Trinità

IndiceS

La parola deriva dal termine greco « trias », assunto normalmente dal III secolo in poi per indicare il mistero fondamentale del Cristianesimo, ossia Dio come Padre e Figlio e Spirito Santo nella loro unità.

« Trinità » vuole indicare così l'esistenza, nel Dio unico, di un'unica natura o sostanza divina ( ousia ) condivisa da tre ipostasi o « modi di sussistenza » ( così K. Rahner propone di tradurre il termine « persone » in Dio ).

Parlare di Trinità non è affermare un triteismo, ossia dire che vi sono in Dio tre centri autonomi di intelligenza e di volontà indipendenti tra loro; parlare di « Trinità » è un cercare parole umane meno imperfette possibili per esprimere quella realtà dell'unità e distinzione di Dio Padre, del Figlio Gesù Cristo Parola eterna del Padre, e dello Spirito Santo dono del Padre nel Cristo Risorto: una realtà testimoniata dalla Scrittura, visibile soprattutto nella vicenda pasquale, e vissuta con intensa partecipazione nella liturgia e nella vita cristiana.

Una « teologia trinitaria » autentica è così un tentativo di rispettare i dati del NT, interpretandoli senza svilirne il contenuto.

Il mistero della Trinità è il cuore della Rivelazione cristiana, il cui punto di avvio è l'evento storico salvifico di Gesù Cristo, la sua incarnazione, la morte in croce e la risurrezione.

La struttura fondamentale della Rivelazione è trinitaria: sia nel rivelarsi e comunicarsi di Dio agli uomini ( l'evento ), sia nella modalità del suo coinvolgere la libertà degli uomini ( resistenza cristiana ).

Nell'evento della Pasqua, nella morte e risurrezione del Figlio, si rivela il mistero di Dio così come è in se stesso, e non solo una nuova informazione su Dio; contemporaneamente, si afferma che la libertà degli uomini è accolta e trasformata mediante il dono dello Spirito, che li fa partecipare alla vita divina offerta nel gesto pasquale di Gesù.

Pertanto il luogo per accedere al volto trinitario di Dio è l'evento della Pasqua di Cristo, come comunicazione di Dio e pienezza della storia e dell'uomo.

La struttura trinitaria della Pasqua

La struttura trinitaria dell'evento pasquale si è affacciata molto presto alla coscienza delle comunità cristiane.

Essa non va pensata come uno sviluppo evolutivo lineare della comprensione di fede a partire da un nucleo che non conteneva una visione trinitaria: si tratta dell'esplicitazione delle condizioni ultime già presenti nell'opera di Cristo, culminata nella Pasqua.

Le confessioni di fede cristologiche ( Cristo è morto per noi; Dio l'ha risuscitato dai morti; Gesù è Signore ecc. ) sono il punto di partenza delle formule trinitarie, quelle in due articoli ( l'unico Dio, il Padre; e l'unico Signore Gesù Cristo: 1 Cor 8,6 ), e quelle in tre articoli ( Padre, Figlio e Spirito: 2 Cor 13,13; Mt 28,19 ).

Tuttavia le formule binarie e le formule triadiche non sono venute "dopo" quella cristologica ( "Gesù è Signore" ), ma si sono evolute insieme.

La struttura profonda dell'evento pasquale è dunque trinitaria, ed è possibile cogliere il mistero di Cristo nella sua pienezza solo con un annuncio e con formulazioni trinitarie.

Infatti, la centralità di Cristo è di carattere dinamico e relazionale: Gesù è rivolto verso Dio, che rivela come Padre, manifestando insieme che egli è il Figlio; ed è rivolto verso gli uomini, comunicando a loro il suo Spirito, che li riconduce alla libertà dei figli, facendo assumere a loro la figura della sua umanità filiale.

La confessione trinitaria non fa che dare forma linguistica a tale movimento dinamico: nel venire di Dio incontro all'uomo in Cristo e nel partecipare dell'uomo al mistero di Dio mediante lo Spirito di Gesù, da un lato si comunica Dio stesso, e dall'altro l'uomo raggiunge una pienezza insospettata: la figura trinitaria di Dio è il compimento della libertà degli uomini.

Le formule della fede trinitaria

L'annuncio dei primi credenti e le formulazioni di fede danno espressione a questa esperienza.

La confessione cristologica "Gesù è Signore" e altre simili ( At 8,36; 1 Gv 2,22; 1 Gv 4,2 ) hanno un terreno di nascita liturgico ( Fil 2,11 ), battesimale ( Rm 10,9 ), missionario ( At 2,36 ), comunitario ( 1 Cor 12,3 ).

