Contro Cresconio grammatico donatista |
Appunto come nel caso di un malato in preda a delirio furioso, che malmena il suo medico e il medico tenta di bloccarlo: o ambedue si perseguitano a vicenda oppure non è certo il medico che perseguita il delirante, se si intende come persecuzione solo quella che fa del male, ma è il frenetico che perseguita il medico.
Pertanto, la vostra crudeltà e la violentissima audacia, ben nota a tutti, messa in atto dai circoncellioni, satelliti dei vostri chierici, doveva essere repressa dalle leggi emanate contro di voi e in qualche modo bloccata.
Nello stesso tempo, dissuasi quantomeno dallo stesso terrore delle sanzioni, vogliate riflettere ed emendare l'errore in cui vi trovate e il sacrilegio che vi separa in modo inconciliabile dall'unità e dalla pace di Cristo, proprio come Feliciano e Pretestato, i quali, inaspriti dal terrore nei vostri confronti causato dalle misure repressive del potere civile, misero in atto ciò che rifiutò di fare quel cuore troppo duro e perverso di Salvio: si pentirono per lo scisma che avevano fatto, ritornarono alla vostra comunione e società.
Tutto tornerebbe a posto se voi tutti ritornaste alla radice cattolica.
Quanto poi ai provvedimenti presi nei vostri confronti, che potrebbero eccedere la moderazione della carità cristiana, essi non si devono imputare alla Chiesa cattolica, come non imputerei a Primiano o Restituto ciò che fecero a Salvio i cittadini di Abitina.
52.62 - Per quanto riguarda il crescendo di persecuzioni che, a tuo dire, il partito di Donato ha dovuto subire, tu, sia ignorando completamente le provocazioni dei vostri sia affermando molte cose contro i nostri senza fornirne la spiegazione, hai citato un testo dei Salmi e hai detto: " Non è stato forse detto di coloro che fanno tali cose: I loro piedi corrono a versare il sangue; e la via della pace non conoscono? ( Rm 3,15.17 )
Queste accuse, e molte altre di gran lunga più gravi, le hanno lanciate i vostri vescovi nel concilio di Bagai contro Feliciano e Pretestato.
E certamente costoro non hanno sparso il sangue di alcuno, né hanno infierito su di voi con violenze fisiche; invece quelli che li accusavano in tal modo, consideravano un crimine assai peggiore versare il sangue spirituale con il sacrilegio dello scisma.
Dunque, se dopo aver pronunziato contro di loro parole così pesanti e aspre, avete fatto pace senza toglier nulla alla loro dignità e senza invalidare il loro battesimo, non si deve disperare che possiate accordarvi anche con noi.
Vi deve allettare molto di più a far pace tutto l'universo cristiano che non Pretestato e Feliciano, poiché, se non siete stati inquinati da quelli che avete condannati con accuse tanto atroci, tanto meno vi può macchiare l'unità di tanti popoli cristiani, ai quali non avete provato i crimini di Africani sconosciuti.
Voi, sì, siete stati molto inquinati da un grave crimine: il crimine di aver separato la vostra società dalla società della Chiesa, a favore della quale depongono tali e tante testimonianze divine.
E tu hai osato contraddire con la tua temerarietà di uomo queste divine testimonianze, quando tu stesso, non so come, ti sei visto costretto dal potere della verità a confessare che " il mondo intero si sta volgendo ogni giorno verso il nome cristiano ".
Hai osato opporti al testamento di Dio, lo ribadisco, benché l'Apostolo dica: Un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.
Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. ( Gal 3,15.16 )
Tu non hai avuto alcun timore di annullare questo testamento, di sovrapporre a questo testamento il partito di Donato, e quando Dio dice ad Abramo nello stesso testamento: La tua discendenza sarà come le stelle del cielo e la sabbia del mare, ( Gen 22,17 ) tu annulli il testo e vi metti sopra il partito di Donato, in favore del quale non citi alcuna testimonianza, e dici: " La minoranza detiene sovente la verità, l'errore è appannaggio della moltitudine ".
Non comprendi in che senso il Signore ha detto che sono pochi coloro che entrano per la porta stretta, ( Mt 7,14 ) dal momento che ha dichiarato che molti da Oriente e Occidente siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe, ( Mt 8,11 ) e nell'Apocalisse appaiono migliaia di individui in veste bianca, di ogni razza e tribù e lingua, che nessuno può contare. ( Ap 7,9 )
Essi certamente sono molti in se stessi, però sono pochi se li paragoniamo alla moltitudine ben più grande che deve essere punita con il demonio.
Tuttavia questo frumento, destinato ai granai divini per l'eternità, raccolto da tutto il mondo dall'unità della carità, tollera i furori e i tormenti di questo mondo, sia per gli scandali e le violenze degli eretici sia per i molti che non vivono rettamente qual paglia che resta nel suo seno, e sarà purificato nella vagliatura finale.
Ma, su tutto ciò, non c'è risposta più facile per te della causa dei Massimiani.
Se la verità si trova frequentemente nella minoranza ed errare è proprio della moltitudine, ammetti che i Massimiani, quanto sono inferiori a voi per il loro piccolo numero, tanto vi superano nella verità.
Tu non lo ammetti; allora non cercare di gloriarti del vostro ridotto numero a confronto con la moltitudine delle nazioni cattoliche, così come non vuoi che i Massimiani si glorino del loro scarso numero in rapporto alla vostra moltitudine.
Quanto poi al tuo resoconto sui traditori africani, non sai tu o il più elementare buon senso non te lo fa comprendere, che, quando si discute alla ricerca della verità, se non segue la dimostrazione, l'esposizione è priva di valore e non serve a nulla?
Non mi darei alcuna pena per confutare questo, neppure se non avessi nella causa dei Massimiani una sintesi così facile e immediata.
Sacre sono le seguenti Lettere: Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente.
Da Sion, splendore di bellezza, Dio rifulge. ( Sal 50,1-2 )
Con questo testo profetico si armonizza quello del Vangelo, in cui il Signore dice di sé: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome dovevano essere predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )
Ciò che infatti è detto lì: Egli ha convocato la terra da oriente a occidente, qui lo ha espresso: a tutte le genti; e alle parole del Salmo: Da Sion rifulge la sua bellezza, corrispondono le parole: cominciando da Gerusalemme.
