Lettere |
Scritta dopo la precedente tra la fine del 409 e l'agosto del 410
Agostino espone a Macrobio le futili ragioni dei Donatisti per la ripetizione del battesimo, confutando il loro pretesto per separarsi dai Cattolici ( n. 1-19 ) ed esortando gli scismatici a ritornare nella comunione della Chiesa ( n. 20 ).
Agostino al diletto fratello Macrobio
Figli a me carissimi e degni d'onore, i quali recapitarono alla tua Benevolenza la mia lettera, con cui t'avvertivo e ti pregavo di non ribattezzare il nostro suddiacono, mi hanno risposto che hai dato loro la seguente risposta: ''Non posso rifiutare d'accogliere coloro i quali vengono da me e dar loro la fede che mi chiedono ".
Può darsi però che venga da te uno già battezzato dalla vostra comunione, il quale dopo essere rimasto a lungo separato da voi, per ignoranza pensi di dover essere ribattezzato e te lo chieda; in tal caso, dopo avergli chiesto e saputo dove sia stato già battezzato, tu lo accogli, sì, ma non gli dai la fede che ti domanda: gli spiegherai, al contrario, che già possiede quanto ti chiede, senza affatto preoccuparti delle affermazioni errate del postulante, ma preoccupandoti della necessaria correzione.
Chi dunque dà inopportunamente ciò che non si deve più dare e viola un sacramento già conferito, è colpevole per l'errore suo proprio e non già per quello del postulante.
Ecco quindi perché ti scongiuro di dirmi: come mai può uno venire a domandarti, come se ancora non lo avesse, ciò che ha già ricevuto da me?
Dimmi se fu per causa di un'acqua diversa ed un fonte diverso, come sono soliti dire quelli che non comprendono l'espressione della sacra Scrittura, che dice: Astieniti dall'acqua altrui e non bere al fonte d'un altro. ( Pr 9,18 )
Dimmi se fu per questo che Feliciano fu indotto a separarsi da voi, e, passato nella fazione di Massimiano, fu qualificato da voi come: '' violatore della verità e catena del sacrilegio ", secondo l'espressione del vostro concilio.
Se egli aveva portato via con sé il vostro fonte, qual era il fonte in cui battezzaste i vostri seguaci dopo la sua separazione?
Se invece aveva battezzato in un fonte straniero, perché non avete ripetuto il suo battesimo?
Adesso infatti, [ Feliciano ] siede come vostro vescovo accanto a Primiano, ch'egli aveva condannato e dal quale a sua volta fu condannato lui stesso.
Nella loro lettera i nostri due figli, che vennero a trovarti per detta questione, m'hanno fatto sapere che, avendoti chiesto che cosa tu rispondessi in proposito, affermasti che, essendo ordinato da poco, non potevi pronunciare un giudizio sulle azioni d'un uomo che ti è padre, e ti attenevi alle tradizioni che avevi apprese dai tuoi predecessori.
Non ho potuto per conseguenza non provare dolore per la tua posizione imbarazzante, reputandoti - da quanto sento dire - un giovane di buona indole.
Orbene, cos'altro t'ha costretto a dare una simile risposta, se non l'essere implicato in una causa sbagliata?
Ma se rifletti attentamente, caro fratello, se pensi bene, se hai timore di Dio, non v'è alcuna ragione che ti obblighi a persistere in una causa malvagia.
Lo dimostra la tua risposta, che non risolve in alcun modo l'obiezione che t'ho proposta, ma mette in chiaro la nostra condizione e la rende immune da qualsiasi manovra con cui ci mettete in stato d'accusa.
Affermi infatti che, essendo stato ordinato da poco, non puoi giudicare le azioni d'uno che t'è padre, ma rimani ligio all'insegnamento appreso dai tuoi predecessori.
Perché dunque non rimaniamo piuttosto ligi alla Chiesa, di cui abbiamo la testimonianza della Scrittura e per bocca degli Apostoli sappiamo da Cristo che, cominciata da Gerusalemme, produce frutti e cresce tra tutte le genti? ( At 1,8 )
Perché invece stiamo adesso a giudicare le azioni di non so quali antenati, che si dice siano avvenute quasi cent'anni fa?
Se tu non osi pronunciare un giudizio su una persona che t'è padre, che ancora vive e che puoi interrogare; per qual motivo mi si ordina di pronunciare un giudizio sulle azioni d'una persona morta molto prima ch'io nascessi?
Per quale motivo si esige dai popoli Cristiani di giudicare le azioni di Africani accusati d'aver consegnato i Libri sacri?
Essi sono morti ormai da tanti anni, e inoltre tanti Cristiani vissuti a quel tempo e abitanti in terre lontanissime non li poterono né vedere né udire neppure da vivi.
Tu invece, che non osi giudicare Primiano ancora vivente e a te ben noto, come puoi imporre a me di giudicare Ceciliano, vissuto tanti anni prima di me e da me non conosciuto?
Tu, che non giudichi i tuoi in merito alle loro azioni, perché giudichi i tuoi fratelli in merito ad azioni altrui?
Non ci vuoi forse per fratelli? In tal caso è meglio ascoltare lo Spirito Santo, che per bocca del Profeta ci comanda: Ascoltate, voi che temete la parola del Signore; a coloro che vi odiano e vi detestano dite: - Voi siete nostri fratelli -, affinché sia onorato il nome del Signore, appaia loro nella giocondità ed essi arrossiscano. ( Is 66,5 sec. LXX )
In realtà, se il nome del Signore fosse più gradito agli uomini che non i nomi di altri uomini, forse che Cristo, il quale dice: Io do a voi la mia pace, ( Gv 14,27 ) sarebbe diviso nelle sue membra per opera di coloro che dicono: Io sono di Paolo, io poi di Apollo, io invece di Cefa ( 1 Cor 3,4 ) e si dilaniano tra loro per causa di nomi di altri uomini?
Sarebbe forse Cristo respinto con disprezzo nel suo battesimo, mentre di lui si legge: Questi è colui che battezza? ( Gv 1,33 )
Così pure, non si legge forse di lui: Cristo ha amato la sua Chiesa e s'è offerto per essa al fine di santificarla mondandola col lavacro dell'acqua mediante la parola? ( Ef 5,25s )
Sarebbe egli forse rinnegato nel suo stesso lavacro, se il nome del Signore, a cui appartiene lo stesso battesimo, fosse più gradito del nome di altri uomini, dei quali voi dite: '' È santo il sacramento conferito da questo e non quello conferito da quell'altro "?