Esse sono profondamente radicate nel dinamismo della vita cristiana, che partecipa alla Pasqua di Gesù, il quale è sperimentato come Signore della comunità radunata nel culto, nell'attesa che egli manifesti la sua signoria sulla storia.

La formula "Gesù è Signore" rivela una duplice tensione all'interno di Cristo, tra Gesù ( terreno ) e il Signore ( risorto ), e tra Gesù ( umiliato sino alla morte ) e il Signore ( innalzato da Dio, Padre, sopra ogni cosa ).

Cosi la Pasqua è il crogiolo in cui si forgiano le formule della fede trinitaria perché, nel morire e nel risorgere, Gesù sperimenta una singolare vicinanza del Padre, proprio dentro il suo atto di dedizione radicale.

A questa vicinanza si ispirano le formule bipartite ( dove si descrive la relazione Padre-Figlio senza nominare lo Spirito ) impiegate inizialmente nella predicazione ai pagani.

Nell'annuncio ai pagani occorre mettere in relazione la fede in Cristo con la confessione nel Dio unico ( giudaica e, in certa misura, anche dei pagani ), ricordando la chiara affermazione del monoteismo.

Tali formule intendono coordinare la fede in Cristo, Signore, con il Dio unico che è il Padre ( v. ) suo.

Tuttavia l'assenza dello Spirito nelle formule bipartite non è subito segno che la sua menzione sia una "tappa di sviluppo" successiva, perché queste formule si collocano spesso in un contesto dove la riflessione sullo Spirito è molto ricca.

Tali formule mirano a delineare la vicenda di Gesù, incentrata nella Pasqua, nel suo riferimento al volto di Dio ( Fil 2,6-11; Mt 11,25-27; Gv 1,1-18 ), che si manifesta come il Padre ( Gv 1,18 ), innalza il Figlio obbediente ( Fil 2,10 ), si rivela singolarmente e totalmente in lui ( "tutto mi è stato dato dal Padre mio": Mt 11,27 ); che è il Dio invisibile che Gesù solo ci comunica realmente ( Gv 1,18 ).

D'altra parte l'evento pasquale non rivela solo chi è il Padre e chi è il Figlio, ma deve dilatarsi nell'esperienza della comunità credente, diventare presenza efficace, interiore e attuale.

È questo il luogo della manifestazione dello Spirito, che fu avvertita come la sorgente delle principali espressioni della vita cristiana: la straordinaria forza della predicazione che suscita la fede ( 1 Ts 1,5; 1 Cor 2,4-5 ); l'esperienza del culto della comunità, in cui lo Spirito mette l'assemblea in comunione con Dio e tra i suoi mèmbri ( 1 Cor 14 ); l'esperienza personale di un diverso rapporto con Dio, soprattutto nella preghiera ( Gal 4,6; Rm 8,26-27 ).

Tale azione trasformante e unificante dello Spirito affonda le radici nella memoria storica di Gesù, la cui missione appare fin dall'inizio animata da una particolare effusione dello Spirito di Dio ( in particolare in Luca ), ma soprattutto è riferita all'evento pasquale di Gesù in cui quest'opera di trasformazione raggiunge il suo vertice.

Per questo lo Spirito è detto sia Spirito di Dio, che Spirito di Gesù, forse meglio si direbbe lo Spirito di Dio attraverso Gesù.

Così Paolo lotta contro un'esperienza dello Spirito e dei suoi doni carismatici separata da Gesù ( dalla sua Croce ), mentre Giovanni assegna allo Spirito la duplice funzione della testimonianza e della comprensione interiore della parola e della vicenda di Gesù.

In tal modo Giovanni spinge il suo sguardo fin dentro le profondità delle relazioni tra il Padre, il Figlio e lo Spirito, vedendo nella comunione tra i credenti il riverbero della comunione trinitaria.

Si arriva così in prossimità delle formule tripartite ( 1 Ts 1,3-6; 1 Cor 12,4-6; 2 Cor 13,13; Rm 5,1-6; Gal 4,6; 1 Pt 1,2; Mt 28,19 ): esse danno voce al fatto che Dio, proprio così come è in sé, si è donato nella Pasqua di Gesù, ed è pertanto la sorgente di una libertà cristiana rinnovata interiormente, della vita della comunità, della sua missione verso le genti, della sua dinamica nel mondo, della sua fervente attesa del Regno.

