Lo Spirito Santo nella Liturgia

D 3

Culto ( A.T. )

Rif.

L'ebraico ha uno stesso termine ( ằbõdã) per indicare il lavoro, il servizio e il culto.
Queste tre attività costituiscono, per il popolo eletto, una sola stessa adorazione di Dio.
Oggi, nel senso stretto, il culto consiste nel rendere a Dio gli omaggi che gli sono dovuti come creatore di tutti gli esseri: adorazione, preghiera, azione di grazie.
La Bibbia ci ragguaglia soprattutto sul culto sacrificale.
D 24
I profeti hanno fortemente insistito sul valore primordiale del sacrificio: la purezza del cuore.
Sotto il loro impulso, il culto si è spiritualizzato, prima e soprattutto dopo l'esilio.
D 25
Questa scheda, come anche la D 4 sarà presentata come il « prospetto » delle materie della serie D.

Testi

Rilievi

Rif.

Gen 12,6-8
Gen 13,4
Gen 15,7-11.17
Gen 33,18-20
I grandi antenati di Israele hanno innalzato altari al vero Dio e gli hanno offerto sacrifici e indirizzato preghiere.

Es 3,12
Es 12,29-34
Es 24,3-8
La tradizione jahvista-elohista ci dà il racconto più arcaico della Pasqua e del sacrificio del Sinai al momento della conclusione dell'Alleanza.
D 60

Es 15,1-18
Canto di azione di grazie, il primo e il più antico salmo che la liturgia cattolica prende dalla Bibbia.

Es 33,7
Jahvè viene consultato nella « Tenda di riunione » ( chiamata anche « Arca della testimonianza » o « Dimora » ).

Am 5,25
Ger 2,2-3
Ger 7,22
Il culto del deserto, sebbene ancora molto rudimentale, piaceva a Jahvè per la sua sincerità.
D 26

1 Re 6,1-19
1 Re 8,1-9
Es 23,14-17
Dt 16,1-15
Terminata la costruzione del tempio
C 12
da Salomone, nel suo recinto, considerato come luogo della presenza di Jahvè, si offrono sacrifici diversi in occasioni delle grandi feste dell'anno.

Sal 24
Sal 29
Sal 48
Sal 92
I Sal. diventano elemento del culto ( « sacrificio di lode » ).
D 66

Sal 84,5-6
Sal 65,5
Il culto, sorgente di benedizioni.
E 34

Os 9,4-5
Ger 33,11
Gl 1,14
I profeti non hanno fatto obiezioni sulle pratiche religiose del tempio.

Am 5,21-24
Is 1,10-17
Is 29,13
Os 6,6
Mt 15,1-20
Essi hanno protestato, però, contro l'ipocrisia religiosa, consistente nell'offrire sacrifici e nel fare digiuni violando la giustizia sociale e l'amore del prossimo. .
D 63
D 25

Sir 51,1-21
Sir 35,1-10
Lv 16
Sal 40,7-9
Sal 50,5-15
Stessa tendenza dopo l'esilio.
Il culto pubblico del tempio si svolge con maestà.
I sacrifici di espiazione si moltiplicano, i canti sono spirituali.
Il culto sinagogale instaurato in quest'epoca, fatto di preghiere e di inni, ha un carattere eucaristico e prepara il culto cristiano.

Lv 11,43-44
Lv 21,1-23
Es 19,16ss
Rm 12,1-2
La condizione per partecipare al culto è la santità.
C 21
E 4
Il N. T. farà della santità morale la base stessa del sacrificio.

Mt 9,13
Lc 11,41-42
Gv 4,21-24
Formule definitive di spiritualizzazione del culto, che non esistono nelle manifestazioni esteriori.
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