Contro Gaudenzio vescovo donatista

Libro I

20.22 - La vera fede è della Chiesa, non dei Donatisti

Testo della lettera: " Ma soltanto queste persecuzioni ci rendono sommamente gradita la nostra fede, che Cristo Signore affidò agli Apostoli: Beati voi - dice - quando vi perseguiteranno, vi insulteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa del Figlio dell'uomo.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Così infatti i loro padri hanno perseguitato i profeti prima di voi. ( Mt 5,11-12 )

Se questo è stato detto soltanto per gli Apostoli, la fede avrebbe ricevuto la sua ricompensa fino ad essi; come avrebbe potuto giovare a quelli che avrebbero creduto in seguito?

È dunque chiaro che è stato detto per tutti.

Dice l'apostolo Paolo: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, è necessario che siano perseguitati. ( 2 Tm 3,12 )

Ed ecco che cosa disse il Signore nel Vangelo: Verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.

E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me ". ( Gv 16,2-3 )

Risposta al testo: Voi avreste pienamente ragione di parlare così per reclamare la gloria dei martiri, se sosteneste la causa dei martiri.

Infatti il Signore non chiama beati coloro che soffrono questi mali, ma coloro che li subiscono a causa del Figlio dell'uomo, che è Cristo Gesù.

Ora, voi non soffrite a causa di lui, ma perché vi opponete a lui; soffrite, è vero, ma perché non credete in lui, e subìte tanti mali proprio perché continuate a non credere.

Come potete, dunque, presumere di conservare quella fede che Cristo Signore ha affidato agli Apostoli?

Volete forse che gli uomini siano talmente ciechi e sordi da non leggere né ascoltare il Vangelo, ove possono conoscere quale tipo di fede rispetto alla sua Chiesa Cristo ha affidato agli Apostoli?

Voi, divisi e separati da essa, non fate altro che ribellarvi contro le parole del capo e del corpo; e nonostante ciò, vi gloriate di soffrire la persecuzione a causa del Figlio dell'uomo e della fede che lasciò agli Apostoli.

Lasciamo da parte altre cose e ascoltiamo le sue ultimissime parole pronunziate sulla terra, per vedere in esse quale tipo di fede concernente la Chiesa lasciò agli Apostoli, quale testamento in che modo fece, quando egli stava non per finire la sua vita, ma per vivere senza fine, quando stava non per essere messo nel sepolcro, ma per ascendere al cielo.

Risorgendo infatti dai morti, egli si presentò in seguito ai suoi discepoli perché i loro occhi lo vedessero e le loro mani lo palpassero; e disse loro: Dovevano compiersi tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.

Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,44-47 )

Così pure sul monte degli Ulivi, quando ormai non aveva più nulla da dire sulla terra, diede quest'ultima raccomandazione sommamente necessaria.

Infatti sarebbero sorti molti in ogni parte della terra che avrebbero rivendicato per sé il nome della Chiesa, e ciascuno avrebbe latrato dai nascondigli delle sue rovine contro la Casa universale che per il mondo intero canta il cantico nuovo, di cui parla la Scrittura: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, o terra intera. ( Sal 96,1 )

In realtà gli Apostoli desideravano sentirsi dire qualcos'altro, senza preoccuparsi di cercare ciò che per loro era sommamente necessario: Dicci - gli domandano - se è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele; ed egli dice: Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.

Dopo queste parole, una nube lo sottrasse loro. ( At 1,6-9 )

Non aggiunse altro a queste parole: tutto questo lo fissò nella mente dei suoi ascoltatori, tanto più tenacemente in quanto era l'ultima cosa da lui pronunziata.

Questa è la Sposa che lo Sposo consegnò ai suoi amici congedandosi.

Questa, perciò, è la fede che lasciò ai suoi discepoli concernente la santa Chiesa.

A questa fede, voi Donatisti, fate opposizione, e sostenete che subite la persecuzione per testimoniare la fede che Cristo Signore ha lasciato agli Apostoli!

Voi contraddite con sorprendente insolenza e cecità questo Figlio dell'uomo, che raccomandò con tanto affetto e premura la sua Chiesa, che stava nascendo a Gerusalemme portando i suoi frutti e sviluppandosi fra tutte le nazioni, e proclamate a gran voce che è a causa del Figlio dell'uomo che voi sopportate tante calamità.

Dite forse questo, perché avete incontrato un altro figlio dell'uomo, per chiamarvi con il suo nome, per dirvi del suo partito?

Voi siete in errore: non è lui! Quando il Signore parlava della beatitudine, che comporta soffrire la persecuzione a causa del Figlio dell'uomo, quello Sposo intendeva parlare di sé, non di un adultero.

20.23 - I Donatisti soffrono persecuzioni a causa della loro iniquità

Anche noi riconosciamo, come voi dite, che non è stato detto soltanto agli Apostoli: Beati voi, quando gli uomini vi perseguiteranno. ( Mt 5,11 )

Il testo, in effetti, si riferisce non a tutti coloro che dopo di essi hanno sofferto, soffrono e soffriranno persecuzione, non importa quale, ma quelli che la soffrono per la giustizia come loro.

