Fede
È il latino fides, che esprimeva la nobile apertura dello spirito nella sicurezza: sintetizzava infatti le idee di "confidenza", "fedeltà", "probità", "sincerità", "credibilità", "garanzia", "fiducia in un esito sicuro"; escludeva invece "scetticismo", "avventatezza", "inganno". I Romani la venerarono tanto da divinizzarla ( Cicerone, De officiis 111,104; Livio 1,21,4 ). Per il cristiano "è quella virtù soprannaturale per cui crediamo, sull'autorità di Dio, ciò che egli ha rivelato e ci propone a credere per mezzo della Chiesa" C. Pio X n. 232. Contro il protestantesimo liberale, che, in un'atmosfera romantica, la riduceva a sentimento religioso di ambito naturale, essa è dono di Dio, perché, se accoglie la ragione nella sua autonoma capacità di dimostrazione ( esistenza di Dio ), la supera, comprendendo tutto ciò a cui essa non può giungere ( essenza di Dio nella Trinità, progetto di salvezza nella redenzione mediante l'Incarnazione, dono della grazia attraverso ai sacramenti ); inoltre il suo fondamento non consiste essenzialmente nell'evidenza logica umana ma nella credibilità di Dio rivelante. Implica da parte dell'uomo l'intervento di un'intelligenza e di una volontà depurate dalle passioni e sostenute dalla grazia di Dio; non intacca però la libertà umana in quanto l'adesione nasce dall'interno, per una forza che garantisce la libertà stessa nella sua indipendenza da pressioni esterne che la opprimano. La fede è necessaria alla salvezza, perché mette in luminoso contatto con Dio. |
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La parola "fede" e il verbo "credere" sono due termini coi quali l'uomo religioso esprime il suo atteggiamento globale nei confronti della divinità. Chi ha fede, chi crede, non si limita ad ammettere con l'intelligenza la realtà di un Essere superiore, ma si affida a lui con un atteggiamento di abbandono fiducioso, rimette a lui la sua vita, e questo ha un peso determinante sul suo modo di rapportarsi al mondo, agli altri uomini, e di affrontare le dure prove che la vita non risparmia a nessuno, compresa la morte. La fede, intesa in senso lato e generico, è un modo di essere, di vivere e di amare, tipico della persona religiosa. Il concilio Vaticano II presenta la fede cristiana in questi termini: "A Dio che si rivela è dovuta l'obbedienza della fede con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutt'intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui" ( concilio Vaticano II, costituzione Dei Verbum, n. 5 ). Che cosa non è la fede cristianaAlcune distinzioni si impongono sin dall'inizio per non cadere in confusioni fuorvianti. La fede cristiana va tenuta distinta dall'opinione, dalla credenza, dall'ideologia e anche dalla religione. Talora la fede viene equiparata a un'opinione che conterebbe quanto una fra le tante opinioni possibili. Credere, in questo caso, equivale a non sapere. Non disponendo di certezze, l'uomo prende posizione su una determinata questione o fatto con delle valutazioni che equivalgono a opinioni discutibili, tant'è vero che in questo caso, al posto del verbo "credere", potremmo impiegarne altri, quali "dubitare", "opinare", "ritenere verosimile" ecc. C'è addirittura chi, riflettendo su alcuni misfatti storici come, per esempio, le guerre di religione, è giunto a qualificare la fede come la peggiore delle opinioni, in quanto fattore di divisione, di ostilità e di intolleranza fra gli uomini. La fede cristiana, pur consapevole del fatto che i credenti hanno scritto alcune pagine poco gloriose della storia, rifiuta di essere ricondotta al rango di un'opinione più o meno gratuita, o di una supposizione priva di un adeguato fondamento. La fede cristiana non può neppure essere ricondotta semplicemente a una credenza, intendendo con essa l'adesione a una cultura o a un'esperienza passata, fortemente segnate dal cristianesimo, oppure a un insieme di dottrine da ritenere e di osservanze da praticare. Certo la fede cristiana ha avuto e continua ad avere un impatto socio-culturale soprattutto nei paesi di antica evangelizzazione. Essa comporta anche un contenuto di verità da credere e da rendere operanti nella vita morale. Tuttavia, come si dirà in seguito, la fede è in primo luogo un rapporto interpersonale tra l'uomo e Dio. Gli antichi simboli di fede esprimono anche linguisticamente questa caratteristica primaria della fede cristiana con la preposizione "in": "Credo in Dio Padre, in Gesù Cristo, nello Spirito Santo". La fede può trasformarsi in ideologia, ma essa non è un'ideologia, intendendo con questo termine un sistema di idee di cui ci si serve per spiegare la realtà e giustificare la situazione o il comportamento di un gruppo. Le costruzioni ideologiche offrono spesso risposte ai grandi problemi umani che dispensano dalla paziente e faticosa analisi dei fatti. Esse assolvono in tal modo una funzione rassicurante in grado di dettare la prima e l'ultima parola su tutte le cose. La fede, come vedremo, è anche un sapere, che tuttavia contiene in sé il senso dell'incompiuto. La fede non è visione. Alcuni testi biblici paragonano la fede alla tenue luce di una lampada che brilla in un luogo oscuro ( 2 Pt 1,19 ). Infine la fede non è sinonimo di religione, anche se non di rado si usa indifferentemente l'uno o l'altro termine sino a renderli praticamente equivalenti. Non si tratta di opporre radicalmente fede e religione, come fece il teologo K. Barth, che ravvisò nella religione un empio tentativo umano di impossessarsi di Dio. La fede cristiana si presenta come una religione nella misura in cui è costituita da riti, simboli, credenze e pratiche. L'essenziale della fede consiste però nella fiduciosa risposta e nell'abbandono a Dio, che in Gesù Cristo si è avvicinato agli uomini per rivelare loro il progetto di Dio ( "il Regno di Dio", categoria centrale dell'annuncio e dell'attività di Gesù ) per salvarli dal peccato e dalla morte e stabilirli nella comunione di vita con Dio tramite la sua Pasqua di morte e di risurrezione. La fede riconosce quindi che all'inizio vi è l'azione amorosa e gratuita di Dio che si china sull'umanità. Il teologo evangelico P. Tillich diceva che "credere è accettare di essere accettati da Dio". Che cosa è la fede cristianaLa categoria migliore per dire che cosa è la fede è quella della relazione interpersonale. La fede cristiana si ricollega a quella del popolo di Israele, il quale comprende se stesso a partire dalla sua relazione di fede in Dio, Signore della storia, salvatore del suo popolo tramite la liberazione dall'Egitto, l'alleanza del Sinai e il dono della Torà. La fede di Israele, riconoscendo le opere di Dio nella storia a cominciare dalla creazione, si configura soprattutto come fiducia in Dio, che dirige la storia e porterà a compimento le sue promesse. Figura emblematica di questa fede è Abramo, colui che, al dire di s. Paolo, "credette nella speranza contro ogni speranza" ( Rm 4,18 ). Il Nuovo Testamento, e con esso la fede cristiana, rileggono la fede di Israele alla luce dell'evento di Gesù Cristo, nel quale si compiono i tempi, le Scritture, la Torà, l'Alleanza, le promesse. Gesù Cristo è "insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione" ( Dei Verbum, 2 ). Il filosofo ebreo M. Buber ha voluto contrapporre la fede giudaica ( in ebraico: 'emunà ) alla fede cristiana ( in greco: pistis ). La pistis consisterebbe nel ritenere per vere delle affermazioni e dei contenuti oggettivi vincolanti. Essa sarebbe il frutto della mentalità astratta, statica e analitica propria del mondo greco e fatta propria dai cristiani. La 'emunà invece esprimerebbe la fiducia e la confidenza nel Dio della comunità di Israele, soprattutto nel periodo iniziale della sua storia. La contrapposizione stabilita da Buber trascura che l'atto di fede richiesto da Gesù per sé non differisce in nulla da quello richiesto da JHWH nell'Antico Testamento e che il rigore delle affermazioni