Contro Gaudenzio vescovo donatista

Libro I

31.36 - Esame del caso di Razias

Ne consegue che anche Razias - quell'anziano del popolo, che essi si vantano di avere scoperto nei libri dei Maccabei, ( 2 Mac 14,41-46 ) come esempio da imitare in mancanza di adeguati modelli per i loro crimini - avrebbe dovuto fare ciò che fecero quei sette fratelli, come si legge negli stessi libri, seguendo le esortazioni della loro madre: ( 2 Mac 7 ) appena arrestato, avrebbe dovuto accettare, da buon fedele della legge del suo Signore, ciò che gli avrebbero inflitto, rimanendo saldo nella sofferenza e conservando la pazienza nella sua umiliazione.

Invece, non potendo tollerare l'umiliazione di essere in potere dei suoi nemici, egli diede un esempio, non certo di sapienza ma di insipienza, che potevano imitare non i martiri di Cristo, ma i circoncellioni di Donato.

Tuttavia, se consideriamo il caso con maggiore attenzione, voi non rassomigliate neppure a lui.

Costui, infatti, ormai sul punto di essere catturato dai suoi nemici, non aveva più alcuna possibilità di fuggire liberamente.

Ecco perché si trafisse con la spada, e non essendo riuscito ad uccidersi, si precipitò dall'alto delle mura.

Poi, in fin di vita, ma respirando ancora e trascinando il corpo con uno sforzo estremo, corse benché dissanguato verso una roccia scoscesa, e là, con ambedue le mani si strappò l'intestino, lo disperse e soccombette: era letteralmente assediato dalle schiere avversarie, per cui non avrebbe potuto evadere, anche se avesse potuto sopravvivere.

Voi, pertanto, che non date retta neppure al comando del Signore: Fuggite! ( Mt 10,23 ) non imitate neppure Razias che tentò di fuggire, ma non poté; voi, che vi rifiutate di ascoltare il suo precetto, neppure avete costui come modello.

E che dire del fatto, sempre secondo il vostro modo di ragionare, che questo Razias è senza alcun dubbio colpevole?

Tu, infatti, hai detto che in forza del principio evangelico, in cui dice il Signore: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole, ( Mt 26,41 ) voi vi siete rifugiati nella scorciatoia dei roghi, perché siete troppo deboli per sopportare il potere dei nemici, una volta caduti nelle loro mani.

Allora quest'uomo, che si ferì gravemente con la spada, che ferito si diresse verso le mura, che precipitò dall'alto con la testa all'ingiù, che poi fu capace di correre ancora verso una roccia, portarvisi sopra, strapparsi gli intestini, prenderli e spargerli, si può forse chiamare uno spirito pronto, ma una carne debole?

Non soltanto egli fece mostra di uno spirito così pronto, ma anche di una carne così indomita che a stento si può credere che egli abbia potuto volere ciò che fece e abbia trovato la forza per farlo.

Pertanto vi conviene di non amare più quest'uomo, che sconvolge con la sua fermezza tutte le ragioni della vostra debolezza.

C'è di più. Se costui, potendo e non volendo fuggire, avesse ammassato legna davanti alla sua casa e, all'avvicinarsi dei suoi nemici per essere catturato, avesse appiccato il fuoco alla legna bruciandosi vivo con la sua casa, allora sì, egli vi sarebbe servito come esempio, ma su di lui avrebbe attirato un grande tormento.

Adesso, invece, dato che gli era preclusa la fuga, probabilmente è meno colpevole di avere versato il proprio sangue dandosi la morte, che il nemico stava già per dargli dopo averlo catturato.

31.37 - In che senso Razias è lodato dalle Scritture. Il contenuto delle Scritture non sempre è proposto alla imitazione

" Però, in realtà, l'autorità delle sante Scritture ha lodato Razias ".

In che senso lo ha lodato? Perché amò la sua città. ( 2 Mac 14,37 )

Egli poté amarla anche secondo la carne, amando cioè la città della Gerusalemme terrena, che è schiava con i suoi figli, non quella celeste, che è libera ed è nostra madre. ( Gal 4,25 )

Egli è stato lodato per aver fedelmente perseverato nel giudaismo. ( 2 Mac 14,38 )

Ma questo, come dice l'Apostolo, se paragonato alla giustizia cristiana, è da considerarsi piuttosto perdita e spazzatura. ( Fil 3,8 )

Egli è stato lodato perché era chiamato padre dei Giudei.

Questo fatto spiega perché lui non poteva, da uomo qual era, sopportare l'umiliazione e preferì morire anziché cadere nelle mani dei suoi nemici.

Si è detto di lui che scelse di morire con nobiltà.

Meglio se avesse voluto morire umilmente, perché così sarebbe stato utile.

Con queste parole la storia dei popoli è solita esaltare, in particolare, gli eroi di questo secolo, non i martiri di Cristo.

Infatti si dice che egli compì un gesto virile gettandosi dall'alto delle mura fra le schiere dei soldati: neppure noi sosteniamo che egli fece un gesto da femminuccia.

Voi invece, che avete ricavato tanto da questo esempio, avete insegnato anche alle vostre donne a fare altrettanto; dobbiamo comunque confessare che esse lo posero in esecuzione non con spirito da femminucce, bensì virilmente, anche se senza alcun profitto per la loro salvezza, perché non conforme alla fede.

Infine, ivi è detto che egli invocò il dominatore della vita e dello spirito, affinché un giorno glieli restituisse di nuovo, appunto la vita e lo spirito: neppure in quel momento egli domandò ciò che distingue i buoni dai cattivi.

Dio, in effetti, restituirà questi beni anche a coloro che si sono comportati male, non con una risurrezione per la vita eterna, ma con una risurrezione per l'eterna condanna.

Pertanto questo Razias fu lodato di essere l'amico della città, molto ben visto da tutti, cioè molto stimato, tanto da essere chiamato padre dei Giudei, e perché perseverò nel giudaismo.

Quanto alla sua morte, davvero mirabile ma non eccellente per saggezza, la Scrittura la riferisce così come si è svolta, ma non l'ha lodata come un esempio da imitare.

