Una speranza nuova per il Libano |
Convocazione e lavori del Sinodo
37. L'Assemblea Speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi è stata convocata anzitutto perché la Chiesa cattolica in Libano sia rinnovata in Cristo nostra speranza, mediante lo Spirito Santo, affinché sia cioè fedele alla sua vocazione, alla sua missione ed alla sua ragion d'essere nel disegno d'amore del Padre per la salvezza di tutti gli uomini.
In risposta all'invito che avevo fatto nella mia Lettera ai Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi cattolici del Libano,71 i Lineamenta proponevano a tutti i cattolici libanesi una seria ricerca sulla fedeltà nel passato alla missione voluta dal Signore.
« Nella situazione attuale [ … ] la Chiesa in Libano si interroga se è stata fedele, se è ancora fedele a ciò che il Signore le ha riservato, in se stessa e per la sua missione ».72
Le riflessioni a partire dai Lineamenta sono state sintetizzate nell'Instrumentum laboris e, su questa base, i Padri Sinodali hanno indicato a grandi linee gli ambiti nei quali il rinnovamento è necessario, come pure sono necessarie profonde conversioni; ciò esige prima di tutto un itinerario continuo di preghiera, di sacrificio e di riflessione, per porsi sotto l'azione dello Spirito e per fare la volontà di Dio, poiché è Lui che fa crescere e noi siamo suoi cooperatori ( cfr 1 Cor 3,5-9 ).
In un primo tempo, i Padri hanno specificato cosa significhi « essere rinnovati nello Spirito da Cristo ».
Poi, sotto lo sguardo di Cristo, si sono chiesti con tutta sincerità a quale rinnovamento sono chiamati i cattolici libanesi, ciascuno secondo il proprio carisma in seno alla propria Chiesa particolare, come pure nell'insieme della Chiesa cattolica.
In seguito, hanno indagato sulle trasformazioni da operare nelle principali strutture e istituzioni ecclesiali.
Infine, con grande sollecitudine pastorale, hanno delineato come dare inizio a tale rinnovamento e come formarvi i fedeli.
38. « La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » ( Rm 5,5 ).
Il Cristo non ci lascia orfani nelle nostre tribolazioni; viene in soccorso alla nostra debolezza, per far di noi dei discepoli secondo il suo cuore.
Ci ha dato il suo Spirito come Consolatore e sorgente di verità: « Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza » ( Gv 15,26 ).
« Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera [ … ] e vi annunzierà le cose future » ( Gv 16,13 ).
Per rafforzare la fede, la speranza e la carità dei fedeli e per ravvivare il loro ardore missionario, è verso tali « cose future » che occorrerà puntare lo sguardo, poiché è in funzione del senso della storia, della quale il Cristo è l'alfa e l'omega, e in funzione della felicità alla quale egli ci invita, che i cattolici libanesi sono chiamati a convertirsi e a cambiare la propria vita sotto l'azione dello Spirito; così, a poco a poco, apparirà su questa terra, un mondo nuovo con l'aiuto dello Spirito Santo, che ci comunica la vita nuova che viene da Dio.73
Ecco perché il rinnovamento che il Sinodo deve favorire sarà, in primo luogo, opera dello Spirito Santo.
Tutti i membri della Chiesa si devono porre al suo ascolto, riconoscendo di aver peccato quando hanno fatto la propria volontà piuttosto che quella divina ( cfr 1 Sam 7,1-17 ), e quando hanno voluto realizzare i propri progetti personali piuttosto che costruire il Corpo di Cristo, seguendo umilmente Colui che ne è il Capo e solo può condurre la Chiesa al suo compimento.74
La collaborazione di tutti all'azione dello Spirito Santo è la risposta costante al grande dono del rinnovamento: « Camminate secondo lo Spirito.
[ … ] Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito » ( Gal 5,16.25 ).
A tale scopo, l'Assemblea sinodale invita insistentemente i battezzati in un solo Spirito ad abbeverarsi alla sua fonte ( cfr 1 Cor 12,13 ) per portare frutti nella propria vita personale, e per il rinnovamento di tutta la Chiesa ( cfr Gal 5,22-24 ).75
La Parola di Dio
39. Lungo il suo pellegrinaggio verso il Regno, del quale costituisce sulla terra il germe e l'inizio,76 la Chiesa è nutrita dalla Parola vivente di Dio mediante lo Spirito, che è stato anche l'ispiratore degli Autori sacri, offrendo così ogni giorno al Popolo di Dio la possibilità di accedere alla pienezza del senso di tale Parola e di contemplare il Verbo di Dio che « si è vestito della carne affinché noi potessimo vestirci dello Spirito ».77
« Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro; nella Parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale ».78
Sulla scia dei Padri Sinodali, invito dunque tutti i fedeli ad un ascolto rinnovato di Dio che, nel Verbo fatto carne, ha dato tutto al mondo, e « del quale la Sacra Scrittura è testimone privilegiato, fedele e veritiero ».79
Riprendendo l'orientamento di san Girolamo, il Concilio Vaticano II non ha mancato di attirare l'attenzione dei cristiani sul posto che bisogna accordare alla Parola di Dio, poiché « l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo ».80
Lungo la loro storia, le Chiese d'Oriente hanno sviluppato la lettura della Parola di Dio, perché « ciascuno, secondo i propri bisogni, impara dalla Scrittura ispirata »,81 specialmente mediante la lectio divina che permette di scoprire che « esiste nelle Sacre Scritture una specie di forza che è sufficiente, anche senza spiegazioni, a colui che le legge ».82
Sull'esempio dei Padri, l'Oriente cristiano ha fatto una lettura mirabile della Scrittura, mediante un'esegesi sapienziale che unisce strettamente la teologia e la vita spirituale.
L'Assemblea sinodale ha evidenziato in modo particolare il legame vitale che unisce la Parola di Dio e la Chiesa nel mistero di Cristo, morto e risorto, Pane di vita per quanti credono in lui ( cfr Gv 6 ).
È il Cristo, Verbo di Dio, che viene proclamato nella Chiesa ed è lui che la nutre alle due mense della Parola e del suo Corpo e che, in tale maniera, la edifica.83
« Noi abbiamo il cibo datoci dagli Apostoli [ la Parola di Dio ]; nutritevene e non sentirete debolezza alcuna.
Mangiate anzitutto questo alimento, così da poter poi giungere al nutrimento di Cristo, al cibo del Corpo del Signore ».84
Per tale ragione la Chiesa in Libano è spinta oggi dallo Spirito Santo ad accogliere la Parola di Dio, ad annunciarla e a metterla in pratica.
Così, nel ministero dei sacerdoti, l'insegnamento del mistero cristiano deve occupare un posto preminente e divenire oggetto di una preparazione minuziosa.
In effetti, a confronto con culture e scienze che pongono delle domande importanti alla fede, i nostri contemporanei hanno bisogno di una formazione organica, di una seria cultura religiosa e di una vita spirituale forte, se vogliono seguire il Cristo.
Desidero attirare particolarmente l'attenzione dei Pastori sulle omelie domenicali, che devono essere preparate con molta cura, attraverso la preghiera e lo studio.
A tale proposito, incoraggio vivamente l'iniziativa di offrire ai sacerdoti dei sussidi contenenti analisi esegetiche che possono aiutare la meditazione personale e che permettono di preparare più intensamente le omelie.
Esse hanno quale principale funzione quella di aiutare i fedeli a vivere la fede nella loro esistenza quotidiana e ad entrare in dialogo con i loro fratelli.
Allo stesso modo, la diffusione della Bibbia stampata e l'opportunità offerta ai laici di prendere parte a sessioni formative di esegesi permettono ad « un numero più grande di leggere la Parola di Dio, di meditarla, di pregarla e di viverla ».85
40. È mediante l'indefettibile assistenza dello Spirito Santo che viene trasmessa nella Chiesa la Tradizione ricevuta dagli Apostoli, la quale è « memoria viva del Risorto ».86
Sotto forme diverse, la Tradizione apostolica ha evangelizzato le culture presenti in Libano, avendo cura di valorizzare le ricche sensibilità spirituali e le lingue locali.
Accanto alla tradizione armena che nella sua originalità è legata ai Padri cappadoci e siriaci, vi è l'antichissima tradizione antiochena, d'origine sia ellenistica che aramaica.
Tutte queste radici sono comuni alle Chiese orientali cattoliche e alle Chiese ortodosse.
Tale santa e vivente Tradizione pluriforme è stata trasmessa dai Padri della Chiesa e dagli autori spirituali, dalla divina Liturgia, dall'esempio dei martiri, dei santi e delle sante.
La fedeltà alla Tradizione permette un vero « ritorno alle fonti » mediante il quale lo Spirito Santo vuole rinnovare ogni Chiesa particolare, e sviluppare la comunione tra tutte.87
Docile a Dio Trinità, il fiume della grande Tradizione vivente anima la Chiesa, affinché essa annunci in ogni cultura e ad ogni epoca il mistero cristiano.
« Nella misura in cui la Chiesa si è sviluppata nel tempo e nello spazio, la comprensione della Tradizione, della quale è portatrice, ha conosciuto anch'essa le tappe di uno sviluppo, la cui investigazione costituisce, per il dialogo ecumenico e per ogni autentica riflessione teologica, un percorso obbligatorio ».88
41. Durante l'Assemblea sinodale, molti interventi hanno deplorato che i fedeli ignorino la propria tradizione ecclesiale e quelle dei loro fratelli.
Altri hanno affermato che il radicamento delle Chiese di Antiochia nella loro comune tradizione è un'esigenza vitale per il proprio rinnovamento, per la comunione tra le Chiese patriarcali cattoliche che da essa dipendono, per il dialogo ecumenico e per la missione.89
Per tale ragione, è importante insistere sul recupero del valore delle tradizioni patristiche, liturgiche e iconografiche della Chiesa cattolica in Libano, tradizioni che offrono al popolo libanese dei percorsi spirituali per incontrare il Dio vivo e vero, e per divenire l'icona vivente di Cristo.90
Occorrerà anche proseguire la valorizzazione degli scritti arabi cristiani nel campo della teologia, della spiritualità, della liturgia e della cultura generale; si tratta di altrettanti tesori che hanno arricchito la tradizione antiochena a partire dal VII secolo.
Infine, a livello dei mezzi, molte iniziative sono da promuovere o da incoraggiare: ricerche scientifiche, traduzioni, programmi rinnovati negli organismi di formazione teologica e catechetica, proposte di formazione per adulti e giovani, come pure biografie dei testimoni della fede di tutti i tempi, la conoscenza dei santuari della tradizione e la preoccupazione di far conoscere le tradizioni delle Chiese orientali nelle comunità cattoliche della diaspora.91
42. È soprattutto nella Celebrazione eucaristica che lo Spirito Santo rinnova la Chiesa, conformandola sempre più al suo Signore.
L'Eucaristia è il pane quotidiano che ci unisce a Cristo, che fa di noi membra vive del suo Corpo e che ci mantiene nell'unità.92
In tal modo, noi diveniamo ciò che riceviamo, per « riflettere come uno specchio la gloria di Dio, con viso scoperto e una coscienza pura ».93
La Liturgia, fonte e culmine della vita e dell'azione della Chiesa, è la celebrazione del mistero pasquale, specialmente nell'Eucaristia, ma anche negli altri Sacramenti e nell'ufficio divino, chiamato pure « Liturgia delle ore ».
Nel corso dell'anno, in particolare nelle chiese parrocchiali dove si raduna la comunità cristiana è nella celebrazione dei « Santi Misteri » che la Parola di Dio è in maniera efficace « spirito e vita » ( Gv 6,63 ) e che la Tradizione santa manifesta maggiormente la sua forza vivificante.
La conoscenza intima della Santa Trinità si realizza particolarmente nella costante preghiera della Chiesa, mediante Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini, e mediante lo Spirito che ci sospinge a ripetere incessantemente Abbà, Padre.94
Lungo i secoli si è sviluppata « la ricchissima innografia liturgica [ … ]: quegli inni sono in gran parte delle sublimi parafrasi del testo biblico »,95 che i fedeli assimilano per nutrire la loro preghiera.
