Arte
1) Attività dell'uomo basata sul possesso di una tecnica, su un sapere acquisito sia teoricamente che attraverso l'esperienza;
in tal senso, coincide anche con un mestiere che richieda un'abilità specifica
2) Produzione di opere adeguate ai canoni estetici del bello, prevalenti nei diversi periodi storici;
l'opera stessa così prodotta ( spec. se di tipo figurativo );
l'insieme di tali opere di un autore, di un periodo
3) Attitudine mimica e interpretativa
4) estens. Abilità nel compiere una data azione, anche col valore negativo di artificio
5) Dal Medioevo fino alla Rivoluzione francese, corporazione di artigiani, mercanti, professionisti
Esiste una profonda relazione tra arte e esperienza-espressione religiosa.
Per mezzo dell'arte ( musica, pittura, scultura, architettura, poesia, letteratura ) l'uomo esprime esperienze intime, che non sono traducibili nel linguaggio razionale; l'arte è un linguaggio simbolico ( v. Simbolo ).
Le realtà religiose sfuggono al linguaggio della ragione, tanto nei sentimenti che suscitano, quanto nella proiezione verso il mondo di realtà trascendenti.
Per questo il senso religioso porta in ogni epoca l'uomo all'espressione artistica.
Gesù stesso impiegò l'arte: cantò i salmi, presentò i suoi insegnamenti in parole piene di poesia: paragoni con l'erba e con i gigli del campo, parabole di impareggiabile bellezza.
Mosè proibì che la divinità fosse rappresentata in immagini per evitare il rischio del politeismo, ma utilizzò la bellezza plastica ( arca dell'Alleanza, per es. ), il canto, la poesia.
La storia della Chiesa mostra, in tutte le epoche, che l'arte è intrinsecamente legata all'espressione religiosa.
Individuare nell'arte un'area definibile come propria del sacro richiede una chiarificazione di fondo.
Se infatti normalmente per arte religiosa si intende ciò che in pittura o scultura propone la rappresentazione di temi desunti dalla storia sacra, l'indagine si limita alla ricognizione di quei temi e di come essi siano stati interpretati nel tempo ( questo è l'ambito degli studi iconografici e iconologici ).
In tale accezione si esclude subito dall'arte religiosa tutto ciò che appartiene all'arte non figurativa o più genericamente astratta.
Se invece accanto a un'iconografìa riconducibile a soggetti propriamente sacri si considera anche l'aspirazione dell'artista a rappresentare l'infinito, l'assoluto, il trascendente, ancorché non assunti da una posizione di fede, il campo dell'arte religiosa si allarga fino a comprendere molte altre esperienze, spesso grandiose, del nostro secolo.
Accanto, dunque, a un'iconografia propriamente cristiana sussiste la possibilità che esistano opere d'arte capaci di rinviare, pur in modo indiretto, ai temi dell'esperienza religiosa.
In questo contesto l'arte religiosa è l'ambito della creatività umana nel quale è possibile rintracciare il tentativo dell'artista di avvicinarsi al mistero più profondo dell'esistenza e dell'essere.
Ne consegue che, intesa nel primo significato, l'espressione "arte religiosa" ricopre la vastissima area dell'arte cristiana, così come quella dell'arte in cui trovano espressione le altri fedi religiose; intesa invece nel secondo e più ampio significato, essa rimanda ad altre innumerevoli forme d'arte che, sviluppatesi soprattutto in epoca moderna, possono a vario titolo e in varia misura, spesso soggettiva, essere definite di natura "religiosa".
v. Architettura cristiana; Catacombe; Icona; Pittura sacra; Scultura sacra
* * *
Dopo una parte descrittiva, ci fermeremo sull'aspetto socio-culturale dell'arte e sui rapporti dell'arte con la Chiesa.
Si chiama arte la creazione di opere che piacciono per la loro bellezza, che sono frutto di virtuosità tecnica, di genio immaginativo, di ispirazione intellettuale.
L'opera d'arte è un prodotto sia materiale, come la scultura, sia intellettuale come la letteratura.
