Summa Teologica - II-II

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Articolo 7 - Se la fede sia la prima delle virtù

I-II, q. 62, a. 4; II-II, q. 162, a. 7, ad 3; In 3 Sent., d. 23, q. 2, a. 5; d. 26, q. 2, a. 3, sol. 1; De Verit., q. 14, a. 2, ad 3

Pare che la fede non sia la prima delle virtù.

Infatti:

1. La Glossa [ ord. di Ambr. ], a commento di quel passo evangelico [ Lc 12,4 ]: « A voi miei amici dico », afferma che « la fortezza è il fondamento della fede ».

Ma il fondamento viene prima dell'edificio costruito su di esso.

Quindi la fede non è la prima virtù.

2. Una Glossa [ interlin. di Cassiod. ] sul Salmo [ Sal 37,3 ]: « Non adirarti » dice che « la speranza introduce alla fede ».

Ma la speranza è una virtù, come vedremo [ q. 17, a. 1 ].

Perciò la fede non è la prima delle virtù.

3. Abbiamo detto sopra [ a. 2, ad 2; q. 2, a. 9 ] che l'intelletto del credente è portato ad aderire alle realtà di fede dall'obbedienza verso Dio.

Ma l'obbedienza è una virtù.

Quindi la fede non è la prima tra le virtù.

4. Come spiega la Glossa [ ord. di Agost. su 1 Cor 3,2 ], è fondamento non la fede informe, ma la fede formata.

Ora, la fede è resa formata dalla carità, come sopra [ a. 3 ] si è spiegato.

Quindi la fede deve alla carità il fatto di essere fondamento.

Perciò la carità è più fondamentale della fede, essendo il fondamento la prima parte dell'edificio.

E così viene prima della fede.

5. L'ordine degli abiti viene desunto dall'ordine degli atti.

Ma nell'atto della fede il moto della volontà, che la carità è chiamata a perfezionare, precede il moto dell'intelletto, che sarà sublimato dalla fede, come una causa precede l'effetto.

Quindi la carità precede la fede.

E così la fede non è la prima delle virtù.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 11,1 ] insegna che « la fede è sostanza delle cose che si sperano ».

Ma la sostanza dice priorità.

Quindi la fede è la prima delle virtù.

Dimostrazione:

In due modi una cosa può essere prima di un'altra: per se e per accidens.

Ora, la fede è per se, cioè in senso assoluto, la prima fra tutte le virtù.

Siccome infatti in campo pratico il fine ha funzione di principio, come si è detto sopra [ I-II, q. 13, a. 3; q. 34, a. 4, ad 1; q. 57, a. 4 ], necessariamente le virtù teologali, che hanno per oggetto il fine ultimo, precedono tutte le altre virtù.

Ma il fine ultimo deve trovarsi nell'intelletto prima ancora che nella volontà: poiché la volontà non si muove verso una cosa se non in quanto essa è conosciuta dall'intelletto.

E poiché il fine ultimo è oggetto del volere mediante la speranza e la carità, mentre è oggetto dell'intelletto mediante la fede, è necessario che la fede sia la prima fra tutte le virtù: poiché la conoscenza naturale non può raggiungere Dio in quanto è oggetto della beatitudine, e quindi della speranza e della carità.

Invece per accidens alcune virtù possono precedere la fede.

Infatti una causa per accidens ha una priorità per accidens.

Ora, togliere gli ostacoli è compito delle cause per accidens, come insegna il Filosofo [ Phys. 8,4 ].

E in questo senso è possibile che alcune virtù precedano la fede, in quanto tolgono gli ostacoli che impediscono di credere: la fortezza, p. es., toglie il timore disordinato che impedisce la fede, e l'umiltà elimina la superbia, che provoca il rifiuto dell'intelletto a sottomettersi alla verità della fede.

E lo stesso possiamo dire di altre virtù: sebbene esse non siano vere virtù se non presupposta la fede, come spiega S. Agostino [ Contra Iul. 4,3.14 ].

Analisi delle obiezioni:

1. È così risolta la prima obiezione.

2. La speranza non può essere considerata universalmente come un'introduzione alla fede.

Infatti la speranza nella vita eterna è inconcepibile senza la fede nella sua possibilità: poiché, come già si è visto [ I-II, q. 40, a. 1 ], l'impossibile non è oggetto di speranza.

Tuttavia in forza della speranza uno può essere indotto a perseverare nella fede, oppure ad aderirvi fermamente.

E in questo senso si può dire che la speranza introduce alla fede.

3. L'obbedienza può indicare due cose.

Qualche volta infatti sta a indicare l'inclinazione della volontà a osservare i comandamenti di Dio.

E allora non è una virtù speciale, ma è inclusa in ogni virtù: poiché tutti gli atti virtuosi ricadono sotto i precetti della legge di Dio, come si è spiegato sopra [ I-II, q. 100, a. 2 ].

E in questo senso l'obbedienza è richiesta per la fede.

Secondo, l'obbedienza può indicare l'inclinazione a osservare i comandamenti sotto l'aspetto di cose dovute.

E allora l'obbedienza è una virtù speciale ed è una parte [ potenziale ] della giustizia: rende infatti al superiore ciò che gli è dovuto obbedendogli.

E in questo senso l'obbedienza segue la fede, la quale mostra all'uomo che Dio è il superiore a cui egli deve obbedire.

4. Perché una struttura sia fondamento si richiede non solo che preceda le altre strutture, ma anche che sia connessa con le altre parti dell'edificio: infatti non sarebbe fondamento se le altre parti non fossero ad essa connesse.

Ora, la connessione dell'edificio spirituale avviene mediante la carità, come dice S. Paolo [ Col 3,14 ]: « Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione ».

Perciò la fede senza la carità non può essere fondamento: non è detto però che la carità debba venire prima della fede.

5. Per la fede è prerequisito un atto della volontà, ma non è detto che debba essere un atto informato dalla carità: poiché un tale atto presuppone la fede, non potendo la volontà tendere verso Dio con un amore perfetto senza che l'intelletto abbia in proposito una retta fede.

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