Partecipazione alla liturgia celeste e anticipazione del « mondo che verrà », la Divina Liturgia è il dono grazie al quale le Chiese orientali hanno potuto mantenersi salde nella speranza attraverso secoli di tribolazioni.
Sorgente perenne che ha nutrito e animato la fede, essa necessita oggi di un approccio pastorale nuovo, conforme agli orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, nella fedeltà alle tradizioni spirituali specifiche.
Tale attenzione rinnovata è essenziale affinché si sviluppi la pastorale liturgica e sacramentale, e tutti i fedeli possano partecipare più attivamente alla vita liturgica; così, le celebrazioni diverranno sempre più vere e più significative.96
Raccomando ai Pastori di vigilare a che le riforme liturgiche intraprese conservino la bellezza e la dignità delle celebrazioni, che formano un patrimonio comune alle Chiese orientali; è indispensabile che tali riforme non snaturino il senso teologico dei Santi Misteri, così che, secondo le norme della Chiesa cattolica e nel rispetto delle tradizioni ecclesiali proprie, le diverse Chiese particolari abbiano coscienza di essere in comunione e in armonia con tutta la Chiesa.97
Perché le riforme riescano, sarà opportuno seguire i criteri offerti dall'Istruzione per l'applicazione delle regole liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, pubblicata dalla Congregazione per le Chiese Orientali.98
Perché sia messo in atto tale rinnovamento, il Padri Sinodali hanno insistito su talune condizioni indispensabili, quali il lavoro di commissioni liturgiche al livello dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali, delle Eparchie o delle parrocchie, la formazione iniziale e permanente dei sacerdoti, dei diaconi e dei responsabili laici, la conoscenza delle tradizioni e della pastorale liturgica.
Lungi da ogni ricerca di prestigio, tutti avranno a cuore di far emergere la verità profonda e la bellezza del mistero della fede che viene celebrata.99
43. Al termine degli interventi in sessione plenaria, la Relazione di sintesi dell'Assemblea sinodale ha ricordato con coraggio come le trasformazioni nella vita personale e sociale necessitano di una liberazione profonda nel seno stesso della Chiesa cattolica in Libano, la liberazione interiore che ci viene da Cristo attraverso la vita spirituale.
Prima dunque di trasformare le proprie strutture, è urgente che la Chiesa in Libano si lasci trasformare da Cristo e compia pienamente in ogni fedele l'opera della « deificazione », tema così caro alla teologia orientale.100
« Per la potenza dello Spirito che dimora nell'uomo la deificazione comincia già sulla terra, la creatura è trasfigurata e il Regno di Dio è inaugurato ».101
È pertanto importante che tutto sia posto in opera affinché i fedeli siano guidati nell'iniziazione alla preghiera personale e comunitaria e possano ravvivare la loro vita spirituale nel loro ambiente di ogni giorno e in luoghi di silenzio e di accoglienza e nei monasteri.
È motivo di consolazione inoltre che si stiano sviluppando gruppi di preghiera, chiamati ad essere autentiche comunità ecclesiali e testimoni della forza ottenuta mediante la preghiera.
L'unità nella diversità
44. Uno dei temi principali dell'Assemblea sinodale dedicata al Libano è quello dell'unità nella diversità.
I Padri hanno voluto sottolineare a più riprese il necessario rispetto dell'identità di ogni gruppo e di ogni persona, come pure l'urgente bisogno di superare le barriere che la storia ha innalzato tra le comunità cristiane libanesi, affinché tutti insieme divengano « le pietre di costruzione di una torre [ … ] costruita sulla roccia della fede ».102
Tale desiderio di collaborazione e di apertura non si è manifestato soltanto al livello delle diverse Chiese locali nel loro insieme, ma anche al livello delle differenti categorie che compongono il Popolo di Dio.
Ognuno ha il diritto di essere rispettato nel proprio cammino spirituale, ma tutti devono impegnarsi sulla via del dialogo con i propri fratelli.
I carismi e i doni affidati agli uni vanno messi al servizio di tutti, mediante una ricerca comune di verità nell'amore.
45. Durante il Sinodo, i laici presenti hanno largamente espresso il desiderio che i fedeli possano partecipare attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale, all'interno delle diverse strutture e dei differenti consigli pastorali103 secondo le rispettive competenze.
Essi dovrebbero impegnarsi nella vita della Chiesa, a tutti i livelli, ma spesso attendono che essa li chiami e testimoni loro la sua fiducia.
I compiti dei laici sono vasti.
« Per loro vocazione, è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.
[ … ] Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico e, in questo modo, a rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e con il fulgore della fede, della speranza e della carità »,104 che li uniscono al Signore.
La gestione degli affari pubblici e il governo della polis costituiscono quella scientia civilis,105 che consente di unire tra loro gli uomini mediante legami di amicizia, con la preoccupazione di costruire insieme una comunità di destini e di interessi, la cui vocazione è il bene delle persone e il servizio della verità,106 e di suscitare in ogni cittadino l'amore per la propria patria.
« Oltre a questo apostolato, che spetta assolutamente a tutti i fedeli, i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l'apostolato della gerarchia, alla maniera di quegli uomini e di quelle donne che aiutavano l'apostolo Paolo nel vangelo, faticando molto per il Signore ( cfr Fil 4,3; Rm 16,3ss ) ».107
È altresì importante che certi fedeli laici si impegnino più direttamente nella ricerca intellettuale e nello studio, perché si sviluppi una vera cultura cristiana nel mondo arabo, con il sostegno dei Pastori.
Per esercitare le loro responsabilità, essi devono poter trovare nelle parrocchie e nei movimenti delle proposte di formazione catechetica, teologica e spirituale, atte ad aiutarli a collaborare con i sacerdoti nelle attività parrocchiali, con la preoccupazione della corresponsabilità.108
In tale prospettiva, dovranno essere creati dei centri di formazione per adulti, ai quali i fedeli abbiano facile accesso.
L'animazione e l'amministrazione potranno essere assunti in comune dall'insieme dei Patriarcati, nelle loro varie istanze, o potranno anche essere il frutto della stretta collaborazione di diversi organismi, in uno spirito di concertazione con gli altri centri esistenti.
Simili strutture permetteranno inoltre di realizzare degli strumenti tecnici e pedagogici adattati alle conoscenze dei fedeli.
Rifacendosi al Catechismo della Chiesa Cattolica, i Vescovi del Libano sono invitati a perseguire la pubblicazione di opere che presentino la fede cattolica nel suo insieme, prendendo in considerazione la loro diversità culturale.
Mi rallegro degli sforzi già compiuti, insieme con altri cattolici del Medio Oriente, per pubblicare in lingua araba testi del Magistero pontificio e di alcuni Dicasteri della Curia romana.
Inoltre, una maggiore presenza nei mezzi di comunicazione sociale permetterà di diffondere l'insegnamento della Chiesa sia mediante giornali, radio e televisione, sia preparando trasmissioni per quei mezzi di comunicazione che non hanno un carattere propriamente ecclesiale, ma sono disposti a fare spazio a programmi religiosi nell'ambito delle loro emissioni.109
46. Il Messaggio del Sinodo ha chiaramente indicato le minacce che incombono sulla famiglia libanese: « Smembrata dall'emigrazione del padre o dei figli alla ricerca di un impiego o di una migliore formazione; una vita familiare compromessa dalle crescenti difficoltà materiali; una vita familiare minata da una concezione sbagliata dell'autonomia individuale dei coniugi e da una mentalità contraccettiva ».110
Di fronte a ciò, il sostegno spirituale, morale e materiale delle future coppie e delle famiglie è uno dei compiti più urgenti.
È anzitutto a partire dalla famiglia che il tessuto sociale si costruisce, si realizza l'educazione della gioventù, responsabile domani della nazione, e la fede cristiana si trasmette di generazione in generazione.
La Chiesa ha fiducia nelle famiglie e conta sui genitori, specialmente nella prospettiva del terzo millennio, affinché i giovani possano conoscere il Cristo e seguirlo generosamente nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata.
« Il sacerdozio battesimale dei fedeli, vissuto nel matrimonio-sacramento, costituisce per gli sposi e per la famiglia il fondamento di una vocazione e di una missione sacerdotale ».111
Le famiglie sono apportatrici di un ricco dinamismo spirituale e sono i primi ambienti dove maturano le vocazioni.
Mediante il loro modo di vivere, i genitori testimoniano la bellezza del matrimonio e del dono di sé.
Il quotidiano esempio di coppie unite nutre nel cuore dei giovani il desiderio di imitarle.
« Piccola chiesa », la famiglia è una scuola dell'amore112 e il primo luogo di una testimonianza cristiana e missionaria, attraverso l'esempio e la parola.
Il mistero d'amore che lega l'uomo e la donna è il riflesso dell'unione tra Cristo e la Chiesa ( cfr Ef 5,32 ).
È nella famiglia che, fin dall'infanzia, i figli sono iniziati alla presenza di Dio e alla fiducia nella sua bontà di Padre.
Una pedagogia semplice della preghiera cristiana suppone che gli adulti diano l'esempio della preghiera personale e della meditazione della Parola di Dio.
È pertanto per sostenere, aiutare e preservare tale istituzione primordiale che i partecipanti all'Assemblea sinodale hanno espresso l'augurio che la pastorale familiare sia sviluppata.
47. In tale spirito, la preparazione al matrimonio è estremamente importante.
Per esercitare le loro future responsabilità, i fidanzati devono poter trovare l'appoggio della Chiesa locale.
In ogni parrocchia, in collegamento con il clero, coppie che hanno già esperienza potranno aiutare i giovani nella preparazione al matrimonio; persone già sposate saranno utili consigliere, e quanti si trovano in difficoltà potranno trovare l'ascolto attento e l'aiuto fraterno di cui hanno bisogno.
Per animare i centri di preparazione al matrimonio e di consulenza, è auspicabile che sia creato un Istituto di studi sul matrimonio e la famiglia, per la formazione dei sacerdoti e di persone competenti.
Un simile Istituto fornirà inoltre una documentazione al servizio dei diversi centri, presentando l'insegnamento della Chiesa che, negli ultimi anni, ha proposto numerosi testi alla riflessione dei cristiani.113
Sarà opportuno creare un gruppo di coppie capaci di accompagnare quanti si trovano in difficoltà, di aiutarle a vedere con un altro sguardo i problemi incontrati e a ristabilire tra loro un dialogo sereno.114
Saranno così possibili all'interno delle coppie riconciliazioni prima di giungere troppo rapidamente a soluzioni giudiziali.115
48. Di fronte alle crescenti difficoltà delle coppie conviene che i tribunali ecclesiastici lavorino in coordinamento con i centri d'aiuto, in vista di tentare il possibile per riconciliare gli sposi.116
Poiché ogni Chiesa patriarcale ha i propri tribunali, è indispensabile una stretta collaborazione tra questi, al fine di garantire una uguale giustizia per tutti, attraverso la diversità dei poteri giudiziari, e di evitare che quanti si rivolgono ai tribunali possano manipolare il corso della giustizia giocando sulle divergenze tra giurisdizioni.
Ciò suppone da parte dei giudici uno spirito pastorale e una integrità perfetta che dovranno essere garantiti attraverso la permanente vigilanza della gerarchia ecclesiastica117
Conviene inoltre che il diritto alla difesa delle persone bisognose sia ben assicurato, specialmente sostenendo la loro assistenza legale mediante l'esenzione dalle spese e mettendo a loro disposizione avvocati volontari.118
49. Le famiglie devono essere altresì aiutate nelle difficoltà economiche che incontrano.
In questo campo, confido che le diverse istituzioni cattoliche locali siano creative e s'associno tra loro costituendo reti di assistenza, collegate con le istituzioni nazionali deputate a promuovere una politica familiare, che tuteli ogni membro e promuova l'educazione della gioventù.