A noi spetta il compito, secondo l'avvertimento dell'Apostolo, di provare tutto, ritenere ciò che è buono e astenerci da ogni specie di male. ( 1 Ts 5,21-22 )

31.38 - L'autorità del libro dei Maccabei. Ammonimento dell'esempio di Razias

Ed è proprio questa Scrittura, denominata dei Maccabei, che i Giudei non mettono sullo stesso piano della Legge, dei Profeti e dei Salmi, ai quali il Signore rende testimonianza come a suoi propri testimoni dicendo: Dovevano compiersi tutte le cose scritte su di me nella Legge, nei Profeti e nei Salmi. ( Lc 24,44 )

Ma la Chiesa li ha ricevuti non senza utilità, se li si legge o ascolta con prudenza, soprattutto in considerazione della storia di questi Maccabei che, da autentici martiri, hanno subìto per la legge di Dio un trattamento così indegno e orribile da parte dei loro persecutori, per cui anche in essi il popolo cristiano avverte che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi, ( Rm 8,18 ) per i quali Cristo è morto; tenendo presente che essi sopportarono con inalterabile pazienza tali supplizi per la legge che Dio diede a questi uomini attraverso il suo servo, per i quali non aveva ancora consegnato il proprio Figlio.

D'altra parte, proprio la storia di Razias contiene elementi utili per chi la legge, non solo perché la mente si eserciti a giudicare rettamente ciò che legge, ma anche perché l'animo umano, e tanto più quello cristiano, possa avvertire quante fatiche si debbano sopportare da parte dei nemici con l'ardore della carità, se costui soffrì tanto con le sue stesse mani per timore dell'umiliazione.

Ora, l'ardore della carità discende dalle sublimi altezze della grazia divina, mentre il timore dell'umiliazione procede dall'amore delle lodi umane; e così, quello combatte con la pazienza, questo invece pecca per impazienza.

Quanto, dunque, leggiamo nelle Scritture che è compiuto dagli uomini, compresi quelli che sono stati lodati dalla testimonianza di Dio, non dobbiamo approvarlo con un consenso incondizionato; dobbiamo invece discernerlo con la dovuta ponderazione, non basandoci certamente sul criterio della nostra autorità, ma su quella delle Scritture divine e sante.

Esse non ci permettono di imitare o lodare in blocco neppure le azioni di quegli uomini, cui viene tributata una buona e aperta testimonianza, se tutto ciò non è stato fatto da loro secondo giustizia o non è compatibile con i nostri tempi.

Ma, che bisogno c'è di discutere in questo momento sui comportamenti che allora erano corretti e adesso non lo sono più?

Qui si tratta di un'azione - appunto quella di darsi la morte, soprattutto quando uno si vede offrire la possibilità di vivere o, piuttosto, è costretto a vivere - la quale rientra in quei fatti che non poterono mai essere retti né hanno potuto esserlo, in base a quanto abbiamo già dimostrato sufficientemente!

31.39 - Il gesto di Sansone è da attribuirsi allo Spirito di Dio

Pertanto, qualunque sia l'interpretazione che voi date all'elogio della vita di Razias, la sua morte non ha in sé la lode della sapienza, in quanto non si accompagna a una pazienza degna dei servi di Dio; piuttosto gli si attaglia quella parola della sapienza, che non è di lode ma di condanna: Guai a coloro che hanno perduto la pazienza. ( Sir 2,16 )

In effetti, se voi credete di poter imitare tutte le azioni dei personaggi encomiati, forse questo Razias è migliore di Davide?

Perché allora nessun uomo buono si propone di imitare il suo gesto di desiderare la moglie di un altro e di uccidere il marito di lei, ( 2 Sam 11 ) ma piuttosto lo vede come qualcosa da cui guardarsi e da evitare?

Razias è forse migliore di Salomone?

Trovate, dunque, che sia onesto presentare come modello da imitare la sua passione per le donne, che lo sedussero a tal punto da fargli elevare templi agli idoli? ( 1 Re 11 )

Razias è forse migliore dell'apostolo Pietro, che quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, ( Mt 16,16 ) fu proclamato dal Signore così beato, che meritò di ricevere le chiavi del regno dei cieli?

Eppure, nessuno lo reputa degno di essere imitato in quel frangente, che gli valse subito dopo questa reprimenda: Lungi da me, Satana; tu non hai il senso delle cose di Dio, ma degli uomini. ( Mt 16,23 )

Passerò sopra a ciò che la santa Scrittura della Chiesa ha rimproverato in termini più che espliciti, e menzionerò soltanto i fatti che in essa sono narrati e registrati senza che sia espresso un giudizio in un senso o nell'altro, di lode o di biasimo, ma rimettendolo alla nostra valutazione.

Razias è forse migliore di Noè? Quale uomo sobrio loderà mai quell'uomo che giacque ebbro? ( Gen 9,21 )

Forse Razias è migliore del patriarca Giuda?

Chi tuttavia lo approverà, lo ammirerà, o non piuttosto giudicherà scandaloso quell'episodio di fornicazione, quando si unì non a sua nuora perché ignorava che fosse tale, ma quando entrò in casa di quella donna che considerava una meretrice? ( Gen 38 )

Razias è forse migliore di Sansone?

Avete dunque il coraggio di dire, se ve la sentite, che era proprio il caso di rivelare, per le moine di una sgualdrina, il segreto meraviglioso e divino della forza che risiedeva nella sua capigliatura?

Quanto alla morte che egli si diede insieme ai suoi nemici, quando fece rovinare la casa su di lui e su di loro, morte che ben presto avrebbe subito da parte loro, egli volle associarli ad essa perché non poteva evadere. ( Gdc 16 )

Questo certamente non fu un gesto di sua iniziativa, ma si deve attribuire allo spirito di Dio, il quale si servì di lui e gli diede, grazie alla sua presenza, ciò che non poteva fargli quando era assente.

Tale fu il caso di Abramo quando volle immolare il figlio: fu un atto di obbedienza, avendolo comandato Dio; ( Gen 22 ) se Dio non lo avesse ordinato, che cosa sarebbe stato se non un atto di demenza?

31.40 - Cipriano durante il processo dichiarò che la norma morale proibisce di esporsi

Formato da queste sante Scritture, il beato Cipriano dichiarò durante il processo che " la norma morale proibisce a chiunque di esporsi ".2

Vedete dunque quanto male voi fate volendo suicidarvi, voi che manchereste alla norma morale anche se voleste consegnarvi a quelli che desiderano darvi la morte.

