considera tra le cose sacre e gradite a Dio la circoncisione della carne ed ordina che ogni membro maschile sia circonciso della carne del suo prepuzio; e spiega che questo è un segno necessario di quella alleanza che il suo Dio ha stabilito nei confronti di Abramo, e afferma che ogni maschio che non lo abbia avuto sarà eliminato dalla sua tribù e non parteciperà dell'eredità che è stata promessa ad Abramo e alla sua discendenza. ( Gen 17,9-14 )
E questo, dunque, i Giudei credevano fortemente su attestazione di Mosè; e pertanto non potevano aver fede in Cristo che annullava la validità di quelle parole e che inoltre affermava con certezza che diventava doppiamente figlio della Geenna colui che fosse stato circonciso. ( Mt 23,15 )
Parimenti Mosè fa una rapida distinzione delle carni da mangiare e tra pesci, uccelli e quadrupedi si pone come arbitro della misura di chi gozzoviglia; e ordina che alcuni animali siano mangiati come mondi, ma altri non siano neppure toccati, come immondi.
Di essi vieta il porco e la lepre e quei pesci privi di squame o quei quadrupedi che non hanno l'unghia divisa da una fessura né ruminano. ( Dt 14,3-20 )
E queste cose, dunque, i Giudei credettero fermamente, sulla base di quanto scriveva Mosè: e perciò non potevano credere a Cristo che insegnava che non c'è distinzione nei cibi e che faceva allontanare i suoi discepoli da ogni cosa nell'intimo, tuttavia concedeva pubblicamente ai profani tutti i cibi possibili e affermava che non li contaminava niente di ciò che entrava nella bocca, poiché solo ciò che esce impudentemente dalla bocca contamina l'uomo. ( Mt 15,11-20 )
Non c'è nessuno che non sappia che Gesù stabiliva come dogma queste e molte altre cose contrarie a quelle dette da Mosè.
Poiché sarebbe lungo scorrerle una per una ne illustrerò una per tutte, cioè che grandissimo è il numero di eresie cristiane e, cosa evidente, i Cattolici non si curano di osservare niente di ciò che scrive Mosè.
Se questo non deriva da qualche errore ma dall'insegnamento vero di Cristo e dei suoi discepoli, è necessario ammettere senz'altro da parte vostra che Gesù e Mosè hanno insegnato cose reciprocamente contrarie: e perciò Cristo non fu creduto dai Giudei, perché volevano prestar fede a Mosè.
Dove, dunque, non sarebbe falso che Gesù ha detto loro Se credeste a Mosè credereste anche a me ( Gv 5,46 ) quando è molto evidente che essi non credettero maggiormente a Gesù per la ragione che credevano a Mosè; invece avrebbero potuto prestar fede a Cristo se avessero cessato di credere a Mosè?
Tuttavia - come dissi - ti prego: spiegami dove Mosè ha scritto qualcosa riguardo a Cristo.
" Se sei cristiano, credi a Cristo quando dice che Mosè ha scritto riguardo a lui.
Se non credi, non sei cristiano ".
Non vale nulla ed è sempre debole questa risposta di coloro che non hanno nessuna spiegazione.
Quanto avresti fatto meglio, perciò, se l'avessi ammesso semplicemente?
E tuttavia avresti potuto certamente dire questo a me che, sai, ritengo necessario credere a motivo dell'obbligo religioso per il quale servo Cristo.
È lecito ancora chiedersi se questa sia una testimonianza di Cristo - tale da credersi assolutamente - oppure di colui che scrive, così da dover essere esaminata con sollecitudine.
Se non crediamo alle menzogne, da questo lato non offendiamo Cristo, ma i falsari.
Tuttavia in qualunque modo questo potrà essere messo davanti ai Cristiani; che cosa faremo, invece, riguardo a quelli di cui ti ho parlato, cioè il giudeo e il pagano, ai quali non possiamo dire: " Se sei cristiano, credi, se non credi non sei cristiano "?