Lì, infatti, Cristo non solo ha sofferto, ma è anche risorto; di là è salito al cielo e lì nel giorno di Pentecoste ha inviato lo Spirito Santo dal cielo su centoventi uomini riuniti insieme per colmarli di lui; là un giorno accolse nel suo corpo tremila credenti e un altro giorno cinquemila che si erano convertiti; da lì la Chiesa si diffuse e si diffonde con i suoi frutti a tutta la Giudea e alla Samaria e a tutti gli altri popoli del mondo intero.
Predisse questo ai suoi discepoli e nell'imminenza dell'ascensione al cielo disse loro: Voi mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra. ( At 1,8 )
Questa, dunque, è la Chiesa che comincia da Gerusalemme e si espande con una fecondità così palese fra tutte le genti, da obbligarti a confessare che " grazie alla Provvidenza divina il mondo intero ogni giorno si volge al nome cristiano "; questa Chiesa, ripeto, che la Parola del Signore, Dio degli dèi, convoca dal levar del sole fino al tramonto, la quale non ha potuto minimamente essere intaccata dai traditori africani, che non ha mai conosciuto, se i germogli dell'arbusto del sacrilego Massimiano non hanno macchiato tanti suoi colleghi, per il solo fatto che essi non gli avevano imposto le mani durante la sua consacrazione; e questo benché avessero lodato Massimiano, condannato da Primiano, e avessero condannato Primiano, benché coloro che avevano aderito al suo scisma avessero ottenuto una proroga per ritornare.
Che anzi, perché ho detto: " Noi, con ben maggiore probabilità vi accusiamo di aver consegnato i Libri santi ",63 tu mi rispondi che in questo modo ho confessato che voi fate a noi un rimprovero probabile, appellandoti anche alla regola linguistica secondo la quale il grado comparativo " aumenta ciò che è posto prima e non disapprova ciò che è detto prima ", e aggiungi che come si dice " bene " e " meglio ", " male " e " peggio ", " orribilmente " e " più orribilmente ", così si trova " probabilmente " e " più probabilmente ".
Da questa premessa credi di poter tirare una conclusione e dici: " Se la vostra obiezione è più probabile, allora la nostra è probabile".
Con l'opera assai estesa dei primi tre libri ti ho dato a suo luogo una risposta sufficiente e forse più che sufficiente, e ho mostrato, attraverso i libri da cui abbiamo appreso a parlare, come il grado comparativo non sempre aumenti ciò che mette a confronto, e talvolta disapprovi ciò con cui si raffronta.
Per questo si dice: " Gli dèi favoriscono maggiormente gli uomini pii ",64 oppure: " Formulo i migliori auspici ".65
Leggili attentamente, vi scoprirai tu stesso molte cose.
Ma, ti prego, non sei sorpreso di vedere come in questa causa dei Massimiani, partendo dalla quale ho deciso adesso di darti una risposta su tutto, non mi sono mancati esempi di questo tipo di locuzioni?
Proprio in quella sentenza del concilio di Bagai, davvero mirabile per splendore ed eloquenza, essi dichiarano:" Si è trovato un rimedio più salutare, per evitare che il virus pestilenziale si diffonda in tutte le membra: sopprimere con un dolore concentrato la ferita aperta ".
Stando alla tua regola, essi avrebbero certamente dovuto dire: " salutare ", non: " più salutare ", poiché non era salutare, ma pernicioso permettere che il virus infettasse tutte le membra.
Era dunque un rimedio più salutare ricorrere a un dolore momentaneo al fine di sopprimere la piaga aperta, benché non fosse salutare, al contrario fosse mortale, lasciare che il virus diffondesse la sua infezione mortale in tutte le membra.
Allo stesso modo noi vi obiettiamo più probabilmente il reato di tradizione, senza che voi possiate accusarci di ciò probabilmente.
Anche ciò che ho affermato contro Silvano, il vostro vescovo di Cirta, che cioè fu un traditore, lo attestano gli atti municipali, redatti lì stesso a Cirta dal rappresentante statale Munazio Felice.66
Infatti vi leggiamo scritto: " Quando fu aperto l'ingresso della biblioteca, si trovarono gli armadi vuoti.
Lì Silvano presentò una cassetta d'argento e una lampada d'argento, che diceva di avere trovato dietro la cassaforte.
Vittore di Aufidio gli disse: " Saresti morto se non le avessi trovate ".
E avendogli detto il curatore Felice: " Cerca più attentamente per vedere se non sia restato qualcosa ", Silvano disse: " Non c'è nulla qui, abbiamo buttato tutto fuori " ".
Quando furono letti questi fatti negli atti del consolare Zenofilo, fra i quali erano state inserite numerose deposizioni di testi, chiese il consolare: "Quale incarico ecclesiastico ricopriva a quell'epoca Silvano? ".
Vittore rispose: " Silvano fu suddiacono durante l'episcopato di Paolo, quando ferveva già la persecuzione ".
Tu, perché non si dia credito a questo documento chiarissimo degli atti pubblici, credi di opporgli un argomento decisivo richiamando la sentenza che lui pronunciò contro Ceciliano, quasi per punire dei traditori; poi concludi che non poté essere un traditore chi si assunse il ruolo di vindice inflessibile del crimine di tradizione.67
Come se qualcuno potesse sembrare più severo di quei vecchi davvero svergognati, quando infierivano con tanto zelo per far morire Susanna, però perché avevano la coscienza lacerata dal senso di colpa per quel delitto, che fingevano di voler punire in lei. ( Dn 13,5-62 )
Ma, lasciamo perdere queste cose. E Feliciano?
Adesso non condanna, forse, con Primiano il crimine che lui stesso aveva commesso con Massimiano, ma certo non perché più impudente, quanto perché più emendato da una sentenza migliore?