Colui che chiamate Salvatore vi ordina di fuggire, il vostro persecutore vi permette di fuggire: chi seguite dunque quando perite nei vostri roghi, se non la vostra pazzia furiosa?

E tuttavia tu dici: " Non è forse questa una persecuzione, che ha causato la morte a migliaia di martiri innocenti? ".

Dimostrate in che senso siete innocenti, voi, che dividete Cristo ( 1 Cor 1,13 ) e vi date la morte!

Dimostrate che siete costretti a morire, voi, ai quali Dio ordina e l'uomo permette di fuggire!

Dimostrate come, per la scorciatoia dei roghi, voi liberate dalla contaminazione le vostre anime, che per il sacrilegio dei roghi viceversa rendete contaminatissime, offrendole in sacrificio al diavolo.

Interrogate Cristo: egli vi ordina di fuggire.

Interrogate il tribuno: egli vi permette di fuggire.

Se voi poteste interrogare anche Razias, vi risponderebbe: " Io non sono potuto fuggire ".

Dunque, voi non avete né Cristo come Salvatore, né il tribuno come persecutore, né Razias come ispiratore.

32.41 - Assurde ragioni dei Donatisti sul suicidio dei propri adepti

Per giustificare il suicidio dei vostri, tu hai dichiarato che non avevano temuto senza motivo, poiché chi cadeva nelle nostre mani o in quelle dei nostri non aveva più scampo.

Io domando: scampo a che cosa? Alla morte? Perché, allora, se la temete dai nostri, ve la procurate con le vostre mani?

Ma è evidente che voi non parlate della morte.

Infatti voi stessi sapete bene quanto noi desideriamo che voi viviate; per questo volete terrorizzarci con le vostre morti.

Perciò, se dici che nessuno dei vostri, caduto nelle nostre mani, ha potuto evitare la nostra comunione, volesse il cielo che tu dicessi la verità!

Quale felicità non poter evadere la comunione che offrono i Cattolici, per evitare la condanna che è preparata agli eretici!

Ma ciò che tu dici è falso: hai potuto constatarlo bene, almeno nel vostro Emerito.

Egli, venuto da noi, fu convinto più facilmente dalla verità che non forzato ad entrare in comunione con noi.

Vi sono anche altri, meno famosi di lui, ma non meno stolti di lui.

Chiunque infatti lo ha imitato nella sua vuota infatuazione e si è ostinato nell'errore di fronte alla verità più evidente, con una forma veramente perversa di rispetto umano, in quanto si vergogna di apparire incostante, non ha riconosciuto la comunione cattolica e se n'è andato via da noi.

Se dunque hai detto: " Chiunque è caduto nelle loro mani, non è più potuto scappare ", è perché hai pensato che questo gruppuscolo di irriducibili si ostina contro la verità più evidente e se la svigna di nascosto.

Ma, stando al vostro modo di pensare, hai inferto una gravissima ingiuria a Emerito, che ha perduto ai tuoi occhi la gloria della sua pertinacia, come se avesse preteso inutilmente di essere fra quei pochi che rifiutano di arrendersi alla verità, in quanto ha meritato di essere annoverato fra coloro che sono occulti.

Chi di noi non ti crederebbe geloso del tuo collega? Se non lo sei, imitalo!

Vieni a trovarci anche tu, come è venuto lui; ascolta ciò che diciamo, come ha fatto lui; rispondi, se puoi, a ciò che lui non ha saputo rispondere; e se non vuoi né rispondere né entrare in comunione, ritìrati come lui!

Ecco, Emerito è uscito illeso dalle nostre mani! Tu perché dici: "Chiunque è caduto nelle loro mani, non è più potuto scappare "?

Vedi che Emerito non pensò affatto che gli sarebbero mancati i luoghi ove nascondersi.

Tu perché ti prepari ad ardere? Ma non ti rendi conto che siete piuttosto voi, che non appartenete a Dio e che lottate contro Dio, non solo per quella forma di pestilenza collettiva, che vi fa resistere all'unità di Cristo, ma soprattutto perché vi date da fare con tanta sollecitudine per aggiungere altre morti a questo delitto così abominevole?

33.42 - La Chiesa cattolica non è una invenzione umana

Testo della lettera: " Ma, siccome l'ufficio di esecutore giudiziario non conviene davvero alla tua prudenza, ti prego, ascolta questi brevi rilievi.

Altra cosa, a mio avviso, è una solida verità, altra cosa è un'immagine simulata della verità.

Dato che la verità sussiste saldamente per virtù propria, l'immagine o il simulacro è un qualcosa che gli rassomiglia, creato dall'umana presunzione per oltraggiare il vero; tuttavia la falsità non può mai pregiudicare la verità.

Io chiamo adoratori di idoli coloro che non posseggono la verità.

Considero pagano, sotto falso nome, colui che si fabbrica l'idolo che adora.

Ecco perché è un fatto pubblico e notorio che Gabinio e i suoi simili, a forza di usare le minacce, il terrore e svariati tipi di persecuzione hanno perduto l'uso della libertà naturale e si sono fabbricati, come tutti sanno, falsi idoli e si vedono costretti, loro malgrado, ad adorarli ".

Risposta al testo: Ecco che aggiungi alla vostra furia delirante parole blasfeme e osi affermare che la Chiesa cattolica è una invenzione umana, alla quale Dio dice: Io sono il Signore che ti faccio; Signore è il mio nome.

E affinché sappiamo che si tratta della Chiesa cattolica diffusa nel mondo intero, egli prosegue dicendo: E colui che ti libererà è il Dio di Israele, che sarà chiamato Dio di tutta la terra.

Questa opera di Dio così manifesta, voi la chiamate invenzione umana, senza rendervi conto che, se non aveste seguito un uomo, non vi sareste separati in alcun modo da questa Chiesa, che Dio ha promesso di stabilire su tutta la terra.

Noi, invece, seguiamo colui che ha detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra; ( Gen 22,18 ) noi seguiamo colui che ha detto alla sua stessa Chiesa le parole che poco fa ho ricordato: Io sono il Signore che ti faccio; Signore è il mio nome.

E colui che ti libererà è il Dio di Israele, che sarà chiamato Dio di tutta la terra. ( Is 54,5 )

Per questo, aderendo alla Chiesa che si estende e cresce fra tutte le nazioni e per tutta la terra, non seguiamo alcuna invenzione umana, ma la promessa e il suo divino adempimento.