50. Le donne meritano un'attenzione speciale, perché vengano riconosciuti la loro dignità e i loro diritti nei diversi settori della vita sociale e nazionale.
Nella sua antropologia e nella sua dottrina, la Chiesa afferma l'uguaglianza dei diritti tra l'uomo e la donna, fondata sulla creazione di ogni essere umano ad immagine di Dio.
« La Chiesa è fiera, voi lo sapete, d'aver esaltato e liberato la donna, d'aver fatto risplendere nel corso dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza fondamentale con l'uomo ».119
A partire da Cristo e dal mistero dell'Incarnazione, il ruolo della donna è espresso in modo mirabile dalla Vergine Maria, della quale la tradizione orientale ha sovente messo in luce il ruolo unico, poiché ella è colei mediante la quale « ci è dato l'albero dell'immortalità ».120
A giusto titolo e in verità, chiamiamo Maria Santissima Madre di Dio, poiché questo nome contiene l'intero mistero della salvezza.121
« La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano.
Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno.
Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna - proprio a motivo della sua femminilità - ed esso decide in particolare della sua vocazione ».122
Le donne hanno un'acuta consapevolezza di quanto è loro affidato ed hanno la capacità di manifestare il loro « genio » nelle circostanze più diverse della vita umana.
Occorre tuttavia riconoscere che, in seno alla società e nelle istituzioni cattoliche locali, spesso il posto delle donne non è proporzionato al loro impegno e ai loro sforzi.
Dobbiamo anzitutto ricordare che la tradizione orientale pone una donna, Maria Maddalena, ad un rango importante a fianco degli Apostoli, poiché, dopo aver seguito Gesù, lei fu la prima a recarsi alla tomba, la prima ad accogliere la Buona Novella della Risurrezione e la prima ad annunciarla ai discepoli.123
Conviene pertanto offrire alle donne di partecipare maggiormente e con responsabilità alla vita e alle decisioni ecclesiali, offrendo loro la possibilità effettiva di acquisire la necessaria formazione.
Il loro ruolo nell'educazione della gioventù, in particolare nell'ambito catechetico, spirituale, morale e affettivo,124 è di grande rilevanza, poiché « l'anima del fanciullo è come una città, una città fondata e organizzata da poco »,125 che richiede una pazienza e un'attenzione costante.
Esse inoltre hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo determinante nella vita ecclesiale e nella società libanese, manifestando che il dono di sé per amore appartiene alla vera natura della persona umana.
Durante gli anni della guerra, si sono dedicate in modo speciale alla difesa della vita e a sostenere la speranza della pace.
Come ho recentemente ricordato, esse hanno come vocazione quella di essere educatrici alla pace, « nei rapporti tra le persone e le generazioni, nella famiglia, nella vita culturale, sociale e politica delle nazioni »126
Sono particolarmente attive nei servizi sanitari, nei servizi sociali e nell'educazione.
Mi rallegro che i Padri del Sinodo abbiano voluto dare loro la possibilità di essere più attive all'interno delle varie strutture ecclesiali delle parrocchie, delle eparchie e delle istanze patriarcali e inter-patriarcali, nei campi spirituale, intellettuale, educativo, umanitario, sociale, amministrativo.
Esse possono offrire notevoli servizi grazie alle qualità personali specifiche.
51. I giovani libanesi sono « delusi dalla generazione che li ha preceduti e che non ha permesso loro di fare esperienza della pace, ma della guerra e dell'odio ».127
Nel corso dell'Assemblea sinodale, hanno esposto ai Padri le loro critiche e le loro esigenze, con franchezza e coraggio, manifestando così che attendevano cambiamenti decisivi nella Chiesa.
Hanno reclamato azioni concertate in nome del Vangelo ed hanno espresso le loro sofferenze davanti alle divisioni ecclesiali che ostacolano la missione.
Essi auspicano una Chiesa che mostri la propria unità nella diversità, che sia un autentico luogo di vita fraterna, di condivisione, di arricchimento e di speranza.
Nella coscienza della nazione libanese e in seno alla Chiesa in Libano, i giovani devono avere un posto importante ed essere una forza di rinnovamento nazionale ed ecclesiale, con la partecipazione nelle varie strutture della vita sociale e nelle istanze decisionali.
Occorre aiutarli a vincere le tentazioni dell'estremismo o del lassismo che possono essere in agguato, come pure a rifiutare le diverse forme di vita che sono opposte ad una sana moralità.
D'altro canto, conviene illuminarli sui principi e sui valori della vita personale e sociale.
Potranno così divenire degli interlocutori a pieno titolo, preoccupati di perseguire instancabilmente il dialogo con quei fratelli che sono desiderosi di giungere a concessioni che rendano possibile la convivenza, senza tuttavia che ciò sfoci in compromessi sui principi e sui valori.
La Chiesa conta sui giovani per imprimere nuovo slancio alla vita ecclesiale e sociale.
Le comunità cristiane sono pertanto invitate ad integrarli maggiormente in tutte le loro attività, perché siano soggetti della « nuova evangelizzazione », seminatori della Parola tra gli altri giovani, offrendo il loro peculiare dinamismo finalizzato al rinnovamento ecclesiale.128
Allo stesso modo, essi sono chiamati ad essere collaboratori responsabili nell'edificazione della società.
Per questo è importante offrire loro una solida formazione intellettuale e spirituale, che risponda alla loro sete di assoluto e di verità.
Là dove si impegnano, essi devono poter trovare l'accompagnamento spirituale di cui hanno bisogno.
Il ruolo degli assistenti spirituali, nei movimenti e nei campus universitari, che si tratti di sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose o laici, è di grande importanza per la loro crescita e maturazione umana e spirituale, al fine di aiutarli a discernere la loro vocazione ed a trovare il loro posto nella società.129
52. Oggi, i religiosi e le religiose sono presenti in ogni campo della Chiesa e della società.
Essi si trovano dunque in una buona posizione per continuare ad essere un punto di riferimento per i loro fratelli, configurando strettamente la loro vita a Cristo ed approfondendo il loro carisma specifico, per il bene di tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo.130
Per tale ragione viene chiesto alle persone che si impegnano nella vita consacrata di ricercare una profonda esperienza di Dio,131 per manifestare che il Signore è il fine della storia ed ama il mondo.
In effetti, « con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù - vergine, povero e obbediente - acquistano una tipica e permanente « visibilità » in mezzo al mondo, e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli ».132
I religiosi e le religiose che sono in Libano e in tutto il Medio Oriente sono invitati ad analizzare in modo spassionato i loro modi di vivere, di testimoniare il Vangelo e di compiere le missioni loro affidate.
Potranno così essere sicuri di rimanere fedeli alle intuizioni originarie dei loro fondatori e di stare tra gli uomini del loro tempo come testimoni di Cristo ed esempi di vita cristiana, mediante la vita comunitaria e la pratica dei consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza.
Il Signore ci ordina, infatti, di aver cura dei vacillanti e di badare prima al bene del prossimo che non al nostro tornaconto ( cfr Tt 2,12 ).133
D'altra parte, la loro missione esige grande fedeltà all'ideale di ogni vita consacrata ed all'orientamento proprio dei fondatori, come pure spirito creativo per rispondere alle attese degli uomini e far fronte ai bisogni specifici della Chiesa.
Per vocazione, le persone consacrate proclamano il Vangelo e testimoniano il primato dell'Assoluto su tutte le realtà umane, mediante la parola e la loro vita esemplare, poiché appartengono al Signore.
Per questo, la loro relazione con Dio si accompagna ad un comportamento morale in linea con l'impegno preso, poiché è « vivendo nella virtù che noi siamo uniti a Dio »,134 e camminiamo sulla via della filiazione divina.135
Ogni persona virtuosa, in particolare quella consacrata, dà una dimensione oblativa alla propria vita, riflette la gloria di Dio e fa trionfare il senso profondo e vero dell'esistenza.136
In un mondo che si volge sempre più al materialismo e a numerosi idoli, tale compito è tanto più urgente.
La testimonianza delle persone consacrate sia credibile, poiché « l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri »,137 perché mediante il loro modo di essere e la fedeltà alle promesse essi indicano la via della felicità e sono riconosciuti come vere guide spirituali di cui il popolo ha bisogno, sul modello di sant'Antonio, il padre del monachesimo.138
53. La vita religiosa è basata sulla duplice fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa.139
Il suo rinnovamento presuppone l'attenzione al Vangelo, l'amore alla Chiesa e lo sviluppo del carisma proprio di ciascun Istituto.
Vi sono dei giovani che s'interrogano sul come rispondere alla chiamata del Signore.
Agli Istituti ed ai Pastori spetta di portare insieme, in stretta collaborazione, la cura della promozione e del discernimento delle vocazioni.140
Essi devono cercare di orientare i giovani là dove realmente Dio li chiama, senza volerli distogliere dal loro libero impegno in una particolare spiritualità.
Essi anzi cercheranno di assicurare loro la necessaria formazione, tenendo conto del contesto socioculturale libanese.
È molto importante, per ragioni teologiche e pastorali, che i religiosi e le religiose siano effettivamente ben integrati nella vita ecclesiale.
Daranno così esempio a tutti i fratelli dell'unità necessaria tra la vita spirituale e la vita caritativa.141
Pur godendo di una giusta autonomia per quanto concerne le questioni interne ai loro Istituti, essi fanno parte integrante della Chiesa particolare e la loro azione non può essere condotta che in stretta armonia e collaborazione con l'insieme della Chiesa,142 in una comunione ed obbedienza sempre più fiduciose verso il « Romano Pontefice come loro supremo Superiore »143 e verso i Vescovi;144 una simile necessità è ancor più imperativa quando si tratta di un'attività legata in un modo o nell'altro alla vita pastorale.145
Infatti, la missione della Chiesa, Corpo di Cristo, poggia sui successori degli Apostoli, per esplicita volontà del Signore.
In diversi casi, prendendo rinnovata coscienza della concezione della vita religiosa come è qui presentata, i consacrati e le consacrate del Libano sentiranno il bisogno di una riforma, talvolta profonda, dei loro modi di vivere e di esprimere la sequela Christi, conformemente al decreto del Concilio Vaticano II Perfectae caritatis sul rinnovamento e l'adattamento della vita religiosa.
Tale riforma dovrà riguardare particolarmente i nuovi membri degli Istituti, ai quali sarà proposta, insieme con l'esempio autentico dei loro formatori, una concezione della vita consacrata che li impegni a rispondere alla chiamata del Signore nella Chiesa in modo coerente e credibile.
Per la loro formazione, converrà fare appello a religiosi e a religiose che diano testimonianza di santità personale, di profondità della vita interiore, di fedeltà gioiosa ai loro voti.146
Cominciando dai membri più giovani, una simile riforma potrà trasformare progressivamente la vita dell'intera comunità religiosa e offrirà un notevole contributo alla trasformazione della vita sociale; poiché, come scriveva con affetto san Basilio ai suoi monaci che invitava alla perfezione nella pratica dei consigli evangelici, è una vita morale ed ascetica conforme all'impegno preso che stimola alla riconciliazione tra le persone.147
54. Le comunità religiose costituiscono una grande ricchezza ed una fonte di grazia e di dinamismo per le diocesi.
Con le loro varie attività apostoliche, esse partecipano al cammino pastorale voluto dai Vescovi e, perciò, sono inserite nelle differenti realtà diocesane.148
Ringrazio il Signore per quanto esse hanno compiuto, durante gli anni dolorosi della guerra, nei servizi sanitari, educativi e sociali, talvolta a rischio della vita dei loro membri.
Ringrazio il Signore per quanto continuano a fare con dedizione e disinteresse, nonostante i loro gravosi impegni e il personale ridotto.
Nello spirito di unità nella diversità, che è stata una delle linee direttrici dell'Assemblea speciale, i religiosi e le religiose sono invitati ad operare sempre in stretta collaborazione, mostrando così la complementarità dei carismi.