Per quanto, dire questo ad un cristiano non sarebbe neanche del tutto opportuno, dal momento che Cristo non ha respinto l'apostolo Tommaso che dubitava di lui; ma per curare le ferite del suo animo gli mostra le cicatrici del suo corpo.
Non gli ha detto: " Se sei mio discepolo credi, se non credi non sei mio discepolo ".
Di' questo a me che dubito non di Cristo ma se l'affermazione sia sua o se sia stata introdotta furtivamente.
D'altra parte, dici, chiama beati quelli che non videro e credettero. ( Gv 20, 27.29 )
Se ritieni che questo sia stato detto affinché crediamo ogni cosa senza riflessione e giudizio, sii tu più beato senza consapevolezza, io, per me, sarò contento di aver ascoltato beato con la facoltà di riflettere.
Agostino. Astutamente, senza dubbio, se trovassi qualche profezia di Mosè su Cristo, ti dichiari pronto ad accoglierla come faresti con un pesce dal mare, rigettando l'acqua stessa da dove il pesce è preso.
Ma poiché tutto ciò che Mosè ha scritto è su Cristo, cioè riguarda interamente Cristo, sia che lo preannunci con cose, fatti e parole figurati, sia che raccomandi la sua grazia e la sua gloria, tu che hai creduto al Cristo inventato e falso derivato dagli scritti di Manicheo non vuoi credere a Mosè come non vuoi mangiare il pesce.
Ma, in verità, questo è importante: che attacchi ostilmente Mosè, mentre lodi in modo ingannevole un pesce.
Se infatti non è nocivo mangiare un pesce del mare, come hai detto tu stesso, perché predicate che egli vi è nocivo, cosicché se non si presenta un'altra esca vi consumate per la fame prima di nutrirvi del pesce?
Se ogni carne è immonda, come dite, e in ogni acqua e in ogni erba è contenuta quella misera vita del dio vostro, che deve essere purificata attraverso il vostro nutrimento, perché la tua detestabile superstizione ti costringe a gettare il pesce che hai lodato e a bere l'acqua del mare e a mangiare le spine che hai criticato?
Quanto al fatto, poi, che hai anche paragonato il servo di Dio ai demoni, ( Mt 8,29 ) - affinché, se si potesse trovare qualcosa nei suoi libri che preannunci Cristo, anche costui sia trattato come si comportarono quelli, pur riconoscendolo -, egli non rigetta certo con sdegno l'insulto rivolto al suo Signore.
Se infatti è stato chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i membri della sua famiglia? ( Mt 10,25 )
Ma voi guardate da chi avete imparato queste cose, che sono certo più empi di quelli che insultarono il Signore a quel modo.
Quelli infatti non credevano che egli fosse Cristo e perciò lo ritenevano menzognero: voi, invece, non ritenete vera se non la dottrina che osa predicare che Cristo è menzognero.
Da dove nasce, poi, la tua impressione che la legge di Mosè non sia lontana dal paganesimo?
Forse perché raccomanda il tempio, il sacrificio, l'altare, il sacerdote?
Ma tutti questi nomi si trovano anche nel Nuovo Testamento.
Dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere; ( Gv 2,19 ) e Se presenti la tua offerta sull'altare; ( Mt 5,24 ) e Va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro. ( Mt 8,4 )
Di cosa, poi, queste siano state le figure, in parte lo spiega il Signore stesso, quando paragona il tempio del suo corpo a quel tempio; in parte lo conosciamo attraverso la dottrina apostolica: Perché è santo il tempio di Dio, dice l'Apostolo, che siete voi; ( 1 Cor 3,17 ) e Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, ( Rm 12,1 ) ed altro di questo genere.
Perciò tutto questo avvenne come esempio per noi, ( 1 Cor 10,6 ) come egli stesso dice, e deve sempre essere richiamato alla memoria: perché non era offerto ai demoni ma all'unico vero Dio, che fece il cielo e la terra; non come ad uno bisognoso di tali offerte, ma a colui che distingueva i tempi e ordinava le cose presenti, attraverso le quali alludeva a quelle future.