Voi, invece, che cosa seguite per continuare a vivere separati dalla comunione con questa divina promessa e con questa opera divina, volendo seguire il partito di Donato?

Che per il peccato di Ceciliano sia scomparsa dalla faccia della terra la promessa di Dio ed essa non sopravviva se non nel partito di Donato, ve lo ha detto un uomo o Dio?

Se lo ha detto Dio, leggetecelo dalla Legge, dai Profeti, dai Salmi, dagli scritti apostolici ed evangelici.

Leggete, se potete, ciò che non avete potuto assolutamente trovare nel corso della nostra conferenza.

Se invece lo hanno affermato gli uomini, dei quali è detto: Si ostinano su un discorso maligno, ( Sal 64,6 ) allora si tratta veramente di una finzione umana.

Ecco ciò che voi adorate, ecco ciò che voi servite, ecco ciò per cui vi ribellate, impazzite, vi date fuoco!

33.43 - Utilità delle leggi penali contro le eresie

Quanto a Gabinio e agli altri che hanno conosciuto, eletto e tenuto fede a questa Chiesa, desiderando mantenere con i fedeli non una finzione umana, ma la divina promessa annunciata e realizzata da Dio, non vollero più soffrire in seguito per una invenzione umana le vessazioni degli uomini.

Chi, infatti, avrà perduto per la causa della verità e dell'unità di Cristo, non dico i propri beni, ma perfino la stessa vita, sempre che siano gli altri a rubare e a uccidere, costui ha veramente la fede, ha veramente la speranza, ha veramente la carità, ha veramente Dio.

Ma perdere anche solo una frangia del vestito per il partito di Donato, questo è soltanto difettare di buon senso.

Non ci si deve dunque stupire che spiriti saggi, vedendo che tutto un passato, fatto di ostinazione irriducibile, e consolidato da una consuetudine inveterata, procurava danni ai loro beni e l'esilio, si sono domandati se valesse la pena di soffrire queste cose per il partito di Donato e contro la Chiesa cattolica, cioè, per una invenzione umana e contro l'opera di Dio.

Ed essi videro con certezza che non dovevano farlo, e ciò che voi chiamate persecuzione essi la presero come un'opportunità per correggersi, e misero in pratica quello che è scritto: Da' al saggio l'occasione e diventerà ancora più saggio. ( Pr 9,9 )

Vedi, dunque, come senza fondamento alcuno hai detto a un uomo, il quale per ordine del piissimo imperatore si adopera per la vostra correzione, che l'ufficio di esecutore giudiziario non conveniva affatto alla sua prudenza.

Che cosa conviene maggiormente a uno che milita per la sua religione, in quella causa in cui è convinto che voi volete indurre in errore determinati individui, se non farsi lui stesso strumento di salvezza per correggere molti?

34.44 - È compito dei re cristiani punire chi si ribella alla Chiesa

Testo della lettera: " Per istruire il popolo di Israele, Dio onnipotente ha dato ai Profeti il suo messaggio, non ha dato un incarico ai re.

Il Salvatore delle anime, Cristo Signore, ha inviato alcuni pescatori per annunciare la fede, non dei soldati ".

Risposta al testo: Ascoltate dunque i santi Profeti e i santi pescatori, così non subirete le vessazioni dei re religiosissimi.

Già precedentemente ho dimostrato3 come, grazie all'intervento del re, i Niniviti placarono Dio, di cui il Profeta aveva annunciato la collera.

Fino a quando, dunque, voi non aderirete alla Chiesa, predetta dai Profeti e fondata dai Pescatori, cioè dagli Apostoli, i re, che la difendono, giudicano a pieno titolo che a loro appartiene il compito di vigilare affinché non vi ribelliate impunemente contro di essa.

Dio, in realtà, ha avuto anche dei re fra i Profeti: il santo Davide, non potete ignorarlo, era re.

Ascoltate, pertanto, questo re che profetizza, e non temerete la collera di alcun re religioso; ascoltate, dico, questo Profeta-re che cosa dice di Cristo: Egli dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra, ( Sal 72,8 ) e non temerete che un re cristiano si irriti nel vedervi bestemmiare questa Chiesa, la quale, realizzando la profezia del re, si staglia davanti agli occhi di tutti fino agli estremi confini della terra, proprio come il re Nabucodonosor, il quale, pur non essendo profeta, represse con pia severità coloro che bestemmiavano il Dio di Sidrach, Misach e Abdenego. ( Dn 3,96 )

35.45 - Il giusto impiego del potere civile nei confronti di chi non vuol servire Dio

Testo della lettera: " Dio non si è mai aspettato un aiuto dalla milizia secolare, l'unico che può giudicare i vivi e i morti ".

Risposta al testo: Dio non aspetta soccorso dalla milizia secolare, poiché è piuttosto lui che elargisce la mercede ai re, ispirando loro di vigilare perché nel loro regno si adempia il precetto del loro Signore.

Ad essi infatti è detto: E ora, sovrani, siate saggi; istruitevi, giudici della terra: servite Dio nel timore. ( Sal 2,10-11 )

Essi si rendono conto che il loro potere deve servire il Signore in modo tale, da piegare con quella potestà coloro che rifiutano di sottomettersi alla sua volontà.

Tu, invece, getti il disprezzo sull'impiego della forza militare; ma, se le sante Scritture forniscono la prova che questo adempimento, come ho già spiegato, rientra nelle competenze dei re, per mezzo di chi costoro adempiranno il loro compito, se non per mezzo dei loro soldati fedeli, di domare i ribelli circoncellioni con i loro partigiani e i loro capi forsennati?

36.46 - Ecco i vostri titoli di giustizia: avete diviso Cristo, annullato i sacramenti di Cristo, abbandonato la pace di Cristo, fatto guerra alle membra di Cristo

Testo della lettera: " Questo, però, non lo sanno gli usurpatori dei beni altrui, i quali non ascoltano neppure Dio che dice: Non desiderare le cose del tuo prossimo, ( Es 20,17 ) né ciò che lo Spirito Santo dice per bocca di Salomone: Allora i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li avranno oppressi e a quanti hanno disprezzato le loro sofferenze.

Costoro, vedendoli, saranno presi da terribile spavento, saranno presi da stupore per la loro salvezza inattesa.