Mistero di Dio, evento pasquale, esperienza della libertà credente, intensa vita di preghiera comune, esistenza fraterna della comunità, nuovi comportamenti morali e sociali, dinamica missionaria, sono contrassegnate dal sigillo del volto del Dio trinitario ( per esempio, negli splendidi testi della 2 Cor 13,13 e Mt 28,19-21 ).

La riflessione trinitaria nella storia della Chiesa

Nella storia della Chiesa la confessione in Dio, soprattutto nei primi secoli, è stata oggetto di forti contrasti che l'hanno portata alla formulazione del dogma trinitario.

Il suo contesto di sviluppo è però ancora l'esperienza cristiana, in particolare il momento battesimale.

La fede trinitaria si evolve soprattutto in relazione al simbolo di fede - parte essenziale del battesimo -, che ha normalmente una struttura trinitaria.

D'altra parte, l'innesto del cristianesimo nell'ellenismo comporta inevitabilmente che esso si pensi dentro la mentalità greca.

La confessione di fede trinitaria si trova così sottoposta a uno sforzo di concettualizzazione per rispondere al monoteismo giudaico e alla razionalità ellenistica.

Questo sforzo di precisazione va inteso non come una prevaricazione del concetto sul mistero, ma come uno strumento per preservare la realtà dell'annuncio cristiano: con esso si vuoi dire che Dio stesso si è reso "partecipe" nella storia quale salvezza "definitiva" dell'uomo, in Gesù Cristo e nello Spirito.

Le eresie invece compromettono la novità del Dio cristiano e hanno una medesima radice: l'affermazione di un rigido e statico monoteismo, che interpreta il Padre, il Figlio e lo Spirito come tre "modi" con cui Dio si rivela a noi, ma che non hanno riscontro in lui ( modalismo ); o come tre "dei", che sono solo concettualmente un unico Dio ( triteismo ); o ancora che pensa il Figlio e lo Spirito come creature speciali, ma subordinate a Dio, che è l'unico principio ( subordinazionismo ).

L'influsso della cultura greca

La mentalità greca sottopone la fede cristiana a una pressione che separa il Dio unico e trascendente dalle forme storiche del suo manifestarsi, che divide il Dio in sé dal Dio per noi, facendo fatica a mostrare come nel Dio per noi si partecipi veramente la realtà di Dio in sé.

Per questo la riflessione di fede dei Padri della Chiesa e dei concili ecumenici antichi, con il supporto della riflessione dei grandi teologi trinitari ( Basilio, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Agostino ) mantiene con tenacia la difficile unità tra la storia della salvezza e la vita di Dio in se stesso.

I pronunciamenti dei concili di Nicea e Costantinopoli fisseranno la fede nella divinità di Cristo ( "della stessa sostanza del Padre" ) e dello Spirito ( "che è Signore e da la vita" ), ponendo con ciò il problema di pensare insieme l'unicità e la trinità di Dio.

Il linguaggio è segnato dalla mentalità greca ( natura-sostanza e persone ), ma lo sforzo del concetto vuole servire alla ricchezza inesauribile della fede: Dio si rende partecipe in Gesù e nello Spirito.

Nasce così la formula "una natura e tre persone", per esprimere l'unità e la distinzione dei tre nell'unico Dio.

In tal modo la tradizione pluralista è composta con quella unitarista: Dio non è un'essenza immutabile e lontana che non si comunica, ma o un eterno scambio vivente di amore.

Il linguaggio e il concetto spingeranno però a un approfondimento speculativo e alla divaricazione delle due tradizioni, orientale e occidentale: quella latina che è centrata sull'unica natura divina, in cui si distinguono le relazioni tra Padre, Figlio e Spirito; quella greca, che parte dal Padre, fonte e pienezza della divinità, da cui procede il Figlio e lo Spirito.

Questa differenza trova il suo punto di confronto nell'aggiunta del Filioque ( v. ) in Occidente, non autorizzata dagli orientali ( i quali temono che lo Spirito derivi da due "princìpi" ) e fonte di vivaci contestazioni.

La riflessione sull'unità e la distinzione corre il rischio di diventare formale e astratta se non è collegata con la storia della salvezza e con la vita nuova della comunità credente.

Il contributo di Agostino

La riflessione di Agostino da avvio a una pista feconda, che cerca di individuare le analogie della vita trinitaria nella realtà creata.

La grande intuizione di Agostino è quella di ricercare le analogie create del mistero trinitario non più nell'ambito delle essenze, ma a partire dal carattere spirituale dell'uomo.