L'arte esalta la bellezza, ma non esclude l'utile: come ad esempio, la ceramica, l'architettura, la decorazione interna.
Gli antichi distinguevano le arti meccaniche e le arti liberali.
Nel Medioevo s'insegnava che sette sono le arti liberali: la dialettica, la grammatica, la retorica ( trivium ), l'aritmetica, l'astronomia, la geometria, la musica ( quadrivium ).
Le Belle Arti indicano le produzioni del bello plastico, quali l'architettura, la pittura, la musica.
L'arte letteraria comprende tutte le forme di poesia, del romanzo, della storia, del teatro.
Alcuni distinguono le arti dello spazio ( architettura ), le arti del tempo ( la danza ), le arti del linguaggio ( letteratura ), le arti dello spettacolo ( teatro, cinema ).
Un sistema comune di classificazione delle arti ritiene le seguenti categorie: la letteratura, le arti visive, grafiche, plastiche, decorative, le arti d'interpretazione e l'architettura.
In pratica, si riduce la classificazione a due grandi categorie: quella delle arti plastiche ed applicate e quella delle arti d'interpretazione.
La sociologia sottolinea le strette interrelazioni che esistono tra le diverse forme di arte e gli stili di vita nelle società.
L'arte degli aristocratici o dei privilegiati è diversa da quella dell'artigianato, dell'arte popolare, o dell'arte indigena.
La società moderna ha creato l'arte di massa e una commercializzazione senza precedenti dell'arte, come per esempio la pop-art, la musica pop, i cui dischi sono ascoltati dai giovani di tutto il mondo.
La storia dell'arte mostra a che punto le forme artistiche si evolvono con il progresso delle tecniche e delle culture.
Pensiamo al cinema, alla televisione, al fumetto che sono rispettivamente chiamate la settima, l'ottava e la nona arte.
Fermiamoci soprattutto ai rapporti tra l'arte e la cultura.
L'arte e la cultura sono creazioni indissociabili del genio umano ed è a giusto titolo che la concezione tradizionale della cultura abbraccia sia la raffinatezza artistica che l'erudizione intellettuale.
Ogni persona colta è tenuta ad apprezzare le Belle Arti e le lettere.
Ma, considerato in una dimensione socio-culturale, il ruolo dell'arte è molto complesso da analizzare e la sociologia dell'arte è lungi dall'aver trovato un'unica via d'interpretazione.
Le ricerche più recenti evidenziano due maggiori prospettive: l'arte come espressione e linguaggio simbolico di una cultura e l'arte come gioco dell'immaginario, dell'utopia, della rottura.
L'arte è, per un aspetto, rivelazione dell'anima collettiva.
Una società umana si fa conoscere attraverso la sua arte di vivere che comprende le forme creatrici della sua religione, dei suoi miti, delle sue tradizioni, delle sue celebrazioni comunitarie.
I suoi monumenti, la sua architettura, i suoi scritti, i suoi spettacoli e le danze sono l'espressione stilizzata di una coscienza comune che continuamente rianima " la potenza creatrice dell'emozione artistica ", come diceva Henri Bergson.
L'arte egiziana, per esempio, sapeva avvicinare i vivi ai morti, venerando i defunti ed accompagnandoli nella traversata verso l'al di là.
I miti raccontati da Omero hanno rivelato i Greci a se stessi, formando la loro anima e il loro genio.
Nei miti di Edipo, di Elettra, di Narciso, è la cultura universale che si scopre.
L'arte cristiana di un Giotto, ad Assisi, d'altronde, celebra gli episodi della vita di san Francesco, testimone di un fervore religioso che ha segnato la sua epoca e tutta la storia della spiritualità.
È difficile isolare l'arte dall'ambiente di vita da cui sorge perché è la cultura nel suo insieme che sussiste come creazione dello spirito, come arte del vivere insieme, come stile di vita in cui tutti gli elementi sono da osservare nella loro interdipendenza, nella loro armonia, nelle loro tensioni, nei loro contrasti.
Per esempio, se i riti religiosi ispirano le forme del culto, essi influenzano anche tutti i riti sociali: il cerimoniale di corte, l'etichetta, il calendario, le feste, la moda.
