Ordinamento delle letture della messa |
1. Sull'importanza della parola di Dio, come anche sul rinnovato impiego della sacra Scrittura nella celebrazione liturgica
Molte ed egregie cose sono state dette sia nel Concilio Vaticano II,1 sia nel magistero dei Sommi Pontefici,2 sia nei vari documenti pubblicati dopo il Concilio dai Dicasteri della Santa Sede.3
Alcuni principi di maggiore importanza sono stati inoltre opportunamente ricordati e brevemente illustrati nelle "Premesse" dell'"Ordo lectionum Missae", pubblicato nel 1969.4
Poiché però, in occasione della nuova edizione dell'"Ordo lectionum Missae", si richiedeva da varie parti che di questi principi si facesse una trattazione più esauriente, è stata preparata questa redazione più ampia e insieme più armonizzata delle Premesse; in essa, dopo aver presentato in linea generale la relazione fra la parola di Dio e l'azione liturgica,5 si tratterà più particolarmente della parola di Dio nella celebrazione della Messa, per poi esporre in concreto la speciale struttura dell'"Ordo lectionum Missae"
2. Sebbene in un argomento come questo si esiga a buon diritto una terminologia precisa, in modo che il discorso sia chiaro e senza intoppi, tuttavia in queste premesse ci serviremo delle espressioni in uso nei documenti pubblicati durante il Concilio e il dopo-Concilio; per i libri scritti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, useremo i termini sia di "sacra Scrittura", sia di "parola di Dio", cercando così di evitare ogni confusione di vocaboli e di contenuti.6
3. I molteplici tesori dell'unica parola di Dio si manifestano mirabilmente nelle varie celebrazioni, come anche nelle diverse assemblee di fedeli che a esse partecipano, sia quando si rievoca nel suo ciclo annuale il mistero di Cristo, sia quando si celebrano i sacramenti e i sacramentali della Chiesa, sia quando i singoli fedeli rispondono all'intima azione dello Spirito Santo.7
Allora infatti la stessa celebrazione liturgica, che poggia fondamentalmente sulla parola di Dio e da essa prende forza, diventa un nuovo evento e arricchisce la parola stessa di una nuova efficace interpretazione.
Così la Chiesa segue fedelmente nella liturgia quel modo di leggere e di interpretare le sacre Scritture, a cui ricorse Cristo stesso, che a partire dall'"oggi" del suo evento esorta a scrutare tutte le Scritture. ( Cf Lc 4,16-21; Lc 24,25-35.44-49 )
4. La parola di Dio vien pronunziata nella celebrazione liturgica9 non soltanto in un solo modo, né raggiunge con la medesima efficacia il cuore dei fedeli: sempre però nella sua parola è presente il Cristo,10 che attuando il suo mistero di salvezza, santifica gli uomini e rende al Padre un culto perfetto.11
Anzi, l'economia e il dono della salvezza, che la parola di Dio continuamente richiama e comunica, proprio nell'azione liturgica raggiunge la pienezza del suo significato; così la celebrazione liturgica diventa una continua, piena ed efficace proclamazione della parola di Dio.
Pertanto la parola di Dio, costantemente annunziata nella liturgia, è sempre viva ed efficace ( Cf Eb 4,12 ) per la potenza dello Spirito Santo, e manifesta quell'amore operante del Padre che giammai cessa di operare verso tutti gli uomini.
5. La Chiesa annunzia l'unico e identico mistero di Cristo ogni qual volta nella celebrazione liturgica proclama sia l'Antico che il Nuovo Testamento.
Nell'Antico Testamento è adombrato il Nuovo, e nel Nuovo si disvela l'Antico.13
Di tutta la Scrittura, come di tutta la celebrazione liturgica, Cristo è il centro e la pienezza:14 è quindi necessario che alle sorgenti della Scrittura attingano quanti cercano la salvezza e la vita.
Quanto più si penetra nel vivo della celebrazione liturgica, tanto più si avverte anche l'importanza della parola di Dio; ciò che si dice della prima, si può affermare anche della seconda, perché l'una e l'altra rievocano il mistero di Cristo e l'una e l'altra nel modo loro proprio lo perpetuano.
6. Nell'azione liturgica la Chiesa risponde fedelmente quello stesso "Amen" che Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, pronunziò una volta sola, per tutti i tempi, con l'effusione del suo sangue, per dare sanzione divina alla Nuova Alleanza nello Spirito Santo. ( Cf 2 Cor 1,20-22 )
Quando pertanto Dio rivolge la sua parola, sempre aspetta una risposta, la quale è un ascolto e un'adorazione in "Spirito e verità" ( Gv 4,23 ).
È infatti lo Spirito Santo che rende efficace la risposta, in modo che ciò che si ascolta nell'azione liturgica si attui poi anche nella vita, secondo quel detto: "siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori" ( Gc 1,22 ).