Pentiti, diranno fra loro, gemendo nello spirito tormentato: Ecco coloro che una volta noi abbiamo deriso e che stolti abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; giudicammo la loro vita una pazzia e la loro morte disonorevole.

Perché ora sono considerati tra i figli di Dio e condividono la sorte dei santi?

Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità; la luce della giustizia non è brillata per noi.

Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione; abbiamo percorso deserti impraticabili, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.

Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?

Tutto questo è passato come ombra. ( Sap 5,1-9 )

Questa fede, dunque, espressa in questo testo, ci esorta a morire volentieri per Dio nel corso di questa persecuzione ".

Risposta al testo: Riconoscete il vostro delitto e non attribuitevi titoli che competono ad altri!

La Scrittura dice: Allora i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li hanno oppressi e a quanti hanno disprezzato le loro sofferenze.

Essa non dice: " Tutti coloro che hanno subito maltrattamento staranno di fronte ", ma: i giusti staranno di fronte.

Come anche il Signore, quando disse: Beati coloro che saranno perseguitati, se non avesse aggiunto: per causa della giustizia, ( Mt 5,10 ) avrebbe designato non solo coloro che ricevono la corona per la loro invitta costanza nel Signore, ma anche coloro che sono puniti per la giustizia delle leggi.

Se, dunque, pensate che queste parole dei giusti, così come sono scritte, appartengano anche a voi, prima dimostrate che voi siete giusti.

Ci sono cose di estrema importanza, che sbandierate come vostre benemerenze di giustizia: aver diviso Cristo, aver annullato i sacramenti di Cristo, aver abbandonato la pace di Cristo, far guerra alle membra di Cristo, calunnie contro la Sposa di Cristo, negazione delle promesse di Cristo.

Ecco i vostri titoli di giustizia! Grazie ad essi, voi state con invitta costanza davanti a coloro che vi hanno oppresso e hanno portato via i frutti del vostro lavoro!

Comunque, dal momento che avete cominciato a vantarvi, tra gli svariati titoli della vostra giustizia, dei vostri suicidi, quale giusto potrà mai essere equiparato a voi?

Allora infatti apparirà in sommo grado che dovrete essere vendicati.

Ma, osservate bene da chi: proprio da coloro che vi hanno ucciso!

Dunque, per essere vendicati dovrete essere puniti e così starete contro voi stessi.

E affronterete in sommo grado voi, in quanto, chiusi nei vostri roghi, vi costringete a subire crudeli supplizi, cosicché chi vorrà soccorrervi non potrà entrare e chi vorrà evadere non potrà uscire.

No, non sia mai che continuino a ostentare questa cinica sicurezza, quando si presenteranno con una coscienza così malvagia.

A meno che non vi siate fatti la convinzione che Dio vi possa risparmiare quel giorno per i vostri crimini, perché voi adesso non li perdonate!

È anche per questo che alcune vostre monache, incinte, si buttarono dall'alto delle rocce e, sfracellando il loro ventre, insieme al crimine degli omicidi scoprirono anche i crimini degli stupri: esse pensavano che, vendicandosi in quel modo contro di sé, Dio non si sarebbe più vendicato di loro.

Anche voi siete convinti che, dandovi la morte, vi possa essere perdonato tutto ciò che avete potuto commettere, conseguentemente al sacrilegio dello scisma e dell'eresia: razzie, mutilazioni, accecamenti, omicidi e, per finire, la reiterazione del battesimo ai Cattolici, nonché tutti gli altri delitti che avete potuto compiere; in questo modo tutto sarà espiato per il fatto che vi siete uccisi!

Ma siete in errore. Questo lo pensò anche Giuda.

Volete, forse, aggiungere un argomento in più, perché possiamo conoscere con maggior certezza che furono piuttosto i vostri antenati i traditori, dal momento che voi imitate la morte del traditore?

37.47 - Atti del concilio di Cirta: il crimine di tradizione dei Donatisti. Concilio donatista dopo la conferenza di Cartagine

E così, quello che avete voluto negare con tanto accanimento durante la conferenza, la veridicità cioè di certi atti, in tal modo lo confermate.

Stando a questi atti, il vescovo Secondo di Tigisi, allora primate della Numidia, accordò il perdono ad alcuni, che avevano confessato di essere traditori.

Ma, in presenza di coloro che aveva assolto in Cirta dai crimini di tradizione, manifesti e confessati, insieme ad essi punì in Cartagine come traditori altri individui, non convinti del fatto e assenti.

Di questo crimine di tradizione, lo stesso Secondo non poté giustificarsi, quando Purpurio di Limata lo accusò dicendogli: " Tu, che cosa hai fatto quando sei stato arrestato dal curatore e dal consiglio perché consegnassi le Scritture?

Come hai potuto liberarti dalle loro mani, senza dare o far dare ad essi qualcosa?

Certo non ti avrebbero rilasciato senza una ragione ben precisa ".

Ora, ecco ciò che Secondo in persona ha confessato senza ambiguità nella sua lettera a Mensurio, che voi stessi avete allegato agli atti e fatto leggere: che lui non aveva consegnato nulla, ma solo aveva ricevuto la visita di alcuni inquisitori - ed è ciò che gli rimproverò Purpurio di Limata - incaricati dal curatore e dal consiglio di farsi consegnare le Scritture.

Alla loro richiesta, egli rispose: " Sono cristiano e vescovo, non traditore ", e non volle assolutamente consegnare loro alcunché.

Voi volete che noi gli prestiamo fede, benché voi stessi vi rendiate conto come sia del tutto incredibile che, in piena persecuzione, si arresta un vescovo, lo si convoca perché consegni le Scritture del Signore, egli si rifiuta di darle e lo si lascia libero.

Tra l'altro, vi siete affannati a dimostrare che i vescovi non avevano potuto riunirsi durante la persecuzione nella città di Cirta per ordinare un vescovo.

Com'era possibile, dunque, che infuriasse quella persecuzione, se poté essere arrestato un vescovo per fargli consegnare le Scritture, e poi rilasciato senza che le consegnasse?

Eppure alzavate la voce, descrivendo gli orrori della persecuzione di quel tempo, e dicendo che neppure dodici vescovi si erano potuti riunire in concilio per ordinare un vescovo e redigere quegli atti, in cui è scritto che si perdonarono vicendevolmente i crimini di tradizione, rimettendo ogni giudizio al Signore per il bene della pace della Chiesa.

