Apostolicità
1) Carattere, condizione di ciò che è apostolico
2) Derivazione della Chiesa dalla predicazione degli apostoli
Conformità alla dottrina degli apostoli.
È uno dei caratteri principali della Chiesa, come proclamato dal Credo.
È l'identità di fede e prassi cristiana della Chiesa di oggi con la Chiesa degli Apostoli.
Assieme all'unità, santità e cattolicità, il Simbolo Niceno-Costantinopolitano elenca l'apostolicità come una delle quattro " note " della Chiesa.
Nell'insegnamento della teologia cattolica d'oggi, si intende per apostolicità la proprietà mediante cui la Chiesa conserva, lungo i secoli, la sua identità fondamentale con la Chiesa degli Apostoli.
Questa apostolicità consta di due componenti essenziali:
l'apostolicità di ministero e
l'apostolicità di vita e di dottrina.
La prima sta nel fatto della successione ininterrotta di ministri a capo delle comunità; la seconda è costituita dalla conservazione della forma di vita e di dottrina trasmessa dagli Apostoli.
Pertanto, affinché ci sia apostolicità, e più specificamente, perché una Chiesa sia ritenuta apostolica, non basta che a capo di questa Chiesa ci sia un vescovo: si richiede inoltre che questo vescovo conservi la forma di vita e di dottrina che ci hanno tramandato gli Apostoli.
È importante sottolineare che queste due forme o componenti della apostolicità vanno tenute sempre unite nella teologia dell'apostolicità e della successione apostolica, come è documentato abbondantemente dalla più antica e più ricca tradizione della Chiesa.
D'altra parte, la successione apostolica è necessaria nella Chiesa per mantenere e assicurare l'apostolicità della Chiesa stessa.
E questo per un motivo che si comprende subito: la presenza di ministri, stabiliti ufficialmente nella comunità, è necessaria perché il ministero rappresenta l'elemento dall'alto, cioè, che non proviene dalla comunità, per vegliare su di essa, per esortarla e perfino, sé è necessario, correggerla.
Però, bisogna sempre tener presente, in tutto questo, che l'autenticità del ministero ecclesiale non può essere garantita dal solo fatto che il ministro abbia ricevuto validamente l'imposizione delle mani.
Più importante ancora di questo gesto è quello che si intende esprimere con esso: da una parte, che il ministero non proviene dalla comunità, ma viene dall'alto ed è un dono di Dio; da un'altra parte, che il ministero è ricevuto ed accettato dalla Chiesa, in modo tale che, come sappiamo bene, il ricevimento e l'accettazione ecclesiale sono il criterio determinante ed ultimo dell'autenticità di un dato ministero.
Qui, però, c'è da chiarire un punto importante: il rapporto tra la successione apostolica e la successione episcopale.
Da una parte, che i vescovi siano « i successori degli apostoli » è un dato affermato in modo tale dalla tradizione e dal magistero della Chiesa che si impone come un dato di fede.
Però, d'altra parte, bisogna dire, con tutta chiarezza, che non è la stessa cosa parlare di successione apostolica e parlare di successione episcopale.
Durante il primo e secondo secolo, sappiamo con certezza che c'era la successione apostolica, ma non sappiamo se c'era o se non c'era la successione episcopale in molte comunità cristiane.
Dal secolo terzo in poi, sappiamo che la successione episcopale è stata la forma storica e concreta che ha ricevuto e assunto la successione apostolica nella Chiesa.
Conseguentemente, quando diciamo che l'apostolicità appartiene alla struttura della Chiesa, vogliamo dire, tra l'altro, che l'esistenza di ministri, ufficialmente stabiliti in ogni comunità ecclesiale, è un dato che appartiene alla struttura della Chiesa stessa.
Pertanto, la presenza di questi ministri, in ogni comunità ecclesiale, è un fatto e un elemento che non deve mancare in nessuna comunità di credenti in Cristo.