Eppure alcuni tuoi colleghi, quando lo vollero, prestarono più attenzione alla verità e, per rendere onore con gioia al Signore, giudicarono santo non solo il battesimo amministrato nella vostra comunione da Primiano, ma pure quello amministrato da Feliciano nel sacrilego scisma di Massimiano; una volta che egli si era ravveduto, non osarono violare né il carattere da lui ricevuto fra voi e neppure quello che fuori della vostra setta aveva impresso negli altri, poiché aveva riconosciuto che era il distintivo del re.
E tu rifiuti di pronunciarti su tale loro nobile condotta, mentre dovresti lodevolmente imitarli, e invece segui il loro giudizio a causa del quale meritano d'essere detestati da tutti!
Tu non osi giudicare Primiano, per paura d'essere costretto a sentir qualcosa che dovresti biasimare; dovresti piuttosto giudicare, se in quel fatto vuoi trovare di che lodare.
Noi non vogliamo che tu ricordi quel che Primiano ha fatto di male, ma solo la migliore azione da lui compiuta nell'accogliere coloro che nello scelleratissimo scisma erano stati battezzati da chi lo aveva condannato, nel correggere così l'errore degli uomini senza distruggere i Sacramenti di Dio.
Riconobbe il bene di Cristo anche in uomini cattivi e corresse il male degli uomini senza profanare il bene di Cristo.
Se poi ti dispiace questa sua azione, considera almeno e riconosci, con la perspicacia del tuo ingegno, che mentre non vuoi giudicare il solo Primiano in merito alle sue azioni, giudichi poi tutta la Chiesa di Cristo in merito alle azioni del solo Ceciliano.
Tu temi di comprometterti qualora riconoscessi ciò che non oseresti punire; assolvi dunque i popoli che non potevano nemmeno conoscere le azioni che tu condanni.
Tuttavia quell'azione non fu compiuta solo da Primiano: anche tu sai bene - io penso - come quasi cento vostri vescovi, d'accordo con Massimiano nella sua biasimevole fazione, osarono condannare Primiano.
Ma poi nel concilio dei 310 vostri vescovi tenuto a Bagai, così suonano le parole di quel decreto, ''il fulmine della condanna cacciò via dal grembo della pace Massimiano, avversario della fede, violatore della verità, nemico della madre Chiesa e complice di Dathan, Core e Abiron ".
Furono in seguito condannati insieme, senz'alcuna dilazione, gli altri dodici che avevano assistito all'ordinazione di Massimiano allorché s'era ribellato contro Primiano.
Agli altri invece, perché lo scisma non s'allargasse troppo, fu accordata una proroga per tornare nella comunione, in modo che, se uno fosse tornato prima dello scadere della data fissata, avrebbe conservato la propria dignità.
I 310 vescovi del concilio inoltre non esitarono a richiamare nel proprio collegio i vescovi condannati per causa del grave scisma di Massimiano, forse in considerazione di quanto sta scritto: La carità copre la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )
C'e ancor di più; coloro cui fu accordata la proroga battezzarono fuori della vostra comunione tutti quelli che poterono battezzare, non essendo possibile che fossero invitati a tornare e fosse loro concessa la proroga, se non si fossero trovati fuori della vostra comunione.
In seguito, però, prima ancora che fosse spirato il termine della proroga, i dodici vescovi condannati con Massimiano furono accusati presso tre o più proconsoli, affinché, in forza d'una sentenza giudiziaria, fossero espulsi dalle loro sedi.
Fra questi c'era Feliciano di Musti, di cui ora parlo, e Pretestato d'Assuri, morto recentemente, al posto del quale, in seguito alla sua condanna, era già stato ordinato un altro.
Ebbene, questi due vescovi furono riammessi nella setta non solo da Primiano, ma da molti altri vostri colleghi mentre si celebrava con enorme concorso di fedeli l'anniversario dell'ordinazione di Ottato di Thamugad, e furono reintegrati nella loro dignità dopo ch'erano stati condannati senza proroga, dopo ch'era spirato il termine della proroga concessa agli altri e dopo ch'era già stata divulgata anche tra il rumoroso uditorio forense la loro condanna presso tanti proconsoli; essi poi non ribattezzarono nessuno di quelli già battezzati da loro.
Se vi opponete a questa mia affermazione o volete negarne dei particolari, sono pronto a provare quanto affermo a rischio di perdere la carica episcopale.
La causa è finita, caro fratello Macrobio: è stato Dio a far ciò, è stato Dio a volere così.
Fu una grazia della sua misericordia che nel processo di Massimiano fosse posto davanti ai vostri occhi come uno specchio, capace di farvi correggere e si ponesse fine alle delittuose calunnie lanciate non dico da voi, poiché non voglio dar l'impressione di offendervi, ma dai vostri seguaci contro noi o meglio contro la Chiesa di Cristo, che cresce diffondendosi su tutta la terra.
In realtà non è rimasta in piedi neppure una sola delle accuse che sogliono esser lanciate contro di noi, come se fossero avallate dalla sacra Scrittura, da persone che non la capiscono affatto.
I vostri infatti sono soliti avere in bocca la seguente espressione: Non ti servire dell'acqua altrui. ( Pr 9,18 sec. LXX )
Ma a ciò si risponde: '' L'acqua non è di altri, anche se è in mano ad altri, allo stesso modo che non era d'altri l'acqua usata da Massimiano, dalla quale voi vi siete astenuti ".
Parimenti ci si obbietta l'altra frase: Sono divenuti per me come acqua infida e ingannatrice. ( Ger 15,18 )
Ma si risponde: Quest'espressione si riferisce agl'individui falsi che non hanno alcun rapporto coi Sacramenti di Dio, i quali Sacramenti non possono essere falsi neppure in individui falsi.
In realtà furono falsi coloro che condannarono, come voi stessi attestate, Primiano per false colpe; ma non per questo era ingannevole l'acqua con cui essi, ancora separati da voi, battezzarono quante più persone poterono.
Voi infatti con l'ammettere ch'era vera l'acqua usata per quelli battezzati da Feliciano e Pretestato fuori della vostra comunione, la riconosceste per vera pure in individui falsi.