L'arte dell'abbigliamento nella Cina del secondo millennio a. C. situava ciascuno nella gerarchia sociale e nell'ordine del cosmo.
Ogni società ha il suo codice di onore, le sue forme di buona educazione, le sue regole di convenienza.
La sua concezione della vita dà forma all'architettura dei templi, dei monumenti e delle case nobili.
Essa comanda la disposizione delle abitazioni nello spazio urbano, l'alternanza dei monumenti, dei giardini, dei centri di potere, l'ordine funzionale dei quartieri.
L'arte proclama ed esalta uno stile ed una concezione dell'esistenza.
L'arte non è puramente e semplicemente il riflesso o l'eco di una cultura, e spesso si produce uno sdoppiamento o una deriva tra il primo intento dell'artista e il nuovo significato che la società o il principe attribuisce all'opera artistica.
La pittura egiziana, creata da principio come arte funeraria, esalta in seguito il culto dei faraoni.
Le statue delle divinità greche diventano, col tempo, una forma di glorificazione della città e uno stile di decorazione delle fontane e dei monumenti.
Anche la prodigiosa arte di Versailles sarà presto utilizzata, secondo le critiche di Colbert e del suo mercantilismo, come una vetrina di prestigio per la Francia e il suo re.
Oggi le sedi sociali delle grandi imprese sono abbellite da pitture e sculture fatte su ordinazione, che richiamano la moda dei sovrani di altri tempi che incoraggiavano l'arte di corte.
L'arte specchio delle culture?
Questo rimane ancora vero quando la morte di Dio e la morte dell'uomo hanno minato la pretesa umanistica dell'arte?
In un'epoca in cui la miseria dei popoli rinvia l'umanità ai bisogni biologici elementari, in cui le società ricche idolatrano l'utile e il consumismo, in cui la razionalità tecnica tende a svalutare la logica intuitiva e la percezione dei simboli, in cui l'artificiale nasconde e distrugge le bellezze della natura, in cui l'aggressione visiva e uditiva dei media satura al massimo la psiche dalla più tenera età, si nota che lo spirito umano sembra diventare progressivamente insensibile allo splendore gratuito dell'arte, che è ora da molti considerata come fenomeno anacronistico borghese, esercizio vano e privo di significato.
Anche la discussione sulla bellezza, che è stata appassionante in altre epoche, riscuote oggi scarso interesse.
La crisi si rivelerebbe anche nella situazione sociale dell'artista il cui ruolo è ambiguo e marginale.
La produzione artistica ha ancora un posto nell'insieme delle produzioni industriali?
Riconoscere questa crisi è ancora un altro modo per osservare gli stretti vincoli tra l'arte e la cultura: l'arte sarebbe allora ammalata della patologia della cultura.
Noi pensiamo che questo giudizio non deve essere spinto all'estremo perché, se l'arte è in crisi, è lungi dall'essere moribonda.
La creazione assume oggi delle forme inusitate e si dispiega in direzioni sconosciute nel passato: il cinema, la settima arte, ne è un esempio, come lo sono le nuove creazioni della musica, della pittura, lo sviluppo continuo del libro, il rinnovamento dell'arte popolare, la diffusione generalizzata dell'educazione artistica.
L'arte, d'altra parte, rimane sempre la memoria viva dell'umanità e mai come ora i tesori artistici del passato hanno esercitato un così grande fascino.
La TV, la radio, il cinema hanno reso popolari i capolavori della musica, del teatro, della pittura, dell'architettura.
L'arte sta certamente entrando in una nuova èra che darà un volto originale alle culture in gestazione.
Il linguaggio dell'arte è certo rivelatore delle credenze, delle ideologie, delle mode, dell'evoluzione dei gusti mutevoli di una società, ma denota anche una tensione tra i valori convenuti e l'immaginario collettivo, sempre aperto al senso del nuovo, spesso inatteso, imprevedibile, stupefacente.
Per esempio, il tempio distrutto di Gerusalemme è diventato il tempio invisibile dell'ebraismo in diaspora, e questa immagine non ha cessato di nutrire le speranze del popolo d'Israele.
