Per una pastorale della cultura

I - Fede e cultura: Linne di orientamento

2. Messaggera di Cristo, Redentore dell'uomo, la Chiesa nel nostro tempo ha preso nuova coscienza della dimensione culturale della persona e delle comunità umane.

Il Concilio Vaticano II in particolare la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo e il Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, e i Sinodi dei Vescovi sull'evangelizzazione nel mondo moderno e sulla catechesi nel nostro tempo, ricapitolati dalle Esortazioni apostoliche Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e Catechesi Tradendae di Giovanni Paolo II, propongono, al riguardo, un ricco insegnamento, particolareggiato dalle varie Assemblee speciali continente per continente del Sinodo dei Vescovi e dalle Esortazioni apostoliche postsinodali del Santo Padre.

L'inculturazione della fede è stata oggetto di una riflessione approfondita da parte della Pontificia Commissione Biblica4 e della Commissione Teologica Internazionale.5

Il Sinodo straordinario del 1985 per il ventesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, ripreso da Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris Missio, la presenta come « intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture » ( n. 52 ).

Il Papa Giovanni Paolo II, in numerosi interventi nel corso dei suoi viaggi apostolici, come pure le Conferenze generali dell'Episcopato Latinoamericano a Puebla e a Santo Domingo,6 hanno attualizzato e particolareggiato questa nuova dimensione della pastorale della Chiesa nel nostro tempo, per raggiungere gli uomini nella loro cultura.

L'esame attento dei diversi campi culturali proposti in questo documento mostra l'ampiezza di ciò che rappresenta la cultura, maniera particolare in cui gli individui e i popoli coltivano la loro relazione con la natura e i loro fratelli, con se stessi e con Dio, al fine di giungere ad una esistenza pienamente umana ( cf. Gaudium et Spes, n. 53 ).

Non c'è cultura se non quella dell'uomo, mediante l'uomo e per l'uomo.

E tutta l'attività dell'uomo, la sua intelligenza e la sua affettività, la sua ricerca di senso, i suoi costumi e i suoi riferimenti etici.

La cultura è così connaturata nell'uomo che la sua natura non ha volto se non quando si realizza nella sua cultura.

Compito essenziale di una pastorale della cultura è quello di restituire l'uomo nella sua pienezza di creatura « ad immagine e somiglianza di Dio » ( Gen 1,26 ), allontanandolo dalla tentazione antropocentrica di considerarsi indipendente dal Creatore.

Perciò questa osservazione è di capitale importanza per una pastorale della cultura « non si può negare che l'uomo si dà sempre in una cultura particolare, ma pure non si può negare che l'uomo non si esaurisce in questa stessa cultura.

Del resto, il progresso stesso delle culture dimostra che nell'uomo esiste qualcosa che trascende le culture.

Questo « qualcosa » è precisamente la natura dell'uomo: proprio questa natura è la misura della cultura ed è la condizione perché l'uomo non sia prigioniero di nessuna delle sue culture, ma affermi la sua dignità personale nel vivere conformemente alla verità profonda del suo essere » ( Veritatis Splendor, n. 53 ).

La cultura, nel suo rapporto essenziale con la verità e con il bene, non può scaturire soltanto dalla fonte dell'esperienza dei bisogni, dei centri di interesse o delle esigenze elementari.

« La dimensione primaria e fondamentale della cultura come sottolineava Giovanni Paolo II all'Unesco , è la sana moralità: la cultura morale ».7

Le culture, « quando sono profondamente radicate nell'umano, portano in sé la testimonianza dell'apertura tipica dell'uomo all'universale e alla trascendenza » ( Fides et Ratio, n. 70 ).

Segnate, nella tensione stessa verso la loro realizzazione, dalle dinamiche degli uomini e della loro storia ( cfr. Ibid., n. 71 ), le culture ne condividono anche il peccato, e richiedono, pertanto, il necessario discernimento dei cristiani.

Quando il Verbo di Dio assume, con l'Incarnazione, la natura umana nella sua dimensione storica e concreta, escluso il peccato ( Eb 4,15 ), la purifica e la porta alla sua pienezza nello Spirito Santo.

Rivelandosi, Dio apre il suo cuore agli uomini, « con eventi e parole intimamente connessi tra loro » e fa scoprire ad essi nel loro linguaggio di uomini i misteri del suo Amore, « per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé » ( Dei Verbum, n. 2 ).

3. La Buona Novella del Vangelo per le culture

Per rivelarsi, entrare in dialogo con gli uomini e chiamarli alla salvezza, Dio si è scelto, nel ricco ventaglio delle culture millenarie nate dal genio umano, un Popolo di cui ha permeato, purificato e fecondato la cultura originaria.