dogmatiche elaborate dalla Chiesa ha la sua radice, assai più che nelle forme del pensiero greco, nell'esigenza di esprimere e custodire il carattere assolutamente oggettivo, non mitico, dell'evento di Cristo, sottolineato con forza unanime dai testi del Nuovo Testamento. Fede, ragione, "segno"Nella storia del cristianesimo l'accento è caduto unilateralmente talora sull'aspetto soggettivo della fede intesa come fiducia e abbandono ( protestantesimo ), talaltra, con pari unilateralità, sul suo aspetto oggettivo, sui contenuti da credere e da professare, sui dogmi definiti dalla Chiesa ( cattolicesimo ). I due aspetti appartengono a una considerazione della fede cristiana come risposta integrale dell'uomo a Dio che gli si rivela e comunica come suo salvatore in Cristo in forza dello Spirito. Il Nuovo Testamento rimarca la dimensione conoscitiva della fede consistente nel riconoscere ciò che Dio ha fatto per gli uomini in Gesù Cristo ( oggettività e verità dell'evento cristologico ). Questa verità conosciuta costituisce però la base oggettiva per un rapporto interpersonale autentico fra il credente e Gesù Cristo, rivelatore dell'amore di Dio. Lo esprime bene questo testo di Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi" ( 1 Gv 4,16 ). La relazione io-tu ( credere a tè, credere in tè ) è ciò che è primario nell'adesione di fede. E ciò è detto sinteticamente da Tommaso d'Aquino: "Ogni credente aderisce alla parola di qualcuno. In tal modo ciò che si manifesta come principale e avente in qualche modo valore di fine in ogni atto di fede, è la persona alla parola della quale si aderisce. I dettagli delle verità affermate in questa volontà di aderire a qualcuno si presentano allora come secondari" ( Summa theologica II-III, q. 11, a.1 ). Credere significa pertanto aderire a Gesù Cristo riconoscendo in lui non soltanto un maestro, ma la verità stessa di Dio che egli ci ha disvelato come amore. È ragionevole, è cioè intellettualmente onesto e moralmente responsabile, l'atto di credere? Due prese di posizione, con molte varietà al loro interno, si sono spesso fronteggiate: l'una vorrebbe una fede dimostrata dalla ragione con prove costringenti, l'altra vorrebbe una fede indifesa, concepita come atto di decisione della sola volontà. Ne l'una ne l'altra posizione sono soddisfacenti. Ci sono sì argomenti e motivi per credere, che però rientrano nella categoria dei "segni". Il segno per eccellenza è tutta la vicenda storica di Gesù di Nazaret, che si conclude con la sua risurrezione dalla morte. I segni mostrano, non dimostrano. E quindi non costringono a credere. Essi vanno letti e interpretati nella loro capacità significante. Per fare ciò si esigono conoscenze e atteggiamenti interiori ( disponibilità a farsi mettere in questione, consapevolezza dei limiti della ragione, umiltà, purezza di cuore ecc. ). Per questo gli uomini si sono divisi di fronte al segno costituito da Gesù, e il Vangelo di Giovanni descrive la sua vicenda terrena come lotta fra la luce della fede e le tenebre dell'incredulità. La fede, offerta di sensoNell'atto di fede il credente si fida di Gesù Cristo e della testimonianza apostolica perché sono affidabili e ce ne offrono dei segni. Questa fiducia è sostenuta e confortata oggi dalle conclusioni delle ricerche sul valore storico dei Vangeli e delle testimonianze neotestamentarie. Sono caduti molti pregiudizi, di matrice illuministica e positivistica, sulle fonti letterarie del cristianesimo, e si assiste a un crescendo di fiducia nel loro valore storico. I testi vanno però interpretati. Nel grande segno che è la figura di Cristo il credente legge un'offerta di senso per la vita umana, una valida prospettiva con cui affrontare i massimi problemi che si pone colui che non sfugge a se stesso: senso della vita, della storia, della sofferenza, della morte, della credenza in un'esistenza oltre la morte, della convivenza umana ecc. In ultima analisi, come soleva dire U. von Balthasar, "solo l'amore è degno di fede": il motivo per cui si crede e che rende credibile la fede cristiana è l'amore di Dio scoperto nella vita e nella morte di Gesù Cristo come senso del tutto. Certamente vi sono altri modi di affrontare il senso della vita e il dovere di responsabilità che la vita comporta a prescindere dalla fede cristiana. Quest'ultima avanza l'umile pretesa di mostrare che credere nel Dio di Gesù Cristo è un modo pienamente umano di vivere. Talora il credente non "sa" di più degli altri uomini circa il mistero, per esempio, del dolore e della sofferenza, ma è in grado di vedere le cose in maniera diversa alla luce, per ora tenue, che brilla in mezzo alle tenebre e che il Vangelo di Giovanni identifica con Cristo Signore. |
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L'orizzonte della fede cristiana oggiL'osservatore della situazione religiosa europea contemporanea può facilmente essere colto dallo smarrimento di fronte alla complessità e, non di rado, all'ambigua contraddittorietà di ciò che si offre al suo sguardo in questa nostra epoca postmoderna, che pare avviata a diventare postrazionalista e postcristiana. Teologi e sociologi ricorrono talora a formule a effetto per designare una realtà ricca di contrasti, e pertanto difficile da interpretare. Alcune "messe a fuoco" di teologi e sociologiMentre il teologo cattolico J.B. Metz considera la nostra epoca come un tempo al quale si addice l'espressione "religione sì, Dio no", il sociologo F. Garelli titola un suo libro Forza della religione e debolezza della fede. Vi è chi parla di un'alternanza fra "indifferenza religiosa e ricerca del sacro" e si domanda se stiamo assistendo all'avanzare della secolarizzazione o non piuttosto alla "rivincita di Dio". Di fatto sembra non si sia finora verificato, contrariamente a quanto avevano pronosticato i teorici della secolarizzazione, il weberiano "disincanto del mondo", e le religioni acquistano una nuova rilevanza anche pubblica che va oltre il "brusio degli angeli" di cui parlò P. Berger nel 1969. Il "ritorno della religione", non è però, come già s'è detto, oggetto di univoca interpretazione. Non manca chi legge il "ritorno della religione" nel mondo postmoderno come un fenomeno in bilico fra gli estremi del relativismo e del fondamentalismo, per non parlare di chi ( G. Filoramo ) descrive la situazione odierna come una "nebulosa mistico-esoterica", e dichiara che, su di un terreno apparentemente pagano, starebbero emergendo nuovi e inediti processi di reincantamento e di risacralizzazione del mondo e dell'uomo. La complessità della situazione religiosa contemporanea, che molto concede agli eclettismi e alle selezioni soggettive, consente a un sociologo francese di caratterizzare il nostro tempo come l'epoca delle "réligions a la carte" ( cioè le "religioni secondo i propri gusti", J. L. Schlegel ). La fede cristiana si trova necessariamente confrontata con la situazione religiosa che si va confusamente delineando. Anch'essa, infatti, vi è fortemente implicata, come risulta, per esempio, dalle pertinenti osservazioni avanzate recentemente dal direttore del settimanale cattolico francese La vie J. C. Petit nel saggio del 1996 Dieu a-t-il un avenir? ( Dio ha un futuro? ): "Mai, sulla faccia del nostro pianeta, si è parlato tanto di religioni, e mai, senza dubbio, in Occidente l'indifferenza religiosa è stata così grande come in quest'alba del terzo millennio. Mai un papa, nel periodo postbellico, aveva chiamato all'ordine i cattolici con tanto vigore e fermezza, e mai, senza dubbio, i cattolici di oggi si sono comportati a modo loro nei confronti delle direttive della loro Chiesa nella vita quotidiana. Mai le Chiese cristiane, e persino le grandi religioni, avevano gettato fra loro tante passerelle, mai i loro capi si erano così tanto incontrati e avevano così tanto discusso, e mai, nello stesso tempo, ciascuna di esse ha rivendicato con un piglio di arroganza, la sua propria identità". Non sono soltanto le Chiese a essere chiamate a confrontarsi con la nuova situazione religiosa, anche se sono soprattutto esse a doverlo fare. Anche le democrazie occidentali, che sinora sono riuscite a garantire un certo benessere e la pace sociale, eludendo però le istanze della soggettività e dell'identità, non potranno in futuro prescindere dalla domanda di significato e di identità spirituale e culturale che è espressa dal "ritorno della religione". L'Occidente, che negli ultimi secoli ha mostrato nei confronti della religione un rapporto di repulsione ( la religione è stata avvertita come minaccia per la laicità dello Stato in nome dei valori assoluti che essa professa ) e di attrazione ( la religione potrebbe essere fonte di legittimazione, e dispensatrice di valori etici ), non potrà evitare il confronto con le religioni, considerate dal punto di vista etico e culturale, anche a causa del venir meno ai nostri giorni di altri grandi riferimenti collettivi. Restringendo le considerazioni all'aspetto strettamente religioso, sembra che la fede cristiana non possa sottrarsi a tre urgenze:
La fede cristiana nell'età del pluralismo delle fediI dati della situazioneLe considerazioni che seguono si riferiscono alla situazione europea e in particolare a quella italiana. L'80% degli europei dichiara un'appartenenza religiosa che è praticamente riconducibile alle tre grandi confessioni cristiane ( cattolica, protestante, ortodossa ). L'Islam, che coi suoi 3 milioni di aderenti è la seconda religione della Francia, rappresenta il 5% della popolazione francese, il 3% di quella tedesca e il 2% di quella del Regno Unito. Gli aderenti all'ebraismo superano di poco il milione. Induismo e buddhismo sono scarsamente rappresentati in Europa e trovano la loro massima concentrazione nel Regno Unito ( 250000 induisti e 300000 sikh ). Contrariamente a un'idea abbastanza diffusa, non sono molti in Europa gli aderenti alle sette e ai nuovi movimenti religiosi. Si calcola che essi siano 700000 in Francia, 400000 nel Regno Unito e 300 000 in Italia. Se attualmente in Europa è di gran lunga maggioritaria la tradizione giudaico-cristiana, si può prevedere che in futuro, grazie alle migrazioni dall'Africa e dall'Oriente e in virtù dei differenti tassi di accrescimento demografico, si registrerà un allontanamento dalle religioni tradizionali e un incremento delle altre religioni, dei nuovi culti e movimenti religiosi, anche se non si deve sottovalutare il peso consistente della tradizione culturale cristiana quale fattore di identità individuale e collettiva. Come pure non si deve trascurare l'influsso sui nuovi arrivati nel Vecchio Continente della modernità secolarizzata. Nell'80% della popolazione europea che si identifica con la religione cristiana, solo una piccola quota ( 10% ) aderisce alla propria confessione religiosa esclusivamente in termini etnico-culturali. A un'abbastanza diffusa e generica accettazione dei valori religiosi e delle credenze più importanti della tradizione cristiana che informa l'identità personale e collettiva europea, si accompagna però un atteggiamento religioso selettivo nei confronti delle credenze e dei comportamenti morali. Il declino della pratica religiosaLa pratica religiosa regolare è in declino, e i praticanti regolari costituiscono, salvo eccezioni, una minoranza, pur permanendo elevata la partecipazione alle celebrazioni religiose in particolari situazioni della vita ( funerali, battesimi, matrimoni ). Al calo di presenze regolari nelle chiese fa da contrappeso una religiosità di gruppi minoritari, radicali ed esigenti, che conoscono un incremento di nuovi adepti. Tale tendenza si riscontra anche nei gruppi religiosi a tendenza settaria e fondamentalistica. Alla forte contrazione del personale ecclesiastico e religioso della Chiesa cattolica fa da contrappeso l'incremento di un laicato impegnato in attività catechistiche, liturgiche, sociali. Di fronte al declino della pratica religiosa regolare, si registra un più ampio coinvolgimento delle Chiese e delle comunità cristiane nella cosa pubblica e nei problemi sociali, con grande rilievo nei mass-media. Emblematica è al riguardo la figura di Giovanni Paolo II, soprattutto allorché si erge a paladino dei diritti dell'uomo. L'importanza sociale che le Chiese riscuotono ai nostri giorni pareva impensabile qualche decennio fa. A esse si riconosce, spesso tacitamente, un grande ruolo nei processi di integrazione sociale, di identità collettiva, di attenzione alle situazioni di disagio e di povertà, di difesa dei diritti delle minoranze, di promozione della vita, di salvaguardia della pace e dell'ambiente. Venendo meno la pressione sociale e ambientale, tipica di altre epoche, chi ai nostri giorni aderisce alla fede cristiana lo fa spesso per una convinta e motivata scelta personale, alla ricerca di una spiritualità forte, di una fede incentrata sul Dio di Gesù Cristo, di una fede che diventi esperienza e sia fonte di senso, di libertà interiore, di felicità e di bellezza. Non sempre questa richiesta trova risposta nelle tradizionali istituzioni ecclesiali, che non di rado funzionano come grandi apparati burocratici. Di qui nasce la presenza dei movimenti ( specialmente all'interno del cattolicesimo ), dell'associazionismo religioso di base e dei luoghi di spiritualità dove è possibile un coinvolgimento nella fede meno anonimo e formale, connotato da vincoli affettivi ed emotivi. Abbiamo parlato prima di un calo della pratica religiosa regolare. Emblematico è al riguardo il caso francese dove tale pratica non raggiunge il 3% dei giovani fra i 18 e i 20 anni. Per contro, nella stessa Francia, c'è un crescendo del 10% ogni anno di adulti che chiedono il battesimo ( nel 1995 hanno chiesto il battesimo 11 000 adulti ), ci sono diversi giovani alla ricerca di Dio, e c'è il caso dei recommengants ( "ricomincianti" ), di coloro cioè che, battezzati da bambini, chiedono un'iniziazione alla fede cristiana dopo un periodo di allontanamento da essa e di indifferenza. I tentativi di valutazioneGli studiosi sono in genere abbastanza cauti nel fare previsioni sul futuro dell'Europa a livello sia culturale che religioso. Anche il caso delle minoranze non cristiane, pur essendo in crescita, non sopporta giudizi e previsioni drastiche. Si pensi anche solo all'Islam europeo, che è un fenomeno tutt'altro che unitario, comprendendo nel suo seno correnti etnico-religiose molto diverse. È possibile sottoscrivere il giudizio assai differenziato e prudente sulla situazione religiosa europea contemporanea del sociologo torinese F. Garelli ( Forza della religione e debolezza della fede, 1996 ), il quale scrive: "Contrariamente a molte previsioni Dio non è morto in Europa, ne si è esaurita la traiettoria sociale del cristianesimo. La religione appare ancora fortemente integrata con la cultura, anche se si assiste al depotenziamento della fede, allo stemperamento delle credenze, alladiscontinuità della pratica; anche se i valori religiosi scivolano sempre più sullo sfondo dell'esistenza e sono esposti a una marcata interpretazione soggettiva. Parallelamente, però, cresce l'onda delle minoranze cristiane, che cercano nella fede e nell'appartenenza religiosa una risposta più costringente alle sollecitazioni della modernità. La modernità articola anche le espressioni e le confessioni religiose. Il vecchio continente è ormai una terra che coniuga la religione al plurale… Se una conclusione si deve trarre è che la modernità non sopporta giudizi drastici, analisi senza ritorno, prospettive univoche, letture totalizzanti. La modernità è il regno dell'ambivalenza, la modernità differenzia, la modernità pluralizza". Le ragioni del "ritorno della religione"Ci si domanda che cosa si celi dietro la nuova ricerca religiosa che va diffondendosi in Europa, a quali bisogni essa intenda rispondere. Essa si inscrive sicuramente in