In tale spirito, dovranno essere attenti a ben ripartire le persone e le istituzioni in funzione delle priorità pastorali, con totale disponibilità a servire sia il popolo libanese che la missione universale della Chiesa, al di là delle frontiere del Paese.
Tale apertura imprimerà nuovo slancio alla vita religiosa apostolica nel Libano e susciterà nuove vocazioni.149
È opportuno che quanti sono impegnati nella vita apostolica trovino « il giusto e fecondo equilibrio tra azione e contemplazione, tra preghiera e carità, tra impegno nella storia e tensione escatologica ».150
55. In particolare, la presenza visibile della Chiesa è richiesta tra quanti sono nel bisogno.
I religiosi e le religiose sono chiamati ad essere i testimoni dell'amore preferenziale di Cristo per i poveri attraverso i loro molteplici servizi e con la loro vita di povertà e di comunione fraterna.
È altresì auspicabile che gli istituti religiosi rafforzino la loro presenza e la loro missione nelle regioni provate e periferiche del Paese, aiutando ciascuno a rimanere nella terra dei suoi avi per prenderne cura e viverci dignitosamente.
Nelle istituzioni di cui i religiosi o le religiose hanno la responsabilità, dei laici svolgono spesso una parte notevole del lavoro.
Si deve riconoscere pienamente il loro ruolo, anche affidando loro posti di responsabilità in funzione delle loro competenze.
56. Il monachesimo « non è stato visto in Oriente soltanto come una condizione a parte, propria di una categoria di cristiani, ma particolarmente come punto di riferimento per tutti i battezzati, nella misura dei doni offerti a ciascuno dal Signore, proponendosi come una sintesi emblematica del cristianesimo ».151
Paradossalmente, in Oriente la vita religiosa apostolica è oggi molto più sviluppata della vita monastica nelle sue varie espressioni, dal cenobitismo stretto, come lo concepivano Pacomio o Basilio, all'eremitismo più rigoroso di Antonio o di Macario l'Egiziano,152 pur intimamente legate alle tradizioni proprie dell'Oriente cristiano.
Nella sua forma tradizionale, « il monachesimo orientale privilegia la conversione, la rinuncia a se stessi e la compunzione del cuore, la ricerca dell'esichia, cioè della pace interiore, e la preghiera incessante, il digiuno e le veglie, il combattimento spirituale e il silenzio, la gioia pasquale per la presenza del Signore e per l'attesa della sua venuta definitiva, l'offerta di sé e dei propri averi, vissuta nella santa comunione del cenobio o nella solitudine eremitica ».153
Insieme con i Padri sinodali, auspico che la vita monastica ritrovi il posto che le spetta;154 sono lieto di constatare che c'è oggi in alcuni Ordini religiosi un desiderio sincero di riprendere tali originarie tradizioni e di ritornare ai valori monastici tradizionali, richiamando così a tutti l'importanza della preghiera, della liturgia, della lectio divina, dell'ascesi, del servizio e della vita comunitaria.
Tali elementi sono spesso chiamati dai Padri dell'Oriente « le armi spirituali » potenti,155 indispensabili nel combattimento per la perfezione.
La vita monastica è sia un cammino di santificazione personale, sia, sull'esempio dell'Apostolo, un contributo alla santificazione del Popolo di Dio e dell'intera umanità, completando nella sua « carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa » ( Col 1,24 ).
In tal modo, con la sua vita orante, la Chiesa distribuisce i germi di perfezione e sostiene quanti operano nel campo del mondo, poiché la vicinanza di Dio fa scoprire la verità e la bellezza dei divini misteri e rende solidali con i fratelli.156
57. Invito le Chiese orientali ad attingere alle sorgenti del monachesimo antico per ritrovare il fervore spirituale delle origini, che è una parte importante del loro tesoro e delle loro tradizioni.
Tali sorgenti proporranno nuovamente a uomini e donne la vita monastica come una delle forme eminenti della vita cristiana, per vigilare sulla propria anima e formare il proprio essere interiore.157
Ciò andrà a beneficio dell'intero popolo, per incoraggiare i loro fratelli cristiani ad « impegnarsi con ardore nel combattimento interiore »158 e per testimoniare in modo esemplare la grandezza della vita fraterna, invitando i cristiani e gli uomini di buona volontà a vivere forme nuove di relazioni umane, fondate sulla carità e sull'amore.
I monasteri potranno diventare luoghi profetici nei quali « il creato diventa lode di Dio e il precetto della carità concretamente vissuta diventa ideale di convivenza umana, e dove l'essere umano cerca Dio senza barriere e impedimenti, diventando riferimento per tutti, portandoli nel cuore ed aiutandoli a cercare Dio ».159
Manifesteranno che la preghiera è una delle maggiori responsabilità dei monaci e di tutti i cristiani.
Mediante la rinuncia totale a se stessi, saranno i testimoni dell'invisibile e di ciò che è essenziale nell'esistenza.
« Rinunciare a se stessi: considera ciò che questo significa: abbandonarsi in tutto alla fraternità, non seguire in nulla la propria volontà, non possedere altro che il solo vestito, per dedicare con gioia, libero di tutto, soltanto a ciò che è stato ordinato, considerando tutti come fratelli ».160
È auspicabile che le comunità monastiche abbiano il loro posto nella Chiesa in Libano, per far risplendere la gloriosa tradizione dei Padri, per condividere i tesori di grazia che sono stati comuni alle Chiese antiche, per donare nuovamente a tutta la Chiesa di oggi una testimonianza profondamente radicata nell'Oriente cristiano, in qualche modo il luogo elevato da cui esso può essere contemplato in tutta la sua bellezza.
Nella misura in cui la vita comunitaria, che rende visibile la comunione ecclesiale, diventerà prospera e profetica, si spera di vedere anche un nuovo sviluppo della vita ascetica e in particolare dell'esperienza eremitica.161
I monaci saranno, come lo erano in passato, guide e maestri spirituali, e i loro monasteri luoghi di incontri ecumenici ed inter-religiosi.162
58. « A servizio del sacerdozio universale della Nuova Alleanza, Gesù [ … ] chiama e costituisce i Dodici, affinché « stessero con lui e anche per mandarli a predicare, e perché avessero il potere di scacciare i demoni » ( Mc 3,14-15 ) ».163
« A loro volta, gli apostoli costituiti dal Signore assolveranno via via alla loro missione chiamando, in forme diverse ma alla fine convergenti, altri uomini, come Vescovi, come presbiteri e come diaconi, per adempiere al mandato di Gesù risorto che li ha inviati a tutti gli uomini di tutti i tempi.
[ … ] I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore, ne proclamano autorevolmente la parola, ne ripetono i gesti di perdono e di offerta della salvezza, soprattutto col Battesimo, la Penitenza e l'Eucaristia [ … ] fino al dono totale di sé per il gregge, che raccolgono nell'unità e conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito ».164
« In quanto rappresenta Cristo capo, pastore e sposo della Chiesa, il sacerdote si pone non soltanto nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa.
Il sacerdozio, unitamente alla Parola di Dio e ai segni sacramentali di cui è al servizio, appartiene agli elementi costitutivi della Chiesa.
Il ministero del presbitero è totalmente a favore della Chiesa; è per la promozione dell'esercizio del sacerdozio comune di tutto il popolo di Dio; è ordinato non solo alla Chiesa particolare, ma anche alla Chiesa universale ( cfr Presbyterorum ordinis, 10 ), in comunione con il Vescovo, con Pietro e sotto Pietro ».165
59. Questi testi del Magistero sul ministero ordinato devono illuminare tutti i pastori nella loro missione episcopale, presbiterale o diaconale.
I Patriarchi, i Vescovi con i sacerdoti e i diaconi loro collaboratori, tutti partecipano all'unica missione di Cristo.
Affinché la diversità ecclesiale in Libano possa essere colta dai fedeli come un'autentica ricchezza, l'unità della missione affidata a tutti i Pastori deve diventare visibile.
Nessun ministro può ignorare gli altri ministri operanti nel medesimo territorio, sia che appartengano alla sua Chiesa patriarcale che ad un'altra.
La testimonianza di unità e di fraternità, mediante la collaborazione stretta dei Pastori di diverse Chiese particolari, è nel Libano una necessità urgente.
Molto già viene compiuto, ma vorrei domandare a ciascuno di raddoppiare gli sforzi con particolare attenzione a quest'ambito, le cui implicanze per l'avvenire sono evidenti, come i Padri del Sinodo hanno da parte loro chiaramente espresso.
I ministeri ordinati, nella loro varietà, esistono per l'edificazione della Chiesa e per mantenere la sua unità sia all'interno del clero che tra questo e l'insieme del popolo cristiano, formando così un solo corpo.166
La Chiesa è un corpo organico e, nella misura in cui ognuno svolge il suo ruolo in armonia con gli altri, tutto il corpo sarà sano.
60. Il Patriarca è il capo e il padre della sua Chiesa patriarcale; egli è, col Sinodo dei Vescovi, il responsabile della sua vita e del suo rinnovamento.
Come successore degli Apostoli, il Vescovo esercita « la funzione di insegnare, di santificare e di governare »;167 col suo clero, conduce il popolo affidatogli sulla strada di Dio.
Mi unisco ai membri dell'Assemblea sinodale per esortare i Patriarchi e i Vescovi del Libano ad un sincero esame di coscienza e ad un impegno rinnovato sulla via della conversione personale necessaria per una testimonianza più fruttuosa e per la santificazione dei fedeli: anzitutto con la vita di preghiera, di abnegazione, di sacrificio e di ascolto; poi con la vita esemplare di apostoli e di pastori, fatta di semplicità, di povertà e di umiltà; infine con la costante preoccupazione di difendere la verità, la giustizia, i buoni costumi e la causa dei deboli.168
61. Nel loro ministero, i Vescovi hanno cura anzitutto dei loro collaboratori immediati, i sacerdoti.
Devono discernere la vocazione dei candidati al sacerdozio, accompagnarli, spiritualmente e materialmente, e, infine, vigilare sulla loro formazione umana, teologica e pastorale, che dovrà essere sempre più curata, per rispondere alle attese dei fedeli e alla complessità dei problemi del nostro tempo.
Se i candidati al sacerdozio già sposati o che intendono sposarsi non appartengono ad un seminario, è essenziale assicurare loro un ambiente umano e spirituale appropriato durante il periodo di formazione, che dovrà essere di livello elevato e simile a quello degli altri candidati, affinché possano davvero compiere il loro ministero nelle attuali circostanze spirituali e culturali.
I Padri del Sinodo hanno auspicato tempi comuni di formazione per i candidati al sacerdozio, per i religiosi, le religiose e i laici, come pure la possibilità per i seminaristi delle diverse tradizioni liturgiche di vivere in comune almeno una parte del loro periodo di formazione, allo scopo di creare relazioni di amicizia e di avviare ulteriori collaborazioni pastorali.
Inoltre, per quanto riguarda i sacerdoti, celibi o sposati, il Vescovo deve stare loro vicino,169 preoccuparsi di sviluppare con essi una collaborazione fraterna e fiduciosa,170 prevedendo una seria formazione permanente per il loro arricchimento spirituale e per la loro attività pastorale.
Deve inoltre garantire la loro sicurezza materiale nel quadro di una solidarietà ecclesiale istituzionalizzata, che risponda ai loro bisogni personali e pastorali.
Ciò è particolarmente importante per i sacerdoti sposati, che hanno una famiglia a carico.
Si richiede ugualmente ai Vescovi di preoccuparsi in modo speciale dei preti malati, anziani o in difficoltà.
Riguardo ai sacerdoti sposati,171 occorre prevedere un'idonea formazione religiosa e pastorale per le mogli.172
Infine, una collaborazione fraterna tra i Vescovi di varie Eparchie è necessaria per una ripartizione dei sacerdoti che corrisponda ai bisogni dei fedeli, evitando un'eccessiva concentrazione nelle città e nelle periferie.173
62. Mediante la frequenza personale ai Sacramenti, la preghiera regolare e la lectio divina, i sacerdoti consolideranno la loro vita spirituale, che porterà frutti nel loro ministero al servizio del Popolo di Dio.