Egli l'aveva detto poco prima: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli; ( Mt 5,10 ) dopo aggiunse quello che voi avete ricordato e invano avete voluto usurpare per voi.

Voi a torto credete che questa beatitudine vi competa, dal momento che non mostrate in voi quella giustizia che meriterebbe tale ricompensa.

È tutto il contrario: voi soffrite proprio a causa dell'iniquità, in parte causata dagli altri, ma molto più da voi; in tal modo siete voi stessi, ancor prima del giudizio di Dio, che vi date un anticipo parziale del castigo che vi meritate.

E poiché tu stesso hai detto che questo testo non si riferisce solo agli Apostoli, ma a tutti, affinché non si pensi che la fede abbia prodotto la sua ricompensa esclusivamente durante la loro epoca, allora, se questo testo non si deve riferire unicamente agli Apostoli, ma a tutti coloro che in seguito avrebbero subìto qualsiasi male a causa della giustizia, così anche il testo seguente va riferito a tutti: Se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra. ( Mt 10,23 )

Perché non fate questo anche voi, se appartenete alla società di coloro ai quali è stato riferito tutto questo?

D'altra parte, anche se voi lo faceste, non per questo fareste parte della loro società, in quanto gli stessi briganti possono fare ciò, dei quali le leggi pubbliche hanno avviato le indagini.

Ma poiché non volete farlo, dimostrate in modo inequivocabile che voi non fate parte di coloro ai quali è stato detto questo.

La vostra stessa scusa denuncia palesemente che non siete del numero dei veri cristiani: affermate che vi manca ormai un luogo ove rifugiarvi, luogo che, secondo la promessa di Cristo, non mancherà mai sino alla fine del mondo.

Con ciò non dimostrate affatto che lui ha fatto una promessa falsa, ma mostrate semplicemente che non appartenete alla società di coloro ai quali egli ha fatto questa promessa e, per conseguenza, voi non siete affatto dei martiri autentici, ma dei seduttori eretici.

Che cosa potremo aggiungere di più, se il vostro stesso linguaggio vi smentisce?

21.24 - Chi vuol condurre una vita pia soffrirà persecuzione

Tu continui riferendo il testo dell'Apostolo: Tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo, è necessario che subiscano la persecuzione.

Egli però non disse: è necessario, ma: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati. ( 2 Tm 3,12 )

Ora, chi mai pone in dubbio che voi non appartenete a questa categoria?

Se infatti anche siete voi quelli di cui parla, perché non fate ciò che ha fatto il medesimo Apostolo?

Se le porte fossero chiuse per bloccarvi, dovreste farvi calare lungo le mura per sfuggire dalle mani dei persecutori.

Le porte sono aperte, ma voi non volete uscire!

Quale persecuzione subite mai, se non quella che voi stessi vi infliggete?

Il vostro persecutore vi ama, mentre il vostro furore vi perseguita: quello vi spinge a fuggire, questo vi costringe a morire.

Quello che dice l'Apostolo: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati, voi lo intendete in maniera tale, per cui dovete ammettere che i vostri antenati non condussero una vita pia sotto l'imperatore apostata Giuliano.

Infatti chiunque si fece donatista in quel periodo, e finché non spuntò nuovamente la pia sollecitudine degli imperatori cristiani per fronteggiare il vostro errore, non condusse certamente una vita retta.

Se è morto prima, non è vissuto piamente, poiché non ha dovuto subire la persecuzione.

E se l'Apostolo ha detto questo, è precisamente perché, come è scritto altrove: La vita dell'uomo sulla terra è tentazione, ( Gb 7,1 ) e non cessa di mettere alla prova i cristiani pii e autentici, non solo con i colpi delle avversità, ma anche con le seduzioni della prosperità, per cui l'animo umano o soccombe nell'afflizione o si esalta nella vanità dell'orgoglio; certamente, finché vivono su questa terra, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati.

Così, i vinti cadranno in potere del demonio, mentre quelli che supereranno la prova vinceranno il demonio.

Coloro poi che ha catturati e tiene schiavi sotto il suo potere, egli non li perseguita per possederli, ma li sfrutta perché li possiede.

21.25 - È persecutore chi tortura il corpo o il cuore

D'altra parte, se si deve riservare il nome di persecutore solo a chi infligge una tortura o cerca di impossessarsi di qualcuno per vessarlo, non credere che sia meno crudele chi tortura il cuore anziché il corpo; considera anche che tipo di persecuzione soffriva chi diceva nel Salmo: Ho visto gli insensati e ne ho provato ribrezzo. ( Sal 119,158 )

Questa era la persecuzione che soffriva il giusto Lot a Sodoma, ancor prima che gli angeli, suoi ospiti, fossero adescati dai Sodomiti nella sua casa per essere stuprati, poiché li avevano scambiati per uomini. ( Gen 19 )

Egli, essendo giusto, non poteva senza una crudele sofferenza del cuore vedere uomini così sfacciatamente turpi, che per di più gettavano il disonore davanti alla sua casa.