uno scenario di crisi. Una prima sbrigativa valutazione porterebbe a concludere che non esisterebbe, come qualcuno sosteneva, un'opposizione di principio fra modernità e religione. La religione infatti non assurge più a simbolo di tutto ciò che si contrappone alle esigenze della ragione emancipata dalla tradizione, dal mito, dalla società gerarchica ecc. La postmodernità deve constatare che l'assolutizzazione della ragione non è immune da quegli esiti prevaricanti che si riteneva fossero appannaggio della religione. Il vuoto individuale e collettivo che viene a crearsi può costituire il terreno fertile sul quale attecchisce la riproposta da parte della religione del problema del senso, dell'orientamento, del fondamento delle cose. Le promesse inadempiute della modernitàIl "ritorno della religione" è, almeno in parte, dovuto, a prescindere da considerazioni metafisiche sull'essenza e sulla finalità dell'uomo, anche alle promesse inadempiute della modernità, al declino di fiducia in alcuni suoi miti, se non addirittura ad alcuni guasti da essa prodotti. Basti pensare ad alcuni "vuoti" contemporanei, per colmare i quali alcuni si rivolgono alla religione: la crisi dello Stato sociale; il venir meno di riferimenti individuali, sociali e collettivi; le difficoltà dei rapporti sociali; la paura del futuro; l'emergere di importanti problematiche etiche; la precarietà della pace e degli equilibri ecologici; l'emergere di antiche e nuove povertà; le discriminazioni razziali, culturali, religiose; il bisogno di sicurezza e di felicità. La situazione contemporanea rende conto del valore simbolico che assumono alcune personalità religiose, quali Giovanni Paolo II o il Dalai Lama. E spiega pure l'attenzione rivolta alle Chiese che danno voce ad alcune situazioni problematiche tramite denunce profetiche, indicazioni di valori, e l'offerta di modelli di vita. Tuttavia non bisognerebbe parlare troppo in fretta di un "ritorno di Dio", anche se non va escluso pregiudizialmente. Il Dio che ritorna è talora il Dio di correnti più o meno integriste delle varie religioni. Il ritorno dell'irrazionaleSe poi prendiamo in esame la "nebulosa mistico-religiosa", molto spesso bisognerebbe parlare di un ritorno dell'irrazionale, del meraviglioso, del diverso, con la connessa ricerca di una salvezza dai tratti immediatamente sperimentabili nei suoi benefici sull'individuo. Il Gospel of Prosperity ( Vangelo della Prosperità ) proposto da alcuni predicatori televisivi americani è in realtà una religione che favorisce un benessere mondano, immanente, senza lineamenti escatologici. Il problema religioso è risolto in termini di utilità individuale o sociale, senza che si pervenga a un incontro personale con Dio e senza che venga posto ilproblema della verità. La religione rischia di fondarsi soprattutto sulle debolezze della ragione, mettendo fra parentesi l'aspetto veritativo, subordinato talora a quello emozionale. Non raramente, più che di un "ritorno della religione", occorrerebbe parlare di un'invasione dell'irrazionale. La religione in ogni caso ritorna soprattutto come aiuto per affrontare la vita, per padroneggiare le situazioni difficili, per soddisfare il bisogno di benessere e di un'armonia dai tratti talora cosmici. Emblematico è al riguardo il New Age ( v. ), con i suoi compositi ingredienti desunti dalle religioni soprattutto orientali, dalla nuova scienza, da forme alternative di medicina e di terapie individuali e di gruppo, da tradizioni esoteriche. La concezione funzionale e utilitaristica della religioneUna tale concezione si riscontra anche presso alcuni sociologi e antropologi che si dichiarano in favore della religione a causa della sua importante funzione sociale. Valga come esempio la posizione di G. e M.G. Bateson, per i quali le religioni adempiono una funzione insostituibile in quanto sarebbero capaci di far convivere le contraddizioni che nessun sistema scientifico sarebbe in grado di garantire ( G. e M.C. Bateson, Dove gli angeli esitano. Verso un'epistemologia del sacro, 1989 ). In quest'ottica, la religione diventa la civil religion ( religione civile ) che promuove l'integrazione sociale e merita l'appoggio anche da parte di chi non ha nessun interesse religioso propriamente detto. La domanda di spiritualitàIl ritorno odierno della religione, o del sacro, come altri preferiscono chiamarlo, anche se è difficile da decodificare e spesso non coincide con una nuova vitalità delle religioni istituzionalmente costituite, rappresenta tuttavia un sintomo da considerare con attenzione. In forme diverse, spesso eclettiche, esso è talora l'espressione di una ricerca interiore, di una domanda di spiritualità e di "mistica" alla quale non è stata data una risposta soddisfacente da parte delle religioni istituzionalizzate. Nel 1987 P.L. Berger ( L'imperativo eretico ) osservava acutamente che oggi il confronto religioso è fra Gerusalemme e Benares ( simbolo della religione mistica ), mentre in altri tempi è stato fra Gerusalemme e Atene ( simbolo della ragione, della filosofia e della scienza ). Ma anche la ricerca mistica non o univoca. Si danno infatti mistiche panteistiche o monistiche, abbastanza disattente nei confronti della storia. E ci sono mistiche dell'Alterità, che dal contatto profondo con l'Assoluto traggono ispirazione per l'impegno storico. Il cristianesimo va collocato nella seconda direzione. Rischi e opportunità per la fede cristiana oggiLe considerazioni sopra esposte mettono in guardia da interpretazioni riduttive del "ritorno della religione". Occorre nei suoi confronti uno sguardo critico, ma non riduttivo. Collocato in un orizzonte di crisi ( delle ideologie, dei miti della modernità, della ragione, della società, del razionalismo tecnocratico, delle Chiese ufficiali e dei loro insegnamenti ecc. ), il revival religioso dei nostri giorni si presta a essere interpretato come un fenomeno residuale destinato a colmare il vuoto createsi in seguito al crollo di molte certezze e a soddisfare il bisogno di consolazione, di identità, di certezza, di senso, di radicamento, di rassicurazione, e forse anche di "illusione". In alcuni casi, le cose stanno proprio in questi termini, soprattutto là dove si da una ricerca esasperata e individualistica di certezze e di gratificazioni immediate e assolute, in una prospettiva immanentistica e consolatoria. Non tutte le espressioni della religiosità contemporanea sono però riconducibili a questa interpretazione. Vi si può riconoscere infatti anche la ricerca sincera dell'Altro, di un approdo mistico che non annulli ma esalti la differenza. E non di rado la religione si dimostra un fattore mobilitante della storia e non una forza regressiva. I rischi del relativismo e dell'integralismoLa declinazione della religione al plurale ( pluralismo religioso ) e la presenza della "nebulosa mistico-esoterica", rappresentano una sfida per la fede cristiana con conseguenti possibili rischi e opportunità. Di fronte al pluralismo religioso, che genera incertezze, si può imboccare la via della rigida chiusura all'interno della propria ortodossia religiosa, assumendo persino dei tratti aggressivi e fondamentalistici. Oppure, di fronte all'offerta religiosa pluralistica, si può cadere in un totale relativismo, in un eclettismo soggettivistico, o nella indifferenza. Il che significa rinunciare a porre il problema della verità e della sua ricerca, che richiede tempo, fatica, confronto e passione. Significativa è, riguardo alla situazione italiana, la denuncia espressa da Giovanni Paolo II il 23.XI.1995 a Palermo durante il Convegno nazionale della Chiesa italiana: "… è subentrato in molti un sentimento religioso vago e poco impegnativo per la vita; o anche varie forme di agnosticismo e di ateismo pratico, che sfociano tutte in una vita personale e sociale condotta etsi Deus non daretur, come se Dio non esistesse". La fede assorbita dalla religione o dall'eticaUn