Anziano/i
1) agg. - Di età avanzata, anche in rapporto ad altri
Sinonimo: vecchio
- Che ha molti anni di servizio, di carriera
2) s.m. (f. -na) - Persona di età intermedia tra la maturità e la vecchiaia
- Chi ha molti anni di servizio in una data azienda, ufficio ecc.;
estens. pensionato
- Nei comuni medievali, componente di magistrature formate da cittadini di una certa età
In ambito religioso, un anziano ( dal latino medievale antianus, attraverso il francese antico ancien ) è una persona, generalmente di età avanzata, cui viene riconosciuto un carisma di particolare saggezza, e che perciò assume un ruolo di guida all'interno della comunità o del gruppo.
La Bibbia presenta l'uomo anziano credente come il simbolo della persona ricca di saggezza e di timor di Dio, e dunque, il depositario di una intensa esperienza di vita, che lo rendono in certo modo « catechista » naturale della comunità.
Egli infatti è testimone della tradizione di fede, maestro di vita, operatore di carità.
Uomini rivestiti di autorità nelle Sinagoghe ebraiche ( Lc 7,3 ), nel Sinedrio di Gerusalemme ( Mc 14,43.53; Mc 15,1 ) e nelle comunità cristiane primitive ( At 11,30; At 14,23; At 15,22 ).
Alle volte, nel NT, " anziani ", o " presbiteri " sembrano essere sinonimi di ispettori o " vescovi " ( Fil 1,1; Tt 1,5.7 ).
Giovanni Calvino ( 1509-1564 ) distingueva tra " anziani maestri " ( ordinati pastori ) e " anziani governanti " ( laici ).
Questa distinzione esiste ancora nelle Chiese Riformate e Presbiteriane.
Non è presente una definizione univoca di anziano o di invecchiamento.
Tali definizioni variano a seconda delle diverse prospettive e finalità.
Tuttavia, l'invecchiamento come esperienza personale può essere considerato un fenomeno multidimensionale.
In particolare, possono essere individuate tre dimensioni: la prima si riferisce al declino psico-fisico che consegue l'avanzare dell'età.
Il secondo aspetto riguarda le perdite sociali, dovute a diversi fattori che vanno dai lutti di persone significative ( es: coniuge ), fino alla perdita del ruolo lavorativo con il pensionamento.
Un terzo aspetto riguarda la percezione che la persona ha di se stesso e della nuova fase di vita.
Nell'accezione corrente, l'invecchiamento è un processo multifattoriale caratterizzato da una progressiva perdita delle capacità funzionali e da una crescente comorbidità, proporzionali all'avanzamento dell'età e che investono l'intero arco della vita.
Lo stato di salute dell'anziano non è più identificato unicamente con la ridotta presenza di malattia, ma con il mantenimento del benessere psicofisico e relazionale, pur in presenza di polipatologie.
Mentre per la definizione di anziano, si può considerare come in ambito geriatrico tradizionalmente, ci si riferisce ad un criterio cronologico di età compresa tra 60 anni e più.
Per l'allungamento medio della speranza di vita alla nascita é stato creato una nuova categoria di anzianità, dividendo le persone con più di 65 anni tra chi appartiene alla terza età ( condizionata da buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse ) e alla quarta età ( caratterizzata da dipendenza da altri e decadimento fisico ).
Secondo i dati ISTAT degli ultimi tre anni, la generale maggiore attenzione alla prevenzione, l'adozione di stili di vita più salubri e corretti, i progressi in campo medico scientifico e farmaceutico hanno innalzato la vita media.
È cresciuto sensibilmente l'indice della cosiddetta popolazione "anziana": da 4,6 milioni nel 1960 ( 9,3% ) si è passati a 7,4 milioni nel 1980 ( 13,1% ) per arrivare nel 2000 a 10,3 milioni ( 18,1% ).
Il processo di invecchiamento è correlato al costante aumento della speranza di vita, che negli uomini arriva mediamente a 80 anni mentre nelle donne sopra gli 85 anni.
Generalmente, l'invecchiamento porta con sé la più elevata concentrazione di problematiche di salute dell'intero ciclo della vita, accompagnate da un deterioramento delle capacità cognitive e funzionali e da disabilità ( spesso progressive ) nelle attività di vita quotidiana.
