Sacramentum caritatis

Indice

Eucaristia, mistero da celebrare

Seconda Parte

« In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero » ( Gv 6,32 )

34 - Lex orandi e lex credendi

Il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto molto sulla relazione intrinseca tra fede eucaristica e celebrazione, mettendo in evidenza il nesso tra lex orandi e lex credendi e sottolineando il primato dell'azione liturgica.

È necessario vivere l'Eucaristia come mistero della fede autenticamente celebrato, nella chiara consapevolezza che « l'intellectus fidei è sempre originariamente in rapporto con l'azione liturgica della Chiesa ».105

In questo ambito, la riflessione teologica non può mai prescindere dall'ordine sacramentale istituito da Cristo stesso.

Dall'altra parte, l'azione liturgica non può mai essere considerata genericamente, a prescindere dal mistero della fede.

La sorgente della nostra fede e della liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: il dono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale.

35 - Bellezza e liturgia

Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza.

La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor.

Nella liturgia rifulge il Mistero pasquale mediante il quale Cristo stesso ci attrae a sé e ci chiama alla comunione.

In Gesù, come soleva dire san Bonaventura, contempliamo la bellezza e il fulgore delle origini.106

Tale attributo cui facciamo riferimento non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell'amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l'amore.107

Già nella creazione Dio si lascia intravedere nella bellezza e nell'armonia del cosmo ( Sap 13,5; Rm 1,19-20 ).

Nell'Antico Testamento poi troviamo ampi segni del fulgore della potenza di Dio, che si manifesta con la sua gloria attraverso i prodigi operati in mezzo al popolo eletto ( Es 14; Es 16,10; Es 24,12-18; Nm 14,20-23 ).

Nel Nuovo Testamento si compie definitivamente questa epifania di bellezza nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo:108

Egli è la piena manifestazione della gloria divina.

Nella glorificazione del Figlio risplende e si comunica la gloria del Padre ( Gv 1,14; Gv 8,54; Gv 12,28; Gv 17,1 ).

Tuttavia, questa bellezza non è una semplice armonia di forme; « il più bello tra i figli dell'uomo » ( Sal 45,3 ) è anche misteriosamente colui che « non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi » ( Is 53,2 ).

Gesù Cristo ci mostra come la verità dell'amore sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della morte nella luce irradiante della risurrezione.

Qui il fulgore della gloria di Dio supera ogni bellezza intramondana.

La vera bellezza è l'amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale.

La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra.

Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro ( Mc 9,2 ).

La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione.

Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria.

La Celebrazione eucaristica opera del « Christus totus »

36 - Christus totus in capite et in corpore

La bellezza intrinseca della liturgia ha come soggetto proprio il Cristo risorto e glorificato nello Spirito Santo, che include la Chiesa nel suo agire.109

In questa prospettiva è assai suggestivo richiamare alla mente le parole di sant'Agostino che in modo efficace descrivono questa dinamica di fede propria dell'Eucaristia.

Il grande Santo di Ippona, proprio in riferimento al Mistero eucaristico, mette in rilievo come Cristo stesso ci assimili a sé: « Quel pane che voi vedete sull'altare, santificato con la parola di Dio, è il corpo di Cristo.

Il calice, o meglio quel che il calice contiene, santificato con le parole di Dio, è sangue di Cristo.

Con questi [ segni ] Cristo Signore ha voluto affidarci il suo corpo e il suo sangue, che ha sparso per noi per la remissione dei peccati.

Se voi li avete ricevuti bene, voi stessi siete quel che avete ricevuto ».110

Pertanto « non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso ».111

Da qui possiamo contemplare la misteriosa azione di Dio che comporta l'unità profonda tra noi e il Signore Gesù: « Non bisogna credere infatti che il Cristo sia nel capo senza essere anche nel corpo, ma egli è tutto intero nel capo e nel corpo ».112

37 - Eucaristia e Cristo risorto

Poiché la liturgia eucaristica è essenzialmente actio Dei che ci coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito, il suo fondamento non è a disposizione del nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento.

Anche qui vale l'irrefragabile affermazione di san Paolo: « Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo » ( 1 Cor 3,11 ).

È ancora l'Apostolo delle genti ad assicurarci che, in riferimento all'Eucaristia, egli non ci comunica una sua personale dottrina, ma quello che a sua volta ha ricevuto ( 1 Cor 11,23 ).

La celebrazione dell'Eucaristia implica, infatti, la Tradizione viva.

La Chiesa celebra il Sacrificio eucaristico in obbedienza al comando di Cristo, a partire dall'esperienza del Risorto e dall'effusione dello Spirito Santo.

Per questo motivo, la comunità cristiana, fin dagli inizi, si riunisce per la fractio panis nel Giorno del Signore.

Il giorno in cui Cristo è risorto dai morti, la Domenica, è anche il primo giorno della settimana, quello in cui la tradizione veterotestamentaria vedeva l'inizio della creazione.

Il giorno della creazione è ora diventato il giorno della « creazione nuova », il giorno della nostra liberazione nel quale facciamo memoria di Cristo morto e risorto.113

38 - Ars celebrandi

Nei lavori sinodali è stata più volte raccomandata la necessità di superare ogni possibile separazione tra l'ars celebrandi, cioè l'arte di celebrare rettamente, e la partecipazione piena, attiva e fruttuosa di tutti i fedeli.

In effetti, il primo modo con cui si favorisce la partecipazione del Popolo di Dio al Rito sacro è la celebrazione adeguata del Rito stesso.

L'ars celebrandi è la migliore condizione per l'actuosa participatio.114

L'ars celebrandi scaturisce dall'obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa ( 1 Pt 2,4-5.9 ).115

39 - Il Vescovo, liturgo per eccellenza

Se è vero che tutto il Popolo di Dio partecipa alla Liturgia eucaristica, tuttavia in relazione alla corretta ars celebrandi un compito imprescindibile spetta a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine.

Vescovi, sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la celebrazione come loro principale dovere.116

Innanzitutto il Vescovo diocesano: egli infatti, quale « primo dispensatore dei misteri di Dio nella Chiesa particolare a lui affidata, è la guida, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica ».117

Tutto ciò è decisivo per la vita della Chiesa particolare non solo in quanto la comunione con il Vescovo è la condizione perché ogni celebrazione sul territorio sia legittima, ma anche perché egli stesso è il liturgo per eccellenza della propria Chiesa.118

A lui spetta salvaguardare la concorde unità delle celebrazioni nella sua Diocesi.