altro rischio gravissimo è la possibile fagocitazione della fede da parte della religione, che potrebbe assumere la forma di un cristianesimo culturale, oppure della religione civile. La fede potrebbe anche diventare subalterna di una religiosità non connotata dal senso dell'Alterità e della gratuità e intesa prevalentemente in maniera utilitaristica, dove ciò che conta sono le attese umane nei confronti della religione e non ciò che Dio vuole essere per l'uomo. Veramente la forza della religione potrebbe prevaricare sulla fede debole, estenuandone la tensione escatologica, l'importanza del rapporto interpersonale fra l'uomo e il Dio di Gesù Cristo, la pretesa veritativa. L'imperativo più urgente per il cristianesimo odierno consiste nel presentarsi con estrema chiarezza come "fede" nel Dio di Gesù Cristo, scongiurando la propria riduzione a "religione" oppure a "etica". Il cristianesimo, fede in Gesù Cristo, Dio fatto uomoAl cristianesimo non sono affatto estranee la dimensione religiosa e quella etica, ma esso è in primo luogo ed essenzialmente "fede", quale risposta all'evento di grazia che è Gesù Cristo. A partire da lui deve emergere l'originalità, la bellezza, ma anche la misteriosità del Dio di Gesù Cristo, non riconducibile all'energia cosmica e neppure alla cifra dello sviluppo ottimale dell'uomo. Il Dio di Gesù Cristo è un Padre che ama incondizionatamente. Qui si colloca, come dice E. Biser, "la più mite rivoluzione nella storia religiosa dell'umanità". E qui la fede cristiana potrebbe trovare un qualche punto di incontro con la nuova religiosità e le sue istanze esperienziali e mistiche. Precisando però che il Dio di Gesù Cristo non è oggetto di esperienza immediata o di una quasi evidenza. La tradizione mistica cristiana mantiene vivo il senso della divinità di Dio, della sua alterità e gratuità, e conosce la ricerca nella "nudità della fede" e nella "notte oscura" dei sensi. Secondo la fede cristiana, Gesù dona lo Spirito che rende chi lo accoglie una persona spirituale, interiorizzata nel mondo di Dio. La spiritualità cristiana, non estranea alla concreta storia umana, deve verificare la sua autenticità nella preghiera e nell'amore operoso del prossimo. Ciò la differenzia da una certa spiritualità contemporanea di tipo psicologico, attenta soprattutto ai propri stati d'animo e agli equilibri affettivi. A chi è assetato di amore, e di ragioni di vivere e di sperare, la fede cristiana addita la figura di Cristo, il suo messaggio, l'evento della sua risurrezione e il dono dello Spirito, ma mette nel contempo in guardia dalla ricerca spasmodica del carattere istantaneo, utilitaristico ed emotivamente sperimentabile della salvezza. La comunità cristiana, coi suoi elementi obiettivi e con la fraterna accoglienza, dovrebbe essere il luogo dell'esperienza autentica di Gesù Cristo. Ciò richiede però l'esistenza di comunità a misura d'uomo. Nei confronti dell'universo religioso dei nostri giorni la fede cristiana propone il "dialogo nella verità". È un'arte difficile, che richiede l'apprendimento dell'articolazione fra identità confessionale e apertura agli altri. I due scogli da evitare sembrano oggi soprattutto quelli del relativismo e del fondamentalismo: "il relativismo, che dispera di poter mai raggiungere la verità, e il fondamentalismo, il quale sostiene che la verità è già compiutamente posseduta" ( T. Radeliffe ). Interpellati dalla nuova situazione sono i singoli cristiani, ma soprattutto le Chiese. Queste ultime potrebbero andare incontro a gravi disillusioni qualora mirassero ad assumere la funzione di guide socio-politiche, oppure si dedicassero esclusivamente all'autoconservazione e ai loro problemi interni. Essenziale per il futuro è anche l'impegno ecumenico al quale ha richiamato con rinnovato vigore la Chiesa cattolica Giovanni Paolo II nella enciclica Ut unum sint. v. Alleanza; Carità; Dio; Gesù il Cristo; Nuovi movimenti religiosi; Scienza e fede; Speranza |
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La fede cristiana in una società pluralisticaChe i cristiani ne abbiano coscienza o no, il problema della fede cristiana si pone oggi sullo sfondo di una lunga storia che ha finito per caratterizzare la società contemporanea con il segno di un pluralismo crescente. Occorre cominciare col prendere atto di un tale mutamento in senso pluralistico per chiarire le idee sulla specificità della fede cristiana. Si potranno allora precisare le nuove condizioni tanto della vita interna della Chiesa quanto della sua presenza nella società di questo tempo. Un cambiamento profondoDa una società integrata a una diversificazione crescente.Nelle società tradizionali, molto integrate, la dimensione religiosa era così pervasiva che in un certo senso era data per scontata nel vissuto individuale. Fino a un'epoca recente la dimensione religiosa aveva così impresso profondamente il suo marchio sia sul complessivo spazio sociale, sia su gran parte dell'esistenza personale di ogni individuo. L'avvento della modernità, caratterizzato anzitutto dalla conquista dell'autonomia da parte del soggetto individuale, ha fatto sorgere, rispetto al comune consenso su cui si fondava la società, una devianza più o meno accentuata. Dapprima si trattò di personalità isolate, poi di correnti sempre più consolidate e di scuole di pensiero, poi ancora di interi settori del corpo sociale: si è arrivati nell'epoca contemporanea a una grande diversificazione di opinioni e di comportamenti, poi di ideologie e alla fine di istituzioni a tutti i livelli ( religiosi, etici, filosofici e politici ) dell'esistenza individuale e dell'organizzazione sociale. Di fronte a una tale dispersione, l'opinione della maggioranza e il potere dominante, soprattutto quando erano alleati, hanno tentato varie strategie di diversione: quando non l'esclusione e persino l'eliminazione pura e semplice dei devianti, almeno il loro frequente confinamento a una emarginazione di fatto o anche a una clandestinità forzata. Una situazione di minoranza di una società pluralistica.L'epoca contemporanea ha ulteriormente cambiato in profondità questo stato di cose. Nelle nostre società occidentali parecchi fattori hanno effettivamente accelerato questa evoluzione. Tra essi si possono menzionare: il processo ( d'altronde assai complesso ) della secolarizzazione, il diffondersi dell'individualismo e la conseguente generalizzazione della contestazione, la circolazione planetaria delle informazioni e delle idee, delle correnti d'opinione e delle visioni del mondo. Il risultato è che, lungi dall'aver conservato, laddove l'avevano, la loro posizione privilegiata, il cristianesimo e la fede cristiana si ritrovano in una società che non soltanto è divenuta pluralistica, ma molto spesso riserva loro solo un posto nettamente minoritario in seno all'estrema diversità che la caratterizza. A quali riflessioni, verso quali linee d'azione, un tale mutamento può condurre i cristiani? Prima ancora di esaminare come essi possono affrontare i problemi scaturiti da questa evoluzione storica, occorre in ogni caso prendere atto di due elementi che sembrano fortemente condizionare l'efficacia e la stessa credibilità delle risposte da dare. Da un lato, i cristiani e le Chiese possono certo ritenersi in diritto di veder rispettare la loro identità nella situazione minoritaria che è ormai spesso la loro, ma non devono temere di ammettere che questo che chiedono non l'hanno sempre saputo accordare agli individui e ai gruppi che lo reclamavano nel tempo in cui essi erano ancora in maggioranza. D'altro lato, e spetta in primo luogo ai credenti, se non vogliono rischiare di condurre una battaglia sbagliata, il compito e la responsabilità di (ri)definire la propria specificità in una situazione generale cosi profondamente mutata. Solo in seguito avranno il diritto di reclamarne il riconoscimento dagli "altri ". Fede, chiesa, societàPorre il problema