Ateismo
1) Negazione dell'esistenza di Dio o di qualsiasi entità trascendente
miscredenza
Negazione dell'esistenza di Dio, in teoria o in pratica.
Le molteplici forme di ateismo vanno da una indifferenza tollerante ad un rigetto militante, che varia a seconda del concetto particolare del Dio che viene rigettato e dell'ambiente socio-ecclesiale in cui si ingaggia il conflitto.
Per un tempo più o meno lungo, è possibile essere atei in buona fede, ma il rifiuto consapevole del problema dell'esistenza di Dio è irresponsabile e degno di biasimo.
Cf Agnosticismo; Dio; Mistero; Teologia Negativa.
È teorico, se tenta di giustificare razionalmente tale posizione; è pratico quando, senza ragionare su questa scelta, si vive come se Dio non esistesse.
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L'ateismo è quella concezione del mondo che nega l'esistenza di Dio, sia di un Dio personale, sia, più generalmente, di una realtà distinta da quella cosmica, trascendente.
K. Rahner definisce l'ateismo come negazione dell'esistenza di Dio o di ogni possibilità, non solo razionale, di conoscerlo.
La differenza tra ateismo e agnosticismo non è sempre chiara; il linguaggio non è sempre preciso.
Alle volte, il buddismo è stato ritenuto come una sapienza o religiosità atea.
È vero che Siddharta Gautama ( Budda, l'Illuminato, nato verso il 560 a.C. ) era una mente pratica, che s'interessò di dare agli uomini un sistema di vita, più che teorie, ma alla luce dell'Assoluto Neutro ( Atman ).
Secondo R. Panikkar, nel buddismo, c'è l'apertura a qualcosa di personale, almeno in un certo modo, in un senso marcatamente non antropomorfico.
La suprema esperienza sta nel non divinizzare nulla nell'ambito della nostra esperienza, nel non chiedere se io sono, nel non affermare che c'è un'esperienza suprema.
La religiosità cinese e giapponese tende, secondo Panikkar, alla sistemazione più radicale nell'immanenza.
Non si può sfuggire alla condizione umana di fatto.
Non si prende in considerazione nessun tipo di trascendenza.
Kami in giapponese significa Dio per lo shintoismo, ma anche di sopra, qualcosa come una materia superiore.
La religiosità cinese non permette di introdurre nessun altro fattore nella situazione umana, che serva per manipolarla.
L'esperienza suprema consiste nel rinunciare a qualsiasi estrapolazione e a sommergersi nella situazione mondana, senza volerla trascendere, neppure negativamente.
Nel mondo greco, Epicuro ( 342-270 a.C. ) negava che gli dèi si occupassero degli uomini per premiarli o punirli: non c'è da temere né gli dèi, né la morte.
Il poeta romano Lucrezio ( secolo I a.C. ) attaccava la religione in quanto incuteva negli uomini il timore di castighi nell'altra vita.
Lo stoicismo ( a partire dal secolo IV a.C. ), nella sua radice essenziale, è un umanesimo che pone nessuna speranza in nessuna trascendenza, ma si rifugia nella coscienza di una dignità morale di fronte alla mancanza di promesse da parte del cosmo.
Al tempo dell'Illuminismo, D. Diderot ( 1713-1784 ) si colloca pienamente nell'ateismo con una rivendicazione etica di fronte al credente, mentre sente mortalmente il vuoto di Dio.
Il nichilismo tormentato di A. Schopenhauer ( 1778-1860 ) e il positivismo di A. Comte ( 1798-1857 ) si accordano con posizioni militanti conservatrici dell'ordine borghese.
Per F. Nietzsche ( 1844-1900 ), Dio è morto per liberare l'uomo dall'invidia e dare origine al Super-uomo.
Però, in modo contraddittorio, egli postula l' "eterno ritorno ".