22.25 - Alcune scelleratezze dei Donatisti

Per questo, fra le sue persecuzioni, l'apostolo Paolo ne ricorda alcune, quando dice: Chi è debole, che anch'io non lo sia?

Chi riceve scandalo, che io non ne frema? ( 2 Cor 11,29 )

Ne consegue che, quanto maggiore è in noi la carità di Cristo, tanto più proviamo dolore nel vedere che voi, pur avendo i sacramenti di Cristo, voi siete separati dalle membra di Cristo e vi ribellate contro la pace di Cristo.

Tuttavia, finché vivete in questo corpo, ci è concesso un residuo di speranza su di voi; ma se morirete in quello scisma, vi piangeremo molto più amaramente.

D'altra parte, quando vi suicidate gettandovi sulle armi altrui o lanciandovi giù dai precipizi o annegandovi o dandovi fuoco, non riusciremo mai ad esprimere abbastanza la pena con cui ci tormentate.

L'empio Assalonne afflisse di più il santo genitore Davide con la sua morte che con la sua ribellione : ( 2 Sam 18 ) egli voleva che lo prendessero vivo affinché la penitenza lo facesse guarire dalla furia devastante della sua malvagità.

Dunque egli perseguitava suo padre, non solo dividendo il popolo di Dio, né soltanto portando le armi e combattendo contro la legge di Dio e contro la regalità legittima di suo padre, ma soprattutto perseguitò il cuore del padre morendo in quel modo empio.

Finalmente, perduta ogni speranza, quell'ottimo padre pianse il suo figlio snaturato, ormai ucciso, mentre non lo aveva pianto da vivo perché non disperava di salvarlo.

Imparate, dunque, che cosa vuol dire l'Apostolo con queste parole: Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo soffriranno persecuzione. ( 2 Tm 3,12 )

Se i Donatisti non avessero saccheggiato le abitazioni dei Cattolici, non avessero incendiato le chiese cattoliche, né avessero dato alle fiamme i codici santi dei Cattolici; se non avessero infierito con disumana crudeltà sui corpi dei Cattolici e non avessero mutilato le membra dei Cattolici e non avessero strappato loro gli occhi; infine se non avessero crudelmente messo a morte i Cattolici, allora in tutta verità potremmo dire che abbiamo sopportato da parte vostra solo questa durissima persecuzione: vi vediamo insensati e siamo affranti dal dolore, ( Sal 119,158 ) debilitati e noi siamo deboli, scandalizzati e noi fremiamo, perduti e noi piangiamo.

Questi vostri mali, che vi conducono alla morte eterna, sono per noi una persecuzione ben più amara di quella che voi causate ai nostri corpi, ai nostri beni, alle nostre case, alle nostre basiliche!

Voi perseguitate meno quando ci maltrattate, di più quando vi date la morte.

E, per finire, la persecuzione violenta che voi ci infliggete è per noi motivo di gioia e di lode a Dio; invece non potremmo rallegrarci dell'altra persecuzione, che vi conduce alla morte, senza perire anche noi con voi.

Ma, finché vivete in questa carne, non possiamo disperare di voi; quando invece morirete in questa empietà, soprattutto quando l'orribile accecamento del furore vi spinge al suicidio, la nostra amarissima tristezza non trova altra consolazione se non quella che consolò il santo Davide, cioè la riunificazione nell'unità di Dio del popolo, che era stato diviso dalla tirannia del figlio malvagio.

Infatti è molto più tollerabile vedere un pugno di vostri seguaci, irrimediabilmente ostinati, gettarsi dai precipizi, morire affogati, darsi fuoco per farla finita, anziché vedere innumerevoli popolazioni, la cui salvezza è impedita da costoro, bruciare con loro nelle fiamme del fuoco eterno.

Non sono mancate né mancheranno mai alla Chiesa di Cristo occasioni nelle quali, secondo l'Apostolo, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati: essa sopporta la malizia degli empi quando vivono nella loro colpa, essa li piange quando li vede andare in rovina.

23.26 - I Donatisti credono di dare gloria a Dio suicidandosi

Non ingannatevi, pertanto, come se fosse stato detto a voi: Verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio, ( Gv 16,2 ) o secondo la tua citazione: crederà di offrire una vittima a Dio.

Sia ben chiaro che questo non è stato detto delle persecuzioni che i Gentili causarono alla Chiesa.

Costoro infatti erano convinti di offrire un sacrificio ai loro innumerevoli idoli, che certamente non esistono, mentre in realtà lo offrivano all'unico Dio.

Perciò questa stessa predizione, che il Signore ha fatto ai suoi, o si è adempiuta attraverso i Giudei, che, uccidendo santo Stefano e molti altri, pensavano di prestare un servizio a Dio, in quanto sembrava loro di onorare l'unico vero Dio, o anche è stata detta a noi, cioè ai Cattolici, a proposito dei diversi eretici che imperversano da ogni parte e uccidono dove, quando e come possono i Cattolici, credendo in tal modo di dare culto a Dio; ma essa si riferisce soprattutto a voi, che vi siete fatti una nomea famigerata in Africa con tali vittime.