Se Silvano avesse voluto fare altrettanto, non avrebbe condannato falsamente Ceciliano per il crimine di tradizione, ma se stesso per vero crimine di tradizione con un emendamento salutare, e sarebbe passato, se non in qualità di vescovo, almeno in qualità di peccatore emendato, a fianco di Ceciliano innocente, se è vero che Feliciano è potuto passare, senza macchia per Primiano o per lui, con la sua dignità episcopale al partito di Primiano, che aveva condannato essendo innocente, proprio come Silvano aveva condannato Ceciliano.
Neppure ciò che ho detto: " Ignoro quali siano i traditori che i vostri antenati incolpavano; se li incolpavano veramente, avrebbero dovuto convincerli del loro errore ",68 devi prenderlo nel senso che i vostri antenati avrebbero dovuto farlo davanti al loro tribunale.
In effetti tu rispondi così, " che essi l'hanno fatto e per questo determinarono in giudizio che i nostri avevano perduto il battesimo ".
Prima leggi attentamente ciò che rigetti nel tuo scritto, e o comprendi ciò che è detto o non voler cambiare il senso di ciò che tu comprendi.
Io ho detto che questi traditori avrebbero dovuto essere convinti di errore, non davanti ai vostri, ma davanti alle Chiese d'oltremare, alle quali apparivano come innocenti quelli che erano incolpati dai vostri.
Infatti anche i Massimiani credono di aver condannato Primiano dopo averlo confutato, ma non lo hanno fatto davanti a coloro che, vivendo in luoghi più lontani, erano meno influenzabili da favoritismi o invidie, e avrebbero potuto dare di lui un giudizio tale, che sarebbe stato facilmente approvato da tutto il partito di Donato.
Orbene, cento vescovi lo hanno condannato, mentre più di trecento vescovi lo hanno rilasciato perché fosse assolto, davanti ai quali essi stessi avrebbero corso il rischio di una condanna.
È certo che costoro dovettero guadagnare alla loro tesi un numero ben maggiore di vescovi per restare dentro con essi e mettere fuori Primiano, qualora lui, che era condannato, si fosse rifiutato di eseguire la penitenza.
Però se essi non avessero potuto persuadere un numero così superiore di colleghi e le molte Chiese della loro comunione, sparse per tutta l'Africa, o avrebbero dovuto rescindere la loro sentenza con decisione più sensata, su cui avrebbero potuto prendere un abbaglio, trattandosi di uomini che giudicano un altro uomo, oppure, se avevano appreso con assoluta certezza la vera natura dei suoi crimini, di cui tuttavia non erano in grado di convincere gli altri, che erano la stragrande maggioranza, sarebbe stato un gesto più prudente e paziente tollerare coscientemente un peccatore anziché separarsi con uno scisma empio da tanti innocenti che non ne sapevano nulla.
In tal modo avrebbero mantenuto fede a quel principio, colmo di carità e pietà, formulato così dal beato Cipriano: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, ciò tuttavia non deve costituire un impedimento per la nostra fede o la nostra carità, tale da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania ".69
La qual cosa certamente avrebbe giovato loro se, purificati nel grembo della Chiesa cattolica, avessero tollerato in essa le impurità che non avevano potuto togliere anteriormente.
Ma ciò che a nostro avviso essi avrebbero dovuto fare in questa società del vostro errore, che considerate come la vera Chiesa, era quello che si imponeva per i vostri antenati nel seno di quella Chiesa notoriamente vera, della cui unità essi avevano fatto parte: non separarsi da essa.
Come infatti chiunque aderisce al vostro partito, poiché ignora completamente la questione di Primiano, in perfetta buona fede lo reputa innocente benché condannato da cento Massimiani, lui che era stato assolto davanti a un numero ben maggiore di colleghi, così anche nella comunione cattolica chi ignora la causa di Ceciliano non a torto si persuade della sua innocenza, dal momento che costui ha potuto apparire come innocente o occultarsi come colpevole, non solo in Africa, ma anche nel territorio di tanti popoli cristiani, di fronte alla stragrande maggioranza degli altri vescovi.
Presso di loro o ha meritato di essere assolto da un giudice con cognizione di causa, o non meritò di essere condannato da un giudice che ignorava il fatto, oppure, assolto in modo ingiusto da un giudice corrotto, non si poté dimostrare la sua colpevolezza agli altri che non l'avevano giudicato.
Voi pertanto vi siete separati con una sacrilega frattura dall'unità di tanti e sì grandi popoli che, non essendo in grado di giudicare tale questione, o ignoravano che c'erano stati giudici in questa causa, o se era già stata emessa una sentenza ignoravano di che tenore fosse, oppure credettero ai giudici designati anziché ai litiganti vinti.
Ecco dimostrato con quanta facilità vi si può vincere, pur avendo scelto l'ultima delle quattro ipotesi che io ti avevo proposto, né potevi fare altrimenti.
Ho detto, in effetti, che se si fossero esibite le prove dei crimini di tradizione, compiuti dall'una e dall'altra parte, o le une e le altre sono vere o le une e le altre sono false, o le nostre sono vere e le vostre false, o le nostre sono false e le vostre vere.
Ora, dopo aver dimostrato quanto era facile la nostra vittoria nelle prime tre ipotesi, siete stati battuti anche nella quarta, ma tu, o non l'hai compreso oppure, ed è ciò che inclino a credere, perché gli altri non capissero, hai tentato di coprire con non so quali zone d'ombra la questione stessa e hai giudicato opportuno discutere sulla natura dell'argomentazione.
Ma di questo potremo trattare con te in altra occasione, se sarà necessario; ora non perdiamo il tempo su questioni non essenziali.
Pertanto fa' attenzione, per vedere se sarò in grado di dimostrare anche questo, osservando in quel vostro specchio terso, che è appunto la questione dei Massimiani.
Dunque, dopo la morte di tutti i protagonisti e i testimoni di questi avvenimenti, potrà succedere che un bel giorno la questione della comunione sia dibattuta tra i vostri successori e i loro.
Costoro diranno che Primiano fu condannato da un centinaio di vescovi o poco più, e allegheranno prima la sentenza redatta a Cartagine, poi quella emanata a Cabarsussa contro di lui; i vostri leggeranno, al contrario, il concilio di Bagai.