È opportuno che pongano attenzione al ruolo di maestri, in particolare nelle omelie durante le quali la Parola di Dio dev'essere spiegata e attualizzata, per aiutare i fedeli ad accostare il mistero cristiano e a vivere ogni giorno i valori evangelici.
Frequentemente, data la sovrapposizione territoriale delle diverse eparchie, i sacerdoti che fanno riferimento a giurisdizioni differenti esercitano il ministero su un medesimo territorio.
La collaborazione ed il coordinamento del loro apostolato richiedono incontri regolari ed effettive cooperazioni.
Essi devono sviluppare anche lo spirito di collaborazione con i fedeli.
« I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto contribuiscano i laici al bene di tutta la Chiesa.
Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutta la missione della salvezza che la Chiesa ha ricevuto nei confronti del mondo, ma che il loro magnifico incarico è di pascere i fedeli e di riconoscere i loro servizi e i loro carismi, in modo che tutti cooperino, nella loro misura, all'opera comune ».174
Vi sono sacerdoti che si prendono cura della propria formazione permanente mediante incontri e letture.
Li incoraggio in tale direzione; invito pure i Vescovi, in collaborazione con persone preparate a tale scopo, ad organizzare e a sviluppare programmi di insegnamento teologico e pastorale che arricchiscano i sacerdoti nel loro servizio pastorale.
Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, i sacerdoti rivestono un ruolo privilegiato, perché hanno frequenti relazioni con i pastori delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.
La loro apertura ecumenica e la loro disponibilità alla collaborazione ed al dialogo, senza confusione e nel rispetto delle persone, aiuteranno i fedeli ad instaurare a loro volta con i fratelli relazioni calorose, che faranno avanzare la causa dell'unità tra le Chiese.
Quando la parrocchia si trova in una zona in cui vivono anche dei musulmani, l'atteggiamento fraterno di apertura e di collaborazione dei sacerdoti indicherà ai fedeli la via di una efficace convivialità, secondo la vocazione propria del Libano.175
Queste preoccupazioni, importanti in una vita sacerdotale, mostrano chiaramente che i candidati al sacerdozio devono ricevere non soltanto una buona formazione intellettuale, teologica, biblica e spirituale, ma ugualmente una formazione umana che li aiuti ad acquisire una maturità personale e che li renda attenti alla complessità culturale nella quale saranno chiamati a svolgere il ministero.176
63. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha rimesso in vigore il ministero diaconale permanente, che la tradizione orientale ha sempre conservato.
I diaconi rappresentano Cristo in quanto Servo, più in particolare nel servizio dei poveri, della Parola di Dio e della liturgia.
Di conseguenza, questo ministero ordinato va valorizzato.
Converrà assicurare ai candidati una formazione appropriata e dei mezzi di sussistenza adeguati alla loro situazione personale.177
Edificare insieme il Corpo di Cristo
64. Il rinnovamento voluto con coraggio dai Padri sinodali richiederà da parte di ciascuno un'autentica apertura di spirito e di cuore, per sviluppare il coordinamento e la collaborazione tra tutti i cattolici.
Nessuno può dirsi detentore esclusivo della missione, ma tutti devono lasciare che Cristo agisca per mezzo loro, affinché non vi siano ostacoli ai doni ed ai carismi dei vari membri della Chiesa cattolica.
Per questo occorre, tra tutte le realtà ecclesiali, una rete di comunicazione tanto più indispensabile per il fatto che il Libano è crocevia di diverse Eparchie e pertanto di molteplici giurisdizioni.
Tale difficoltà può rivelarsi una grazia: essa spinge i responsabili ad accordarsi, nel rispetto della diversità e delle giurisdizioni specifiche; inoltre, li invita a edificare insieme il Corpo di Cristo con vero spirito ecclesiale,178 senza attribuire a se stessi o alla propria comunità confessionale il privilegio della missione in un determinato territorio, rimanendo sottomessi a Cristo, il Sommo Sacerdote.
Ogni persona od ogni organismo ecclesiale che non cerca la collaborazione si impoverisce e diventa come un ramo secco, che impedisce alla vita dello Spirito di circolare attraverso l'intera Chiesa cattolica nel Libano.
65. Non è infrequente che dei fedeli cattolici non abbiano il senso di appartenenza alla comunità parrocchiale del loro luogo di residenza.
Alcuni restano legati alla parrocchia del luogo di nascita, anche se non hanno più alcun contatto.
Anche gli spostamenti forzati, durante la guerra, hanno creato situazioni ambigue: i fedeli si sentono contesi tra il luogo in cui hanno trovato rifugio ed il loro luogo di origine.
Nelle città, il senso della comunità parrocchiale si fa sempre più debole.
I fedeli si accontentano di andare a Messa nella Chiesa più vicina, senza rendersi conto che partecipare ai Santi Misteri significa appartenere ad un Corpo, perché l'Eucaristia edifica la Chiesa, unisce la Chiesa del cielo e quella della terra, è il segno dell'unità e della carità.179
I vincoli spirituali generati dall'ascolto della Parola e dalla comunione al medesimo Pane recano frutti di pace e di solidarietà nelle relazioni umane.
Tuttavia, molti fedeli si sono fatti una concezione individualista della fede cristiana, senza una partecipazione attiva alla vita della Chiesa locale.
Il sacerdote rischia allora di diventare colui che assicura la celebrazione dei Sacramenti e adempie le formalità necessarie al momento del Battesimo, del Matrimonio o delle esequie, mentre egli è anzitutto colui che anima la comunità cristiana, in collaborazione con i diaconi e i laici competenti.
Il pastore deve aver cura di tutto il gregge, senza trascurare i membri più deboli, quelli che sovente non si recano in chiesa, quanti sono messi al margine della società e quanti, essendo malati, hanno bisogno di essere visitati a casa.
Esorto cordialmente i pastori a visitare i fedeli loro affidati per essere loro vicini, rinsaldando così i legami tra tutti i membri della comunità parrocchiale, per accompagnarli nella loro vita spirituale e sostenerli nelle prove.
66. Le parrocchie sono le cellule di base del corpo ecclesiale.
Sono porzioni del Popolo di Dio che « rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra »;180 sono luoghi privilegiati di apostolato comunitario, poiché riuniscono in sé molteplici e varie categorie di persone, senza distinzione d'età né di ceto sociale, per integrarle nella Chiesa universale.
Mediante la pratica sacramentale, specialmente mediante l'Eucaristia e la Penitenza,181 i fedeli sono fortificati per la missione loro affidata nel mondo, in particolare per l'educazione religiosa dei giovani e per la testimonianza.
In tale spirito, si renderà opportuno aiutare i cristiani ad approfondire il Catechismo della Chiesa Cattolica,182 che presenta « con fedeltà e in modo organico l'insegnamento della sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del Magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei Padri, dei Santi e delle Sante della Chiesa, per permettere di conoscere meglio il mistero cristiano e di ravvivare la fede del popolo di Dio ».183
Tale insegnamento deve essere accompagnato da uno sforzo permanente e cosciente di tradurre il dogma cristiano e le direttive del Magistero in funzione di determinate situazioni, in una cultura specifica, « con l'applicazione concreta e fedele, a livello di ogni Chiesa e di tutta la Chiesa.
Occorre incessantemente rifarsi a tale sorgente »184 e a quel referente pastorale che è il Concilio, associandolo alle proprie fonti spirituali e liturgiche, affinché la liturgia sia veramente confessione della fede ricevuta dagli Apostoli.185
Ecco perché, insieme con i loro pastori, incoraggio i fedeli cattolici ad approfondire la loro adesione a Cristo, mediante lo studio, la lettura della Bibbia in famiglia, la partecipazione a gruppi biblici, ad incontri e veglie sul Vangelo nelle parrocchie, nelle scuole, nelle università e nei movimenti ecclesiali.
Chiedo che siano proposti per giovani e adulti ritiri spirituali, basati sulla Parola di Dio e sul dogma cristiano.186
In effetti, la maggior parte dei fedeli riceve, in ambiti tecnici e scientifici, conoscenze sempre maggiori.
La loro conoscenza del mistero cristiano deve poter crescere di pari passo, perché la loro vita spirituale illumini la vita quotidiana.
Nel Libano moderno, è importante che la cultura sia anzitutto nutrita dalla Parola di Dio e da una fede approfondita, così da ispirare una riflessione cristiana sui problemi fondamentali che interpellano l'uomo e la società.187
In tal modo, i fedeli laici scopriranno che la loro partecipazione alla vita della Chiesa è essenziale, a livello delle parrocchie, dei movimenti o dell'eparchia, in particolare nelle istanze di decisione quali il consiglio pastorale dell'eparchia e i consigli parrocchiali.188
67. Quando più parrocchie coesistono in un medesimo territorio, pur conservando la loro identità e la loro indipendenza, sono chiamate a collaborare strettamente, e questo sarà un segno eloquente dell'unità della Chiesa in una comunione ricca di inventiva e nel rispetto delle legittime diversità, in particolare in seno ai consigli parrocchiali inter-rituali.189
D'altra parte, non vi è sempre la possibilità di avere dei parroci residenti per ogni parrocchia di ciascuna Chiesa patriarcale.
In base ai concreti bisogni pastorali, può essere chiesto ad un sacerdote di celebrare i sacramenti in una tradizione liturgica diversa dalla sua, a condizione che sia adeguatamente preparato e che abbia ricevuto il permesso dell'autorità competente.
Piccole comunità parrocchiali possono trovare grandi difficoltà nel costruire la loro chiesa, mentre nella zona ne esiste già una o talvolta più d'una di un'altra eparchia.
Durante la guerra, quando le necessità l'imponevano, certe chiese sono state messe a disposizione dei fedeli di diverse tradizioni liturgiche.
Una tale ospitalità potrebbe oggi estendersi ovunque ciò sia auspicabile, donando così la testimonianza di un amore « coi fatti e nella verità » ( 1 Gv 3,18 ).
Per favorire la condivisione delle ricchezze umane e spirituali tra le diverse comunità parrocchiali e perché i fedeli non si sentano contesi tra la loro appartenenza parrocchiale e il loro impegno verso i fratelli del quartiere, è anche auspicabile prevedere, là dov'è possibile, delle associazioni inter-parrocchiali.
Esse favorirebbero il dialogo, la concertazione, la collaborazione, il reciproco aiuto materiale, spirituale e pastorale.
Così si svilupperebbe, tra i fedeli delle differenti tradizioni, uno spirito di comunione dal quale trarrebbe vantaggio, in conseguenza, lo spirito comunitario, che fa parte dell'anima libanese.
68. In seno ad una medesima eparchia, è ugualmente importante promuovere la collaborazione tra parrocchie, facendo sì che i laici siano attenti ai differenti aspetti della vita ecclesiale diocesana ed universale, attraverso l'informazione e l'invito a un impegno cristiano concreto.
Questo avverrà nella misura in cui i sacerdoti stessi si conosceranno e s'incontreranno.
Si auspica pertanto che i pastori vivano nelle loro parrocchie in stretto legame con i loro confratelli dello stesso settore ed in buona relazione con i diaconi e gli altri agenti pastorali ( religiosi, religiose o laici ), rispettando la loro fedeltà alla rispettiva appartenenza ecclesiale.
Queste relazioni fraterne potranno anche estendersi ai pastori delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, in spirito d'apertura ecumenica.
Così, saranno davvero dati dei segni visibili d'unità tra le diverse comunità ecclesiali, unità alla quale legittimamente aspirano i giovani cristiani libanesi.190
69. « L'eparchia è una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del Vescovo coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo Pastore e da lui riunita nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e dell'Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica ».191
Si compone d'un insieme di parrocchie ed è dunque logico che le questioni incontrate a livello delle parrocchie siano analoghe a quelle che si ritrovano a questo livello.