Ci si obietta pure l'espressione: Se uno è battezzato da un morto, a che gli giova quel lavacro? ( Sir 34,26 )
Si risponde: Dato e non concesso che quest'espressione si riferisca al battesimo con cui battezzano coloro che la Chiesa scomunica dal suo organismo come membra morte, non dice ch'esso non sia un lavacro, ma che non giova, come diciamo noi pure.
Nondimeno, quando il battezzato viene nella vera Chiesa, dentro di essa gli gioverà ciò che fuori di essa gli arrecava danno: non già perché venga ripetuto il Battesimo, ma perché è il battezzato a convertirsi.
È il caso di Massimiano e dei suoi colleghi, a quanto afferma il concilio di Bagai, scomunicati come dei morti dalla vostra comunione: '' Le membra di alcuni - esso dice - sono state scagliate dall'onda della verità come in un naufragio contro scogli scabrosi.
I lidi sono pieni, per così dire, di cadaveri di persone perite come gli Egiziani; nella loro morte hanno trovato una pena anche maggiore, perché, oltre ad aver perduta la vita, nelle acque della vendetta non trovano neppure una sepoltura ".
Eppure da questa folla di morti voi accoglieste nella vostra comunione come dei resuscitati Feliciano e Pretestato conservando ad essi la loro dignità; voi inoltre non ribattezzaste nessuno di quelli da essi battezzati durante la loro morte.
Riconosceste insomma che il battesimo di Cristo, conferito da morti fuori della vostra comunione, non giova a individui morti, ma giova loro appena risuscitano nel seno della Chiesa.
Ci si obietta pure l'espressione del salmo: L'olio del peccatore non profumi il mio capo. ( Sal 141,5 )
Si risponde ch'essa va intesa della vellutata e bugiarda condiscendenza degli adulatori, con la quale si unge, per così dire, e si alza la cresta dei peccatori quando vengono lodati per le cupidigie della loro anima e vengono benedetti quanti compiono azioni inique.
Ciò risulta chiaro dal versetto precedente, essendo l'intera frase così espressa: Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà, ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo.
Il salmista dichiara che preferisce essere castigato con l'austerità propria d'una misericordia sincera, anziché sentirsi esaltato dalla lode d'un impostore.
Ma comunque vogliate intendere la frase, certamente, o accoglieste l'olio di peccatori o riconosceste, in coloro ch'erano stati battezzati da Feliciano e protestato nel sacrilego scisma di Massimiano, che fu dato l'olio di Cristo anche se ad amministrare il battesimo erano dei peccatori, dal momento che nel concilio di Bagai si diceva di essi: '' Sappiate che costoro sono stati condannati perché colpevoli d'un infame delitto, in quanto con la loro funesta opera di perdizione confezionarono con una congerie di sudiciume un vaso sporco".
Sul battesimo potrebbe bastare quanto abbiamo detto, ma il motivo del vostro scisma suole essere mascherato con citazioni della sacra Scrittura intese a rovescio.
Sta scritto: Non farti complice degli altrui peccati. ( 1 Tm 5,22 )
Si risponde che si fa complice dei peccati altrui chi acconsente alle azioni cattive, non già chi, pur essendo buon grano, partecipa agli stessi Sacramenti insieme alla paglia fino alla trebbiatura sull'aia.
In realtà sta anche scritto: Uscite di là, non toccate nulla d'impuro; e ancora: Chi toccherà qualcosa d'impuro, ne resta contaminato; ( Is 52,11 ) ma ciò s'avvera solo se c'è il consenso della volontà, dalla quale rimase ingannato il primo uomo, e non già se c'è solo il contatto fisico, quale fu il bacio dato a Cristo da Giuda.
In verità, i pesci buoni e cattivi, di cui parla il Signore nel Vangelo e ai quali configura l'unità della Chiesa, sono dentro la stessa rete sino alla fine dei secoli, la quale fine è prefigurata col termine di ''lido": ( Mt 13,48-49 ) essi nuotano mescolati per essere i loro corpi gli uni accanto agli altri, ma separati per la diversità della condotta.
Si legge infatti: Un po' di fermento fa lievitare tutta la pasta. ( 1 Cor 5,6 )
Ma ciò vale solo di coloro la cui volontà concorda con quella dei malvagi, non già di coloro che, al dir del profeta Ezechiele, ( Ez 9,4 ) gemono e s'affliggono per le iniquità perpetrate dal popolo di Dio in mezzo a loro.
Di questa mescolanza di buoni e di cattivi si duole Daniele e i suoi tre compagni: il primo nella sua preghiera e gli altri nella fornace; ( Dn 9,5-16; Dn 3,28-31 ) ma non per questo si separarono fisicamente dall'unità del popolo, di cui pur riconoscevano i peccati.
Quali e quante rampogne scagliarono tutti i Profeti contro il popolo tra cui vivevano, eppure non se ne allontanarono, o se ne separarono solo per andare in cerca d'un altro popolo!
Perfino gli Apostoli tollerarono, senza punto restarne contaminati, quel demonio di Giuda, ( Mt 27,4 ) mescolato tra loro fino alla fine quando spontaneamente attuò la propria perdizione con l'impiccarsi; tant'è vero che a causa della presenza di lui in mezzo agli Apostoli il Signore disse loro: Voi invece siete puri, ma non tutti. ( Gv 13,10 )
Nonostante ciò il gruppo non venne guastato, come da un fermento malefico, dall'immonda condotta di Giuda, tanto diversa da quella degli altri Apostoli! Non può neppure affermarsi con ragione che gli Apostoli ignorassero la sua depravazione, anche se forse non immaginarono che per essa sarebbe arrivato a tradire il Signore.
Di lui infatti scrissero ch'era un ladro e portava via dalla borsa del Signore tutto quel che ci veniva messo dentro. ( Gv 12,6 )
Nessuno però osava accusarli servendosi della frase della sacra Scrittura: Vedevate il ladro e vi mettevate con lui, ( Sal 50,18 ) poiché nel caso delle azioni dei malvagi, si approvano o vi si coopera non già partecipando ai Sacramenti, ma partecipando col cuore ai loro traviamenti.
Quanto non si lamenta l'apostolo Paolo dei falsi fratelli? ( 2 Cor 11,26 )
Eppure non veniva macchiato per il fatto d'esser con loro unito fisicamente, essendone separato a causa della sua ben diversa purezza di cuore.