I primi reclameranno che si dimostri loro come furono confutate le accuse contro Primiano, contenute nella sentenza dei loro antenati.
I vostri non diranno forse con più forte ragione: " Se queste accuse, che voi lanciate contro uno che è già morto, sono vere, provate che le avete presentate ai nostri antenati, e che gli avete dimostrato che erano vere.
Se avete tentato di fare questo senza potervi riuscire, allora neppure gli stessi nostri antenati potevano essere macchiati dai crimini altrui, sia pure veri, che non gli erano stati comprovati; quanto più se voi non avete neppure tentato di dimostrarlo!
Come dunque poteva scaricarsi su di noi la responsabilità di tale questione che, essendo ignorata e non dimostrata, non ha potuto coinvolgere neppure coloro che allora vivevano con Primiano?
Pertanto noi siamo in grado, per la forza stessa della verità, di convincervi che siete i responsabili dello scisma, in quanto vi vediamo separati da noi, fratelli vostri, a causa di crimini altrui, che allora non sono stati provati di fronte ai nostri antecessori, quando dovevano esserlo ".70
Se le popolazioni e il clero di quei luoghi da cui provenivano i trecentodieci vescovi, che hanno organizzato il concilio di Bagai contro i Massimiani, hanno il sacrosanto diritto di parlare così; se ciò - ripeto - lo diranno con ragione gli Africani agli Africani, i Numidi e i Mauri, che sono la stragrande maggioranza, alla minoranza della Bizacena e della Proconsolare, quanto più il mondo intero avrà il diritto di usare questo linguaggio con gli Africani di tutto il mondo sui crimini compiuti da ignoti traditori africani, anche se fossero veri, tanto più che anche in Africa la stessa Chiesa cattolica è così diffusa, associata col vincolo dell'unità agli altri popoli!
In ogni caso, essa potrebbe gridare ad alta voce: " Anche le prove dei crimini altrui, che adesso ti sforzi di mostrarmi, non rendono colpevoli i popoli delle nazioni, ai quali non furono mostrate a tempo debito, sia perché non avete potuto farlo e sia perché non ve ne siete preoccupati.
Se mi dissocierò da questi popoli innocenti su tale questione, e ciò a causa dei crimini di altri, non potrò considerarmi innocente del crimine sacrilego dello scisma.
Perciò, supponiamo pure che voi abbiate il massimo successo e mi proviate adesso che questi crimini sono veri: condanniamo i traditori che sono morti, non abbandoniamo gli innocenti che vivono ".
Ora, avendo io dichiarato: " Se voi foste in possesso di prove
autentiche, avreste dovuto dimostrarlo alla Chiesa, cioè alla Cattolica, per essere al di dentro ed
espellere al di fuori quelli che aveste confutato ", che razza di risposta mi hai voluto dare dicendo:
" Noi eravamo stati espulsi, i
vostri invece erano rimasti nella Chiesa plenaria e cattolica "?
Se i Massimiani vi ripetono questa frase, parola per parola, tu che cosa risponderai, se non che non sono degni di una smentita, ma soltanto di derisione quelli che osano pretendere di essere la Chiesa plenaria con nemmeno cento vescovi, a confronto di una moltitudine sì grande, cui presiedono oltre trecento vescovi, poiché in tutte le regioni dell'Africa, in cui si trovano i Massimiani, è presente anche la comunione di Primiano, mentre nelle altre parti dell'Africa, ben più numerose ed estese, non si trova neppure un Massimiano, salvo forse in viaggio?
Tu, pertanto, con quale ardire - in contrasto con quella Chiesa che, per bocca della verità, si estende dal sorgere del sole fino al suo tramonto nella profezia e nella realtà71 - osi affermare che la Chiesa universale è il partito di Donato, il quale non è se non in Africa, mentre essa appartiene a innumerevoli nazioni, Africa compresa?
" È chiaro che questo ha messo fuori quella! ". Tu però, ti prego, non mettere fuori questa voce.
L'uomo ha il pudore sul volto, non sotto l'ascella. E così questo ha messo fuori quella?
Non vedi che, se si mette fuori quella, di cui il Signore ha detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni; ( Gen 22,18 ) della quale si legge la predizione che negli ultimi giorni sarà la montagna del Signore, visibile a tutti, e verranno ad essa tutte le genti; ( Is 2,2 ) della quale si canta questa profezia: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli; ( Sal 22,28 ) della quale è predetto che darà frutto e crescerà nell'universo intero; ( Col 1,6 ) della quale dice lo stesso Signore che si estende fra tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme; ( Lc 24,47 ) non vedi, dico, che se la si mette fuori, con essa si mette fuori la Legge di Dio, i Profeti, i Salmi, gli Apostoli, il Vangelo stesso, e infine tutto il Testamento e, con esso, lo stesso Erede?
Se ti colpisce questa empietà, se ti riempie di orrore, se ti fa tremare, guarda ove vi trovate e tornate dentro, poiché non voi avete mandato fuori, ma voi piuttosto siete usciti fuori.
Vedi che cosa è capace di fare un cieco fanatismo.
Si dice che Massimiano ha buttato fuori Primiano, e questo fa ridere; si dice che il partito di Donato ha messo fuori i frutti delle fatiche apostoliche, che si moltiplicano e crescono per il mondo intero, e questo non fa inorridire!
Attento dunque a non ingannarti o a non ingannare, poiché non tieni conto o fingi di non tener conto di ciò che spesso ti ho ricordato, e mi fai dire che il frumento del Signore non è la Chiesa, che io ho presentata come cattolica, ma in maniera diversa da come la presenta la Scrittura divina.
Solo il buon grano sarà raccolto nel granaio; ora la Chiesa subisce la spigolatura come nell'aia, quando la paglia è triturata.
Ecco quello che vi urge e preme e, se non vi emendate, vi annienterà, perché avete detto che non potete tollerare la paglia di quest'aia, mostrando in tal modo che siete voi questa paglia, e tuttavia avete l'impudenza di farvi passare per frumento mondato.
