Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 1, q. 1, a. 5; C. G., II, c. 38; De Pot., q. 3, a. 14; Quodl., 12, q. 6, a. 1; De aeternitate mundi.
Pare che non sia [ soltanto ] un articolo di fede che il mondo ha avuto inizio, ma piuttosto una tesi dimostrabile.
1. Ogni cosa fatta ha un inizio della sua durata.
Ora, si può rigorosamente dimostrare che Dio è la causa efficiente del mondo: e questo lo hanno affermato anche i filosofi più autorevoli.
Quindi si può dimostrare a tutto rigore che il mondo ha avuto inizio.
2. Se è necessario affermare che il mondo è stato creato da Dio, o [ bisognerà dire che è stato fatto ] dal nulla, oppure da qualche altra cosa.
Ma da qualche altra cosa no: perché altrimenti la materia del mondo avrebbe preceduto il mondo, e contro tale opinione valgono le ragioni portate da Aristotele [ cf. a. prec. ] quando sostiene che il cielo è qualcosa di non generato.
Quindi bisogna affermare che il mondo è stato fatto dal nulla.
E così finisce per avere l'esistenza dopo la non esistenza.
Dunque è necessario che abbia iniziato a esistere.
3. Ogni essere che agisce usando l'intelligenza, nell'operare si rifà a un principio, come è evidente osservando tutti gli artefici.
Ma Dio agisce mediante l'intelligenza.
Quindi si rifà a un principio.
Quindi il mondo, che ne è l'effetto, non è sempre esistito.
4. È evidente che certe arti e l'abitazione di certe regioni hanno avuto inizio in tempi determinati.
Ma ciò non si sarebbe verificato se il mondo fosse sempre esistito.
5. È certo che nulla può equipararsi a Dio.
Ma se il mondo fosse sempre esistito potrebbe equipararsi a Dio per la durata.
Quindi è cosa certa che il mondo non è sempre esistito.
6. Se il mondo è sempre esistito, infiniti giorni hanno preceduto quest'oggi.
Ma siccome non è possibile attraversare infinite cose, non si sarebbe mai dovuti giungere a questo giorno: il che è manifestamente falso.
7. Se il mondo fosse eterno, ci sarebbe dall'eternità anche la generazione.
Quindi un uomo sarebbe stato generato da un altro all'infinito.
Ma il padre è causa efficiente del figlio, come dice Aristotele [ Phys. 2,3 ].
Quindi si ammetterebbe l'infinito nella concatenazione delle cause efficienti, cosa che Aristotele [ Met. 2,2 ] esclude.
8. Se fossero sempre esistiti il mondo e la generazione, ci avrebbe già preceduto un numero infinito di uomini.
Ma l'anima dell'uomo è immortale.
Quindi esisterebbe in atto un'infinità di anime: il che è assurdo.
Quindi si può dimostrare scientificamente con assoluto rigore che il mondo ha avuto inizio, e ciò non è tenuto soltanto per fede.
Gli articoli di fede non si possono realmente dimostrare: poiché la fede è « delle cose che non si vedono », come dice S. Paolo [ Eb 11,1 ].
Ora, che Dio sia il Creatore del mondo in maniera tale che questo abbia iniziato a esistere è un articolo di fede: infatti diciamo: « Io credo in un solo Dio [ Creatore del cielo e della terra ] », ecc.
- E anche S. Gregorio [ In Ez hom. 1 ] afferma che Mosè profetizzò sul passato nel dire: « In principio Dio creò il cielo e la terra », nelle quali parole si afferma l'inizio del mondo.
Quindi l'inizio del mondo si ha soltanto per rivelazione, e non può essere provato dimostrativamente.
Che il mondo non sia sempre esistito è tenuto soltanto per fede, e non può essere provato con argomenti dimostrativi, come sopra [ q. 32, a. 1 ] abbiamo affermato del mistero della Trinità.
E la ragione è che l'inizio del mondo non può essere dimostrato partendo dal mondo stesso.