La storia dell'Alleanza è quella del sorgere di una cultura ispirata da Dio stesso al suo Popolo.

La Sacra Scrittura è lo strumento voluto e usato da Dio per rivelarsi, il che la eleva ad un piano sopraculturale.

« Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità » ( Dei Verbum, n. 11 ).

Nella Sacra Scrittura, Parola di Dio, che costituisce l'inculturazione originaria della fede nel Dio di Abramo, Dio di Gesù Cristo, « le parole di Dio, …, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini » ( Ibid., n. 13 ).

Il messaggio della Rivelazione, iscritto nella Storia sacra, si presenta sempre rivestito di un involucro culturale dal quale è indissociabile, poiché ne è parte integrante.

La Bibbia, Parola di Dio espressa nel linguaggio degli uomini, costituisce l'archetipo dell'incontro fecondo tra la Parola di Dio e la cultura.

A tal proposito, la vocazione di Abramo è significativa: « Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre » ( Gen 12,1 ).

« Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende …

Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta il cui architetto e costruttore è Dio stesso » ( Eb 11,8-10 ).

La storia del Popolo di Dio comincia con un'adesione di fede, che è anche una rottura culturale, per culminare nella Croce di Cristo, rottura, se di questo si tratta, elevazione da terra, ma anche centro d'attrazione che orienta la storia del mondo verso il Cristo e raduna nell'unità i figli dispersi di Dio: « Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » ( Gv 12,31 ).

La rottura culturale con la quale si inaugura la vocazione di Abramo, « Padre dei credenti », esprime ciò che avviene nell'intimo del cuore dell'uomo, allorché Dio fa irruzione nella sua esistenza, per rivelarsi e suscitare l'impegno di tutto il suo essere.

Abramo viene spiritualmente e culturalmente sradicato per essere, nella fede, piantato da Dio nella Terra Promessa.

Anzi, questa rottura sottolinea la fondamentale differenza di natura tra la fede e la cultura.

Contrariamente agli idoli che sono il prodotto di una cultura, il Dio d'Abramo è il Tutt'Altro.

Mediante la rivelazione entra nella vita di Abramo.

Il tempo ciclico delle religioni antiche è superato: con Abramo e il popolo ebreo comincia un tempo nuovo, che diventa la storia degli uomini in cammino verso Dio.

Non è un popolo a fabbricarsi un dio, ma Dio che dà origine al suo Popolo, come Popolo di Dio.

La cultura biblica, perciò, occupa un posto unico.

E la cultura del Popolo di Dio, al centro del quale si è incarnato.

La Promessa fatta ad Abramo culmina nella glorificazione del Cristo crocifisso.

Il Padre dei Credenti, teso verso l'adempimento della Promessa, annuncia il sacrificio del Figlio di Dio sul legno della Croce.

Nel Cristo, venuto a ricapitolare l'insieme della creazione, l'Amore di Dio chiama tutti gli uomini a condividere la condizione di figli.

Il Dio Tutt'altro si manifesta in Gesù Cristo Tutto Nostro: « Il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini » ( Dei Verbum, n. 13 ).

Pertanto, la fede ha il potere di raggiungere il cuore di ogni cultura, per purificarlo, fecondarlo, arricchirlo e dargli modo di estrinsecarsi alla misura senza misura dell'amore di Cristo.

Il fatto di accogliere il messaggio di Cristo dà vita, così, ad una cultura le cui due componenti fondamentali sono, per una ragione del tutto nuova, la persona e l'amore.

L'amore redentore del Cristo svela, al di là dei limiti naturali delle persone, il loro valore profondo, che si schiude sotto l'azione della Grazia, dono di Dio.

Cristo è la fonte di questa civiltà dell'amore, di cui gli uomini hanno nostalgia, in seguito alla caduta nel peccato originale nel giardino dell'Eden, e che Giovanni Paolo II, sulla scia di Paolo VI, continuamente ci invita a realizzare concretamente con tutti gli uomini di buona volontà.

Infatti, il legame fondamentale del Vangelo, cioè del Cristo e della Chiesa, con l'uomo nella sua umanità, è creatore di cultura nel suo stesso fondamento.

Vivendo il Vangelo due millenni di storia ne sono la testimonianza la Chiesa illumina il senso e il valore della vita, amplia gli orizzonti della ragione e consolida i fondamenti della morale umana.