Infatti egli gode che Cristo sia predicato pure da certuni, ch'egli ben conosceva per invidiosi, ( Fil 1,18 ) e l'invidia è certamente un vizio del diavolo.
Voi infine vi sforzate alle volte di dimostrare la liceità del Battesimo basandovi sull'autorità del vescovo Cipriano, più vicino ai nostri tempi, vissuto quando la Chiesa era già largamente diffusa nel mondo; al contrario il Concilio e i suoi scritti ( se veramente sono suoi e non composti da altri sotto il nome di lui e attribuiti a lui, come pensano alcuni ), provano quanto egli amasse l'unità e come si preoccupasse d'esortare a chiarissime note di tollerare nell'unità anche coloro dai quali dissentiva, affinché non si rompesse il legame dell'unità.
Ciò faceva soprattutto in considerazione che è vero bensì che s'insinuano errori umani negli uni o negli altri perché hanno pareri diversi non corrispondenti alla verità, ma qualora si conservi la concordia fraterna, anche la carità copre la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )
Egli possedeva ed amava talmente la carità che, quand'anche su qualche punto riguardante il sacramento del Battesimo avesse avuto un'opinione divergente dalla verità, Dio glielo avrebbe chiarito; così dice in proposito l'Apostolo ai fratelli viventi secondo il precetto della carità: Quanti dunque siamo perfetti, badiamo d'avere simili sentimenti, e se su qualche punto avete sentimenti diversi, anche su questo Dio v'illuminerà.
Solo che al punto ove siamo giunti, lì dobbiamo camminare. ( Fil 3,15s )
A ciò s'aggiunga che, se in quel tralcio c'era ancora qualcosa da potare, fu potata dalla falce del glorioso martirio: non già perché fu ucciso per il nome di Cristo, ma perché fu ucciso in seno all'unità.
Poiché egli afferma risolutamente in un suo scritto che coloro i quali sono fuori dell'unità, anche se muoiono per quel nome, possono bensì essere uccisi, ma non possono ricevere la corona del martirio.1
Tanto è il potere che ha la carità dell'unità, sia per cancellare i peccati se conservata, sia per rafforzarli se violata.
Inoltre il nostro grande Cipriano, allorché la Chiesa, devastata dalla persecuzione degli empi pagani, piangeva tanti suoi figli apostati, attribuisce ciò ai cattivi costumi di coloro che nella stessa Chiesa si comportavano indegnamente, deplora con gemiti la condotta dei suoi colleghi, e non copre il suo gemito col silenzio.
Egli invece afferma che quelli erano arrivati a tal grado di cupidigia che '' mentre perfino tanti fratelli soffrivano la fame nella Chiesa, essi bramavano possedere gran quantità di denaro, appropriarsi dei beni immobili con raggiri e frodi e aumentare il capitale coll'accumulare gl'interessi ".2
Ora, non si può pensare, secondo me, che Cipriano fosse macchiato di avarizia, di appropriazioni indebite e di usura, e tuttavia non si separò mai fisicamente dai malfattori, differenziandosi unicamente nella condotta.
Con essi s'avvicinava all'altare, ma non era complice della loro condotta immonda, in quanto li condannava e li redarguiva.
Si è complici dei vizi solo quando ce ne compiacciamo, non quando ci dispiacciono e li respingiamo.
Pertanto a quell'ottimo vescovo non mancò né la severità per biasimare i peccati né la prudenza per conservare il vincolo dell'unità.
In una sua lettera, scritta al prete Massimo, si legge a questo riguardo una frase chiara e facile a capirsi; attenendosi alla regola dei Profeti egli comanda categoricamente che non si deve abbandonare in nessun modo l'unità della Chiesa a causa della mescolanza dei buoni e dei cattivi: '' Poiché - dice egli - sebbene nella Chiesa i cattivi paiano essere zizzania, ciò non deve costituire un ostacolo alla fede e alla carità e non ci si deve allontanare dalla Chiesa perché in essa vediamo la zizzania. Dobbiamo solo sforzarci di poter essere il grano ".3
Questa legge della carità fu promulgata per bocca di Cristo Signore, del quale sono le parabole della zizzania che perdurerà nell'unità del campo per tutto il mondo fino alla mietitura, ( Mt 13,24-30.36-43 ) e l'altra dei pesci cattivi da tollerarsi nella medesima rete insieme coi buoni ( Mt 13,47-50 ) fino al tempo della separazione sulla spiaggia.
Se i vostri capi avessero mantenuta ben radicata nell'animo questa legge della carità, se i loro pensieri fossero stati guidati dal timore di Dio, non si sarebbero separati dalla Chiesa né per causa di Ceciliano né di non so quali altri africani, fossero colpevoli ( come voi credete ) o vittime di false accuse ( come pare si debba piuttosto giudicare ); non si sarebbero separati con biasimevole scisma dalla Chiesa, raffigurata da Cipriano come il sole che spande i suoi raggi su tutte le genti e come un albero che stende i suoi rami con esuberante vitalità su tutta la terra;4 non si sarebbero separati - ripeto - con uno scellerato scisma, da tanti fedeli cristiani che ignoravano del tutto chi fossero gli accusatori, quali le colpe rimproverate e a chi fossero rinfacciate.
Ora, lo scisma avviene unicamente o per gelosie personali piuttosto che per il bene comune o per il difetto ricordato in seguito dallo stesso Cipriano come un male da evitare.
Dopo aver infatti detto che non si deve abbandonare la Chiesa a causa della zizzania che si vede in essa, continua soggiungendo: '' Noi dobbiamo solo preoccuparci di poter essere grano, affinché quando esso comincerà ad esser riposto nei granai del Signore, possiamo raccogliere il frutto del nostro faticoso lavoro.
L'Apostolo in una sua lettera dice: In una grande casa però ci sono non solo vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di coccio, destinati alcuni ad usi nobili altri a usi ignobili. ( 2 Tm 2,20 )
Tocca a noi fare ogni sforzo possibile per essere d'oro e d'argento.
Quanto al resto, solo al Signore è lecito spezzare i vasi di coccio, essendo stata data a lui solo la verga di ferro. ( Sal 2,9; Ap 2,27; Ap 19,15 )
Non può il servo essere da più del suo padrone; ( Gv 13,16; Gv 15,20 ) e nessuno deve arrogarsi il potere che il Padre ha concesso al Figlio: non deve credersi cioè autorizzato a portare la pala e il vaglio per ventilare e mondare la messe o a separare, solo con discernimento umano, tutta la zizzania dal frumento.