Di pari impatto è la conseguente esclusione sociale, il carico di sofferenza fisica e psichica, le separazioni legate alla scomparsa dei propri cari: tutti fattori che favoriscono l'instaurarsi di una serie di ferite psicologiche e condizioni patologiche non sempre facili da affrontare.
Molti degli eventi che accompagnano l'età avanzata possono alterare la qualità di vita ma soprattutto possono compromettere lo stato di salute mentale, innescando a volte la comparsa di sintomi neurologici o psichici tra cui non infrequenti sono gli episodi depressivi.
Spesso erroneamente quando si fa riferimento alla salute mentale e al benessere psicologico della persona anziana, si tende a banalizzare o sminuire di molto l'importanza dei sintomi.
Tale atteggiamento, conduce all'aumento di stereotipi, che diventano dei propri Miti sempre più difficili da sfatare.
Tali credenze comportano una ridotta richiesta di aiuto, aumentano i fattori di rischio per l'insorgenza di patologie psichiche e un conseguente peggioramento della qualità della vita.
Focalizzando la nostra attenzione sulla vecchiaia, essa viene tendenzialmente dipinta come una condizione di inesorabile declino fisico e cognitivo, di peso economico e sociale, di tristezza, isolamento e di asessualità.
La promozione del benessere psicologico della persona anziana permette di abbattere gli stereotipi, e consente di rimettere al centro la persona, il suo benessere e migliorare la qualità di vita.
La psicologia dell'invecchiamento, infatti, promuove il benessere mentale, sostenendo l'autostima, l'equilibrio emotivo a fronte di inevitabili trasformazioni, fornendo spunti per vivere anche una rinnovata sessualità.
Inoltre, stimola le funzioni cognitive e spinge alla socializzazione.
Tale percorso di cura viene effettuato attraverso una psicoterapia effettuata da professionisti esperti nella psicologia dell'invecchiamento e delle fasi di cambiamento.
L'anzianità porta con sè una diminuzione delle forze vitali.
Calano le capacità motorie e sensorie, specialmente la vista e l'udito, e declina la sessualità.
A cio, corrisponde nel campo psichico una riduzione degli interessi, l'abbandono di capacità produttive, una diminuzione generale di rendimento, una minore capacità di fissare il presente ed il passato recente, mentre si afferma un atteggiamento conservatore ed una ostilità verso ciò che è nuovo.
Però, la diminuzione delle forze vitali e la riduzione di interessi non devono portare ad una diminuzione del livello di intelligenza e di personalità.
Quantunque l'anzianità cominci inevitabilmente verso i sessant'anni e porti con sé certi processi degenerativi, sia corporali che spirituali, e quantunque le infermità psicosociali siano più frequenti in questa situazione di crisi, tuttavia le manifestazioni dei fenomeni fisici e psichici dell'anzianità sono molto diverse a seconda degli individui e dei gruppi.
Si intende per pre-anzianità ( 56-58 a 68-70 ) quel periodo della vita in cui i processi di invecchiamento cominciati a partire dai 45 anni, sono talmente progrediti che l'aspetto dell'individuo è notevolmente cambiato, anche se, d'altra parte, lo stato delle facoltà psicofisiche permette, generalmente, l'esercizio professionale, eccetto quello che richiede un grande sforzo fisico.
L'età compresa tra i 65 e 70 anni sottopone l'uomo a varie prove, costringendolo, generalmente, a lasciare il lavoro e tante cose amate.
Dopo i 65 anni, aumenta la stanchezza; gli sforzi richiesti dalla vita professionale risultano sempre più pesanti.
La diminuzione di vitalità si manifesta specialmente nella sfera sessuale.
Nella donna, generalmente dopo il climaterio, cessano il desiderio sessuale e la facoltà di godimento sessuale.
Nell'uomo, sia il desiderio che la potenza sessuale diminuiscono già verso i 55 anni, ma soprattutto dopo i 60 anni diminuiscono chiaramente la potenza e l'interesse sessuale.
Appare uno stato che assomiglia a quello della pubertà, rispuntando desideri sessuali che erano allora più diffusi.
L'appetito sessuale ridiventa insicuro e può portare l'anziano a perversioni e a delitti sessuali.
La vita dello spirito fa da contrappeso alle tendenze istintive che vogliono rendersi indipendenti.