La fede cristiana autenticamente vissuta rivela, in tutta la sua profondità, la dignità della persona e la sublimità della sua vocazione ( Redemptor Hominis, n. 10 ).

Fin dalle origini, il Cristianesimo si distingue per l'intelligenza della fede e l'audacia della ragione.

Ciò è attestato da pionieri quali San Giustino e San Clemente Alessandrino, Origene e i Padri Cappadoci.

Questo incontro fecondo del Vangelo con le filosofie, fino all'epoca contemporanea, è ricordato dal Papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Fides et Ratio ( cf. n. 36-48 ).

« L'incontro della fede con le diverse culture ha dato vita di fatto ad una realtà nuova » ( Ibid., n. 70 ), esso crea così una cultura originale, nei contesti più svariati.

4. L'evangelizzazione e l'inculturazione

L'evangelizzazione propriamente detta consiste nell'annuncio esplicito del mistero della salvezza di Cristo e del suo messaggio, poiché « Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » ( 1 Tm 2,4 ).

« È dunque necessario che tutti si convertano a lui, conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, ed a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo » ( Ad Gentes, n. 7 ).

La novità, che continuamente sgorga dalla Rivelazione di Dio attraverso « eventi e parole intimamente connessi tra loro » ( Dei Verbum, n. 2 ), comunicata dallo Spirito di Cristo all'opera nella Chiesa, manifesta la verità su Dio e la salvezza dell'uomo.

L'annuncio di Gesù Cristo, « il quale è insieme il Mediatore e la pienezza di tutta la Rivelazione » ( Ibid. ), mette in luce i semina Verbi nascosti e talvolta quasi sotterrati nel cuore delleculture, e li apre nella misura stessa della capacità di infinito che Egli ha creato e che viene a colmare nell'ammirevole condiscendenza dell'eterna Sapienza ( cf. Dei Verbum, n. 13 ), trasformando il loro progetto di senso in aspirazione alla trascendenza e le aspettative in punti di ancoraggio per l'accoglimento del Vangelo.

Mediante la testimonianza esplicita della loro fede, i discepoli di Gesù impregnano di Vangelo la pluralità delle culture.

Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa …

Si tratta … anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza.

Occorre evangelizzare non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione Gaudium et Spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio.

Il Vangelo, e quindi l'evangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture.

Tuttavia il Regno, che il Vangelo annuncia, è vissuto da uomini profondamente legati a una cultura, e la costruzione del Regno non può non avvalersi degli elementi della cultura e delle culture umane.

Indipendenti di fronte alle culture, il Vangelo e l'evangelizzazione non sono necessariamente incompatibili con esse, ma capaci di impregnarle tutte, senza asservirsi ad alcuna.

La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca …

Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture.

Esse devono essere rigenerate mediante l'incontro con la Buona Novella ( Evangelii Nuntiandi, n. 18-20 ).

Per far questo, è necessario annunciare il Vangelo nel linguaggio e nella cultura degli uomini.

Questa Buona Novella si rivolge alla persona umana nella sua complessa totalità, spirituale e morale, economica e politica, culturale e sociale.

La Chiesa non esita, perciò, a parlare di evangelizzazione delle culture, vale a dire delle mentalità, dei costumi, dei comportamenti.

« La nuova evangelizzazione richiede uno sforzo lucido, serio e ordinato per evangelizzare la cultura » ( Ecclesia in America, n. 70 ).

Se le culture, il cui insieme è fatto di elementi non omogenei, sono mutevoli e mortali, il primato del Cristo e l'universalità del suo messaggio sono sorgente inesauribile di vita ( cfr. Col 1,8-12; Ef 1,8 ) e di comunione.

Portatori di questa novità assoluta di Cristo nel cuore delle culture, i missionari del Vangelo non cessano di oltrepassare i limiti propri di ciascuna cultura, senza lasciarsi rinchiudere entro le prospettive terrene di un mondo migliore.

« Ma come il Regno di Cristo non è di questo mondo ( cf. Gv 18,36 ), la Chiesa o popolo di Dio, che prepara la venuta di questo Regno, nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie tutte le risorse, le ricchezze, le consuetudini dei popoli, nella misura in cui sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida e le eleva » ( Lumen Gentium, n. 13 ).

L'evangelizzazione, di cui la fede stessa è legata ad una cultura, deve sempre il testimoniare con chiarezza il posto unico di Cristo, la sacramentalità della sua Chiesa, l'amore dei suoi discepoli per ogni uomo e « tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode » ( Fil 4,8 ), il che implica il rigetto di tutto quanto è fonte di peccato e frutto del peccato nel cuore delle culture.