E al centro di questa dialettica, tra la cultura istituzionale e l'immaginario in continua ricreazione, che l'artista trova il suo spazio d'ispirazione e di libertà.
Se si accontenta di servire l'arte del regime, tradisce se stesso e la sua opera diventa pura illustrazione o propaganda.
È dunque come un gioco dell'immaginario, dell'utopia ed anche della rottura sociale, che l'arte deve essere percepita.
L'artista non è soltanto l'interprete, egli è il profeta e il precursore che anticipa le forme innovatrici del pensiero, dell'immaginazione, della sensibilità sociale.
I grandi geni, Omero, Dante, Cervantes, Shakespeare, Leonardo da Vinci, sono senza dubbio stati dei testimoni della loro epoca, ma essi hanno anche e maggiormente scolpito i tratti nuovi del loro popolo e della cultura universale.
I grandi testi sacri della storia, come la Bibbia e il Corano, portano, attraverso le epoche, una carica innovatrice che continua a sconvolgere le coscienze e le società.
Al limite, si può dire che l'artista è un rivoluzionario e che le sue tele, i suoi canti, i suoi poemi esercitano un effetto destabilizzante sui suoi concittadini e talvolta diventano chiamata al combattimento.
La tela di Picasso Guernica, i canti rivoluzionari e molti degli inni nazionali ne sono un esempio.
L'opera d'arte può perfino diventare un simbolo di mobilitazione, il cui impatto supera, di molto, le intenzioni del creatore.
I Nazisti, per esempio, avevano interdetto la musica di Chopin in Polonia perché questa musica, secondo l'espressione di Robert Shuman, era come " cannoni sotto i fiori ".
E alle note della Polacca in là bemolle che scoppierà l'insurrezione di Varsavia il 1° agosto 1944.
L'arte è un fermento inebriante che spesso provoca lo scandalo delle culture dissacrando le credenze e le norme morali tramandate.
Ancora al tempo di Molière il teatro era considerato un'arte pericolosa e gli attori giudicati persone immorali.
Le regole dell'etica e dell'estetica non interdicono la rappresentazione del male morale, questa dimensione drammatica dell'animo umano, ma l'arte distrugge se stessa se si compiace di ciò che è indegno, pornografico, crudele, perché in questo modo si perverte in anticultura.
I più grandi artisti sono stati insieme dei testimoni e dei veggenti di genio.
Il loro rapporto con la cultura ambientale non è mai a senso unico.
Essi sono segnati dal loro ambiente, anche nelle opere più inattese o le più provocanti per il pubblico.
I cubisti furono i testimoni della rivoluzione culturale del soggettivismo e della pretesa umana di ricreare l'universo e le sue forme.
Ma l'arte moderna ha, essa stessa, partecipato alla rivoluzione del soggettivismo.
Le regole estetiche non hanno più nulla a che vedere con i canoni tradizionali dell'arte.
Il soggetto e la sua ispirazione hanno il primato su tutto, col rischio che questo provochi contraddizione tra creatori ed interpreti.
I surrealisti, per esempio, si rifacevano a Freud e alle sue rivelazioni sull'inconscio, ma il padre della psicanalisti li considerava, partendo dal proprio pensiero, dei " folli integrali ".
Gli studi sulle motivazioni dei creatori di genio sono spesso lungi dall'essere in armonia con la sublimità e lo splendore delle loro opere.
Anche l'artista è talvolta guidato dallo spirito di lucro, di concorrenza, di cortigianeria come ha dimostrato André Chastel: 1986.
La psicanalisi dell'arte è illuminante, ma non toglie all'opera creata la sua vitalità e il suo linguaggio.
I volti umani sfigurati di Picasso o di Jean Dubuffet scandalizzarono profondamente i loro contemporanei, ma oggi vi si legge l'angoscia dell'uomo moderno che ha perduto l'intelligibilità contemplando la propria immagine esplosa.
Perfino l'architettura convulsa di certe agglomerazioni urbane ha un significato recondito.
