Lettere |
Scritta nel 414/15.
Agostino occupatissimo ( n. 1 ) risponde ad Evodio che la soluzione al quesito proposto nell' Ep. 160 dev'essere cercata in altre opere da lui pubblicate ( n. 2 ).
Conferma l'opinione espressa nell' Ep. 159 riguardo all'anima sciolta dal corpo ( n. 3 ) e visioni meravigliose ( n. 4-5 ).
Infine spiega la frase biasimata da Evodio nell'ultima sua lettera: Se si cerca una ragione, non sarà meraviglioso etc. ( n. 6-9 ).
Agostino e i confratelli salutano nel Signore il signore beatissimo Evodio, venerabile fratello e santo collega di vescovado coi suoi fratelli
Molte cose vuoi sapere da una persona molto occupata e, cosa più grave, credi che ti si debbano dettare in fretta e furia.
Sono per giunta cose tanto difficili che, anche se dettate o scritte con la massima diligenza, si possono a mala pena far capire a persone della tua levatura.
A ciò si aggiunge che si deve pensare che i miei scritti li leggerete non solo tu e altri come te, ma è fuori dubbio che anche persone d'ingegno meno acuto ed esercitato sono portate, con buona o cattiva intenzione, a conoscere la nostra lettera con tale trasporto che è impossibile sottrarla ad esse del tutto.
Se pensi a questo, capisci, quanta precauzione deve usarsi nello scrivere, soprattutto quando le questioni sono tanto astruse che perfino i grandi ingegni vi si affaticano non poco.
Se, allorché ho tra le mani un lavoro, devo interromperlo e differirlo per rispondere di preferenza a quesiti che sopraggiungono, che cosa accadrà se, proprio quando sto rispondendo a questi ultimi, ne giungono altri all'improvviso?
Ti piacerebbe forse che, messi da parte anche questi, mi occupassi di quegli altri e così diventassero primi quelli che sorgono dopo e mi capitasse di portare a termine solo quelli ai quali mentre sto scrivendo non sopraggiunge un altro quesito?
È difficilissimo che mi succeda questo, ma credo che neppure a te piacerebbe.
Non dovevo quindi interrompere altri lavori al - sopraggiungere dei tuoi quesiti, come non avrei dovuto interrompere i tuoi se nel frattempo me ne fossero piombati addosso degli altri.
Eppure non mi si permette di serbare questa norma di giustizia, poiché per risponderti e ricordarti queste eventualità, ho interrotto il lavoro a cui attendevo e ho distolto la mia mente da una questione più seria, onde rivolgerla a questa tua lettera.
Mi è stato facile darti per lettera una giustificazione - a mio giudizio valida - ma non è egualmente facile rispondere ai tuoi quesiti.
Credo tuttavia che nelle opere che mi tengono ora oltremodo impegnato, non mancheranno dei passi, nei quali spiegherò - se Dio mi assisterà - gli argomenti dei tuoi quesiti.
Molti di quelli, che ora mi hai proposti, sono stati risolti nei miei libri ancora non pubblicati Intorno alla Trinità e Intorno alla Genesi.
Tuttavia se rileggerai ciò che conosci già da tempo o, se non sbaglio, conoscevi, poiché può darsi che tu l'abbia dimenticato, ciò che scrissi mentre tu conversavi e discutevi con me Sulla grandezza dell'anima o Sul libero arbitrio, vi troverai argomenti per risolvere i tuoi dubbi anche senza il mio aiuto, purché, naturalmente, tu ti applichi con qualche sforzo di pensiero, in modo da trarre le conseguenze da quanto fu colà reso chiaramente e sicuramente intelligibile.
Puoi consultare anche il libro Sulla vera religione.