Pertanto deve essere « impegno del Vescovo fare in modo che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre più il senso autentico dei riti e dei testi liturgici e così siano condotti ad un'attiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia ».119

In particolare, esorto a fare quanto è necessario perché le celebrazioni liturgiche svolte dal Vescovo nella Chiesa cattedrale avvengano nel pieno rispetto dell'ars celebrandi, in modo che possano essere considerate come modello da tutte le chiese sparse sul territorio.120

40 - Il rispetto dei libri liturgici e della ricchezza dei segni

Sottolineando l'importanza dell'ars celebrandi, si pone in luce di conseguenza il valore delle norme liturgiche.121

L'ars celebrandi deve favorire il senso del sacro e l'utilizzo di quelle forme esteriori che educano a tale senso, come, ad esempio, l'armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell'arredo e del luogo sacro.

La celebrazione eucaristica trova giovamento là dove i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica si impegnano a fare conoscere i vigenti libri liturgici e le relative norme, mettendo in evidenza le grandi ricchezze dell'Ordinamento Generale del Messale Romano e dell'Ordinamento delle Letture della Messa.

Nelle comunità ecclesiali si dà forse per scontata la loro conoscenza ed il loro giusto apprezzamento, ma spesso così non è.

In realtà, sono testi in cui sono contenute ricchezze che custodiscono ed esprimono la fede e il cammino del Popolo di Dio lungo i due millenni della sua storia.

Altrettanto importante per una giusta ars celebrandi è l'attenzione verso tutte le forme di linguaggio previste dalla liturgia: parola e canto, gesti e silenzi, movimento del corpo, colori liturgici dei paramenti.

La liturgia, in effetti, possiede per sua natura una varietà di registri di comunicazione che le consentono di mirare al coinvolgimento di tutto l'essere umano.

La semplicità dei gesti e la sobrietà dei segni posti nell'ordine e nei tempi previsti comunicano e coinvolgono di più che l'artificiosità di aggiunte inopportune.

L'attenzione e l'obbedienza alla struttura propria del rito, mentre esprimono il riconoscimento del carattere di dono dell'Eucaristia, manifestano la volontà del ministro di accogliere con docile gratitudine tale ineffabile dono.

41 - Arte al servizio della celebrazione

Il legame profondo tra la bellezza e la liturgia deve farci considerare con attenzione tutte le espressioni artistiche poste al servizio della celebrazione.122

Una componente importante dell'arte sacra è certamente l'architettura delle chiese,123 nelle quali deve risaltare l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede.

A tale proposito si deve tenere presente che lo scopo dell'architettura sacra è di offrire alla Chiesa che celebra i misteri della fede, in particolare l'Eucaristia, lo spazio più adatto all'adeguato svolgimento della sua azione liturgica.124

Infatti, la natura del tempio cristiano è definita dall'azione liturgica stessa, che implica il radunarsi dei fedeli ( ecclesia ), i quali sono le pietre vive del tempio ( 1 Pt 2,5 ).

Lo stesso principio vale per tutta l'arte sacra in genere, specialmente la pittura e la scultura, nelle quali l'iconografia religiosa deve essere orientata alla mistagogia sacramentale.

Un'approfondita conoscenza delle forme che l'arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può essere di grande aiuto per coloro che, di fronte a architetti e artisti, hanno la responsabilità della committenza di opere artistiche legate all'azione liturgica.

Perciò è indispensabile che nella formazione dei seminaristi e dei sacerdoti sia inclusa, come disciplina importante, la storia dell'arte con speciale riferimento agli edifici di culto alla luce delle norme liturgiche.

In definitiva, è necessario che in tutto quello che riguarda l'Eucaristia vi sia gusto per la bellezza.

Rispetto e cura dovranno aversi anche per i paramenti, gli arredi, i vasi sacri, affinché, collegati in modo organico e ordinato tra loro, alimentino lo stupore per il mistero di Dio, manifestino l'unità della fede e rafforzino la devozione.125

42 - Il canto liturgico

Nell'ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico.126

A ragione sant'Agostino in un suo famoso sermone afferma: « L'uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo.

Il cantare è espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po' più di attenzione, è espressione di amore ».127

Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio.

La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto.

Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l'altro.

A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia.

In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione.128

Di conseguenza tutto - nel testo, nella melodia, nell'esecuzione - deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici.129

Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano,130 in quanto canto proprio della liturgia romana.131

43 - La struttura della celebrazione eucaristica

Dopo aver ricordato gli elementi portanti dell'ars celebrandi emersi nei lavori sinodali, vorrei richiamare l'attenzione più specificamente su alcune parti della struttura della Celebrazione eucaristica, che nel nostro tempo necessitano di una particolare cura, al fine di restare fedeli all'intenzione profonda del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II, in continuità con tutta la grande tradizione ecclesiale.

44 - Unità intrinseca dell'azione liturgica

Prima di tutto è necessario riflettere sull'unità intrinseca del rito della santa Messa.

Bisogna evitare che, sia nelle catechesi che nella modalità di celebrazione, si dia adito ad una visione giustapposta delle due parti del rito.

Liturgia della Parola e liturgia eucaristica - oltre ai riti di introduzione e di conclusione - « sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto ».132

Infatti, esiste un legame intrinseco tra la Parola di Dio e l'Eucaristia.

Ascoltando la Parola di Dio nasce o si rafforza la fede ( Rm 10,17 ); nell'Eucaristia il Verbo fatto carne si dà a noi come cibo spirituale.133

Così « dalle due mense della Parola di Dio e del Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli il Pane di vita ».134

Pertanto, si deve costantemente tener presente che la Parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, conduce all'Eucaristia come al suo fine connaturale.

45 - La liturgia della Parola

Insieme al Sinodo, chiedo che la liturgia della Parola sia sempre debitamente preparata e vissuta.

Pertanto, raccomando vivamente che nelle liturgie si ponga grande attenzione alla proclamazione della Parola di Dio da parte di lettori ben preparati.

Non dimentichiamo mai che « quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua Parola, annunzia il Vangelo ».135

Se le circostanze lo rendono opportuno, si può pensare a poche parole di introduzione che aiutino i fedeli a prenderne rinnovata coscienza.

La Parola di Dio per essere ben compresa deve essere ascoltata ed accolta con spirito ecclesiale e nella consapevolezza della sua unità con il Sacramento eucaristico.

Infatti, la Parola che annunciamo ed ascoltiamo è il Verbo fatto carne ( Gv 1,14 ) ed ha un intrinseco riferimento alla persona di Cristo e alla modalità sacramentale della sua permanenza.

Cristo non parla nel passato ma nel nostro presente, come Egli è presente nell'azione liturgica.

In questo orizzonte sacramentale della rivelazione cristiana, 136 la conoscenza e lo studio della Parola di Dio ci permettono di apprezzare, celebrare e vivere meglio l'Eucaristia.

Anche qui si rivela in tutta la sua verità l'affermazione secondo cui « l'ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo ».137

A questo scopo è necessario che i fedeli siano aiutati ad apprezzare i tesori della Sacra Scrittura presenti nel lezionario attraverso iniziative pastorali, celebrazioni della Parola e la lettura orante ( lectio divina ).

Inoltre, non si dimentichi di promuovere le forme di preghiera confermate dalla tradizione: la Liturgia delle Ore, soprattutto le Lodi, i Vespri, la Compieta e anche le celebrazioni vigiliari.