Le Corbusier diceva di New York: " E una catastrofe, ma una bella catastrofe " ed è noto che Dvorak ha composto la Sinfonia del Nuovo Mondo dopo aver scoperto New York che l'accoglieva.
L'ispirazione artistica, ch'essa sia serena o tormentata, raggiunge, nella sua finalità il mistero dell'uomo e le sue radici ontologiche.
L'arte si apparenta alla contemplazione metafisica e al dramma religioso dell'umanità.
Questo è vero per la pittura di Fra Angelico che è insieme meraviglia per lo sguardo e preghiera per l'anima.
Jacques Maritain parlava del suo grande stupore di fronte ai personaggi apparentemente ingenui e ridicoli del pittore Georges Rouault, suo amico: " Questo strano assembramento di teste sinistre o pietose, questi fantocci paurosi e sintetici, giudici, ricchi borghesi, donne oneste, saccenti; questi poveracci deformati dalla miseria, questi giocolieri, questi pagliacci, questi tristi infermi, questi spaventosi storpi, sono forse un gioco di massacro preparato qui perché il pubblico rida e si diverta?
No, tutto questo è un'opera seria … ".
Maritain spiega che la contemplazione di Rouault getta una luce cruda sulla realtà profonda della miseria umana: " Ciò ch'egli vede e conosce con una strana pietà, e ciò che ci fa vedere, è la miseria e la dolorosa bassezza di questo tempo, ma non la miseria del corpo soltanto, ma la miseria dell'anima, la bestialità e la iattanza dei ricchi e dei mondani, la schiacciante fatica dei poveri, l'infermità di tutti … ": J. Maritain, testo inedito del 1910, in Cahiers Jacques Maritain, n. 12, 1985, pp. 23-24.
Specchio enigmatico della condizione umana, l'arte ci seduce, ci interpella nel più profondo di noi stessi.
Tutte le religioni sono ricorse all'arte per celebrare il mistero e il dramma dell'uomo di fronte alla vita e alla morte, di fronte alla trascendenza e al fascino del divino.
L'intera storia della Chiesa ne è testimonianza.
Il Concilio Vaticano II ricorda che la Chiesa ha sempre incoraggiato l'arte e gli artisti perché essa riconosce le alte capacità civilizzatrici della creazione artistica: Gandium et Spes, n. 57 e n. 62.
In particolare, l'arte dà alla preghiera e al culto un'espressione e uno splendore incomparabili: Sacrosantum Concilium, n. 122.
Il Cristianesimo ha ispirato opere meravigliose; ne sono testimonianza le cattedrali, i capolavori dell'arte sacra come i più illustri nomi della pittura, della letteratura o dell'architettura.
I musei più celebri sarebbero molto impoveriti se li si privasse dei capolavori dell'arte cristiana.
Ma bisogna riconoscere che nell'epoca moderna le relazioni tra la Chiesa e l'arte si sono alquanto raffreddate.
Da una parte e dall'altra si sono accumulati motivi di risentimento: gli artisti sono stati accusati di secolarismo, di dissacrazione e perfino di iconoclastia estetica.
La Chiesa, d'altra parte, riconosce di aver abusato di un'arte religiosa di bassa qualità e di non avere sufficientemente compreso i nuovi artisti.
Di fronte a queste incomprensioni, Paolo VI non nega le deficienze che hanno potuto offuscare gli artisti: " Noi non vi abbiamo spiegato le nostre cose …
Ecco perché voi non ci avete conosciuti … Noi andremo fino in fondo ai nostri "mea culpa", noi vi abbiamo offesi ricorrendo al falso, all'oleografia, all'opera d'arte a basso prezzo ".
Rapporti più promettenti prendono ora forma e un nuovo patto tra la Chiesa e gli artisti è prospettato dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi Papi.
Vi si ricorda che, da sempre, il culto cristiano è stato nobilitato dalla poesia, dalla musica, dalla pittura, dall'architettura.
E se la Chiesa si vedesse ora privata del concorso degli artisti, essa dovrebbe reinventare un " ministero artistico e profetico " per " far vedere che fra sacerdote e artista c'è una simpatia profonda e una capacità d'intesa meravigliosa " ( 7-5-1964 ).