Se infatti la predizione fosse stata fatta a voi, certamente non vi suicidereste, ma attendereste piuttosto che fossimo noi ad uccidervi, noi che pensiamo, come andate dicendo, di rendere omaggio a Dio facendo questo.

Ora, invece, quando vi affrettate a darvi la morte per timore di finire nelle nostre mani, voi temete di vivere, non di essere uccisi, poiché vi vergognate di essere corretti o di essere convinti del vostro errore.

Non sarete, per caso, proprio voi quelli ai quali si possono riferire entrambe le cose, per cui, anche quando voi siete uccisi da noi pensate di rendere omaggio a Dio e di offrire quelle vittime che siete voi stessi?

In questo caso si attaglia a voi anche il seguito del testo che tu hai citato.

Il Signore, in effetti, soggiunge subito dopo: E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. ( Gv 16,3 )

Così, quando vi date la morte, credendo di prestare un servizio a Dio, non avete conosciuto né il Padre, di cui non avete ascoltato la proibizione: Non uccidere, ( Es 20,13 ) né il Figlio, di cui non avete ascoltato l'ordine: Fuggite. ( Mt 10,23 )

24.27 - Gli imperatori accordano ai Donatisti la libertà di perdersi

Testo della lettera: " Ma essi si vantano di dimorare in una pace bellicosa e in una unità sanguinaria.

Ascoltino il Signore che dice: Vi do la mia pace, vi lascio la pace; non come la dà il mondo, io la do a voi. ( Gv 14,27 )

Infatti la pace del mondo si stabilisce fra gli animi dissidenti dei popoli mediante le armi e il responso delle guerre; la pace di Cristo Signore, con la calma della sua dolcezza salutare, invita gli uomini che la accettano, non forza coloro che la rifiutano ".

Risposta al testo: Siete proprio voi che desiderate di conseguire una pace bellicosa e una unità sanguinaria, sia infliggendo ai nostri una morte violenta, sia con le vostre morti volontarie, senza voler imputare a voi il male che ci arrecate e mettendo sul nostro conto il male che voi vi fate.

Ma noi, da un lato siamo costretti a sopportare il male che ci arrecate, dall'altro non possiamo che deplorare il male che vi arrecate, purché finalmente si realizzi la pace e l'unità di Cristo per la salvezza di molti, come avviene già per la maggior parte, anche se per il violento fanatismo di una minoranza non si realizza in tutti.

Ora, se volete considerare con occhio sereno e senza odio la questione, vi renderete conto quale vera pace e unità di Cristo godano coloro che da voi sono passati a noi: vere e proprie moltitudini compatte di numerosi e importanti popoli.

E anche se fra costoro alcuni sono ancora turbati dalla stessa novità, anch'essi guariranno a poco a poco da questo malessere.

Se poi alcuni persistono nel simulare la conversione, questa non è certo una ragione per non accogliere coloro che riconosciamo sinceri.

Fra questi ultimi, alcuni abitanti delle vostre regioni si sono dimostrati migliori dei nostri, perché si rifiutarono di tornare alla vostra comunione, quando fu accordata a voi la libertà di perdizione che ben sapete.

Noi dunque, per non perdere costoro, avevamo il dovere di accogliere anche i simulatori, poiché nel Vangelo si legge che i servi radunarono per le nozze del loro signore convitati buoni e cattivi, ( Mt 22,10 ) soprattutto tenendo conto che il soffio dell'orgoglio, come vento maligno, vi ha buttati via, prima del tempo della vagliatura, lontano dall'aia del Signore: da qui, con l'aiuto di Dio, anche noi facciamo ogni sforzo possibile per farvi ritornare ad essa.

E voi sapete molto bene che, quando la scopa raccoglie diligentemente il frumento sull'aia, esso è ancora frammisto alla terra.

25.28 - Se si può costringere ad accogliere la verità chi non la vuole

Per quanto riguarda la vostra opinione, che cioè non si deve imporre ad alcuno la verità contro la sua volontà, siete in errore poiché ignorate le Scritture e la potenza di Dio: è lui che dà loro il volere, allorché sono costretti contro la loro volontà.

Forse che i Niniviti hanno fatto penitenza contro voglia, perché lo fecero per la pressione del loro re?

In effetti, il profeta aveva già annunciato la collera di Dio su tutta la città, percorrendola da un capo all'altro per tre giorni. ( Gn 3 )

Perché, dunque, c'era bisogno dell'ordine del re per offrire umili suppliche a Dio, che non guarda la faccia ma scruta il cuore, se non perché c'erano fra loro alcuni che non avrebbero prestato né attenzione né fede alle predizioni divine senza il timore che incute l'autorità terrena?

Anche quest'ordine del regio potere, al quale rispondete cercando volontariamente la morte, offre a molti l'occasione di assicurarsi la salvezza che è in Cristo: anche se spinti ad entrare al banchetto di un sì nobile padre di famiglia, anzi, forzati ad entrare, essi tuttavia trovano nella sala di che gioire per essere entrati.