Voi, invece, che per traviare ed ingannare i cristiani ignoranti e imperfetti fingete di detestare il paganesimo, indicateci libri cristiani autorevoli nei quali sia comandato di venerare ed adorare il sole e la luna.
Il vostro errore, piuttosto, è simile al paganesimo: dal momento che non venerate Cristo ( ma non so cosa col nome di Cristo, che vi siete plasmati inventandolo ) e adorate dèi visibili in questo cielo visibile ed innumerevoli altri falsi.
Per quei fantasmi, sorta di vani e infondati simulacri, non avete fabbricato dei tempietti, ma avete fatto dei vostri cuori dei templi.
Pretendi da me che io mostri quali cose abbia scritto Mosè su Cristo.
Già molte sono state indicate più sopra, ma chi potrebbe indicarle tutte?
Soprattutto perché, se ne cito alcune, questo perverso sembra pronto o a tentare di capovolgerle in un altro significato, oppure a dire, se fosse schiacciato dall'evidenza di una verità troppo lampante, che egli le prende come un pesce delizioso dal mare salato; che perciò non è necessario che egli sia costretto a bere tutta la Scrittura di Mosè come l'acqua marina.
Perciò ritengo sia sufficiente dimostrare, per questa opera, che proprio quelle cose che ha tratto dalla scrittura della legge ebraica per criticarle, si riferiscono all'annunzio di Cristo, se si comprendono nella maniera corretta.
Da ciò apparirebbe sufficientemente che molto di più le altre, o proclamate subito o esaminate a fondo con diligenza ed esattezza, si riferiscono alla fede cristiana.
Se l'avversario mette davanti quelle da deridere e da condannare, proprio con quelle sia vinto colui che deve essere condannato dalla verità cristiana.
Perciò, o pieno di ogni falsità, quando il Signore dice nel Vangelo: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto, ( Gv 5,46 ) non c'è ragione che ti finga grandemente perplesso e sembri costretto da una delle due parti, o a dichiarare falso questo capitolo, o Gesù un bugiardo.
Come infatti questo capitolo è vero, così anche Gesù è veritiero. Dice: " Mi è sembrato più giusto attribuire falsità agli scrittori piuttosto che una menzogna all'autore della verità ".
Davvero credi Cristo autore della verità, tu che lo dichiari simulatore della carne, della morte, delle ferite, delle cicatrici?
Mostrami da dove hai appreso che Cristo è l'autore della verità, se osi attribuire falsità a coloro che scrissero su di lui, l'autorità dei quali si è divulgata grazie ad un fresco ricordo raccomandato e reso durevole presso i posteri!
Poiché non hai visto Cristo, né ha parlato con te come con gli apostoli, né ti ha chiamato dal cielo, come Saulo. ( At 9,3-7 )
Che cosa possiamo pensare di lui, che cosa possiamo credere se non ciò che attesta la Scrittura?
D'altra parte se è bugiardo il Vangelo divulgato e noto a tutte le genti e collocato al colmo della sacralità dall'inizio della predicazione del nome di Cristo in tutte le Chiese, quale scritto si può tirar fuori, al quale si dovrebbe prestar fede a proposito di Cristo?
Se la notizia tanto importante del Vangelo è messa in dubbio, quale scritto potrai tirar fuori che non potrebbe dichiarare inventato chi non vuol credere?
Poi soggiungi che tu stesso lo hai sentito dire che sono stati ladri e briganti tutti coloro che vennero prima di lui. ( Gv 10,8 )
Dove hai sentito che lo diceva, se non nel Vangelo?
Ma se un altro sostiene che questo che credi dal Vangelo così da dire che è come se l'avessi udito dalla bocca del Signore è falso, e nega che Cristo lo abbia detto, dove andrai? cosa farai? non annuncerai l'autorità del Vangelo con tutte le forze?
Misero! Lì dove hai appreso ciò che credi così da dire di averlo udito da Cristo stesso, c'è scritto ciò che non vuoi credere!
Ecco, noi crediamo all'uno e all'altro, perché crediamo nel santo Evangelo dove sono state scritti entrambi: che Mosè ha scritto su Cristo e che tutti coloro che vennero prima di Cristo furono ladri e briganti.