Più Vescovi di diverse Chiese sui iuris hanno giurisdizione su uno stesso territorio; il che rende necessario uno spirito di concertazione, di coordinamento e di cooperazione.192
Per il bene pastorale del Popolo di Dio, converrà pensare alla riorganizzazione della ripartizione geografica delle eparchie, in funzione dei bisogni e, per quanto possibile, in armonia con le ripartizioni amministrative, preoccupandosi d'un efficace e migliore coordinamento del servizio pastorale.
In campo pratico, faccio mio l'auspicio dei Padri sinodali che le curie delle eparchie e dei patriarcati siano ben organizzate ed attrezzate.
Coloro che sono chiamati a lavorare in esse, sacerdoti, diaconi o laici, dovranno ricordarsi che il loro incarico è una missione ecclesiale ed un servizio al popolo cristiano, e che, da buoni servitori, dovranno essere attenti a non deviare dalla rettitudine spirituale e morale, mai utilizzando l'incarico per fini politici o di promozione personale o familiare.
Le curie troveranno anche i mezzi per collaborare, al fine di meglio servire la Chiesa in Libano.193
In tale spirito, sarà opportuno che i presbiteri, e in particolar modo quelli diocesani, siano strettamente associati al loro Vescovo, poiché essi sono « provvidenziali cooperatori dell'ordine episcopale » e i loro rapporti poggiano sui « vincoli della carità soprannaturale ».194
Questa carità fraterna e tale collaborazione saranno particolarmente visibili ed effettive in seno al consiglio presbiterale che ogni eparchia dovrà avere.195
70. Le Chiese patriarcali rappresentano per la Chiesa universale e per la Chiesa in Libano un'innegabile ricchezza, in ragione di tradizioni specifiche - liturgiche, teologiche e spirituali - molto antiche già presenti dai primi Concili ecumenici e durante il primo millennio del cristianesimo.196
Queste tradizioni sono in grande parte condivise dalle Chiese ortodosse.
La Chiesa voluta da Cristo è mistero d'unità nella diversità, sacramento di comunione ( koinonia ) del quale la Santa Trinità è la sorgente, il modello e il fine.
A livello di una Chiesa patriarcale, questa comunione si manifesta prima di tutto nella collegialità episcopale, implicante la corresponsabilità effettivamente realizzata nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa patriarcale.197
Essa è visibile anche grazie ad una collaborazione franca tra tutti i membri della Chiesa patriarcale.
Affinché questa collaborazione nel servizio pastorale sia effettiva, chiedo ai Patriarchi e al Sinodo dei Vescovi di ogni Patriarcato di studiare la possibilità di creare un consiglio pastorale a livello di curia patriarcale e di prevedere la riorganizzazione delle curie in ogni Patriarcato e in ogni eparchia.198
La comunione si esprime anche attraverso i legami tra le Chiese patriarcali e l'insieme della Chiesa, legami che sono oggi regolati dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, poiché tutte « sono state ugualmente affidate al governo pastorale del Sovrano Pontefice ».199
Nel 1990 è stato promulgato il menzionato nuovo Codice, che manifesta la sollecitudine della Santa Sede nei confronti delle Chiese patriarcali e la sua preoccupazione di valorizzare le tradizioni cattoliche d'Oriente, nella tranquillitas ordinis, « assegnando il primato all'amore, alla grazia e ai carismi » e rendendo più agevole « il loro organico sviluppo nella vita sia della società ecclesiale, sia anche delle singole persone che ad essa appartengono ».200
È importante perciò che tale Codice sia applicato con serenità, con uno spirito di equità e di giustizia nei confronti di tutti i fedeli posti sotto le diverse giurisdizioni patriarcali.
È compito anzitutto dei Patriarchi, dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici in Libano, dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali e di ogni Vescovo vigilare sulla buona amministrazione della giustizia.201
Chiedo inoltre a quanti operano nei tribunali di accingersi ad esercitare la loro missione ecclesiale nel rispetto dei valori morali propri alle loro funzioni e con integrità perfetta, avendo cura di servire la Chiesa.
Sarà questa una testimonianza dell'amore che la Chiesa ha verso i suoi membri e un importante elemento di credibilità delle Chiese locali, poiché la giustizia e la carità vanno di pari passo.202
La catechesi
71. Riprendendo le urgenze pastorali sottolineate dai Padri sinodali, incoraggio in primo luogo i Pastori e i fedeli a porre ogni cura nella promozione della catechesi.
« Lo scopo specifico della catechesi ( è ) di sviluppare, con l'aiuto di Dio, una fede iniziale, di promuovere in pienezza e di nutrire quotidianamente la vita cristiana dei fedeli di tutte le età ».203
Così vi è una catechesi adatta a ciascuna età della vita, ad ogni categoria sociale di fedeli, a quanti si sono allontanati dalla Chiesa e dalla fede e desiderano ritornare, perché ciascuno possa ascoltare e proclamare pubblicamente le meraviglie di Dio nella sua lingua ed esserne il testimone nella propria cultura ( cfr At 2,11 ).
Pur trasmettendo un sapere, la catechesi ha essenzialmente come scopo di « mettere qualcuno non solamente in contatto ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: Lui solo può condurre all'amore del Padre nello Spirito e farci partecipare alla vita della Santa Trinità ».204
Si tratta di una delle responsabilità fondamentali della Chiesa, che richiede il coinvolgimento dell'insieme dei fedeli, ciascuno con i doni che gli sono propri.
La responsabilità è di ogni Chiesa patriarcale e delle sue istanze gerarchiche in cooperazione stretta le une con le altre.
S'impone dunque il coordinamento e l'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici in Libano ( APECL ), organismo di collaborazione, può giocare un ruolo di primissimo piano.
La catechesi deve in primo luogo essere concretamente assicurata dai genitori, nel seno della famiglia, poiché essi sono i primi educatori dei figli.205
Anche la scuola occupa un posto importante, quantunque limitato; in effetti, non può assicurare l'integrazione del giovane nella comunità della sua tradizione liturgica propria, perché gli alunni che frequentano le scuole appartengono spesso a diverse Chiese particolari.
La parrocchia avrà dunque l'incarico di aiutare e di assecondare i genitori nell'insegnamento religioso, di favorire l'integrazione dei giovani nella Chiesa locale e di assicurare agli adulti un'adatta catechesi.
Invito i genitori e i Pastori ad adempiere a questa missione di insegnamento della fede con grande cura, poiché ciò che viene seminato durante l'infanzia porta frutto lungo l'intera esistenza.
È in questo spirito che la gerarchia cattolica in Libano ha auspicato che la comunione solenne ancora praticata in diverse scuole cattoliche, sia celebrata piuttosto nelle parrocchie.
Anche i movimenti cristiani di giovani e d'adulti, e i centri di formazione cristiana possono apportare una preziosa collaborazione all'itinerario della catechesi.
72. In ragione della loro vocazione coniugale e familiare, i genitori devono esercitare la loro responsabilità di educatori della fede, della preghiera e delle virtù umane, morali e sociali presso i loro figli.206
Questa educazione inizia dalla più tenera età e già si compie per il fatto stesso che i membri di una famiglia si aiutano gli uni gli altri a crescere nella fede e nel rispetto dei valori umani essenziali, mediante la testimonianza umile, silenziosa e perseverante di vita cristiana, quotidianamente vissuta secondo il Vangelo.
Di più, i genitori avranno a cuore di proseguire nell'ambito familiare, impregnato di amore e di rispetto, la formazione più metodica ricevuta altrove.
Questo inciderà in modo decisivo sui bambini.
I genitori ne ricaveranno essi stessi frutti evidenti per la loro vita personale e per l'approfondimento dei loro legami di fiducia con i figli.207
Ma per poter rispondere alla loro vocazione di genitori, essi hanno il diritto di essere aiutati da istituzioni parrocchiali o eparchiali, che diano loro la formazione necessaria in un contesto appropriato.
73. Nelle scuole cattoliche, la catechesi ha bisogno di programmi ben articolati, ispirati al Catechismo della Chiesa Cattolica, radicati nelle tradizioni particolari delle Chiese orientali, aperti alla dimensione ecumenica e rispondenti ai bisogni specifici dei giovani.
Le persone che sono incaricate di assicurare la catechesi ricevono una missione importante da parte della Chiesa.
Saranno dunque scelte con cura e formate in maniera appropriata, per accompagnare i giovani nella loro crescita umana e spirituale, con pazienza, pedagogia e preoccupazione di trasmettere il messaggio cristiano e di aiutarli a trovare delle risposte ai loro interrogativi fondamentali riguardanti il senso stesso della loro esistenza.
Il catechista è più che un insegnante: è un testimone della fede della Chiesa e un esempio di vita morale.
Conduce ciascun giovane a scoprire il Cristo e l'orienta verso la parrocchia di appartenenza, affinché si radichi nella Chiesa locale.208
Durante gli anni di formazione, anche la scuola costituisce una comunità credente, che permette ai giovani ed agli educatori di fare un'esperienza di comunione tra le diverse Chiese patriarcali, donando così a ciascuno il desiderio di partecipare ad una comunità cristiana nell'arco della propria esistenza.
I legami tra le parrocchie e le scuole favoriranno l'integrazione dei giovani nella vita parrocchiale, senza per questo nuocere al dinamismo cristiano nelle scuole, perché vi è un'evidente complementarità tra i due luoghi ecclesiali.
I responsabili delle scuole cattoliche avranno cura di sviluppare nella comunità educativa del loro istituto un clima di fede e il senso dei valori umani e morali nel rispetto di quanti non condividono le loro convinzioni e la loro cultura cristiana, senza che questo significhi tacere i valori cristiani che fondano il sistema educativo.
Veglieranno pertanto a che siano messi a disposizione della catechesi un tempo sufficiente per gli allievi cattolici e dei mezzi adeguati.
Allo stesso modo, ci si adopererà perché possa essere assicurata la catechesi nelle scuole pubbliche e nelle scuole non cattoliche.
Le parrocchie, per parte loro, si dedicheranno a sviluppare l'accoglienza dei giovani, dando loro la possibilità di partecipare attivamente alla liturgia, ai sacramenti ed alle attività parrocchiali, ed assicurando loro i mezzi ed i locali necessari nei centri parrocchiali.
Perché, i giovani hanno bisogno di incontrarsi e di allacciare legami sia tra loro che con sacerdoti e adulti responsabili.209
I sacerdoti hanno una responsabilità molto grande nel campo della catechesi degli adulti, in primo luogo mediante l'omelia domenicale.
74. I movimenti cristiani costituiscono un bene prezioso per la Chiesa cattolica in Libano.
I membri vi fanno l'esperienza di autentica vita fraterna e cristiana.
Pur conservando il carattere proprio e specifico dei movimenti a cui appartengono, i responsabili dovranno verificare costantemente che siano rispettati i criteri di ecclesialità delle associazioni laiche.210
Veglieranno a che i membri ricevano una formazione umana e religiosa approfondita e permanente, affinché crescano nell'amore per Cristo e per la Chiesa211 e restino legati alle rispettive comunità parrocchiali,212 dando così testimonianza di una solida comunione nelle rispettive convinzioni, e di « mutua stima di tutte le forme apostoliche nella Chiesa ».213
In spirito di obbedienza ai Patriarchi e ai Vescovi, i movimenti dovranno vigilare affinché le loro attività siano in armonia con il patrimonio specifico delle Chiese al servizio delle quali essi operano.
Il riconoscimento di un movimento da parte della Santa Sede è un invito a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa, impegnandosi nella società umana e nella vita pastorale locale, nel rispetto, tuttavia, dell'autorità dei Pastori e in armonia con le Chiese particolari e le tradizioni liturgiche specifiche, in una vera comunione missionaria.214
75. Le università e gli istituti cattolici devono vigilare sulla propria identità specifica, che è di garantire una presenza cristiana nel mondo universitario,216 promuovendo, alla luce della fede cattolica, una riflessione di alto livello accademico, nelle diverse discipline del sapere umano, e una forma di insegnamento poggiante sulla cultura cristiana e su una visione integrale dell'uomo conforme al patrimonio antropologico, morale e teologico della Chiesa.