La preghiera dei Salmi, le letture bibliche e quelle della grande tradizione presentate nell'Ufficio divino possono condurre ad un'approfondita esperienza dell'avvenimento di Cristo e dell'economia della salvezza, che a sua volta può arricchire la comprensione e la partecipazione alla Celebrazione eucaristica.138

46 - L'omelia

In relazione all'importanza della Parola di Dio si pone la necessità di migliorare la qualità dell'omelia.

Essa infatti « è parte dell'azione liturgica »;139 ha il compito di favorire una più piena comprensione ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli.

Per questo i ministri ordinati devono « preparare accuratamente l'omelia, basandosi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura ».140

Si evitino omelie generiche o astratte.

In particolare, chiedo ai ministri di fare in modo che l'omelia ponga la Parola di Dio proclamata in stretta relazione con la celebrazione sacramentale141 e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola di Dio sia realmente sostegno e vita della Chiesa.142

Si tenga presente, pertanto, lo scopo catechetico ed esortativo dell'omelia.

Si ritiene opportuno che, partendo dal lezionario triennale, siano sapientemente proposte ai fedeli omelie tematiche che, lungo l'anno liturgico, trattino i grandi temi della fede cristiana, attingendo a quanto proposto autorevolmente dal Magistero nei quattro 'pilastri' del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendio: la professione della fede, la celebrazione del mistero cristiano, la vita in Cristo, la preghiera cristiana.143

47 - Presentazione dei doni

I Padri sinodali hanno richiamato l'attenzione anche sulla presentazione dei doni.

Non si tratta semplicemente di un sorta di « intervallo » tra la liturgia della Parola e quella eucaristica.

Ciò farebbe venir meno, tra l'altro, il senso dell'unico rito composto di due parti connesse.

In questo gesto umile e semplice si manifesta, in realtà, un significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all'altare tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata e presentata al Padre.144

In questa prospettiva portiamo all'altare anche tutta la sofferenza e il dolore del mondo, nella certezza che tutto è prezioso agli occhi di Dio.

Questo gesto, per essere vissuto nel suo autentico significato, non ha bisogno di essere enfatizzato con complicazioni inopportune.

Esso permette di valorizzare l'originaria partecipazione che Dio chiede all'uomo per portare a compimento l'opera divina in lui e dare in tal modo senso pieno al lavoro umano, che attraverso la Celebrazione eucaristica viene unito al sacrificio redentore di Cristo.

48 - La preghiera eucaristica

La preghiera eucaristica è « momento centrale e culminante dell'intera celebrazione ».145

La sua importanza merita di essere adeguatamente sottolineata.

Le differenti preghiere eucaristiche contenute nel Messale ci sono tramandate dalla Tradizione viva della Chiesa e si distinguono per una ricchezza teologica e spirituale inesauribile.

I fedeli devono essere messi in grado di apprezzarla.

L'Ordinamento Generale del Messale Romano ci aiuta in questo ricordandoci gli elementi fondamentali di ogni preghiera eucaristica: azione di grazie, acclamazione, epiclesi, racconto dell'istituzione, consacrazione, anamnesi, offerta, intercessione e dossologia conclusiva.146

In particolare, la spiritualità eucaristica e la riflessione teologica vengono illuminate se si contempla la profonda unità nell'anafora tra l'invocazione dello Spirito Santo e il racconto dell'istituzione, 147 in cui « si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell'Ultima Cena ».148

Infatti, « la Chiesa implora con speciali invocazioni la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve nella Comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno ».149

49 - Scambio della pace

L'Eucaristia è per sua natura Sacramento della pace.

Questa dimensione del Mistero eucaristico trova nella Celebrazione liturgica specifica espressione nel rito dello scambio della pace.

Si tratta indubbiamente di un segno di grande valore ( Gv 14,27 ).

Nel nostro tempo, così spaventosamente carico di conflitti, questo gesto acquista, anche dal punto di vista della sensibilità comune, un particolare rilievo in quanto la Chiesa avverte sempre più come compito proprio quello di implorare dal Signore il dono della pace e dell'unità per se stessa e per l'intera famiglia umana.

La pace è certamente un anelito insopprimibile, presente nel cuore di ciascuno.

La Chiesa si fa voce della domanda di pace e di riconciliazione che sale dall'animo di ogni persona di buona volontà, rivolgendola a Colui che « è la nostra pace » ( Ef 2,14 ) e che può rappacificare popoli e persone, anche dove falliscono i tentativi umani.

Da tutto ciò si comprende l'intensità con cui spesso il rito della pace è sentito nella Celebrazione liturgica.

A questo proposito, tuttavia, durante il Sinodo dei Vescovi è stata rilevata l'opportunità di moderare questo gesto, che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell'assemblea proprio prima della Comunione.

È bene ricordare come non tolga nulla all'alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino.150

50 - Distribuzione e ricezione dell'Eucaristia

Un altro momento della celebrazione a cui è necessario accennare è la distribuzione e la ricezione della santa Comunione.

Chiedo a tutti, in particolare ai ministri ordinati e a coloro che, adeguatamente preparati, in caso di reale necessità, vengono autorizzati al ministero della distribuzione dell'Eucaristia, di fare il possibile perché il gesto nella sua semplicità corrisponda al suo valore di incontro personale con il Signore Gesù nel Sacramento.

Per quanto riguarda le prescrizioni per la corretta prassi rimando ai documenti recentemente emanati.151

Tutte le comunità cristiane si attengano fedelmente alle norme vigenti, vedendo in esse l'espressione della fede e dell'amore che tutti dobbiamo avere nei confronti di questo sublime Sacramento.

Inoltre, non venga trascurato il tempo prezioso del ringraziamento dopo la Comunione: oltre all'esecuzione di un canto opportuno, assai utile può essere anche il rimanere raccolti in silenzio.152

A questo proposito, vorrei richiamare l'attenzione ad un problema pastorale in cui frequentemente accade di imbattersi nel nostro tempo.

Mi riferisco al fatto che in alcune circostanze, come ad esempio nelle sante Messe celebrate in occasione di matrimoni, funerali o eventi analoghi, sono presenti alla celebrazione, oltre ai fedeli praticanti, anche altri che magari da anni non si accostano all'altare, o forse si trovano in una situazione di vita che non permette l'accesso ai Sacramenti.

Altre volte capita che siano presenti persone di altre confessioni cristiane o addirittura di altre religioni.

Circostanze simili si verificano anche in chiese che sono meta di visitatori, soprattutto nelle grandi città d'arte.

Si comprende la necessità che si trovino allora modi brevi ed incisivi per richiamare tutti al senso della comunione sacramentale e alle condizioni per la sua ricezione.