Così il turbinìo delle vostre vane calunnie vi trasporta lontano dall'aia, vi solleva in aria come il pulviscolo minutissimo della battitura e vi fa volar via prima della vagliatura finale.
Insomma, quell'urlo della vostra illimitata arroganza e falsità è vostro, non nostro: Che cosa ha in comune la paglia con il frumento? ( Ger 23,28 )
Questo lo dice Geremia attribuendolo ai sogni e alle rivelazioni dei falsi profeti, mentre Parmeniano lo scrive come se fosse detto di noi e di voi.
Interroga anche Massimiano: non ti dirà altro di sé.
È nient'altro che questo il tumore dell'empia superbia per tutti coloro che si separano dall'unità di Cristo: si vantano di essere gli unici cristiani e condannano tutti gli altri, non solo coloro che conoscono la loro lite, ma anche coloro che non hanno mai sentito neppure il loro nome.
60.72 - Poco oltre, hai creduto di aver imbastito una frase ad effetto, perché quando ho detto del Testamento di Dio: " Ebbene, qualunque sia la parte che lo presenta, lo si legga! ",72 tu hai pensato bene di replicare che ciò costituisce già di per sé una confessione del crimine, e per questo avevo detto: " Chiunque sia chi l'ha prodotto, lo si legga ", poiché mi consta che i nostri l'hanno bruciato, mentre i vostri l'hanno conservato e pubblicato.
E così, forte della verità, se vuoi che Massimiano ti presenti il libro della Legge per leggervi il caso di Datan, Core e Abiron, inghiottiti vivi dalla terra che si spalancò, ( Nm 16,31 ) ai quali la sentenza di Bagai ha paragonato costui, non si potrà leggere il testo con maggiore determinazione solo perché si trova nel suo libro?
Pertanto la frase che ho pronunciato: " Si legga il Testamento, da qualunque parte è stato prodotto ", non è la confessione di un crimine, ma è fiducia nella verità.
C'è qualcosa di più vantaggioso, di più sorprendente di questo: se è possibile, tu stesso presenti ciò che viene letto contro di te?
Non perché io non disponga di alcun testo a mio favore, ma perché è più facile e più sicuro, ai fini di un tuo convincimento, se produci contro di te ciò che un tuo eventuale ravvedimento può trasformare a tuo favore.
Ma poiché ti è piaciuto ripetere affermazioni infondate contro l'universalità della Chiesa, ti rispondo ancora una volta su questo punto.
Voi formate in Africa il partito di Donato, da cui evidentemente la fazione di Massimiano si è scissa poiché non è presente nell'intera Africa in cui siete voi; invece voi non siete assenti anche nelle regioni in cui essa si trova.
Tant'è vero che da voi sono derivati altri scismi, come quello dei Rogatensi nella Mauritania Cesariense, degli Urbanensi in una zona limitata della Numidia, e altri ancora; ma sono rimasti circoscritti nelle zone ove si è prodotta la frattura.
Questa è la prova evidente che essi da voi sono usciti, non voi da loro, poiché siete anche in quei territori ove loro si trovano, mentre essi non li si incontra in ogni parte ove siete voi, se non forse come viaggiatori.
Allo stesso modo la Chiesa cattolica, la quale, come dice Cipriano, ha esteso i suoi rami per tutta la terra, tanto è lussureggiante,73 subisce ovunque gli scandali di coloro che sono troncati da essa, soprattutto per il vizio della superbia, gli uni qui, gli altri là e in altre parti, i quali ostentando le loro fazioni dicono: Ecco, il Cristo è qui, ecco è là. ( Mt 24,23 )
Ma proprio Cristo ha già ammonito di non credere a loro.
Infatti non mostrano la via, sulla quale i Salmi hanno profetizzato: Si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza, ( Sal 67,3 ) ma ciascuno mostra il territorio della sua comunione: eccola qui, eccola là.
Là dove cadono, restano; là dove si separano, inaridiscono.
L'albero, dal quale essi sono troncati, si estende anche in quelle regioni ove giacciono i rami tagliati, ciascuno nella propria terra; ma questi non si trovano ovunque si estende l'albero, salvo alcune rarissime foglie che, ormai rinsecchite, il vento della superbia disperde al di fuori delle loro contrade.
61.74 - Questa Chiesa, dunque, che estende i suoi rami nell'universo - per usare le stesse parole di Cipriano74 - per la sua sovrabbondante fecondità, raggiungerà man mano che cresce molte nazioni, anche barbare, al di fuori del mondo romano. Credo che anche tu lo avrai investigato e scoperto, perché dici: " Tralascio le nazioni barbare con le loro religioni particolari: i riti dei Persiani, l'astrologia dei Caldei, le superstizioni degli Egiziani, le divinità dei maghi, dal momento che tutto ciò non esiste più, poiché grazie alla Provvidenza divina, il mondo intero si volge sempre più ogni giorno al nome cristiano ".
In questo dici il vero, e così si adempie la promessa fatta ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18 )
Dice: " Tutte le nazioni ", non ha detto: " Tutti gli uomini di tutte le nazioni ".
Quindi è necessario che, fino al momento finale della separazione del giudizio, l'universo si vada ricolmando non solo per la fecondità della Chiesa che cresce, ma anche per la commistione dei suoi molti nemici, che hanno la funzione di far esercitare e provare la sua pietà materna.
Ecco come il Signore ha ricordato questo testamento anche al figlio di lui, Isacco, dicendo: Io manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre.
Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza; ( Gen 26,3-4 ) ed ecco come lo ha ricordato al nipote di lui, Giacobbe: La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai al di là del mare e a sud, al nord e a est.
E in te saranno benedette tutte le tribù della terra. ( Gen 28,14 )
Quando la Scrittura menziona frequentemente la regione " al di là del mare ", chiunque legge sa che l'espressione suole significare la parte occidentale.
Se tu avessi voluto metterti d'accordo con il Testamento reso pubblico,75 non saresti rimasto nel solo territorio dell'Africa.
Dunque, non sono in comunione con noi, come tu sostieni, i Novaziani, gli Ariani, i Patripassiani, i Valentiniani, gli Antropiani, gli Apelliani, i Marcioniti, gli Ofiti e, per usare la tua espressione, gli altri " nomi sacrileghi di nefande pestilenze, non sètte".