La sua ostilità furibonda contro il cristianesimo si radica nel fatto che ha intravisto la più profonda esigenza del Dio cristiano, senza che, d'altra parte, nulla nella sua epoca gli permettesse di intravedere quello che ci può essere, nel cristianesimo, di vita e di risurrezione della carne e del mondo ( J.M. Valverde ).
Nell'esistenzialismo ateo del secolo XX, c'è un elemento di scandalo e di protesta di fronte al problema del male nel mondo.
J.P. Sartre considera l'uomo come libertà assoluta incompatibile con l'esistenza di Dio: se l'uomo esiste, è impossibile che esista Dio.
I cristiani, lungo la storia, sono stati molto negativi nel loro atteggiamento di fronte agli atei.
Perfino il grande liberale J. Locke, nella sua Lettera sulla tolleranza, scritta nel 1585 e pubblicata nel 1589, non estendeva la tolleranza agli atei perchè li riteneva assolutamente amorali e perchè il privilegio della tolleranza religiosa supponeva la religione.
Questa ostilità fu superata col Concilio Vaticano II: la Chiesa, " consapevole della gravità delle questioni suscitate dall'ateismo e mossa da carità verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo " ( GS 21 ).
" Il rimedio all'ateismo lo si deve attendere sia dalla esposizione conveniente della dottrina della Chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri " ( GS 21 ).
" La Chiesa, poi, pur respingendo in maniera assoluta l'ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, debbano contribuire alla retta edificazione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: il che non puó avvenire certamente senza un sincero e prudente dialogo " ( GS 21 ).
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L'ateismo, in quanto negazione di Dio, va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo.
Esso si esprime con sfumature diverse, ma appare oggi specialmente sotto la forma del secolarismo, che consiste in una visione autonomistica dell'uomo e del mondo nella quale questo si spiega da sé senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio.
Nell'ambito specificamente religioso, vi sono però segni di un ritorno al sacro, di una nuova sete di realtà trascendenti e divine.
Il mondo attuale attesta, in modo più ampio e vitale, il risveglio della ricerca religiosa.
Certamente questo fenomeno non manca di ambiguità.
L'ampio sviluppo delle sette e dei nuovi movimenti religiosi e il ridestarsi del fondamentalismo, sono dati che interpellano seriamente la Chiesa e che devono essere attentamente analizzati.
- Ribellione contro il male
- Ignoranza
- Indifferenza
- Preoccupazioni delle ricchezze
- Cattivo esempio dei credenti, ecc.
Ma questo " intimo e vitale legame con Dio " ( cf GS 19,1 ) può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo.
Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse ( GS 19-21 ): la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo ( cf Mt 13,22 ) e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell'uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio ( Gen 3,8-10 ) e a fuggire davanti alla sua chiamata ( cf Gv 1,3 ).
È un insieme di diversi fenomeni, propri e fra i più gravi del nostro tempo che includono il materialismo pratico, l'umanesimo che ritiene che l'uomo sia fine a se stesso, lo sperare di trovare la liberazione dell'uomo al di fuori di Dio, ecc.
Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi.
Una forma frequente di esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni entro i confini dello spazio e del tempo.
L'umanesimo ateo ritiene falsamente che l'uomo " sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia " ( GS 20,1 ).
Un'altra forma dell'ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell'uomo da una liberazione economica e sociale, alla quale " si pretende che la religione, per natura sua, sia di ostacolo in quanto, elevando la speranza dell'uomo verso una vita futura e fallace, la distoglierebbe dall'edificazione della città terrena " ( GS 20,2 ).
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L'ateismo è la negazione della esistenza e della conoscibilità di Dio.
Praticamente sconosciuto nei secoli antichi, a partire dal sec. XVIII è divenuto un diffuso fenomeno della cultura moderna: prima gli enciclopedisti e il libertinismo erudito, poi soprattutto alcune correnti dell'Illuminismo, la sinistra hegeliana e i positivisti lo proposero come globale interpretazione del vivere.
La negazione di Dio operata dall'ateismo dipende dal concetto di Dio che, al tempo stesso, presuppone e nega.