5. « Oggi è fortemente sentita l'esigenza dell'evangelizzazione delle culture e dell'inculturazione del messaggio della fede » ( Pastores dabo vobis, n. 55 ).

L'una e l'altra vanno di pari passo, in un processo di reciproco scambio che richiede l'esercizio permanente di un rigoroso discernimento alla luce del Vangelo, per identificare valori e controvalori presenti nelle culture, per costruire sui primi e lottare vigorosamentre contro i secondi.

« Con l'inculturazione la Chiesa incarna il Vangelo nelle diverse culture e, nello stesso tempo, introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità; trasmette ad esse i propri valori, assumendo ciò che di buono c'è in esse e rinnovandole dall'interno.

Da parte sua, con l'inculturazione la Chiesa diventa segno più comprensibile di ciò che è e strumento più atto della missione » ( Redemptoris Missio, n. 52 ).

« Necessaria ed essenziale » ( Pastores dabo vobis, n. 55 ), l'inculturazione, tanto lontana dall'archeologismo passatista quanto dal mimetismo intramondano, è « chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture ».

« In questo incontro, le culture non solo non vengono private di nulla, ma sono anzi stimolate ad aprirsi al nuovo della verità evangelica per trarne incentivo verso ulteriori sviluppi » ( Fides et Ratio, n. 71 ).

In sintonia con le esigenze oggettive della fede e la missione di evangelizzare, la Chiesa tiene conto di questo dato essenziale: l'incontro tra la fede e le culture avviene tra due realtà che non sono dello stesso ordine.

Pertanto, l'inculturazione della fede e l'evangelizzazione delle culture costituiscono un binomio che esclude ogni forma di sincretismo:8 tale è il senso autentico dell'inculturazione.

« Questa, di fronte alle più diverse e talvolta contrapposte culture, presenti nelle varie parti del mondo, vuole essere un'obbedienza al comando di Cristo di predicare il Vangelo a tutte le genti sino agli estremi confini della terra.

Una simile obbedienza non significa né sincretismo né semplice adattamento dell'annuncio evangelico, ma che il Vangelo penetra vitalmente nelle culture, si incarna in esse, superandone gli elementi culturali incompatibili con la fede e con la vita cristiana ed elevandone i valori al mistero della salvezza che proviene dal Cristo » ( Pastores dabo vobis, n. 55 ).

I vari Sinodi dei Vescovi non cessano di sottolineare la particolare importanza, per l'evangelizzazione, di questa inculturazione alla luce dei grandi misteri della salvezza: l'incarnazione di Cristo, la sua nascita, la sua Passione e la sua Pasqua redentrice, e la Pentecoste che, mediante la forza dello Spirito, dà a ciascuno la possibilità di comprendere nella propria lingua le meraviglie di Dio.9

Le nazioni, riunite intorno al Cenacolo di Pentecoste, non hanno sentito nelle loro rispettive lingue un discorso sulle proprie culture umane, ma si sono meravigliate di sentire, ciascuna nella propria lingua, gli apostoli annunciare le meraviglie di Dio.

Se « il messaggio evangelico non è puramente e semplicemente isolabile dalla cultura, nella quale esso si è da principio inserito, e neppure è isolabile … dalle culture, in cui si è già espresso … la forza del Vangelo è dappertutto trasformatrice e rigeneratrice » ( Catechesi Tradendae, n. 53 ).

« L'annuncio del Vangelo nelle diverse culture, mentre esige dai singoli destinatari l'adesione della fede, non impedisce loro di conservare una propria identità culturale … favorendo il progresso di ciò che in essa vi è di implicito verso la sua piena esplicazione nella verità » ( Fides et Ratio, n. 71 ).

« Data la stretta ed organica relazione che esiste tra Gesù Cristo e la parola che annuncia la Chiesa, l'inculturazione del messaggio rivelato non potrà non seguire la "logica" propria del mistero della Redenzione …

Questa kenosi necessaria all'esaltazione, itinerario di Gesù e di ciascuno dei suoi discepoli ( cf. Fil 2,6-9 ), è illuminante per l'incontro delle culture con Cristo e il suo Vangelo.

Ogni cultura ha bisogno di essere trasformata dai valori del Vangelo alla luce del mistero della pasquale » ( Ecclesia in Africa, n. 61 ).

L'ondata dominante del secolarismo, che si diffonde attraverso le culture, spesso idealizza, grazie alla forza suggestiva dei mass media, modelli di vita che sono agli antipodi della cultura delle Beatitudini e dell'imitazione di Cristo povero, casto, obbediente e umile di cuore.