Perciò, quando diciamo che nelle comunità cristiane ci devono essere ministeri e ministri ufficialmente stabiliti, vogliamo dire che questo fatto è un dato che non appartiene soltanto all'organizzazione della Chiesa e di ogni comunità, ma, prima ancora, si tratta di un elemento essenzialmente costitutivo della struttura stessa della Chiesa.
Perciò se una comunità rifiutasse non tanto un dato ministro, ma il fatto stesso del ministero, essa cesserebbe di essere per ciò stesso una vera comunità di credenti, cioè, cesserebbe di essere Chiesa.
Conseguentemente, si deve dire che appartiene alla struttura della Chiesa non solo l'apostolicità della Chiesa stessa, ma anche il fatto della successione apostolica avvenuta storicamente e che continua nella successione episcopale.
Invece, all'organizzazione della Chiesa appartiene il fatto storico che la successione episcopale si è concretizzata e realizzata attraverso forme storiche che questi ministeri sono andati acquistando col tempo.
Infine, bisogna osservare che qui intendiamo per struttura quanto c'è di divino e di immutabile nella Chiesa, mentre per organizzazione intendiamo quanto c'è di umano e mutevole nella stessa Chiesa.
Pertanto, la struttura è l'elemento che viene dall'alto, mentre l'organizzazione è quello che viene dal basso.
Conseguentemente, la struttura è ciò che nella Chiesa deve rimanere intatto lungo i secoli, appunto perchè viene dall'alto, mentre l'organizzazione può, e alle volte deve, essere cambiata, perchè è una realtà umana, cioè, una realtà che viene dal basso.
Stando così le cose, la struttura divina e intoccabile della Chiesa consiste nella sua apostolicità, mentre l'organizzazione è il complesso di forme storiche e di realizzazioni concrete che la struttura acquista nello spazio e nel tempo.
Pertanto, intendiamo per apostolicità l'elemento divino e intoccabile che Dio stesso ha elargito come dono alla sua Chiesa e che, perciò, deve rimanere intatto fino alla fine dei tempi.
Invece, tutto ciò che non è l'apostolicità in se stessa è il complesso di forme storiche e mutevoli che entrano nel concetto di organizzazione.
Esse non sono altro che il risultato dell'iniziativa umana lungo la storia, anche se in certi momenti questa iniziativa umana può godere di una speciale assistenza divina, soprattutto in quei casi in cui, come insegna la dottrina ufficiale della Chiesa, il magistero ecclesiastico è infallibile: si tratta allora dell'infallibilità del Papa, del concilio ecumenico o del magistero ordinario.
Furono così chiamati alcuni movimenti che intendevano riferirsi al cristianesimo delle origini, all'"età degli apostoli" appunto, per ricavare da essa il modello di vita personale ed ecclesiale.
Le forme di vita realizzate da questi movimenti variarono nel tempo, sicché l'immagine della Chiesa primitiva costituì spesso una proiezione delle visuali e dei programmi elaborati in particolari contingenze.
Così, secondo una testimonianza di s. Epifanie ( morto nel 403 ), alcuni nuclei detti "apostolici", localizzati in Frigia, Cilicia e Panfilia, condannavano ogni forma di proprietà, proscrivevavano il matrimonio, praticavano una severa ascesi, affermando che solo in tal modo si poteva realizzare la vera Chiesa di Cristo.
Applicabile a molti indirizzi settari del Medioevo, specie quelli connessi con il valdismo e il catarismo ( v. Catari ), la dizione "apostolici" si impiega propriamente per indicare moti sviluppatisi dal XII al XIV sec.
Costituiti in prevalenza da laici illetterati, ma non senza significativi reclutamenti dai ranghi della nobiltà, polemizzavano violentemente contro la gerarchia ecclesiastica, rifiutavano i sacramenti, inculcavano rigide interdizioni sessuali ed alimentari.
