Discorsi sui tempi Liturgici

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Trattato di Sant'Agostino, Vescovo, contro i Pagani

1 - Vi vediamo, carissimi, convenuti qui come se oggi fosse una solennità e riuniti in numero maggiore di quanto siete soliti fare a quest'ora e in questo luogo.

Vi esortiamo pertanto ad imprimere nella memoria con la frequente ripetizione le parole che avete cantate, affinché non succeda che, mentre la lingua baccaglia, il cuore resti muto.

Al contrario dovete gridare con tutto l'affetto dell'animo agli orecchi di Dio quello che con la voce vi siete fatti echeggiare agli orecchi l'uno dell'altro.

E questo è ciò che avete cantato: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti, perché confessiamo al tuo santo nome. ( Sal 106,47 )

Se dunque la festa che oggi celebrano i pagani con allegria mondana e carnale, nel frastuono di canti quanto mai frivoli e sconci, conforme richiesto dalla celebrazione della stessa falsa ricorrenza festiva, se insomma tutto quello che combinano oggi i pagani non reca a voi alcun gusto, voi siete coloro che Dio ha radunato [ separandovi ] dalle genti.

2 - Voi dunque cantavate, e il suono di quel cantico divino risuona ancora nei vostri orecchi: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti.

Chi può essere radunato di fra mezzo alle genti ( Sal 106,35 ) se non chi viene salvato?

Non si salvano dunque coloro che rimangono frammisti alle genti, mentre si salvano coloro che di fra mezzo alle genti sono radunati [ dal Signore ].

La loro salute è la salute della fede: una salute spirituale, salute promessa da Dio, salute appoggiata alla buona speranza e animata dalla più autentica carità.

Ciononostante, di colui che crede, spera e ama non si deve subito dire che ha raggiunto la salvezza.

Occorre vedere cosa crede, cosa spera e cosa ama.

In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell'anima: credere, sperare, amare.

Se pertanto tu non credi quello che credono i pagani, se non speri quello che sperano i pagani, se non ami quello che amano i pagani, tu sei un separato dai pagani.

E se tale e tanta è la distanza che separa le vostre menti, non ti spaventi il fatto che con il corpo sei in mezzo a loro.

Cosa c'è infatti di più distante fra ciò che credono loro, che cioè i demoni siano dèi, e ciò che credi tu, e cioè che è Dio l'unico vero Dio?

E quanto alla speranza, essi sperano le vanità mondane, tu speri la vita eterna in Cristo; e in fatto di amore essi amano il mondo, tu il Creatore del mondo.

Chi pertanto crede, spera e ama cose divine lo dimostri con la vita, lo faccia vedere con le opere che compie.

Andrai oggi a celebrare insieme con i pagani la festa delle scommesse, giocherai a dadi con i pagani, ti ubriacherai insieme con i pagani …

Come puoi dire che credi in altre cose, che altre cose speri ed ami?

Come potrai cantare a fronte alta: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti? ( Sal 106,47 )

Dalle genti infatti, pur restando con il corpo in mezzo a loro, sei separato se la tua vita è diversa.

E quanta sia la distanza che ci separa da loro vedetelo da ciò che ora fate e da ciò che testimoniate.

Infatti il nostro Dio, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, fattosi uomo per noi ha sborsato per noi il prezzo, e l'ha fatto per riscattarci, per radunarci in un popolo separato dalle genti.

Ora se tu vai a mescolarti con i gentili, è segno che non vuoi seguire colui che ti ha riscattato.

E la mescolanza con loro avviene con la condotta della vita, con le opere, con il cuore: se cioè credi, speri e ami le stesse cose loro.

Sei un ingrato verso colui che ti ha redento, non valuti a dovere il tuo prezzo, il sangue dell'Agnello immacolato. ( 1 Pt 1,19 )

Se pertanto vuoi seguire il tuo Redentore, colui cioè che ti ha riscattato con il suo sangue, non mescolarti con i pagani assomigliandoti ad essi con la condotta e le opere.

Essi spendono nelle scommesse, voi date in elemosina. ( Lc 11,41 )

Non vi diciamo infatti, fratelli: " Essi dànno, voi astenetevi dal dare "; anzi, voi date più di loro.

E fatelo come persone che credono in altre cose, sperano in altre cose, amano altre cose.

In realtà non vi diciamo: " Ecco, essi credono, voi non credete; essi sperano, voi non sperate; essi amano, voi non amate "; ma vi diciamo: " Essi credono quello, voi credete questo; essi sperano quello, voi sperate questo; essi amano quello, voi amate questo; essi dànno un tot e lo dànno a quei tali, voi date del vostro e datelo a questi altri ".

Essi spendono per le scommesse; voi date in elemosina.

Essi si affidano alla casualità delle cose terrene, voi affidatevi alla parola delle Scritture divine.

Essi corrono al teatro, voi correte alla Chiesa.

Essi si ubriacano, voi digiunate.

Se fate questo, cantate veramente: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti. ( Sal 106,47 )

Al presente quelli che hanno ascoltato con animo ben disposto le mie parole si trovano certamente mescolati con altri che non le hanno ascoltate con la stessa buona disposizione d'animo: i primi sono stati radunati insieme e prelevati di fra mezzo alle genti, gli altri sono ancora mescolati alle genti.

3 - Adesso io sto parlando a cristiani.

Orbene, se voi credete a quello che credono i pagani, se sperate ciò che sperano i pagani, se amate quello che amano i pagani, vivete pure come vivono i pagani.

Ma se credete a cose diverse dalle loro, se sperate e amate cose diverse, vivete in maniera diversa: con i vostri costumi, diversi dai loro, mostrate quanto siano diverse la vostra fede, la vostra speranza, la vostra carità.

In che cosa infatti credono i pagani? Ve l'ho già segnalato.

Essi chiamano dèi quelli che l'apostolo Paolo presenta in fattezze diverse dicendo: Quanto immolano i pagani, lo immolano ai demoni e non a Dio; e io non voglio che voi siate soci dei demoni. ( 1 Cor 10,20 )

Dunque i comportamenti dei pagani piacciono ai loro dèi; ma colui che dice: Io non voglio che voi siate soci dei demoni ci impone l'obbligo di separarci, con la vita e le opere, da coloro che prestano il culto ai demoni.

Questi demoni infatti si dilettano delle canzoni fatue, del chiasso balordo, delle varie sconcezze dei teatri, delle pazzie del circo, delle crudeltà dell'anfiteatro, delle zuffe accanite che sorgono fra i tifosi di uomini pestilenziali, che litigano e altercano fino all'inimicizia parteggiando per un cantastorie, un istrione, auriga o gladiatore.

Chi compie azioni come queste è come se nel fondo del suo cuore bruciasse incensi in onore dei demoni.

Gli spiriti seduttori ( 1 Tm 4,1 ) gongolano per quelli che riescono a sedurre e si pascono dei cattivi costumi e della vita lurida e abominevole di coloro che sonO riusciti a sedurre e ingannare.

Pròvati dunque a chiedere a un tizio: " Ami tu quell'auriga? ". Ti risponde: " Certo che lo amo! ".

In effetti, se anche volesse negarlo, si nota subito come tifa per lui, come schiamazza per lui e per lui fa anche a botte.

Se poi tu insisti: "Ma lo ami davvero molto? ", egli ti risponderà: " Sì, molto ".

Pròvati allora a dirgli: " Sii come lui tu e i tuoi figli! ".

Se, come ti si presentava all'apparenza, era un persona perbene, subito indispettito ti risponderà: " Perché mi hai voluto offendere così? ".

" Ma che davvero sono io ad offenderti dicendoti: Sii come lui, o non piuttosto sei tu che offendi te stesso amando uno con il quale ti rincresce d'essere paragonato? ".

Al contrario voi amate i martiri.

Ebbene, come dici al pagano: " Tu ami quell'auriga " e senza vergognarsi ti risponde: " Lo amo ", così di' al cristiano: " Tu ami Cipriano " e ti risponderà: " Lo amo ".

Continua dicendogli: " Sii come lui ".

Egli ti risponderà: " Volesse Dio concedermi questo dono! ".

Quanto è puro questo amore, quanto è casto, quanto sereno, specie se è verso un martire già cinto di corona!

Infatti l'amore per uno che ancora è impegnato nella lotta è un amore non del tutto sicuro, sebbene noi dobbiamo amare tutti in Colui che ha già vinto, che siede alla destra del Padre,1 che dall'alto non solo guarda i lottatori ma li soccorre a perseverare sino alla fine, essendo diventato il supremo arbitro di quella lotta di cui fa menzione l'apostolo Paolo. ( 1 Cor 9,25; 2 Tm 2,5 )

4 - Saranno dunque in molti a lottare nell'intimo del proprio cuore con la parola che hanno ascoltato.

Abbiamo detto infatti: "Non spendete denaro per le scommesse, datelo ai poveri. ( Mt 19,21; Lc 12,33 )

È poco dare quanto dànno gli altri; voi dovete dare di più.

Ma non volete dare di più? Date almeno altrettanto ".

Mi rispondi: " Quando sborso qualcosa per la scommessa, qualcosa percepisco anch'io! ".

E con ciò? Quando dài qualcosa al povero, non riceverai niente?

Naturalmente, tu non credi a ciò che credono i pagani, non speri ciò che sperano i pagani, non ami quello che amano i pagani; tuttavia, se dici che quando dài qualcosa al povero non guadagni nulla, diventi pari ad un pagano, e senza motivo hai cantato: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti. ( Sal 106,47 )

Hai dimenticato le parole che saranno dette a coloro che avranno elargito [ del proprio ]: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno, ( Mt 25,34 ) e quelle che saranno dette agli increduli: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli. ( Mt 25,41 )

Se agli uni desse il regno e a questi altri non desse nulla ma solo li abbandonasse [ alla loro miseria ], dovresti provare un forte amore per quanto ti viene dato e far del tutto per non essere privato di un bene così grande e indescrivibile.

Ma il fatto è che non solo gli uni sono accolti nel regno e gli altri no; a costoro viene anche detto: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli.

Ti stimolino il timore e l'amore.

Se ami poco quanto ti viene promesso, temi quello che ti viene minacciato.

Si comincia infatti con il timore e si diventa perfetti con l'amore.

Temendo l'inferno pratichi quanto ti viene ordinato, ma finché lo pratichi per timore, lo pratichi da servo; quando invece lo pratichi perché ami, lo pratichi nella libertà [ del figlio ].

Sii dunque un buon servo, per meritare questa libertà.

Comincia col temere colui che in seguito amerai, colui che quando sarai riuscito ad amare non dovrai più temere.

Sta scritto infatti: Nella carità non c'è timore, ma la carità perfetta esclude il timore. ( 1 Gv 4,18 )

Lo afferma l'apostolo Giovanni.

Ora, se la carità perfetta esclude il timore, inizialmente ti riempia il petto il timore, e vedrai nascere in te la carità.

Man mano poi che cresce la carità decresce il timore, man mano che si sviluppa la carità si riduce il timore; e quando la carità avrà raggiunto la perfezione, il timore scompare.

Infatti nella carità non c'è timore, ma la perfetta carità esclude il timore.

Se amate già adempite il precetto; se non amate ancora, adempitelo mossi da timore; che se poi non vi muove né il timore né l'amore, cantate inutilmente le parole: Salvaci, Signore Dio nostro e radunaci di fra mezzo alle genti. ( Sal 106,47 )

Siete infatti ancora pagani e attaccati allo stesso giogo degli infedeli. ( 2 Cor 6,14 )

Ebbene, fa' tu per i pagani quello che il tuo Signore ha fatto per te, poiché quando il Signore intervenne in tuo favore, tu non eri cristiano.

Volenti o nolenti, ci ascoltino quelli che altro credono, altro sperano, altro amano.

Diciamo loro quanto noi sappiamo!

Essi poi facciano pure quello che vogliono; sappiano però che non è senza conseguenze fare quello che fanno.

C'è infatti una ricompensa non solo per le opere buone ma anche per quelle cattive.

La ricompensa delle opere cattive si chiama castigo, quella delle opere buone corona.

5 - Che cosa ha fatto per te il tuo Signore prima che tu fossi cristiano? Ha sofferto per te la Passione.

E cosa dice il salmo? Io però, quando mi affliggevano, mi vestivo di sacco e mi umiliavo nel digiuno. ( Sal 35,13 )

Prendendo le parole in senso figurato, il Signore praticava una specie di digiuno quando rifiutava di accogliere gli empi nel suo corpo.

Nello stesso digiuno pero egli aveva fame, dal momento che, quando in quell'albero non trovò frutti, lo maledisse ed esso si seccò. ( Mt 21,18-20; Mc 11,12-14.20-21 )

Ma che significano le parole: Mi vestivo di sacco? ( Sal 35,13 )

Quasi occultando la mia potenza nella debolezza della carne, io presentavo agli occhi dei persecutori solamente la mia carne mortale.

Era infatti in quella carne, da lui presa dal vecchiume della nostra mortalità senza alcun suo peccato personale, che egli rinchiudeva i nostri peccati. ( Is 53,4 )

In effetti il sacco dice riferimento ai peccati a causa del tessuto di peli di capretto, di coloro cioè che saranno collocati alla sinistra, ( Mt 25,33 ) a meno che prima non si siano trasferiti dalla parte dell'agnello.

Non avendo dunque Egli commesso alcun peccato nella sua natura di schiavo, ( Fil 2,7 ) e quindi non avendo alcun debito con la morte, tuttavia egli pagò per noi il debito che non era suo, e così egli ci ha liberati dal nostro debito.

In quel suo sacco teneva rinchiuso il nostro prezzo, quel sacco il cui diminutivo è sacchetto; ma egli nel sacco di cui si era voluto rivestire nascondeva il nostro prezzo, che era assai grande, e questo sacco presentava ai suoi persecutori, dinanzi ai quali, empi com'erano, umiliava nel digiuno la sua anima. ( Sal 35,13 )

Alla fine, mentre egli pendeva dalla croce, quel sacco venne squarciato dalla lancia, e ne venne fuori il prezzo [ del riscatto ] di tutta la terra. ( Gv 19,34 )

In conclusione, prima che tu fossi cristiano, il tuo Signore ha sofferto per te la passione, e questo per redimerti e farti diventare cristiano.

6 - Ma cosa dice la Scrittura?

Come Lui ha dato la vita per noi, così noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. ( 1 Gv 3,16 )

Se ancora non ci è possibile subire la passione a vantaggio dei pagani, ci è possibile almeno digiunare per i pagani.

Quanto sei ancora lontano dall'imitare il tuo Signore!

E anche se riuscirai a digiunare, quanto ancora ne sei lontano!

Eppure è un bene che ti avvicini!

Ma quale non sarà il tuo terrore di fronte all'imitazione perfetta se di essa temi anche un solo gradino, un gradino così ridotto, così basso!

Il gradino che ti rifiuti di salire è proprio terra terra, e io non saprei neppure se chiamarlo gradino.

Cosa c'è infatti di straordinario nel digiunare per un tempo come quello richiesto, nel mangiare solo di sera in un giorno così breve?

Non è una gran cosa, non è assolutamente una grossa fatica.

Il disbrigo di un affare obbliga le tante volte a fare ciò che tu non vuoi eseguire per amore di Dio.

Siccome è la Chiesa di Dio che lo vuole, tu non vuoi digiunare.

Se giocassi a dadi digiuneresti, e digiuneresti per non doverti alzare sconfitto [ dall'avversario ].

Per vincere quando temi di essere superato da un uomo in fatto di denaro, tu sei pronto a digiunare; non digiuni invece e non temi che il diavolo ti vinca nel cuore.

Non c'è infatti nulla di più facile che digiunare per un solo giorno, che è tanto breve.

Ma tu non vuoi digiunare il 1° gennaio!

Fateci la prova, perché possiate voi godere di voi stessi e noi di voi!

Prova davvero piccola!

Capace tuttavia di mettere in mostra il coraggio di un cristiano …

7 - Ecco tu ora ascolti il discorso: pendi [ dalle mie labbra ], ti sazi della parola di Dio, e la nostra stessa esortazione diventa fuoco nel tuo cuore.

Sì, noi accendiamo una fiamma nella vostra anima: lo vediamo, lo constatiamo.

Occorre però che questa fiamma acquisti vigore, poiché fra poco, appena sarà terminato il discorso, voi uscirete da questo luogo e passerete alle intemperie e al freddo del mondo.

E voi ben sapete che questo mondo nel celebrare la sua festa licenziosa sembra sprizzare scintille; ci sono però venti freddi, che fan temere che i cuori dei cristiani finiscano col congelarsi.

Per questo vi dicevo, fratelli, che la parola di Dio deve impossessarsi del vostro cuore e del suo vigore.

Se l'avrà conquistato, le intemperie che dovrete affrontare tra poco, appena usciti fuori, serviranno ad accrescere la fiamma, e non la spegneranno, a meno che non si tratti dì un focherello piccino e quindi capace d'essere spento.

Se il vostro cuore arde come un filo di stoppa in questo momento, mentre gridate, mentre ardete d'amore e assaporate il gusto della parola di Dio, fra poco, quando uscirete fuori, subito si spegnerà, al primo soffio di una qualche bocca.

Basterà che ti si dica: " Ma che davvero oggi tu digiunerai? ".

Subito si spegnerà, perché aveva appena cominciato ad ardere come la stoppa.

Metti invece che arda come tizzoni infocati.

Potranno levarsi i più forti venti contrari e venire a soffiarti cose discordanti [ dalla tua fede ]: essi aumenteranno il fuoco e susciteranno fiamme più possenti. In grado però di ardere come carboni sono coloro che vivono la vita nuova.

Quando infatti i carboni prendono ad ardere, sembra che da morti tornino in vita, tant'è vero che, in bocca a molti, si sente ripetere spesso questa espressione.

Quando gettano i carboni per far fuoco, dicono: " Dammi carboni vivi ", intendendo " carboni ardenti ".

Se ne conclude che i carboni spenti sono come dei carboni morti.

Quanto a voi, se avete riacquistato la vita per l'ardore della carità dì Cristo, fate sì che il desiderio di Lui arda così forte nel vostro cuore che nessun vento proveniente dagli avversari lo spenga.

Sono infatti al corrente dei guai che dovrete affrontare quando uscirete da qui; ma sia ringraziato Dio perché siete potuti intervenire.

In verità l'essere potuti intervenire così numerosi in giorni come questi, non solo non ci dispiace ma ci fa piacere.

Avete infatti trovato il modo, in quanto gli altri, che non somigliano a voi e alle vostre costumanze, si dirigono a mete diverse e si occupano dei piaceri insulsi, lasciando così a voi agio e libertà di poter realizzare quanto abbiamo affermato: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti. ( Sal 106,47 )

Adesso dunque state raccolti, ma anche quando uscirete e con la vostra presenza corporale vi mescolerete a loro, non dovete partecipare alle loro perversità e insensatezze.

Dovete al contrario rimanere come persone radunate di fra mezzo alle genti, in qualsiasi posto vi troviate con il corpo.

E magari di questi cattivi suggeritori abbiate a subire la molestia solamente sulle piazze, e non anche dentro la vostra casa!

Ecco, vuol digiunare il padre, il figlio no; vuol digiunare il figlio, il padre no; lo vuole il marito e non lo vuole la moglie; o lei lo vuole e lui no.

Ebbene, colui che non lo vuole, e non lo vuole proprio perché convinto che oggi sia giorno di festa, è un vento contrario.

Il cristiano però arda con fiamma così viva che non solo non si lasci spegnere lui personalmente, ma anche l'altro ne venga infiammato.

8 - Miei fratelli, se intendete bene le parole che udite, non dubito che proviate dolore per quei tali che sono ancora schiavi di tanta pazzia.

Ve ne addolorate perché un tempo forse anche voi foste coinvolti in simile pazzia, ma al presente il vostro cuore ne è guarito, dal momento che, fatto il confronto con la loro follia, voi ne siete addolorati: addolorati per compassione, non però con disperazione.

Se infatti s'è potuto verificare in te che oggi non ami più quello che amavi ieri, la stessa cosa può accadere anche nell'altro; e se può accadere in lui, finché con dolore lo vedi rimanere così com'è, prega per lui.

E perché venga esaudita la tua preghiera, digiuna per lui ed elargisci elemosine, e nel far questo consuma la giornata a vantaggio di colui che ami, mentre lui, non amando se stesso, la consumerà in modo del tutto opposto, essendo vero che chi ama l'iniquità odia la sua anima. ( Sal 11,6 )

Giorno verrà in cui anch'egli, amando la sua anima, avrà in odio l'iniquità ed entrando [ nella Chiesa ] proverà dolore per gli altri, pregherà insieme con te e digiunerà per loro.

È purtroppo una realtà, fratelli, che anche gli altri giorni essi li trascorrono in passatempi stupidi, ma durante le loro solennità l'accresciuta tolleranza per le cose insulse li stimola verso un più sfrenato amore terreno e verso piaceri che causano la morte.

Infatti, quando uno si comporta male in casa sua, la sua voglia di pazzie resta limitata per la freddezza dei suoi vicini; se invece le stesse cose le fanno tutti, si infiammano a vicenda.

a io ve l'ho già detto: il loro fuoco è per voi ghiaccio.