La vecchiaia ( dopo 68-70 anni ) comporta la definitiva diminuzione e rovina delle forze fisiche.
L'inizio della vecchiaia come nuova fase dello sviluppo esige un cambiamento essenziale riguardo a se stessi e al mondo.
Come ogni fase critica dello sviluppo, può provocare una crisi in cui sta in primo piano il bilancio della vita anteriore.
L'uomo che invecchia ha sempre avuto i suoi problemi: infermità, conflitti di generazioni, solitudine, esclusione dal mondo della produzione, preparazione alla morte, ecc.
Queste situazioni sono oggi più acute per il progresso moderno.
Il carattere dinamico della nostra società coi suoi rapidi cambiamenti culturali supera frequentemente la lenta capacità di adattamento dell'anziano, dando luogo a sintomi depressivi.
I conflitti lo portano a vari meccanismi di difesa: la negazione e il regresso della vecchiaia, il ritorno al proprio passato ed anche il ritorno a soddisfazioni istintive più primitive ( mancanza di moderazione nel mangiare e nel bere, avarizia, curiosità morbosa, masturbazioni, pedanteria ).
Per quanto riguarda il corpo, l'anziano deve adattarsi alla nuova situazione di un calo delle capacità corporali come anche della percezione.
Per il compito di adattarsi alla nuova situazione sociale, l'anziano ha bisogno di certi aiuti esterni, come una sicurezza economica e sociale per vivere, la possibilità di contatti interpersonali, come anche di una attività conveniente.
Con senilità ( detta anche vecchiaia o anzianità o terza età ) che è il termine proprio riguardante la medicina, ci si riferisce alle età prossime al termine della vita media degli esseri umani, l'ultima parte del ciclo vitale umano.
Vengono usati vari eufemismi per indicare le persone in età senile.
Le persone anziane o vecchie nel termine generico più usato hanno limitate capacità rigenerative e sono più vulnerabili a disturbi, malattie e sindromi rispetto agli altri adulti.
La senilità non può essere definita con precisione poiché questo concetto non ha lo stesso significato in tutte le società.
In molte parti del mondo, gli individui vengono considerati anziani in seguito a certi cambiamenti nella loro attività o nel loro ruolo sociale, come ad esempio quando diventano nonni, o quando per l'avanzare dell'età si trovano costretti a svolgere mansioni diverse e/o a diminuire i ritmi di lavoro.
Tendenzialmente si crede che a 65 anni cominci la vecchiaia perché i lavoratori cominciano a ritirarsi dal lavoro percependo una pensione.
Nel mondo, il numero degli ultrasessantacinquenni è in forte aumento; per lo più questa crescita è concentrata nei paesi in via di sviluppo.
Essa è sicuramente anche simbolo positivo sulla qualità della vita dei cittadini, ma contemporaneamente crea una serie di esigenze e problemi da affrontare per evitare gravi conseguenze socio-economiche in prospettiva futura.
"Nella vecchiaia daranno ancora frutti saranno vegeti e rigogliosi per annunciare quanto è retto il Signore" ( Sal 92,15-16 )
Ringrazio Dio perché mi ha dato la ricchezza della vita.
Grazie alla scienza e alla ricerca tecnologica noi anziani siamo sempre più numerosi.
Siamo stati protagonisti e spettatori delle vicende della storia.
Le situazioni più difficile e complesse sono passate.
Quanti ricordi!
Ne conservo di belli e meno belli.
Ma tutti sono stati importanti.
Più vicini al traguardo di Dio Ora siamo più vicini al traguardo di Dio.
Abbiamo più tempo per contemplarLo, per pregarLo, per dialogare con Lui, per conoscerLo meglio.
Per dedicare a Lui il tempo che, forse, non siamo stati capaci di donarGli, quando eravamo nel pieno delle nostre energie ed eravamo presi dalle molte cose da fare.
Non è un ritorno rassegnato o opportunistico.
Lo ricorda anche la Bibbia che "corona dei vecchi è un'esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore" ( Sir 25,8 )
L'esperienza vissuta ci conduce a Lui.
Mi interessa leggere, meditare, riflettere su ciò che parla di Lui.
E sento vicino a me: un Dio ricco di misericordia; un Dio amante della vita; un Dio lento all'ira e grande nell'amore.
Sono molteplici le nostre situazioni di vita oggi sia a livello personale, familiare, sociale.