Laddove vi siano situazioni in cui non sia possibile garantire la doverosa chiarezza sul significato dell'Eucaristia, si deve valutare l'opportunità di sostituire la Celebrazione eucaristica con una celebrazione della Parola di Dio.153

51 - Il congedo: « Ite, missa est »

Infine, vorrei soffermarmi su quanto i Padri sinodali hanno detto circa il saluto di congedo al termine della Celebrazione eucaristica.

Dopo la benedizione, il diacono o il sacerdote congeda il popolo con le parole: Ite, missa est.

In questo saluto ci è dato di cogliere il rapporto tra la Messa celebrata e la missione cristiana nel mondo.

Nell'antichità « missa » significava semplicemente « dimissione ».

Tuttavia essa ha trovato nell'uso cristiano un significato sempre più profondo.

L'espressione « dimissione », in realtà, si trasforma in « missione ».

Questo saluto esprime sinteticamente la natura missionaria della Chiesa.

Pertanto, è bene aiutare il Popolo di Dio ad approfondire questa dimensione costitutiva della vita ecclesiale, traendone spunto dalla liturgia.

In questa prospettiva può essere utile disporre di testi, opportunamente approvati, per l'orazione sul popolo e la benedizione finale che esplicitino tale legame.154

Actuosa participatio

52 - Autentica partecipazione

Il Concilio Vaticano II aveva posto giustamente una particolare enfasi sulla partecipazione attiva, piena e fruttuosa dell'intero Popolo di Dio alla Celebrazione eucaristica.155

Certamente, il rinnovamento attuato in questi anni ha favorito notevoli progressi nella direzione auspicata dai Padri conciliari.

Tuttavia, non dobbiamo nasconderci il fatto che a volte si è manifestata qualche incomprensione precisamente circa il senso di questa partecipazione.

Conviene pertanto mettere in chiaro che con tale parola non si intende fare riferimento ad una semplice attività esterna durante la celebrazione.

In realtà, l'attiva partecipazione auspicata dal Concilio deve essere compresa in termini più sostanziali, a partire da una più grande consapevolezza del mistero che viene celebrato e del suo rapporto con l'esistenza quotidiana.

Ancora pienamente valida è la raccomandazione della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, che esortava i fedeli a non assistere alla liturgia eucaristica « come estranei o muti spettatori », ma a partecipare « all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente ».156

Il Concilio proseguiva sviluppando la riflessione: i fedeli « formati dalla Parola di Dio, si nutrano alla mensa del Corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro ».157

53 - Partecipazione e ministero sacerdotale

La bellezza e l'armonia dell'azione liturgica trovano una significativa espressione nell'ordine con cui ciascuno è chiamato a partecipare attivamente.

Ciò comporta il riconoscimento dei diversi ruoli gerarchici implicati nella celebrazione stessa.

È utile ricordare che la partecipazione attiva ad essa non coincide di per sé con lo svolgimento di un ministero particolare.

Soprattutto non giova alla causa della partecipazione attiva dei fedeli una confusione che venisse ingenerata dalla incapacità di distinguere, nella comunione ecclesiale, i diversi compiti spettanti a ciascuno.158

In particolare, è necessario che vi sia chiarezza riguardo ai compiti specifici del sacerdote.

Egli è in modo insostituibile, come attesta la tradizione della Chiesa, colui che presiede l'intera Celebrazione eucaristica, dal saluto iniziale alla benedizione finale.

In forza dell'Ordine sacro ricevuto, egli rappresenta Gesù Cristo, capo della Chiesa e, nel modo suo proprio, anche la Chiesa stessa.159

Ogni celebrazione dell'Eucaristia, infatti, è guidata dal Vescovo, « o personalmente, o per mezzo dei presbiteri suoi collaboratori ».160

Egli è coadiuvato dal diacono, il quale ha nella celebrazione alcuni compiti specifici: preparare l'altare e prestare servizio al sacerdote, annunciare il Vangelo, eventualmente tenere l'omelia, proporre ai fedeli le intenzioni della preghiera universale, distribuire ai fedeli l'Eucaristia.161

In relazione a questi ministeri, legati al sacramento dell'Ordine, si pongono anche altri ministeri per il servizio liturgico, lodevolmente svolti da religiosi e laici preparati.162

54 - Celebrazione eucaristica e inculturazione

A partire dalle affermazioni fondamentali del Concilio Vaticano II, è stata sottolineata più volte l'importanza della partecipazione attiva dei fedeli al Sacrificio eucaristico.

Per favorire questo coinvolgimento si può fare spazio ad alcuni adattamenti appropriati ai diversi contesti e alle differenti culture.163

Il fatto che vi siano stati alcuni abusi non oscura la chiarezza di questo principio, che deve essere mantenuto secondo le reali necessità della Chiesa, la quale vive e celebra il medesimo mistero di Cristo in situazioni culturali differenti.

Il Signore Gesù, infatti, proprio nel mistero dell'Incarnazione, nascendo da donna come perfetto uomo ( Gal 4,4 ), si è posto in diretto rapporto non soltanto con le attese presenti all'interno dell'Antico Testamento, ma anche con quelle coltivate da tutti i popoli.

Con ciò Egli ha mostrato che Dio intende raggiungerci nel nostro contesto vitale.

Pertanto, per una più efficace partecipazione dei fedeli ai santi Misteri è utile la prosecuzione del processo di inculturazione nell'ambito della Celebrazione eucaristica, tenendo conto delle possibilità di adattamento offerte dall'Ordinamento Generale del Messale Romano,164 interpretate alla luce dei criteri fissati dalla IV Istruzione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Varietates legitimae del 25 gennaio 1994,165 e dalle direttive espresse dal Papa Giovanni Paolo II nelle Esortazioni postsinodali Ecclesia in Africa, Ecclesia in America, Ecclesia in Asia, Ecclesia in Oceania, Ecclesia in Europa.166

A questo scopo raccomando alle Conferenze episcopali di agire favorendo il giusto equilibrio tra criteri e direttive già emanate e nuovi adattamenti,167 sempre in accordo con la Sede Apostolica.

55 - Condizioni personali per una « actuosa participatio »

Considerando il tema dell'actuosa participatio dei fedeli al sacro rito, i Padri sinodali hanno dato rilievo anche alle condizioni personali in cui ciascuno deve trovarsi per una fruttuosa partecipazione.168

Una di queste è certamente lo spirito di costante conversione che deve caratterizzare la vita di tutti i fedeli.

Non ci si può aspettare una partecipazione attiva alla liturgia eucaristica, se ci si accosta ad essa superficialmente, senza prima interrogarsi sulla propria vita.

Favoriscono tale disposizione interiore, ad esempio, il raccoglimento ed il silenzio, almeno qualche istante prima dell'inizio della liturgia, il digiuno e, quando necessario, la Confessione sacramentale.

Un cuore riconciliato con Dio abilita alla vera partecipazione.