Nel suo Messaggio all'umanità il Concilio ( dic. 1965 ) offre una nuova alleanza agli artisti: " Non lasciate interrompere un'alleanza feconda fra tutte …
Questo mondo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione …
Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo ".
Non soltanto bisogna che la storia sacra, la letteratura e la Bibbia in particolare continuino ad ispirare i creatori, gli scultori, i pittori, i poeti, i compositori di opere musicali e teatrali, ma bisogna ancora che l'uomo contemporaneo riscopra l'arte nel suo significato spirituale.
L'arte infatti è apertura al mistero e alla tensione religiosa dell'essere umano: " È un passo un po' analogo a quello della fede …
L'essenziale dell'arte si situa nel più profondo dell'uomo, in cui l'aspirazione a dare un senso alla propria vita si accompagna ad una fugace intuizione della bellezza e della misteriosa unità delle cose " ( 20-5-1985 ).
Senza l'arte l'uomo resterebbe ampiamente cieco a se stesso, al proprio mondo interiore, al senso drammatico della propria miseria, del proprio destino, della propria sete d'infinito.
Il mondo, la Chiesa hanno bisogno dell'arte come della contemplazione.
La musica, tra tutte le arti, esalta l'armonia universale e suscita la fraternità dei sentimenti al di là di tutte le frontiere: essa " per la sua natura può far risonare interiori armonie, solleva intense e profonde emozioni, esercita un potente influsso con il nuovo incanto ".
La musica è " uno strumento di vera fraternità, aiutando a superare discriminazioni e frontiere ".
La Chiesa insiste perché nella liturgia " l'arte musicale entri come elemento di glorificazione a Dio, come espressione e sostegno della preghiera, come mezzo di effusione degli animi dei partecipanti " ( Giovanni Paolo II, 30-11-1985; 6-8-1985 ).
Tra le arti e la religione si rivelano connaturalità e convivenza spirituale.
I cammini dell'arte e le vie della Chiesa si raggiungono là dove palpita lo spirito umano alla ricerca d'identità e di assoluto
* * *
I. Rapporti ed influssi intercorrono fra le visioni delle mistiche e le immagini, la cui frequentazione, vivaio per la meditazione interiore, fa parte della loro esperienza quotidiana.
Ci si riferisce alle mistiche e ai mistici, ma maggiormente alle prime, perché per le donne, spesso meno colte degli uomini, l'immagine è un punto di riferimento importante.
Una serie di aggiornamenti iconografici trapassa abitualmente nelle descrizioni delle visioni: ad esempio nelle visioni i chiodi del crocifisso da quattro si riducono a tre seguendo la parallela evoluzione cronologica dell'immagine del Crocifisso.
Infatti, l'iconografia del Cristo trionfante che sottolinea la sua essenza divina lo mostra senza segni di sofferenza, con i grandi occhi spalancati e i piedi accostati l'uno accanto all'altro.
Il successivo schema del « Christus patiens » sottolinea, invece, l'umanità di Cristo e lo mostra in agonia, col capo reclinato o già con gli occhi chiusi nella morte.
I piedi non sono più accostati, ma sovrapposti e forati da un unico chiodo.
L'innovazione che fa assumere al corpo una maggior tensione, sintomo di sofferenza, si diffonde in Italia solo a partire dalla seconda metà del sec. XIII.
Lo spagnolo Luca di Tuy, cronista e vescovo ( dal 1239 ) ha ben chiaro i motivi del mutamento iconografico che accentua lo spasimo del supplizio: « Ma qualcuno dice che per questo si va ora affermando che Cristo sia stato crocifisso con un piede sopra l'altro tenuti da un unico chiodo e che si vogliano cambiare le consuetudini della Chiesa, perché con la crudeltà maggiore della passione di Cristo sia sollecitata nel popolo una maggiore devozione ».
Spesso, sono le visioni delle mistiche a fondare iconografie diverse: ci si riferisce ad esempio a come ancor oggi viene rappresentato il presepio, che si fonda sulla visione di s. Brigida di Svezia.