L'atteggiamento del corpo, i gesti e le parole con cui si esprime l'azione liturgica e si manifesta la partecipazione dei fedeli, ricevono il loro significato non solo dall'esperienza umana donde tali forme son tratte, ma dalla parola di Dio e dall'economia della salvezza alla quale sono riferite; tanto più viva, quindi, è la partecipazione dei fedeli all'azione liturgica, quanto più profondamente nell'ascolto della parola di Dio in essa proclamata, i fedeli stessi si sforzano di aderire al "Verbo di Dio" incarnato nel Cristo, impegnandosi ad attuare nella loro vita ciò che hanno celebrato nella liturgia e di rincontro, a trasfondere nella celebrazione liturgica il loro comportamento quotidiano.16
7. Nell'ascolto della parola di Dio si edifica e cresce la Chiesa, e i fatti mirabili che un tempo e in molti modi Dio ha compiuti nella storia della salvezza, vengono in mistica verità ripresentati nei segni della celebrazione liturgica; a sua volta, Dio si serve della stessa assemblea dei fedeli, che celebrano la liturgia, perché la sua parola si diffonda e sia glorificata e venga esaltato tra i popoli il suo nome. ( Cf 2 Ts 3,1 )
Ogni volta pertanto che la Chiesa, riunita dallo Spirito Santo nella celebrazione liturgica,18 annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il nuovo popolo, nel quale l'alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa finalmente piena e completa.
A loro volta tutti i fedeli, che in forza del Battesimo e della Cresima, son divenuti nello Spirito annunziatori della parola di Dio, una volta ricevuta la grazia di ascoltare questa parola, devono farsene annunziatori nella Chiesa e nel mondo, almeno con la testimonianza della loro vita.
La stessa parola di Dio, proclamata nella celebrazione dei divini misteri, non si riferisce soltanto alla presente situazione che stiamo vivendo, ma rievoca il passato e fa intravedere il futuro, ravvivandone in noi il desiderio e la speranza, perché tra il vario fluire delle umane vicende, là siano fissi i nostri cuori, dov'è la vera gioia.19
8. Poiché per volontà di Cristo stesso il nuovo popolo di Dio è distinto nella mirabile varietà dei suoi membri, così anche diversi sono i compiti e gli uffici che spettano a ciascuno riguardo alla parola di Dio: ai fedeli spetta l'ascoltarla e il meditarla; l'esporla invece spetta soltanto a coloro che in forza della sacra ordinazione hanno il compito magisteriale, o a coloro ai quali viene affidato l'esercizio di questo ministero.
Così nella dottrina, nella vita e nel culto la Chiesa perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa stessa è e tutto ciò che crede, così da tendere incessantemente, nel volgere dei secoli, alla pienezza della verità divina, finché si compia in essa la parola di Dio.20
9. Perché la parola di Dio operi davvero nei cuori ciò che fa risonare negli orecchi, si richiede l'azione dello Spirito Santo; sotto la sua ispirazione e con il suo aiuto la parola di Dio diventa fondamento dell'azione liturgica, e norma e sostegno di tutta la vita.
L'azione dello stesso Spirito Santo non solo previene, accompagna e prosegue tutta l'azione liturgica, ma a ciascuno suggerisce nel cuore ( Cf Gv 14,15-17.25-26; Gv 15,26-16,15 ) tutto ciò, che nella proclamazione della parola di Dio vien detto per l'intera assemblea del fedeli, e mentre rinsalda l'unità di tutti, favorisce anche la diversità dei carismi e ne valorizza la molteplice azione.
10. Alla parola di Dio e al mistero eucaristico la Chiesa ha tributato e sempre e dappertutto ha voluto e stabilito che si tributasse la stessa venerazione, anche se non lo stesso culto; mossa dall'esempio del suo fondatore, essa non ha mai cessato di celebrare il mistero pasquale, riunendosi insieme per leggere "in tutte le Scritture ciò che a lui si riferiva" ( Lc 24,27 ), e attualizzare, con il memoriale del Signore e i sacramenti, l'opera della salvezza.
È infatti "necessaria la predicazione della parola per lo stesso ministero dei sacramenti, trattandosi di sacramenti della fede, la quale nasce e si alimenta con la parola".22
Nutrita spiritualmente all'una e all'altra mensa,23 la Chiesa da una parte si arricchisce nella dottrina e dall'altra si rafforza nella santità.
Nella parola di Dio si annunzia la divina alleanza, mentre nell'Eucaristia si ripropone l'alleanza stessa, nuova ed eterna.
Lì la storia della salvezza viene rievocata nel suono delle parole, qui la stessa storia viene ripresentata nei segni sacramentali della liturgia.