Ogni amore è un fuoco, ma occorre vedere cosa si ami.

Se il cuore arde per il mondo, è gelido nei riguardi di Dio.

Sia pertanto [ il vostro cuore ] freddo nei riguardi del mondo, per essere ardente verso Dio.

Pertanto nei giorni in cui essi fanno certe cose con più alacrità e frequenza di popolo e s'infervorano per il male, che va a tutto loro danno, voi allo stesso modo sentitevi più spinti ad usare misericordia verso di loro.

Sono infatti gente per cui sempre si deve essere addolorati, finché sono pagani, finché vanno appresso alle vanità, finché sono in combutta con i demoni.

Sempre si deve piangere su di loro finché persistono nell'adorare le opere che loro stessi si sono fatte, dimenticando colui che li ha fatti; ma nelle loro celebrazioni solenni suscitano un dolore tutto particolare.

Vedendoli immersi nei gorghi delle diverse balordaggini o tra i piaceri della lussuria o barcollanti per l'ubriachezza incontrollata, tutti presi dal gioco dei dadi e da tante altre loro pazzie, tutto questo insolito agitarsi produca in te un rinnovato dolore, se sei un vero cristiano e provi compassione dite stesso ripensando a quando non eri quello che ora sei.

La Chiesa, composta allora di poca gente, aveva compassione dite; ora essa è diventata adulta e nel nome di Cristo si è diffusa in lungo e in largo.

E non si dovrebbe rattristare di più per coloro che seguitano ad essere duri dì cuore, amano la vanità e vanno in cerca della menzogna? ( Sal 4,3 )

Effettivamente, verso coloro che, rimasti in pochi, vogliono starsene separati dal consorzio umano per una non so quale durissima cocciutaggine, si deve provare un dolore più grande, perché a farli uscire di senno è l'aggravarsi della malattia, che non consente loro di recuperare la salute nemmeno con l'apporto di una medicina così efficace.

9 - E magari dovessimo piangere solo i pagani!

Non ce ne sarebbe quasi nessuno da dover piangere.

Fa' che ai teatri non affluiscano i cristiani, e ne fuggirebbero anche i pagani: se non per amore di verità, certo per la vergogna della scarsità [ del numero ].

Ovviamente, essendo più acuto il dolore del nostro cuore, dobbiamo offrire un più copioso sacrificio di suppliche, affinché ottengano di ravvedersi coloro che portano il nome di cristiani.

Non è quindi vergognoso, fratelli, anzi è molto opportuno il digiunare per coloro che volontariamente si sottopongono a delle tribolazioni che, se non le cercassero, non dovrebbero sopportare.

Chi li appesantisce sono infatti i loro peccati e chi li rallegra sono i loro luridissimi piaceri, mentre si rifiutano di prestare ascolto alla voce di chi dice loro: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. ( Mt 11,28 )

Non vogliono attingere ristoro alla ricchezza di Cristo e immaginano di poter essere appagati saziandosi di libidine: la quale non è un ristoro, ma una sventura.

Nemmeno le festività del cristianesimo voi dovete celebrare ubriacandovi, anche se, a motivo della gioia propria del mistero, l'austerità del digiuno viene attenuata.

Una cosa infatti è manifestare l'esultanza [ festiva ] con la riduzione dei digiuni, un'altra privarsi della santità della vita gravando il cuore [ con dei vizi ].

Dice il Signore, dice la Verità: Non si appesantiscano i vostri cuori con crapule e ubriachezze. ( Lc 21,34 )

Sarebbe stolto, sarebbe un'offesa alla religione volersi accattivare la benevolenza dei martiri con azioni che, se essi non avessero evitate, non sarebbero mai giunti alla gloria che si tributa al martire.

10 - Ma è probabile che voi non dobbiate imbattervi in pagani di questo genere.

Non mancano infatti tra loro persone che, disgustate da coloro che si abbandonano ai disordini carnali e alle ubriachezze, dicono: " Come tra voi ci sono cattivi cristiani, così fra noi ci sono cattivi pagani.

Osservate dunque come siano i buoni pagani ".

Ed ecco presentarvi una lista di sapienti e filosofi profani, descrivendoli come persone dotate di un sapere straordinario.

Con questo però non debbono intimorirvi: una cosa è la grandezza, un'altra la gonfiezza.

Un corpo gonfio si presenta grande, ma esso non è sano.

Ascoltate cosa dice l'Apostolo: Badate che nessuno vi seduca mediante la filosofia e con vani raggiri basati sulla tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, perché è in lui che abita la pienezza della divinità fisicamente, e voi avete il vostro completamento in lui che è il capo di ogni principato e potestà. ( Col 2,8-10 )

I pagani infatti per dare una spiegazione erudita e quasi assennata dei propri idoli, ricorrono agli elementi del mondo.

Pròvati a rimproverare qualcuno di loro per il fatto che adora gli idoli.

Che egli li adori è cosa palese: appare dalla realtà dei fatti, poiché egli è affezionato alla cosa, a quell'idolo, e da lui si aspetta di essere esaudito; ma il pagano più colto, più dotto, cosa ti dice?

" Ciò fanno i pagani più ignoranti. Sono coloro che adorano l'idolo in quanto idolo, come del resto fanno tra voi coloro che si prostrano dinanzi alle colonne della Chiesa ".

11 - Questo vi dico, fratelli: non fate nulla per cui i pagani abbiano ad insultarci.

Entrate quindi nella Chiesa in modo da non offrire ai pagani pretesti per non entrare nella Chiesa.

Nella Chiesa infatti si entra per trovarsi insieme tra fratelli, mentre per la tua preghiera [ personale]  tempio è il tuo cuore.

Purifica il luogo dove preghi, e sarai esaudito.

Ecco, tu ripulisci il locale dove ti rechi a pregare, e lo fai non per dar gusto a Dio - il quale tutto vede, come tutto ha creato - ma lo fai per non recare molestia ai tuoi occhi, sì che facciano divagare la tua attenzione.

Con quanto maggior impegno non dovrai curare la nettezza del luogo da dove innalzi la preghiera e dove speri che venga Dio?

Tieni ben chiusa contro le attrattive delle cose materiali la tua stanza interna, dove entri chiudendo l'uscio - come dice il Signore ( Mt 6,6 ) -, chiudendo cioè i sensi del corpo.

Quanto invece al trovarsi riuniti insieme tra fratelli, questo suscita il fervore nel pregare e lodare Dio.

È come quando, dovendosi trasportare un oggetto pesante, ci si mette a cantare quello che chiamiamo " celeuma " ( = canto cadenzato ).

Non è forse vero che il gran numero di persone che insieme cantano e lavorano, concordi nella stessa voce e uniformi nello stesso movimento, varrebbe a destare le tue energie, anche se limitate, e a spingere anche te a tenere stretta la fune e a rallegrarti per aver partecipato alla riuscita dell'opera?

Le adunanze dei fratelli incrementano dunque l'amore.

Ma l'uomo che prega bene prega nel suo interno, secondo quanto rispose il Signore alla donna di Samaria: Verrà l'ora - le disse - ed è questa, in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. ( Gv 4,21 )

E dopo un po' aggiunse: Verrà l'ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità, poiché il Padre cerca tali adoratori.

Dio è spirito, e coloro che lo adorano debbono adorarlo in spirito e verità. ( Gv 4,23-24 )

Se dunque è nello spirito che bisogna adorare Dio, gli si prepari una stanza: l'ospite non mancherà di venire.

Dice: Verremo da lui, io e il Padre mio, e faremo sosta presso di lui. ( Gv 14,23 )

Rècati quindi in chiesa per incrementare il fervore della tua preghiera; vieni perché la devozione di un'assemblea in raccoglimento ti procuri il merito per essere esaudito da Dio, non perché ci sia un qualche luogo sulla terra dove Dio risiede e ti esaudisce.

Non pensare che Dio esaudisce solo da dentro le mura d'una chiesa.

I martiri li esaudì nell'interno di un carcere!

Dice: Quale casa potreste edificarmi o quale sarà il luogo nel quale possa riposarmi?

Non è stata forse la mia mano a creare tutte queste cose? ( At 7,49-50; Is 66,1-2 )

E indicò che la sua residenza è nel cuore dell'uomo fedele.

Dice infatti: Sopra chi riposerà il mio Spirito? Su chi è umile e pacifico e teme le mie parole. ( Is 66,2 )

12 - Perché dico queste cose?

Perché non succeda che, mentre deridiamo i pagani, facciamo cose per cui i pagani vengano a deridere noi.

Venite dunque ai sepolcri dei martiri in modo che dal luogo sacro si levi nel vostro cuore un devoto ricordo di loro e dall'onore che tributate ai martiri scaturisca in voi l'amore verso Dio, che non abbandonò i martiri nella tribolazione, che li sostenne nella lotta e li coronò nella vittoria.

In tal modo voi vi rendete degni delle preghiere dei martiri.

Diversamente, se cioè si presta il culto al servo, al servo buono, trascurando il Padrone, questo servo di indispettisce moltissimo, proprio perché è un servo buono, uno che da servo è stato elevato alla condizione di figlio. ( Gal 4,7 )

Una cosa è infatti il servo, anche se è destinato a diventare figlio, e un'altra chi è già figlio.

Una cosa è il servo che serve per timore, un'altra è il figlio che è mosso da carità.

Una grande famiglia ha tutte queste [ categorie di ] persone: i garzoni, i servi, i figli.

Sono garzoni salariati coloro che nella Chiesa cercano il proprio tornaconto, coloro dei quali l'Apostolo dice che predicano il Vangelo con cuore non casto ( Fil 1,17 ) e tuttavia li lascia fare dicendo: Purché Cristo sia annunziato, lo si faccia per sottintesi o per [ amore di ] verità. ( Fil 1,18 )

I servi al contrario sono coloro che eseguono per timore quanto comandato dal padrone.

Essi certamente appartengono alla casa e in quella grande casa ( 2 Tm 2,20 ) sono più all'interno che non i salariati, e sono questi servi che, quando cominceranno a servire per amore, passano ad essere figli.

Dunque, una casa grande ha di tutto, come già stavo dicendo.

Ora dei martiri, cosa dobbiamo pensare, miei fratelli?

Non sia mai che li collochiamo fra i garzoni salariati e nemmeno tra coloro che ancora non sono figli.

Essi amarono Cristo e per suo amore disprezzarono non solo tutti i piaceri offerti dal mondo ma anche tutti i tormenti, essendosi inebriati al calice di quello Spirito di cui fu detto: Quanto è prezioso il tuo calice che inebria! ( Sal 23,5 )

Il servo buono dunque, come vi dicevo, colui che ormai merita anche il nome di figlio, ( Gal 4,7 ) non vuole che venga adorato lui stesso ma il suo Signore.

State attenti, fratelli, e ricordate ciò che ogni giorno celebrate, e cioè che cosa insegna la verità della Chiesa.

I fedeli sanno in che momento del canone si ricordano i martiri durante la celebrazione del sacramento, quando le nostre aspirazioni e preghiere vengono elevate a Dio.

I fedeli lo sanno, i catecumeni si affrettino in modo da poterlo sapere.

Chi infatti vuole allontanarli?

C'è forse qualcosa che, mentre la si cela a chi rimanda [ la decisione ], non si presenta allo scoperto a chi lo vuole?

13 - Consideriamo un momento, fratelli, cosa fecero Paolo e Barnaba, quei servi devoti appartenenti senza dubbio al corpo della Chiesa, quando, onorati dagli uomini, stavano per ricevere un culto divino.

Siccome nel nome di Cristo operavano miracoli che oltrepassavano le consuete risorse umane, i pagani, secondo il loro costume, chiamavano Barnaba Giove e Paolo Mercurio, poiché era più lesto nel parlare, e si apprestavano ad offrire sacrifici in loro onore.

Questo onore essi rifiutarono inorriditi al segno da strapparsi le vesti, insegnando loro, per quanto ci riuscivano, che l'essere degno di adorazione è uno solo: colui dal quale essi ricevevano il potere di compiere quelle opere. ( At 14,10-17 )

Tenete bene in mente queste cose, fratelli, per essere forti e vigorosamente difesi contro i pagani anche i più ragguardevoli.

Ma perché li chiamo " ragguardevoli " se si trovano in pericolo più [ degli altri ]?

Difatti, quanto più si ritengono istruiti tanto più sono restii ad imparare.

Si vergognano d'imparare perché ciò sarebbe un confessare la propria ignoranza, mentre in loro non c'è spazio per quella pia umiltà che è stato l'unico insegnamento del Dio venuto fra noi nell'umiltà.

Ma non potrebbe qualcuno ragionare così: Paolo e Barnaba respinsero il sacrificio che veniva offerto in loro onore perché quei pagani identificavano l'uno con Giove, l'altro con Mercurio, due false divinità che gli apostoli detestavano in conformità con gli insegnamenti della religione cristiana?

Vedendosi messi sullo stesso piano dei demoni e degli idoli, essi si infuriarono, ma non fu perché volevano che si adorasse Dio e non le loro persone.

Insomma, a quei tali che volevano offrire il sacrificio in loro onore avrebbero detto: " Voi ci offendete: ci paragonate ai demoni, mentre noi siamo ben più di loro ".

Tutt'altro! Essi si stracciarono le vesti profondamente rattristati, e con grande umiltà li persuasero a non voler offrire sacrifici di sorta né a loro né a qualsiasi altro uomo, ma da tutte le cose create, che sono vanità, si convertissero all'unico Dio. ( At 14,13-14 )

Dissero: Cosa state facendo, o gente?

Noi siamo uomini come voi, e questo proprio vi predichiamo: cioè che da queste vanità vi convertiate a Colui che ha creato il cielo la terra, il mare e tutto quello che è in essi. ( At 14,14 )

Dicendo queste e altre parole simili, a stento li persuasero a non offrire loro il sacrificio.

Ma ci sono prove più efficaci per mostrare agli empi che gli apostoli rifiutarono l'offerta dei sacrifici non perché li ritenevano un insulto contro di loro ma perché volevano che l'onore andasse solo a Dio.

Tutte le loro fatiche infatti miravano a questo soprattutto: che le genti si convertissero e prestassero a lui il culto religioso.

Vogliate qui pensare a Pietro e al miracolo accaduto per sua opera - veramente, non opera sua ma di Dio - e per il quale la gente era stupefatta.

Ricordate quello storpio da quaranta anni che sedeva presso la porta " Bella " e per la parola di Dio si alzò in piedi e si mise a camminare.

Pietro non volle assolutamente che la gloria fosse attribuita a lui ma a Cristo, ( At 3,2-10; At 4,22 ) e disse: Israeliti, perché vi meravigliate di questo e perché fissate gli occhi su di noi, quasi che a far camminare costui siamo stati noi per virtù nostra o per un nostro potere?

Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo Figlio, che voi avete consegnato perché fosse giudicato. ( At 3,12-13 )

14 - Se vi sembrano poca cosa questi gesti compiuti da uomini per impedire che la gloria fosse tributata a loro e non a Dio, osservate gli angeli.

Ecco, nell'Apocalisse compare un angelo santo. ( Ap 19,10; Ap 22,8-9 )

Ci sono infatti anche angeli cattivi, per i quali insieme al loro capo, il diavolo, è preparato il fuoco eterno. ( Mt 25,41 )

L'angelo [ dell'Apocalisse ] invece non decadde per superbia ma restò sottomesso a Dio in santa umiltà; non si sollevò contro Dio mosso da ambizione al segno da dire: Porrò il mio trono nell'aquilone e sarò simile all'Altissimo, ( Is 14,13-14 ) ma rimase nelle regioni meridionali, dove Cristo mena a pascolo [ le sue pecore ] e si riposa.

Difatti è scritto: Là dove pascoli, dove riposi sul mezzodì. ( Ct 1,6 )

La zona settentrionale è all'opposto di quella meridionale, e per questo simboleggia la gente fredda e tenebrosa, mentre il mezzogiorno simboleggia le persone illuminate e ricche di calore.

Pertanto i buoni, come gente che vive nel mezzogiorno, sono pieni di calore e di luce; al contrario i cattivi, da gente che vive a settentrione, sono freddi e vivono nelle tenebre, avvolti da oscura foschia.

Dio dunque ha i suoi pascoli e riposa presso coloro che stanno a mezzogiorno, dei quali è detto: Dove pascoli, dove riposi sul mezzodì, non presso coloro dei quali, almeno in parte, il diavolo dice: Porrò il mio trono nell'aquilone e sarò simile all'Altissimo. ( Is 14,13-14 )

Egli infatti non potrebbe essere adorato se non da gente di questo tipo, disposta cioè a considerarlo un dio.

L'altro angelo viceversa, che risiede nel mezzogiorno, ardente di santità, luminoso per la sapienza, voleva, nell'Apocalisse, mostrare qualcosa all'apostolo Giovanni.

Costui però, profondamente turbato, cadde in ginocchio ai piedi dell'angelo. ( Ap 19,10; Ap 22,8-9 )

15 - Osservate, fratelli, a quali angeli siano simili le persone umili e a quali invece quelle superbe.

Infatti coloro che suscitano scismi ed eresie vogliono che si affermi il loro nome e scompaia il nome di Cristo.

Costoro come sede scelgono le parti settentrionali.

Sarebbe infatti impossibile che della gente, abbandonando la Chiesa, si mettesse al seguito di uomini, scambiandoli per Cristo, se la loro intelligenza non si fosse annebbiata e la loro carità non avesse perso il fervore. ( Ef 4,18 )

Al contrario a chi somigliano coloro che, radicati saldamente nell'umiltà, scelgono di essere disprezzati nella casa del Signore piuttosto che abitare nelle tende degli empi? ( Sal 84,11 )

A che cosa aspirava quel tal Simone se non a conseguire elogi operando miracoli e grandeggiare in superbia?

Era infatti la superbia a fargli credere che con il denaro si potesse comperare lo Spirito Santo e i suoi doni. ( At 8,18-20 )

Contro questa superbia si erge l'Apostolo, che nella sua umiltà conserva la residenza a mezzogiorno, e ardente nello spirito ( Rm 12,11 ) e luminoso per saggezza dice: Né chi pianta è qualcosa né chi irriga, ma Dio che dà la crescita. ( 1 Cor 3,7 )

E ancora: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi?, o nel nome di Paolo siete stati battezzati? ( 1 Cor 1,13 )

Vedete come rifiuta d'essere onorato con il culto dovuto a Cristo, com'è geloso dello sposo e ad anime adultere ricusa di presentarsi come se fosse lo sposo!

Questi santi dunque, entro i limiti propri di ciascuno - perfetti come gli angeli saranno infatti solo dopo la resurrezione dei corpi! ( Mt 22,30; Mc 12,25 ) - comunque entro i loro limiti rifiutavano l'onore che la gente voleva loro tributare quasi fosse dovuto alla loro persona e volevano al contrario che fosse adorato colui nel quale essi si gloriavano e che a lui fossero rivolti i cuori di ogni uomo. ( 1 Cor 1,31 )

Erano infatti servi buoni e fedeli, erano figli, e si comportavano come i santi angeli. ( Mt 25,21.23; Lc 20,36 )

Sebbene fossero uomini rivestiti ancora di carne mortale e costretti a vivere in mezzo a numerose tentazioni, eccoli respingere l'onore che avrebbe potuto farli insuperbire, affinché in tutto fosse glorificato quell'Unico che, quando lo si onora, colui che lo onora non corre alcun pericolo.

Dove si collocano dunque [ quei due apostoli ], perché l'onore vada unicamente a Dio? Come si abbassano?!

Ma non ti pare un'opera importante il piantare e l'irrigare?

No: non conta nulla né chi pianta né chi irriga. ( 1 Cor 3,7 )

Non rappresentava nulla lui stesso in ordine alla salute di coloro che egli desiderava edificare in Cristo.

Orbene, se in questo modo si comportano uomini ancora rivestiti [ delle miserie ] della carne, come non faranno lo stesso i martiri e gli angeli!?

Quanto più grande infatti è la santità della vita che hanno raggiunto, tanto più cresce l'amore che nutrono per la gloria di Dio, nel quale soltanto ripongono la loro speranza. ( Sal 78,7 )

A questi angeli saremo simili anche noi, sebbene soltanto dopo la resurrezione. ( Mt 22,30; Mc 12,25 )

È quanto affermò il Signore: Saranno uguali agli angeli di Dio. ( Lc 20,36 )

16 - Tornate ora insieme con me a ciò che avevo cominciato a spiegarvi e lasciatevi istruire salutarmente sul perché attendete al culto di Dio.

Ricordate come nell'Apocalisse quell'angelo mostrava visioni mirabili e misteriose all'apostolo Giovanni, servo di Cristo, figlio della madre Chiesa ed annoverato tra i figli di Dio.

In una di queste visioni l'apostolo, come avevo cominciato a dirvi, in preda al turbamento si prostrò ai piedi dell'angelo; ( Ap 19,10; Ap 22,8 ) ma l'angelo non accettò l'onore che quell'uomo tributava a lui, mentre era dovuto a Dio, e gli disse: " Alzati! Cosa stai facendo? Dio devi adorare, mentre io non sono che un suo servo, come te e i tuoi fratelli! ". ( Ap 19,10; Ap 22,9 )

Il motivo per cui vi abbiamo detto queste cose, ripensatelo succintamente.