Poiché questo si identifica con quell'Assoluto che, seppur diversamente inteso, ha la funzione di gerarchizzare e dar senso alle diverse esperienze umane, l'affermazione o la negazione di Dio comprende sempre un'analisi e una presa di posizione su di sé; essa dipende tanto dall'intelligenza e dalla libertà con cui le persone decidono di sé, quanto dalla grazia divina e dalla sua accoglienza.
Impostazioni educative, influenze culturali o anche un'interiorità lontana dai valori trascendenti e l'esaltazione del sapere scientifico positivo possono perciò allontanare una persona da Dio, soprattutto quando il concetto di Dio risulta distorto, quasi limitativo della libertà e dell'autonomia umana.
Le ragioni più diffuse della negazione di Dio si fondano sulla riflessione dell'uomo su di sé e sulla sua storia.
Si possono riassumere attorno alla tragica questione del male, all'assoluta affermazione della libertà e all'opzione per il positivismo scientifico.
Il male, il dolore, la sofferenza costituiscono la grande, tragica ragione dell'ateo di tutti i tempi: mettono realmente in crisi la fede.
Già nel libro biblico di Giobbe emerge in tutta la sua lacerazione il dramma del dolore dell'uomo e il mistero insondabile del silenzio di Dio.
L'esaltazione della libertà, spinta fino ad annullare Dio visto come il suo limite, è il drammatico fraintendimento proprio della storia moderna; dimentica tanto il carattere creaturale, e cioè ricevuto, della libertà umana, quanto l'esperienza della sua scissione, cioè del bisogno di salvezza che la percorre.
Infine il positivismo scientifico, visto come avanguardia di una nuova cultura, trascura l'apertura umana al trascendente; solo là dove la scienza vi si apre, rispetta l'integrità della vita.
Profondamente connesso alla storia del pensiero occidentale, l'ateismo ha assunto forme diverse.
La più significativa è quella, filosofica e umanistica, dell'800 e del '900.
Feuerbach, Marx, Nietzsche, Comte, Freud e Sartre spiegano il mondo e la vita a partire dall'uomo: Dio lo limiterebbe.
Come un bambino per diventare adulto deve liberarsi dei suoi genitori, così l'uomo deve liberarsi di Dio per ritrovare tutta la sua maturità e per edificare un vero umanesimo storico.
La credenza in Dio non sarebbe altro che lo stadio infantile dell'esperienza umana: questo momento provvisorio va concluso con la "morte di Dio" e l'affermazione incondizionata dell'uomo.
Va inoltre richiamato l'ateismo scientista, che esclude la possibilità di oltrepassare l'esperienza sensibile e spiega la religione come fenomeno psichico e socio-culturale.
Va infine ricordato l'ateismo pratico, di massa o di indifferenza.
Questa forma di ateismo, certo la più diffusa, caratterizza persone che non sentono alcuna inquietudine religiosa e nemmeno riescono a capire perché dovrebbero interessarsi a questioni religiose.
L'indifferenza non nega le risposte religiose, ma appiattisce le domande e gli interrogativi di fondo da cui sorgono gli stimoli religiosi: spegne la ricerca.
Si tratta di un grave impoverimento dell'ampiezza della vita che avvia verso il nichilismo riducendo a nulla anche l'impegno della propria libertà.
La tradizionale posizione della Chiesa è di aperta condanna dell'ateismo considerato "fra le cose più gravi del nostro tempo" ( Gaudium et spes, 19 ), "una sventura per il nostro tempo" ( La verità vi farà liberi, 23. Catechismo degli adulti della Conferenza Episcopale Italiana ).
Nel contempo la Chiesa invita a valutare con attenzione e con serietà le ragioni profonde da cui scaturiscono le scelte delle persone e a esaminare la genesi e la diffusione dell'ateismo nelle sue varie forme.