Si deve quindi sempre tener presente che la parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, porta in qualche modo, come al suo stesso fine, al sacrificio dell'alleanza e al convito della grazia, cioè all'Eucaristia.
Pertanto la celebrazione della Messa, nella quale si ascolta la Parola e si offre e si riceve l'Eucaristia, costituisce un unico atto del culto divino,24 con il quale si offre a Dio il sacrificio di lode e si comunica all'uomo la pienezza della redenzione.
Indice |
1 | Cf specialmente SC 7, SC 24, SC 33, SC 35, SC 48, SC 51, SC 52, SC 56; DV 1, DV 21, DV 25, DV 26; AG 6; PO 18 |
2 | Cf fra le cose dette a voce o scritte dai Sommi Pontefici, specialmente: MQ n. V; MC 12; EN 28, 43, 47; Giovanni Paolo II, Cost. ap. Scripturarum thesaurus, 25.4.1979: EV VI, 1329; CT 23,27; DC 10 |
3 | Cf, p. es., EM 10; LI 2; DCG 14, 25; IGMR 9, 11, 24, 33, 60, 62, 316, 320 ( cf pp. 130, 131, 135, 138, 148, 149, 200, 202 ); S. Congr. per l'istituzione cattolica, Istr. In ecclesiasticam futurorum sull'insegnamento liturgico nei seminari, 3.VI.1979, n. 11, n. 52, Appendice, n. 15; ID 1-3 |
4 | Cf Messale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI, Ordinamento delle Letture della Messa, 1a ed. tip. 1969, pp. IX-XII, "Premesse"; Decreto di promulgazione: EV III,1173 |
5 | Cf SC 35, SC 36, SC 56; EN 28, 47; DC 10, 11, 12 |
6 | Così p. es. "Parola di Dio, Sacra Scrittura, Vecchio e Nuovo Testamento, Lettura ( Letture ) della parola di Dio, Lettura ( Letture ) della Sacra Scrittura, Celebrazione ( Celebrazioni ) della parola di Dio ecc." |
7 | Pertanto un solo e identico testo si può leggere e usare sotto diversi aspetti, e anche in diverse occasioni e celebrazioni dell'anno liturgico. Cosa da tenersi presente nell'omelia, nell'esegesi pastorale e nella catechesi. Dagli indici dell'Ordinamento delle Letture della Messa risulta a tutti evidente l'uso variato, per esempio, di Rm 6 e Rm 8 nei diversi tempi dell'anno liturgico e nelle diverse celebrazioni dei sacramenti e dei sacramentali |
9 | Così, p. es., "Proclamazione o Lettura" ecc. nella celebrazione della Messa ( cf IGMR 21, 23, 95, 131, 146, 234, 235; cf. pp. 134, 135, 156, 161-162, 164, 179, 180 ); così anche le celebrazioni della parola di Dio nel Pontificale, nel Rituale Romano e nella Liturgia delle Ore riformati a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II |
10 | Cf SC 7,
SC 33;
Mc 16,19-20;
Mt 28,20; S. Agostino, Sermo 85, 1: "La bocca di Cristo è l'Evangelo. Regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra" ( cf anche In Io. Ev. Tract. XXX, I ) e dal Pontificale romano germanico: "Si legge il Vangelo nel quale Cristo parla al popolo …, per far risuonare il Vangelo nella Chiesa, come se Cristo stesso parlasse al popolo" ( cf V. Vogel - R. Elze edd., Le Pontifical romano-germanique du dixième siècle. Le Texte, I, Città del Vaticano 1963, XCIV, 18, p. 334 ); "Quando arriva il Cristo, cioè il Vangelo, lasciamo il pastorale, poiché non abbiamo bisogno di appoggio umano" ( ibid. XCIV, 23, p 335 ) |
11 | Cf SC 7 |
13 | Cf S. Agostino, Quaestionum in Heptateuchum liber, 2, 73; DV 16 |
14 | Cf S. Girolamo: "Se infatti secondo l'apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio (
1 Cor 1,24 ) anche chi non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio e la sua sapienza. L'ignoranza delle Scritture intatti è ignoranza di Cristo" ( Commentarii in Isaiam prophetam. Prologus: PL 24,17A ); DV 25 |
16 | Cf SC 10 |
18 | Cf Collette per la Chiesa, in Messale Romano, ed. tip. 1970, pp. 786.787.790; ed. tip. it. 1973, pp. 673-676; S. Cipriano, De oratione dominica 23: PL 4, 553; S. Agostino, Sermo 71, 20, 33 |
19 | Cf Colletta della domenica XXI del Tempo Ordinario, in Messale Romano, cit., p. 360; ed. tip. it. p. 269 |
20 | Cf DV 8 |
22 | PO 4 |
23 | Cf SC 51;
PO 18; e anche
DV 21;
AG 6; IGMR 8 ( cf p. 130 ) |
24 | SC 56 |