Se tu lo riprendessi in esame e lo studiassi attentamente, non penseresti mai ch'è la ragione a fondare l'esistenza di Dio, e non è nemmeno il ragionamento a far sì che Dio deve esistere, dal momento che nel computo dei numeri, a cui ricorriamo di solito ogni giorno, quando diciamo: " Sette e tre devono essere dieci ", ci esprimiamo con poca riflessione poiché non " devono " essere, ma sono dieci.
Nei libri suaccennati credo d'aver sufficientemente parlato di quali cose sia detto in mode appropriato che debbono essere, tanto quelle che già lo siano quanto quelle che devono diventare.
L'uomo per esempio dev'essere sapiente, se lo è già, per continuare ad esserlo; se non lo è ancora, per diventarlo.
Dio, invece non dev'essere sapiente, ma lo è realmente.
Anche a proposito di ciò che t'ho scritto appena qualche tempo fa riguardo alle apparizioni, tu lo ritieni detto con precisione e acume, ma dici che ti ha irretito in difficoltà maggiori; ebbene, rileggilo più e più volte e consideralo più diligentemente, la tua attenzione non tiri via di sfuggita, ma vi si soffermi, e forse ti darà qualche possibilità di congetturare in che modo l'anima sia presente o assente.
Essa è presente nelle visioni, durante i sogni, quando è lontana dai sensi del corpo e dall'atto del vedere ch'essa rende possibile agli occhi mentre veglia.
Ma se questa assenza dell'anima, che avviene quando dormiamo, fosse accresciuta da qualche forza maggiore che sottraesse del tutto l'anima agli occhi, i quali sono per così dire la luce del corpo, sarebbe la morte.
L'anima non si allontana dal senso della vista per passare alle visioni nei sogni con alcun corpo, a meno di credere che le immagini, che si vedono nei sogni simili a corpi e così pure l'immagine di noi stessi, siano portate avanti e indietro e qua e là per mezzo di un corpo.
Ma non credo che tale sia la tua opinione.
Allo stesso modo, se l'anima si stacca completamente e si separa dal corpo, come succede nella morte, non bisogna credere che si porti via una sorta di corpo dal corpo ch'essa abbandona.
Se infatti così fosse, certamente l'anima, anche quando dormiamo e si allontana dagli occhi, nella misura che li abbandona, dovrebbe portar via con sé gli occhi corporei, benché più sottili, cosa che però non fa.
Tuttavia ne porta via con sé alcuni somigliantissimi ma incorporei coi quali vede, nei sogni, cose assai simili a oggetti corporei, ma che non sono affatto corpi.
Se qualcuno sostenesse che anche le cose viste in sogno, che sembrano simili a corpi, sono corporee, crederebbe di dire qualcosa di sensato, e uno così tardo di mente non si potrebbe facilmente convincere, poiché in simile errore cadono anche ingegni non mediocremente acuti, che considerano poco quanto è grande l'efficacia delle immagini dei corpi, le quali si formano nello spirito ma non sono affatto corpi.
Ma quando costoro sono costretti a considerarle se avranno ben considerato e compreso che le visioni non sono corporee ma molto somiglianti a corpi, non sanno tuttavia spiegare subito per quali cause né come si producono né infine se sussistono nella propria natura o in altro soggetto, se si formino nell'anima come lettere d'inchiostro su una pergamena, dove esistono insieme le due sostanze, la pergamena cioè e l'inchiostro, o come un sigillo nella cera o come qualsiasi altra figura in cui la cera è il soggetto e la figura è nel soggetto, o se queste immagini si producano nel nostro spirito in entrambi i modi, ora in uno, ora in un altro.
In realtà c'impressiona il fatto che non solo pensiamo a cose che sono lontane dai sensi del corpo e si trovano nella nostra memoria, o a quelle che noi stessi formiamo, disponiamo, aumentiamo, diminuiamo, variamo di sito, di figura, di movimento, a nostro piacere dando loro innumerevoli qualità e forme.
Tali sono forse anche quelle che c'ingannano nel sonno, quando non sono per noi un avvertimento divino: sennonché quelle le produciamo di nostra volontà, mentre le seconde le subiamo senza volerlo.