Tali istituzioni dovranno prestare incessante attenzione alle caratteristiche essenziali della propria cattolicità: l'ispirazione cristiana della comunità universitaria, una riflessione continua sui tesori della conoscenza umana alla luce della fede cattolica, la fedeltà al Magistero e l'impegno dell'istituzione nel servizio al Popolo di Dio e a tutti gli uomini.217
Gli Istituti religiosi hanno svolto e tuttora svolgono un lavoro di qualità, affinché si sviluppi una cultura in armonia con la fede e l'università cattolica adempia al suo ruolo nella Chiesa e nei confronti della società, favorendo anche il dialogo tra culture.
Diversi istituti superiori di scienze religiose e di filosofia propongono ai fedeli una formazione esegetica, teologica, filosofica e spirituale, secondo l'insegnamento del Magistero della Chiesa.
Essi pongono alla portata di un grande numero di cristiani le discipline che permettono loro di crescere nella vita spirituale, di offrire una testimonianza più profonda nella vita quotidiana e di possedere un livello di studi religiosi che possa essere in armonia con gli studi profani.
I cristiani sono così invitati ad una vera intelligenza della fede, ad una seria scoperta della Parola di Dio, delle verità dogmatiche e delle molteplici tradizioni liturgiche e spirituali, come pure al riconoscimento dei principi etici fondamentali.218
76. La Chiesa ha sempre avuto la preoccupazione di partecipare alla formazione umana e professionale dei giovani, attraverso un insegnamento universitario e tecnico di qualità, per prepararli ad esercitare una professione, dato che il lavoro è una delle dimensioni fondamentali dell'esistenza umana.219
Allo stesso tempo, l'insegnamento contribuisce ad edificare la personalità dei giovani e ad aumentare la loro cultura, a far loro scoprire un modo cristiano di vivere nel mondo, nel lavoro, nello svago e nella vita quotidiana, cioè a sviluppare in essi una vera spiritualità del lavoro.
Ciò li preparerà in modo benefico ad essere testimoni di Cristo mediante l'esempio che daranno e mediante i valori che sapranno trasmettere a quanti li circondano.
Attraverso l'insegnamento delle discipline scientifiche e tecniche, si tratta di coltivare e di promuovere una formazione scientifica approfondita e il gusto della ricerca, che rendano i giovani persone competenti nel loro campo; un tale impegno permette inoltre di proporre una cultura e una vera antropologia cristiana, come pure un'arte di vivere cristianamente fondata sui valori essenziali e sui principi della dottrina sociale della Chiesa.
La formazione professionale e il lavoro umano incidono sui diversi ambiti dell'esistenza, nella vita personale dei lavoratori, in quella familiare e sociale.
« Tutto questo fa sì che l'uomo unisca la sua più profonda identità umana con l'appartenenza alla nazione, ed intenda il suo lavoro anche come incremento del bene comune elaborato insieme con i suoi compatrioti, rendendosi così conto che per questa via il lavoro serve a moltiplicare il patrimonio di tutta la famiglia umana, di tutti gli uomini viventi nel mondo ».220
Secondo la natura, lo statuto e gli obiettivi particolari che sono loro propri, le istituzioni cattoliche di insegnamento superiore « offrono un proprio contributo alla Chiesa e alla società sia mediante la ricerca, sia mediante l'educazione o la preparazione professionale ».221
77. Perché cresca e si consolidi, la Chiesa deve inoltre prestare attenzione al rinnovamento dell'insegnamento della teologia, della filosofia e del diritto canonico, preparando i formatori e gli insegnanti - sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, laici - che devono far fronte alle necessità della vita pastorale.
Senza trascurare il patrimonio della Chiesa universale deve essere approfondito senza sosta il tesoro della teologia e delle tradizioni spirituali d'Oriente.
Le ricerche non mancheranno di avere un'incidenza sul dialogo ecumenico, particolarmente con l'insieme delle Chiese di tradizione antiochena, e nelle relazioni con le comunità islamiche, il cui patrimonio spirituale s'è pure arricchito nel corso della storia.
La facoltà di teologia che il Libano possiede ha pertanto un posto incomparabile per la formazione del livello universitario nelle discipline sacre, come pure per i membri del clero, delle persone consacrate e dei laici.
Per rispondere alle esigenze dei tempi, i programmi di studio devono essere aggiornati così da dare un posto privilegiato allo studio della Sacra Scrittura, del dogma e delle tradizioni orientali, senza tuttavia trascurare le altre tradizioni.
In particolare, la facoltà di teologia si sforzerà di elaborare un approccio globale della teologia e un metodo di lavoro che tengano conto del patrimonio proprio delle Chiese orientali, cercando specialmente di porre in luce gli scambi e i rapporti stretti tra la dottrina, la liturgia e la spiritualità che caratterizzano il cristianesimo dell'Oriente.222
Tali programmi si sforzeranno anzitutto di offrire agli studenti una conoscenza viva, nella preghiera, del modo di esprimere la fede che appartiene alla loro identità ecclesiale.
Saldamente fondati su tale patrimonio, saranno poi arricchiti dalla conoscenza del patrimonio del cristianesimo d'Occidente.
In tal senso, mi rallegro che dei sacerdoti libanesi siano formati anche nelle Facoltà ecclesiastiche fuori dal Libano, in modo tale che si intreccino le differenti tradizioni occidentali ed orientali.
È il confronto tra ciò che hanno acquisito altrove ed il proprio patrimonio che farà di essi dei preziosi pastori per i Patriarcati ai quali essi appartengono, atti a fornire seri studi e pubblicazioni scientifiche.223
In uno spirito di servizio e d'apertura, tenendo conto delle realtà complesse del Medio Oriente, la facoltà di teologia ha la missione di offrire un insegnamento dogmatico ed esegetico di qualità, nella fedeltà alle diverse tradizioni e al Magistero della Chiesa.
Da questo punto di vista, un compito particolare compete ai « docenti, che hanno una maggiore responsabilità, in quanto esercitano lo speciale ministero della Parola di Dio e sono per gli studenti maestri della fede, devono essere per loro e per tutti i cristiani testimoni viventi della verità evangelica e modelli di fedeltà alla Chiesa ».224
La funzione del teologo viene esercitata in vista dell'edificazione della comunione ecclesiale ed è un servizio eminente nei confronti del Popolo di Dio.
Inoltre, gli insegnanti non devono trascurare di preparare dei ricercatori che continueranno domani lo studio della teologia, restando fermamente attaccati al dato rivelato ed esercitando le loro ricerche all'interno della fede della Chiesa; senza alterare nulla della dottrina, dovranno continuamente tenere conto dell'evoluzione delle culture e delle mentalità per insegnare la fede, trasmettere le verità evangeliche in linguaggio attuale, e partecipare così alla incessante edificazione della Chiesa.
D'altra parte, non si deve mai dimenticare che le facoltà ecclesiastiche contribuiscono a stabilire dei punti di dialogo tra l'insondabile ricchezza del messaggio salvifico del Vangelo e la pluralità delle conoscenze e delle culture,225 creando così le condizioni per degli scambi fecondi.226
Questo contribuirà all'apertura missionaria necessaria e salutare, perché ogni Chiesa particolare che si ripiega su se stessa non è più in grado di adempiere la sua missione.
78. Con i Padri del Sinodo, vorrei qui sottolineare la necessità di una pastorale comune delle vocazioni, per mettere gli strumenti di ciascuna Chiesa patriarcale al servizio dell'insieme della Chiesa cattolica in Libano.
In questo campo, ciò che venisse realizzato in opposizione o concorrenza tra i differenti riti, sarebbe a scapito del dinamismo dell'intero Corpo ecclesiale.
Il lavoro di discernimento suppone da parte degli accompagnatori e dei formatori una grande libertà interiore che permetta di aiutare i giovani a scoprire in quale direzione lo Spirito li spinga.
Tutti gli interlocutori della vita pastorale devono unire le forze per aiutare i giovani a discernere liberamente la chiamata che sentono in vista di servire la Chiesa nel sacerdozio o nella vita consacrata maschile e femminile.
Dovranno avere a cuore d'offrire ai giovani modelli di vita che suscitino la gioia e il desiderio di rispondere alla loro vocazione nel sacerdozio, nella vita consacrata o nell'impegno apostolico laicale.
Invito pertanto tutti i fedeli a rivolgere al Signore ferventi preghiere per le vocazioni, in particolare nel contesto della settimana mondiale di preghiera per le vocazioni, affinché il Signore invii numerosi operai alla sua messe ( cfr Mt 9,8 ).