Adesso voi sostenete di subire attualmente una persecuzione mai vista fino ad oggi; in altri termini, che non avete più un luogo ove potervi rifugiare e nascondere, e questo benché riusciate a celebrare concili e a ordinare vescovi perfino nei luoghi di coloro che sono arsi vivi nei loro roghi: gente disposta a morire, a sua volta, nei propri roghi.

Ora, proprio durante una persecuzione così violenta, come andate dicendo vantandovene, voi avete potuto riunirvi a concilio in più di trenta, e fra voi c'era anche Petiliano, il quale andava strombazzando che durante la persecuzione non si erano potuti riunire neppure in dodici.

37.48 - Voi stessi avete svuotato di ogni forza tutte le vostre calunnie

Nello stesso concilio avete stabilito che " quanti, sia vescovi che presbiteri, sono entrati in comunione con noi contro la loro volontà, purché non abbiano celebrato il santo sacrificio o predicato al popolo, hanno diritto al perdono e sono riammessi con le loro dignità ".

In tal modo, con questo decreto, voi stessi avete svuotato di ogni forza tutte le vostre calunnie!

Che ne è di quel vostro vuoto discorso, nel quale affermate che coloro i quali non furono traditori diventano tali entrando in comunione con noi, poiché ci hanno inquinato, sempre secondo le vostre calunnie, quelli che hanno consegnato i libri della Chiesa per le pressioni delle autorità pubbliche, a quel tempo empie?

Perché, allora, assolvete oggi dal crimine coloro di cui vi consta che sono entrati in comunione con noi contro la loro volontà, purché non abbiano offerto il sacrificio né predicato ai fedeli?

Come se quei primi traditori non avessero consegnato i codici santi contro la loro volontà, terrorizzati dalla minaccia di subire orrende torture, che nessuno ora vi ha assolutamente inflitto, o avessero offerto lì il sacrificio o tenuto discorsi al popolo!

Vedete dunque che, come avete potuto perdonare quelli che a causa della nostra comunione sono diventati traditori, secondo le vostre accuse del tutto fantasiose, se hanno fatto qualcosa contro la loro volontà, così pure i vostri antenati, applicando la stessa regola, avrebbero potuto perdonare i veri traditori, che hanno tradito perché forzati da uno stato di necessità senza via d'uscita.

Ma costoro furono costretti dalla fazione dei nemici di Ceciliano a condannare quanti erano assenti senza averli previamente interrogati, facendo ciò che l'Apostolo dice di questi tali: Tu, mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. ( Rm 2,1  )

37.49 - Perché i Donatisti non ricorrono al capestro

Per tutto questo, poiché i Donatisti hanno sempre avuto il gusto del suicidio e proprio loro fin dall'inizio furono traditori, non c'è da stupirsi che abbiano insegnato ai loro discendenti a prediligere la morte del traditore. ( Mt 27,5 )

Ma, per evitare di rassomigliargli, essi non hanno mai, o molto di rado, fatto ricorso al cappio per troncare la loro vita.

Precauzione del tutto inutile, poiché chi trascinò il traditore Giuda a compiere quel gesto è il medesimo che gettò spesso nell'acqua e nel fuoco il ragazzo che il Signore risanò, ( Mt 17,14 ) che fece precipitare nel mare il branco dei porci, ( Mt 8,32 ) che, nella sua temeraria presunzione, osò suggerire addirittura al Signore di gettarsi dal pinnacolo del tempio. ( Mt 4,5-6 )

Pertanto, potete pure precipitarvi volontariamente nella morte in modi diversi, ma è pur sempre per istigazione dello stesso diavolo che voi imitate il traditore Giuda suicidandovi.

E anche se non siete traditori in quanto tali, tuttavia da quelli che furono traditori e hanno creato lo scisma, in cui state volentieri, avete appreso attraverso il loro nefando magistero a compiere su di voi ciò che il traditore fece contro di sé.

Ecco, dunque, con quale giustizia voi affronterete coloro che vi hanno oppresso:( Sap 5,1 ) se saranno vendicate le vostre morti, lo faranno con tutta giustizia contro di voi.

37.50 - Dobbiamo confessarvelo: la nostra brama si chiama carità!

E poi, in che consisterebbero i frutti delle vostre fatiche, di cui voi denunciate la confisca?

È davvero un'ingiustizia che le chiese, un tempo vostre, quando passano dalla parte della pace cattolica, vi passino con tutti i loro beni?

Ora, se voi volete conservare le loro proprietà quando passano a noi, siete senz'altro voi che volete accaparrarvi i beni altrui.

Però la madre cattolica vi dice ciò che il beato Apostolo disse ad alcuni: Ciò che io cerco siete voi, non i vostri beni. ( 2 Cor 12,14 )

Non è, dunque, una contraddizione da parte vostra rinfacciarci queste due cose: che vogliamo impadronirci dei vostri beni e vi obblighiamo con la forza ad unirvi a noi?

Non vi rendete conto quanto queste due cose siano contrarie fra loro?

Se, infatti, vi cerchiamo e vi forziamo a restare nella nostra comunione, come possiamo desiderare i vostri beni, che non possiamo assolutamente possedere se voi siete in comunione con noi?

Se, invece, cerchiamo di entrare in loro possesso, come possiamo cercare voi, fino al punto di perderli, dal momento che siete in comunione con noi?

Dobbiamo confessarvelo: la nostra brama si chiama carità!

È questa che in noi vi cerca; essa desidera incontrarvi, correggervi, associarvi a noi nell'unità di Cristo.

Noi ardiamo di questo fuoco, perché temiamo di vedervi ardere nei vostri roghi.

Ecco il fuoco che ci accende, per cui non solo non desideriamo i vostri beni, ma desideriamo che voi possediate con noi anche i nostri beni.

Riconoscetelo e venite e non vogliate perire!

Se poi vi vergognate di passare all'altra parte, noi cercheremo di aiutare la vostra debolezza affinché la carità non soffra alcuna perdita.

Sì, vogliamo proprio trattenervi: perché volete correre al rogo?

Noi teniamo alla vostra vita, alla vostra salvezza; teniamo all'unità, alla verità, alla soavità di Cristo, e se non volete farlo spontaneamente, vi forziamo a prender parte alla cena di un sì gran padre di famiglia!

38.51 - Qui non si ha di mira la rapina, ma si vuol distruggere l'errore

Qui si combatte per la giustizia, non per il denaro.