Anche in Italia, verso il 1260, un popolano, Gerardo Segarelli, cominciò a condurre, partendo da Parma, una serie di predicazioni in vari luoghi, organizzando inoltre una piccola comunità di discepoli, inviati in altre province italiane, in Spagna e Germania.
Il movimento fu oggetto di condanne vescovili e papali ( Onorio IV, 1286; Nicola IV, 1290 ), mentre il fondatore subì la condanna al rogo.
Fra Dolcino, un ex francescano seguace delle teorie di Gioachino da Fiore, infuse nei seguaci ardenti propositi battaglieri, volti a detronizzare con la forza i signori e i prelati, a distruggerne le ricchezze, a stabilire per tutti l'eguaglianza sociale.
Le formazioni combattenti che egli riunì nel Vercellese e che si distinsero in audaci episodi di guerriglia, vennero definitivamente sconfitte nel 1307.
Nel fenomeno degli apostolici si esaltarono, in singolare fusione, gli aneliti di rinnovamento religioso e le aspirazioni alla giustizia delle classi più povere, prive di sbocchi politici, mentre il richiamo alla Chiesa primitiva si plasmò in una concezione vitalistico-evoluzionista tesa a perseguire il rinnovamento attraverso il ritorno alla "fresca giovinezza" dei primordi.
Intorno al 1260, Segarelli assunse un modello di vita simile a quello che aveva visto in alcune rappresentazioni degli apostoli; vendette la sua casa, sparse il ricavato in piazza del mercato, e andò a predicare il pentimento come frate mendicante.
Trovò dei discepoli, e il nuovo ordine di penitenti si diffuse in tutta la Lombardia e al di fuori dei suoi confini.
In un primo momento i francescani e altri uomini di Chiesa si limitarono a schernire i modi eccentrici di Segarelli, ma intorno al 1280 il vescovo di Parma lo mise in prigione, poi lo tenne per un po' nel suo palazzo come fonte di divertimento, e nel 1286 lo bandì dalla diocesi.
Poiché tutti i nuovi ordini mendicanti senza autorizzazione papale erano stati proibiti dal Concilio di Lione nel 1274, Papa Onorio IV emise una severa condanna degli Apostolici nel 1286, che Nicola IV confermò nel 1290.
Ne seguì un periodo di persecuzione e a Parma, nel 1294, vennero condannati al rogo quattro membri della setta, mentre Segarelli venne condannato ad una pena detentiva perpetua.
Sei anni più tardi gli venne estorta una confessione di essere ricaduto nelle eresie che aveva abiurato, e fu bruciato a Parma il 18 luglio 1300.
Il suo posto venne preso da Dolcino, un eloquente, entusiasta enunciatore di profezie apocalittiche, membro dell'Ordine dal 1291.
Come capo del gruppo, che era in attesa di vedere da un giorno all'altro il giudizio di Dio sulla Chiesa, mantenne, nei distretti montuosi di Novara e Vercelli, una guerriglia contro i crociati che erano stati chiamati per distruggere il suo ordine.
Il freddo e la fame furono i suoi nemici più pericolosi, e infine, i suoi seguaci vennero catturati dal vescovo di Vercelli: circa 150 persone in tutto, tra cui Dolcino e la sua "sorella spirituale" Margherita Boninsegna, rifiutandosi di abiurare, vennero arsi sul rogo il 1 giugno 1307.
Questa fu davvero la fine della storia della setta.
Più tardi, a metà del secolo, tracce della loro attività si trovavano, soprattutto nel Nord Italia, Spagna e Francia, ma queste erano solo sopravvivenze isolate.
L'ideale che gli Apostolici si sforzavano di realizzare era una vita di perfetta santità, in completa povertà, senza dimora fissa, con nessun interesse per il domani, e senza prendere i voti.
Era una protesta contro l'invasione della mondanità nella gerarchia della Chiesa, ed il mancato rispetto dei voti da parte degli ordini religiosi, in particolare quello della povertà.