Che vennero prima di lui vuole che si intenda che non sono stati mandati.
Infatti i mandati, come Mosè e i santi profeti, vennero con lui, non prima di lui, poiché non vollero precederlo con superbia, ma lo portarono umilmente, dato che parlava attraverso di loro.
Voi invece, che interpretate così queste parole del Signore, secondo il vostro significato date a conoscere sufficientemente che non avete nessun profeta che abbia predetto la venuta di Cristo: perciò ve lo siete plasmato come avete voluto.
Infatti se alcuni dei vostri - ai quali non si deve certo credere poiché li avete tirati fuori proprio voi -; tuttavia se alcuni - osate dire - hanno predetto che Cristo sarebbe venuto con falsa carne, avrebbe patito con una falsa morte, avrebbe mostrato false cicatrici ai discepoli dubbiosi: quanto sono da detestare e da evitare proprio per queste affermazioni e quanto non possono essere veritieri!
Costoro ammettono Cristo sulla base di una menzogna.
Per non dire - come avevo cominciato - che secondo quella vostra interpretazione furono ladri e briganti poiché vennero prima di Cristo quanti predicarono che sarebbe venuto in qualunque maniera.
Inoltre, se quella interpretazione è vera, come si dice che prima di Cristo sono venuti quelli che non vollero venire con lui, cioè col Verbo di Dio, ma non avendoli mandati Dio raccontarono agli uomini le loro falsità, anche voi, sebbene nati in questo mondo dopo la passione e resurrezione di Cristo, siete ladri e briganti; poiché prima che egli vi illuminasse per predicare la sua verità, siete voluti venire prima di lui, per spargere la vostra falsità.
Il Signore consacrò molti testimoni che lo profetizzassero, tra cui Mosè.
In quel luogo, poi, dove gli fu detto dai Giudei: Tu dài testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera, ( Gv 8,13 ) non è strano il tuo non aver notato che continuasse, parlando della profezia di Mosè su di sé: infatti non hai l'occhio della fede, con cui poter vedere.
Ecco quello che rispose loro: In realtà nella vostra legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza: ( Gv 8,17-18 ) cos'altro rivela a chi intende giustamente, se non il numero di testimoni consacrato e raccomandato nella legge con spirito profetico, affinché anche così fosse preannunziata la futura rivelazione del Padre e del Figlio, lo Spirito dei quali è in quella inseparabile Trinità lo Spirito Santo?
Perciò è stato scritto: Il fatto dovrà essere stabilito sulla parole di due o tre testimoni. ( Dt 19,15 )
In genere un solo testimone dice di solito il vero e più testimoni di solito mentono; all'inizio della fede delle genti si credette preferibilmente ad un solo apostolo che evangelizzava piuttosto che a popoli in errore dai quali egli stesso aveva subito la persecuzione.
Pertanto non senza una ragione fu consacrato in qualche modo quel numero di testimoni; e con questo il Signore rispose; con quello stesso volle anche che si intendesse che Mosè aveva profetizzato di lui.
O per caso cavillate perché non disse " nella legge di Dio ", ma nella vostra legge sta scritto?
Dove chi non riconoscerebbe la consueta espressione delle Scritture?
Disse, infatti, nella vostra legge, ( 2 Tm 2,8; Gal 1,11-12 ) data a voi, come l'Apostolo dice " suo Vangelo ", perché attesta che egli l'ha ricevuto non da un uomo ma per mezzo della rivelazione di Gesù Cristo.
O dite anche che Cristo ha negato di avere Dio come Padre ovunque non dice "Padre nostro " ma Padre vostro? ( Mt 6, 26.32 )
Ora, poi, quella voce che hai ricordato, scesa giù dal cielo: Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo, ( Mt 3,17; Mt 17,5 ) poiché non l'avete udita non credetele!
Se però le credete perché la trovate nelle sacre Scritture, lì c'è anche questa cui non volete credere riguardo a Mosè che ha scritto di Cristo.