Il concilio Vaticano II nella costituzione pastorale Gaudium et spes 19 invita i credenti ad interrogarsi per verificare se, a causa dei difetti della propria vita religiosa o a causa della presentazione fallace della dottrina, non nascondano il genuino volto di Dio.
Di conseguenza il concilio propone una promozione dell'uomo che dalla scelta di Dio ricavi stimoli e impegni per un'autentica maturità umana; su questa base il confronto e il dialogo tra credenti e atei si fa possibile e vicendevolmente fecondo.
Da àtheos, "senza Dio", è la teoria che nega l'esistenza di un Dio personale e si manifesta in due aspetti principali:
1) teorico, quando si respinge l'esistenza di Dio sul piano del agionamento, affermandone l'irrazionalità e rifiutandone le prove positive;
2) pratico, quando si limita la propria attenzione alle cose che si svolgono nello spazio e nel tempo, si giudica che l'uomo non abbia altro fine che se stesso e si sostiene che possa da se stesso attuare la propria liberazione ed il raggiungimento delle aspirazioni che egli si sente incalzare all'interno della coscienza.
L'ateismo può essere incentivato da sistemi filosofici materialisti ( che escludono l'esistenza di quanto supera la materia ), o nichilisti ( ebbrezza del superuomo, della volontà di potenza, del rovesciamento di tutti i valori: Nietzsche ) e dal predominio di passioni non controllate ( superbia, cupidigia, ambizione sfrenata, sensualità … ).
È fallita la pretesa materialista di porre all'inizio della storia un uomo senza religione; è invece documentato che all'esordio della civiltà ci fu il monoteismo, di cui il politeismo fu una degenerazione, provocata dal rinchiudersi nelle cose e nei fenomeni naturali ( sole, terra, mare, fuoco … ) o nelle esigenze della vita ( nascita, salute, arte … ).
È chiamata così la negazione dell'esistenza di Dio o della possibilità da parte dell'uomo di una sua conoscenza.
Esso si specifica in « ateismo pratico », indifferente al problema di Dio e tutto immerso nella vita mondana; « ateismo teoretico tollerante », spesso anche sofferto, ma in gran parte personale; e « ateismo teoretico militante », quando è visto come una dottrina da diffondere, per combattere ogni forma di religione vista come oppressione dello spirito umano.
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Le due voci sono distinte ma strettamente collegate.
Ateo è colui che, in pratica o in teoria, vive senza Dio.
Il qualificativo « ateo » si riferisce evidentemente all'individuo singolo in concreto.
« Ateismo » dice riferimento a un'ideologia non soltanto individuale.
Vi sono molti tipi di atei.
Anzitutto vi sono atei che non conoscono Dio e, anche se ne hanno sentito il nome, non hanno un'idea precisa di Dio.
Cosa piuttosto rara in una cultura pervasa di elementi cristiani.
Chi ha vissuto in tale clima culturale, spesso, più che ateo, è uno che ignora Dio.
Infatti, l'ignoranza del cristianesimo, per le nazioni di antica cultura cristiana si risolve in una forma di non conoscenza di Dio.
Non vivere da cristiano, equivale in pratica, a vivere da ateo.
Di qui il diffondersi straordinario di sette e ideologie che sono altrettanti idoli sostitutivi di Dio: « Se il cielo si vuota di Dio, ripeteva il teologo protestante K. Barth, la terra si popola di dei ».
Ad una situazione del genere contribuiscono in misura non piccola i mezzi di comunicazione sociale che spargono a tutti i venti lo scetticismo e l'indifferenza religiosa, nonché forme di vita paganizzanti.
Quando avviene un serio ritorno al Vangelo e alla Chiesa per uomini e donne, sembra loro una scoperta, una novità assoluta.
Gli atei finora descritti rimangono, in generale, ancora aperti alla verità di Dio e del cristianesimo.
Vi sono, poi, vaste aree in cui non vi sono soltanto atei per difetto di conoscenza.
Vi sono anche atei con atteggiamento dichiaratamente ostile, seguaci di fazioni politiche che si professano atee, che dipingono la Chiesa quale nemica della libertà e degli umili.