II. E questo fondamentale ruolo dell'immagine nell'esperienza claustrale e mistica, la ragione che spinge le compagne di Chiara da Montefalco a credere che la metafora usata dalla santa potesse essersi concretizzata, cioè che veramente nel cuore della santa si trovassero tutti i simboli della passione, quella passione e quella croce che Chiara diceva avere radicate in petto.
Come in uno stipetto a due ante furono trovati nella lunga autopsia durata più giorni, da una parte la croce, i tre chiodi, la lancia, la spugna e la canna; dall'altra, la colonna, la frusta con cinque funicoli e la corona: immediato l'esplosivo moltiplicarsi di miracoli e il concorso di popolo e di pellegrini.
III. La vita spirituale procede per visioni, quindi fondamentalmente per immagini, immagini che a loro volta forniscono le parole per descrivere esperienze altrimenti intraducibili.
La figura e la sua descrizione sono perciò un linguaggio, un veicolo linguistico comune fra la « biografia » di una mistica ( cioè il modello di vita che viene proposto dall'estensore della Vita ) ed il pubblico dei suoi destinatari.
D'altronde, il pubblico è abituato ad andare in chiesa, a guardare immagini, tanto che divengono un suo preciso sfondo culturale, un bagaglio di riferimenti culturali, bagaglio che proprio quel pubblico sarà prontissimo a ricevere e a raccogliere anche dai racconti della mistica.
Nel sec. XIV assistiamo ad una privatizzazione del culto: i privati, come le mistiche, pregano sempre più in solitudine, nelle loro stanze che accolgono altaroli e crocifissi sentiti come un necessario appoggio emotivo di meditazioni.
Sono proprio quegli altaroli e crocifissi ai quali si fa frequentissimo riferimento nelle biografie delle sante, punto di partenza dell'estasi mistica.
In una circolarità di temi e di linguaggi vi è quindi un rapporto molto stretto fra le immagini, le mistiche e i loro devoti, tanto più che la committenza degli altaroli è molto spesso di privati cittadini e presuppone una richiesta finalizzata a ben determinati scopi ed intenti.
Concilio Ecumenico Vaticano II |
|
Sua importanza per l'uomo e per la Chiesa | SC 122 |
IM 24 | |
GS 62 | |
Nel mondo contemporaneo | GS 7 |
Valore proprio dell'… | AA 7 |
CD 12 | |
Riconoscere le esigenze di metodo proprie di ogni arte | GS 36 |
GS 59 | |
La Chiesa riconosce le nuove tendenze artistiche | GS 62 |
… e morale | IM 6 |
Dovere della autorità civile | IM 12 |
… e cooperazione fra i cristiani | UR 12 |
… e bene comune | IM 11 |
… nei paesi di missione | AG 22 |
GS 62 | |
Arte sacra |
|
E … religiosa | SC 122 |
E … moderna | SC 123 |
GS 62 | |
riforma delle disposizioni ecclesiastiche, formazione artistica del clero | SC 122-129 |
PO 5 | |
Scuole e Accademie da istituire | SC 127 |
Autorità dei Vescovi | SC 39 |
Commissione di … sacra | SC 46 |
Magistero |
|
Enciclica Pio X - Iucunda sane | 12-3-1904 |
Le arti infine, richiamato l'esemplare supremo d'ogni bellezza che è Dio | |
Catechesi Giovanni XXIII | 26-9-1962 |
Ci stia a cuore tutto ciò che si riferisce al decoro e allo splendore del massimo tempio della cristianità | |
Uff. Beni culturali C.E.I. - Spirito Creatore - 30-11-1997 |
|
Catechesi Benedetto XVI | 31-8-2011 |
Arte e preghiera | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
|
cf Icone e Immagini sacre | |
Arte sacra | 2500 |
-- | 2502-03 |
-- | 2513 |
Somiglianza dell'arte con l'attività di Dio nel creato | 2501 |
Codice Diritto Canonico |
|
nella costruzione delle chiese | 1216 |
Summa Teologica |
|
I-II, q 57, a 3 |