Superba è una tale presunzione, sacrilega è una tale ostinazione che si arrogano eretici deliranti, i quali, usando misure più severe di quelle volute da una mite giustizia, fanno naufragio nella Chiesa; mentre costoro s'inorgogliscono arrogantemente, perdono il lume della verità, rimanendo accecati dalla propria superbia ".5
Che v'è di più chiaro, di più verace di questa testimonianza di Cipriano?
Vedi di quanta luce evangelica ed apostolica essa risplende!
Vedi come tutti quelli che, col pretesto d'esser stati offesi nella propria santità dall'iniquità altrui, abbandonano l'unità della Chiesa, sono al contrario proprio essi i più iniqui.
Vedi che a restar fuori della Chiesa come zizzania sono proprio quelli che rifiutarono di tollerare la zizzania nell'unità del campo del Signore.
Vedi che fuori della Chiesa sono paglia quelli che rifiutarono di tollerarla nell'unità della grande casa.
Vedi con quanta verità sta scritto: Il figlio cattivo si dichiara giusto da se stesso, ma non giustifica la propria uscita, ( Pr 24 sec. LXX ) cioè l'uscita con cui si separa dalla Chiesa; egli non può né giustificarla né scusarla né difenderla né dimostrarla pura ed esente da colpa.
Ecco che cosa vuol dire: non la giustifica; poiché, se non si dichiarasse giusto da se stesso ma lo fosse davvero e a dovere, non abbandonerebbe i buoni per causa dei cattivi, ma sopporterebbe con rassegnazione e pazienza i cattivi per i buoni fino alla fine della vita; il Signore stesso poi, alla fine dei tempi, separerà, in persona o per mezzo degli angeli, la zizzania dal grano, la paglia dal frumento, i vasi di collera da quelli di misericordia, ( Rm 9,22s ) i capri dalle pecorelle, i pesci cattivi dai buoni.
Ma se voi fate di tutto per intendere in un senso diverso da quello ch'esige la retta interpretazione dei Libri sacri, le testimonianze delle Scritture, che i vostri antenati crederono d'intendere e di citare adatte allo scopo di dividere il popolo di Dio, oramai dovete smetterla.
Se siete intelligenti, considerate piuttosto l'esempio datovi nella sua clementissima provvidenza da Dio per mettervi sull'avviso.
Parlo del processo di Feliciano, '' avversario della fede, violatore della verità, nemico della Madre Chiesa " come fu dichiarato da tutti i vescovi nel vostro concilio di Bagai '' complice di Dathan, Core e Abiron ".6
A carico di lui aggiunsero inoltre che la terra non s'era aperta a inghiottirlo, per riserbarlo ad un maggior supplizio tra i viventi.
'' Se fosse stato tolto da questa vita - dicono - avrebbe avuto il suo castigo in un sol colpo con la morte, mentre invece ora subisce un castigo assai peggiore della morte, essendo ancor vivo tra gente morta ".7
Ora mi domando: ebbero o no in quel tempo contatti di complicità con quel morto immondo coloro che, cospirando insieme con lui, condannarono Primiano innocente?
Se ebbero tali contatti, vuol dire che rimasero contaminati, poiché furono a contatto con un contaminato.
E allora perché si concede a individui separati dalla vostra comunione, come se fossero innocenti, una proroga per tornare nella vostra comunione, in modo da tornare tra voi '' con l'assicurazione d'essere reintegrati nella loro dignità ", come se fossero innocenti?
Forse perché, secondo voi, non avevano assistito all'ordinazione di Massimiano, meritano di sentirsi dire che '' non li hanno contaminati i polloni del ceppo sacrilego ", pur essendo stati nella medesima setta, uniti nel medesimo scisma, separati da voi, alleati con i vostri avversari; gli uni e gli altri abitanti nell'Africa, notissimi a tutti, amicissimi e unitissimi!
E dire che, sebbene non fossero stati presenti alla sua ordinazione, tuttavia, per fargli cosa gradita, condannarono pure Primiano, che invece era assente!
E poi si afferma che il pollone di Ceciliano avrebbe contaminato moltissime, lontanissime e ignotissime popolazioni cristiane che non potevano affatto conoscerne, non dico il processo giudiziario, ma neppure il nome!
Non sono complici di peccati altrui coloro che non solo erano a conoscenza della colpa di Massimiano, ma lo innalzarono alla cattedra per opporlo a Primiano, mentre, al contrario, sarebbero complici di peccati altrui coloro che, quando Ceciliano fu ordinato vescovo, o non ne seppero nulla poiché appartenevano a genti lontane, o ne sentirono parlare solo se erano abitanti di regioni più vicine, oppure coloro i quali, stabiliti nella stessa Africa, seppero ch'era stato fatto vescovo in modo semplice e pacifico, o che, vivendo nella stessa Cartagine, lo avevano innalzato a quella dignità senza opporlo ad alcun altro?
E non si può dire nemmeno che cooperavano con un ladro quelli ch'erano in comunione con Massimiano, del quale l'avvocato Numasio, parlando a favore del vostro vescovo Restituto, lì presente, dice che '' s'era impossessato della dignità episcopale quasi per mezzo d'un furto sacrilego "?
E non fecero neppure comunella con un adultero, ( Sal 50,18 ) coloro che erano in comunione con quel violatore adultero della verità?
E non si corrompeva neppure, per quel po' di lievito, tutta la massa dei suoi seguaci che lo favorivano e rimasero nella setta dopo essersi separati da voi non già inconsapevolmente ma, al contrario, sforzandosi di staccarla da voi e opporla alla vostra?
Inoltre proprio voi sareste puri? Voi che invitaste quei dissidenti a tornare, dichiarandoli incontaminati di tra il vivaio del sacrilegio, pur essendo stati uniti intimamente con Massimiano, e dicendo loro che avevate accolto tra voi nella pienezza della loro dignità Pretestato e Feliciano e che vivete in pacifico accordo con essi ( tanto che oggi ancora vedete Feliciano sedere in mezzo a voi )!
Proprio voi non sareste macchiati minimamente di veruna complicità con peccati altrui, per nulla inquinati da alcun contatto immondo, per nulla guastati da alcun fermento di corruzione?