Il Signore ha predetto che ambedue le cose si sarebbero avverate, ed entrambe le ha realizzate.

Infatti, dopo aver riprovato alcuni [ convitati ], che senza dubbio rappresentano i Giudei, i quali erano stati precedentemente invitati dai Profeti e, giunto il momento, preferirono scusarsi, disse il padrone al servo: Esci subito per le piazze e per i vicoli della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.

E il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.

Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. ( Mt 22,9-10; Lc 14,21-23 )

Noi intendiamo per strade le eresie, per siepi gli scismi.

Di fatto, le strade qui stanno a significare le opinioni diverse, le siepi invece significano le opinioni perverse.

Perché vi meravigliate, dunque, se la mancanza di cibo non corporale ma spirituale fa morire chiunque non entra nella sala del convito volentieri né spinto suo malgrado?

26.29 - Questo è delirio dei circoncellioni, non gloria dei martiri

Testo della lettera: " Ci rallegriamo dell'odio del secolo, non soccombiamo in mezzo alle sue tribolazioni, ma ce ne rallegriamo.

Questo mondo non può amare i servitori di Cristo, poiché si sa che lui non ha amato Cristo; lo dice lo stesso Signore: Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi ". ( Gv 15, 18.20 )

Risposta al testo: Come potete rallegrarvi per l'odio del secolo, senza soccombere per le sue afflizioni, anzi godendone, se voi stessi volete darvi la morte per non soffrire alcuna molestia, e avete scelto di morire, non uccisi da altri in difesa della verità di Cristo, ma di vostra propria mano in difesa del partito di Donato?

Questo è delirio dei circoncellioni, non gloria dei martiri.

Le vostre gesta sono lì a dimostrarlo: perché allora usurpate per voi parole dirette ad altri?

"Questo mondo non può amare i servitori di Cristo, lui che, come ben sappiamo, non ha amato Cristo ".

Non è dunque a questo mondo che noi apparteniamo, perché amiamo voi.

Però voi non siete servitori di Cristo, poiché rendete male per bene; e quando non potete esercitare contro di noi la vostra malvagità, la ritorcete contro voi stessi, senza amare noi e uccidendo voi stessi.

Quando il Signore disse: Se il mondo vi odia, sappiate che prima ha odiato me.

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, non si riferiva a voi, ma a coloro ai quali ordinò, in caso di persecuzione nella loro città, di fuggire in un'altra: cosa che voi non fate.

A costoro disse che sino alla fine dei tempi non sarebbero mancate le città in cui rifugiarsi; ( Mt 10,23 ) voi invece vi lamentate che fin d'ora esse vi mancano, e non volete riconoscere che non siete voi i destinatari di queste parole.

27.30 - I tre tipi di suicidio, usati dai Donatisti

Testo della lettera: " Ma, anche se la persecuzione si placasse, come si potrà completare il numero dei martiri?

Non dice, forse, Giovanni: Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati, che gridavano a gran voce e dicevano: Fino a quando, Signore, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?

Allora venne data a ciascuno una veste candida, e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro fratelli che stavano per essere messi a morte come loro "? ( Ap 6,9-11 )

Risposta al testo: Se voi voleste essere martiri di Cristo ai piedi dell'altare, non vi sacrifichereste al demonio dandovi fuoco.

Chi, in fondo, può rallegrarsi di questo vostro fanatismo se non il diavolo, che ve lo ispira, e i suoi partigiani?

È lui che gettava quel ragazzo, di cui parla il Vangelo, ( Mt 17,14 ) ora nell'acqua ora nel fuoco; è lui che precipitò il branco dei porci e lo sommerse tra i flutti. ( Mt 8,32 )

È lui che con la più audace delle tentazioni suggerì allo stesso Signore di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio. ( Mt 4,5-6 )

Senza dubbio voi appartenete al diavolo, poiché praticate nei vostri suicidi questi tre tipi di morte: l'acqua, il fuoco, il precipizio.

Ora, se la demenza non vi toglie del tutto l'uso della ragione, la citazione stessa che tu hai fatto del Libro santo vi dovrebbe tener lontani da questo tipo di morte che vi infliggete.

Che cosa dicono infatti le anime dei martiri ai piedi dell'altare di Dio?

Fino a quando, Signore, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?

Esse domandano che sia vendicato il loro sangue, certamente su coloro che l'hanno fatto versare: quando mai sugli altri?

Per questo il vostro sangue sarà vendicato su di voi.

27.31 - L'epoca dell'Anticristo porterà a compimento il numero dei martiri

C'è allora qualcosa di più stolto della vostra opinione, in base alla quale la profezia sui martiri futuri non riceve il suo compimento se non grazie ai Donatisti?

Come se, da quando il beato Giovanni ha scritto questo, non sia stato ucciso più alcun martire finché non è sorto il partito di Donato: quelli che uccidono se stessi, quando non possono uccidere gli altri; quelli che agiscono da briganti e da demoni, rivendicando per sé la gloria dei martiri!