Le dimensioni dello spirito umano ( memoria-conoscenza-amore ) sia in sé, sia nel suo rapporto con Dio ( l'uomo immagine di Dio ) illustrano le dinamiche della vita divina.

Nella vita interiore dell'uomo vi è un movimento triadico; l'uomo è memoria-conoscenza-amore, in quanto è spirito che conosce e ama se stesso, rivelando così di essere un'unica sostanza spirituale nell'opposizione relativa dei momenti della sua vita spirituale.

E poiché l'uomo è immagine di Dio, il dinamismo della sua vita spirituale si fonda sul movimento della sua conoscenza di Dio: proprio perché è memoria-conoscenza-amore di Dio è anche memoria-conoscenza-amore di sé.

In questo complesso gioco di vita spirituale si può scoprire una reale analogia tra la vita spirituale in noi e la vita stessa di Dio: è l' "analogia psicologica", che consente di chiarire l'unità e la distinzione in Dio.

Altri si sono cimentati nella riscoperta di altre analogie triadiche: nel cosmo ( vestigio, trinitatis: segni della Trinità ), nella comunione interpersonale ( l'analogia familiare: io-tu, nell'apertura al terzo: il figlio ); nel rapporto sociale ( il socialismo personalista ).

Tutte queste figure tendono a ritrovare nell'ambito dell'esperienza creata la possibilità di prefigurare un'analogia con cui pensare l'unità e la distinzione della vita trinitaria.

Tuttavia questi modelli corrono il rischio di presentare la vita trinitaria sganciata dalla dinamica della storia della salvezza, come modello speculativo per pensare l'unità della natura e la distinzione delle persone.

La cultura e la teologia moderne

Probabilmente è anche per questo motivo, e non solo per un'attitudine razionalistica, che la dottrina trinitaria riceverà la contestazione della modernità come inutile e incomprensibile ( Kant ) e sarà ricondotta a un simbolo.

La teologia contemporanea intende ricuperare il contesto storico-salvifico ( la Pasqua ) delle relazioni trinitarie del Dio unico, senza perdere tutto lo sforzo prodotto nella storia dalla concettualità dogmatica, soprattutto riprendendo il paragone antropologico come luogo reale per accedere al mistero di Dio.

Dio, comunicando veramente se stesso in Cristo, porta a pienezza in virtù dello Spirito l'umanità dell'uomo.

v. Cristologia; Dio; Figlio di Dio; Gesù il Cristo; Padre; Spirito Santo

Questo passo si salda strettamente alla descrizione della parusia.

Dopo aver allontanato le false idee, l'apostolo viene alle conseguenze positive della sua concezione.

Il passo è di una grande ricchezza; è presente il pensiero « trinitario » ( 2 Cor 13,13+; 1 Ts 4,6-8 ).

2 Ts 2,13

Schedario biblico

Dio Trinità A 2
Dio Padre A 3
Dio testimone A 40
Cristo, Dio B 1
Cristo, figlio di Dio (A) B 3
Cristo, Figlio di Dio (B) B 4
Come Cristo E 43
Amore di Dio E 44
Amore del prossimo E 45
Numeri F 24

Magistero

I credenti possono conoscere, per così dire, l'intimità di Dio stesso, scoprendo che Egli non è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore, vita donata e ricevuta in un eterno dialogo tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo - Amante, Amato e Amore

Angelus Benedetto XVI
11-6-2006

La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati.

Angelus Benedetto XVI
7-6-2009

La Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo: "Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".

Angelus Benedeto XVI
30-5-2010

Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l'amore del Padre che è all'origine di ogni vita, l'amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l'amore dello Spirito che rinnova l'uomo e il mondo.

La Santissima Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall'alto di una cattedra, ma camminando con l'umanità.

Angelus Francesco
26-5-2013

Lo Spirito Santo, dono di Gesù Risorto, ci comunica la vita divina e così ci fa entrare nel dinamismo della Trinità, che è un dinamismo di amore, di comunione, di servizio reciproco, di condivisione.

Angelus Francesco
15-6-2014

La Trinità è comunione di Persone divine le quali sono una con l'altra, una per l'altra, una nell'altra: questa comunione è la vita di Dio, il mistero d'amore del Dio Vivente.

Il cammino della vita cristiana è infatti un cammino essenzialmente "trinitario": lo Spirito Santo ci guida alla piena conoscenza degli insegnamenti di Cristo, e ci ricorda anche quello che Gesù ci ha insegnato; e Gesù, a sua volta, è venuto nel mondo per farci conoscere il Padre, per guidarci a Lui, per riconciliarci con Lui.