Ma non c'impressionano solo queste immagini, che qualcuno con ragione crede che si formino nell'anima come operazioni sue proprie, benché restino abbastanza occulte anche le cause per cui si presenti all'immaginazione un oggetto a preferenza d'un altro.
Ancora più ci impressionano le parole del profeta: E mi disse l'angelo, che parlava in me. ( Zc 1,9 )
Non è credibile che la voce giungesse dal di fuori agli orecchi del Profeta, quando dice: L'angelo parlava in me, non " a me ".
Erano forse parole interne dell'anima simili a quelle fisiche come quando fra noi in silenzio andiamo ripetendo molte cose a mente e per lo più anche cantando, sebbene la voce venisse emessa dall'angelo che gli andava suggerendo nel suo intimo?
Nel Vangelo sta scritto ancora: Ecco l'angelo di Dio gli apparve in sogno dicendo. ( Mt 1,20 )
In qual modo il corpo d'un angelo sarà potuto apparire a Giuseppe che aveva gli occhi chiusi? ( ad Abramo almeno gli angeli apparvero mentre era sveglio tanto ch'egli ne percepì il corpo toccandoli, quando lavò ad essi i piedi ( Gen 18,4 ) ), oppure l'angelo apparve come spirito allo spirito di Giuseppe, che dormiva, sotto qualche aspetto somigliante al corpo, come noi stessi in sogno abbiamo l'impressione di muoverci sotto un dato aspetto anche attraversando dei luoghi in modo ben diverso da quello con cui si muovono le membra quando stanno distese nel letto.
Queste insomma sono cose meravigliose, in quanto hanno una ragione troppo occulta perché uno possa penetrarla e spiegarla ad altri.
Le cause della meraviglia sono in realtà o il fatto che la ragione di una cosa è nascosta, oppure la cosa è fuori del normale per la sua singolarità o per la sua rarità.
Nella lettera che tu accenni d'aver letta e nella quale rispondevo a coloro i quali rifiutano di credere che Cristo è nato dalla Vergine, rimasta sempre vergine prima e dopo il parto, proprio a motivo della ragione occulta di tale avvenimento misterioso io dicevo che: " se uno vuole indagarne la ragione, non sarà più un prodigio ".
Dicevo così non perché il fatto non abbia la sua ragione, ma perché tale ragione sfugge a coloro per i quali Dio ha voluto che fosse prodigioso.
Per l'altra causa, quella cioè della meraviglia, che deriva dal fatto che una cosa è insolita, sta scritto nel Vangelo che il Signore fu preso da ammirazione per la fede del centurione; di nulla infatti a Cristo poteva sfuggire la ragione, ma nel Vangelo si parla di ammirazione per indicare la lode data a quell'ufficiale, di cui non aveva trovato nessuno simile nel popolo Ebraico.
Che cosa fosse quell'ammirazione è spiegato assai bene dalle stesse parole del Signore che disse: In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele. ( Lc 7,9 )
In quella mia lettera soggiungevo: " Se si pretende un esempio, non sarà una cosa singolare "; a te invece è parso di aver trovato, ma invano, gli esempi per così dire del verme, che nasce nel pomo, e del ragno, che trae dal suo corpo, per così dire vergine, il filo della tela che tesse.
Si possono dire delle cose argute e approssimativamente verisimili, più o meno rispondenti alla realtà; ma Cristo è il solo che nacque dalla Vergine.
Credo che ormai tu comprenda perché ho detto che questo fatto è senza esempio.
Tutte le cose che Dio ha create, siano esse solite o insolite, hanno le loro cause e ragioni giuste e irreprensibili.
Ma quando queste cause e ragioni sono occulte, ci meravigliamo degli effetti: quando invece sono palesi, diciamo ch'essi accadono secondo la logica e l'armonia delle cose, e che non deve stupire che sia accaduto quanto la ragione essigeva che accadesse, oppure, se ci meravigliamo, lo facciamo per lodare l'eccellenza d'una cosa, non perché siamo stupiti come d'una cosa inopinata.