della fede cristiana ( personale ) nella società attuale ( pluralistica ) comporta che ci si interroghi sul posto della Chiesa in questo rapporto. La Chiesa in effetti ne risulta implicata da due punti di vista. Da una parte, la fede è inconcepibile senza la Chiesa, il suo ambiente nativo, che la supporta e la nutre; e d'altra parte è proprio perché i credenti sono costituiti in una Chiesa, che sorge un problema d'articolazione tra la fede e la società nel momento in cui la società diventata pluralistica e la Chiesa non si sovrappongono più, come nelle epoche dette di "cristianità" o di "civiltà cristiana". Un patrimonio considerevole e sempre d'attualitàIl fatto che la fede cristiana sia professata e praticata da un minor numero di persone, e che di conseguenza la Chiesa non soltanto abbia visto sparire la sua egemonia, ma abbia anche perduto parte della sua propria vitalità, non toglie che la religione ( ebraico- ) cristiana abbia svolto un ruolo decisivo e continui a occupare un posto considerevole, almeno nelle nostre società occidentali. Dalla letteratura all'architettura, alla musica, ha costituito un patrimonio culturale di cui tutti oggi riconoscono l'importanza. Di più, è all'origine di un insieme di valori e di idee, di simboli e d'immagini che hanno contribuito in maniera decisiva a modellare la forma del nostro linguaggio e persino il volto delle nostre società. Non è necessario professare la fede cristiana per riconoscere tutto ciò. Ne la
rimette in discussione il fatto che nel nostro contesto sociale, divenuto effettivamente
pluralistico, hanno trovato posto tanto il secolarismo, l'ateismo e il laicismo, quanto
religioni o visioni Non è anche da escludere che quel patrimonio culturale costituisca un'eredità la cui ricchezza può sempre riattirare l'attenzione sul cristianesimo e riaccendere l'interesse nei suoi confronti, così da restituire nuove opportunità a quella tede che ne è la sorgente. Un'identità e una missione specificheLa fede cristiana, tuttavia, non è riducibile a un patrimonio sfruttabile a fini culturali o sociali, etici o anche religiosi. E la Chiesa, in quanto tale, non potrebbe essere semplicemente identificata ne con una corrente umanitaria, ne con un gruppo sociale ne con una forza politica. Certo, la fede e la Chiesa prendono corpo in comunità storiche e in istituzioni sociali che le situano ( e di conseguenza le espongono ) nella nostra attuale società e nel pluralismo che sempre più la caratterizza, ma in realtà la loro fonte non si colloca nell'immanenza dei processi sociali: esse si radicano nell'iniziativa salvifica che Dio ha preso in rapporto alla storia umana e ha manifestato e realizzato una volta per tutte in Gesù Cristo. Ne risulta che all'interno delle società in cui vivono ( e al di fuori delle quali non esisterebbero! ) la fede e la Chiesa non sono chiamate a proporre un controprogetto culturale e sociale che sarebbe di per sé oggetto di opposizione e potrebbe compromettere gravemente le loro possibilità e anche, dopo tutto, legittimare il loro rifiuto. Il loro compito autentico è quello d'incarnare - cioè al tempo stesso di manifestare e di realizzare - il progetto salvifico di Dio, che è di trasformare gli uomini in suoi figli, chiamandoli a un'esistenza rinnovata che, nel Cristo e mediante il suo Spirito, sia nel medesimo tempo morte al peccato e vita per Dio. Se le cose stanno così, la fede e la Chiesa cristiane con tutto il rispetto che certo devono avere per le altre opinioni, concezioni del mondo e modi di considerare la vita che incontrano nelle società pluralistiche che ormai sono il loro "luogo ", non possono non voler affermarvisi, manifestarvi la loro specificità e reclamarvi il loro riconoscimento. Sono anche in diritto sia di voler far dono di sé, sia di cercare d'ottenere i mezzi non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per la propria vitalità e - perché no? - per la propria espansione. Nuove condizioni della vita ecclesialePer la fede cristiana e la Chiesa uno dei risultati più evidenti del confronto con la diversità della società pluralistica in cui sono inserite è che si scoprono obbligate a riflettere con sforzo rinnovato sulle modalità della propria vita ed eventualmente anche a ridefinirle. Tre appaiono essere gli obiettivi principali da perseguire in modo coerente: concentrarsi sul cuore della fede, valorizzare la libertà della fede, proporre risolutamente la fede. Concentrarsi sul cuore della fedeDa un lato, la nostra società ha largamente rinunciato, anche nelle sue istanze educative, a fare delle proposte per tutto ciò che concerne l'ambito del "senso": questo spazio capitale è ormai ristretto nella sfera del "privato". Dall'altro lato, tuttavia, per quanto diversificata e persino caotica, la domanda religiosa è riapparsa con forza nei nostri contemporanei. Ci sono qui due buoni motivi per i quali la fede cristiana è invitata a riappropriarsi di sé per ritrovare il suo centro. Un gran numero di funzioni che la fede esercitava in una società tradizionale cristiana ( quali la conoscenza scientifica, le diverse tecniche, la medicina, l'assistenza psicologica ecc. ) possono ormai essere senz'altro svolte da altre istanze. Resta ciononostante il fatto che gli uomini sono più che mai abbandonati a se stessi per tutto quanto riguarda le domande di fondo dell'esistenza. Ciò offre sicuramente nuove possibilità alla proposta cristiana, poiché essa concerne proprio questo ambito dell'interrogarsi umano. Ma contemporaneamente essa appare sempre più in concorrenza con altre proposte religiose e ciò la obbliga a porre maggiormente in luce e a meglio valorizzare ciò che la definisce, che costituisce il suo centro e il suo cuore. In un contesto del genere in effetti, non le basta più presentarsi come "una" ( o come "la" ) mistica, spiritualità o religione! Le occorre precisare quale Dio essa annuncia, quale concezione dell'esistenza promuove, e come vede il loro rapporto. Questo la rinvia a Gesù Cristo, ma le impone di riformularsi per intero in rapporto a lui. Davanti a uomini che sono alla ricerca di ciò che può validamente orientare la propria esistenza, in un mondo in cui la confusione non fa che crescere, la prima possibilità della fede cristiana risiede così nella sua attitudine a ricentrarsi sulla Buona Notizia che l'ha fatta nascere e separata dalla quale essa può soltanto perdersi. Valorizzare la libertà della fedeSe la fede cristiana è proposta di una Buona Notizia, essa è anche e al tempo stesso appello a un cammino di accoglienza di questa Buona Notizia. Ora, quali che siano i suoi inconvenienti, il pluralismo della società contemporanea è almeno occasione per sottolineare che la proposta cristiana non può mai imporsi dal di fuori, come una costrizione davanti alla quale non si tratterebbe, in definitiva, che di capitolare. Se altre possibilità sono offerte, e con una certa plausibilità, vuoi dire che la proposta cristiana può essere scelta liberamente! La fede non ha nulla da temere dalla libertà: è alla libertà che spetta di decidere sulla fede. E la fede si rivolge a delle libertà che, all'occorrenza, per prima può rivelare a se stesse. La fede e fede solo come rationabile obsequium ( ossequio della ragione ), solo come libero omaggio dell'intelligenza. È in questi termini che C. Péguyfa parlare il Dio della fede cristiana: "Quando si è conosciuto che cosa significa essere amato da uomini liberi, le prosternazioni da schiavi non vi dicono più nulla". Proporre risolutamente la fedeCi fu un tempo in cui, facendo la Chiesa praticamente corpo con la società in cui si inseriva, la trasmissione della fede si operava in modo quasi automatico. Non è più la stessa cosa nel nostro mondo, al tempo stesso pluralista e relativista. Se è vero che la fede cristiana è chiamata a concentrarsi su ciò che ne costituisce il cuore e potrà essere solo lo sbocco di un cammino di libertà, occorre aggiungere