Nonostante ciò, ovunque essi si trovano, lì c'è la Chiesa cattolica, così come essa è in Africa ove siete voi; ma non è assolutamente vero che, dove è la Chiesa cattolica, lì siete voi: voi o non importa quale di queste eresie.
Da ciò si può intravvedere quale sia l'albero che estende i suoi rami nell'universo,76 tanto è lussureggiante, e quali siano i rami spezzati che non hanno la vita della radice, caduti e inariditi ciascuno al suo posto.
Ma, se non persevereranno nell'infedeltà, come dice l'Apostolo degli Israeliti, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo; ( Rm 11,23 ) però non per ricevere di nuovo il sacramento del battesimo, che già avevano ricevuto dall'albero e non lo hanno cambiato, ma per rivivere nella radice della carità e dell'unità, separati dalla quale a causa della sterilità dell'odio disseccano.
Proprio come voi, che avete giudicato opportuno reinserire Pretestato e Feliciano, che Massimiano aveva tagliato via con sé, di cui non avete ripudiato il battesimo, benché fossero rami secchi.
Ad essi in verità voi avreste veramente dato aiuto, se li aveste restituiti non solo al frammento della vostra comunione, ma, voi e loro, foste ritornati alla radice cattolica.
Ed ora, che cosa risponderò sull'altro argomento che, a tuo avviso, avrei sviluppato a favore della vostra causa, in quanto ho detto che il battesimo non giova a coloro che abbandonano l'unità, ma permane tuttavia in loro, e lo si prova dal fatto che non lo si amministra una seconda volta quando ritornano?77
Tu mi hai assicurato che anche voi sostenete la stessa cosa: che non giovava affatto ai nostri antenati, se non facevano ritorno alla Chiesa, il battesimo che in essa avevano ricevuto.
Se fosse questo ciò che dite, non resterebbe che una questione tra noi: qual è la Chiesa in cui il battesimo giova alla salvezza.
Voi però non dite che noi possediamo il battesimo ed esso non giova alla salvezza, bensì sostenete che noi non lo possediamo affatto, in quanto l'abbiamo ricevuto da coloro che l'avevano perduto quando sono usciti fuori.
Perciò tu non hai potuto né potrai mai rispondere a questa mia argomentazione: l'esistenza del battesimo in coloro che si separano si prova dal fatto che non lo si ripete al loro ritorno.
Se infatti Feliciano aveva perduto il battesimo separandosi da voi, perché al suo ritorno non è stato ribattezzato per restituirgli ciò che aveva perduto?
E, per finire, se lo stesso Massimiano ritornerà a voi, non viene ribattezzato; cosa che senz'altro dovrebbe fare se avesse perduto il battesimo.
In effetti - sono proprio tue parole - " coloro che sono bloccati nel loro scisma dalla sentenza di condanna hanno perduto sia il battesimo sia la Chiesa ".
Dunque, come ad essi quando ritornano si restituisce la Chiesa, così si restituisca il battesimo.
Io invece dico: Siano battezzati coloro che ritornano, se hanno perduto il battesimo quando sono usciti fuori.
Ma poiché voi non fate questo, anche voi confessate che coloro che si separano dalla Chiesa conservano il battesimo senza trarne alcun profitto.
Essi, pertanto, dànno come possiedono, cioè in maniera tale, che coloro che ricevono il battesimo fuori dalla Chiesa conservano il battesimo, anche se ad essi non giova.
Ne consegue che, come al loro ritorno non si restituisce ciò che non hanno perduto, così anche agli altri non si deve dare ciò che hanno ricevuto.
Si deve invece agire con loro in modo tale che, per la Chiesa, giovi agli uni e agli altri ciò che, al di fuori della Chiesa, poté restare in essi, ma senza giovare loro.
Anche per questo, né ho detto alcunché che potesse favorire il vostro errore, né tu hai risposto a ciò che ho affermato.
Tu parli anche del giardino chiuso e della fontana sigillata, senza capire assolutamente nulla del senso di queste espressioni.
Dici: " Se è un giardino chiuso e una fontana sigillata, come mai colui che si trova al di fuori, separato dal giardino, che è la Chiesa, e dalla sua fontana, che è il battesimo, può dare ciò che lui non ha?". ( Ct 4,12 )
Interroga Feliciano se era nel giardino chiuso, quando la porta della dilazione offriva a lui il ritorno allo stesso giardino chiuso.
Rubò, per caso, da lì la fontana, nella quale battezzava i suoi laici durante lo scisma di Massimiano?
Se così fosse, allora i vostri dove battezzavano i loro?
Non avranno forse, anche con quella proroga, differito la cosa a più tardi, in attesa che i ladri ritornassero al giardino con la fontana?
Allora, costoro non erano forse falsi profeti quando, mentendo sui crimini commessi da Primiano, facevano passare al loro sacrilegio coloro che avevano sedotto?
Oppure erano lupi rapaci, quando trascinavano coloro che avevano sedotto dal gregge di Primiano a far parte della loro minuscola divisione?
Tu neghi quelle che ho chiamato occupazioni dispotiche dei vostri sui fondi altrui e orge a base di ubriachezze.78
Negalo, se puoi; non temo che per questo troviate difficoltà ad accordarvi con noi.
Contro di voi non ho detto nulla di simile a ciò che i Massimiani, condannati da voi, hanno meritato di sentire dalla vostra bocca.
Tu neghi la follia forsennata dei circoncellioni, nonché i culti sacrileghi e profani, resi ai cadaveri dei suicidi; tuttavia non puoi negare che, tanto per riferirci all'esempio calzante degli Egiziani, le rive rigurgitavano dei cadaveri delle vittime, per i quali la punizione era tanto più grande che nella stessa morte non hanno trovato sepoltura: e voi vi siete attaccati a questi cadaveri, lasciati insepolti.
Là infatti giacevano Pretestato e Feliciano; se costoro hanno recuperato la vita al vostro fianco, che ne fate del battesimo che amministrarono loro in stato di morte?