In particolare, occorre richiamare i fedeli al fatto che un'actuosa participatio ai santi Misteri non può aversi se non si cerca al tempo stesso di prendere parte attivamente alla vita ecclesiale nella sua integralità, che comprende pure l'impegno missionario di portare l'amore di Cristo dentro la società.

Senza dubbio, la piena partecipazione all'Eucaristia si ha quando ci si accosta anche personalmente all'altare per ricevere la Comunione.169

Tuttavia, si deve fare attenzione a che questa giusta affermazione non introduca un certo automatismo tra i fedeli, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla Mensa eucaristica.

Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa.

È bene in queste circostanze coltivare il desiderio della piena unione con Cristo con la pratica, ad esempio, della comunione spirituale, ricordata da Giovanni Paolo II170 e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale.171

56 - Partecipazione dei cristiani non cattolici

Con il tema della partecipazione ci troviamo inevitabilmente a trattare dei cristiani appartenenti a Chiese o a Comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la Chiesa Cattolica.

A questo proposito, si deve dire che l'intrinseco legame esistente tra Eucaristia e unità della Chiesa, da una parte, ci fa desiderare ardentemente il giorno in cui potremo celebrare insieme con tutti i credenti in Cristo la divina Eucaristia ed esprimere così visibilmente la pienezza dell'unità che Cristo ha voluto per i suoi discepoli ( Gv 17,21 ).

Dall'altra parte, il rispetto che dobbiamo al sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo ci impedisce di farne un semplice « mezzo » da usarsi indiscriminatamente per raggiungere questa stessa unità.172

L'Eucaristia, infatti, non manifesta solo la nostra personale comunione con Gesù Cristo, ma implica anche la piena communio con la Chiesa.

Questo è, pertanto, il motivo per cui con dolore, ma non senza speranza, chiediamo ai cristiani non cattolici di comprendere e rispettare la nostra convinzione che si rifà alla Bibbia e alla Tradizione.

Noi riteniamo che la Comunione eucaristica e la comunione ecclesiale si appartengano così intimamente da rendere generalmente impossibile accedere all'una senza godere dell'altra, da parte di cristiani non cattolici.

Ancora più priva di senso sarebbe una vera e propria concelebrazione con ministri di Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa Cattolica.

Resta tuttavia vero che, in vista dell'eterna salvezza, vi è la possibilità dell'ammissione di singoli cristiani non cattolici all'Eucaristia, al sacramento della Penitenza e all'Unzione degli infermi.

Ciò suppone però il verificarsi di determinate ed eccezionali situazioni connotate da precise condizioni.173

Esse sono indicate con chiarezza nel Catechismo della Chiesa Cattolica174 e nel suo Compendio.175

È dovere di ciascuno attenervisi fedelmente.

57 - Partecipazione attraverso i mezzi di comunicazione

A causa dello sviluppo formidabile dei mezzi di comunicazione, negli ultimi decenni la parola « partecipazione » ha acquistato un significato più ampio che in passato.

Tutti riconosciamo con soddisfazione che questi strumenti offrono nuove possibilità anche in riferimento alla Celebrazione eucaristica.176

Ciò richiede dagli operatori pastorali del settore una specifica preparazione ed un vivo senso di responsabilità.

Infatti, la santa Messa trasmessa alla televisione inevitabilmente acquista un certo carattere di esemplarità.

Si deve fare perciò particolare attenzione perché la celebrazione, oltre a svolgersi in luoghi degni e ben preparati, rispetti le norme liturgiche.

Infine, quanto al valore della partecipazione alla santa Messa resa possibile dai mezzi di comunicazione, chi assiste a tali trasmissioni deve sapere che, in condizioni normali, non adempie al precetto festivo.

Infatti, il linguaggio dell'immagine rappresenta la realtà, ma non la riproduce in se stessa.177

Se è assai lodevole che anziani e malati partecipino alla santa Messa festiva attraverso le trasmissioni radiotelevisive, non altrettanto potrebbe dirsi di chi, mediante tali trasmissioni, volesse dispensarsi dall'andare in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica nell'assemblea della Chiesa viva.

58 - « Actuosa participatio » degli infermi

Considerando la condizione di coloro che per motivi di salute o di età non possono recarsi nei luoghi di culto, vorrei richiamare l'attenzione di tutta la comunità ecclesiale sulla necessità pastorale di assicurare l'assistenza spirituale ai malati, a quelli che restano nelle proprie case o che si trovano in ospedale.

Più volte nel Sinodo dei Vescovi si è fatto cenno alla loro condizione.

Occorre fare in modo che questi nostri fratelli possano accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale.

Rinforzando in tal modo il rapporto con Cristo crocifisso e risorto, potranno sentire la propria esistenza pienamente inserita nella vita e nella missione della Chiesa mediante l'offerta della propria sofferenza in unione col sacrificio di nostro Signore.

Un'attenzione particolare deve essere riservata ai disabili; là dove la loro condizione lo permette, la comunità cristiana deve favorire la loro partecipazione alla celebrazione nel luogo di culto.

In proposito, si faccia in modo che siano rimossi negli edifici sacri eventuali ostacoli architettonici che impediscono ai disabili l'accesso.

Infine, venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono l'Eucaristia nella fede anche della famiglia o della comunità che li accompagna.178

59 - L'attenzione per i carcerati

La tradizione spirituale della Chiesa, sulla scorta di una precisa parola di Cristo ( Mt 25,36 ), ha individuato nella visita ai carcerati una delle opere di misericordia corporale.

Coloro che si trovano in questa situazione hanno particolarmente bisogno di essere visitati dal Signore stesso nel sacramento dell'Eucaristia.

Sperimentare la vicinanza della comunità ecclesiale, partecipare all'Eucaristia e ricevere la santa Comunione in un periodo della vita così particolare e doloroso può sicuramente contribuire alla qualità del proprio cammino di fede e favorire il pieno ricupero sociale della persona.

Interpretando i desideri espressi nell'Assemblea sinodale chiedo alle Diocesi di fare in modo che, nei limiti del possibile, vi sia un adeguato investimento di forze nell'attività pastorale rivolta alla cura spirituale dei detenuti.179

60 - I migranti e la partecipazione all'Eucaristia

Toccando il problema di coloro che per diversi motivi sono costretti a lasciare la propria terra, il Sinodo ha espresso particolare gratitudine verso quanti sono impegnati nella cura pastorale dei migranti.

In questo contesto, un'attenzione specifica deve essere data a quei migranti che appartengono alle Chiese cattoliche orientali e per i quali, al distacco dalla propria casa, si aggiunge la difficoltà di non poter partecipare alla liturgia eucaristica secondo il proprio rito di appartenenza.

Per questo, dove è possibile, venga loro concesso di essere assistiti dai sacerdoti del loro rito.

In ogni caso, chiedo ai Vescovi di accogliere nella carità di Cristo questi fratelli.

L'incontro di fedeli di riti diversi può diventare anche occasione di vicendevole arricchimento.