A livello popolare il marxismo, con una propaganda tenace, ha contaminato vaste zone dell'Europa e dell'Occidente.
Coloro che sono infatuati di queste ideologie sono « atei » di professione.
Il marxismo, là dov'è assurto a rango di politica ufficiale inteso a sradicare il nome stesso di Dio dalla cultura e dal cuore dell'uomo, ha inferto ferite culturali e sociali difficilmente sanabili.
Gli effetti delle sue devastazioni non sono ancora scomparsi, nonostante la sua rovinosa caduta politica.
Non è facile il passaggio dall'ostilità e dalla guerra aperta contro Dio e la Chiesa all'accettazione di Dio.
Il marxismo in particolare ha portato fino alle ultime conseguenze i principi illuministici che avevano forgiato prima la cultura politica europea sul modello del laicismo liberale e del socialismo rivoluzionario nella sue diverse forme.
Dall'Illuminismo sono scaturite le più celebrate filosofie largamente diffuse, come il kantismo, l'idealismo hegeliano, il positivismo, che sono alla base delle diverse dottrine politiche.
Dalla politica laicista, al marxismo, cioè all'odio e alla guerra a Dio e alla Chiesa non c'è che un passo.
universalmente valida, non è possibile per molti motivi.
Anzitutto perché l'ateo non è mai solamente teoretico: entrano in gioco fattori psicologici e culturali incontrollabili, anche perché il problema di Dio non impegna mai soltanto la mente, impegna necessariamente la volontà, il sentimento, tutta la psiche umana.
Una definizione universalmente valida non è possibile anche per la disparata varietà delle forme di ateo, aventi poco in comune.
Quale differenza tra l'ateo di Nietzsche, quello di Sartre, quello di Marx!
Si può dire che vi sono, di fatto, tanti ateismi quanti atei e tante diverse forme di ateismi quanti sono i modi con cui la persona umana è lontana o si allontana da Dio.
Chi pretendesse di darne una definizione adeguata finirebbe per cadere nell'astrattismo.
Anche nelle forme più pretenziosamente « scientifiche », vi sono dei sottintesi extrateoretici non sempre avvertiti.
L'ateo è un problema troppo profondamente umano per non investire tutto l'uomo.
E spesso qualcosa d'inafferrabile come la storia interiore degli individui e del loro evolversi individuale e sociale.
Vi è dell'ateo nello scetticismo, nel problematicismo, nello scientismo, nel razionalismo di origine illuministica, nel panteismo.
L'ateo d'oggi pretende di superare tutte le forme del passato ed ha la pretesa di presentarsi non solo come una contestazione di Dio, ma come una teoria scientificamente giustificata e positiva.
La ferita mortale che l'ateo porta con sé sta nella negatività di nome e di fatto costitutiva della sua stessa essenza.
Parte da una negatività radicale in sé insanabile.
È impossibile negare Dio senza negare l'uomo nella sua radice, nella sua struttura e nelle sue finalità.
La negazione dell'Assoluto travolge tutto.
Chi nega il Dio della ragione e della fede vi sostituisce fatalmente un idolo che può anche chiamarsi ideologia, senza cessare d'essere un idolo.
Ogni ateo radicale finisce con autonegarsi e contraddirsi.
Ogni negazione si fonda ed è causata dalla rispettiva affermazione e la presuppone.
È sempre più facile negare che affermare, distruggere che costruire.
Lo sappia o non lo sappia, lo voglia o non lo voglia, l'uomo, per natura sua ama più Dio che se stesso, dice s. Tommaso.
Vi è nell'uomo un amore naturale di Dio.
Nell'amore naturale la volontà non c'entra.
Questo dato, però, è molto significativo.
La stessa natura aspira a Dio.
Vi è in ogni uomo anche nell'ateo, la vocazione a Dio.
L'intelligenza e la volontà, ( il « cuore » direbbe s. Agostino ), aspirano a Dio.