Infatti il principio della dimostrazione [ deduttiva e apodittica ] è l'essenza stessa di una cosa.
Ora, quanto alla sua essenza specifica ogni cosa astrae dalle circostanze di luogo e di tempo: e per questo si dice [ Anal. post. 1,31 ] che « gli universali sono dovunque e sempre ».
Per cui non si può dimostrare che l'uomo, il cielo o le pietre non siano sempre esistiti.
- Parimenti [ non si può dimostrare la cosa ] neppure partendo dalla causa efficiente, se questa agisce per libero arbitrio.
Infatti non si può investigare razionalmente quale sia la volontà di Dio se non a proposito di quelle cose che è assolutamente necessario che egli voglia: ma tali non sono le cose che egli vuole riguardo alle creature, come si è spiegato [ q. 19, a. 3 ].
La volontà divina può essere invece manifestata all'uomo per rivelazione, sulla quale appunto si fonda la fede.
Quindi che il mondo ha avuto inizio è oggetto di fede, non di dimostrazione o di scienza.
- E ciò va tenuto presente perché qualcuno, presumendo di dimostrare ciò che è soltanto di fede, non abbia a portare argomenti che non provano, e offrire così materia di derisione a coloro che non credono, facendo loro supporre che noi crediamo le verità della fede basandoci su argomenti di questo genere.
1. Come dice S. Agostino [ De civ. Dei 11,4 ], tra i filosofi che sostennero l'eternità del mondo si ebbero due opinioni.
Alcuni infatti dicevano che la realtà stessa del mondo non verrebbe da Dio.
Ma l'errore di questi è insostenibile, e quindi può essere confutato con argomenti cogenti.
Altri invece ritenevano che il mondo fosse eterno, e tuttavia affermavano che è stato fatto da Dio: « Questi non concedono che il mondo abbia avuto un inizio in ordine di tempo, ma solo di creazione, così da risultare, in una maniera difficilmente intelligibile, fatto da sempre ».
« Hanno poi trovato », dice lo stesso S. Agostino [ De civ. Dei 10,31 ], « il modo di rendere intelligibile la cosa.
Se infatti, essi spiegano, da tutta l'eternità fosse esistito un piede sopra la polvere, sotto di esso ci sarebbe sempre stata un'orma, che nessuno dubiterebbe dipendente da chi ve la imprime; e allo stesso modo è sempre esistito anche il mondo, essendo sempre esistito colui che l'ha fatto ».
- E per capire ciò bisogna osservare che una causa efficiente che entri in azione con un moto [ progressivo ] necessariamente precede nel tempo il proprio effetto: poiché l'effetto in questo caso non si ha che al termine dell'azione, e d'altra parte è necessario che ogni agente sia principio dell'operazione.
Se però l'azione è istantanea e non progressiva, non è necessario che colui che fa sia, in ordine di tempo, prima di ciò che viene fatto, come è evidente nel caso dell'illuminazione.
Quindi, essi dicono, non segue necessariamente dall'essere Dio causa efficiente del mondo che egli sia prima del mondo quanto a durata: poiché la creazione, con cui produsse il mondo, non è un moto progressivo, come sopra [ q. 45, a. 2, ad 3 ] si è spiegato.
2. I sostenitori dell'eternità del mondo potrebbero rispondere che il mondo è stato fatto da Dio dal nulla non [ nel senso ] che sia stato fatto dopo il nulla, come vuole il concetto di creazione che abbiamo noi [ cristiani ], ma nel senso che non è stato fatto con qualche altra cosa.
E per questo motivo alcuni di essi non rifiutano il termine creazione, come risulta da Avicenna nella sua Metafisica [ 9,4 ].
3. L'argomento è di Anassagora, ed è riferito da Aristotele [ Phys. 3,4 ].
Ma esso conclude in maniera cogente solo per quella intelligenza che deliberando ricerca che cosa debba fare: il che è simile al moto.