In particolare, penso al giovamento che può derivare, soprattutto per il clero, dalla conoscenza delle diverse tradizioni.180

61 - Le grandi concelebrazioni

L'Assemblea sinodale si è soffermata a considerare la qualità della partecipazione nelle grandi celebrazioni che avvengono in circostanze particolari, in cui vi sono, oltre ad un grande numero di fedeli, anche molti sacerdoti concelebranti.181

Da una parte, è facile riconoscere il valore di questi momenti, specialmente quando presiede il Vescovo attorniato dal suo presbiterio e dai diaconi.

Dall'altra, in tali circostanze possono verificarsi problemi quanto all'espressione sensibile dell'unità del presbiterio, specialmente nella preghiera eucaristica, e quanto alla distribuzione della santa Comunione.

Si deve evitare che tali grandi concelebrazioni creino dispersione.

A ciò si provveda con strumenti adeguati di coordinamento e sistemando il luogo di culto in modo da consentire ai presbiteri e ai fedeli la piena e reale partecipazione.

Comunque, occorre tener presente che si tratta di concelebrazioni d'indole eccezionale e limitate a situazioni straordinarie.

62 - La lingua latina

Quanto affermato non deve, tuttavia, mettere in ombra il valore di queste grandi liturgie.

Penso in questo momento, in particolare, alle celebrazioni che avvengono durante incontri internazionali, oggi sempre più frequenti.

Esse devono essere giustamente valorizzate.

Per meglio esprimere l'unità e l'universalità della Chiesa, vorrei raccomandare quanto suggerito dal Sinodo dei Vescovi, in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II:182 eccettuate le letture, l'omelia e la preghiera dei fedeli, è bene che tali celebrazioni siano in lingua latina; così pure siano recitate in latino le preghiere più note183 della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani in canto gregoriano.

Più in generale, chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa Messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia.184

63 - Celebrazioni eucaristiche in piccoli gruppi

Una situazione assai diversa è quella che si viene a creare in alcune circostanze pastorali in cui, proprio per una partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa, si favoriscono le celebrazioni in piccoli gruppi.

Pur riconoscendo la valenza formativa sottesa a queste scelte, è necessario precisare che esse devono essere armonizzate con l'insieme della proposta pastorale della Diocesi.

Infatti, tali esperienze perderebbero il loro carattere pedagogico, se fossero sentite in antagonismo o in parallelo rispetto alla vita della Chiesa particolare.

A tale proposito, il Sinodo ha evidenziato alcuni criteri ai quali attenersi: i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità, non a frammentarla; ciò deve trovare convalida nella prassi concreta; questi gruppi devono favorire la partecipazione fruttuosa dell'intera assemblea e preservare, per quanto possibile, l'unità della vita liturgica delle singole famiglie.185

La celebrazione interiormente partecipata

64 - Catechesi mistagogica

La grande tradizione liturgica della Chiesa ci insegna che, per una fruttuosa partecipazione, è necessario impegnarsi a corrispondere personalmente al mistero che viene celebrato, mediante l'offerta a Dio della propria vita, in unità con il sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo intero.

Per questo motivo, il Sinodo dei Vescovi ha raccomandato di curare nei fedeli l'intima concordanza delle disposizioni interiori con i gesti e le parole.

Se questa mancasse, le nostre celebrazioni, per quanto animate, rischierebbero la deriva del ritualismo.

Pertanto occorre promuovere un'educazione alla fede eucaristica che disponga i fedeli a vivere personalmente quanto viene celebrato.

Di fronte all'importanza essenziale di questa participatio personale e consapevole, quali possono essere gli strumenti formativi adeguati?

I Padri sinodali all'unanimità hanno indicato, al riguardo, la strada di una catechesi a carattere mistagogico, che porti i fedeli a addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono celebrati.186

In particolare, per la relazione tra ars celebrandi e actuosa participatio si deve innanzitutto affermare che « la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata ».187

Per natura sua, infatti, la liturgia ha una sua efficacia pedagogica nell'introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato.

Proprio per questo, nella tradizione più antica della Chiesa il cammino formativo del cristiano, pur senza trascurare l'intelligenza sistematica dei contenuti della fede, assumeva sempre un carattere esperienziale in cui determinante era l'incontro vivo e persuasivo con Cristo annunciato da autentici testimoni.

In questo senso, colui che introduce ai misteri è innanzitutto il testimone.

Tale incontro certamente si approfondisce nella catechesi e trova la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione dell'Eucaristia.

Da questa struttura fondamentale dell'esperienza cristiana prende le mosse l'esigenza di un itinerario mistagogico, in cui devono sempre essere tenuti presenti tre elementi.

a) Si tratta innanzitutto della interpretazione dei riti alla luce degli eventi salvifici, in conformità con la tradizione viva della Chiesa.

In effetti, la celebrazione dell'Eucaristia, nella sua infinita ricchezza, contiene continui riferimenti alla storia della salvezza.

In Cristo crocifisso e risorto ci è dato di celebrare davvero il centro ricapitolatore di tutta la realtà ( Ef 1,10 ).

Fin dall'inizio la comunità cristiana ha letto gli avvenimenti della vita di Gesù, ed in particolare del mistero pasquale, in relazione a tutto il percorso veterotestamentario.

b) La catechesi mistagogica si dovrà preoccupare, inoltre, di introdurre al senso dei segni contenuti nei riti.

Questo compito è particolarmente urgente in un'epoca fortemente tecnicizzata come l'attuale, in cui c'è il rischio di perdere la capacità percettiva in relazione ai segni e ai simboli.

Più che informare, la catechesi mistagogica dovrà risvegliare ed educare la sensibilità dei fedeli per il linguaggio dei segni e dei gesti che, uniti alla parola, costituiscono il rito.

c) Infine, la catechesi mistagogica deve preoccuparsi di mostrare il significato dei riti in relazione alla vita cristiana in tutte le sue dimensioni, di lavoro e di impegno, di pensieri e di affetti, di attività e di riposo.

È parte dell'itinerario mistagogico porre in evidenza il nesso dei misteri celebrati nel rito con la responsabilità missionaria dei fedeli.

In tal senso, l'esito maturo della mistagogia è la consapevolezza che la propria esistenza viene progressivamente trasformata dai santi Misteri celebrati.

Scopo di tutta l'educazione cristiana, del resto, è di formare il fedele, come « uomo nuovo », ad una fede adulta, che lo renda capace di testimoniare nel proprio ambiente la speranza cristiana da cui è animato.

Per poter svolgere all'interno delle nostre comunità ecclesiali un tale compito educativo occorre avere formatori adeguatamente preparati.

Certamente tutto il Popolo di Dio deve sentirsi impegnato in questa formazione.

Ogni comunità cristiana è chiamata ad essere luogo di introduzione pedagogica ai misteri che si celebrano nella fede.