Ve ne sono molte altre alle quali ugualmente non prestate fede: e non temete, o miseri, che un profano dica che questa voce non è risuonata affatto dal cielo!
Come voi, contro il bene del genere umano, che è offerto a tutte le genti dall'autorità evangelica, argomentate anche a vostra rovina quando dite che non si deve credere alle parole di Cristo sul fatto che Mosè abbia scritto di lui " perché se avesse detto questo i Giudei non avrebbero potuto tacere senza che subito, giacché maligni e astuti, chiedessero cosa ritenesse scritto da Mosè su di sé ", così anche l'uomo mendace e perverso potrebbe dire: " Se dal cielo quella voce fosse risuonata, tutti i Giudei che l'avevano ascoltata avrebbero creduto "!
Perché dunque non considerate, o pazzi, che come poté accadere che anche dopo quella voce celeste restò salda l'incredulità dei Giudei, così è potuto accadere che di fronte alle parole di Cristo non chiesero affatto che cosa Mosè avesse scritto di lui, temendo piuttosto, con maligna astuzia, di udire di che essere confutati?
Anche Fausto si accorge che questa argomentazione non solo è sacrilega rispetto alla santità evangelica, ma anche fiacca e debole; e concentra piuttosto tutta la sua attenzione - e dice di farsi valere di più - sul fatto che, pur avendo esaminato tutta la scrittura di Mosè, non vi ha trovato nessuna profezia su Cristo.
Gli rispondo prontamente che non capisce; e se qualcuno chiedesse perché non capisce risponderò: perché legge con animo ostile, avverso; poiché non esamina per sapere, ma crede di sapere ciò che non sa.
Questa presunzione di tronfia arroganza o chiude l'occhio del cuore, così da non vedere affatto; o lo distorce, cosicché vede in maniera perversa, e approva o disapprova una cosa per un'altra.
Dice: " Insegnami che cos'è che mi è sfuggito per caso, leggendo, accennato nella Scrittura di Mosè su Dio e Signore nostro ".
E qui prontamente potrei rispondere: tutto ti è sfuggito, poiché tutto egli ha scritto su Cristo.
Ma poiché non possiamo discutere ed approfondire ogni punto, in quest'opera, se potrò con l'aiuto di Dio, per te manterrò quanto affermai precedentemente, per mostrarti che sono state scritte riguardo a Cristo quelle cose che scegli per criticarle.
E chiedi persino che io non dica " come solitamente fanno gli ignoranti, che proprio questo debba essere sufficiente per credere: che Cristo ha detto che Mosè ha scritto di lui ".
Se dico questo, non lo faccio da ignorante, ma da credente; ma che non valga a convincere un Gentile o un Giudeo anch'io lo ammetto.
Però è adatto e validissimo contro di voi, che in qualche modo vi vantate del nome di cristiani; anche tu, pur avendo a lungo tergiversato, sei costretto ad ammetterlo, dicendo: "Non voglio infatti, ora, che ti dia pensiero per me.
La mia professione mi ha obbligato a credere, così che non potrei non credere a colui che seguo; ma pensa di aver a che fare con un Giudeo, con un Gentile ".
Con queste parole hai dichiarato che tu, intanto, con cui ho a che fare, poiché la tua professione ti ha obbligato a credere, sei sufficientemente convinto che Mosè scrisse di Cristo; poiché che Cristo abbia detto questo è scritto nel Vangelo, del quale non osi scuotere l'autorità tanto illustre e sacra.
Giacché quando osi farlo indirettamente, stretto dalle angustie della tua difficoltà, vedendo poi quanta rovina ti sommerge quando ti viene detto che non c'è scrittura alla quale puoi pretendere si debba credere in merito ai fatti e ai detti di Cristo, se non il Vangelo, così santamente ed ampiamente noto; e temendo che, perduto il manto del nome cristiano, rimanga la vostra nuda vanità da coprire di sputi e da detestare, ferito, di nuovo tenti di riaverti e dici che ormai la tua professione ti ha obbligato a credere a queste parole del Vangelo.