Abbiamo più tempo per gli incontri e per stare insieme.
È vero che non sempre è facile.
Vi potrebbero essere momenti di solitudine e di sconforto, ma è possibile trovare compagnia.
In casa poi, come nonni siamo in grado di dare alle generazioni giovanili il senso della casa e di educare alla intimità domestica.
Ai nipoti possiamo narrare episodi di vita vissuta narrando esperienze che sono sempre molto utili per evitare di essere troppo disattenti verso se stessi.
Ai più piccoli possiamo raccontare episodi della vita di Gesù o favole educative.
A tutti possiamo partecipare l'esperienza della pazienza del costruire, il saper ricominciare daccapo quando sogni e progetti si frantumano e si scontrano con la realtà della vita quotidiana.
Possiamo può essere giunti alla nostra età con una fede solida e ricca: allora il nostro cammino può essere compiuto in atteggiamento di ringraziamento e di attesa fiduciosa.
Possiamo vivere una fede più o meno oscurata e una debole pratica cristiana: allora occorre un momento di nuova luce ed esperienza religiosa.
Talora possiamo giungere ai nostri giorni, con ferite profonde nell'anima e nel corpo: l'itinerario della fede, allora, dovrebbe essere orientato a vivere questa situazione, nell'atteggiamento, dell'invocazione, del perdono, della pace interiore.
Ma non dobbiamo dimenticare l'atteggiamento della speranza e della fiducia, che proviene dalla certezza dell'incontro amorevole e definitivo con Dio.
Nella letteratura biblica, questo termine generico assume diversi significati a seconda dell'epoca, del contesto sociale o religioso.
Lungo la storia dell'Israele antico, come nelle altre società del Vicino Oriente, gli anziani ( ebraico zeqenim ) costituiscono il "senato" di una tribù ( Dt 31,28 ), di una città ( Gdc 8,14 ) o dell'intero regno ( 2 Sam 17,4 ).
Un tale consiglio di anziani sopravvive in epoca persiana ( Esd 5,9 ), ellenistica ( 1 Mac 12,35 ) e romana, assumendo il nome di "sinedrio" ( per esempio, Lc 22,66 ), composto da 71 anziani, in base alla "fondazione" idèalizzata di Nm 11,16-25.
Anche le prime comunità cristiane conoscono la distinzione in "giovani" ( greco: neóteroi; At 5,6; 1 Pt 5,5; 1 Tm 5,1; Tt 2,6 ) e "anziani" ( greco: presbyteroi; At 11,30; At 14,23; At 15,2.4.6.22 s.; 1 Tm 5,1 ).
Ben presto i presbiteri divennero i responsabili del governo delle comunità ( 1 Pt 5,1.5; Gc 5,14; 1 Tm 5,17.19; 2 Gv 1; 3 Gv 1 ).
Un caso particolare sono i "24 presbiteri" dell'Apocalisse ( Ap 4,4.10 ): essi rappresenterebbero i capi delle 24 classi sacerdotali dell'Antico Testamento, chiamati anziani anche dalla Mishnà; potrebbe anche essere un modo per indicare i "santi" dell'Antico Testamento ( Eb 11,2 ).
v. Presbitero; Sinedrio
Nel N. T. ci sono tre differenti gruppi che vengono chiamati anziani:
1) Nei Vangeli gli anziani sono persone che hanno un posto di responsabilità nella comunità degli ebrei.
Alcuni di loro facevano parte anche del tribunale, detto sinedrio o tribunale supremo.
2) Negli Atti degli apostoli 11-21 e in alcune lettere, gli anziani sono quei cristiani che hanno una responsabilità nella comunità.
3) Nell'Apocalisse i 24 anziani fanno parte della corte di Dio in cielo, forse come rappresentanti del popolo di Dio.