Dunque, state attenti perché, mentre siete convinti che faccia al caso vostro questo testo: Allora i giusti staranno con molta fiducia di fronte a coloro che li hanno oppressi e che hanno portato via i frutti del loro lavoro, ( Sap 5,1 ) esso non si verifichi per i frutti del vostro lavoro, ma piuttosto si realizzi ciò che è scritto altrove: I giusti mangeranno i frutti del lavoro degli empi. ( Sap 10,19 )

Certo, non saranno contro di voi i Massimianisti, ai quali avete confiscato le basiliche quando avete potuto; non saranno contro di voi i pagani, i cui templi avete inesorabilmente raso al suolo, quando è stato possibile, distruggendo anche i luoghi di riunione: cosa che abbiamo fatto anche noi; non saranno contro di voi i musicanti dei demoni, di cui avete spezzato i flauti e i pedali : cosa che abbiamo fatto anche noi.

In questo neppure voi sarete contro di noi.

Infatti in tutte queste azioni non si ha di mira la rapina, ma si vuol distruggere l'errore.

Neppure i Cananei staranno contro gli Israeliti, benché questi gli abbiano portato via il frutto del loro lavoro; Naboth, sì, starà contro Acab, perché fu a causa di un delitto, non di un precetto, se quest'uomo disonesto rapinò il frutto del lavoro a un uomo onesto. ( 1 Re 21 )

Anche gli eretici non staranno contro i Cattolici quando si tratterà di applicare le disposizioni dell'impero cristiano contro gli eretici, né i Cattolici confischeranno i loro beni, ma piuttosto ne faranno l'inventario e li custodiranno per restituirglieli in abbondanza, per quanto possibile, se si emenderanno.

Al contrario, saranno i Cattolici a rivendicare i propri diritti contro i pagani, che hanno spogliato di ogni bene i loro martiri autentici, ed anche contro i circoncellioni dei Donatisti, poiché anch'essi hanno razziato il frutto delle loro fatiche.

Comunque, la questione sul valore pecuniario dei frutti del lavoro si può regolamentare più facilmente quando coloro ai quali appartenevano tornano alla pace cattolica.

Di fatto, ogni giorno, se qualcuno passa fra noi, gli restituiamo denaro, abiti, prodotti agricoli, utensili, campi e case dei vostri; ma voi, come potrete restituirci le membra dei nostri?

38.52 - La salvezza sta solo nella Chiesa che il Figlio di Dio ci presenta come ce l'ha annunziata

Dunque, scuotetevi una buona volta e rendetevi conto che non è di voi che si dice, né siamo noi che diciamo: Ecco coloro che noi un tempo abbiamo deriso. ( Sap 5,3 )

Voi piuttosto siete da compiangere, perché non sarete mai computati tra i figli di Dio, a meno che non recediate dal partito di Donato per aderire a questa Chiesa che il Figlio di Dio ci presenta come ce l'ha annunziata.

E neppure farete parte della categoria dei santi, ma degli eretici.

Infatti voi pensate che gli altri diranno di voi: Stolti noi che abbiamo giudicato la loro vita una pazzia, ( Sap 5,6 ) io invece mi meraviglio che voi siate così insensati da non applicarlo oggi a voi stessi!

È ai santi autentici e ai fedeli che gli impuri e gli infedeli diranno un giorno queste cose, proprio a coloro che adesso considerano insensati, poiché non vogliono fruire dei piaceri mondani che vedono, mentre credono alle realtà invisibili.

Voi, invece, se non considerate una follia, non dico la vostra vita, ma certamente questa morte che voi volete fare vostra, allora la vostra follia è ancor più disperata.

Anche quelle parole: Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità, ( Sap 5,6 ) con ciò che segue, non saranno sicuramente soltanto vostre, ma soprattutto vostre.

Infatti è chiaro che avete deviato dalla via della verità e la luce della giustizia non brilla su di voi; vi logorate sulla via dell'ingiustizia e della perdizione percorrendo solitudini impraticabili, ma ignorate la via del Signore.

Per quanto riguarda ciò che segue: Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?

Che cosa ci ha portato la nostra ricchezza con la spavalderia?

Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, ( Sap 5,8-9 ) non so se fra tutti potrà esserci qualcuno che lo possa dire in modo più calzante e opportuno del tuo predecessore Ottato.

Non vogliate dunque pensare di voi ciò che non siete, né finire in rovina così come siete, poiché non è la vostra fede ma il vostro pernicioso errore che vi spinge, non a morire volentieri per Dio in questa persecuzione, come tu sostieni, ma piuttosto a subire vergognosamente la persecuzione come conseguenza dei vostri misfatti, compiuti per Donato.

39.53 - Gli eretici o si correggono o sono castigati

Testo della lettera ( scritto con altra mano ): " Ti auguro di conservare il tuo animo incolume, addolcendolo con la visione della verità, e di astenerti dai massacri degli innocenti ".

Risposta al testo: Voi, piuttosto, ammansite il vostro animo con la chiara percezione della verità, affinché essa non infierisca talmente da non risparmiare neppure voi.

Infatti, è possibile incontrare facilmente una persona più mite del destinatario di questa lettera, il quale vi ha invitato alla vita e, qualora rifiutiate di vivere con noi, vi ha lasciato la libertà di fuggire?

Voi siete aspri con voi stessi, voi non siete miti, voi siete crudeli senza alcun rispetto dei sentimenti di umanità, che fate contro di voi ciò che usavano infliggere ai loro nemici gli amatori dell'errore e i persecutori dell'uomo, fino al punto di essere ciò che lamentano con somma amarezza i persecutori degli errori e gli amatori degli uomini.

Per quale motivo poi ti auguri che cessi il massacro degli innocenti?

Voi intanto non siete innocenti; e benché il tribuno vi abbia aperto una via d'uscita, voi stessi volete procurarvi una fine tragica.

Credo comunque che tu abbia frainteso per ignoranza il vero significato della parola: volendo intendere gli eccidi, hai parlato di uscita.

Pertanto, la tua esortazione è un voto, col quale inviti l'esecutore delle leggi imperiali ad essere estremamente moderato nell'infliggere la pena di morte agli innocenti: di fatto, lo supplichi perché risparmi i seduttori e lasci sedurre impunemente gli innocenti!

