La formazione dei Presbiteri nella Chiesa Italiana |
1. Nell'odierno cammino della Chiesa in Italia, all'inizio del terzo millennio cristiano, il presente documento offre ai seminari e alle comunità ecclesiali un quadro rinnovato degli orientamenti e delle norme per la formazione dei candidati al presbiterato.
Si tratta di un testo che, in continuità con le due precedenti edizioni della Ratio institutionis sacerdotalis1, ha cercato di recepire le nuove domande poste dal mondo giovanile, di prestare attenzione al mutato contesto culturale ed ecclesiale, di valorizzare l'esperienza acquisita sul campo dagli educatori e di fare tesoro delle numerose indicazioni magisteriali nel frattempo intervenute.
2. Questa edizione di Orientamenti e norme è la terza elaborata dall'Episcopato italiano, in conformità a quanto prescritto dal decreto conciliare Optatam totius, che chiede alle Conferenze Episcopali di adattare periodicamente i principi generali della formazione presbiterale alle particolari circostanze di tempo e di luogo, in modo che essi risultino sempre conformi alle necessità pastorali delle regioni in cui dovrà svolgersi il ministero dei presbiteri.2
L'edizione del 1972 si proponeva di perseguire due scopi:
suggerire un'impostazione pedagogica che fosse la più rispondente al Concilio Vaticano II e al nuovo contesto culturale;
responsabilizzare più fortemente giovani ed educatori in un impegno che tocca i supremi interessi della Chiesa e dell'umanità.3
L'edizione del 1980, di fronte alle ipotesi di nuove vie formative che si andavano affacciando, riaffermava l'importanza del seminario come « "luogo" privilegiato della Chiesa e vera comunità ecclesiale in cui Cristo, nella potenza dello Spirito, forma i suoi sacerdoti ».4
Essa, inoltre, sottolineava la dimensione pastorale del futuro presbitero e, seguendo più da vicino l'Optatam totius, aiutava a percorrere la storia di ogni vocazione nel suo genetico sviluppo, a cominciare dal seminario minore, considerato come l'esperienza più significativa per riconoscere i primi germi della vocazione presbiterale.
Ora, a venticinque anni di distanza, questa terza edizione, mentre fa tesoro del patrimonio della collaudata tradizione formativa italiana, ha cura di integrarlo con le scelte pedagogiche richieste dalle mutate circostanze.
3. Il testo, dopo aver raccolto le istanze per una formazione al presbiterato più adeguata alle attuali esigenze della Chiesa, delinea, nel primo capitolo, la figura di presbitero che deve essere ben presente agli educatori e ai docenti dei seminari, ai seminaristi e alle comunità cristiane.
Si tratta di una figura che, in continuità con le indicazioni conciliari e la receptio postconciliare, ha la sua chiave di volta nella nozione di carità pastorale, concetto che racchiude in sé gli aspetti essenziali della natura e della missione presbiterale, quali
il riferimento prioritario a Cristo Pastore,
la necessaria relazione alla Chiesa,
l'articolata dimensione missionaria,
l'unità di vita,
la radicalità evangelica.
L'intreccio di questi aspetti permette di delineare una figura di presbitero che ben si addice alla tradizione ecclesiale italiana e che si presta a integrare i nuovi accenti richiesti dalle odierne circostanze.
4. Il secondo capitolo, sulla promozione della vocazione presbiterale e sui percorsi propedeutici, coniuga le diverse esigenze evidenziate dalle diocesi italiane.
Alcune hanno chiesto espressamente che si continuasse a trattare del seminario minore; altre che si precisassero in modo chiaro e puntuale la configurazione e gli obiettivi della comunità propedeutica.
Al secondo e al terzo paragrafo del capitolo, dedicati a questi temi, se ne è premesso uno sulla specifica promozione della vocazione presbiterale e se ne è fatto seguire un quarto dedicato ai criteri di ammissione al seminario maggiore.
La parte più innovativa è quella dedicata alla comunità propedeutica, che viene considerata in collegamento con il seminario maggiore, anche se distinta da esso, e caratterizzata per la finalità specificamente vocazionale.
Pur riconoscendo che si tratta di una realtà ancora in fase di sperimentazione, se ne tracciano le linee essenziali.
La parte dedicata ai criteri di ammissione al seminario maggiore è molto precisa.
Si indicano i criteri generali di ammissione, quelli relativi all'area affettivo-sessuale e quelli specificamente vocazionali.
Si prendono poi in considerazione i casi di seminaristi provenienti da altri seminari o case di formazione, le vocazioni in età adulta, i seminaristi di altre nazioni, offrendo indicazioni che recepiscono le norme già vigenti e l'esperienza in atto in numerosi seminari.
5. Il terzo capitolo, sulla comunità del seminario maggiore, costituisce il cuore degli Orientamenti e norme.
Esso consta di otto paragrafi, aventi per tema la necessità e gli obiettivi del seminario maggiore,
l'identità della comunità,
i protagonisti della formazione,
le dimensioni e i mezzi,
l'itinerario,
il discernimento,
il progetto educativo e
la "regola di vita comunitaria",
la formazione permanente.
Tra i protagonisti della formazione, si sottolinea il ruolo importante della comunità del seminario e quello insostituibile degli stessi seminaristi.