Angelus Francesco
31-5-2015

La comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani, può diventare un riflesso della comunione della Trinità, della sua bontà, della sua bellezza.

Gesù ci ha manifestato il volto di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone; Dio è tutto e solo Amore, in una relazione sussistente che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo.

Angelus Francesco
11-6-2017

La festa della Santissima Trinità ci fa contemplare il mistero di Dio che incessantemente crea, redime e santifica, sempre con amore e per amore, e ad ogni creatura che lo accoglie dona di riflettere un raggio della sua bellezza, bontà e verità.

Angelus Francesco
27-5-2018

Concilio Ecumenico Vaticano II

Invocazioni del Concilio riferentisi alla SS. … Lumen gentium 17
  Dignitatis humanae 15
  Ad gentes 42
Il dato di fede Ad gentes 2
la … Santissima Lumen gentium 39
fonte di ogni santità Lumen gentium 47
Missione del Figlio nel mondo da parte del Padre Sacrosanctum concilium 5
  Sacrosanctum concilium 6
  Lumen gentium 3
  Lumen gentium 8
  Lumen gentium 13
  Lumen gentium 17
  Lumen gentium 18
  Dei verbum 4
  Unitatis redintegratio 2
  Christus Dominus 1
  Presbyterorum ordinis 12
  Ad gentes 3
  Ad gentes 5
Il Padre mandò lo Spirito del Figlio suo Lumen gentium 13
il Figlio promise e inviò lo Spirito Lumen gentium 7
  Lumen gentium 19
  Lumen gentium 39
  Dei verbum 4
  Dei verbum 17
  Christus Dominus 1
  Unitatis redintegratio 2
da parte del Padre Ad gentes 4
Culto alla SS. … Lumen gentium 51
  Lumen gentium 66
Gli Apostoli mandati a battezzare nel nome della SS. … Ad gentes 3
  Ad gentes 17
  Dignitatis humanae 1
La Chiesa universale è un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Lumen gentium 4
  Lumen gentium 50
  Lumen gentium 51
deriva le sue origini dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo secondo il piano del Padre Ad gentes 2
ha il compito di rendere presente e visibile la SS. … Gaudium et spes 21
il mistero dell'unità della Chiesa ha come supremo modello la SS. … Unitatis redintegratio 2
Agli uomini morti per il peccato il Padre ridà la vita per lo Spirito Santo finché risusciterà in Cristo i loro corpi Lumen gentium 4
essi hanno accesso al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo ed entrano in comunicazione con la SS. … Dei verbum 2
ciò avviene nella Liturgia e specialmente nella celebrazione eucaristica Sacrosanctum concilium 2
  Unitatis redintegratio 15
Il ministero liturgico dei sacerdoti fa sì che le comunità lodino la SS. … Presbyterorum ordinis 5
essi trovano l'unità della loro vita nell'unione con la SS. … Presbyterorum ordinis 14
e conducono la famiglia di Dio alla SS. … Presbyterorum ordinis 6
Nella formazione sacerdotale gli alunni devono imparare a vivere in comunione con la SS. … Optatam totius 8
I fratelli separati confessano apertamente la SS. … Lumen gentium 15
  Unitatis redintegratio 20
  Unitatis redintegratio 21
e in questa confessione sono uniti alla Chiesa Gaudium et spes 92
la stretta comunione con la SS. … accresce le relazioni fraterne fra tutti i cristiani Unitatis redintegratio 1
  Unitatis redintegratio 7
  Unitatis redintegratio 12
nella SS. … la Chiesa ripone le speranze per la loro riconciliazione Unitatis redintegratio 24

Catechismo della Chiesa Cattolica

« Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 232ss
La creazione - opera della Santissima Trinità 292
Comp. 27; 32; 34; 44-49; 52; 82; 83; 110; 130; 136; 137; 144; 153; 161; 165; 195; 198; 209; 385; 428; 534
v. Dio; Padre; Figlio di Dio; Verbo; Spirito Santo

Summa Teologica

Processioni I, q. 27
Relazioni I, q. 28
Persone in comune I, q. 29-31
Conoscenza della I, q. 32
La persona del Padre I, q. 33
La persona del Figlio I, q. 34-35
La persona dello Spirito Santo I, q. 36-38
Le persone in relazione all'essenza I, q. 39
Persone e relazioni I, q. 40
Persone e atti nozionali I, q. 41
Uguaglianza delle persone I, q. 42
Missioni I, q. 43