Vi è, dunque, in ogni uomo un'inclinazione che lo spinge a Dio, al quale in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione personale e sociale si trovi, può sempre liberamente aderire.
Volgendosi al cristianesimo trova la più meravigliosa delle risposte e la più ariosa liberazione dall'interiore schiavitù del negativo.
Tradire la natura è tradire se stesso.
Tutto dipende anche dall'intelligenza oltreché dalla volontà.
L'ignoranza incolpevole non impedisce a Dio d'intervenire con la sua grazia, se l'ateo ( in senso privativo ), vive rettamente, seguendo la legge che Dio ha inscritto nella sua stessa coscienza.
Dio non abbandona nessuno e vuole tutti salvi nella dignità della libera volontà.
Più grave è la situazione di coloro che, pur conoscendo Gesù Cristo, la sua legge e la sua Chiesa, non solo la rinnegano, ma la combattono.
Ma la possibilità del ritorno a Dio e alla fede è sempre aperta.
Magistero |
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Catechesi Paolo VI | 5-8-1970 |
La storia sarebbe la causa fatale della dissoluzione dell'idea religiosa. Il senso di questo processo delle cose e degli uomini nel tempo ci tenta a classificare come antiquata, come oggi insostenibile, come abusivamente superstite la religione, e come mitico, cioè immaginario e irreale, lo stesso nome di Dio. |
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Catechesi Paolo VI | 19-8-1970 |
Non è una negazione assoluta, non è un ateismo radicale o razionale; è un disinteresse pratico, e un tentativo di fondare la vita su altre basi, che non quelle religiose tradizionali. | |
Catechesi Paolo VI | 17-1-1973 |
In fondo vi è un'obbiezione più grave e tacitamente, ma fortemente, operante: noi, uomini di oggi, non abbiamo bisogno di Dio; la religione è inutile, non serve a nulla, anzi costituisce un freno, un imbarazzo, un problema superfluo e paralizzante; oggi l'uomo si è affrancato dalle vecchie ideologie teologiche, mitiche, pietistiche; e convinto di conquistare una libertà superiore ha spento la lucerna della religione: meglio il buio dell'incredulità che la mistificazione delle speculazioni superstiziose. | |
Catechesi Paolo VI | 30-7-1975 |
Il nulla, proclamato alla sommità dell'universo, si riflette subito nella coscienza resa incapace di preghiera, e subito tesa a fortificare in sé una mistificazione di autosufficienza: l'uomo basterebbe a se stesso, senza ricorrere al riconoscimento, o all'invocazione d'una Sorgente superiore dell'essere e del divenire. | |
Catechesi Francesco | 27-11-2013 |
Ma esiste anche un ateismo pratico, che è un vivere solo per i propri interessi e vivere solo per le cose terrene. | |
Catechesi Francesco | 21-10-2020 |
Dio non sopporta l'"ateismo" di chi nega l'immagine divina che è impressa in ogni essere umano. | |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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E mondo contemporaneo | GS 7 |
DH 15 | |
AG 10 | |
Forme e cause | GS 19 |
… sistematico | GS 20 |
… e atteggiamento della Chiesa | GS 21 |
Rimedi, dialogo sincero e prudente | GS 21 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Agnosticismo e ateismo | 2128 |
Forme e significati dell'ateismo | 2123-24 |
Cause dell'ateismo | 2126 |
-- La dottrina sociale della Chiesa | 2424 |
Peccato di ateismo | 2125 |
-- | 2140 |
Comp. 445 | |
CEI - Catechismo degli adulti | |
L'ateismo è una sventura per il nostro tempo | 23 |
Rinnovamento Catechesi |
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L'evangelizzazione | 25 |
I rapporti con coloro che non credono | 51 |
La catechesi su Dio e la situazione del mondo di oggi | 85 |
Codice di Diritto Canonico |
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Un religioso può essere dimesso … l'adesione pubblica a ideologie inficiate di materialismo o di ateismo | 696 |