Avevamo cominciato a trattare dei pagani ritenuti persone colte; gli altri, dai quali costoro non vogliono attingere norme, sono gente priva di cultura.

Ora, quei pagani eruditi vengono a dirvi: " Anche voi avete gente che adora le colonne e, a volte, anche le pitture ".

E magari non ne avessimo, e piaccia al Signore concederci di non averne!

Ma non e questo ciò che ti insegna la Chiesa.

Quanto invece a loro, si vada a pescare un solo sacerdote che, salendo sul palco, da quel posto elevato abbia rivolto al popolo il divieto di adorare gli idoli, come noi in nome di Cristo predichiamo pubblicamente che non si debbono adorare le colonne e le pietre degli edifici inclusi nei luoghi santi e nemmeno i vari dipinti.

Esattamente il rovescio facevano loro nei tempi passati.

I loro sacerdoti, rivolgendosi agli idoli, offrivano ad essi vittime a nome del popolo, e anche al presente desidererebbero poterne offrire.

17 - Essi affermano: " Noi non adoriamo i simulacri ma ciò che il simulacro rappresenta ".

Or io chiedo cosa rappresentino i simulacri; chiedo cosa rappresenti il simulacro del sole.

Forse qualche cosa di diverso dal sole?

In realtà, l'interpretazione degli altri simulacri forse potrebbe consentire dei significati occulti; ma per il momento lasciamo da parte tali questioni e rimandiamole: le riprenderemo più tardi.

Quanto invece al simulacro del sole, esso certo non rappresenta se non il sole, come quello della luna rappresenta solo la luna e quello della terra il globo terrestre.

Se pertanto essi non adorano il simulacro che vedono ma ciò che il simulacro rappresenta, perché mai, avendo dinanzi agli occhi quelle realtà notissime che il simulacro rappresenta, invece di adorare quelle adorano il loro simulacro?

Se infatti la cosa rappresentata non fosse visibile, sarebbe giusto adorare il segno in luogo di ciò che esso rappresenta.

Siccome pero il sole, di cui il simulacro è una raffigurazione, è una cosa ben visibile, per qual motivo essi voltano le spalle alla divinità rappresentata dall'immagine, mentre con la faccia si volgono all'immagine che la rappresenta? ( Ger 2,27 )

Se infatti essi non costruissero simulacri alle cose che cadono sotto i nostri occhi ma solo a quelle invisibili, potrebbero trarre in inganno almeno i più incolti.

Essi potrebbero dire: " Ecco, noi adoriamo il sole; siccome però il sole lo vediamo, non gli costruiamo alcuna effigie.

Lo stesso è della luna e delle stelle: come le vediamo, così le adoriamo.

Di loro non abbiamo mai fatto alcun simulacro, né ora li teniamo in piedi.

È infatti un'idiozia collocare in un tempio chiuso il simulacro visibile di una cosa che si può vedere e adorare nella volta del cielo.

Quando invece vogliamo prestare il culto allo spirito o all'intelligenza, all'anima o a qualche virtù, ad esempio la giustizia, essendo queste delle realtà invisibili erigiamo loro dei simulacri visibili, vedendo e adorando i quali riusciamo a pensare con venerazione a ciò che è invisibile ".

Tuttavia, che essi siano devoti del simulacro in se stesso e non di ciò che il simulacro raffigura possiamo dimostrarlo in maniera quanto mai aperta e convincente dal fatto che hanno edificato simulacri anche in onore di cose visibili ed esposte alla vista di tutti.

Si sono costruiti il simulacro del sole.

Orbene, se adorassero il sole che splende nel cielo, meriterebbero il giusto rimprovero da chi intende nel modo più giusto il culto e la religione; ma essi si sono spinti a un tal limite di demenza da volgere la schiena al sole e il viso al suo simulacro.

Come potrà [ questo sole ] esaudirti se tu sei così dissennato da trascurare lui per volgerti ad una immagine falsa e ingannatrice fabbricata dalle mani dell'uomo?

È come se tu ti recassi in casa d'un signorotto per chiedergli qualcosa.

Eccolo là: egli è nell'atrio della casa, ma a lui tu volti le spalle mentre con la faccia ti metti a fissare il dipinto che lo riproduce, come se le richieste che vuoi esporgli, tu non solo non le presentassi a quell'uomo ma al suo ritratto, e ciò fai sotto gli occhi di quel tale che la pittura riproduce!

Cosa farebbe quel signore se non beffarsi di te e, considerandoti un mentecatto, cacciarti via di casa?

In effetti, il loro comportamento somiglierebbe proprio all'idiozia di quest'uomo, anche se il sole meritasse per davvero di essere adorato; e noi più tardi con l'aiuto del Signore, che speriamo ce ne dia tempo e possibilità, spiegheremo che entità di questo genere non le si deve in alcun modo adorare.

Per ora diciamo queste cose perché sorprendiamo costoro a fare proprio così.

Ecco tu hai costruito un tempio alla luna e lì hai collocato un simulacro in onore di lei.

La luna stessa sorge tutti i giorni, esclusi quei due o tre al mese in cui è invisibile.

Se devi adorarla, adorala nella sua realtà, se sei giunto a tal limite di impudenza da adorare come un dio una creatura visibile, più nobile della quale c'è ogni creatura invisibile, sebbene il culto di adorazione proprio della divinità non spetti nemmeno a questa ma solo al sommo Creatore.

Ma ecco sono sotto i tuoi occhi le cose che intendi adorare: il sole, la luna, le stelle, la terra.

Perché mai vuoi procurarti dei loro simulacri quando le cose che intendi adorare le hai davanti a te?

Cos'è questa mania per quale gli uomini si sentono portati verso le cose che loro si sono fabbricati con le proprie mani, dimenticando colui dalla cui mano sono stati fatti essi stessi?

18 - Vediamo ora in che senso essi parlino di simulacri.

Dice qualcuno: " Io non chiamo Nettuno la statua di Nettuno.

Nettuno è un'altra cosa, che viene rappresentata da questa immagine ".

Cos'è dunque questo Nettuno? " Il mare ", risponde.

Tutto il mistero è questo: che Nettuno è il mare!

Ma il cristiano non adora né la statua, che tu chiami Nettuno, né il mare, che identifichi con Nettuno.

Cosa adora dunque? Colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi. ( At 14,14 )

Tu al contrario cosa dici? " Questa statua rappresenta il mare ".

E questo ti si viene a dirlo come in disparte, in segreto, all'orecchio, perché si accetti quel così grande mistero che tale statua raffiguri il mare e così a qualcuno possa venire in mente che adorando quella statua adori il mare.

Stando così le cose, solo i paesi dell'entroterra, siccome non vedono il mare in se stesso, dovrebbero avere i simulacri di Nettuno.

Non avendo la realtà, in sua vece avrebbero almeno il segno figurativo.

Invece, osservate! Hanno costruito l'edicola di Nettuno proprio in riva al mare, e voltando le spalle al mare, lì adorano Nettuno.

Nemmeno il rumoreggiare delle onde alle loro spalle riesce a far girare verso di sé questi adoratori, e, cosa ancora più stupida, l'orante nutre il desiderio che il mare taccia perché possa udire le parole della statua, ben convinto che il mare non abbia l'udito nei suoi flutti salati ma negli orecchi altrui, cioè del suo simulacro di bronzo.

19 - Così è del simulacro della " terra-madre ".

Dice il pagano: "Non ciò che vedi è quel che noi adoriamo, ma con il simulacro viene simboleggiata la terra ".

Questo, anche se non me lo dicesse, apparirebbe di per se stesso.

Inutile il suo sforzo per desumere da un mondo quasi di mistero una realtà che denuncia pronunziandone il nome.

Infatti " terra-madre " con parola diversa è lo stesso che terra.

È la stessa terra quella che chiamiamo " terra-madre " e alla quale hanno costruito il tempio e il simulacro.

Ecco lo capisco: è lo stesso di quanto si fa per il sole, per la luna.

Non c'è bisogno che vengano a darmi spiegazioni.

Con lo stesso nome si indicano i simulacri e le cose che tali simulacri rappresentano: cose tutte che senz'altro vediamo in quanto ci appaiono in maniera quanto mai palese.

O che per caso bisogna avere un'istruzione particolare per capire quell'aggiunta " terra madre "?

Dicono: " È la madre di tutti gli esseri dotati di fecondità ".

Concediamo pure che essa sia la madre di tutti gli esseri fecondi.

Ebbene, sarà questo un motivo per cui io debba adorare la terra e non Colui che disse: La terra produca ( Gen 1,24 ) tutto ciò che avrebbe prodotto?

Senza la parola di lui infatti la terra non solo sarebbe sterile ma non esisterebbe affatto.

Come si permette dunque, questo sedicente interprete di misteri, di distrarmi dal Creatore perché mi volga alla creatura?

Cosa mi racconta come conquista rilevante per farmi adorare la terra?

Questo - la cosa va da sé - si fa bene a dirlo ai contadini: che cioè, se non vogliono soffrire di carestia, debbono valorizzare la terra, non però adorandola ma lavorandola con l'aratro.

20 - Allo stesso modo voglio investigare sul simulacro di Giunone; ma qui si esige un interprete iniziato ai misteri.

Giunone infatti non è come la madre terra, che con il suo nome mostra l'oggetto significato, e nemmeno come i simulacri del sole e della luna.

Quello di Giunone è un grande mistero.

Quale mistero, per favore? Risponde: " Tale che a conoscerlo sono in pochi! ", anche se probabilmente da quei pochi lo impararono molti e molti ne parlarono; anche se probabilmente gli stessi loro libri manifestano il mistero a coloro ai quali essi non vorrebbero fosse rivelato ciò che venerano.

Precisamente il contrario è dei nostri scritti, i quali rivelano a tutti ciò che adoriamo, e noi non ne proviamo alcun timore.

I nostri libri sì trovano esposti in pubblico, in vendita a tutti: la luce non prova rossore!

Li acquistino, li leggano, credano; ovvero li acquistino, li leggano, ci ridano sopra.

Quella Scrittura sa bene qualificare come colpevoli coloro che la leggono senza crederla.

Passa da luogo a luogo il codice acquistato presso il libraio, ma non si lascia vendere colui che la lettura del codice proclama.

O che per avventura debba dirsi oggetto di vendita anche colui di cui si parla nel libro perché lui stesso si è offerto alle genti affinché lo comprassero sborsando ciascuno quella somma che poteva?

Lo comprò Zaccheo versando la metà del suo patrimonio, lo comprò la vedova versando due quattrinelli, lo comprò quell'ospite povero che offrì un bicchiere d'acqua fresca. ( Lc 19,8; Mc 12,42; Lc 21,2; Mt 10,42; Mc 9,40 )

Tutti questi compratori lo posseggono: a nessuno va stretto, tutti egli dilata.

Così è fatto colui che i nostri codici descrivono.

Compra dunque tu questi libri e leggili!

Noi non abbiamo da vergognarcene.

Quanto invece ai codici del tuo rituale, nascondili pure nei cunicoli delle tue caverne: ( Is 2,18-19 ) la curiosità della gente è tale e tanta che riuscirà a rintracciarli e a metterli in pubblico.

21 - Ma cos'è mai questa Giunone? Rispondono: " Giunone è l'aria ".

Poc'anzi ci invitavano ad adorare il mare nell'effigie di Nettuno, ad adorare la terra nel simulacro della " terra-madre "; adesso ci invitano ad adorare l'aria.

Sono questi gli elementi da cui risulta composto il mondo presente.

Mettendoci in guardia da queste cose, l'apostolo Paolo in una sua lettera scrive: Badate a che nessuno vi inganni mediante la filosofia e vuoti raggiri, secondo gli elementi di questo mondo. ( Col 2,8 )

Bacchettava coloro che ti presentano gli idoli con una specie di moderata saggezza.

Per questo, nominata la filosofia, nello stesso testo aggiunge: Secondo gli elementi di questo mondo.

Raccomanda di stare in guardia, non da qualsiasi adoratore di simulacri, ma dagli esperti nella identificazione dei segni, che sarebbero dotati di particolare cultura.

Affermano: " Non c'è dubbio, Giunone è l'aria ".

Chiamino pure col nome che vogliono questa entità che tutti conoscono: io non m'indurrà mai ad adorare l'aria, anche perché non la si può adorare nemmeno nel modo con cui i contadini coltivano la terra.

Sulla terra infatti l'agricoltore può lavorare, come dicevo sopra, non adorandola ma lavorando la per ricavarne i prodotti.

Quanto invece all'aria, essa non si può né lavorarla né adorarla.

Loda l'opera, adora l'operaio! Ribattono: " Per convincervi che Giunone è l'aria, i greci la chiamano così.

In greco infatti è chiamata hira, e ripetuto parecchie volte suona come aria.

Noi, comunque, diciamo che il culto religioso va prestato all'unico Creatore del mondo; e non adoriamo Giunone per il semplice motivo che è una raffigurazione, non l'adoriamo perché è una creatura.

22 - Voglio ora chiedere a questi pagani se, per il fatto che io adoro l'unico Dio, non mi attiri la collera dell'aria.

Se infatti adorassi l'aria, mi attirerei l'ira di Dio. ( Sal 106,40; Is 30,27 )

Sebbene egli sia eternamente quieto e senza alcun turbamento disponga e governi tutte le cose create, anche Dio si adira in un modo che noi non sappiamo descrivere.

Egli vuole che a lui si presti il culto, ed egli è l'unico che ciò esige non per motivo di superbia.

È infatti l'unico degno di essere adorato, e se vuol essere adorato non è perché con ciò egli guadagni in sublimità ma perché l'uomo diventi migliore.

Egli non ha bisogno di adoratori, tu invece hai bisogno di adorare qualcuno.

Affermava un profeta: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio perché non hai bisogno dei miei beni. ( Sal 16,2 )

Se dunque lui è il solo che senza motivi di orgoglio esige d'essere adorato, qualsiasi altro che lo esiga per motivi personali e pretenda di essere venerato lui stesso, non bastandogli di essere onorato nel suo Creatore, lo reclama per superbia.

Ma dalla superbia del diavolo noi dobbiamo tenerci lontani perché possiamo raggiungere l'altezza di Dio.

Solamente il diavolo infatti vuole essere adorato al posto di Dio, perché fu lui a dire: Porrò il mio trono nell'aquilone, e sarò simile all'Altissimo. ( Is 14,13-14 )

23 - Cosa diranno poi di quel segno - chiamiamolo così! - che è Vulcano?

Così sono elencati tutti e quattro gli elementi [ del mondo ], che, a quanto si insegna, sono appunto quattro: terra, acqua, aria e fuoco.

Del cielo infatti noi abbiamo parlato trattando del sole e della luna.

Dicono: " Vulcano è il fuoco ".

Non il fuoco celeste, dove han sede il sole, la luna e le stelle, ma il fuoco che è sulla nostra terra e si presta ai vari usi dell'uomo.

E aggiungono: " In effetti, se Vulcano lo si raffigura claudicante, è perché il nostro fuoco vibra muovendosi come uno che zoppica ".

Che dire? L'uomo ha sul fuoco un potere così grande che lo accende e spegne quando vuole, se ne serve per gli usi che vuole.

Se ciò è vero, sarà così grande il potere che l'uomo ha su Dio?

E se uno soffia su una lucerna sarà forse capace di spegnere Dio?

Non saprei se sia più deprecabile adorare il simulacro in quanto tale ovvero perché lo si può vedere sotto questa luce.

Ma a noi cosa interessa tutto questo?

Che essi riescano ad interpretare anche le cose invisibili, poiché tutte queste sono visibili; ma noi affrettiamoci a raggiungere la certezza della nostra fede, per non essere in alcun modo da loro infettati.

24 - Dice ancora: " Quando adoro Mercurio, adoro l'ingegno: quell'ingegno che nessuno vede poiché è una realtà invisibile ".

Non v'è dubbio: anche noi ammettiamo che l'ingegno è una realtà invisibile, anzi talmente invisibile e di una eccellenza tale che lo rende ben superiore al cielo, alla terra, al mare e a tutte le cose che ci è dato vedere con gli occhi.

Sì, esso è una sostanza invisibile, anzi è una certa qual vita, superiore a qualsiasi sostanza visibile, poiché tutto ciò che è visibile è anche corpo.

Effettivamente l'ingegno è una realtà di grande rilievo, ma se consideri quell'ingegno che essi dicono di adorare, quale ne sarebbe il risultato?

Non è forse vero che molta gente dotata di grande ingegno cade nell'errore?

E tra questi è probabile che tengano il primo posto coloro che sostengono che l'ingegno è da adorarsi raffigurandolo nelle sembianze di Mercurio.

Se peraltro l'ingegno umano è soggetto all'errore se Dio non lo guida, finché si conserva sano, l'ingegno non ammette d'essere adorato al posto di Dio, ma vuole che l'adorazione sia rivolta a colui dal quale esso desidera essere illuminato.

Se infatti l'ingegno umano non è illuminato dalla luce di Dio, rimane nelle tenebre dei suoi errori.

Ora io voglio chiederti che cosa tu adori in Mercurio. Tu hai risposto: "L'ingegno ".

Ma l'ingegno è una realtà che occupa un posto di mezzo: se si allontana dal Creatore si ottenebra e diventa stolto, se si rivolge al Creatore viene illuminato e diviene sapiente.

Nondimeno tu, quando parlavi dell'ingegno che veneri, parlavi di una entità posta nel mezzo.

Ribatte: " Proprio così, poiché lo stesso nome Mercurio suona come un qualcuno che corre nel mezzo ".

Si dice infatti che Mercurio fu così chiamato in quanto è uno che corre in mezzo fra due estremi.

Orbene, se Mercurio è venerato perché e un entità intermedia, perché non venerare piuttosto colui che attrae a sé quell'ingegno che tu definisci " intermedio " e, dopo averlo strappato alle cose inferiori per volgerlo verso di sé, lo cementa strettamente con sé, come avviene con gli ingegni dei santi, dei martiri, degli angeli?

Se infatti un qualche ingegno fosse come quello di quell'angelo illuminato da Dio di cui parlavo sopra, respingerebbe l'adorazione propostagli dall'uomo e inviterebbe il suo adoratore ad adorare Dio, e non sé.

Gli disse: Adora Dio; quanto a me, io sono un servo come te e i tuoi fratelli. ( Ap 19,10; Ap 22,9 )

Potrai dunque adorare quell'ingegno intermedio, per cui un ingegno migliore [ di quello ] venga a rimproverarti?

Se infatti adori un ingegno intermedio, l'ingegno illuminato verrà a rimproverarti.

Perché? Perché l'ingegno illuminato non permette che si adori l'ingegno ma colui che illumina l'ingegno.

Per il fatto stesso che illumina, egli è benigno e incline alla benevolenza, e vuole che tutti gli ingegni siano rivolti verso colui dal quale riconosce d'essere illuminato lui stesso.

Ma ci sarà per caso un ingegno balordo che vuol essere adorato lui stesso? Senz'altro, è una realtà.

Mentre dunque tu vuoi adorare Mercurio, in quanto è l'ingegno, bada a non adorare il diavolo, che ha l'ingegno ma non la sapienza.

Quando infatti il diavolo disse: Porrò il mio trono nell'aquilone e sarò simile all'Altissimo, ( Is 14,13-14 ) si rifiutò di adorare Dio e a posto di Dio volle essere adorato lui stesso, inalberandosi orgogliosamente contro Dio.

Ma siccome scivolò, per dire così, dal mezzogiorno a mezzanotte, ecco che il suo ingegno divenne tenebroso.

Essendo tenebroso, divenne anche superbo; ed essendo superbo, ecco che ingannandoti vuole che sia adorato Mercurio, perché tu adorando Mercurio adori il diavolo.

25 - Ci stia ben attenta la vostra santità, e risalendo dall'uomo, cercate di comprendere quel che vogliamo dirvi.

Poneteci attenzione e cercate di capire.

Ogni creatura è o corporale o spirituale.

Soltanto il creatore è spirituale; le creature al contrario, come dicevamo, sono corporali o spirituali.

Stateci attenti, affinché nella misura delle nostre capacità, siate forniti di ciò che il Signore vorrà concedervi per rispondere ai pagani: non ai pagani sempliciotti ma a coloro che si credono eruditi e capaci di dare spiegazioni intorno ai simulacri.

Di questo essi vanno orgogliosi, e rendono orgogliosi ingannando quanti sono ignari della autentica verità.

Come ho detto, ogni creatura è o corporale o spirituale.

Corporale, come la terra e quanto essa produce, come il mare e gli esseri che nuotano e guizzano in esso, come l'aria e ciò che in essa vola, come il cielo e gli astri che vi risplendono.

Tutte queste creature sono corporali.

Ora la creatura spirituale è superiore a quella corporale.

Qual è questa creatura spirituale? Quella che non cade sotto i sensi del corpo ma viene percepita dalla mente.

Così tutti i principi vitali, tanto quelli privi di ragione, come quelli degli animali, quanto quelli forniti di ragione come quello dell'uomo; tanto quelli che vanno in peggio come negli empi, quanto quelli che avanzano nel bene come nei convertiti; tanto quelli che hanno raggiunto la perfezione come quelli degli angeli e degli arcangeli, dei troni, delle dominazioni, dei principati, delle potestà che abitano nelle altezze ( Col 1,16 ) [ del cielo ].