E perché stabilissi presbiteri in ogni città: secondo un costume ereditato dall'antico Israele ( Es 18,13s; Nm 11,16; Gs 8,10; 1 Sam 16,4; Is 9,14; Ez 8,1.11 ) e dal giudaismo ( Esd 5,5; Esd 10,14; Gdt 6,16; Lc 7,3; Lc 22,66; At 4,5; Giuseppe Flavio, Filone, ), le prime comunità cristiane, sia a Gerusalemme ( At 11,30; At 15,2s; At 21,18 ) che nella diaspora ( At 14,23; At 20,17; Tt 1,5; 1 Pt 5,1 ), avevano a capo un collegio di « presbiteri », anziani ( senso etimologico ) o notabili. Gli « eposcopi » ( etimologicamente « sorveglianti », cf. At 20,28 ) che non sono ancora « vescovi » e appaiono in stretta relazione con i « diaconi » ( Fil 1,1; 1 Tm 3,1-13; Padri apostolici ), sembrano in certi testi ( Tt 1,5.7; At 20,17.28 ) praticamente identici ai « presbiteri ». Ciò nonostante il loro titolo, che si incontra nel mondo greco, ma può essere anche di origine semitica ( il mebaqqer dei testi di Qumran; Nm 4,16; Nm 31,14; Gdc 9,28; 2 Re 11,15.18; 2 Re 12,11 ), designa piuttosto una funzione, un ufficio, mentre quello di « presbitero » connota uno stato, una dignità. Può darsi che gli episcopi siano stati designati, forse a turno, nel collegio dei presbiteri, per occupare certe cariche attive ( 1 Tm 5,17 ). In ogni modo, i presbiteri e gli episcopi cristiani non sono solo incaricati dell'amministrazione temporale, ma anche dell'insegnamento ( 1 Tm 3,2; Tt 1,7 ). Stabiliti dagli apostoli ( At 14,23 ) o dai loro rappresentanti ( Tt 1,5 ) con l'imposizione delle mani ( 1 Tm 5,22; 1 Tm 4,14+; 2 Tm 1,6 ), essi hanno un potere carismatico ( 1 Cor 12,28 ) e di origine divina ( At 20,28 ). Avendo i loro titoli prevalso a poco a poco sui titolo analoghi di « presidente » ( Rm 12,8; 1 Ts 5,12 ), di « pastore » ( Ef 4,11 ), di « igùmeno » ( Eb 13,7.17.24 ), questi capi di comunità locali sono gli antenati dei nostri « sacerdoti » e « vescovi », mentre i « diaconi » sono i loro ministri. Il passaggio da questi episcopi-presbiteri al vescovo capo unico del collegio dei sacerdoti, così come appare chiaramente in sant'Ignazio di Antiochia, ha dovuto attuarsi con la trasmissione a un solo episcopo, in ciascuna comunità, dei poteri che esercitavano prima, su molte comunità, gli stessi apostoli, poi i loro rappresentanti come Tito e Timoteo. |
Tt 1,5 |
Il presbitero: titolo riservato ai capi delle comunità ( Tt 1,5+ ). In questa circostanza, si tratta dell'apostolo Giovanni, capo eminente delle comunità dell'Asia minore. |
2 Gv 1 |
… del popolo | Lc 22,51 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Se ne deve garantire la sussistenza e la dignità umana nella nuova fase della società industriale | GS 66 |
Magistero |
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Discorso Giovanni Paolo II | 5-9-1980 |
Forum sull'invecchiamento attivo | |
Discorso Giovanni Paolo II | 21-5-1982 |
non esiste "un'età di quiescenza" per compiere la volontà di Dio | |
Lettera Giovanni Paolo II | 1-10-1999 |
Ai miei fratelli e sorelle anziani! | |
Omelia Francesco | 28-9-2014 |
Maria ha saputo ascoltare quei genitori anziani | |
Messaggio Francesco | 25-7-2021 |
I giornata mondiale dei nonni e degli anziani | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Servizio agli anziani | 2186 |
Famiglia e attenzione agli anziani | 2208 |
La catechesi valorizza questa grazia, aiutando la persona anziana a riscoprire le ricche possibilità che sono dentro di lei, aiutandola ad assumere ruoli catechistici verso il mondo dei piccoli « di cui sovente sono nonni apprezzati », verso i giovani e verso gli adulti. In questo modo si favorisce un fondamentale dialogo tra generazioni all'interno della famiglia e della comunità. |
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Compendio della dottrina sociale |
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Contributo degli anziani | 222 |
Anziani in situazione di sofferenza | 222 |
Famiglie e attenzione agli anziani | 246 |
Domenica e attenzioni agli anziani | 285 |
v. Vecchiaia | |
Esperienze |
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Piano pastorale della Arcidiocesi di Torino del 2001 | Anziani |