E intanto, con tutte queste prove a vostro carico, rinfacciate ancora alla Chiesa di Cristo una colpa non sua, la divisione dell'unità viene difesa ancora dalla vostra funesta separazione: da un ramo staccato viene accusato come immondo il ramo unito nella radice della vera madre!
Che dire poi dell'abitudine che avete di vantarvi delle persecuzioni da voi subite?
Se è la pena e non la causa a fare i martiri, era inutile che Cristo proclamando: Beati quelli che soffrono persecuzione, aggiungesse: per la giustizia. ( Mt 5,10 )
Nel vantarsi di un tale titolo, non vi sorpassano forse assai facilmente i Massimianisti?
Essi non solo subirono la persecuzione con voi in un tempo successivo, ma l'avevano già subìta prima anche da parte vostra!
Ne sono prova le parole da me citate poco più sopra; esse sono proprio dell'avvocato che accusò Massimiano alla presenza del vostro collega Restituto; costui prima ancora che fosse trascorso il giorno della proroga, era stato già ordinato vescovo al posto di Salvio di Membressa, uno degli undici condannati senza proroga.
Allo stesso modo, appena passato il giorno della proroga, Tiziano lanciò accuse estremamente gravi contro Feliciano e Pretestato riguardanti tutto il complotto ordito contro Primiano.
Il concilio di Bagai fu perfino inserito come documento ufficiale, e non una sola volta, nei verbali delle cancellerie proconsolari e municipali, non solo, ma furono svolti processi giudiziari, furono chieste e ottenute ordinanze contenenti pesanti minacce, fu chiesto e ottenuto che i renitenti fossero condotti in carcere, fu pure messa al vostro servizio una parte degli ufficiali di polizia, furono concesse squadre di poliziotti alle città, perché si desse esecuzione alle sentenze.
Perché dunque vi mettete in conflitto con noi per le persecuzioni ordinate contro di voi dalle leggi imperiali?
Non abbiamo forse anche noi sofferto con voi le persecuzioni, ma ingiustamente?
C'è poi un'altra verità: non sempre arriva al martirio chi è perseguitato.
Orbene, i vostri chierici e Circoncellioni hanno agito nei nostri confronti in modo che, se voi avete sofferto la persecuzione, noi abbiamo sofferto il martirio.
Ma, come dicevo, gareggiate pure per questo vanto coi Massimianisti, i quali possono citare contro di voi documenti degli Atti giudiziari, dai quali risulta che voi stessi li avete perseguitati per mezzo dei giudici.
È però anche vero che in seguito vi siete rappacificati con alcuni di loro, i quali erano già colpiti dalle misure coercitive.
Non dobbiamo quindi disperare di poterci trovare un giorno d'accordo, se Dio si degnerà d'aiutarvi e ispirarvi sentimenti pacifici.
C'è pure un'altra espressione biblica, ripetuta da voi contro di noi con lingua più malefica che verace, e cioè: I loro piedi sono veloci a spargere il sangue; ( Sal 14,3 ) ebbene, siamo stati proprio noi a sperimentarne la verità in tante azioni brigantesche dei vostri Circoncellioni e chierici, i quali, dopo aver dilaniato le carni di tanti Cattolici nelle loro stragi più atroci, hanno macchiato tanti luoghi del sangue dei nostri fedeli.
I loro capibanda, quando tu facesti l'ingresso in questa città, ti accompagnarono con le loro bande cantando in coro le lodi di Dio inframezzate dalle loro canzoni e alzando la voce come altrettante trombe di battaglia, com'erano soliti per animarsi in tutte le loro gesta brigantesche.
Ciò tuttavia non t'impedì, un altro giorno, di scuoterli e pungolarli con invettive che tu scagliasti per mezzo d'un interprete punico contro di essi, con onesta e nobile franchezza, più sdegnato che compiaciuto degli onori ch'essi ti tributavano.
Essi furono allora tanto irritati dai tuoi rimproveri che come abbiamo potuto sentir raccontare da persone ivi presenti uscirono come furiosi precipitosamente dalla chiesa.
Voi però non andaste dietro i loro piedi, veloci a spargere il sangue, a purificare con acqua salata il pavimento della chiesa, come i tuoi chierici pensano debba farsi dopo il passaggio dei nostri.
Ma, come avevo cominciato a dire, quell'espressione delle Scritture: I loro piedi sono veloci a spargere il sangue, che siete soliti non tanto citare come prova, quanto rinfacciare come un'accusa contro i nostri, la vomitò pure con foga furibonda contro Felice e Pretestato la sentenza magniloquente del concilio di Bagai.
Dopo aver detto contro Massimiano tutti gl'improperi che loro parve opportuno scagliare, quei vescovi aggiunsero: '' Inoltre la morte meritata dalla sua colpa non condanna solo costui, ma una catena sacrilega trascina uniti insieme con lui nella colpa moltissimi altri, dei quali sta scritto: Veleno d'aspidi è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizioni e d'amarezza, i loro piedi sono veloci a spargere il sangue". ( Sal 14,3; Sal 140,3 )8
Ciò detto, per mostrare chi fossero quelli trascinati dalla catena sacrilega nella complicità del delitto e per condannarli con uguale severità insieme a Massimiano, soggiungono: '' Di quel famigerato delitto fu colpevole pure Vittoriano di Carcaviana ", al quale aggiungono altri undici, tra i quali Felice di Musti e Pretestato di Assuri.
Dopo avere scagliato simili invettive contro i dissidenti, eccoli riconciliati così strettamente con essi, che tornarono nella setta senz'essere affatto menomati nella loro dignità; né si giudicò necessario ribattezzare alcuno dei battezzati da essi, dopo aver ricevuto il lavacro da coloro i cui piedi erano stati veloci a spargere il sangue!
Perché dunque dovremmo disperare di trovare anche noi un accordo con voi?
Dio storni da noi il malanimo del diavolo e la pace di Cristo regni sovrana nei nostri cuori, e, come dice il medesimo Apostolo: perdoniamoci a vicenda se qualcuno ha di che lamentarsi nei confronti dell'altro come pure Dio ci ha perdonato in Cristo; ( Col 3,15,13 ) in tal modo otterremo - come ho già detto e spesso dovrò ripetere - che la carità copra la moltitudine dei peccati. ( 1 Pt 4,8 )
Adesso però, caro fratello, tratto con te, sperando di potermi rallegrare con te in Cristo; egli ben sa che mi rallegro in te se tu, nell'usare il tuo ingegno e la tua eloquenza per difendere la setta di Donato riguardo all'affare di Massimiano, vorrai agire senza ricorrere a menzogne.