Per questa specie di ammirazione fu lodato il Centurione.
Non v'è quindi nulla di riprovevole nella frase, con cui dissi: " Se si vuol trovare una ragione, non sarà cosa meravigliosa", poiché c'è un'altra specie di ammirazione, quando è manifesta anche la ragione per chi ammira, come non v'è nulla di riprovevole nella frase con cui S. Giacomo disse: Dio non tenta nessuno, ( Gc 1,13 ) giacché c'è un'altra specie di tentazione, per cui la S. Scrittura dice egualmente bene: Il Signore vostro Dio vi tenta. ( Dt 13,3 )
Nessuno però pensi che si possa dire con ragione che il Padre è visto dal Figlio con gli occhi del corpo, e non piuttosto come il Figlio è visto dal Padre, perché coloro che pensano così, non riuscendo a darne ragione, potrebbero dire che qualora se ne potesse rendere ragione, non sarebbe più cosa meravigliosa, mentre io ho detto così, non perché non vi sia la ragione, ma perché ci è nascosta.
Chi si accinge a confutare coloro che hanno una tale opinione, deve dimostrare che non c'è alcuna ragione di un fatto che, più che un prodigio è un errore.
Come infatti non c'è nessuna ragione, per cui la natura di Dio possa morire, corrompersi o peccare, e allorché diciamo che Dio non può far questo, non ne diminuiamo il potere, ma ne lodiamo l'eternità e la verità: così, allorché diciamo che non può essere visto con gli occhi del corpo, la ragione non è occulta, ma chiara a chi ben comprende che Dio non è un corpo, né altra cosa può vedersi con gli occhi del corpo fuorché quanto si vede a una certa distanza nello spazio.
Ora ciò è proprio solo di un corpo e della sostanza, la quale è più piccola in una parte che nella sua interezza.
Avere di Dio un'idea simile dovrebbe essere considerata un'empietà, anche da chi non è capace ancora di capirlo.
Noi ignoriamo la ragione d'un'infinità di mutamenti e da ciò deriva il gran numero di cose visibili che ci paiono prodigiose.
Ma ignoriamo forse per questo che esistono dei corpi? che noi abbiamo un corpo? che non esiste alcun corpuscolo, piccolo quanto si voglia, che non occupi uno spazio proporzionato alla sua estensione e non stia per intero nel posto che occupa, ma sia più piccolo in una delle sue parti che nell'intero?
Dato che tutto questo non ci è nascosto, bisogna dedurne le conseguenze, ma ora sarebbe troppo lungo il farlo; da esse si può dedurre che la ragione non è occulta, ma che non v'è motivo alcuno che c'induca a credere o a capire che con gli occhi del corpo si possa vedere Dio, il quale è dovunque intero e non si diffonde negli spazi fisici come una massa corporea composta necessariamente di parti maggiori o minori.
Su questo argomento direi di più se me lo fossi proposto nella presente lettera che, senza accorgemene, ho allungata parecchio, quasi dimenticandomi delle mie occupazioni.
Può darsi che, contrariamente a quanto pensavo, io abbia soddisfatto il tuo desiderio in quanto tu, basandoti su queste mie brevi osservazioni, potrai riflettere su un maggior numero di cose analoghe; forse però non ho soddisfatto il desiderio di coloro nelle cui mani potrebbero venire non senza profitto queste mie riflessioni, se fossero discusse con più diligenza e ampiezza.
Le persone provano fatica e difficoltà nell'apprendere; non riescono a capire un'esposizione concisa né amano leggerne una prolissa.
Si affaticano parimenti nell'insegnare coloro che inculcano invano poche idee nei tardi di mente e molte nei pigri.
Mandami anche la copia della lettera, che ho smarrita e non sono più riuscito a trovare.
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