Tu dici che non ho conservato quella pace e soavità che avevo promesse al principio della mia lettera, avendo chiamato Petiliano con l'appellativo di Satana.79
Né Petiliano né alcun membro del partito di Donato ho paragonato a Satana, ma l'errore stesso del partito di Donato, dai cui lacci desidero ardentemente liberare gli uomini che amo.
Leggi con maggiore attenzione: lo troverai.
D'altra parte, anche se ho detto qualche parola troppo dura, leggi ciò che voi stessi avete vomitato, non contro l'errore dei Massimiani, ma contro gli uomini stessi.
Pertanto, Petiliano imiti Feliciano e non si irriti contro di me che desidero la pace.
Io stesso non te ne voglio certo per aver creduto bene di rimproverarmi, con allusione indiretta, l'appartenenza ai Manichei a causa di un errore della mia adolescenza.
Di esso non mi dolgo tanto per la mia infelicità passata, quanto gioisco per la gloria perpetua del mio Liberatore.
Tuttavia, se lo gradisci, ti invito a cercare e leggere ciò che ho scritto, e quanto e perché, per combattere l'eresia micidiale dei Manichei.
Vi scorgerai con quale fede ho difeso contro di loro la verità cristiana, con quale chiarezza ho distrutto le loro falsità, e non voler essere diffidente nei miei confronti, tu che credi all'attaccamento leale di Feliciano nei confronti di Primiano, il quale nella sua sentenza di condanna lanciò contro Primiano e a favore di Massimiano accuse sì gravi, e che, dopo essersi dissociato da Massimiano, ha scritto probabilmente qualcosa contro di lui.
Tuttavia, lui non passò dalla sua parte essendo un adolescente, un laico, un catecumeno, come invece accadde a me con loro; no: vecchio contro vecchio, vescovo contro vescovo, egli si fece avversario di colui al quale si trova attualmente unito.
Un'allusione che, anche se indirettamente e con urbanità avevi fatto, mi porta a rievocare ciò che mi scrisse per lettera, in un momento di collera, il nostro Primate; ma quando un'assemblea di vescovi lo sollecitò a provare la sua tesi, egli ritrattò la sua opinione presentando le proprie scuse al riguardo, e su questo io posso leggere come la sua dichiarazione è stata condannata.
Tu indaga se puoi leggere un solo testo, in cui Feliciano ritratta e condanna ciò che disse contro Primiano, non per accusarlo ma per condannarlo, o almeno trova un testo in cui lo stesso Primiano si rimangia ciò che disse contro Feliciano quando lo condannò.
Se anche ne trovassi uno, non per questo le due cause saranno sullo stesso piano, poiché il primo aveva imbastito una accusa di cui vide chiaramente la falsità, ne domandò perdono e la sconfessò, senza disdegnare, di fronte alla sua dignità di primate, l'umiltà di fare ammenda; egli preferì piuttosto attenersi all'avvertimento prudente del testo scritturale: Quanto più sei grande, tanto più umìliati in tutto; così troverai grazia davanti a Dio; ( Sir 3,20 ) i secondi, invece, non si erano accusati vicendevolmente davanti ad altri, ma si erano comportati come giudici che sedevano gli uni contro gli altri.
Dunque, si condannarono a vicenda e, dopo la condanna, si misero d'accordo.
Noi non vediamo di malocchio la pace fatta tra i condannati nel partito di Donato, purché non respingano ad oltranza la pace di Cristo nell'universo intero.
Ormai penso che ti renda conto quanto vana sia la tua pretesa di aver risposto a tutto il contenuto della mia lettera.
Se infatti hai risposto per il solo fatto che non hai voluto tacere, questa non è certo una risposta esauriente, ma almeno è una risposta.
Se invece hai risposto con l'obiettivo di svuotare le mie affermazioni, vedo certo che hai risposto a molte questioni, ma vedo anche che hai confutato un bel nulla.
Considerato il complesso delle questioni che ho proposte, sono convinto che capirai al volo come non sia tanto l'intento di evitare una contesa - essa non esiste quando si ricerca la verità o non si litiga per vanagloria - quanto la diffidenza derivante da una causa perversa che impedisce ai tuoi vescovi di affrontare un dibattito con noi. Se infatti poniamo al centro del dibattito la sola causa dei Massimiani, allora non c'è nulla da opporre: questo, almeno ora, forse lo ammetterai.
No, non è per il gusto di sfoggiare un'eloquenza invincibile, come tu pensi o insinui falsamente, che ho voluto dare importanza a questa causa, ma piuttosto perché comprendano i lettori che una simile causa non reclama per la sua difesa o, meglio, per la sua dimostrazione il patrocinio di una pur minima eloquenza.
Bene, allora non chiamerò più il vostro errore " mostro tricipite ": tu sei davvero il più amabile rifinitore di parole; parlerò invece di " calunnia tripartita ";80 neppure dirò che noi dobbiamo contrastare questa causa dei Massimiani con un " dardo tridente", ma dirò semplicemente: " una difesa in tre parti "; né dirò: " conficcate nella loro fronte ", o " chiudete il loro gozzo ", ma dirò: "bloccate la loro impudenza e metteteli a tacere ".
Forse, solo perché le parole sono cambiate e le metafore sono rimpiazzate dai termini propri, è mutata la questione dei Massimiani, la cui sintesi vi spiazza talmente che, se una buona volta date retta al buon senso, non vi resta altra soluzione se non di placare definitivamente la vostra pervicace opposizione?
Se si tratta di far comunione non con i peccati altrui, ma con i sacramenti divini, allora c'è stata comunione con i condannati, e si è parlato di altri sacrileghi in comunione con il condannato Massimiano, perché " non hanno macchiato i germogli dell'arbusto sacrilego "; se si tratta di persecuzione, voi avete perseguitato i condannati, avete corretto i turbolenti perseguitandoli; se si tratta del battesimo, voi avete accettato il battesimo dato nello scisma sacrilego.
Ma, perché continuate a citare a vanvera le testimonianze divine, che non avete comprese, affinché non sia conosciuta la verità ed evitato l'errore?