A questo riguardo, i Padri durante il Sinodo hanno sottolineato l'opportunità di un maggior coinvolgimento delle Comunità di vita consacrata, dei movimenti e delle aggregazioni che, in forza dei loro propri carismi, possono arrecare nuovo slancio alla formazione cristiana.188

Anche nel nostro tempo lo Spirito Santo non lesina certo l'effusione dei suoi doni per sostenere la missione apostolica della Chiesa, a cui spetta di diffondere la fede e di educarla fino alla sua maturità.189

65 - La riverenza verso l'Eucaristia

Un segnale convincente dell'efficacia che la catechesi eucaristica ha sui fedeli è sicuramente la crescita in loro del senso del mistero di Dio presente tra noi.

Ciò può essere verificato attraverso specifiche manifestazioni di riverenza verso l'Eucaristia, a cui il percorso mistagogico deve introdurre i fedeli.190

Penso, in senso generale, all'importanza dei gesti e della postura, come l'inginocchiarsi durante i momenti salienti della preghiera eucaristica.

Nell'adeguarsi alla legittima diversità di segni che si compiono nel contesto delle differenti culture, ciascuno viva ed esprima la consapevolezza di trovarsi in ogni celebrazione davanti alla maestà infinita di Dio, che ci raggiunge in modo umile nei segni sacramentali.

Adorazione e pietà eucaristica

66 - Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione

Uno dei momenti più intensi del Sinodo è stato quando ci siamo recati nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti fedeli per l'adorazione eucaristica.

Con tale gesto di preghiera, l'Assemblea dei Vescovi ha inteso richiamare l'attenzione, non solo con le parole, sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e adorazione.

In questo significativo aspetto della fede della Chiesa si trova uno degli elementi decisivi del cammino ecclesiale, compiuto dopo il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II.

Mentre la riforma muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito.

Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato.

In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento.

Già Agostino aveva detto: « nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo ».191

Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa.192

Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo.

Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste.

L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa.

Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera.

E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri ».193

67 - La pratica dell'adorazione eucaristica

Insieme all'Assemblea sinodale, pertanto, raccomando vivamente ai Pastori della Chiesa e al Popolo di Dio la pratica dell'adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria.194

A questo proposito, di grande giovamento sarà un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa Celebrazione liturgica.

Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare appositamente all'adorazione perpetua.

Inoltre, raccomando che nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell'Eucaristia.

Vorrei qui esprimere ammirazione e sostegno a tutti quegli Istituti di vita consacrata i cui membri dedicano una parte significativa del loro tempo all'adorazione eucaristica.

In tal modo essi offrono a tutti l'esempio di persone che si lasciano plasmare dalla presenza reale del Signore.

Desidero ugualmente incoraggiare quelle associazioni di fedeli, come anche le Confraternite, che assumono questa pratica come loro speciale impegno, diventando così fermento di contemplazione per tutta la Chiesa e richiamo alla centralità di Cristo per la vita dei singoli e delle comunità.

68 - Forme di devozione eucaristica

Il rapporto personale che il singolo fedele instaura con Gesù, presente nell'Eucaristia, lo rimanda sempre all'insieme della comunione ecclesiale, alimentando in lui la consapevolezza della sua appartenenza al Corpo di Cristo.

Per questo, oltre ad invitare i singoli fedeli a trovare personalmente del tempo da trascorrere in preghiera davanti al Sacramento dell'altare, ritengo doveroso sollecitare le stesse parrocchie e gli altri gruppi ecclesiali a promuovere momenti di adorazione comunitaria.

Ovviamente, conservano tutto il loro valore le già esistenti forme di devozione eucaristica.

Penso, ad esempio, alle processioni eucaristiche, soprattutto alla tradizionale processione nella solennità del Corpus Domini, alla pia pratica delle Quarant'ore, ai Congressi eucaristici locali, nazionali e internazionali, e alle altre iniziative analoghe.

Opportunamente aggiornate e adattate alle circostanze diverse, tali forme di devozione meritano di essere anche oggi coltivate.195

69 - Il luogo del tabernacolo nella chiesa

In relazione all'importanza della custodia eucaristica e dell'adorazione e riverenza nei confronti del sacramento del Sacrificio di Cristo, il Sinodo dei Vescovi si è interrogato riguardo all'adeguata collocazione del tabernacolo all'interno delle nostre chiese.196

La sua corretta posizione, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento.

È necessario pertanto che il luogo in cui vengono conservate le specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa.

A tale fine, occorre tenere conto della disposizione architettonica dell'edificio sacro: nelle chiese in cui non esiste la cappella del Santissimo Sacramento e permane l'altare maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell'Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante.

Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella del Santissimo in prossimità del presbiterio; ove ciò non sia possibile, è preferibile situare il tabernacolo nel presbiterio, in luogo sufficientemente elevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmente ben visibile.

Tali accorgimenti concorrono a conferire dignità al tabernacolo, che deve sempre essere curato anche sotto il profilo artistico.

Ovviamente è necessario tener conto di quanto afferma in proposito l'Ordinamento Generale del Messale Romano.197

Il giudizio ultimo su questa materia spetta comunque al Vescovo diocesano.