che per intraprendere questo cammino è necessaria un'opportuna sollecitazione, è necessaria una proposta allo stesso tempo sufficientemente chiara e adeguata. Ciò che in passato bastava accompagnare e conservare, controllare e rettificare deve ora esser voluto, proposto e sostenuto. Numerosi atti che una popolazione in maggioranza credente compiva adeguandosi a consuetudini e ad abitudini consolidate devono essere ora proposti per diventare oggetto di scelta, di decisione. Nella nostra società pluralistica la vita e la crescita interiore della fede e della Chiesa cristiana esigono dunque sempre più il passaggio da una semplice attitudine d'accoglienza di comportamenti consuetudinari e motivati in precedenza a un'attitudine risoluta e concertata di proposta esplicita, sostenuta da una testimonianza realmente preoccupata della propria leggibilità nel mondo d'oggi. Per un impegno dei cristianiChiesa e fede cristiana non potrebbero tuttavia essere considerate in se stesse e per se stesse. Non hanno esistenza che nel mondo, e se certamente non sono del mondo, devono tuttavia volersi per il mondo, al seguito di colui che si spinse fino a donare la propria vita "per la vita del mondo". Perciò il volgersi verso il mondo, se può certo essere vissuto come tentazione o rischio da cui occorre guardarsi, è anche loro missione e responsabilità. Riconoscere ed essere riconosciutoPer il fatto che sono e si vogliono annuncio e segno della parola rivelatrice e dell'azione salvatrice di Dio, la fede e la Chiesa non possono in alcun modo coltivare il progetto di sostituirsi a qualsivoglia istituzione politica o sociale. Esse riconoscono l'importanza propria e l'autonomia delle famiglie, di tutte le istanze che organizzano e fanno vivere la società civile, e anche dello Stato. Ancor più, ammettono che sono esse stesse obbligate nei confronti di queste istituzioni per tutto ciò che appartiene al campo della loro competenza specifica: i cristiani non rinunciano a essere cittadini che nulla potrebbe sottrarre agli obblighi sociali e politici. Essi devono infine essere disposti a considerare e a trattare con stima e rispetto le altre correnti di pensiero e le famiglie religiose che incontrano nella società contemporanea: proprio perché hanno come legge di non rivolgersi che a delle libertà, il loro primo dovere è di rispettarle come tali. Ciò stabilito, fede e Chiesa hanno il diritto di reclamare per sé lo stesso riconoscimento che esse accordano agli "altri". I cristiani devono poter vedersi riconosciuto il diritto di vivere secondo i loro convincimenti fondamentali, di professarli e di praticarli, dal momento che lo fanno nel rispetto di quelli altrui o, quanto meno, senza attentare al bene comune. La secolarità e le religioniPluralistica, la nostra società e paradossalmente divisa tra una secolarità che può arrivare fino alla laicità e una riviviscenza della religione ( delle religioni ) che tende talvolta al proselitismo e al settarismo, per non dire all'intolleranza. Spetta alla fede e alla Chiesa cristiana non solo di aprirsi una strada tra queste due posizioni, ma di trattare con esse in modo effettivamente utile a tutti coloro che sono in gioco. Sul fronte della secolarità, la fede e la Chiesa non hanno alcuna obiezione da formulare ne alcuna ostilità da dichiarare, dal momento che secolarità, profanità e laicità non costituiscono più ( come sono state e in certi casi restano ) un'ideologia parareligiosa, per non dire anticristiana, ma si esercitano nei settori che corrispondono a una competenza specifica, secondo un quadro istituzionale e un atteggiamento rispettosi delle scelte di coscienza e dei comportamenti dei credenti e della loro espressione propriamente religiosa. Al contrario, nei casi in cui sono gravemente in gioco la libertà d'espressione dei suoi membri, o i diritti fondamentali di mèmbri dell'intera società, la Chiesa non deve aver paura di manifestare con decisione il suo disaccordo. Disposta, nei casi estremi, al rischio del martirio. Quanto alle altre religioni. Chiesa e fede cristiana non sono tenute a voler entrare in concorrenza con loro. Da una parte, devono cercare le possibilità d'incontro e di dialogo, dall'altra, hanno il compito di operare perché non si sviluppino le tentazioni d'intolleranza ideologica, di ricorso al potere politico o di violenza fanatica ( magari armata ) alle quali convinzioni insufficientemente ragionate trascinano talvolta gli uomini di religione. Tre elementi inseparabili possono a questo proposito illuminare e motivare i cristiani: solo Dio è Dio e non l'idea che se ne ha, ne l'ispirazione che si pensa di poter attingere da lui: tutti gli uomini sono uguali e meritano dunque rispetto e comprensione: in nome e in virtù di Gesù Cristo, causa di Dio e causa dell'uomo sono indissolubilmente congiunte. Il servizio e la missioneLe comunità cristiane, per il fatto di esserci e di abitare il mondo secondo la loro propria missione, assolvono già, e in molti modi, un servizio al mondo, e per questo anche meritano riconoscenza. Nessuno potrebbe negare che la pastorale più ordinaria della Chiesa, sacramentale e caritativa in particolare, apporti importanti aiuti a un gran numero di bambini e di anziani, di adolescenti e di coppie, di malati, di persone ferite dalla vita. Ancor più in generale, invitando i credenti a considerare i loro impegni profani come un servizio agli altri - a tutti gli altri - a partire dai più indigenti, sviluppando una reale creatività culturale e sociale e coltivando le proprie dimensioni internazionali e persino planetarie, la Chiesa arreca alle diverse comunità di cui i cristiani sono membri, e in ultima analisi all'umanità tutta intera, un contributo di cui non si potrebbe senza danno sottovalutare l'importanza. Cosciente di doversi guardare da ogni ricerca di egemonia e da ogni proselitismo, la Chiesa, ha, in secondo luogo, il diritto di ricercare i mezzi non solo per la sua vita, ma anche per la sua espansione. La sua vita la porta a prender corpo e visibilità sociale in numerose istituzioni e organismi, ai quali la società civile deve poter far posto e il potere politico assicurare protezione. Quanto alla sua espansione, questa impone al tempo stesso una prospettiva missionaria adattata al mondo attuale e l'impegno per un'evangelizzazione credibile oggi. |
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… di Abramo |
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L'esistenza e l'avvenire del popolo eletto dipendono da questo atto assoluto di fede ( Eb 11,8-9 ). Non si tratta soltanto della sua discendenza carnale, ma di tutti coloro che la stessa fede renderà figli di Abramo, come lo mostra san Paolo ( Rm 4; Gal 3,7 ). |
Gen 12,1 | |
La fede di Abramo è la fiducia in una promessa umanamente irrealizzabile. Dio gli riconosce il merito di quest'atto ( Dt 24,13; Sal 106,31 ), lo mette in conto alla sua giustizia, essendo, il « giusto », l'uomo la cui rettitudine e sottomissione rendono gradito a Dio. San Paolo utilizza il testo per provare che la giustificazione dipende dalla fede e non dalle opere della legge; ma la fede di Abramo comanda la sua condotta, essa è principio di azione e san Giacomo può invocare il medesimo testo per condannare la fede « morta », senza le opere della fede |
Gen 15,6 | |
Il racconto implica la condanna, pronunziata più volte dai profeti, dei sacrifici di fanciulli ( Lv 18,21+ ). Vi aggiunge una lezione spirituale più alta: l'esempio della fede di Abramo che trova qui il suo punto culminante. I Padri hanno visto nel sacrificio di Isacco la figura della passione di Gesù, il Figlio unico. |
Gen 22,1 | |
Sulla fede di Abramo Gen 12,1+; Gen 15,6+; Gen 22,1+; Gal 3,6-14; Rm 4,1-25 |
Sir 44,20 | |