Detto in parole chiare: colui al quale vuoi esprimere un augurio di prosperità, non deve preoccuparsi di mantenersi fedele né a Dio né al suo imperatore, poiché secondo la giustizia, non quella vera ma la vostra, cause di questo genere non devono cadere sotto la competenza degli imperatori per poter risanare uno scisma che è frutto di calunnie: devono invece consolidarlo quando è stato sancito.

Se questa dottrina, che certamente non avete appreso dalle sante Scritture e non so dove, vi sembra giusta, in base alla quale tali questioni non cadono sotto la giurisdizione imperiale, i vostri antenati avrebbero dovuto ricordarsene quando denunciarono Ceciliano, sottoponendo la sua causa al giudizio dell'imperatore Costantino.

Ora, invece, siccome i leoni non hanno scalfito Daniele ( Dn 6,22 ) per la sua innocenza, pretendete che siano risparmiati quelli che calunniandolo l'hanno fatto gettare ai leoni.

Ma Dio non giudica come l'uomo, nelle cui mani sta il cuore del re, e lo fa volgere là dove vuole. ( Pr 21,1 )

Ora, quando il cuore del re è infedele, i buoni si esercitano nelle virtù oppure sono messi alla prova; se invece è credente, i malvagi o si correggono o sono castigati.

Quale di questi due estremi prevalga nella vostra causa, l'ho già esposto a sufficienza dando una congrua risposta alla tua lettera, senza trascurare neppure un punto.

Nutro fiducia che essa, per la misericordia di Dio, sia utile almeno a qualcuno di voi; e voglia il cielo che lo sia anche a te!

39.54 - Con Emerito abbiamo trattato la causa dei Massimianisti

Se preparerai una replica a tutto questo, ti prego di leggere le questioni dibattute con Emerito, alle quali non è stato in grado di rispondere; può darsi, forse, che tu sappia farlo: del resto, ti ho già esortato poco fa a provarci.4

Con lui abbiamo trattato anche la causa dei Massimianisti, rispetto alla quale non avete risposto nulla alle obiezioni che ripetutamente vi abbiamo sottoposto nel corso della conferenza, per il semplice fatto che, essendo una questione ben nota a tutti e così recente, non avete potuto trovare nulla da rispondere, e cioè: come mai Massimiano, cui avete inflitto una sentenza ben più severa di Ceciliano, tanto da essere chiamato da voi " ministro di Datan, Core e Abiron " - coloro che la terra inghiottì vivi per il crimine dello scisma ( Nm 16 ) -, non inquinò i suoi colleghi di scisma, ai quali voi avete accordato una dilazione per ritornare alla vostra comunione; come mai questo Africano non ha inquinato gli Africani, un vivente i vivi, una persona ben nota le persone conosciute, un compagno i suoi soci, mentre invece Ceciliano ha inquinato gente al di là del mare, ha inquinato individui che abitano in terre remote, persone sconosciute, ha inquinato coloro che non erano ancora nati?

Se puoi, trova qualcosa da dire per spiegare come mai avete accolto con tutta la loro dignità Feliciano di Musti e Pretestato d'Assuras, che avevate condannato insieme a Massimiano e ad altri dieci senza accordare loro alcuna dilazione.

Contro di loro avete fatto causa presso il tribunale di due o, se non erro, tre proconsoli per cacciarli dalle loro basiliche; e avendo già ordinato un altro vescovo al posto di Pretestato, dopo molto tempo li avete nuovamente accolti con tutte le loro dignità.

Con quale giustizia, con quale logica, con quale pudore si accoglie con la sua dignità un massimianista già condannato, e si condanna il mondo cattolico senza neppure interrogarlo?

Con quale giustizia, con quale logica e con quale pudore affermate che bisogna guardarsi da Ceciliano per non essere inquinati, lui, morto da molto tempo e assolutamente sconosciuto fra voi, condannato appena una volta da un tribunale dei vostri antenati e assolto per ben tre volte, pur essendo sempre loro i denunzianti?

Non pensate, piuttosto, che dovreste guardarvi dal contagio di Feliciano, condannato per bocca del vostro concilio universale e accolto da tutti voi, soprattutto per i buoni uffici del tuo predecessore?

Con quale giustizia, logica e pudore annullate il battesimo che conferiscono le Chiese, che gli Apostoli hanno fondato con il loro sudore, mentre voi considerate valido il battesimo che Feliciano e Pretestato hanno conferito al di fuori della vostra Chiesa per un tempo così prolungato, quando eravate in lite con loro avendoli condannati?

Se, infatti, secondo il vostro abituale modo di fraintendere le cose e di polemizzare con noi, si deve intendere in questo senso il testo della Scrittura: Colui che è battezzato da un morto, a che gli giova il suo bagno? ( Sir 34,25 ) costoro, quando battezzavano, giacevano fra quei morti, sui quali rimbombò con tanto strepito la vostra sentenza di Bagai: " Seguendo l'esempio degli Egiziani, le rive sono disseminate di cadaveri dei naufraghi; nella stessa morte è incluso un castigo più grande poiché, espulsa l'anima dalle acque vendicatrici, essi non trovano neppure sepoltura ".

Che cosa direte al riguardo? Ecco, dei morti battezzano quelli che voi ricevete, e voi non morite; invece ci calunniate come se fossimo morti, e rifiutando di entrare in comunione con l'unità cattolica, morirete veramente nei vostri roghi!

Rispondi a questo: hai tutto il tempo per riflettere su ciò che dirai.

Almeno su questo ti vogliamo venire incontro: mentre vai meditando la risposta, non pensare minimamente a come arderai.

Non vogliamo però che tu, per difetto di argomenti, pensassi che devi riprendere la solita battuta, trita e ritrita: " Se noi siamo così, perché ci venite a cercare? ".

Noi rispondiamo invece: La Chiesa cattolica deve cercarvi con maggiore impegno, proprio perché vi siete perduti; tanto più che voi, gente perduta, avete cercato i Massimianisti quando si sono persi.

Dal fondo del vostro cuore, infatti, ci dite: " Perché cercate individui che si sono macchiati di tali e tanti crimini? "; ma noi vi rispondiamo con le parole del libro di Dio: perché la carità copre una moltitudine di peccati. ( 1 Pt 4,8 )

Indice

2 Martyr. Cypr., Acta proconsul. 1
3 Vedi sopra 25,28
4 Vedi sopra 32,41