Siccome dunque le creature sono o corporali o spirituali - di altro genere non ce ne sono! - gli esseri più elevati sono gli esseri spirituali.

Superiori ad essi, altri non ce ne sono.

Comunque, tutto quello che esiste oltre il limite [ del sensoriale ] - non per estensione locale ma per potenzialità di natura - non è corpo ma spirito.

Sono tutti esseri viventi: di vita mutevole, se si tratta di creatura, di vita vera e immutabile se si tratta del Creatore.

La vita soggetta a mutazioni, cioè la creatura spirituale, è plasmabile e illuminabile, cioè può essere plasmata e illuminata; la vita immutabile, cioè la stessa sostanza del Creatore, viceversa è creatrice e illuminatrice.

La creatura viene plasmata e riceve luce, il Creatore forma ed illumina.

26 - Prestatemi attenzione e capitemi!

Ogni vita che può essere illuminata e raggiungere la sapienza, sempre che si tratti di un individuo di buona volontà, ama quel Dio che la illumina, e volgendosi a lui progredisce, e unendosi a lui riceve la forma per raggiungere l'interezza e la perfezione della sapienza e la pienezza della beatitudine propria della sua condizione.

È tale la vita razionale e intellettiva degli angeli e degli uomini.

Ora se una tal vita per essere degna di lode ama colui che la illumina, la stessa vita, globalmente presa, se per cattiva volontà abbandona quella vita che la illumina diventa tenebrosa e superba.

E tale è la vita dell'angelo e dell'uomo cattivo.

Egli non vuol restare unito a Dio ma per amore della propria grandezza vuol essere preso come Dio.

Verso questa vita, se si può chiamare così, vita superba ed iniqua, precipitò e decadde quell'arcangelo che divenne diavolo e quegli angeli che divennero demoni.

A loro fu assegnato un certo ambito dell'aria tenebrosa [ a noi ] vicina, da dove esercitano il potere sopra tutti gli uomini dediti all'iniquità.

Al riguardo afferma l'Apostolo: Secondo il dominatore della potenza di quest'aria, il quale adesso agisce nei figli dell'incredulità. ( Ef 2,2 )

E parimenti, incoraggiando a sopportare le persecuzioni del mondo presente, dice: La nostra lotta non è contro la carne i il sangue, cioè contro uomini, ma contro i dominatori - dice ancora - e le potenze e i reggitori di questo mondo tenebroso, contro gli esseri spirituali della nequizia che abitano le regioni celesti. ( Ef 6,12 )

L'Apostolo ha nominato il dominatore della potenza di quest'aria dicendo che è lui ad agire nei figli dell'incredulità, ( Ef 2,2 ) e i lettori avrebbero potuto intendere che parlasse di uomini e che avessero dovuto combattere contro i loro persecutori, senza pensare al nemico [ principale ] che in Cristo avrebbero dovuto superare.

Per questo dice: La vostra lotta non è contro la carne e il sangue, ma contro i dominatori e le potenze e i reggitori di questo mondo tenebroso, contro gli esseri spirituali della nequizia che abitano le regioni celesti. ( Ef 6,12 )

Perché non si pensasse che, dicendo reggitori del mondo, egli lo dicesse nel senso che essi sono i reggitori della nota struttura dell'universo creato da Dio, ecco che egli precisa di quale mondo volesse parlare aggiungendo: questo mondo tenebroso.

Cosa poi siano le tenebre, lo potete indovinare da soli.

Infatti l'Apostolo con il nome tenebre designa gli increduli quando, rivolto ai fedeli, dice: Un tempo voi eravate tenebra, ora invece luce nel Signore. ( Ef 5,8 )

Parimenti le parole: Le regioni celesti ( Ef 6,12 ) non bisogna intenderle come riferite alle sublimi abitazioni dei santi angeli, dove sono sistemati anche i luminari del cielo e le stelle, ma dobbiamo ricordare che anche la nostra atmosfera noi la chiamiamo cielo, per cui, ad esempio, parliamo degli uccelli del cielo. ( Gen 1,14-17.26; Mt 6,26 )

27 - Mi stia dunque attenta la vostra santità, affinché la misericordia del Signore possa illuminarvi.

Noi infatti parliamo agli orecchi; chi agisce all'interno è Lui, come crediamo, come speriamo dalla misericordia di colui al quale cantando eleviamo la lode.

Orbene, come avevo cominciato a dire, l'animo che abbandona Dio è come se si volgesse contro la luce della verità, è come se dal mezzogiorno passasse nell'aquilone.

Ma l'aquilone è l'impero del diavolo, che dice: Porrò il mio trono dalle parti dell'aquilone, e sarò simile all'Altissimo. ( Is 14,13-14 )

Lì si raggelano i cuori umani, e diventati freddi per l'assenza di quel fuoco che è nella divina sapienza, non hanno la possibilità di gustare le cose spirituali.

Per questo iniziano a pensare alle sole realtà corporee, al punta da ricercare fra i corpi la stessa essenza divina; e la cercano nel mare, nella terra, nell'aria e specialmente nei corpi celesti, come sono la luna, il sole e le stelle.

E siccome fra i sensi del corpo quello a cui spetta la preminenza è la vista, tutto ciò che rifulge allo sguardo, anche se oltrepassa i confini del mondo, è ritenuto cosa di grande valore.

Che se, per ipotesi, qualcuno va a dir loro che ci sono cose veramente grandi che occhio non ha visto, orecchio non ha udito né sono entrate nel cuore dell'uomo, ( 1 Cor 2,9 ) rispondono essere impossibile che esista qualcosa che la vista non può raggiungere.

Sono cuori immersi nel freddo; e, se sono nel freddo, sono nel settentrione; e, se sono nel settentrione, sono in potere di colui che disse: Porrò il mio trono nelle parti dell'aquilone, e sarò simile all'Altissimo. ( Is 14,13-14 )

Al contrario coloro che in qualsiasi modo sono riusciti a sollevare in alto il proprio cuore e, per quanto era in loro facoltà, lo hanno affinato mediante l'applicazione a penetrare le cose che agli occhi del corpo rimangono invisibili, hanno trasceso la terra da loro calcata - conquista ben facile! - e tutte le cose che sono sulla terra.

Hanno trasceso anche il mare e ciò che nuota e guizza dentro di esso; hanno trasceso l'aria e tutti i volatili - sono infatti anch'essi un'entità corporea! -; hanno trasceso totalmente il cielo etereo con tutti i luminari che di lassù ci mandano la luce e anche tutti gli altri, che per ipotesi vi si trovassero.

In tal modo sono giunti a vedere qualcosa che è invisibile, come sono l'anima, l'intelligenza, la ragione; ma, osservando come anche queste entità sono mutevoli, hanno cercato qualcosa che fosse immutabile.

Con il pensiero e l'acume della mente si spinsero oltre la stessa creatura spirituale e compresero lo Spirito creatore.

Respinti, per dir così, da quell'impensato splendore di sapienza, fecero marcia indietro, volendo quasi adagiarsi nelle tenebre della loro carne, ma si accorsero - almeno alcuni di loro - che avevano bisogno di una [ ulteriore ] purificazione della propria anima, affinché, sgombra da qualsiasi concupiscenza carnale, diventasse capace di accogliere quell'Essere che l'aveva avvolta con la sua luce ineffabile.

28 - Prestatemi attenzione, miei fratelli, e notatelo con dolore.

Essi s'accorsero di aver bisogno di purificazione, affinché quella luce che non può essere percepita finche la facoltà visiva della mente è debole, la si possa ricevere dopo che la stessa facoltà è stata sanata, debitamente modellata e fortificata.

S'accorsero di aver bisogno di medicina, ma mentre si misero alla ricerca ditale medicina, ecco che prontamente si interpose il diavolo, poiché a ricercare erano spinti dalla superbia.

Andarono fieri delle conquiste della loro sapienza, soprattutto perché riuscirono - quelli almeno che ci riuscirono! - a spingere l'acume del loro ingegno e la perspicacia della loro mente fino a conoscere l'esistenza della realtà spirituale e immutabile che è al di sopra di tutte le creature, tanto corporali che spirituali, e dalla quale deriva tutto ciò che esiste e nell'ambito dello spirito e nell'ambito dei corpi.

Notarono che quell'Essere creatore non si muove né quanto a luogo né quanto a tempo; quanto invece all'anima, che è una creatura spirituale, la sua natura non si muta quanto a luogo ma si muta nel tempo secondo la sensibilità delle sue diverse inclinazioni.

Essa pertanto è una realtà intermedia, in quanto quell'essere supremo che è Dio non registra moti né di luogo né di tempo, mentre la natura dei corpi, che è l'infima delle realtà create, si muove nello spazio e nel tempo.

L'anima quindi è qualcosa di intermedio, poiché non si muove nello spazio, e in ciò somiglia a Dio, ma si muove nel tempo, e in ciò è simile ai corpi.

Osservando dunque queste cose, quegli uomini cercarono la purificazione, ma il diavolo, spirito superbo, notando che la cercavano mossi da superbia e con superbia se ne vantavano, li prevenne e si presentò come mediatore, capace di accordare una parvenza di purità alle loro anime.

A questo riguardo, con dei segni della sua superbia li indusse a pensare che egli era necessario per mostrare agli uomini che un'anima desiderosa di giungere a Dio poteva purificarsi ricorrendo alle arti magiche; e così istituì nei templi quei riti sacrileghi con cui si garantisce la purificazione ai sacrileghi.

In effetti, molte di quelle immagini sono state suggerite - come dice la Scrittura ( Sap 14,20 ) - dal desiderio di onorare certi uomini ritenuti grandi, uomini assenti o anche defunti.

Tutti questi simulacri, rimossi ora in nome di Cristo e con leggi pubbliche, si è cessato di costruire pubblicamente, sebbene alcuni di loro passassero per mezzi pubblici di magia.

Ma come accadeva un tempo per gli oggetti di magia privata, così ora accade di questi altri: da quando è proibito fabbricarli pubblicamente, li si costruisce in privato.

29 - Avvenne dunque che a far da mediatore si interpose, superbo e male intenzionato, il solito nemico della anime.

Ascoltate l'Apostolo, che segnala il motivo per cui egli poté introdursi: fu perché a lui concesse spazio la superbia degli uomini.

Per questo motivo lo stesso Apostolo ci invita a non far posto al diavolo. ( Ef 4,27 )

Ci indichi, sempre l'Apostolo, il modo di scovare questa loro superbia.

E in primo luogo teniamo presente che alcuni di loro erano giunti alla conoscenza di Dio; ma Dio voleva che essi conseguissero la salvezza mediante il Cristo.

Infatti, sebbene giunti alla conoscenza di Dio, non avevano raggiunto la salvezza.

Una cosa infatti è giungere alla conoscenza di Dio, e un'altra raggiungere la salvezza, quando la stessa cognizione diventa piena e l'anima aderisce con la conoscenza al suo conoscitore.

Pensiamo a quegli ateniesi, uomini pagani ai quali rivolgeva la parola l'Apostolo e che si vantano d'esser superiori agli altri popoli avendo toccato quasi l'apice del sapere.

Avevano raggiunto, per così dire, il vertice della filosofia, e fra loro, in verità, c'erano i dotti e i sapienti di questo mondo.

Parlando dunque in mezzo a loro, l'Apostolo non ricorse a testimonianze tratte dai profeti ma le prese dai loro sapienti; né passò sotto silenzio che erano testimonianze loro, non dei nostri, ( At 17,16-34 ) poiché, sebbene in tali documenti si trovi qualcosa di buono, tuttavia ci sono molte cose errate.

Non è come dei nostri profeti: i quali in quel che riportano le sante Scritture, ogni cosa è buona.

Parlando dunque di Dio agli ateniesi l'Apostolo ebbe a dire: In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri. ( At 17,28 )

30 - Quali fossero poi quegli alcuni e perché meritassero rimproveri lo espone l'Apostolo in un altro passo, dove dice: Si manifesta l'ira di Dio dal cielo sopra ogni empietà. ( Rm 1,18 )

Cosa intenderemo per empietà se non quella e dei giudei e dei pagani?

Ma gli si sarebbe potuto obiettare: " Perché sopra l'empietà dei pagani deve manifestarsi l'ira di Dio, per cui tu asserisci: Sopra ogni empietà?

Forse che i pagani avevano ricevuto la legge, e cosi divennero trasgressori?

Era giusto che l'ira di Dio si manifestasse sopra i giudei, ai quali fu data la legge ma essi non vollero osservarla; alle genti pagane però questa legge non fu data ".

Osservate, fratelli, e comprendete come lo stesso Apostolo dimostra che tutti sono trasgressori, e pertanto tuffi bisognosi della salvezza e della misericordia di Dio. ( Rm 3,23 )

Infatti l'ira di Dio si manifesta sopra ogni empietà e ingiustizia umana, cioè di coloro che tengono la verità imprigionata nell'iniquità. ( Rm 1,18 )

Comprendete, fratelli, e vedete come egli non dica: " Non posseggono la verità " ma: Tengono, dice, la verità imprigionata nell'iniquità.

E come se tu gli chiedessi: " Come possono essere in possesso della verità se non hanno ricevuto la legge? ", dice: Perché ciò che di Dio è conoscibile è loro manifesto. ( Rm 1,19 )

Ma come poté essere loro manifesto ciò che di Dio è conoscibile, se non hanno ricevuto la legge?

Continua precisando: Le realtà invisibili di Lui, dopo la creazione del mondo, si scorgono, percepite attraverso le cose create.

Così l'eterna sua potenza e maestà, sottintendiamo: " Vengono percepite e si possono vedere ".

In forza di che si possono vedere? Attraverso le cose create. ( Rm 1,20 )

31 - Come può infatti l'uomo soffermarsi a guardare le opere senza ricercarne l'autore?

Ecco, tu osservi la terra e i suoi frutti, osservi il mare pieno di animali acquatici, osservi l'aria popolata di uccelli, osservi il cielo illuminato da stelle; ti è noto il variare dei tempi, ben conosci l'anno diviso in quattro stagioni, osservi come le foglie degli alberi cadono e spuntano di nuovo, come ad ogni loro seme sia dato un proprio numero, come per ogni cosa ci sia una propria misura, un proprio peso, ( Sap 11,21 ) e come ogni cosa sia governata secondo un suo proprio ordine: in alto il cielo in completa pace, al di sotto la terra, che ha la sua particolare bellezza secondo le varie specie delle cose: quelle che finiscono e quelle che ne prendono il posto.

Osservando tutto questo, constati che tutto riceve vita da quella creatura che è spirituale; e non ti domandi chi sia l'autore di tutta quest'opera grandiosa?

Ma tu mi ribatti: " Queste cose le vedo, lui non lo vedo! ".

Ricorda però che egli ti ha fornito di mezzi per vedere queste cose e di altri con cui puoi vedere lui stesso.

Per vedere le cose create ti ha dato gli occhi del corpo, per vedere lui ti ha dato la mente.

Per questo non puoi dire con leggerezza: " Non lo vedo ".

Guarda con mente aperta le cose create, e ne vedrai l'autore.

Nemmeno l'anima dell'uomo tu sei in grado di vedere.

Ed effettivamente l'anima umana è invisibile, ma ci risulta dal governo che esercita sul corpo.

Guardando uno che cammina, che lavora, che parla, che muove le varie membra ciascuno secondo la sua funzione, noi diciamo: " Egli vive, c'è in lui qualcosa che non vediamo ".

Questa realtà invisibile la ammettiamo in base a ciò che vediamo.

Come dunque in base ai ruoli e al governo che esercita sul corpo tu deduci l'[ esistenza dell' ]anima, che non vedi, così devi comprendere [ l'esistenza del ] Creatore dal governo dell'universo e dalla normativa che regola le anime.

32 - È però poca cosa " comprendere ".

Anch'essi infatti compresero, ma nota cosa dice l'Apostolo; considera le preciso parole che io avevo cominciato a riferire fin dal principio.

Dice: L'ira di Dio dal cielo si manifesta sopra ogni empietà e ingiustizia umana, di coloro cioè che tengono la verità imprigionata nell'iniquità, poiché ciò che è conoscibile di Dio è loro manifesto.

Infatti Dio lo ha loro manifestato. ( Rm 1,18-19 )

E come se tu gli chiedessi in che modo lo abbia manifestato, egli dice: Dalla creazione del mondo le cose invisibili [ di Dio ] si scorgono, percepite attraverso le cose create.

Così la sua eterna potenza e maestà - si scorgono percepite dall'intelletto -, perché - dice - siano inescusabili. ( Rm 1,20 )

Perché inescusabili? Egli aveva affermato: Essi tengono la verità imprigionata nell'iniquità, ( Rm 1,18 ) ora aggiunge in che modo, dicendo: Perché avendo conosciuto Dio …

Non dice: " Perché non conobbero Dio "; ma cosa dice? Avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio né l'hanno ringraziato, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti, e il loro cuore istupidito si è ottenebrato. ( Rm 1,21 )

A causa di chi, se non della superbia? Nota infatti come prosegue.

Dice: Mentre infatti si spacciano per sapienti, ecco che sono diventati stolti. ( Rm 1,22 )

Non dovevano infatti attribuire a se stessi quanto Egli aveva loro donato, né vantarsi di ciò che avevano conseguito non con le loro risorse ma per un dono di lui.

Questo dono essi avrebbero dovuto senz'altro riconsegnare a lui, affinché conservandolo come mezzo attraverso il quale avevano potuto vedere, fossero guariti da colui che aveva dato loro la capacità di vedere.

Comportandosi in questo modo, si sarebbero mantenuti nell'umiltà, e avrebbero potuto ottenere la purificazione [ necessaria ] per partecipare intimamente a quella beatissima contemplazione.

A costoro infatti si sarebbe rivelato il medico vero e verace, il mediatore che avrebbe debellato la superbia e valorizzato l'umiltà.

Mi obietterai, forse, che Egli non era ancora nato nell'umiltà? …

Certo, ma si sarebbe rivelato nella profezia, come si rivelò ad Abramo, del quale disse il Signore di sua propria bocca: Abramo desiderò vedere il mio giorno; e lo vide e se ne rallegrò, ( Gv 8,56 ) e come si rivelò agli altri patriarchi e profeti.

Anch'essi infatti conseguirono la salvezza credendo in colui che sarebbe nato e avrebbe sofferto, come noi siamo salvati per la fede in colui che è nato ed è morto.

E non ci si deve stupire del fatto che egli si sia rivelato all'umiltà degli uni e nascosto alla superbia degli altri.

Essendo costoro pieni di superbia, si infiltrò in mezzo a loro quell'essere menzognero e ingannatore e superbo, e promise loro che mediante certi, non so quali, ritrovati della superbia avrebbero conseguito la purificazione delle loro anime.

In tal modo egli li rese adoratori dei demoni, cioè degli angeli cattivi, e da questo traggono origine tutti i misteri celebrati dai pagani, quei misteri che, stando a quel che essi dicono, sono in grado di purificare le anime di chi li pratica.

33 - Ascolta come l'Apostolo, andando avanti, insegni proprio questo, cioè che ricevettero quei [ falsi rimedi ] come compenso della loro superbia, in quanto non tributarono a Dio l'amore che avrebbero dovuto tributargli.

Dice: Il loro cuore istupidito si ottenebrò.

Dicendo infatti d'essere sapienti, divennero stolti, ( Rm 1,21-22 ) senz'altro per l'intervento di quel falso mediatore che gode per i simulacri, che gode quando vengono condotti al pascolo animali immondi, cioè i porci che dovette pascolare quel figlio minore dopo che si fu allontanato dalla casa del padre. ( Lc 15,13-20 )

Infatti come il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito, ( Sal 34,19 ) cioè agli umili, così il Signore è lontano da coloro che pongono in alto il cuore, cioè dai superbi.

Continua l'Apostolo: Dicendosi sapienti sono diventati stolti, e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile sostituendola con l'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile. ( Rm 1,22-23 )

Ecco i simulacri che si presentano in forma umana, precisamente quelli che troviamo tra tutti i greci e gli altri popoli.

Più grande e più superstiziosa idolatria è quella degli egiziani: è stato infatti l'Egitto a diffondere nel mondo le immagini di cui in seguito parla l'Apostolo.

Egli dopo aver detto: Sostituendola con l'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile, aggiunge: E degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti. ( Rm 1,23 )

In realtà avete forse potuto vedere in altri templi figure con la testa di cane o di toro o rappresentazioni di altri animali privi di intelletto?

Avete veduto forse cose come queste in altri templi all'infuori di quelli di Iside?

Sono infatti idoli propri degli egiziani.

Abbinando i due tipi [ di idolatria ] l'Apostolo dice: Sostituendola con l'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile e degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti.

Per questo motivo Dio li ha abbandonati, secondo i desideri del loro cuore, all'impurità per cui disonorano in se stessi il proprio corpo. ( Rm 1,23-24 )

Questi mali derivano loro dall'empietà.

Origine [ di ogni male ] è stata la superbia, mentre questi altri peccati che ne sono seguiti non sono solo peccati ma anche castighi.

Dicendo infatti: Dio li ha abbandonati, si allude alla punizione di un peccato per la quale si compiono tali azioni, tuttavia gli stessi castighi sono contemporaneamente anche peccati.