Così, intanto, prendo, ferisco, uccido te, con cui ora ho a che fare, cioè il tuo fallace errore, e ti costringo ad ammettere che Mosè scrisse su Cristo; poiché che Cristo l'abbia detto si legge nel Vangelo, cui la tua professione ti ha obbligato a credere.
Se poi mi fosse necessario disputare con un Giudeo o con un Gentile, già sopra ho mostrato in quali modi, in base alle mie piccole forze, ritengo che sarebbe opportuno comportarsi.
Né nego che siano state predette riguardo a Cristo le parole che hai scelto come se fossero facili da confutare, quando Dio dice a Mosè: Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli pari a te; ( Dt 18, 15.18 ) né le tue onorevoli ed amabili antitesi, con le quali hai voluto quasi colorire e dipingere un discorso spregevole, in alcun modo mi distolgono da questa verità di fede.
Confrontando infatti Cristo e Mosè, e desiderando dimostrarli non simili, affinché per questo sembri che non si deve intendere riferito a Cristo ciò che è stato scritto: Susciterò loro un profeta simile a te, hai posto di fronte a te molti contrari: il fatto che quello sia un uomo, questi Dio; quello un peccatore, questi santo; quello nato da un'unione, questi secondo noi da una vergine, secondo voi, invece, no; quello, offeso Dio, viene ucciso sul monte, questi, piacendo molto al Padre, soffre volontariamente.
Come se, poi, quando qualcosa si dice simile si dovesse intendere simile in ogni parte ed in ogni modo; poiché non soltanto quelle cose che sono di un'unica e medesima natura si dicono simili fra loro - come due uomini gemelli o i figli rispetto ai genitori o tutti gli uomini rispetto a tutti gli uomini, in quanto sono uomini, sono assolutamente simili, cosa che anche negli altri animali è facilissimo considerare, o nelle piante, come un'oliva si dice simile ad un'oliva, un alloro ad un alloro -; ma anche di cose di natura differente si dicono che sono molto simili, come un olivo selvatico ed un olivo, la spelta e il grano.
Parlo di cose ancora molto vicine e in relazione: infatti cosa è tanto distante dal Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose ( Gv 1,3 ) quanto una bestia ed una pietra?
E tuttavia nel Vangelo si legge: Ecco l'Agnello di Dio; ( Gv 1,29 ) e nell'Apostolo: E quella roccia era il Cristo; ( 1 Cor 10,4 ) nessuno potrebbe dirlo giustamente se non ammettesse in qualche modo una similitudine fra loro.
Che c'è dunque di strano se Cristo non ha disdegnato di diventare simile allo stesso Mosè, lui che si è fatto simile ad un agnello, e nella sua prefigurazione, per mezzo dello stesso Mosè, Dio prescrisse che fosse mangiato dal suo popolo, e il suo sangue fosse usato per la difesa della salvezza, e fosse chiamato Pasqua, ( Es 12 ) cosa che nessuno si permette di negare come adempiuta ora in Cristo?
Perciò dalle Scritture lo riconosco dissimile, dalle Scritture riconoscilo con me anche tu come simile; dissimile non in ciò per cui è simile, ma l'uno per una causa, questo per un'altra, purché tuttavia dimostri l'uno e l'altro.
Cristo non è simile all'uomo perché Dio; è stato scritto infatti di lui che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. ( Rm 9,5 )
E Cristo è simile all'uomo perché uomo; perché di lui parimenti è stato scritto: Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )
Cristo non è simile al peccatore perché sempre santo; e Cristo è simile al peccatore perché Dio mandò suo Figlio in una carne simile a quella del peccato affinché in merito al peccato condannasse il peccato nella carne. ( Rm 8,3 )
Cristo non è simile ad un uomo nato da un'unione, in quanto nacque da una vergine; ma è simile ad un uomo nato in quanto anch'egli nacque da una donna, alla quale fu detto: Colui che nascerà da te, sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. ( Lc 1,35 )
All'uomo morto per il suo peccato Cristo non è simile, in quanto morì senza peccato e per suo proprio potere; ed ancora Cristo è simile ad un uomo morto in quanto anch'egli morì di una vera morte del corpo.
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