Di per sé il progetto poteva sembrare abbastanza innocuo, non differendo di molto da quello con cui altri fondatori avevano iniziato.
Quando l'ordine venne messo al bando, tuttavia, il rifiuto di sottomettersi all'autorità ecclesiastica fece dichiarare i suoi membri come eretici.
La persecuzione esasperò la loro opposizione; la Chiesa, ai loro occhi, era caduta completamente dalla santità apostolica, ed era diventata Babilonia la Grande, persecutrice dei santi.
Le loro espressioni apocalittiche e le loro aspettative avevano dei legami con i gioachimiti; infatti, paralleli con il loro insegnamento, in gran parte fondato sulle interpretazioni letterali dei testi della Sacra Scrittura, potevano essere trovati in molti corpi eretici.
Vietarono i giuramenti, a quanto pare permettendo falsa testimonianza in caso di necessità, e respinsero la pena di morte; i loro rapporti sessuali con le loro "sorelle apostoliche" diedero luogo a gravi accuse contro la loro morale, anche se essi si vantavano della loro purezza, e consideravano la conquista della tentazione così a portata di mano come particolarmente meritoria.
Magistero |
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Commissione Teologica Internazionale | 1973 |
L'apostolicità della Chiesa e la successionea apostolica | |
Catechesi Paolo VI | 10-8-1977 |
Questa nota dell'apostolicità riguarda praticamente la trasmissione del messaggio della fede, che è verità ardua e vincolante; una trasmissione che esige fedeltà assoluta, vieta ogni arbitrio, proprio là dove conferisce potestà gerarchiche agli Apostoli che ne sono investiti. | |
Catechesi Giovanni Paolo II | 9-1-1991 |
Lo Spirito Santo è dunque il principio vitale di questa apostolicità. | |
Catechesi Giovanni Paolo II | 16-1-1991 |
è la permanenza dei pastori e dei fedeli, nel loro insieme, nella verità ricevuta da Cristo mediante gli Apostoli | |
Enciclica Giovanni Paolo II - Ecclesia de Eucharistia | 17-4-2003 |
L'apostolicità dell'Eucaristia e della Chiesa | |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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La vera religione sussiste nella Chiesa apostolica | DH 1 |
Nota dell'unica Chiesa di Cristo | LG 8 |
presente anche in ogni comunità locale | LG 26 |
CD 11 | |
Il rinnovamento della famiglia cattolica ne deve essere una testimonianza nell'azione ecumenica | UR 4 |
La tradizione apostolica nutre ancora le Chiese orientali | UR 17 |
L'azione missionaria della Chiesa si regge sulla sua … | AG 6 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Apostolico |
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Trasmettere la fede - la catechesi | 6 |
La Tradizione apostolica | 75ss |
Ispirazione e verità della Sacra Scrittura | 105 |
Il Canone delle Scritture | 120 |
L'unità dell'Antico e del Nuovo Testamento | 128 |
I simboli della fede | 186 |
Il Padre rivelato dal Figlio | 242ss |
Figlio Unigenito di Dio | 442 |
« Credo la santa Chiesa Cattolica » | 750 |
La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica | 811ss |
« Il sacro Mistero dell'unità della Chiesa » | 815ss |
Ogni Chiesa particolare è « cattolica » | 833 |
La Chiesa è apostolica | 857ss |
La Chiesa è apostolica nella sua identità profonda e ultima | 865 |
Le società di vita apostolica | 930ss |
dalla Chiesa degli Apostoli | 1087 |
Incorporati alla Chiesa, Corpo di Cristo | 1270 |
I frutti della Comunione | 1399 |
Dio solo perdona il peccato | 1442 |
In persona di Cristo Capo | 1550 |
L'ordinazione episcopale - pienezza del sacramento dell'Ordine | 1560ss |
Chi può conferire questo sacramento? | 1576 |
Il dovere sociale della religione e il diritto alla libertà religiosa | 2105 |
v. Chiesa | Comp. 174 |