Quand'anche in un intervallo così lungo di tempo, cioè da Giovanni fino a costoro, non fossero stati uccisi martiri autentici, noi diremo che ve ne saranno almeno ai tempi dell'Anticristo: essi renderanno completo il numero dei martiri.

Ma certo noi non crederemo che costoro, rei del sangue altrui o del proprio, accrescano il numero dei martiri autentici, ai quali è detto di pazientare per un certo tempo, finché non si completerà il numero dei loro fratelli; che cominceranno ad essere messi a morte come loro, sicuramente per mano d'altri, non di propria mano come i Donatisti, i quali per questo non sono come loro.

Possiamo anche dire in tutta verità che, all'epoca dei Donatisti, proprio i Cattolici che essi uccidono fanno parte del gruppo di coloro che completano quel numero.

Però, poiché dopo l'apostolo Giovanni, autore di quella profezia, le carneficine degli empi causarono un immenso massacro di martiri un po' dovunque in tante nazioni, come possono aver la pretesa, questi rapinatori delle proprie anime e torturatori delle anime altrui, di realizzare la profezia che essi leggono concernente i santi martiri?

Preparatevi piuttosto a vedere il vostro sangue vendicato, non su coloro che vogliono arrestarvi o mettervi in fuga perché voi viviate, ma su voi stessi.

Sarà, forse, per evitare che si verifichi questo, che voi non lo versate, ma andate a sfracellarvi giù dai precipizi, ad annegare nell'acqua o vi riducete in cenere? Ma siete in errore.

Esso sarà vendicato su di voi, qualunque sia la maniera con cui troncate la vostra vita.

Sì, certamente sarebbe vendicato su di voi anche quando fosse versato da altri, non nella Chiesa di Cristo ma nel partito di Donato.

Allora griderete, forse, verso Dio perché vendichi il vostro sangue ed egli vi esaudirà senza condannarvi?

E come potrà vendicarlo senza condannare colui che ha osato commettere questo assassinio?

Dunque, facendo questa supplica, voi non siete altro che accusatori di voi stessi, poiché siete colpevoli di avere versato il vostro sangue, e Dio non condannerà se non voi, quando vendicherà il vostro sangue che avete fatto sgorgare da voi, o è stato soffocato, bruciato, insomma, in qualsiasi modo trucidato o, se preferite, versato.

28.32 - I Donatisti uccidevano i pagani durante le loro feste

Testo della lettera: " Non è forse una persecuzione quella che ha costretto a morire tante migliaia di martiri innocenti?

In verità i cristiani, che secondo il Vangelo sono pronti nello spirito ma deboli nella carne, ( Mt 26,41 ) imboccata la scorciatoia dei roghi, hanno liberato la loro anima dalla contaminazione sacrilega, imitando l'esempio dell'anziano Razias nel libro dei Maccabei. ( 2 Mac 14,41-46 )

E non era vano il loro timore, poiché chiunque è caduto nelle loro mani, non ne è uscito vivo.

Ma facciano pure ciò che vogliono; una cosa è certa: non possono appartenere a Dio coloro che agiscono contro Dio ".

Risposta al testo: Con estrema chiarezza e verità confessi qual è il tipo di persecuzione che voi subite.

È quella di cui ho già parlato e è descritta con molto risalto nelle sante Scritture a proposito di alcuni empi, che subiscono la persecuzione per i loro stessi misfatti. ( Sap 11,21 )

La qual cosa può dirsi in modo quanto mai appropriato di voi, anche se furono mani altrui a trucidarvi per i vostri sacrilegi.

Infatti, quando i briganti e qualsiasi altro criminale, passibili della pena di morte, sono puniti in base a leggi giuste, si deve dire che subiscono persecuzioni esclusivamente a causa delle loro azioni.

Ma, nella vostra situazione, mentre la mansuetudine cristiana vi risparmia, la vostra demenza si accanisce talmente contro di voi che, per usare la tua espressione, " imboccata la scorciatoia dei roghi " vi togliete la vita.

Ad ogni modo, sareste veramente impudenti se negaste che siete voi a perseguitare voi stessi, dato che fate l'una e l'altra cosa: prima fornite la giustificazione alla vostra morte e poi la mettete in atto.

Tu sostieni che vi sono molte migliaia di uomini che agiscono così, come se anche questo non costituisse un motivo grave per liberare l'Africa da un siffatto vostro magistero.

Esiste, in realtà, questa categoria di uomini, nei quali avete potuto insinuare l'idea di commettere questo reato, ed erano già avvezzi a tali cose, soprattutto quando la licenziosità del culto idolatrico impazzava dappertutto, e costoro con le armi dei pagani irrompevano sulla folla, che celebrava le loro feste.

I giovani pagani, poi, offrivano ai loro idoli le vittime che ciascuno riusciva ad uccidere.