Perché? Perché dal peccato gli uomini, se vogliono, possono ancora tornare indietro, mentre, quando si sarà giunti al castigo, non sarà concesso di venirne fuori: sarà solo punizione e non si potrà più parlare di peccato, mentre le cadute intermedie sono e punizioni e peccati.

L'inizio, cioè la superbia, è solo peccato, non castigo; gli errori successivi sono peccati e castighi.

Colui che rifiuterà di ravvedersi finirà nel castigo, che non è più peccato ma punizione di tutti i peccati.

Che poi il primo dei peccati sia la superbia è scritto chiaramente in un altro testo: Inizio di ogni peccato è la superbia. ( Sir 10,15 )

Come allora si può dire che radice di tutti i mali è l'avidità? ( 1 Tm 6,10 )

Perché volere qualcosa più grande di Dio è avidità, volere qualcosa di più del necessario è avidità.

Solo Dio infatti è sufficiente per [ riempire ] l'anima, come disse l'apostolo Filippo: Mostraci il Padre e ci basta. ( Gv 14,8 )

Orbene, che cosa c'è di più superbo di uno che, presumendo di se stesso, abbandona Dio?

Cosa c'è di più ingordo di uno al quale Dio non basta?

È dunque questa superbia, che è anche avidità sfrenata, all'origine di ogni peccato.

Per questo motivo l'anima adultera, abbandonando l'unico vero Dio, suo legittimo sposo, si prostituisce con molti dèi falsi, cioè con i demoni, ma in nessun modo riesce a conseguire la sazietà.

34 - Quanti dèi veneravano i Romani?

In primo luogo, lasciato da parte l'unico Dio vero e immutabile, veneravano gli dèi indigeni considerandoli come i loro propri dèi.

Poi cominciarono a guerreggiare con gli altri popoli, e, pensando che costoro fossero come difesi dai propri dèi, insistevano, con l'offerta di qualche sacrificio, di corrompere anche gli dèi dì questi popoli, così aumentavano il numero degli dèi e accettavano i riti sacrileghi dei popoli che avevano soggiogato o volevano soggiogare.

Così introdussero le fattezze di cane, di toro, di serpente e le forme di uccello e tutti i mostri degli egiziani.

In tal modo li placarono rendendoseli più o meno propizi.

Si legge infatti negli autori che scrissero non molto tempo prima dell'incarnazione del Signore che gli dèi degli egiziani erano in contrasto con gli dèi dei Romani.

È uguale a quello che l'Apostolo asserisce dei cretesi: Disse un tale, autentico loro profeta: I cretesi sempre mentitori, brutte bestie, ventri pigri. ( Tt 1,12 )

Così anche noi possiamo dire: Disse un tale, autentico loro profeta: " I mostri di ogni sorta di divinità e Anubi, che non cessa d'abbaiare, lanciano dardi contro Nettuno e Venere e contro Minerva ".2

A questo poeta infatti sembrava indecoroso che teste di cane, come gli dèi degli egiziani, combattessero contro le figure umane degli dèi romani.

In realtà erano i demoni che combattevano fra di loro: i demoni degli egiziani a favore degli egiziani, i demoni dei romani a favore dei romani.

Affinché poi tutti riuscissero a possedere insieme ambedue i popoli, si accordarono fra di loro, e tutti quanti cominciarono ad essere venerati dai romani.

Così infatti si esprime l'Apostolo: Non che l'idolo sia qualcosa, ma i sacrifici offerti dai pagani non sono offerti a Dio ma ai demoni, e io non voglio che voi siate in comunione con i demoni. ( 1 Cor 10,19-20 )

Come fanno costoro, ingannando se stessi e dicendo: …, come se tu disprezzassi l'idolo costruito dall'artefice, dicendo che esso è privo di vita!

Disprezzeresti l'idolo se disprezzassi il demonio, che gode [ d'essere presente ] nell'idolo.

È inutile pertanto considerare il simulacro come una raffigurazione della creatura, poiché di tale culto tributato da uomini devoti non gode la creatura, a meno che non ti riferisca a quella creatura peccatrice che nella sua superbia ambisce onori indebiti e con gli inganni spaventa la debolezza dell'uomo.

Dice [ Paolo ]: Dio li ha abbandonati, secondo i desideri del loro cuore, all'impurità per cui disonorano in se stessi il proprio corpo: essi che tramutarono la verità di Dio in menzogna, e venerarono e prestarono il culto alla creatura piuttosto che al Creatore, che è benedetto nei secoli. ( Rm 1,24-25 )

Che significa: Tramutarono la verità di Dio in menzogna?

Questo: Tramutarono Dio nell'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile e degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti. ( Rm 1,23 )

35 - E perché nessuno di loro avesse a dire: " Io non venero i simulacri ma ciò che i simulacri raffigurano ", egli aggiunge immediatamente: E venerarono e prestarono il culto alla creatura piuttosto che al Creatore. ( Rm 1,25 )

Capite da persone intelligenti, carissimi!

O venerano il simulacro o venerano una creatura.

Ora colui che venera il simulacro cambia la verità di Dio in menzogna. ( Rm 1,25 )

Infatti la cosa vera è il mare, Nettuno invece è una falsità costruita dall'uomo, che così cambia la verità di Dio in menzogna, perché Dio creò il mare mentre l'uomo l'immagine di Nettuno.

Allo stesso modo Dio creò il sole, l'uomo, costruendo il simulacro del sole, cambia la verità di Dio in menzogna.

E perché non dica: " Io non venero il simulacro ma venero il sole ", ascolti il seguito [ del testo ]: E venerarono e prestarono il culto alla creatura piuttosto che al Creatore. ( Rm 1,25 )

Lasciato dunque da parte il Creatore, ripiegarono sulla creatura; e, cosa più indecorosa, nemmeno di questo furono contenti.

Se infatti, lasciato da parte Dio, avessero prestato il culto a un oggetto creato da Dio, sarebbero da detestarsi.

Quanto più detestabili sono dunque se, non curando nemmeno quanto creato da Dio, venerano ciò che ha prodotto un artigiano?

Non badando alla creatura, vai dal simulacro, e, confuso del tuo simulacro, per tentare una qualche giustificazione torni alla creatura.

Ma davvero passa una buona volta dalla creatura al Creatore, e avrai una vera giustificazione!

Ribatte: " Ma io non posso giungere a lui se non attraverso le creature ".

Chi te lo dice? Quel tale filosofo. Chi te lo dice? Uno che tiene la verità di Dio imprigionata nella menzogna. ( Rm 1,25 )

Chi te lo dice? Uno che, avendo conosciuto Dio, non l'ha glorificato come Dio né gli ha reso grazie: ( Rm 1,21 ) non quindi uno che non lo ha conosciuto, ma uno che lo ha conosciuto.

36 - I superbi che tengono la verità di Dio imprigionata nella menzogna ( Rm 1,25 ) sono di due specie: la prima è di coloro che si sono appoggiati sulle proprie forze e non hanno cercato nessuno che li aiutasse, ritenendo che la loro anima potesse purificarsi attraverso la filosofia senza ricorrere ad alcun mediatore.

Di questi tali non è ora nostro compito trattare, poiché al presente ci stiamo occupando dei riti sacrileghi dei pagani, mentre essi insegnavano di non aver bisogno d'appoggiarsi ad alcun sacrificio.

Si dice che un pensatore di questo tipo sia stato Pitagora.

Tocchi pure con mano, colui che coltiva questa boria, cosa riuscirà ad ottenere con le proprie forze!

Chi ripone in se stesso la propria speranza la ripone nell'uomo; ma quest'uomo sventurato, chi lo libererà dal suo corpo votato alla morte se non la grazia di Dio ad opera di Gesù Cristo nostro Signore, ( Rm 7,24-25 ) cioè dell'unico vero mediatore, che è insieme Dio e uomo? ( 1 Tm 2,5 )

Il quale, se fosse soltanto uomo non sarebbe mediatore, come non sarebbe mediatore se fosse soltanto Dio.

E se non fosse mediatore, non potrebbe riconciliare con Dio l'uomo che per il peccato si era staccato totalmente da Dio. ( Ef 2,13.16 )

Anche questi dotti dunque tengono la verità di Dio imprigionata nella menzogna, ( Rm 1,25 ) in quanto confidano in se stessi, mentre è accertato che ogni uomo e mentitore ( Sal 116,11; Rm 3,4 ) e nessuno può essere liberato dal peccato se non lo confessa ricorrendo alla mediazione di qualcuno che lo espii.

Anche costoro dunque vengono sedotti da quel superbo nemico delle anime, non in quanto li induce a pratiche sacrileghe ma in altra maniera, cioè rendendoli simili a sé nell'ambizione della gloria umana, che presumono, e impedendo di mettersi umilmente sulle tracce di colui dal quale si erano allontanati per superbia.

Tali sono stati tutti coloro ai quali Cristo non si è rivelato, sebbene essi non abbiano voluto conseguire la purificazione ricorrendo a pratiche religiose false.

Per l'anima macchiata dalla colpa è una grave macchia anche il pensare di poter diventare pura di per se stessa.

Non si deve tuttavia parlare con leggerezza di coloro che non adorano gli idoli o non si sono obbligati a pratiche di origine caldea e ad arti magiche, potendosi dare anche il caso, a noi sconosciuto, che in qualche modo si sia loro rivelato il Salvatore, senza del quale nessuno può salvarsi.

37 - Ci sono poi degli altri che hanno riconosciuto o pensato che esista un Dio con il quale ci si deve riconciliare e, non presumendo di riuscirci con le proprie forze, per ottenere la purificazione sono ricorsi a pratiche religiose.

Anch'essi però erano gonfi di vana curiosità e in base a dottrine demoniache ( 1 Tm 4,1 ) si ritennero superiori agli altri: in tal modo, sempre a causa della superbia, diedero spazio al diavolo ( Ef 4,27 ) e ritennero di poter diventare puri con gli imbrogli e i vani misteri dei dominatori dell'aria, ( Ef 2,2 ) cioè dei demoni.

L'Apostolo ricordava questi tali quando diceva: Essi tramutarono la gloria del Dio incorruttibile nell'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile, degli uccelli, dei quadrupedi e dei serpenti. ( Rm 1,23 )

Alcuni di loro infatti si spinsero avanti e, trascendendo l'intero universo creato, capirono esserci un creatore al di sopra di tutto, ma, restando nei limiti della loro pochezza, divennero superbi anche nei confronti di lui.

Costoro, o quanti seguono la loro autorevolezza, vengono ora a dirci: " Non possiamo raggiungere la purificazione se non ricorrendo a questi mediatori ", cioè senza questi esseri dotati di potenza.

Essi dunque cercano un mediatore.

Perché? " Perché la mente dell'uomo, avviluppata e oppressa dalle proprie bramosie, ha bisogno di purificazione; e, se non viene purificata, non è in grado di gustare ciò che vede essere immutabile, sebbene un pochino e in qualche modo riesca a vederlo ".

In verità, almeno in questo ragionano bene: quando cioè dicono che senza un mediatore nessuno può giungere a Dio.

38 - Bisogna però che ci domandiamo cosa sia un mediatore, poiché c'è il falso e il vero mediatore.

Il mediatore falso, come più volte abbiamo detto, è il diavolo.

Egli interviene in favore di chi ricerca con cattiva coscienza e nutre sentimenti di superbia, e per loro compie anche segni e miracoli.

In effetti, anche i maghi del faraone compirono gli stessi segni compiuti da Mosè, anche se non riuscirono a compierli tutti, ( Es 7,11; Es 7,22; Es 8,7.18 ) poiché i maghi riescono a fare solo quel tanto che loro consentono gli spiriti dell'aria ad opera dei quali essi li compiono.

Solo Dio è riuscito a compiere tutto quello che gli era sembrato bene fare.

Gli spiriti superbi dunque intervengono, come ho detto, con alcuni segni ( 1 Tm 2,5 ) e promettono ai loro devoti la purificazione.

L'unico vero mediatore è il Signore Gesù Cristo, che anche gli antichi padri nella loro umiltà riconobbero per via di rivelazione e vollero essere purificati per opera sua.

Prima che nascesse da Maria, egli fu rivelato a coloro che ne erano meritevoli, ed essi furono salvati per la fede in colui che sarebbe morto e avrebbe sofferto, come noi siamo salvati per la fede in colui che è già nato ed ha sofferto.

Egli venne nell'umiltà per dimostrare che non avrebbe purificato e salvato se non gli umili.

Effettivamente anche prima che si incarnasse, ( Gv 1,14 ) il Verbo si rivelava, e non soltanto nel popolo ebraico ai santi patriarchi e profeti, ma anche in altri popoli, come risulta da vari esempi.

Dovunque ci fu qualcuno che cercasse Dio con umiltà, lì non mancò quell'umile mediatore che è il solo capace di riconciliarci con il Padre, il solo che con tutta verità poté dire: Nessuno va al Padre se non per mezzo di me. ( Gv 14,6 )

Nella sua umiltà egli si abbassò fino a loro, affinché loro, perseverando nell'umiltà, meritassero di ottenere la purificazione ad opera di quel mediatore umile.

Ecco Melchisedech. Era forse un israelita?

Eppure la Scrittura lo presenta come sacerdote del Dio altissimo, ( Gen 14,18; Eb 7,1 ) volendo in lui raffigurare il nostro Mediatore.

Tant'è vero che da lui anche Abramo riceve la benedizione. ( Gen 14,19; Eb 7,1 )

Ecco Giobbe, quell'uomo così grande, quel lottatore così forte che sconfisse il diavolo.

Giaceva nel letame, era coperto di vermi, ma nella sua umiltà vinse colui che nel paradiso aveva riportato vittoria su Adamo, che nell'integrità del suo corpo era superbo [ nel cuore ].

Forse che Giobbe era un israelita? ( Gb 1,1; Gb 2,7-8 )

Eppure, nelle sue parole si può riconoscere predetto e preannunziato l'unico nostro vero Mediatore.

E come lo stesso Mediatore ci ricorda parlando di certuni secondo quanto gli occorreva, così è da ritenersi che una rivelazione del mediatore capace di concedere la purificazione ci sia stata per tutti coloro che, anche prima della sua comparsa nella carne, con umiltà si posero alla ricerca del mediatore capace di concedere la purificazione e senza del quale nessuno ottiene d'essere purificato.

Dunque, se non viene purificato ad opera del mediatore, nessuno può giungere alla meta che, sebbene possa essere intravista in piccolissima parte con la penetrazione dell'anima intelligente, non può essere conseguita se non da chi è stato purificato in maniera assolutamente perfetta.

Or dunque, ci furono alcuni che intrapresero le loro ricerche per vedere, come dice l'Apostolo, le cose invisibili di Dio attingendole con l'intelletto dall'osservazione delle creature, ma tennero la verità di Dio imprigionata nella menzogna.

Si chiamarono sapienti da loro stessi e divennero gonfi di orgoglio non onorando debitamente colui dal quale avevano ricevuto l'intelligenza. ( Rm 1,20.18.22.21 )

A costoro, come ho detto, essendo superbi si presenta il mediatore superbo, come agli umili si presenta il mediatore umile, secondo certe corrispondenze e in base ad una giustizia inenarrabile e stupefacente che ha sede presso le occulte profondità di Dio e che noi, pur non vedendola, dobbiamo onorare.

Ai superbi dunque si presenta il mediatore superbo, agli umili il mediatore umile: il quale, se si presenta umile agli umili, è per elevarli fino all'altezza di Dio, mentre il superbo se si presenta ai superbi è per impedire che chi è alto in se stesso raggiunga l'altezza di Dio.

39 - Osservate ora come il diavolo si presenti nella veste di mediatore.

Egli non è soggetto alla morte, non avendo la carne, ma è reo di peccato; il Signore al contrario volle essere mortale rivestendosi della carne, ma non commise peccato: ebbe in comune con gli uomini la morte, ma non i peccati.

Se infatti fosse stato peccatore, non sarebbe potuto essere mediatore.

Se fosse stato infatti e mortale e peccatore, sarebbe stato ciò che sono tutti gli altri uomini: non sarebbe più stato mediatore ma uno che ha bisogno del mediatore.

Ogni uomo infatti è peccatore e mortale, Dio al contrario è giusto anche se si rende mortale.

Ecco dunque il mediatore umile: egli è giusto e mortale, e non giusto così per modo di dire ma giusto perché è Dio, mentre è mortale perché è uomo.

Il contrario è del mediatore superbo: è peccatore ed è anche immortale, cioè non dovrà spogliarsi del corpo poiché non è rivestito di carne.

In questo senso lo definisco immortale, poiché la vera immortalità non la possiede se non Dio solo, secondo il detto: Egli sono possiede l'immortalità ed abita in una luce inaccessibile. ( 1 Tm 6,16 )

Intendendo l'immortalità in questa maniera, anche il Figlio unigenito è immutabile, perché è una cosa sola con il Padre, ( Gv 10,30 ) sebbene egli sia voluto diventare mortale assumendo la natura dell'uomo.

Orbene, il diavolo, quell'essere che è peccatore ma sotto un certo aspetto è immortale, si presentò a far da mediatore all'uomo, peccatore e mortale.

Ecco due caratteristiche [ in colui che è ] in basso, due [ in colui che è ] al sommo delle altezze; ma per riconciliare chi è in basso con chi è molto in alto ci vuole un mediatore.

Quali sono le due caratteristiche di chi è in basso? È peccatore e mortale.

E quali quelle di colui che è in alto? Giusto e immortale.

Or dunque un mediatore che ha da purificare e ravvicinare [ le parti ], se fosse peccatore e mortale non sarebbe mediatore, perché non avrebbe una caratteristica da chi è in basso e un'altra da chi è in alto, ma le avrebbe tutte e due da chi è in basso: avrebbe cioè l'iniquità e la mortalità.

Se poi avesse l'immortalità da colui che è in alto e l'iniquità da colui che è in basso, avrebbe, sì, una caratteristica da una parte e un'altra dall'altra, e con ciò potrebbe presentarsi in veste di mediatore, ma egli non sarebbe in grado di avvicinare le parti perché non le renderebbe pure.

Avendo in comune con l'uomo il peccato, meriterebbe lo stesso castigo dell'uomo e con questo sarebbe un mediatore che sbarra la strada con cui si va a Dio.

In realtà il peccato altro non produce se non separare da Dio.

Ascolta la Scrittura, che dice: È stato forse Dio ad indurire l'orecchio per non ascoltare? Tutt'altro!

Sono i vostri peccati a separarvi da Dio. ( Is 59,1-2 )

40 - Chi separa [ da Dio ] sono dunque i peccati; la mortalità invece non separa, essendo, questa mortalità, la pena del peccato inflitta da Dio giudice.

Separa viceversa ciò che meritò questa pena.

Intendiamo dire: Il cammino verso Dio non te l'impedisce quello che ha fatto Dio ma quello che tu stesso ti sei procurato.

Ora la mortalità del corpo è stato Dio ad infliggertela, il peccato invece l'hai commesso tu stesso; e il mediatore vero e verace ha preso in comune con te ciò che ti ha inflitto Dio per castigarti, ma non ha preso il peccato che tu stesso avevi commesso.

Si è fatto partecipe della tua mortalità ma non partecipe della tua colpevolezza.

Si è rivestito della carne mortale, ma non avendo peccato, non ha contratto il debito con la morte.

Egli infatti annientò se stesso prendendo la natura del servo, diventando simile agli uomini e all'aspetto fu trovato pari all'uomo. ( Fil 2,7 )

Questo è stato detto non nel senso che noi avessimo a pensare che egli abbia subito mutamenti ma nel senso che egli volle manifestarsi nell'umile forma del servo, mentre in occulto rimaneva il Signore, Dio presso Dio, Figlio uguale al Padre, ad opera del quale furono create tutte le cose. ( Gv 1,1.3 )

Egli, prendendo la nostra natura mortale e partecipando alle miserie a noi inflitte come pena del peccato, ci purifica dai peccati e ci libera dalla condizione di condannati a morte, poiché, essendo morto senza essersi meritato di morire, è in grado di uccidere la morte con il suo stesso morire.

Questo è il mediatore vero e verace, mediatore umile ed alto, mediatore capace di ricondurci nello stato da cui eravamo decaduti.

L'altro mediatore, quello superbo, mediatore falso e ingannatore, ha in comune con gli uomini peccatori l'iniquità, non però la mortalità della carne.

Per questo, quando presenta alla loro imitazione l'iniquità, non li libera dalla loro mortalità, perché, come il peccato commesso agli inizi della vita umana produsse come frutto la morte presente, così l'iniquità della vita presente produce, se vi si persevera [ sino alla fine ], il frutto della morte eterna.

Questa morte dovrà subire il diavolo insieme con coloro che nella vita presente egli riesce a sedurre, egli che nel tempo non condivide la condizione di mortalità che sperimenta l'uomo nella carne mortale.

Se pertanto ambisce di essere mediatore, può farlo perché con l'uomo ha in comune una cosa, cioè la colpevolezza; l'altra cosa però, cioè la condizione di mortalità, egli non la possiede.

41 - Se poi questo superbo riesce a sedurre più agevolmente i superbi, è perché ai superbi dispiace più la mortalità che non la colpevolezza, e per questo motivo trovano più ripugnante la mortalità che riscontrano nell'umanità di Cristo che non la colpevolezza che è nella superbia del diavolo.

