Lo Spirito Santo nella Liturgia

D 4

Culto ( N. T. )

Rif.

Il N. T. non ha automaticamente trasportato nella Chiesa le feste ebraiche.
Cristo le ha attuate tutte nella sua persona.
Ogni domenica
D 59
e ogni messa attuano la totalità delle feste ebraiche.
C'è di più: la liturgia cristiana non è più una semplice adorazione di Dio, ma un'« azione di grazie » per l'opera compiuta;
E 73
non è un semplice memoriale di questa opera, ma ne è la rinnovata attuazione del « mistero ».
Essa è il prolungamento dell'atto stesso di Cristo.
Allo stesso modo in cui è dato alla morale cristiana di fare « come » Cristo,
E 43
la liturgia ha il privilegio di fare « come » lui, con tutto il realismo possibile.
F 9

Testi

Rilievi

Rif.

Gv 4,21-24
Mt 9,13
Lc 11,41-42
Formule definitive di spiritualizzazione del culto in opposizione ai culti antichi.
« In spirito e verità » significa che questa spiritualizzazione avviene per opera dello stesso Spirito.
D 25

Es 19,6
1 Pt 2,5-9
Il nuovo culto realizza una perfezione il sacerdozio dell'esodo.

1 Cor 3,16
2 Cor 6,16
Rm 12,1-13
Fil 2,17
Fil 4,18
Paolo diventa il campione della spiritualizzazione del culto, prolungando così il movimento profetico.
D 3

Col 2,16.20
Gal 4,3.10
Mt 5,17
Mantenere le feste dell'antica Alleanza e il regime della Legge ( elementi del mondo ) è ritornare all'ordine antico delle cose, come se Cristo non fosse venuto.

Mt 12,1-8
Lc 13,15s
Lc 6,5
Lc 14,5
Mc 2,27-28
Questo dominio di Gesù sul « sabato »
D 58
è il segno della sua messianicità.
Per salvare gli uomini, Gesù esercita il suo dominio su questo giorno che non ha in sé ragion d'essere.

Gv 2,13-22
Gv 11,56
Gv 5,1
Gv 7,2
Gv 10,22
Gv. insiste sul fatto della presenza di Gesù alle feste ebraiche; vi è in questa volontà di presenza, come l'affermazione che egli è la « realtà » di queste feste e che è venuto per completarle.

Mt 26,2
Mc 14,1
Lc 22,1
Gv 12,1-8
Gv 13,1
1 Cor 5,7
Gli evangelisti sottolineano fortemente la relazione tra la festa di Pasqua e la morte di Gesù, per far vedere come la Pasqua ebraica non era che l'apparenza della passione di Cristo, nostra Pasqua.
D 60

Lc 22,19
1 Cor 11,23-25
Mt 26,26-27
Mc 14,22-24
Le parole « in memoria di me » significano che ormai, quando gli apostoli ( e i cristiani ) si riuniranno per un pasto ( agape ) di fraternità, compiranno gli stessi gesti di una volta, ma col senso che il Maestro ha loro dato e che persiste nella realtà del mistero.
La liturgia si è staccata dal tempo.
F 9

At 2,46
At 3,1
At 5,20-25
I primi missionari cristiani continuano ad osservare il sabato e a frequentare il tempio.
Tuttavia, si riuniscono fuori del tempio per la frazione del pane ( eucarestia ).
D 27

At 20,7
1 Cor 16,2
La domenica, giorno della risurrezione del Signore, si sostituisce, ben presto, al sabato.
D 58

Col 3,16
Ef 5,14-19
1 Tm 3,16
Ap 4,8
Ap 15,3-4
1 Cor 11,16
La liturgia cristiana pende alcuni elementi da quella sinagogale.
Ai salmi, si aggiungevano inni e cantici spirituali di cui noi conserviamo probabilmente alcuni frammenti.
Col tempo, nelle Chiese si stabilirono delle usanze.
I carismi presero ben presto una grande importanza.
C 49

At 20,7.11
1 Cor 10,16
1 Cor 11,20-25
Nelle riunioni della comunità, la frazione del pane alla cena del Signore occupa un posto predominante.
Le parole « che è per voi », « nel mio sangue » indicano il carattere sacrificale di questo pasto.

Ef 2,15
Ef 5,26
Tt 3,5-7
Rm 6,3-8
Rm 8,11
1 Cor 12,13
Immersione e emersione fanno rivivere realmente la morte e la risurrezione di Cristo.
Il cristiano, risorto con lui, diventa un uomo nuovo, membro del corpo mistico, animato dall'unico Spirito.

Mt 18,18
Lc 24,47
Gv 20,22-23
Abbiamo qui tutti i principi di un sacramento di purificazione, prodotta dallo Spirito Santo, e comprendente la remissione dei peccati e le grazie per trionfarne.
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