È inoltre un eccellente modo di sensibilizzare i giovani al tema vocazionale far loro intendere gli appelli della Chiesa, e dare loro le informazioni necessarie sulle differenti forme di impegno, con le relative condizioni e tappe di formazione.227
Indice |
71 | Cfr Insegnamenti XIV/2 (1991), 68-70 |
72 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Lineamenta, 29 |
73 | Cfr idem, Instrumentum laboris, 25 |
74 | Cfr idem, Lineamenta, 32 |
75 | Cfr idem, Relatio post disceptationem ( 1 dicembre 1995 ), I |
76 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen gentium, 5 |
77 | S. Atanasio di Alessandria, Sull'Incarnazione e contro gli ariani, 8: PG 26, 995-996 |
78 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 21 |
79 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Lineamenta, 22 |
80 | S. Girolamo, Comm. in Is., Prol.: PL 24, 17; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 25 |
81 | S. Basilio, Regole brevi, 95: PG 31, 1059 |
82 | Origene, Omelie su Giosuè, 20, 2: SC 71, 417 |
83 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Lineamenta, 24-26 |
84 | S. Ambrogio, Commento al Salmo CXVIII, 15, 28: PL 15, 1420 |
85 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1° dicembre 1995 ), I, 1 |
86 | Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Orientale lumen, 8 ( 2 maggio 1995 ); cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 8 |
87 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Lineamenta, 28; Instrumentum laboris, 27 |
88 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Duodecimum saeculum ( 4 dicembre 1987 ), 5: AAS 80 ( 1988 ), 245 |
89 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1° dicembre 1995 ), I |
90 | Cfr Propositio 4 |
91 | Cfr Propositio 4. Tale è anche la proposta della Lettera apostolica Orientale lumen ( 2 maggio 1995 ): AAS 87 (1995), 745-774 |
92 | Cfr S. Ignazio di Antiochia, Lettera agli Efesini, 13, 1: SC 10, 69; Didachè, 9, 4; S. Giustino, Le Apologie, 65, 6: PG 6, 427 |
93 | S. Cirillo di Gerusalemme, Le catechesi mistagogiche, 4, 9: SC 126 bis, 145 |
94 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Instrumentum laboris, 26 |
95 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen, 10 ( 2 maggio 1995 ) |
96 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1 dicembre 1995 ), I; Propositio 5 |
97 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, cann. 40, 1; 667- 669 |
98 | Cfr in particolare i numeri 13- 21, che richiamano la ricchezza del patrimonio liturgico delle Chiese Orientali, l'importanza della tradizione in tale ambito, lo spirito con il quale di devono effettuare le riforme e il valore ecumenico del patrimonio liturgico |
99 | Cfr Propositio 5 |
100 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Relatio post disceptationem (1 dicembre 1995), Introduzione |
101 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen, 6 ( 2 maggio 1995 ) |
102 | Gerasimo, Traité sur la Trinité, Parigi 1996, p. 229 |
103 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 408 |
104 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
Lumen gentium, 31; cfr S. Ignazio di Antiochia, Lettera ai Tralliani, 8, 1: SC 10, 102 |
105 | Cfr S. Tommaso D'Aquino, Summa theol., I-II, q. 92, a. 2 |
106 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Centesimus annus, 50 ( 1 maggio 1991 ); Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici, 42 ( 30 dicembre 1988); Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 75 |
107 | Gaudium et spes, 33 |
108 | Cfr Propositio 8 |
109 | Cfr Propositio 24 |
110 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Messaggio ( 12 dicembre 1995 ), 27: L'Osservatore Romano, 15 dicembre 1995, p. 9 |
111 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 59 (22 novembre 1981) |
112 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Instrumentum laboris, 53 |
113 | Cfr Propositio 7 |
114 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1° dicembre 1995 ), II, 7 |
115 | Cfr Propositio 7 |
116 | Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, cann. 1362; 1381 |
117 | Cfr ibid., can. 1062 |
118 | Cfr Propositio 21 |
119 | Conc. Ecum. Vat. II, Messaggi del Concilio: alle donne ( 8 dicembre 1965 ); cfr Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 29; Giovanni Paolo II, Lettera alle donne ( 29 giugno 1995 ), 3: AAS 87 ( 1995 ), 804-805; S. Basilio Magno, Omelia sul salmo 1, 3: PG 29, 214-218 |
120 | Isacco III Catholicos, Laudi e inni in onore della Santissima Vergine, dal Breviario armeno, Venezia 1877, p. 89 |
121 | Cfr S. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, III, 2: PG 94, 983- 988; S. Gregorio di Narek, LXXX preghiera: SC 78, 428-431; Agatangelo, Preghiera del martire Gregorio l'Illuminatore, da: Storia di Agatangelo, Venezia 1843, pp. 38-39; Salmodia del mese di Kihak, 14-20, da: Il culto mariano in Egitto, Gerusalemme 1975, II, 291-292 |
122 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 30 ( 15 agosto 1988 ) |
123 | Cfr Giovanni Paolo II, Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo ( 25 marzo 1995 ), 6: AAS 87 ( 1995 ), 801-802 |
124 | Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 37 ( 22 novembre 1981 ) |
125 | S. Giovanni Crisostomo, Sull'educazione dei bambini, 25: SC 188, 113 |
126 | Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace ( 8 dicembre 1994 ), 2: AAS 87 ( 1995 ), 360 |
127 | Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1 dicembre 1995 ), 8 |
128 | Cfr Propositio 10 |
129 | Cfr ibid. |
130 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 410; Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Lineamenta, 39 |
131 | Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Vita consecrata, 73 ( 25 marzo 1996 ) |
132 | Vita consecrata, 1 ( 25 marzo 1996 ) |
133 | Cfr S. Nilo L'Asceta, Discorso ascetico: PG 79, 719-747; S. Basilio, Le Regole più ampie, q. 7: PG 31, 927-934; q. 41: PG 31, 1021-1024 |
134 | S. Antonio Abate, Esortazioni, n. 150: La Philocalie I, Paris 1995, p. 62; cfr Lettera, n. 4: PG 40, 1008; S. Nilo L'Asceta, Sul Cantico dei Cantici, 1, 8, 2: SC 403, 179-181; S. Atanasio, Vita di Antonio, 20, 4: SC 400, 189 |
135 | Cfr S. Giovanni Crisostomo, Omelia sulla prima lettera di Timoteo, 8, 8: PG 52, 539-540 |
136 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 90-94 ( 6 agosto 1993 ) |
137 | Paolo VI, Esort. ap.
Evangelii nuntiandi, 41 ( 8 dicembre 1975 ); cfr Esort. ap. Evangelica testificatio, 30-31 ( 29 giugno 1971 ) 52-53; Discorso al Consiglio per i Laici ( 2 ottobre 1974 ): AAS 66 ( 1974 ), 568; S. Cirillo di Alessandria, IV Discorsi sulle feste, 2: SC 372, 245-253; S. Gregorio di Nissa, Omelie sull'Ecclesiaste, IV, 5: SC 416, 251-259; S. Nilo L'Asceta, Discorso ascetico, 25: PG 79, 719-810; Teolepto di Filadelfia, Sulla professione monastica: La Philocalie II, Parigi 1995, p. 349 |
138 | Cfr S. Atanasio, Vita di Antonio, 55, 1-13: SC 400, 281-287 |
139 | Cfr Sinodo dei Vescovi, IX Assemblea generale ordinaria, « La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo », Instrumentum laboris, 14 |
140 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 195; can. 329 |
141 | Cfr S. Efrem il Siro, Inno 6: PO 30, 42-143 |
142 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 416 |
143 | Ibid., can. 412 § 1 |
144 | Cfr ibid., cann. 414-417 |
145 | Cfr ibid., can. 413-415 |
146 | Cfr. ibid.,cann.457 § 1;524 § 1 |
147 | Cfr Lettera 22: PG 32, 287- 294 |
148 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 1° dicembre 1995 ), II, 4 |
149 | Cfr Propositio 11 |
150 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la celebrazione della prima Giornata della Vita Consacrata ( 6 gennaio 1997 ), 6: L'Osservatore Romano, 19 gennaio 1997, p. 5; cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Propositio 11, 9 |
151 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen, 9 ( 2 maggio 1995 ) |
152 | Orientale lumen, 9 ( 2 maggio 1995 ) |
153 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale
Vita consecrata, 6 ( 25 marzo 1996 ); cfr S. Basilio, Le Regole più ampie, 8- 9: PG 31, 934-945 |
154 | Cfr Propositio 12, 1 |
155 | Cfr S. Atanasio, Vita di Antonio, 30, 1: SC 400, 219; Teodoro di Edessa, Cento capitoli, 1: La Philocalie I, Parigi 1995, p. 342; Gerasimo, Dialogues æcuméniques de guérison, V: Parigi 1996, p. 207 |
156 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 10 dicembre 1995 ), V |
157 | Cfr Teodoro di Edessa, Discorso sulla contemplazione: La Philocalie I, Parigi 1995, pp. 361-368 |
158 | Esichio di Batos, Sulla sobrietà e la vigilanza, 34: La Philocalie I, Parigi 1995, p. 198 |
159 | Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Orientale lumen, 9 ( 2 maggio 1995 ); cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 471 § 1 |
160 | S. Macario, Sulla perfezione nello spirito, 8: PG 34, 847; cfr Teodoro Studita, Su sant'Arsenio anacoreta, 2: PG 99, 862-867 |
161 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 570 |
162 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Orientale lumen, 23-25 ( 2 maggio 1995 ); Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Relatio post disceptationem ( 10 dicembre 1995 ), V |
163 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis, 14 ( 25 marzo 1992 ) |
164 | Pastores dabo vobis, 15 ( 25 marzo 1992 ) |
165 | Pastores dabo vobis, 16 ( 25 marzo 1992 ) |
166 | Cfr S. Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Prima Lettera ai Corinzi, 18, 3: PG 61, 526 |
167 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, 11 |
168 | Cfr Propositio 13 |
169 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr.
Christus Dominus, 28; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 192 § 4-5; can. 278 § 2 |
170 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 192 § 5; can. 278 § 3; can. 390 |
171 | Il ministero dei sacerdoti sposati viene esercitato nei territori storici del loro rito, secondo la disciplina in vigore, richiamata in diverse circostanze. Cfr Congregazione per le Chiese Orientali, Decr. Qua sollerti ( 23 dicembre 1929 ): AAS 22 (1930), 99-105; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 78 § 2; can. 146 § 2; can. 150 § 3; can. 758 § 3 concernenti le disposizioni speciali della Sede Apostolica |
172 | Cfr Propositio 15 |
173 | Cfr Propositio 14 |
174 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 30 |
175 | Cfr Propositio 14 |
176 | Cfr Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per il Libano, Instrumentum laboris, 51 |
177 | Cfr Propositio 16 |
178 | Cfr Consiglio dei Patriarchi Cattolici D'Oriente, Quarta lettera pastorale sul mistero della Chiesa ( Natale 1996 ), nn. 51-53 |
179 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 3, 11, 17, 26 |
180 | Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 42 |
181 | Cfr Propositio 17 |
182 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Tertio Millennio adveniente, 42 ( 10 novembre 1994 ) |
183 | Giovanni Paolo II, Cost. ap. Fidei depositum, 3 ( 11 ottobre 1992 ) |
184 | Giovanni Paolo II, Omelia per la conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani ( 25 gennaio 1985 ): L'Osservatore Romano, 26 gennaio 1985, p. 4 |
185 | Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap. Fidei depositum ( 11 ottobre 1992 ) |
186 | Cfr Propositio 3 |
187 | Ibid |
188 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali,
cann. 272-275; Consiglio Dei Patriarchi Cattolici D'Oriente, Quarta lettera pastorale sul mistero della Chiesa ( Natale 1996 ), n. 59 |
189 | Cfr Propositio 18; Consiglio dei Patriarchi Cattolici D'Oriente, Quarta lettera pastorale sul mistero della Chiesa ( Natale 1996 ), n. 47 |
190 | Cfr ibid |
191 | Codice dei Canoni delle Chiese Orientali,
can. 177 § 1; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, 11 |
192 | Cfr ibid., can. 202 |
193 | Cfr Propositio 19 |
194 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, 28 |
195 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, cann. 264-270 |
196 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa,
Lumen gentium 23; Decr. Orientalium ecclesiarum, 7 |
197 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, cann. 102-113 |
198 | Cfr Propositio 19 |
199 | Giovanni Paolo II, Discorso per la presentazione ai Padri del Sinodo del nuovo Codice dei Canoni delle Chiese orientali ( 25 ottobre 1990 ), 2: AAS 83
(1991), 487; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Orientalium ecclesiarum, 3 |
200 | Giovanni Paolo II, Cost. ap. Sacrae disciplinae leges ( 25 gennaio 1983 ), testo ripreso dalla Cost. ap. Sacri canones ( 18 ottobre 1990 ): AAS 82 ( 1990 ), 1042-1043 |
201 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 1062 |
202 | Cfr S. Efrem il Siro, Inno 26: PO 30, 142-143 |
203 | Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 20 ( 16 ottobre 1979 ) |
204 | Catechesi tradendae, 5 ( 16 ottobre 1979 ) |
205 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 627 |
206 | Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 36-37 ( 22 novembre 1981 ); 60 |
207 | Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 68 ( 16 ottobre 1979 ) |
208 | Cfr Propositio 23 |
209 | Cfr Propositio 17 |
210 | Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici, 30 ( 30 dicembre 1988 ) |
211 | Cfr Propositio 24 |
212 | Cfr Propositiones 14; 17; 18; 23 |
213 | Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, 23 |
214 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'apostolato dei laici,
Apostolicam actuositatem, 23; Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici, 25 ( 30 dicembre 1988 ). 30-32 |
215 | Cfr Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 640; cann. 646-647 |
216 | Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap. Ex corde Ecclesiae, 12-37 ( 15 agosto 1990 ) |
217 | Ex corde Ecclesiae, 12 ( 15 agosto 1990 ); Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 641 |
218 | Ex corde Ecclesiae, 15 ( 15 agosto 1990 ) |
219 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 4 ( 14 settembre 1981 ) |
220 | Laborem exercens, 10 ( 14 settembre 1981 ) |
221 | Giovanni Paolo II, Cost. ap. Ex corde Ecclesiae, 10 ( 15 agosto 1990 ) |
222 | Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap.
Sapientia christiana, artt. 38-45 ( 15 aprile 1979 ), preambolo III-V;
65-83; Discorso al Pontificio Istituto Orientale ( 12 dicembre 1993 ): Insegnamenti XVI/2, 1993, 1450-1455 |
223 | Cfr ibid |
224 | Ibid., proemio, IV, l.c., 474- 475 |
225 | Cfr Congregazione per L'Educazione Cattolica, Pont. Consiglio per i Laici e Pont. Consiglio della Cultura, Istr. La presenza della Chiesa nell'università e nella cultura universitaria, II, 2: La Documentation Catholique 91 (1994), 607-608 |
226 | Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap. Ex corde Ecclesiae, 6 ( 15 agosto 1990 ) |
227 | Cfr Propositio 25 |