Gonfi come sono per le loro dottrine insulse e fallaci, [ il diavolo ] li mena per la strada di pratiche sacrileghe, promettendo loro che troveranno la purificazione nei templi, e ricorrendo a consacrazioni magiche e segreti detestabili, li indirizza agli astrologi, agli indovini, agli àuguri e agli aruspici.

Egli osa perfino vantarsi d'essere più forte e più efficiente di Cristo, perché non ha un corpo nato da donna, non è stato preso, né flagellato, né coperto di sputi, né coronato di spine, né appeso ad una croce, non è morto né è stato sepolto.

Tutto questo, accettato dal mediatore umile, i superbi deridono.

In effetti egli non condivise con gli uomini la colpevolezza ma prese la natura umana per guarire l'uomo dal gonfiore della superbia e renderlo vittorioso sul mediatore falso.

Insegnando all'uomo la confessione dei propri peccati, attraverso la giustizia di Cristo l'uomo viene purificato dalla colpa, e mediante l'umile partecipazione alla mortalità di colui che si è reso mortale, può giungere alla sublime altezza dell'immortalità.

42 - Respingiamo dunque, fratelli, il mediatore cattivo, mediatore falso e ingannatore, mediatore che non tende a riconciliare ma a separare sempre di più.

Che nessuno venga a promettervi una qualsiasi purificazione al di fuori della Chiesa ricorrendo a riti sacrileghi compiuti sia nei templi che in qualsiasi luogo.

Che nessuno ve la prometta anche attraverso i sacramenti cristiani se è fuori dell'unità [ ecclesiale ], poiché, se è vero che anche fuori dell'unità il sacramento è valido - cosa che non possiamo negare come non osiamo profanare -, tuttavia l'efficacia salvifica del sacramento stesso, quella che ci rende coeredi di Cristo, non esiste se non dentro l'unità e il vincolo della pace della Chiesa. ( Rm 8,17; Ef 4,3 )

Nessuno vi induca ad allontanarvi da Dio e dalla Chiesa; nessuno vi separi da Dio, padre, e dalla Chiesa, madre.

Da Dio vogliono separarvi quel mediatore falso, che si trasforma in angelo di luce, e i suoi ministri, che si trasfigurano in ministri della giustizia. ( 2 Cor 11,14-15 )

Egli, se non riesce ad indurvi a pratiche sacrileghe, vuole almeno separarvi dalla Chiesa e portarvi nelle eresie o negli scismi, affinché abbandonando la madre vi mettiate in contrasto con il Padre.

Abbiamo avuto infatti due genitori che ci hanno generato alla vita mortale; due ne abbiamo per essere generati all'immortalità: Dio e la Chiesa.

I genitori uomini generano figli destinati a succedere a loro; gli altri due ci generano perché viviamo per sempre insieme con loro.

Per qual altro motivo infatti fummo generati dai genitori uomini se non perché alla loro morte noi ne fossimo i successori?

Da Dio Padre e dalla Chiesa madre, al contrario, veniamo generati perché viviamo eternamente con chi ci ha dato la vita.

Ora, chiunque ricorre a pratiche sacrileghe o ad arti magiche o, per la propria vita o problemi attinenti con la vita, frequenta astrologi, àuguri, aruspici o simili strumenti diabolici, si separa da Dio padre, anche se non si allontana dalla Chiesa.

Se al contrario uno si separa dalla Chiesa per la divisione di qualsiasi scisma, sebbene gli sembri di restare in unione con il Padre, tuttavia gravissimo è il danno che gli deriva abbandonando la madre.

Ambedue i genitori poi abbandona colui che si allontana dalla fede cristiana e dalla madre Chiesa.

Sta' unito al padre! Sta' unito alla madre!

Sei un bambino: attaccati alla madre.

Sei un bambino: succhia il latte della madre.

Sarà lei che, dopo averti nutrito con il latte, ti condurrà alla mensa del padre. ( Eb 5,12-13 )

43 - Il tuo Salvatore ha assunto la carne, il tuo Mediatore si è incarnato, e assumendo la carne, ha assunto la Chiesa.

Diventato sacerdote in eterno ( Sal 110,4; Eb 5,6; Eb 7,17.21 ) e propiziazione per i nostri peccati, ( 1 Gv 2,2 ) iniziando, per così dire, dalla parte della testa, assaporò quel che avrebbe offerto a Dio.

Il Verbo assunse la natura umana e le due realtà divennero una sola, come sta scritto: I due saranno una sola carne.

Questo mistero, dice, è grande: io lo affermo nei riguardi di Cristo e della Chiesa. ( Ef 5,31-32 )

Talamo di questo sposalizio fu l'utero della Vergine.

Ed egli, come sposo che esce dal suo talamo, balzò come gigante a percorrere la via. ( Sal 19,6 )

Gigante perché forte, in grado di vincere con la sua debolezza la nostra debolezza e di uccidere la morte con la sua morte.

Egli poi percorse la via correndo.

Non si fermò per strada, per non diventare quell'uomo che, come ci viene rappresentato, si fermò per la via dei peccatori.

Infatti quando il salmo dice: Beato l'uomo che non devia verso l'assemblea degli empi e non sosta nella via dei peccatori, ( Sal 1,1 ) si riferisce a qualcuno che si è fermato sulla via dei peccatori.

Orbene, il Signore Gesù Cristo passò correndo nella via dei peccatori.

Adamo al contrario nella via dei peccatori si fermò; e, siccome si fermò, fu ferito dai briganti, cadde e rimase a terra.

Lo vide però colui che passava per quella via senza fermarsi ma correndo: s'imbatté in quel ferito, lo caricò sul suo giumento e lo condusse all'albergo. ( Lc 10,30-35 )

Siccome però egli percorreva la via di corsa, perché doveva adempiere quanto era stato predetto di lui: Lungo la via beve al torrente e per questo terrà alta la testa, ( Sal 110,7 ) egli lo consegnò all'albergatore.

Un torrente è in realtà il tempo presente.

Vengono infatti chiamati " torrenti " i corsi d'acqua che si gonfiano per improvvisi temporali d'inverno o per alluvioni ma presto ritornano normali.

Tali sono tutte le cose di questo mondo: un torrente che passa e presto si esaurisce.

Oggi è il primo gennaio, e coloro che diguazzano nella lussuria e nelle vanità mondane non s'accorgono che sono in balia della furia del torrente.

Pròvino a chiamare, se possono, lo stesso giorno dell'anno scorso; chiamino almeno il giorno di ieri.

Non si accorgono che anche il godimento da loro assaporato passa come un torrente, e quindi non sono in grado di dire: Questi sono quei tali che noi deridevamo e su cui riversavamo gli improperi.

Noi, insensati, ritenevamo pazzia la loro vita e disonorata la loro fine.

Come mai essi sono annoverati tra i figli di Dio e la loro sorte pari a quella dei santi?

Dunque, abbiamo errato allontanandoci dalla via della verità, e la luce della giustizia non brillò per noi e il sole non sorse per noi. ( Sap 5,3-6 )

Qual è questo sole? Forse il nostro sole visibile?

Questo sole essi lo vedono sorgere tutti i giorni, come dice il Signore: Egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi. ( Mt 5,45 )

Vi è un Altro, un essere invisibile e intelligibile, che ha creato questo sole: è il sole della giustizia, e di lui si dice in un altro testo scritturale: È sorto per me il sole della giustizia. ( Mi 4,2; Ml 3,20; Sap 5,6 )

Questo sole non è sorto per i cattivi.

E ascolta come ne piangano: Cosa ci è giovata la superbia?

E il gloriarci della ricchezza che vantaggio ci ha arrecato?

Tutte queste cose sono passate come un ombra. ( Sap 5,8-9 )

Ammettiamo che anche lui, il nostro mediatore, sia già passato come un torrente; tuttavia, dopo di essere nato, dopo aver sofferto nella passione, dopo essere stato crocifisso e sepolto, egli è risuscitato.

Lungo la via egli ha bevuto a quel torrente, mentre da questo mondo passava al Padre: ma l'avrebbero seguito numerosi fedeli, per i quali egli lungo la via bevve al torrente.

Per questo ha sollevato in alto il capo, ( Sal 110,7 ) cioè se stesso.

44 - Infatti capo della Chiesa ( Ef 5,23; Col 1,18 ) è colui che è già asceso in cielo e siede alla destra del Padre,3 colui che nella sua immolazione ci ha mostrato cosa dobbiamo sperare anche noi per il nostro corpo.

Noi infatti, come dice l'Apostolo, siamo stati salvati nella speranza, e in noi stessi gemiamo nell'attesa dell'adozione, cioè della redenzione del nostro corpo. ( Rm 8,24.23 )

Infatti, noi siamo figli adottivi, lui l'unico Figlio nato [ dal Padre ]: Verbo, Dio in principio presso Dio, come afferma l'evangelista, ( Gv 1,1 ) ed uguale al Padre, come dice l'apostolo Paolo. ( Fil 2,6 )

Egli si è fatto umile perché ci fosse un unico mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Ebbene, si tenga presente com'è il mediatore cattivo e falso, che ostacola il nostro cammino verso Dio, così ostentano di essere tutti gli uomini superbi: dovunque si trovino, vogliono somigliarsi al loro mediatore; e come questo lo vedete negli uomini, così è anche degli angeli.

Ma Colui che volle essere nostro mediatore e ottenerci la riconciliazione con Dio ( di lui abbiamo parlato assai ), cioè quel mediatore umile e sublime che è il Signore Gesù Cristo, prese in sé tutta la creazione, che nella sua totalità è presente nell'uomo.

Come infatti dicevamo prima, la creatura è o spirituale o corporea.

Ora, quando egli prese la natura del servo, ( Fil 2,7 ) prese l'uomo tutto intero: ciò che è nella mente razionale, ciò che è nell'anima, ciò che è nella carne.

Egli assunse tutto l'uomo escluso il peccato.

Dunque in lui sono tutte le cose, affinché nessuno commetta l'errore di cercare, per la propria purificazione, la mediazione di una qualche creatura, quasi che sia capace di renderlo puro.

Pertanto quel mediatore possiede tutti i requisiti del mediatore e li prese tutti perché una tale creatura scelta per essere mediatrice fosse in grado di purificare [ l'uomo ] dal peccato e liberarlo dalla mortalità.

Essa infatti non presume di possedere delle capacità salvifiche di per se stessa ma perché è unita personalmente al Verbo-Dio e congiunta e inserita in lui in modo ineffabile, tanto che si è potuto dire: Il Verbo si è fatto carne. ( Gv 1,14 )

Questa sua umiltà è stata disprezzata e glorificata, sicché gli uomini umili non disperassero della loro sorte, e i superbi non si inorgoglissero.

Quando dunque uomini superbi vogliono per sé il culto divino e si adirano se a loro si preferisce Dio, divengono imitatori del mediatore artefice di menzogna.

Quanto invece agli uomini umili e santi, se vengono onorati da persone che, vittime dell'errore, vogliono riporre nell'uomo la propria fiducia, non comprendendo quanto dice la divina Scrittura, e cioè: Maledetto colui che ripone nell'uomo la propria fiducia, ( Ger 17,5 ) essi si rattristano in cuor loro e, da servi fedeli, per quanto è nelle loro possibilità, avvertono quei devoti a riporre in Dio e non nell'uomo la propria speranza.

In tal senso lo stesso Apostolo volle che la speranza fosse riposta non in lui ma nella verità da lui predicata.

Quanto da lui veniva predicato era di gran lunga superiore a colui che lo predicava; ed egli voleva che i credenti riponessero la speranza in ciò che egli diceva, non nella persona di colui che lo diceva.

Ecco le sue parole: Sebbene o noi - è poca cosa quel sebbene o noi; ascolta come prosegue - o un angelo del cielo - dice così - vi annunzi cose diverse da quelle che avete ricevute, sia anatema. ( Gal 1,8 )

Paolo conosceva che il mediatore fallace può trasformarsi in un angelo di luce ( 2 Cor 11,14 ) e annunziare cose false.

Ebbene, come gli uomini superbi pretendono d'essere onorati con culto divino, attribuendo a sé tutto ciò che possono, e vogliono avere un nome [ glorioso ] e, se fosse possibile, superare in gloria e rinomanza lo stesso Cristo, così è del diavolo e dei suoi angeli.

45 - Miei fratelli, il nostro dire è rivolto a cattolici.

I donatisti al posto di Cristo mettono Donato, e se odono un qualche pagano che parla male di Cristo sopportano la cosa con più pazienza che se l'udissero sparlare di Donato.

Voi siete al corrente di quanto dico, anzi siete costretti a tollerare ogni giorno cose come queste.

Essi amano Donato in maniera così aberrante che lo mettono al di sopra dello stesso Cristo.

Infatti non solo non hanno nulla da dire, ma sono anche consapevoli di non avere nulla da dire.

Nulla infatti li trattiene sotto il nome di Cristo se non il nome di Donato: essi sono stati sospinti ad aderire al nome di un uomo mettendosi contro Cristo.

Per questo motivo hanno concepito un odio implacabile anche contro di noi, perché gridiamo loro in faccia: " Non riponete la vostra speranza in un uomo, ( Ger 17,5 ) se non volete essere maledetti ".

Odiano chi predica la pace, e se hanno da soffrire qualcosa per la loro scelleratezza - cioè non per Cristo ma per Donato - si ritengono martiri.

E siccome noi diciamo loro: " Non profanare il battesimo di Cristo, ama la pace, riunisciti al resto del mondo e, se è vero che Cristo con il suo sangue ha redento tutti gli uomini, non rendere il Redentore di tutti redentore di una fazione soltanto ", per questo essi ci odiano e, se ce la fanno, ci uccidono servendosi dei circoncellioni; ma il Signore è venuto in nostro aiuto e noi siamo sempre scampati: di questo rendiamo grazie alla misericordia del Signore.

Nello stesso tempo vogliamo informarvi della cosa e chiedervi di pregare per noi, perché il Signore ci infonda continuamente fiducia nel predicare la sua pace.

Ci conceda anche il coraggio per non temerli ma piuttosto amarli, provando la gioia di veder realizzato in noi il detto scritturale: Con coloro che odiavano la pace io ero pacifico; quando parlavo ad essi, senza motivo mi muovevano guerra. ( Sal 120,7 )

E se non c'e altra via per guarirli, ci facciano pur guerra, ci feriscano e uccidano, purché siano risanati.

46 - Torniamo però, fratelli, all'argomento iniziale del discorso.

Dall'argomento che intendevo trattare mi ha distolto infatti il dolore che provo.

Or dunque, come ci sono uomini superbi che pretendono di essere onorati loro stessi anziché Dio, così ci sono angeli superbi che pretendono di essere onorati loro stessi anziché Dio; e come ci sono uomini santi che preferiscono sia onorato Dio anziché loro stessi, così tutti gli angeli santi preferiscono che sia onorato Dio anziché loro stessi.

E la stessa cosa noi crediamo senza ombra di dubbio nei riguardi dei martiri.

Essi vogliono che ogni onore sia tributato a colui che loro stessi onorano, colui nel quale ambiscono d'essere amati.

Quanto agli onori personali loro tributati dagli uomini, essi non solo non li accettano volentieri ma li rifiutano assolutamente.

Su questo, conforme al dono che ci ha fatto il Signore, vi abbiamo proposto l'esempio, tratto dall'Apocalisse, di quell'angelo che non permise d'essere adorato dall'uomo ma volle che si adorasse Dio. ( Ap 19,10; Ap 22,9 )

Non temete dunque, fratelli, che se adorate con culto religioso solamente Dio, rechiate dispiacere a qualcuno dei santi angeli o a qualche martire.

In questo infatti potreste regolarvi secondo quanto vi suggerisce la vostra mentalità carnale ( Rm 8,6 ) e misurarvi su voi stessi.

A voi, per esempio, si offre la possibilità di fare, personalmente, sfoggio di superbia, e voi vi rallegrate non perché siete uniti a Dio o perché Dio viene onorato in voi, ma perché siete onorati voi in voi stessi e per voi stessi, di modo che, se quell'onore vi mancasse, voi ne sareste rattristati.

Allo stesso modo potreste pensare che i santi angeli o i santi martiri godano così degli omaggi che ricevono dagli uomini ed esigano venga tributato loro quel culto religioso che spetta a Dio.

Se così fosse, con estrema facilità cadreste nell'inganno sedotti dai pagani, e vi allontanereste le mille miglia dal Signore vostro Dio, che ci ha dato questo precetto: Adorerai il Signore tuo Dio e lui solo servirai. ( Mt 4,10; Lc 4,8; Dt 6,13; Dt 10,20 )

Volete onorare con animo tranquillo i santi angeli e i santi martiri?

Onorate colui nel quale, esclusivamente, essi vogliono essere onorati.

Se infatti sono santi, essi si adireranno contro di voi qualora onoriate la loro persona e non colui dal quale unicamente anche essi, come voi, ricevettero la grazia per conseguire la beatitudine.

Siccome dunque sono santi, non vogliate contrariarli in alcuno modo, pretendendo di onorare le loro persone ed escludendo Dio.

Onorando infatti Dio, voi onorate tutti coloro che sono uniti a Dio con devoto amore e santa adesione.

Che se invece [ quel vostro mediatore ] si adirasse perché non è lui ad essere onorato attraverso alcuni riti misteriosi a lui riservati, certo si tratta di quel trasgressore superbo e mediatore falso, che si trasforma in angelo di luce. ( 2 Cor 11,14 )

Ora, se è stato costui a fuorviarti facendoti volgere verso di sé, egli ti ha precluso la via [ della salvezza ].

Attraverso lui non solo non potrai raggiungerla, ma sarà proprio per causa sua che non ti sarà consentito di raggiungerla.

47 - Non lasciate che vi vendano le loro ciance e vi dicano: " Noi veneriamo le potenze operative di Dio, e così attraverso loro arriviamo a Dio stesso.

Pertanto celebriamo alcuni riti in onore di Saturno, altri di Giove, altri di Plutone, altri di Nettuno, altri di Marte, altri di Cerere ".

Queste divinità dunque non gradiscono, tutte, le stesse pratiche di culto perché ciascuna pretende un culto privato e personale.

Per questo motivo però tali manifestazioni religiose non sono atti di culto ma sacrilegi, e chi si rallegra e canta vittoria in tutte queste cose è il preposto di tali divinità, il quale nella sua superba malevolenza gioisce grandemente non tanto per il fatto dei riti che si compiono quanto per l'inganno e l'errore in cui trascina gli uomini.

Non lasciatevi quindi traviare quando vengono a dirvi: " Voi venerate i martiri e credete che per il loro intervento otteniate l'aiuto di Dio.

Con quanto maggior ragione noi dobbiamo venerare le potenze di Dio, dalle quali sappiamo d'essere aiutati presso Dio! ".

Osservate i misteri della Chiesa, e vedete se il sacrificio lo si offre a qualcuno dei martiri e se ne presentiamo uno a questo martire e un altro a quell'altro.

Al contrario, noi su tutti i sacrari [ dei martiri ] offriamo l'unico sacrificio, e non lo offriamo a qualcuno dei martiri ma al Signore di tutti noi; e se in questo sacrificio tributiamo onore anche ai martiri secondo la loro dignità, noi non onoriamo i martiri in se stessi ma in colui che li rese vittoriosi sul diavolo.

Essi si ricordano di noi con tanto maggiore affetto quant'è minore in noi l'intenzione di offrire sacrifici a loro personalmente, poiché, essendo Dio solo [ la sorgente ] della loro beatitudine, in lui solo essi ripongono il proprio onore.

Se pertanto viene uno a dirti: " Invoca così l'angelo Gabriele, invoca così Michele; offri a lui questo, all'altro offri quest'altro ", non lasciarti ingannare, non dare ascolto.

Non ti inganni nemmeno il fatto che i nomi di questi angeli si leggono nelle sacre Scritture. ( Dn 8,16; Dn 9,21; Dn 10,13.21; Dn 12,1 )

Bada bene invece all'atteggiamento con cui lì vengono presentati al lettore.

Vedi se essi hanno mai preteso dall'uomo un qualche atto di culto privato e non abbiano piuttosto sempre voluto che la gloria fosse data all'unico Dio, al quale essi obbediscono.

48 - Ma poniamo il caso che un uomo o magari qualcuno nelle sembianze di angelo venga a trovarti o in sogno ti voglia tentare dicendo: " Fa' questo in mio onore, celebra questo rito offrendolo a me, poiché io sono un angelo ", ad esempio l'angelo Gabriele.

Non crederci! ( Gal 1,8 )

Se vuoi essere sul sicuro, venera l'unico vero Dio, che è Padre e Figlio e Spirito Santo.

Di questo tuo atto di culto l'altro, se è un angelo, gode; se invece si adira perché non hai voluto onorare altri all'infuori di Dio, puoi subito dedurre che si tratta di colui che, al dire dell'Apostolo, si trasfigura in angelo di luce. ( 2 Cor 11,14 )

Egli si propone di sbarrarti la via e si mette lì nel mezzo per danneggiarti.

Non è un mediatore che vuole la riconciliazione ma piuttosto la separazione.