Indice

105 Relatio post disceptationem, 4: L'Osservatore Romano, 14 ottobre 2005, p. 5
106 Sermo 1, 7; 11, 10; 22, 7; 29, 76: Sermones dominicales ad fidem codicum nunc denuo editi, Grottaferrata 1977, pp.135, 209 s., 292 s., 337;
Benedetto XVI, Messaggio ai Movimenti Ecclesiali e alle Nuove Comunità ( 22 maggio 2006 ): AAS 98 (2006), 463
107 Conc.Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes 22
108 Dei Verbum 2;
Dei Verbum 4
109 Propositio 33
110 Sermo 227, 1: PL 38, 1099
111 S. Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus 21, 8
112 Ibidem, 28,1: PL 35, 1622
113 Propositio 30.
Anche la santa Messa che la Chiesa celebra durante la settimana, ed a cui i fedeli sono invitati a partecipare, trova la sua forma propria nel giorno del Signore, il giorno della risurrezione di Cristo;
Propositio 43
114 Propositio 2
115 Propositio 25
116 Propositio 19.
La Propositio 25 specifica: « Un'autentica azione liturgica esprime la sacralità del Mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire nelle parole e nelle azioni del sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso Dio Padre sia con i fedeli sia per loro »
117 Ordinamento Generale del Messale Romano, 22;
Sacrosanctum Concilium 41;
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum ( 25 marzo 2004 ), 19-25: AAS 96 ( 2004 ), 555-557
118 Christus Dominus 14;
Sacrosanctum Concilium 41
119 Ordinamento Generale del Messale Romano, 22
120 ibidem.
121 Propositio 25
122 Sacrosanctum Concilium 112-130
123 Propositio 27
124 ibidem.
125 Per tutto quanto riguarda questi aspetti occorre attenersi fedelmente a quanto indicato nell'Ordinamento Generale del Messale Romano, 319-351
126 Ordinamento Generale del Messale Romano, 39-41;
Sacrosanctum Concilium 112-118
127 Sermo 34,1: PL 38, 210
128 Propositio 25: « Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l'amore verso Gesù presente nell'Eucaristia »
129 Propositio 29
130 Propositio 36
131 Sacrosanctum Concilium 116;
Ordinamento Generale del Messale Romano, 41
132 Ordinamento Generale del Messale Romano, 28;
Sacrosanctum Concilium 56;
Sacra Congregazione dei Riti, Istr. Eucharisticum Mysterium ( 25 maggio 1967 ), 3: AAS 57 ( 1967 ), 540-543
133 Propositio 18
134 Ibidem.
135 Ordinamento Generale del Messale Romano, 29
136 Giovanni Paolo II, Fides et ratio 13
137 S. Gerolamo, Comm. in Is., Prol.: PL 24, 17;
Dei Verbum 25
138 Propositio 31
139 Ordinamento Generale del Messale Romano, 29;
Sacrosanctum Concilium 7;
Sacrosanctum Concilium 33;
Sacrosanctum Concilium 52
140 Propositio 19
141 Sacrosanctum Concilium 52
142 Dei Verbum 21
143 A tale scopo il Sinodo ha esortato ad elaborare sussidi pastorali, basati sul lezionario triennale, che aiutino a legare in modo intrinseco la proclamazione delle letture previste con la dottrina della fede: cfr Propositio 19
144 Propositio 20
145 Ordinamento Generale del Messale Romano, 78
146 ibidem, 78-79
147 Propositio 22
148 Ordinamento Generale del Messale Romano, 79d
149 Ibidem, 79c
150 Tenendo conto di consuetudini antiche e venerabili e dei desideri espressi dai Padri sinodali, ho chiesto ai competenti Dicasteri di studiare la possibilità di collocare lo scambio della pace in altro momento, ad esempio prima della presentazione dei doni all'altare.
Tale scelta, peraltro, non mancherebbe di suscitare un significativo richiamo all'ammonimento del Signore sulla necessaria riconciliazione previa ad ogni offerta a Dio ( Mt 5,23s ): Propositio 23
151 Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum ( 25 marzo 2004 ), 80-96: AAS 96 ( 2004 ), 574-577
152 Propositio 34
153 Propositio 35
154 Propositio 24
155 Sacrosanctum Concilium 14-20;
Sacrosanctum Concilium 30s;
Sacrosanctum Concilium 48s;
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum ( 25 marzo 2004 ), 36-42: AAS 96 ( 2004 ), 561-564
156 Sacrosanctum Concilium 48
157 Ibidem.
158 Congregazione per il Clero e altri Dicasteri della Curia Romana, Istr. su alcune questioni circa la collaborazione dei laici nel ministero dei sacerdoti Ecclesiae de mysterio ( 15 agosto 1997 ): AAS 89 ( 1997 ), 852-877
159 Propositio 33
160 Ordinamento Generale del Messale Romano, 92
161 ibidem, 94
162 Apostolicam Actuositatem 24;
Ordinamento Generale del Messale Romano, nn. 95-111;
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004), 43-47: AAS 96 (2004), 564-566;
Propositio 33: « Questi ministeri devono essere introdotti secondo uno specifico mandato e secondo le reali esigenze della comunità che celebra.
Le persone incaricate di questi servizi liturgici laicali devono essere scelte accuratamente, ben preparate e accompagnate con una formazione permanente.
La loro nomina deve essere a tempo. Queste persone devono essere conosciute dalla comunità e devono ricevere da essa anche un grato riconoscimento »
163 Sacrosanctum Concilium 37-42
164 Ordinamento Generale del Messale Romano, 386-399
165 AAS 87 ( 1995 ), 288-314
166 Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa 55-71;
Giovanni Paolo II, Ecclesia in America 16;
Giovanni Paolo II, Ecclesia in America 40;
Giovanni Paolo II, Ecclesia in America 64;
Giovanni Paolo II, Ecclesia in America 70-72;
Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia ( 6 novembre 1999 ), 21s.: AAS 92 ( 2000 ), 482-487;
Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Oceania ( 22 novembre 2001 ), 16: AAS 94 ( 2002 ), 382-384;
Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa 58-60;
167 Propositio 26
168 Propositio 35;
Sacrosanctum Concilium 11
169 Cat. Chiesa Cat. 1388;
Sacrosanctum Concilium 55
170 Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia 34
171 Quali, ad esempio, S. Tommaso d'Aquino, Summa. Theologiae, III, q. 80, a. 1,2;
S. Teresa di Gesù, Cammino di perfezione, cap. 35.
La dottrina è stata autorevolmente confermata dal Concilio di Trento, sess. XIII, c. VIII
172 Giovanni Paolo II, Ut Unum Sint 8
173 Propositio 41;
Unitatis Redintegratio 8;
Unitatis Redintegratio 15;
Giovanni Paolo II, Ut Unum Sint 46;
Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia 45-46;
Cod. Diritto Can. can: 844 §§ 3-4;
Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 671 §§ 3-4;
Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, Directoire pour l'application des principes et des normes sur l'œcuménisme ( 25 marzo 1993 ), 125, 129- 131: AAS 85 ( 1993 ), 1087, 1088-1089
174 Cat. Chiesa Cat. 1398-1401
175 Cat. Chiesa Cat. 293
176 Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istr. past. sulle Comunicazioni Sociali nel 20° Anniversario della « Communio et Progressio » Aetatis novae ( 22 febbraio 1992 ): AAS 84 (1992), 447-468
177 Propositio 29
178 Propositio 44
179 Propositio 48
180 Tale conoscenza può essere effettuata anche negli anni di formazione dei candidati al sacerdozio in seminario attraverso opportune iniziative: cfr Propositio 45
181 Propositio 37
182 Sacrosanctum Concilium 36;
Sacrosanctum Concilium 54
183 Propositio 36
184 ibidem.
185 Propositio 32
186 Propositio 14
187 Propositio 19
188 Propositio 14
189 Benedetto XVI, Omelia ai primi Vespri di Pentecoste ( 3 giugno 2006 ): AAS 98 ( 2006 ), 509
190 Propositio 34
191 Enarrationes in Psalmos 98,9: CCL XXXIX, 1385;
Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana ( 22 dicembre 2005 ): AAS 98 ( 2006 ), 44-45
192 Propositio 6
193 Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana ( 22 dicembre 2005 ): AAS 98 ( 2006 ), 45
194 Propositio 6;
Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia ( 17 dicembre 2001 ), nn. 164-165, Città del Vaticano 2002, pp.137-139;
Sacra Congregazione dei Riti, Istr. Eucharisticum Mysterium ( 25 maggio 1967 ): AAS 57 ( 1967 ), 539-573
195 Relatio post disceptationem, 11: L'Osservatore Romano, 14 ottobre 2005, p. 5
196 Propositio 28
197 n. 314