Questi fanatici, a orde, accorrevano da ogni parte: come bestie feroci, sospinte dai cacciatori nell'anfiteatro, si avventavano sugli spiedi che gli erano posti di fronte, morivano in preda a follia furiosa, venivano seppelliti putrescenti, erano venerati come mistificatori.

Oltre a questi episodi, ci sono le rocce scoscese, gli strapiombi di monti, resi tristemente famosi dalle morti che sovente si procuravano i vostri volontari.

Essi ricorrevano più raramente all'acqua e al fuoco: sono i precipizi che inghiottivano vere e proprie moltitudini.

Parlo di fatti fin troppo noti ai nostri contemporanei.

Chi non conosce questa genìa di individui, occupata senza sosta a perpetrare crimini orrendi, senza alcuna voglia di applicarsi a lavori utili, tanto raffinatamente crudeli nell'assassinare gli altri quanto vili nel darsi la morte; essi seminano il terrore soprattutto nelle campagne, abbandonano il lavoro dei campi e assaltano i depositi dei contadini in cerca di cibo - appunto per questo si sono guadagnati il nome di circoncellioni -, infamia suprema dell'errore africano, di cui si parla in quasi tutto il mondo?

29.33 - Siamo consolati per le innumerevoli conversioni di Donatisti

Chi non è informato del gran numero di individui che partivano per darsi la morte in diversi modi, mentre ora al confronto sono ben pochi quelli che si lasciano bruciare vivi nei loro roghi?

Comunque, se tu pensi che dobbiamo commuoverci perché molte migliaia di uomini muoiono così, immagina quale viva consolazione proviamo davanti alle altre migliaia, incomparabilmente superiori per numero, che si liberano dalla demenza furiosa del partito di Donato, nel quale non solo è stato codificato l'errore del suo scisma nefasto, ma anche questa pazzia furiosa.

Costoro che si danno tuttora la morte, almeno non rientrano più nel numero dei loro simili, che ormai sono tenuti a bada dalle disposizioni disciplinari e, abbandonato il mestiere e il nome di circoncellioni, lavorano coltivando i campi, osservano la castità, mantengono l'unità.

Questa gente perduta è di gran lunga inferiore per numero ai membri di ambo i sessi: ragazzi e fanciulle, giovani e vergini, anche coniugati e anziani, i quali, in misura incalcolabile, passano dal nefasto scisma dei Donatisti alla pace vera e cattolica di Cristo!

Certamente questi, che si danno fuoco, non uguagliano per numero il totale delle località assai popolate, che i provvedimenti ufficiali in favore dell'unità hanno liberato dalla peste distruttrice di quell'errore e di quel furore.

Considera bene se questo fatto non potrebbe, forse, esser frutto di un sapiente piano di misericordia: preservare insieme con quelli anche tutti costoro dai supplizi della geenna eterna, per impedire che i primi, così ridotti rispetto ai secondi, non brucino nel fuoco dei propri roghi.

Certo, dobbiamo adoperarci con ogni energia e con molte preghiere perché tutti vivano con Cristo; tuttavia, se la violenta follia di alcuni non permette di realizzare questo, almeno si lavori per impedire che tutti vadano in perdizione con il diavolo.

30.34 - Ciò che dicono l'Apostolo e Cipriano contro il suicidio

Tu, certamente, indagando con sottile sagacia nelle sante Scritture per riuscire a presentare un testo a sostegno della tua folle teoria sulla morte volontaria, credi di averne trovato uno in queste parole del Vangelo: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole, ( Mt 26,41 ) come se uno dovesse uccidersi perché non ce la fa a sopportare i tormenti quando è tra le mani dei persecutori!

Non avresti potuto dire più sbrigativamente che i vostri falsi martiri fanno parte del numero di quelli, di cui è scritto: Guai a coloro che hanno perduto la pazienza, ( Sir 2,16 ) e non possono assolutamente essere computati fra coloro, cui il Signore dichiara: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. ( Lc 21,19 )

Quanto a coloro di cui è detto: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole, erano fiaccati da un sonno involontario, non uccisi da una morte volontaria.

Leggi attentamente e rifletti bene a ciò che dici!

Che ne è di quel che dice l'Apostolo: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla? ( 1 Cor 10,13 )

Dobbiamo proprio rifiutarci di credere a questa verità insegnata dall'Apostolo e considerarci nemici di noi stessi, perché non possiamo tener testa agli altri nemici?

Lontano dal cuore cristiano un simile pensiero!

Alla fedeltà dell'Apostolo, anzi, alla fedeltà stessa di Dio, il quale non permette che i suoi siano tentati al di là delle loro forze, ma con la tentazione dona loro il mezzo per uscirne e la forza di sopportarla, credano tranquillamente i Cattolici, non credano pure i Donatisti; e i Donatisti, per non rifiutarsi sempre di credere a queste parole, cessino di essere Donatisti!

Disperare di ottenere la pazienza dal Signore quando si è in mezzo a qualsiasi genere di tormento, e cercare perciò la scorciatoia dei roghi nei quali costoro si gettano, non in pasto alle fiere - come dice il beatissimo Cipriano1 - ma alle fiamme, quando nessuno li ha condannati: questo non è indice di prudenza, ma di pazzia; non è sapienza, ma demenza.