Sono infatti ancor vive delle persone che furono vittime delle vostre persecuzioni e conservano ancor fresco il ricordo di lui, anche per causa dei verbali ufficiali, proconsolari e municipali, nei quali sono sempre ricordate le proteste sporte contro i vostri dalla Chiesa cattolica.
Devi inoltre ammettere che espressioni bibliche, come '' l'acqua altrui ", '' acqua infida ", '' lavacro d'un morto " e altre dello stesso genere, non vanno intese nel senso in cui siete soliti intenderle voi, ma vanno, al contrario, intese nel senso che il battesimo di Cristo, affidato alla Chiesa per conferire la salvezza eterna, non s'ha da giudicare invalido se il battezzato è fuori della Chiesa, né dannoso se amministrato dagli apostati.
Esso invece è sempre valido, ma negli apostati e nei dissidenti per loro rovina, nei figli della Chiesa, rimasti a lei devoti, per la loro salvezza.
In coloro poi che tornano alla pace della Chiesa, viene solo corretto l'errore, ma con la punizione dell'errore non viene affatto cancellato il Sacramento: perciò il Sacramento che fuori della Chiesa recava danno al pervertito, una volta che questi sia tornato, comincia a recar giovamento al convertito.
Per non rimanere impigliato senza via d'uscita nell'affare di Massimiano, devi esser disposto a non interpretare nel senso a voi consueto le espressioni che parlano di '' non essere complici dei peccati altrui ", della separazione dei cattivi, dell'astenersi da contatti con l'immondo e col contaminato, della preoccupazione di non rimanere corrotti dal lievito ed altre espressioni consimili.
Tu al contrario sarai tanto saggio da affermare e credere fermamente ciò che ci è mostrato all'evidenza dalla sana dottrina ed è provato dalla vera regola della fede con esempi dei Profeti e degli Apostoli.
Ed è provato che si debbono tollerare i cattivi per non abbandonare i buoni, piuttosto che abbandonare i buoni per separarsi dai cattivi.
Si deve badare solo a rimanere separati dai perversi nel senso di non imitarli, di non approvarli, di non rassomigliar loro nella condotta e nei costumi, anche se crescono con noi, mescolati a noi nella trebbiatura, uniti insieme a noi nella stessa rete fino al tempo della mietitura, della vagliatura e della scelta sulla riva.
Quanto poi a tutto ciò che fu compiuto dai vostri durante la persecuzione, in cui si ricorse ai giudici per sfrattare e snidare dalle loro sedi i Massimianisti, come potrai difenderlo se non ammettendo che fu compiuto dai vostri capi più prudenti coll'intenzione di correggere incutendo un moderato terrore e non per nuocere?
Quanto poi al fatto che alcuni dei vostri trascesero la moderazione umana, come nell'infliggere torture a Salviano di Mambressa, delle quali tutta la città è testimone, cos'altro potrai rispondere se non che ciò non si può rinfacciare per principio contro tutti gli altri Donatisti, viventi tutti nella medesima comunione dei Sacramenti come paglia insieme al grano, ma distinti per la diversità della condotta?
Stando così le cose, accetto siffatta tua difesa; poiché essa sarà valida, se corrisponderà alla realtà dei fatti; contrariamente sarà schiacciata dalla stessa realtà dei fatti.
Accetto - ripeto - la tua difesa, ma tu capisci che pure la mia.
Perché dunque non ci sforziamo d'essere frumento raccolto insieme nell'unica aia del Signore?
Perché non tolleriamo la paglia? Perché? Dimmi, ti scongiuro, per qual causa, a quale scopo, per quale utilità?
Si fugge invece l'unità perché i fedeli cristiani, riscattati dal sangue dell'unico Agnello, ardano di odio vicendevole a causa di passioni e d'interessi contrastanti e dividiamo fra noi, come se fossero nostre, le pecorelle appartenenti al padre di famiglia, il quale al suo servo disse: Pasci le mie pecorelle; ( Gv 21,17 ) e non: Pasci le tue pecorelle.
A proposito di queste è pure detto: Sicché vi sarà un solo gregge e un solo pastore. ( Gv 10,16 )
Lo stesso padre di famiglia proclama inoltre nel Vangelo: Da ciò conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri. ( Gv 13,35 )
Così pure ha detto: Lasciate crescere l'una e l'altra fino alla mietitura per evitare che, cogliendo la zizzania, sradichiate con essa anche il grano. ( Gv 13,30 ) Si fugge l'unità, cosicché il marito vada in una chiesa e la moglie in un'altra; ed egli dica: "Conserva l'unità con me, perché io sono tuo marito" e l'altra risponda: "Io invece voglio rimanere nella comunione di mio padre", e così dividiamo Cristo in un medesimo letto, mentre li detesteremmo se dividessero il letto.
Si fugge l'unità, cosicché parenti, concittadini, amici, ospiti e chiunque è unito ad altri da vincoli di rapporti umani - Cristiani gli uni come gli altri - siano d'accordo quando si tratta di fare banchetti, di concludere matrimoni, di comprare e vendere; siano d'accordo nei patti e nelle convenzioni, nel salutarsi, nel concludere accordi, nel conversare, in tutti i loro interessi ed affari, e siano discordi presso l'altare di Dio.
Proprio dove dovrebbero porre termine alle discordie, per quanto gravi possano essere e qualunque sia la loro origine, proprio dove, secondo il comando del Signore, dovrebbero riconciliarsi coi fratelli ed offrire insieme il loro dono all'altare, ( Gv 5,24 ) proprio là sono divisi dalla discordia, mentre sono concordi altrove.
Si fugge l'unità, e così noi siamo costretti, per opporci alla malvagità dei vostri ( non voglio dire '' vostra " ), a procurarci la difesa delle pubbliche leggi, e contro di esse si armano i Circoncellioni: leggi che costoro disprezzano con lo stesso furore con cui le hanno provocate contro di voi.