E poi, osserva l'angelo dell'Apocalisse e gli altri simili a lui: non vogliono per se l'adorazione ma che si adori Dio. ( Ap 19,10; Ap 22,9 )

Essi sono messaggeri che recapitano i messaggi loro consegnati perché li comunichino; sono servi che adempiono l'incarico loro imposto, che presentano a Dio le nostre richieste, non che, invece di darle a Dio, le trattengono per sé.

Ecco l'angelo [ che dice ] all'uomo: Io ho offerto la tua supplica dinanzi alla maestà di Dio. ( Tb 12,12 )

In effetti, quell'uomo non invocava l'angelo ma invocava Dio, e il servo presentò a Dio la supplica dell'altro.

Non mancano dipendenti di persone costituite in autorità che, disonesti e corrotti, si permettono di dire: " Dammi dei soldi, se vuoi che ti annunzi, se vuoi che ti lasci passare ".

Disse forse cose come queste l'angelo?

Nostro Signore non ha nel suo grande palazzo gente di questo tipo.

I suoi servi sono persone che lo amano, i suoi figli gente che lo ama.

Se ti venisse la voglia di corrompere qualcuno di loro, subornandolo così, privatamente, al fine di essere introdotto alla presenza del loro Signore, saresti scacciato molto lontano da quel grande palazzo.

Se pertanto … certuni imitano la vita degli angeli …

Trovo infatti scritto: Essi hanno un'anima sola e un sol cuore rivolti verso Dio; e nessuno ha qualcosa in privato ma tutto è fra loro comune. ( At 4,32 )

Lo leggiamo negli Atti degli Apostoli.

Infatti dall'ambiente giudaico si convertirono diverse migliaia di persone, ( At 2,41; At 4,4 ) e siccome non possedevano alcunché in privato, veniva loro distribuito dalla comunità, a ciascuno secondo il proprio bisogno particolare. ( At 4,35 )

Ecco delle persone che imitano la vita degli angeli.

Ora, se a qualcuno di costoro un qualche amico, o il fratello, il padre, la madre, un parente, avesse voluto offrire qualcosa come dono personale, egli non solo l'avrebbe rifiutato ma si sarebbe fatto un dovere di avvertire il donatore che, quando si ha da offrire o ricevere qualcosa, lo si offra a Dio, come facevano coloro che deponevano ai piedi degli apostoli il ricavato [ dalla vendita ] delle loro proprietà. ( At 4,34-35 )

La stessa cosa poi facevano anche quegli altri che l'Apostolo esortava a raccogliere fondi per donarli ai poveri della comunità di Gerusalemme. ( Rm 15,26 )

Ad essi insegnava anche di prender coscienza che quanto facevano era un'offerta fatta a Dio.

Con quanto maggiore zelo fanno questo gli angeli, quegli esseri molto più perfetti [ di noi ] che dimorano nelle sedi celesti, o nel grande palazzo o nella città celeste che è Gerusalemme, la madre di noi tutti, ( Gal 4,26 ) e servono Dio con assoluta concordia, frutto di carità!

Essi non tollerano che un qualsiasi onore venga tributato a loro in privato e personalmente, ma godono solo dell'onore che in comunione con tutti viene tributato a Dio in quanto Dio e alla sua città come al suo tempio, vale adire alla Chiesa universale.

49 - Siccome poi la purificazione è opera del mediatore, [ Dio ] ha voluto che il mediatore fosse uno solo e che si facesse uomo colui che è uguale al Padre.

In tal modo attraverso la natura imparentata con noi - cioè perché è uomo - noi possiamo raggiungere quella natura infinitamente elevata che è quella di Dio.

Pertanto egli discese perché noi eravamo nella bassezza [ della nostra umanità ] e risalì in alto perché noi non restassimo nella nostra bassezza.

Lui soltanto è il vero mediatore, il mediatore che non inganna nessuno.

Egli, essendo uguale al Padre, volle essere inferiore al Padre per amor nostro; non perse però la sua uguaglianza, ma assunse la nostra natura che lo fa essere [ a lui ] inferiore. ( Fil 2,6-7 )

In questa sua carne egli ha già liberato la nostra carne, poiché egli non muore più, né la morte avrà ancora potere su di lui. ( Rm 6,9 )

A lui giungono le nostre preghiere, anche quando, come avviene nei misteri della Chiesa, esse sono indirizzate al Padre.

Egli non muore più, ed è lui che offre le nostre preghiere, diventando sommo sacerdote, lui che [ sulla croce ] offrì se stesso in olocausto per noi. ( Eb 9,14 )

È lui che ci conduce [ a Dio ], collocandosi nel mezzo non per ostacolarci ma per avviarci, non per separarci ma per riconciliarci, non per frapporre impedimenti ma per eliminarli.

Egli è l'unico pontefice e l'unico sacerdote, del quale i sacerdoti di Dio del tempo antico erano la figura.

E se si richiedeva che il sacerdote [ del vecchio Testamento ] fosse senza macchia nel fisico, ( Lv 21,17.21 ) era perché soltanto il Cristo sarebbe vissuto senza macchia di peccato, pur essendo in un corpo mortale.

In effetti, nel corpo dei primi sacerdoti c'era il segno prefigurativo, nella vita di quest'ultimo la realtà significata.

Quanto poi a noi vescovi, se ci si chiama tutti con il nome di sacerdoti, è perché siamo incaricati di presiedere; ma corpo di quell'unico Sacerdote è la Chiesa universale, poiché al sacerdote appartiene il suo corpo.

Per questo l'apostolo Pietro all'indirizzo della Chiesa dice che è popolo santo, sacerdozio regale. ( 1 Pt 2,9 )

50 - Un tempo veniva unto solo il sacerdote, adesso ricevono l'unzione tutti i cristiani.

Veniva unto il re, veniva unto il sacerdote, nessun altro.

Ora il Signore, nella sua persona, fungeva, non in figura ma nella realtà, e da re e da sacerdote.

Per questo l'una e l'altra prerogativa fu raffigurata nella stessa persona di Davide, dalla cui progenie nacque Cristo secondo la carne. ( Rm 1,3 )

Che Davide sia stato re, lo sappiamo tutti e la cosa è a tutti nota.

In lui però fu prefigurata anche la funzione sacerdotale, quando mangiò i pani della presentazione, che non era lecito ad alcuno mangiare tranne che ai sacerdoti. ( 1 Sam 21,6 )

L'episodio fu ricordato dallo stesso nostro Signore nel Vangelo, ( Mt 12,3-4; Mc 2,25-26; Lc 6,3-4 ) per consentire, a coloro che sono capaci d'intendere le cose, di riconoscere che in Davide veniva raffigurato lui stesso.

In effetti, anche la vergine Maria discendeva da una stirpe che era non solo regale ma anche sacerdotale.

Quanto alla regalità di quella stirpe, la cosa è notoria, ed è per questo motivo che l'Apostolo parlando di nostro Signore dice: Egli, secondo la carne, fu procreato dalla discendenza di Davide. ( Rm 1,3 )

Che se il nome di " suo padre " si dà a Giuseppe, è per il vincolo di carità [ che lo univa a Cristo ], non perché il Salvatore sia nato dal seme di Giuseppe.

Lo attesta il Vangelo. ( Lc 2,48; Mt 1,18 )

Quindi, se di Cristo si dice che è della stirpe di Davide, non lo è se non a causa di Maria, in quanto [ anche ] lei era della stirpe di Davide, cioè di stirpe regale.

Ma come troveremo in Maria anche la presenza della stirpe sacerdotale?

Nel Vangelo leggiamo che il sacerdote Zaccaria aveva per moglie Elisabetta, figlia di Aronne. ( Lc 1,5 )

Dunque Elisabetta era di stirpe sacerdotale, poiché Aronne, fratello di Mosè, fu un sacerdote e così l'intera tribù di Levi. ( Es 4,14 )

Ora, nello stesso Vangelo si dice che l'angelo rivolse alla Vergine Maria queste parole: La tua consanguinea Elisabetta. ( Lc 1,36 )

Se pertanto Elisabetta, figlia del sacerdote Aronne, era una consanguinea di Maria, non c'è da dubitare che la vergine Maria era non solo di sangue reale ma anche sacerdotale.

Ne segue che, per l'umanità da lui assunta, è nel Signore la personalità del re e del sacerdote.

Egli è il re che ci conduce alla perfetta imitazione di lui nel nostro combattimento spirituale, finche non abbia posto i nemici sotto i suoi piedi ( 1 Cor 15,25; Sal 110,1 ) e non sia annientato l'ultimo nemico, cioè la morte. ( 1 Cor 15,26 )

Dal nostro nemico infatti fu tentato lo stesso nostro re, ( Mt 4,1-11; Lc 4,1-13 ) perché da lui il soldato impari come si deve combattere.

Era in lui anche la prerogativa sacerdotale che gli consentì di offrire se stesso in olocausto per espiare i nostri peccati e purificare le nostre anime. ( Eb 9,14 )

In vista di tutto questo, nei simboli dell'antichità erano due quelli che venivano unti: il re e il sacerdote.

51 - Per questi stessi motivi insieme con quei cinque pani d'orzo ( Gv 6,9-13 ) vi erano anche i due pesci.

I pesci infatti sono uno dei nostri alimenti, e gli alimenti in via ordinaria li si condisce con l'olio.

Due pesci, dunque, insieme con cinque pani, cioè insieme con il vecchio Testamento, nel quale occupano un posto di rilievo i cinque libri di Mosè.

Il contrario è dei sette pani.

Di essi non si dice che erano di orzo, in quanto raffiguravano il nuovo Testamento, e si afferma che con essi c'erano pochi pesci, ( Mt 15,36 ) poiché i cristiani, cioè gli unti, erano ancora pochi ma da loro si sarebbe riempita la Chiesa sparsa in tutto il mondo.

Or dunque i cinque pani d'orzo rappresentano il contenuto della legge che, nascosto come da rivestimenti, deve essere inteso in senso spirituale, e così fu esposto dal Signore quando ammaestrava gli apostoli.

Ecco perché in quel caso avanzarono dei frammenti con cui si riempirono dodici ceste. ( Gv 6,13; Mt 14,20; Mc 6,43; Lc 9,17 )

I sette pani invece significano le sette operazioni dello Spirito che è dato compiere nel Nuovo Testamento, come dice Giovanni nell'Apocalisse. ( Ap 3,1; Ap 4,5; Ap 5,6 )

Infatti i sette spiriti dell'Apocalisse bisogna intenderli come un richiamo alle sette operazioni spirituali già ricordate dal profeta Isaia: Spirito di sapienza e di intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà e di timore del Signore. ( Is 11,2-3 )

Ecco perché con gli avanzi dei quei frammenti si riempirono sette sporte: ( Mt 15,37 ) un numero che sta a significare l'universalità della Chiesa.

Per questo motivo, inoltre, lo stesso apostolo Giovanni scrive alle sette chiese, ( Ap 1,4 ) e nelle lettere dell'apostolo Paolo ritorna lo stesso numero sette, riferito però non a delle lettere ma a delle Chiese.

Effettivamente in questi misteri ci sono molte ricchezze che, se ricercate con maggiore accuratezza, le si scopre piene d'inattesa dolcezza; io però al presente ne ho fatto solo un cenno per sottolineare l'unzione dei pesci e mostrare la personalità regale e sacerdotale [ di Cristo ], rappresentata da quei due pesci, in quanto nei tempi antichi due erano le persone che venivano unte: il re e il sacerdote.

Da crisma, cioè da unzione, deriva il nome di Cristo; e corpo di Cristo è la Chiesa. ( Ef 1,22-23; Col 1,24 )

Pertanto tutti i cristiani sono degli unti, con un rito sacramentale occulto ai non battezzati ma noto ai fedeli.

Colui che è l'unico sacerdote è, poi, anche mediatore, capo della Chiesa senza peccato ad opera del quale otteniamo la remissione dei nostri peccati. ( Eb 1,3 )

52 - A questo punto mi viene in mente, con profondo dolore, dì dovervi ricordare che Parmeniano, un vescovo donatista del passato, in una sua lettera affermava che mediatore fra Dio e il popolo è il vescovo.

Vedete come si contrappongono allo sposo e come deturpano le anime estranee [ al loro scisma ] con un sacrilego adulterio.

Non è, questa, una temerarietà di poco conto, e io l'avrei ritenuta una cosa assolutamente incredibile se non l'avessi letta personalmente.

Se infatti mediatore fra Dio e il popolo è il vescovo, siccome molti sono i vescovi ne seguirebbe che bisogna supporre molti mediatori.

Per cui, se si vuoi dare credito alla lettera di Parmeniano, bisogna distruggere la lettera dell'apostolo Paolo che dice: Uno infatti [ è ] Dio, uno il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Fra chi è egli mediatore se non fra Dio e il suo popolo?

E quindi fra Dio e il suo corpo: quel corpo che è la Chiesa. ( Ef 1,22-23; Col 1,24 )

È pertanto superbia sconfinata quella che osa fare del vescovo il mediatore, attribuendo a sé con truffa adulterina il legame nuziale di Cristo [ con la Chiesa ].

Vediamo ora [ come si comporta ] l'amico dello sposo, che è zelante per [ la causa del ]lo sposo, e non si pone in contrasto con lo sposo.

Dice forse: " Io vi ho sposati a me "? ( 2 Cor 11,2 )

Questo lo può dire colui che sente di potersi definire mediatore fra Dio e il popolo, non colui che dice: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi, o in nome di Paolo siete stati battezzati? ( 1 Cor 1,13 )

Non colui che dice: Uno infatti è Dio e uno il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Non colui che dice: Io vi ho fidanzati con un solo uomo, vergine casta da presentare a Cristo. ( 2 Cor 11,2 )

Conseguentemente, ecco quell'adultero che, essendo privo della veste nuziale, fu espulso fuori dal convito nuziale. ( Mt 22,11-13 )

Egli non indossava la veste con la quale avrebbe reso onore allo sposo, ma con il vestito che indossava ricercava il suo onore personale mentre sedeva al convito dello sposo.

53 - Ebbene, fratelli, uno è il nostro mediatore: colui che è anche nostro capo.

Quanto a noi, sebbene a differenza di voi siamo posti a capo di Chiese, tuttavia nel nome di Cristo siamo, alla pari di voi, membra del corpo di Cristo. ( Ef 5,30; 1 Cor 6,15; 1 Cor 12,27 )

Noi abbiamo un unico capo, non molti: poiché un corpo che volesse avere molte teste sarebbe un mostro.

Riguardo poi all'unzione, dicevamo che un tempo si ungevano solo il sacerdote e il re, mentre ora sono unti tutti i cristiani.

Rendetevi conto dunque che tutti, al pari di noi, fate parte del corpo del[ l'unico ] sacerdote, e questo perché tutti siete nel numero dei fedeli.

Che se con il nome di sacerdoti vengono designati soprattutto coloro che governano la Chiesa, non per questo le rimanenti membra del corpo non sono corpo di quel sacerdote.

E siccome nei riti arcani dell'antichità veniva prefigurato quell'unico sacerdote che è il nostro Signore Gesù Cristo, per questo nel Santo dei santi entrava solamente il sacerdote, mentre tutto il popolo ne restava fuori.

Ai nostri tempi invece succede forse che, mentre i vescovi accedono all'altare, voi ne restiate fuori?

O non è vero piuttosto che voi state al di dentro, e vedete e udite e confermate e ricevete?

Un tempo entrava nel Santo dei santi il solo sacerdote, e solo una volta all'anno. ( Eb 9,7; Es 30,10; Lv 16,34 )

Ma l'anno rappresenta la totalità del tempo; e in relazione a questo, l'unico nostro sacerdote, il Signore Gesù Cristo, risorto dai morti è entrato per sempre nel Santo dei santi, non quello figurativo ma quello vero, cioè il velo celeste; e lì offre se stesso per noi. ( Eb 9,11-12,24-28 )

Vi è entrato e vi rimane; il popolo al contrario si trova ancora fuori insieme con noi.

Non siamo infatti ancora risuscitati per andare incontro a Cristo e rimanere per sempre insieme con lui all'interno [ del santuario ]. ( 1 Ts 4,17 )

[ Vi entreremo ] quando egli dirà al servo buono: Entra nel gaudio del tuo Signore. ( Mt 25,21.23 )

Che se nel tempo antico entrava nel Santo dei santi soltanto il sacerdote, mentre il popolo restava fuori, questo era una figura che ora si adempie nella persona del nostro Signore Gesù Cristo, il solo che è entrato al di sopra delle arcane realtà celesti, ( Eb 9,7.11-12 ) mentre il popolo geme al di fuori.

Salvato nella speranza, esso attende la redenzione del proprio corpo, ( Rm 8,23-24 ) che avverrà nella resurrezione dei morti.

Tuttavia nel Santo dei santi abbiamo già il sacerdote e pontefice che intercede per noi, ( Rm 8,34 ) assiso alla destra del Padre.4

Durante il nostro pellegrinaggio sulla terra non dobbiamo quindi vivere nel timore, a meno che non ci allontaniamo dalla via della verità ( Sap 5,6 ) e non amiamo qualche altro invece di lui.

Noi al contrario dobbiamo amarci l'un l'altro in lui; in ogni fratello che cammina sulla sua via dobbiamo vedere lui, lui dobbiamo onorare ed accogliere: lui che fu consegnato [ alla morte ] per le nostre colpe e risuscitò per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )

È lui che parla nella persona dei suoi santi, come dice l'Apostolo: Volete per caso un saggio di quel Cristo che parla per mio mezzo? ( 2 Cor 13,3 )

E se in un passo egli dice: Né chi pianta è qualcosa, né lo è chi irriga, ma Dio che fa crescere, ( 1 Cor 3,7 ) lo dice perché non voleva essere amato lui stesso ma Dio nella sua persona; ecco però che di alcuni [ cristiani ] rende questa testimonianza: ( Gal 4,15 ) Mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. ( Gal 4,14 )

Concludendo: in tutti i santi di Cristo bisogna amare lui, poiché è lui stesso che dice: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare. ( Mt 25,35 )

Non dice: " Avete dato a loro " ma: Avete dato a me.

Talmente grande è infatti l'amore del Capo per il suo corpo!

54 - Nel Santo dei santi è dunque entrato esclusivamente colui che è nostro mediatore e sacerdote; ( Eb 9,11-12 ) la Chiesa, vale a dire il suo corpo, ( Ef 1,22-23; Col 1,24 ) come abbiamo detto, è ancora al di fuori, dove geme in preghiere effuse nel pianto e in attività svolte con fatica.

E se nei libri del vecchio Testamento non leggiamo che il sacerdote si raccomandava alle orazioni del popolo, è perché rappresentava il nostro Signore Gesù Cristo, per il quale nessuno ha da pregare.

Di chi infatti era figura quel sacerdote per il quale nessuno pregava, se non del nostro Signore Gesù Cristo, il quale intercede per noi ( Rm 8,34 ) e non ha bisogno delle nostre preghiere?

È quanto si degnò egli stesso di richiamarci alla mente nella sua vita terrena, quando se ne stava a pregare solo sul monte, mentre i discepoli nella barca erano sbatacchiati dalla tempesta. ( Mt 14,23-24; Mc 6,46-48 )

Allo stesso modo noi che siamo nella Chiesa, come in una barca, siamo tra i flutti di questo mondo in tempesta, ma ci sentiamo tranquilli perché lui, come allora sul monte, così al presente nell'alto dei cieli intercede per noi. ( Rm 8,34 )

55 - Dice l'apostolo Giovanni: Vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma, se qualcuno avrà peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.

Egli è la vittima di espiazione per i nostri peccati. ( 1 Gv 2,1-2 )

T'accorgi chi sia questo Giovanni?

Colui che aveva posato il capo sul petto del Signore ( Gv 13,25 ) e durante quella cena aveva bevuto da quel petto ciò che avrebbe fatto rifluire sui popoli: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Orbene, questo Giovanni ha detto forse: " Se qualcuno avrà peccato, voi avete me presso il Padre?, sarò io a pregare per voi "?

Notate bene chi sia colui che parla e che cosa egli dica.

Non solo non dice parole come queste ma nemmeno come queste altre: Se qualcuno avrà peccato, voi avete un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.

Egli è la vittima di espiazione per i vostri peccati. ( 1 Gv 2,1-2 )

Se si fosse espresso in questi termini, sarebbe forse potuto apparire superbo e presuntuoso.

Ed effettivamente egli non parla così.

Orbene, se non usa parole come queste, quale e quanta non sarebbe stata la sua superbia se avesse detto: " Sono io il vostro avvocato presso il Padre! ".

Quale orribile sacrilegio sarebbe stato il suo se avesse detto: " Io sono il vostro mediatore presso il Padre ", volendo frapporre se stesso fra i peccatori e Dio!

Eppure, questi tali non temono e non si vergognano di dire che mediatore fra Dio e gli uomini è il vescovo!

Oh, certo egli è un mediatore, ma nella fazione di Donato: un mediatore che preclude [ l'accesso alla meta ], non uno che vi conduce.

È quanto fece lo stesso Donato: interpose il suo nome per chiudere la strada che porta a Cristo.

Essi infatti si rifiutano di venire alla Chiesa perché Donato ha sbarrato la strada, perché … a causa di un " muro imbiancato ": ( At 23,3 ) muro terreno, non [ imbiancato ] con la religione cristiana.