E tale è l'intelletto umano, ma non quello divino, come sopra [ q. 14, a. 7 ] si è dimostrato.
4. Coloro che sostengono l'eternità del mondo ritengono pure che una data regione sia stata infinite volte mutata da inabitabile in abitabile, e viceversa.
E così pure sostengono che le arti, in seguito a ripetute distruzioni e rivolgimenti, infinite volte furono scoperte e infinite volte dimenticate.
Quindi Aristotele [ Meteor. 1,14 ] afferma che è ridicolo abbracciare l'opinione dell'inizio di tutto l'universo a motivo di tali mutamenti particolari.
5. Anche se il mondo fosse sempre esistito non sarebbe tuttavia da equipararsi a Dio per l'eternità, come dice Boezio [ De consol. 5, pr. 6 ]: poiché l'esistere di Dio è tutto insieme, senza successione, mentre non è così per l'esistenza del mondo.
6. L'atto del trascorrere viene concepito sempre tra due termini.
Ora, qualunque giorno si determini [ nel passato ], da quello a oggi vi saranno dei giorni in numero finito, e questi possono essere attraversati.
L'obiezione invece argomenta come se, posti i due estremi, vi siano infiniti termini intermedi.
7. Nella concatenazione essenziale [ per se ] delle cause efficienti non si può risalire all'infinito: come sarebbe nel caso che si moltiplicassero all'infinito le cause che sono essenzialmente richieste per un dato effetto: se, p. es., la pietra fosse mossa dal bastone, e il bastone dalla mano, e così via all'infinito.
Ma non è assurdo che si possa retrocedere all'infinito nella concatenazione non essenziale [ per accidens ] delle cause efficienti: nel caso cioè che tutte queste cause moltiplicate all'infinito non abbiano che un solo rapporto causale e che la loro molteplicità sia soltanto qualcosa di accessorio e occasionale: come, p. es., che un artigiano compia la sua opera con molti martelli per il solo fatto che se ne rompe uno dopo l'altro.
Nel caso indicato capita infatti per caso a questo martello di agire dopo un altro martello.
E così a quest'uomo che genera capita pure per caso di essere generato da un altro: infatti egli genera perché uomo, e non perché figlio di un altro uomo, essendo tutti gli uomini sullo stesso piano nella scala delle cause efficienti, cioè nel grado di individuo atto alla generazione.
Quindi non è assurdo che un uomo sia generato dall'altro all'infinito.
Sarebbe invece assurdo se la generazione di quest'uomo dipendesse da quest'altro uomo, quindi dalla materia elementare, poi dal sole e così di seguito all'infinito.
8. Quelli che sostengono l'eternità del mondo sfuggono [ alla forza di ] tale argomento in molte maniere.
Alcuni infatti non ritengono assurda l'esistenza attuale di anime infinite: come appare dalla Metafisica di Algazel [ 1,1,11 ], il quale afferma che ciò sarebbe un infinito soltanto relativo [ per accidens ].
Ma questa tesi è già stata confutata sopra [ q. 7, a. 4 ].
Altri invece dicono che l'anima viene distrutta insieme con il corpo.
Altri poi sostengono che di tutte le anime non ne rimane che una sola.
Finalmente altri, come ci informa S. Agostino [ Serm. ad pop. 241; De civ. Dei 12,13 ], per questo motivo ammisero un ritorno periodico delle anime: e cioè che le anime separate dai corpi, dopo determinati periodi, ritornerebbero di nuovo nei corpi.
Tutte cose di cui dovremo trattare in seguito [ q. 75, a. 6; q. 76, a. 2; q. 118, a. 3 ].
- C'è tuttavia da notare che questo è un argomento troppo circoscritto.
Quindi uno potrebbe rispondere che è eterno il mondo, o almeno qualche creatura, come l'angelo, ma non l'uomo.
Noi qui invece ci poniamo l'argomento generale se una creatura possa essere esistita da tutta l'eternità.
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