Si fugge l'unità, cosicché l'impudenza dei contadini si ribelli contro i loro padroni e i servi fuggitivi contro l'insegnamento dell'Apostolo ( Tt 2,9 ) non solo defezionino dai loro padroni, ma li minaccino pure, non solo li minaccino ma li depredino con aggressioni a mano armata e nel compiere i loro delitti siano spinti e capeggiati dai bellicosi banditori della vostra eresia, i quali combattendo in prima linea al grido di '' Lode a Dio " sono vostro lustro e vanto, proprio perché al grido di '' Lode a Dio " versano il sangue altrui!
Voi, per evitare l'odio della gente, dopo averli riuniti e perquisiti, promettete di restituire la preda a coloro ai quali è stata tolta.
Del resto la vostra promessa non sarebbe tale da poter essere mantenuta, perché non volete sentirvitroppo spinti a disgustare la loro arroganza, considerata necessaria dai vostri presbiteri.
I Circoncellioni in effetti si vantano, dimostrandoli ed enumerandoli, dei meriti acquistati precedentemente nei vostri confronti prima che fosse promulgata la legge per cui vi rallegrate della libertà che v'è stata restituita.
I vostri preti infatti s'impossessarono dei luoghi e delle basiliche dei Cattolici dopo che i nostri furono assaliti e messi in fuga da quei briganti, cosicché, se voleste esser severi contro di essi, vi mostrereste ingrati dei loro benefici.
Si fugge l'unità, cosicché quanti dei vostri si rifiutarono di sottostare alle misure disciplinari della Chiesa, fuggano presso i Circoncellioni per esser difesi e da essi poi vengano presentati a voi per essere ribattezzati.
Tale è il caso del suddiacono Rusticiano abitante in un villaggio di campagna, a causa del quale mi sono visto costretto a scriverti con gran dolore e timore.
Egli è stato scomunicato dal suo prete per i suoi pessimi e perversi costumi e per essersi indebitato con molte persone di quel villaggio: per sottrarsi alle misure disciplinari della Chiesa e ai suoi creditori, non ha potuto procurarsi altra difesa che quella di ricevere da te una nuova ferita alla sua anima e così essere amato dai Circoncellioni come lo specchio della purezza.
[ Tu, scrivendo di questo caso a Marcellino, dici ch'egli è un colono della chiesa ].
In precedenza il tuo predecessore aveva ribattezzato e ordinato diacono della vostra comunione un nostro diacono della stessa risma, anch'esso scomunicato dal suo prete.
Orbene, pochi giorni dopo, costui si unì, come aveva desiderato, a una banda di quei temerari scellerati in una aggressione notturna; nel mezzo però dell'impresa brigantesca, essendo accorsa una gran folla, trovò la morte proprio nell'incendio da lui appiccato.
Ecco i frutti del vostro scisma, che voi non volete sanare, poiché rifuggite dall'unità con lo zelo con cui avreste dovuto rifuggire dallo scisma, di per se stesso funesto e odioso a Dio anche se, per causa di esso, non si commettessero simili ed altri orrendi e nefandi delitti.
Riconosciamo dunque, caro fratello, la pace di Cristo e osserviamola insieme e nella misura che Dio ce ne dà la grazia, studiandoci d'essere buoni e, salva l'unità, servendoci di ogni mezzo disciplinare possibile, riconduciamo insieme sulla retta via gli erranti e per amore della stessa unità tolleriamoli con tutta la pazienza possibile.
Evitiamo, come ci ha ammoniti Cristo, ( Mt 13,29 ) d'estirpare anche il grano nel voler estirpare prima del tempo la zizzania, che il beato Cipriano attestò di vedere ben distintamente non già fuori ma proprio nell'interno della Chiesa.
Del resto voi non avete in realtà tali particolari pregi di santità per cui non sareste contaminati dai cattivi fedeli che sono tra voi, mentre noi lo saremmo dai cattivi fedeli che sono tra noi; tali pregi per cui la passata viltà dei '' traditori ", a noi ignota, dovrebbe contaminare noi e non dovrebbe contaminare voi l'arroganza, che vi sta sotto gli occhi, dei vostri infami malfattori!
Riconosciamo l'arca che prefigurava la Chiesa; cerchiamo d'essere insieme dentro di essa come animali mondi senza però opporci a che in essa siano trasportati con noi anche animali immondi sino alla fine del diluvio.
Animali mondi e immondi erano rimasti insieme nell'arca; Noè non fece la sua offerta in odore di sacrificio con gl'immondi ( Gen 7,8 ) ma l'arca non fu abbandonata prima del tempo da nessuno degli animali a causa degli immondi.
Solo il corvo l'abbandonò e si separò prima del tempo dalla comunione dell'arca, ma esso faceva parte delle coppie degli animali immondi, non delle sette paia degli animali mondi. ( Gen 6,20; Gen 7,2 )
Detestiamo quindi l'immondizia dello scisma poiché tutti quelli che sono degni d'approvazione per loro condotta, diventano degni di riprovazione per causa dello scisma.
Sì, è vero: il figlio cattivo si dichiara giusto da se stesso; ma ciò non giustifica la sua uscita; sebbene insolentemente insuperbito e accecato dal suo stesso orgoglio osi affermare ciò che il Profeta, prevedendolo, detestava: Non mi toccare, perché sono puro. ( Is 65,5 )
Chiunque, perciò, a causa dell'impurità di alcuni abbandona prima del tempo la comunità di questa unità la quale, come l'arca del diluvio, trasporta animali mondi e immondi, col fuggirli dimostra d'essere piuttosto lui stesso ciò ch'egli fugge.
Così ha voluto il Signore, come pure in questa città i tuoi stessi fedeli per bocca d'un tale …
Indice |
1 | De Cath. ecclesiae unitate, c. 14 |
2 | Cypr., De Lapsis, c. 6 |
3 | Ep. 54,3; Aug., Contra Cresc. 2,43,48; Contra Gaud. 2,3,14 |
4 | De Eccl. unit., 5 |
5 | Ep. 54,3; Aug., Contra Cresc. 2, 43,48; Contra Gaud. 2, 3,14 |
6 | Aug., Contra Cresc. 3,19,22; Contra Cresc. 4,4,5 |
7 | Aug., Contra Cresc. 4,4,5; 32,39ss.; Contra Gaud. 2,7 |
8 | Aug., Contra Cresc. 3,12.5,22,25.59,65 |