Tengano pure i loro roghi costoro, i quali non dicono riferendosi all'aiuto del Signore: Perché da lui viene la mia pazienza. ( Sal 62,6 )

30.35 - Ciò che si può fare, non sempre è lecito farlo. In che senso è lecito per il giusto chiedere la morte

Certo, il santo Giobbe, quando dalla testa ai piedi era tutto una piaga insopportabile e purulenta, ed era in preda a dolori atroci, aveva certamente a disposizione la vostra scorciatoia, ma non volle affatto servirsene per liberarsi da questa vita, colma di orrende sventure, in cui perseverava senza vacillare.

Egli senz'altro aveva a disposizione questa possibilità, ma la giustizia non l'autorizzava a servirsene.

In questo senso egli dice infatti: Oh, potessi darmi la morte o chiedere a qualcuno di darmela! ( Gb 30,24 )

Essendo giusto, si negò la possibilità di fare ciò che in virtù della giustizia non si poteva fare.

Anche l'Apostolo usa lo stesso linguaggio rivolgendosi ai Galati: Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi per darmeli. ( Gal 4,15 )

Perché mai non si poteva fare anche questo, se non perché non era possibile farlo secondo giustizia?

Così anche il Signore, per mezzo dei suoi angeli, pungolava il giusto Lot affinché fuggisse da Sodoma alla volta di Segor: Perché - disse - non posso far nulla, finché tu non vi sia entrato. ( Gen 19,22 )

Egli dichiara di non poter fare ciò che indubbiamente era in grado di realizzare in virtù della potenza, ma non in virtù della giustizia.

In effetti, il pazientissimo Giobbe avrebbe potuto, se non altro, non prendere più cibo o bevanda e così farla finita con quella vita tribolata e orribile; ma questo non avrebbe potuto farlo nella giustizia, poiché a nessuno è consentito di uccidere se stesso, soprattutto quando potrebbe salvare la propria vita con la fuga.

O, forse, dubiterà qualcuno che quel sant'uomo, che parlava così a lungo pur essendo immerso nei suoi dolori, non sarebbe stato capace di supplicare qualcuno di prestargli questo servizio?

In effetti, se a chi soffriva e imputridiva mancò la mano per togliersi la vita, non mancò certamente la lingua per chiedere tanto.

Certamente avrebbe potuto domandarlo almeno a sua moglie; ma neppure essa gli suggerì di suicidarsi, pur desiderando la morte di lui, essendo Dio adirato per la sua bestemmia; e così, benché gli suggerisse con empio consiglio di lanciare un'ingiuria contro Dio, non osava tuttavia suggerirgli di uccidersi. ( Gb 2,9 )

Il demonio ha più potere e diritto su di voi, dal momento che vi persuade con tanta facilità a fare ciò che non gli riuscì di fare con una donna insipiente, l'unico essere che egli lasciò a Giobbe, dopo avergli portato via tutto, con l'intento di servirsene come strumento per ingannare suo marito.

Così, dunque, quell'uomo giusto disse che non poteva pregare alcuno di ucciderlo, mostrando in tal modo che lui non ne aveva assolutamente il diritto.

Infatti, ciò che non si può fare giustamente, non lo può fare neppure il giusto, poiché mentre decide questo, egli perde prima di tutto la giustizia, per cui ciò che non può fare da giusto, lo può come ingiusto.

Così dunque disse: Oh, potessi io stesso darmi la morte, come se dicesse: "Potesse questo essere conforme alla giustizia ".

In quel caso, infatti, il giusto avrebbe potuto farlo.

No, egli non avrebbe neppure potuto augurarsi di commettere un'ingiustizia, cosa che non può fare alcuno se non è ingiusto; se invece era possibile, egli avrebbe capito che ciò era un atto conforme alla giustizia.

Ora, poiché non poteva esser fatto che ciò diventasse secondo giustizia, il giusto non ha potuto fare ciò che avrebbe fatto solo l'ingiustizia.

Quindi non è un atto ingiusto per un uomo giusto augurarsi la morte quando la vita diventa amarissima; ma se Dio non dà la morte quando la si invoca, l'unica cosa giusta sarebbe quella di sopportare questa vita tanto amara.

Così pure, non è un sentimento affatto estraneo al giusto quello di augurarsi di vivere quando incombe una morte crudele; ma, quando vede che è impossibile ottenere ciò che chiede, dice come il Signore, che ci trasfigurava in se stesso: Però non come voglio io, ma come vuoi tu, Padre ( Mt 26,39 )

Ecco ciò che dobbiamo dire a costoro, quando i persecutori gli danno la caccia per far loro del male, ma non quando sono gli amici che li cercano per farli partecipi dei loro beni.

A mio avviso, queste cose si devono dire a coloro che soffrono persecuzione a causa della giustizia, non a quelli che se la causano per la loro ingiustizia. ( Mt 5,10 )

Indice

1 Pseudo-Cypr., De laude martyrii, 21