Sta scritto: Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine. ( 1 Cor 11,16 )
Ma voi non avete considerato un contestatore neppure Restituto, che intentò una clamorosa controversia giudiziaria contro Salvio di Membressa per qualche capanna e campicello di terra, al fine di espellerlo da quei luoghi; tanto meno dunque si deve considerare litigioso chi porta avanti lealmente una discussione, non per usurpare o portar via, ma per comunicare l'eredità dei beni celesti a coloro che la pensano diversamente!
È scritto, dici tu: Non parlare agli orecchi di uno stolto, perché non disprezzi le tue sagge parole. ( Pr 23,9 )
Allora, se non ci reputate prudenti, non bisbigliate al nostro orecchio quasi fosse un segreto, come Cristo che non confidava alle orecchie dei farisei ciò che diceva, ma glielo diceva in faccia per confutarli. Mostrateci apertamente, affinché possiate confutarci se non ci correggiamo, come vi possa macchiare la cristianità universale nel caso torniate all'unità, se non vi macchia il condannato Feliciano.
Sta scritto: Non rispondere allo stolto secondo la sua insipienza, per non diventare simile a lui. Ma dopo non segue forse: Rispondigli ribattendo la sua follia, perché egli non si creda saggio. ( Pr 26,4-5 )
Fatelo anche voi! Non vogliate acconsentire con la vostra risposta a quella che considerate una nostra follia, rispondete però in modo tale da confonderla. Rispondete, dico, come mai voi avete ammesso il battesimo, senza invalidarlo minimamente, che i Massimiani hanno amministrato durante lo scisma sacrilego, mentre invalidate quello dato nelle Chiese, che Cristo ha propagato per mezzo degli Apostoli.
Alla fine della tua lettera hai giudicato opportuno fare una breve rassegna di tutte le questioni, che prima avevi trattato con maggiore ampiezza, per rinfrescare la memoria del lettore.
Seguendo lo stesso ordine, impara come tu debba evitare di ingannare te stesso e gli altri.
Non c'è arroganza alcuna nel voler cercare o affermare la verità, e ciò che credi non si sia mai potuto definire, non solo è stato definito dagli spiriti saggi e da quelli che temono Dio, ma anche voi, accogliendo i Massimiani, avete posto fine a tutto ciò che pensavate non avesse mai fine.
E noi vi invitiamo non a contendere aspramente, ma a dibattere civilmente, voi che avete strapazzato i Massimiani anche a colpi di processi, ma poi avete riconosciuto il battesimo di Cristo a coloro che sono stati battezzati nello scisma di Massimiano, benché non avrebbero mai dovuto essere battezzati in esso; e avete dichiarato che la fontana della Chiesa, alla quale nessuno può accedere se non è buono, si deve intendere in un altro senso: l'accettazione da parte vostra del battesimo che i sacrileghi avevano dato al di fuori.
Voi siete costretti a confessare che i nostri antenati o, almeno, la santa Chiesa in cui crediamo, non hanno potuto essere macchiati dai crimini di turificazione e di tradizione, commessi da altri e mai accertati da voi, in quanto avete affermato che i soci di Massimiano, ai quali davate un periodo di proroga per ritornare, non macchiarono i germogli dell'arbusto sacrilego, cioè dello stesso Massimiano.
Per questo noi, nati tanto tempo dopo, molto meno possiamo essere collegati alla medesima origine di questi traditori e turificatori, dal momento che costoro non hanno potuto macchiare la società dei nostri antenati che a quell'epoca vivevano ancora.
Voi avete l'abitudine di incriminarci delle persecuzioni che, negando la verità dei fatti, qualificate come le più crudeli; eppure proprio attraverso le persecuzioni voi siete riusciti a correggere in qualche misura i Massimiani.
Benché non gli abbiate accordato alcuna dilazione, in quanto già condannati, li avete ammessi anche dopo la scadenza di quella proroga, senza annullare il battesimo che avevano conferito al di fuori della vostra comunione coloro ai quali tenevate socchiusa la porta del ritorno con la proroga, ma lo avete riconosciuto e approvato senza annullarlo anche dopo la stessa proroga.
Perciò, rendendoti conto ormai che non sei stato in grado di dire una sola parola per confutare e condannare senza mezzi termini questa sola questione dei Massimiani, perdonami se per caso mi è sfuggita qualche parola troppo dura che ti ha offeso.
Se tu, africano che vive in Africa, hai cercato di conoscere con tanto ritardo, stimolato dai miei scritti, la questione così importante dei Massimiani, che ha avuto inizio nella capitale dell'Africa, e pur avendola investigata non hai potuto venirne a capo, ormai te ne sei accorto, a causa delle menzogne che raccontano i vostri, temete Dio e smettetela di gettare la responsabilità di crimini sconosciuti, compiuti da Africani sconosciuti, su tante nazioni cristiane che l'unità grandiosa del cristianesimo estende nel mondo.
Per la pace di Cristo, tornate alla Chiesa che non ha condannato individui sconosciuti, se per la pace di Donato avete creduto bene di chiamare nuovamente quelli che avevate condannato!
Indice |
63 | C. litt. Petil. 1, 21, 23 |
64 | Virgilio, Georg. 3, 513 |
65 | Virgilio, Aen. 3, 498 s |
66 | C. litt. Petil. 1, 21, 23 |
67 | Gesta apud Zenophilum: CSEL 26, p. 187 |
68 | C. litt. Petil. 1, 22, 24 |
69 | Cipriano, Ep. 54, 3 |
70 | C. litt. Petil. 1, 21, 23 |
71 | C. litt.Petil. 1, 22, 24; Sal 50,1 |
72 | C. litt. Petil. 1, 23, 25 |
73 | Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5 |
74 | Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5 |
75 | C. litt. Petil. 1, 23, 25 |
76 | Cipriano, De cath. Eccl. unitate, 5 |
77 | C. litt. Petil. 1, 23, 25 |
78 | C. litt. Petil. 1, 24, 26 |
79 | C. litt. Petil. 1, 26, 28 |
80 | C. litt. Petil. 1, 27, 29 |