Infatti, esistono grandi opere culturali che si ispirano al peccato e possono incitare al peccato.

« La Chiesa, nel proporre la Buona Novella, denuncia e corregge la presenza del peccato nelle culture; purifica ed esorcizza i disvalori.

Stabilisce, di conseguenza, una critica delle culture …, la critica alle idolatrie, cioè ai valori eretti a idoli o a quei valori che, senza essere tali, una cultura erige a valori assoluti ».10

6. Una pastorale della cultura

Al servizio dell'annuncio della Buona Novella e quindi del destino dell'uomo nel disegno di Dio, la pastorale della cultura deriva dalla missione stessa della Chiesa nel mondo odierno, nella percezione rinnovata delle sue esigenze, espressa dal Concilio Vaticano II e dai Sinodi dei Vescovi.

La presa di coscienza della dimensione culturale dell'esistenza umana desta particolare attenzione per questo nuovo campo della pastorale.

Ancorata all'antropologia e all'etica cristiana, questa pastorale anima un progetto culturale cristiano che dà modo al Cristo, Redentore dell'Uomo, centro del cosmo e della storia ( cf. Redemptor Hominis, n. 1 ), di rinnovare tutta la vita degli uomini aprendo « alla Sua salvatrice potestà … i vasti campi di cultura ».11

In questo campo, le vie sono praticamente infinite, poiché la pastorale della cultura si applica alle situazioni concrete per aprirle al messaggio universale del Vangelo.

Al servizio dell'evangelizzazione, che costituisce la missione essenziale della Chiesa, la sua grazia e la sua vocazione propria nonché la sua identità più profonda ( cf. Evangelii Nuntiandi, n. 14 ), la pastorale, alla ricerca dei « modi più adatti e più efficaci per comunicare il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo » ( Ibid., n. 40), unisce dei mezzi complementari: « L'evangelizzazione … è un processo complesso e dagli elementi vari: rinnovamento dell'umanità, testimonianza, annuncio esplicito, adesione del cuore, ingresso nella comunità, accoglimento dei segni, iniziative di apostolato.

Questi elementi possono apparire contrastanti e persino esclusivi.

Ma in realtà sono complementari e si arricchiscono vicendevolmente.

Bisogna sempre guardare ciascuno di essi integrandolo con gli altri » ( Ibid., n. 24 ).

Un'evangelizzazione inculturata, grazie ad una pastorale inculturata concertata, permette alla comunità cristiana di accogliere, celebrare, vivere, tradurre la sua fede nella sua propria cultura, nella « compatibilità col Vangelo e la comunione con la Chiesa universale » ( Redemptoris Missio, n. 54 ).

Essa traduce nello stesso tempo il carattere assolutamente nuovo della Rivelazione in Gesù Cristo e l'esigenza di conversione che scaturisce dall'incontro con l'unico Salvatore: « Ecco, io faccio nuove tutte le cose » ( Ap 21,5 ).

E quanto dire l'importanza del compito proprio dei teologi e dei pastori per la fedele intelligenza della fede e il discernimento pastorale.

La simpatia con la quale essi devono accostarsi alle culture, « ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli » ( Gaudium et Spes, n. 44) per esprimere il messaggio di Cristo, non può rinunciare ad un discernimento impegnativo, di fronte ai grandi e gravi problemi che emergono da un'analisi obiettiva dei fenomeni culturali contemporanei, il cui peso non può essere ignorato dai pastori, dal momento che è in gioco la conversione delle persone e, tramite loro, delle culture, la cristianizzazione dell'ethos dei popoli ( cf. Evangelii Nuntiandi, n. 20 ).

Indice

4 Pontificia Commissione Biblica, Fede e cultura alla luce della Bibbia.
Leumann (Torino), Elle Di Ci, 1981
5 Commissione Teologica Internazionale, Fede e inculturazione, 21 gennaio 1989
6 Puebla. L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina.
Bologna, EMI, 1985, nn. 385436;
Santo Domingo. Nuova evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana
7 Giovanni Paolo II, Discorso all'UNESCO, n. 12, 2 giugno 1980
8 Cf. Indiferentismo y sincretismo. Desafíos y propuestas pastorales para la Nueva Evangelización de América Latina.
Simposio, San José de Costa Rica, 1923 de enero de 1992. Bogotá, Celam, 1992
9 Cf. IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, Santo Domingo
10 Cf. III Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, Puebla, op. cit., n. 405
11 Giovanni Paolo II, Omelia della Messa per l'inizio del Pontificato, 22 ottobre 1978