Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 12, q. 2, a. 1, sol. 1, s. c. 2; a. 2, sol. 1, ad 2
Pare che questo sacramento non conferisca la grazia.
1. Questo sacramento è un cibo spirituale.
Ma il cibo viene dato solo a chi vive.
Ora, poiché la vita soprannaturale viene dalla grazia, questo sacramento compete solo a chi già possiede la grazia.
Quindi esso non conferisce la prima grazia.
E neppure ne conferisce l'aumento, poiché la crescita spirituale appartiene al sacramento della confermazione, come si è detto sopra [ q. 65, a. 1; q. 72, a. 1 ].
Perciò questo sacramento non conferisce la grazia.
2. Questo sacramento viene ricevuto come refezione spirituale.
Ma la refezione spirituale riguarda piuttosto l'esercizio che il conseguimento della grazia.
Pare quindi che questo sacramento non conferisca la grazia.
3. In questo sacramento, come si è notato sopra [ q. 74, a. 1 ], « il corpo di Cristo viene offerto per la salvezza del corpo, e il sangue per la salvezza dell'anima ».
Il corpo però non è capace della grazia, a differenza dell'anima, come si è dimostrato nella Seconda Parte [ I-II, q. 110, a. 4 ].
Perciò almeno rispetto al corpo questo sacramento non conferisce la grazia.
Il Signore [ Gv 6,51 ] dice: « Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo ».
Ma la vita spirituale è data dalla grazia.
Quindi questo sacramento conferisce la grazia.
L'effetto di questo sacramento deve essere dedotto in primo luogo e principalmente da ciò che è contenuto nel sacramento, e che è Cristo.
Il quale, come venendo visibilmente nel mondo portò ad esso la vita, secondo quelle parole [ Gv 1,17 ]: « La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo », così venendo sacramentalmente nell'uomo produce la vita della grazia, secondo quelle altre parole [ Gv 6,57 ]: « Colui che mangia di me vivrà per me ».
Per cui S. Cirillo [ In Lc, su 22,19] poteva scrivere: « Il vivificante Verbo di Dio, unendosi alla propria carne, la rese vivificante.
Era quindi conveniente che egli si unisse in qualche modo ai nostri corpi per mezzo della sua santa carne e del suo prezioso sangue, che noi riceviamo attraverso una vivificante benedizione nel pane e nel vino ».
Secondo, l'effetto di questo sacramento risulta da ciò che il sacramento rappresenta, e che è la passione di Cristo, come si è detto sopra [ q. 74, a. 1; q. 76, a. 2, ad 1 ].
Di conseguenza l'effetto che la passione di Cristo produsse nel mondo, questo sacramento lo produce nel singolo uomo.
Per cui il Crisostomo [ In Ioh. hom. 85 ], commentando il testo evangelico [ Gv 19,34 ]: « Subito uscì sangue e acqua », scrive: « Poiché di là hanno inizio i sacri misteri, quando ti accosti al tremendo calice, accostati come se tu dovessi bere allo stesso costato di Cristo ».
E il Signore medesimo [ Mt 26,28 ] afferma: « Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati ».
Terzo, l'effetto di questo sacramento appare dal modo in cui esso viene offerto, cioè sotto forma di cibo e di bevanda.
E così tutti gli effetti che il cibo e la bevanda materiali producono nella vita del corpo, cioè il sostentamento, la crescita, la riparazione e il diletto, li produce anche questo sacramento nella vita spirituale.
Da cui le parole di S. Ambrogio [ De sacram. 5,4 ]: « Questo è il pane della vita eterna, che fortifica la sostanza della nostra anima ».
E il Crisostomo [ In Ioh. hom. 46 ] afferma: « A noi che lo desideriamo egli si offre, perché lo possiamo toccare e mangiare e abbracciare ».
Per cui il Signore stesso [ Gv 6,55 ] ha affermato: « La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda ».
Quarto, l'effetto di questo sacramento risulta dalle specie sotto le quali ci viene dato.
Per cui S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ] osserva in proposito: « Il Signore nostro ci affidò il suo corpo e il suo sangue servendosi di sostanze che devono la loro unità a una pluralità di elementi: la prima infatti », cioè il pane, « diviene un'unica sostanza a partire da molti grani; la seconda », cioè il vino, « lo diviene dal confluire di molti chicchi d'uva ».
E per questo aggiunge [ In Ioh. ev. tract. 26 ]: « O sacramento di pietà, o segno di unità, o vincolo di carità! ».
Ora, considerando che Cristo e la sua passione producono la grazia, e che la refezione spirituale e la carità non possono aversi senza la grazia, risulta da tutto quanto si è detto che questo sacramento conferisce la grazia.
1. Questo sacramento ha di per se stesso la virtù di conferire la grazia; e nessuno prima di aver ricevuto questo sacramento possiede la grazia se non in dipendenza da un qualche desiderio di esso: o personale, come nel caso degli adulti, o della Chiesa, come nei caso dei bambini, secondo quanto si è già detto [ q. 73, a. 3 ].
Si deve quindi all'efficacia della virtù di questo sacramento il fatto che anche con il solo suo desiderio uno possa conseguire la grazia che lo vivifica spiritualmente.
Ne segue perciò che quando si riceve realmente il sacramento stesso la grazia aumenta, e la vita soprannaturale raggiunge la sua perfezione.
Diversamente però da quanto avviene nel sacramento della cresima, in cui la grazia aumenta e viene perfezionata per consentirci di resistere agli assalti esterni dei nemici di Cristo: nell'Eucaristia infatti la grazia aumenta e la vita soprannaturale è perfezionata affinché l'uomo sia perfetto in se stesso mediante l'unione con Dio.
2. Questo sacramento conferisce spiritualmente la grazia assieme alla virtù della carità.
Per cui il Damasceno [ De fide orth. 4,13 ] paragona questo sacramento al carbone acceso visto da Isaia [ Is 6,6 ]: « Come il carbone non è solo legno, ma legno unito al fuoco, così anche il pane della comunione non è pane soltanto, ma pane unito alla divinità ».
Ora, come osserva S. Gregorio [ In Evang hom. 30 ], « l'amore di Dio non rimane ozioso, ma opera grandi cose, se c'è ».
E così con questo sacramento, per quanto dipende dalla sua efficacia, l'abito della grazia e delle virtù non viene soltanto conferito, ma anche posto in attività, secondo le parole di S. Paolo [ 2 Cor 5,14 ]: « L'amore di Cristo ci spinge ».
Per cui in forza di questo sacramento l'anima spiritualmente si ristora, in quanto rimane deliziata e quasi inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo l'espressione del Cantico [ Ct 5,1 ]: « Mangiate, amici, e bevete; e inebriatevi, carissimi ».
3. Dato che i sacramenti operano secondo la somiglianza di ciò che significano, facendo una specie di accostamento si è soliti dire che nell'Eucaristia « il corpo viene offerto per la salvezza del corpo, e il sangue per la salvezza dell'anima », sebbene l'uno e l'altro operino per la salvezza di entrambi, essendo Cristo presente nell'uno e nell'altro nella sua integrità, come si è detto sopra [ q. 76, a. 2 ].
E sebbene il corpo non sia il soggetto immediato della grazia, tuttavia l'effetto della grazia ridonda dall'anima sul corpo: poiché nella vita presente in virtù di questo sacramento « noi offriamo le nostre membra come strumenti di giustizia per Dio », come dice S. Paolo [ Rm 6,13 ]; e nella vita futura il nostro corpo parteciperà dell'incorruzione e della gloria dell'anima.
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