Quanto ai movimenti, gruppi e associazioni, si recepisce l'impostazione della Pastores dabo vobis, sottolineando la necessità che le diverse aggregazioni ecclesiali consegnino con fiducia ai seminari diocesani le vocazioni che sorgono al loro interno.
Si valorizza poi con prudenza l'eventuale intervento di consulenti psicologici, escludendo che essi facciano parte a pieno titolo dell'équipe educativa e precisando che la loro consulenza non è finalizzata al discernimento vocazionale, ma all'individuazione e alla crescita di quegli spazi di libertà che permettano ai candidati di accogliere con verità la vocazione.
Si ribadisce la necessità di una profonda integrazione tra le varie dimensioni della formazione, per evitare i rischi della giustapposizione e della contrapposizione.
Nella loro trattazione, si pone al primo posto la formazione spirituale, facendo risaltare la rilevanza dell'esperienza di fede, la decisività di un ideale che sia in grado di dare pieno significato alla vita e di costituirsi come suo principio unificante.
La formazione spirituale è incentrata sulla carità pastorale e sulla radicalità dei consigli evangelici, insiste sulla prospettiva della comunione nel presbiterio e nella Chiesa particolare ed è aperta alla missione.
La formazione umana prevede un prudente ricorso al contributo delle scienze psicopedagogiche.
La formazione teologica sottolinea la necessità dell'integrazione tra sapere teologico e vissuto teologale.
La formazione pastorale precisa i caratteri delle esperienze pastorali, che devono essere consistenti, circoscritte, graduali, differenziate e verificate.
L'itinerario formativo si discosta dalla suddivisione scolastica in biennio filosofico e triennio o quadriennio teologico ed è ritmato in tre bienni, caratterizzati dalle diverse tappe formative:
il biennio iniziale, che si conclude con la domanda di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato,
il biennio dei ministeri istituiti
e quello dei ministeri ordinati.
6. Il quarto capitolo contiene il regolamento degli studi teologici dei seminari maggiori.
Ponendosi in sostanziale continuità con la prima edizione del 1984, esso recepisce le indicazioni presenti nei documenti recenti della Santa Sede e fa tesoro di quanto maturato dall'esperienza.
Dopo avere richiamato l'esortazione petrina a confessare coraggiosamente la fede, sottolinea la funzione ecclesiale dei docenti, presenta l'organizzazione degli studi ed evidenzia la necessità di finalizzarli in vista della formazione globale dei candidati al sacerdozio.
Il capitolo è integrato dall'organigramma degli studi e dalla presentazione dettagliata degli obiettivi, dei contenuti e della didattica delle singole discipline.
7. I Vescovi italiani hanno ritenuto che il quadro degli orientamenti e delle norme delineato dal presente documento risponda in modo adeguato alle esigenze attuali della formazione e lasci aperte le prospettive per una sua ulteriore sapiente evoluzione.
È vivo l'auspicio che esso possa aiutare a delineare quel seminario descritto dal Papa Benedetto XVI nell'incontro con i seminaristi a Colonia, in occasione della XX Giornata mondiale della gioventù ( 19 agosto 2005 ): « Il seminario è tempo di cammino, di ricerca, ma soprattutto di scoperta di Cristo.
Infatti, solo nella misura in cui fa una personale esperienza di Cristo, il giovane può comprendere in verità la sua volontà e quindi la propria vocazione.
Più conosci Gesù e più il suo mistero ti attrae; più lo incontri e più sei spinto a cercarlo.
È un movimento dello spirito che dura per tutta la vita e che trova nel seminario una stagione carica di promesse, la sua "primavera" ».
Affidiamo i nuovi Orientamenti e norme agli educatori e ai docenti dei seminari, ai seminaristi e alle comunità cristiane perché, con la grazia di Dio, per l'intercessione della Beata Vergine Maria e dei Santi, li applichino con fedeltà e creatività.
Roma, 18 ottobre 2006 Festa di San Luca, Evangelista
Benvenuto Italo Castellani Arcivescovo di Lucca
Presidente della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata
Indice |
1 | C. E. I., La preparazione al sacerdozio ministeriale. Orientamenti e norme, Roma 1972; La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme per i seminari, Roma 1980. Gli Orientamenti e norme del 1980 sono stati assunti come documento per la formazione dei candidati al sacerdozio nei seminari italiani, ai sensi del can. 242, § 1, in forza della delibera n. 33 del 18 aprile 1985, e sono stati ripresentati con una lettera della Commissione Episcopale per l'educazione cattolica, la cultura e la scuola ( 29 giugno 1989 ), approvata dal Consiglio Episcopale Permanente e dalla XXXI Assemblea Generale. Essi erano stati integrati e completati dal Regolamento degli studi teologici dei seminari maggiori d'Italia, Roma 1984, approvato dalla XX Assemblea Generale e promulgato il 10 giugno 1984, dopo avere ottenuto la recognitio della Congregazione per l'Educazione Cattolica |
2 | Cfr OT, 1; cfr anche CIC, can. 242; RF, 1-4; Pastores dabo vobis, 61 |
3 | Cfr G. Carraro, Presentazione, in C. E. I., La preparazione al sacerdozio ministeriale, p. 15 |
4 | A. Ambrosiano, Presentazione, in FP, p. 8 |