Egli lo imbiancò per trarre in inganno [ la gente ] … e in tal modo coloro che approdano da lui non possono accedere a Cristo, cioè al corpo di Cristo che è la Chiesa, diffusa in tutto il mondo.

Ecco in che modo egli s'è costituito mediatore: è lo stesso modo che usa l'angelo superbo, sul quale abbiamo già detto molte cose.

Voi però considerate con attenzione le parole di Giovanni, che dice: Vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma, se qualcuno avrà peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre. ( 1 Gv 2,1 )

Non avrebbe detto noi abbiamo se non avesse voluto indicare che, conoscendo bene se stesso, doveva presentarsi in atteggiamento di umiltà.

Poi continua: Ed egli è la riparazione dei nostri peccati. ( 1 Gv 2,2 )

Non dice " dei vostri ", come uno che si considera senza peccato.

Che se per caso l'avesse detto, gli si sarebbe potuto citare quanto egli stesso afferma in un'altra pagina: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. ( 1 Gv 1,8 )

56 - In tutti i modi, fratelli, impegnatevi a non peccare, sforzatevi con ogni energia a non peccare.

Se poi qualcuno pecca, ( 1 Gv 2,1 ) la nostra colpa verrà espiata da colui che è la riparazione dei nostri peccati. ( 1 Gv 2,2 )

Evitate tutti quei mali per i quali viene bestemmiato il nome di Dio ( Rm 2,24 ) e, se mediante la vostra buona condotta conquisterete degli altri, la gloria vada al nome di Cristo.

Evitate soprattutto ciò che vi potrebbe allontanare dall'altare di Dio.

Per quanto invece riguarda le mancanze che vi capitano quotidianamente nel corso ordinario della vita d'ogni giorno e, come spruzzi di quel mare in tempesta che è il mondo presente, non cessano di introdursi in voi a causa dell'umana fragilità, gettatele fuori mediante le opere buone, se non volete andare incontro al naufragio.

Queste ferite d'ogni giorno siano guarite con le medicine di ogni giorno che sono le elemosine, i digiuni e le preghiere.

Siate fervorosi in tutte queste opere buone e, di quello che fate, non pavoneggiatevi davanti alla gente cercando la vostra gloria.

D'altra parte non sottraetevi allo sguardo di chi vorrebbe imitarvi affinché, vedendo le vostre opere buone, diano gloria al Padre vostro che è nei cieli. ( Mt 5,16 )

Tutto quello che fate, ( Col 3,17 ) fatelo a gloria di Dio, ( 1 Cor 10,31 ) affinché colui che è umile ed eccelso si volga alla nostra bassezza e ci sollevi in alto nella gloria.

In questo modo le nostre elemosine giungeranno presso colui che, essendo ricco si è fatto povero ( 2 Cor 8,9 ) per noi; e a lui giungeranno i nostri digiuni, poiché egli ha digiunato per noi.

Giungeranno a lui anche le nostre preghiere, se pregando chiederemo con sincerità di cuore che siano rimessi a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )

Anch'egli infatti li rimise ai suoi debitori dicendo, mentre pendeva dalla croce: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )

Le vostre benedizioni siano rivolte a colui che vi ha dato la possibilità di fare quello che fate.

Se infatti voi attribuirete a voi stessi le vostre opere buone e ne pretenderete il merito, sicché nell'offerta stessa del sacrificio della vostra umiltà vi gonfiate di superbia, darete campo libero a quel falso mediatore ( Ef 4,27 ) [ il diavolo ], perché si frapponga [ fra voi e Dio ] e vi sbarri la strada [ della salvezza ].

Egli infatti va in cerca di ogni buco per entrare nelle anime e strisciando come serpe tenta di penetrare anche attraverso le opere buone.

Se pertanto si imbatte in una persona che compie il bene ( per così dire ) ma attribuisce a se stesso il bene compiuto e, gonfio di orgoglio, si eleva al di sopra di chi non lo compie, egli lo abborda subito e lo inganna presentandosi come mediatore.

57 - Come avevo cominciato a dirvi, non si trova in nessuno dei libri del vecchio Testamento che un sacerdote si sia raccomandato al popolo perché pregasse per lui.

Ciò facevano perché il sacerdote era una figura di colui per il quale mai nessuno avrebbe pregato, cioè del nostro Signore Gesù Cristo, l'unico mediatore e sacerdote non figurativo ma reale.

Or ecco che l'apostolo Paolo, consapevole di appartenere al corpo di quel Sacerdote insieme con gli altri membri, si raccomanda alle preghiere della Chiesa, poiché le membra si preoccupano l'uno dell'altro, e se è onorato un membro ne godono tutte le altre membra, e se soffre un membro con lui soffrono tutte le altre membra. ( 1 Cor 12,25-26 )

Il Capo intercede per tutte le membra; sotto quel Capo le membra intercedono le une a favore delle altre.

Che fa insomma l'Apostolo?

Lo dica lui stesso: Pregate gli uni per gli altri, e [ pregate ] anche per noi, affinché Dio ci apra la porta della parola. ( Col 4,3 )

E quando Pietro si trovava in carcere, ( At 12,5 ) la Chiesa pregava per lui e fu esaudita, come anche quando Pietro pregava per la Chiesa, dal momento che scambievole è la preghiera che le membra fanno le une per le altre.

Comunque, gli apostoli non danno a se stessi il titolo di mediatori, e, se pregano per gli altri, vogliono che anche questi a loro volta preghino per loro.

Gli eretici al contrario si ritengono davvero mediatori, mentre, se si togliessero di mezzo, si riunificherebbe ciò che essi con spudorata superbia hanno diviso.

Sia dunque lontano dal cuore dei cristiani ciò che vistosamente appare nella superbia degli eretici!

Come già vi abbiamo detto, carissimi, l'antico sacerdozio aveva valore figurativo; e quel che allora era raffigurato, adesso è diventato realtà.

Noi abbiamo il [ vero ] mediatore e sacerdote: egli è asceso al cielo, è entrato nell'interno del velo, nel Santo dei santi ( Eb 9,11-12.15.24-25 ) effettivo, non simbolico.

Di questa realtà nella Chiesa si celebra il sacramento: all'interno della Chiesa voi pregate insieme con noi e alle parole del vescovo rispondete: " Amen ".

In questo modo il popolo appone come la propria firma, poiché tutti i fedeli fan parte del corpo di Cristo sacerdote.

Nessuno dunque venga da voi a vendervi, come si suole dire, il fumo!5

Noi abbiamo un unico mediatore, il Signore Gesù Cristo.

Egli è la [ nostra ] preghiera, egli è la vittima di espiazione dei nostri peccati. ( 1 Gv 2,2 )

Con ogni sicurezza teniamoci stretti a lui.

58 - Per tornare finalmente a quello che dicevo contro i pagani, voi, fratelli, dovete controllare in che condizione si trovino le vostre difese, affinché non solo non siate sopraffatti da loro ma, per quanto è a voi possibile, riusciate a convincerli e a guadagnarli alla salvezza.

Voi dovete pregare e digiunare per loro, affinché giungano a conoscere Dio e lo onorino come deve essere onorato.

Cessino quindi di essere come quei tali di cui dice l'Apostolo: Avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio né lo hanno ringraziato, ma sono diventati vani nei loro pensieri, e il loro cuore insensato si è immerso nelle tenebre ( Rm 1,21 ) al punto da mettersi in cerca di una lurida e sacrilega superstizione chiamandola purificazione.

Essi cercavano di entrare in contatto con quella realtà che è da sempre, che è sempre uguale a se stessa e resta immutabile: con l'acume della mente in qualche maniera riuscirono anche a toccarla, ma poi ricusarono di onorarla con cuore umile.

Così facendo, caddero nella rete di quel falso mediatore che, invidioso [ della sorte ] dell'anima umana, fa del tutto per impedire che passi dai travagli, dove egli la fa da padrone, al riposo dove incontrerà Colui che è ben al di sopra dello spirito a cui appartengono i riti sacrileghi e tutti i ritrovati della malizia ingannatrice degli astrologi, degli indovini, degli aruspici e dei maghi.

59 - Miei fratelli, può succedere che voi con l'acume del vostro intelletto non riusciate a vedere ciò che i filosofi hanno veduto e non siate ancora in grado di trascendere con il vostro pensiero l'insieme del mondo creato.

Così voi non superate il livello delle creature corporee e ancor meno di quelle spirituali: per questo vi è impossibile vedere il Dio immutabile dal quale, per il quale e nel quale sono state create tutte le cose. ( Rm 11,36 )

Non spaventatevi e non disperate!

Si è fatto vostra via colui che si è voluto abbassare fino agli ultimi e ai più deboli.

In effetti, cosa giova a quei tali l'aver visto da lontano la patria, se per questo sono diventati superbi?

Essi non troveranno mai la via giusta, perché la via che conduce alle altezze di quella patria ha inizio dall'umiltà.

Essi vedono la patria da quel monte, diciamo così, che è la superbia; la vedono dal monte opposto.

Ora è impossibile salire fino ad essa se prima non si scende a valle. ( Gv 3,13 )

Quanto agli eretici, al contrario, non vogliono scendere per poi risalire, cioè non vogliono umiliarsi per poter diventare cristiani.

Essi ragionano fra sé e sé: " Io dunque dovrei diventare quello che è la mia portinaia?

Non dovrei piuttosto essere ciò che fu Platone o Pitagora? ".

Finche dalla loro bocca contaminata si sprigionano simili insipienze è segno che essi non vogliono scendere; quindi non possono salire lassù.

È vero infatti che il nostro Signore dall'altezza della sua gloria è disceso fino a noi, ma costoro si rifiutano di smontare dalla gonfiezza della loro superbia per accostarsi a lui.

Effettivamente egli discese con l'intenzione di scegliersi le cose deboli del mondo e gettare confusione su quelle forti, scegliersi le cose stolte del mondo e gettare confusione sui sapienti; ( 1 Cor 1,27 ) e di fatto si scelse le cose che nel mondo sono prive di nobiltà e coperte da disprezzo, si scelse le cose che non sono, quasi che esistano, per ridurre al nulla le cose consistenti. ( 1 Cor 1,28 )

60 - Non per altro motivo se non quello d'insegnare l'umiltà volle incarnarsi il Dio fatto uomo, non cambiando se stesso in uomo ma assumendo l'uomo in se stesso.

A tale umiltà sembrerebbe che nulla si possa aggiungere; eppure egli, fra gli stessi distintivi dell'uomo, non scelse quelli dei quali la gente va orgogliosa.

Non si scelse genitori nobili o rivestiti di una qualche dignità; volle anzi nascere da una donna che era sposa di un artigiano, ( Mt 1,18; Lc 1,27; Mt 13,55 ) per impedire che qualcuno si vantasse o con insaziabile avidità cercasse i privilegi nobiliari della famiglia ponendosi in contrasto con la giustizia di chi fosse nato povero o plebeo.

Non scelse neppure, per nascere, una città rinomata: Betlemme è un paese di poche anime, ed egli volle nascere proprio in quel luogo, nella tribù di Davide, una tribù nella quale, come del resto in tutte le altre, c'erano molti poveri e plebei.

Del resto lo stesso Davide, dalla cui stirpe proveniva secondo la carne ( Rm 1,3 ) il Signore Gesù Cristo, prima che Dio lo scegliesse e gli affidasse il regno, non era forse un pastore di pecore? ( 1 Sam 16,11 )

Non c'è dubbio che nella stessa persona di lui Dio sceglieva le cose spregevoli del mondo per confondere ciò che è nobile, ( 1 Cor 1,27-28 ) e così in lui si anticipava in figura ciò che si sarebbe adempiuto nel suo discendente.

Per nascere, dunque, Cristo scelse una famiglia di umile condizione.

Ma qualcuno potrebbe forse obiettare: " È vero che lui nacque nell'umiltà, ma poi volle farsi bello con la nobiltà dei discepoli ".

Egli invece non scelse né re, né senatori, né filosofi o retori; anzi scelse proprio dei popolani, poveri, ignoranti, pescatori.

Pietro era pescatore, Cipriano retore.

Se nella fede non lo avesse preceduto il pescatore, il retore non avrebbe intrapreso la via dell'umiltà.

Non ci sia dunque nessuno che si disperi per essere lasciato incalcolato.

Si tenga stretto a Cristo, e la sua speranza non resterà delusa.

61 - Disprezzano l'umiltà coloro che, come stavo dicendo, alla patria volgono gli occhi da lontano, cioè dal contrapposto monte della superbia.

Per questo motivo essi vanno fuori strada.

Infatti la nostra strada è l'umiltà, quell'umiltà che Cristo ci ha mostrato nella sua persona.

Chi abbandona questa via, si imbatte in quel monte dai sentieri tortuosi e impraticabili, cioè nel diavolo, che gli si para dinanzi e si presenta come mediatore, volendo danneggiare e ingannare.

Per questo si serve di innumerevoli pratiche sacrileghe ad opera di aruspici, àuguri, indovini, astrologi e maghi.

Coloro che si dedicano a queste pratiche non scendono fino ad incontrare la Via, ma restano a vagare dentro quel monte coperto di boscaglie; e se da lì dentro alcuni di loro, alzando lo sguardo, riescono a vedere la patria, non possono tuttavia raggiungerla perché ne hanno smarrito la via.

Viceversa quelli che rimangono nella via [ giusta ], cioè nel mediatore vero e verace, mediatore che accompagna alla meta e non preclude il cammino verso la meta, mediatore che purifica e non imbroglia, costoro camminano con perseveranza in ciò che hanno raggiunto.

Alcuni effettivamente già vedono la patria, altri non la vedono; ma anche questi che non vedono ancora la patria, se non abbandonano la via, giungeranno là dove sono quelli che la vedono.

In alcuni di loro infatti c'è una vista così acuta che riescono a vedere anche da lontano.

A costoro tuttavia non recherebbe alcuna utilità vedere dove debbono arrivare, se non conoscono la via per la quale debbono camminare.

Se al contrario conoscono la via, non giova ad essi tanto il fatto che vedono da lontano la meta dove debbono arrivare quanto piuttosto il conoscere dove debbono tendere.

Quanto poi agli altri, che non posseggono una vista altrettanto acuta, se camminano a fianco degli altri arriveranno [ alla meta ] insieme con loro.

Orbene, quelli tra voi che con la mente possono trascendere il mondo creaturale e vedere l'ineffabile luce della sapienza, quando l'avranno veduta si accorgeranno che è cosa che non può esprimersi a parole, e si accorgeranno ancora che tutto quello che è stato detto di lei è rispetto alla sua grandezza anche se può essere adatto alla mente impari dei piccoli.

Con tali parole questi piccoli vengono nutriti affinché possano ascoltare quel tanto che si può loro comunicare, nell'attesa che possano udire ciò che è indicibile.

Quanto poi a coloro che non sono in grado di trascendere il mondo creato e fissare gli occhi sulla verità ineffabile, si tengano stretti a quel mediatore che è necessario anche a coloro che riescono a vedere qualcosa delle realtà immutabili e senza del quale sarebbe inutile lo stesso loro vedere.

In lui troviamo la creatura corporea, poiché anche quella assunse incarnandosi.

Troviamo in lui inoltre la creatura spirituale, poiché egli possedeva l'anima e l'intelletto; e troviamo in lui lo stesso Verbo ad opera del quale sono state create tutte le cose, ( Gv 1,3 ) poiché il Verbo si è fatto carne e ha preso la dimora in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )

Mantenendoci su questa via, non deviamo né a destra né a sinistra, per non imbatterci in mediatori falsi, che ci promettono la purificazione e insieme frappongono ostacoli.

62 - Solo mediatore è colui nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza, ( Col 2,3 ) colui che è capo di ogni dominazione e potenza. ( Col 2,10 )

Egli attraverso quel che ci è dato possedere al presente ci conduce a ciò che dovremo possedere in futuro.

Niente infatti avvince l'uomo quanto l'affetto dell'anima.

Per questo motivo egli, Dio e uomo, attraverso quel che possediamo ci trasferisce a quello che dovremo possedere.

Infatti, perché non si pensasse a un uomo lontano dalla natura umana, il Verbo eterno di Dio, ad opera del quale furono create tutte le cose ( Gv 1,3 ) … avvicinarsi alle potenze celesti o superiori alle celesti.

Per questo motivo l'uomo avrebbe potuto volerle costituire mediatrici e ritenerle capaci di purificarlo per arrivare al Verbo in se stesso; in tal modo però a causa della superbia e della vana curiosità, si sarebbe imbattuto nelle potenze dell'aria che ingannano e traviano con vari e diversificati errori i sensi dell'uomo diventato debole, e così gli impediscono di raggiungere Dio, desiderando esse stesse di spadroneggiare sui loro prigionieri.

Per [ rimediare a ] questo, il Verbo ad opera del quale sono state create tutte le cose si è fatto lui stesso carne, ( Gv 1,3.14 ) ha cioè unito a sé la natura corporea presa dall'uomo, e in tal modo l'uomo si è reso conto che il Verbo non è lontano nemmeno dalla natura umana, sebbene prima avesse immaginato che egli fosse vicino alle sole creature celesti.

Conosciuta la mediazione [ del Verbo ], l'uomo mondato dal peccato, è unito alla stessa Divinità immutabile.

Ecco perché egli si degnò di compiere miracoli in terra e in cielo: per mostrare che a lui sono soggetti anche quegli esseri per causa dei quali gli uomini potrebbero restare intimoriti quando compiono i loro segni e prodigi ingannatori. ( 2 Ts 2,9 )

Egli mostrò inoltre che ogni potenza celeste o teme Cristo o lo ama.

E, quanto al cristiano, quelle che temono Cristo non deve temerle; quelle che amano Cristo, in Cristo deve amarle.

63 - In conclusione, non permettete, fratelli carissimi, che essi vengano a spaventarvi dicendo che le potenze dominatrici degli elementi le si deve placare e onorare con i loro riti a causa dei bisogni della vita presente e delle cose temporali il cui uso ci è necessario.

Quegli esseri infatti nemmeno su queste cose hanno potere se non per quel tanto che è loro consentito dall'alto. ( Gv 19,11 )

Ricordate come quel sant'uomo che fu Giobbe non fu sottoposto a tutte quelle terribili prove se non perché il tentatore fu autorizzato da Dio. ( Gb 1,12 )

E fate attenzione a quanto dice l'Apostolo: Fedele è Dio, il quale non permetterà che siate tentati sopra le vostre forze ma insieme con la prova vi concederà anche la via d'uscita, perché possiate sopportarla. ( 1 Cor 10,13 )

Osservate anche quegli stessi che fanno affidamento su tali potenze e assoggettano le anime viventi nella luce ai riti sacrileghi propri dei demoni e alle arti magiche: costoro senza un perché si giocano la propria salvezza.

Non li vediamo infatti esentati dal soffrire quel che soffrono gli altri uomini, se non soffrono, anzi, qualcosa di più per il tormento della loro cattiva coscienza.

Subiscono anch'essi danni, malattie, condanne, uccisioni: molte volte perché questi mali colpiscono indistintamente l'umanità, molte volte però anche per le loro malefatte personali.

Guardate se quanti venerano Nettuno siano nella loro navigazione più fortunati di coloro che non lo venerano, o se i terreni di quanti presentano voti al tempio della Madre - terra siano più fertili di quelli coltivati da chi non è asservito a tale superstizione.

Osservate se le donne che venerano Giunone partoriscano con minor dolore o pericolo delle donne cristiane che detestano la stessa dea; controllate se coloro che venerano Mercurio sono più perspicaci di chi si fa beffe di un tale idolo, ovvero, dal momento che egli è definito anche dio degli affari, se riescono ad intascare di più coloro che offrono sacrifici a questo dio rispetto a coloro che in nessun modo si contaminano con i medesimi sacrilegi.

Proseguendo così, volgete l'occhio della mente, bene addestrato, a tutti gli àmbiti dei diversi vantaggi materiali; e troverete che tutto è governato dal sommo potere di Dio.

Pertanto il cristiano, adorando lui solo e prendendo come via il Mediatore della nuova Alleanza, non si cura affatto né delle false lusinghe né delle paure inventate dall'idolatria.

Egli onora il vero e sommo Dio, tanto se vengono le prosperità terrene a tentarlo nella temperanza, quanto se vengono le avversità a tentarlo nella fortezza.

Egli sa che Dio è fedele e non permette che siamo tentati più di quanto possiamo sopportare ma insieme con la tentazione ci procurerà una via d'uscita perché possiamo reggere alla prova. ( 1 Cor 10,13 )

In tutti i casi egli ci consola e ci riempie di gioia nella speranza dei beni futuri finché non ci abbia condotti là dove è posto il traguardo che egli stesso si è degnato di fissare alla nostra debole umanità.

Rivolti etc.

Fine del trattato di S. Agostino tenuto il primo gennaio contro i pagani sul mediatore falso, cioè il diavolo, e quello vero, che è Cristo.

Indice

1 Symbolum fidei
2 Verg., Aen. 8, 698-700
3 Symbolum fidei
4 Symbolum fidei
5 A. Otto, Die Sprichwˆrter und sprichwˆrtlichen Redensarten der Rˆmer, Leipzig 1890, p. 149, n 730