Ciò gli fu accreditato come giustizia: grammaticalmente sono possibili diverse interpretazioni: « in virtù della fede Dio considera Abramo giusto, senza che egli lo sia realmente »; oppure: « in virtù della fede, Dio conferisce gratuitamente ad Abramo una giustizia che non aveva quando credeva »; o infine: « agli occhi di Dio, e dunque realmente, la fede, si confonde in concreto con la giustizia ». Però l'insieme della dottrina paolina esclude la prima interpretazione; sembra escludere anche la seconda e si accorda perfettamente con la terza. |
Rm 4,3 | |
… nei profeti |
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Come si presenta, il testo suppone un paragone tacito tra Giuda, di cui la capitale è Gerusalemme e di cui il vero « capo » è Jahvè, e i suoi nemici che non hanno gli stessi privilegi. Inoltre il profeta annunzia la scomparsa del regno del nord; come condizione di salvezza chiede un atto di fede. La fede, presso il profeti, è meno la credenza astratta che Dio esiste e che è l'unico, che la fiducia in lui, fondata sull'elezione: Dio ha scelto Israele,è il suo Dio ( Dt 7,6+ ); solo lui può salvarlo. Questa fiducia assoluta, pegno della salvezza ( Is 28,16 ), esclude il ricorso a ogni altro appoggio, degli uomini o, a più forte ragione, dei falsi dèi ( Is 30,15; Ger 17,5; Sal 52,9 ). |
Is 7,9b | |
… nel N. T. |
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La fede, che Gesù richiede fin dall'inizio della sua attività ( Mc 1,15 ) e che richiederà incessantemente, è un movimento di fiducia e di abbandono per il quale l'uomo rinunzia a far affidamento sui propri pensieri e sulle proprie forze, per rimettersi alle parole e alla potenza di Colui nel quale crede ( Lc 1,20.45; Mt 21,25p.32 ). Gesù la domanda in modo particolare in occasione dei miracoli ( Mt 8,13; Mt 9,2p.22p.28-29; Mt 15,28; Mc 5,36p; Mc 10,52p; Lc 17,19 ), che sono meno atti di misericordia che segni della sua missione e del regno ( Mt 8,3+; Gv 2,11+ ); così egli non può compiere se non trova la fede, che deve dare ad essi il loro vero significato ( Mt 12,38-39; Mt 13,58p; Mt 16,1-4 ). Esigendo un sacrificio dello spirito e di tutto l'essere, la fede è un atto difficile di umiltà ( Mt 18,6p ), che molti rifiutano di compiere, particolarmente in Israele ( Mt 8,10p; Mt 15,28; Mt 27,42p; Lc 18,8 ) o lo fanno solo per metà ( Mc 9,24; Lc 8,13 ). I discepoli stessi sono lenti a credere ( Mt 8,26p; Mt 14,31; Mt 16,8; Mt 17,20p ), anche dopo la resurrezione ( Mt 28,17; Mc 16,11-14; Lc 24,11.25.41 ). Anche la fede più sincera del loro capo, la « roccia » ( Mt 16,16-18 ), sarà scossa dallo scandalo della passione ( Mt 26,69-75p ), ma poi trionferà ( Lc 22,32 ). Quando è forte, la fede opera meraviglie ( Mt 17,20p; Mt 21,21p; Mc 16,17 ); ottiene tutto ( Mt 21,22p; Mc 9,23 ), in particolare la remissione dei peccati ( Mt 9,2p; Lc 7,50 ) e la salvezza, di cui è la condizione indispensabile ( Lc 8,12; Mc 16,16; Mt 3,16+ ). |
Mt 8,10 | |
La fede ( Mt 8,10+; Rm 1,16+ ) consiste per Gv nell'« accogliere » Gesù ( Gv 1,12; Gv 5,43 ), nel « conoscere » lui e insieme il Padre ( Gv 10,38; Gv 14,7 ); nel riconoscere in lui l'inviato e il Figlio ( Gv 3,16-18; Gv 14,1.10; Gv 17,8.21-25; Gv 20,31 ), nel venire a lui ( Gv 6,35 ), nel « vederlo » ( Gv 6,36.40; Gv 11,40; Gv 20,8.29 ). Provocata da segni ( Gv 2,11+; Gv 4,53; Gv 20,31 ) e basata su testimonianze ( Gv 3,11+; Gv 10,25 ), la fede introduce alla vita eterna ( Gv 3,15+; Gv 5,25; Gv 10,26-28+ ). Si esercita con un amore attivo che custodisce la parola e i comandamenti: Gesù giudica gli uomini da questo atteggiamento fondamentale verso di lui ( Gv 3,17-18.36; Gv 5,19.44-47 ). |
Gv 3,12 | |
Per credere a Gesù, bisogna essergli uniti interiormente; essere « dall'alto » ( Gv 8,23 ), « da Dio » ( Gv 8,47 ), « dalla verità » ( Gv 18,37 ), essere delle sue pecore ( Gv 10,14 ). La fede suppone un'affinità spirituale con la verità ( Gv 3,17-21; At 13,48+; Rm 8,29s ). |
Gv 10,26 | |
L'obbedienza alla fede: forse meno l'obbedienza dovuta al messaggio evangelico che quella che è adesione di fede ( At 6,7; Rm 6,16-17; Rm 10,16; Rm 15,18; Rm 16,19.26; 2 Cor 10,5-6; 2 Ts 1,8; 1 Pt 1,22; Eb 5,9; Eb 11,8 ). |
Rm 1,5.16 | |
Eb 1,1.6 | ||
Fede speranza caritàTre parti: superiorità della carità ( vv 1-3 ); le sue opere ( vv 4-7 ); la sua perennità ( vv 8-13 ). Si tratta della carità fraterna. L'amore per Dio non è direttamente inteso, ma è implicitamente presente, soprattutto nel v 13 in collegamento con la fede e la speranza. |
1 Cor 13,13 | |
Porta della …: analoga metafora in san Paolo ( 1 Cor 16,9; 2 Cor 2,12; Col 4,3 ). |
At 14,27 | |
… e segni |
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Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli: alla lettera « Gesù fece questo inizio dei segni ». Ogni profeta doveva provare l'autenticità della sua missione con « segni » o prodigi compiuti in nome di Dio ( Is 7,11; Gv 3,2; Gv 6,29.30; Gv 7,3.31; Gv 9,16.33 ). Ci si aspettava particolarmente dal Messia che rinnovasse i prodigi di Mosè ( Gv 1,21+ ). Gesù compie dunque « segni » per indurre gli uomini a credere nella sua missione divina ( Gv 2,11.23; Gv 4,48-54; Gv 11,15.42; Gv 12,37; Gv 3,11+ ), perché le sue « opere » testimoniano che l'ha inviato Dio ( Gv 5,36; Gv 10,25.37 ), che il Padre è in lui ( Gv 10,30+ ) con la potenza della sua gloria ( Gv 1,14+ ). Il Padre stesso compie queste opere ( Gv 10,38; Gv 14,10 ). Molti tuttavia rifiutano di credere ( Gv 3,12; Gv 5,38-47; Gv 6,36.64; Gv 7,5; Gv 8,45; Gv 10,25; Gv 12,37 ). |
Gv 2,11 | |
… e opere |
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Di chiunque crede: la fede è un atto con cui l'uomo si rimette a Dio ( che è nello stesso tempo verità e bontà ) come all'unica fonte della salvezza. Essa si fonda sulla sua veracità e sulla sua fedeltà alle promesse ( Rm 3,3s; 1 Ts 5,24; 2 Tm 2,13; Eb 10,23; Eb 11,11 ) e sulla sua potenza nell'attuarle ( Rm 4,17-21; Eb 11,19 ). Avendo Dio parlato per mezzo del suo Figlio ( Eb 1,1 ), dopo la lunga preparazione dell'A. T. ( Eb 11 ), a lui ormai bisogna credere ( Mt 8,10+; Gv 3,11+ ) e dopo di lui al « kerigma » ( Rm 10,8-17; 1 Cor 1,21; 1 Cor 15,11.14; At 2,22+ ) del vangelo ( Rm 1,16; 1 Cor 15,1-2; Fil 1,27; Ef 1,13 ) annunziato dagli apostoli ( Rm 1,5; 1 Cor 3,5; Gv 17,20 ), cioè che Dio ha resuscitato Gesù dai morti e lo ha costituito Kyrios ( Rm 4,24s; Rm 10,9; At 17,31; 1 Pt 1,21; 1 Cor 15,14.17 ), offrendo per mezzo di lui la vita a quanti crederanno in lui ( Rm 6,8-11; 2 Cor 4,13s; Ef 1,19s; Col 2,12; 1 Ts 4,14 ). La fede nel nome di Gesù ( Rm 3,26; Rm 10,13; Gv 1,12; At 3,16; 1 Gv 3,23 ), Cristo ( Gal 2,16; At 24,24; 1 Gv 5,1 ), Signore ( Rm 10,9; 1 Cor 12,3; Fil 2,11; At 16,31 ) e Figlio di Dio ( Gal 2,20; Gv 20,31; 1 Gv 5,5; At 9,20 ), è così la condizione indispensabile della salvezza ( Rm 10,9-13; 1 Cor 1,21; Gal 3,22; Is 7,9b; At 4,12; At 16,31; Eb 11,6; Gv 3,15-18 ). La fede non è pura adesione intellettuale, ma fiducia, obbedienza ( Rm 1,5; Rm 6,17; Rm 10,16; Rm 16,26; At 6,7 ) a una verità vitale ( 2 Ts 2,12s ) che impegna tutto l'essere nell'unione al Cristo ( 2 Cor 13,5; Gal 2,16.20; Ef 3,17 ) e gli dà lo Spirito ( Gal 3,2.5.14; Gv 7,38s; At 11,16-17 ) dei figli di Dio ( Gal 3,26; Gv 1,12 ). Facendo unicamente assegnamento su Dio, la fede esclude ogni senso di sufficienza ( Rm 3,27; Ef 2,9 ) e si oppone al sistema della legge ( Rm 10,3; Fil 3,9 ) di una giustizia meritata dalle opere ( Rm 3,20.28; Rm 9,31s; Gal 2,16; Gal 3,11s ): la vera giustiza che solo essa procura è la giustizia salvifica di Dio ( Rm 3,21-26 ) ricevuta come un dono gratuito ( Rm 3,24; Rm 4,16; Rm 5,17; Ef 2,8; At 15,11 ). In questo modo la fede raggiunge la promessa fatta ad Abramo ( Rm 4; Gal 3,6-18 ) e apre la salvezza a tutti, anche ai pagani ( Rm 1,5.16; Rm 3,29s; Rm 9,30; Rm 10,11s; Rm 16,26; Gal 3,8 ). Essa si accompagna al battesimo ( Rm 6,4+ ), si esprime con una professione aperta ( Rm 10,10; 1 Tm 6,12 ) e dà frutti con la carità ( Gal 5,6; Gc 2,14+ ). Ancora oscura ( 2 Cor 5,7; Eb 11,1; Gv 20,29 ) e accompagnata dalla speranza ( Rm 5,2+ ), essa deve crescere ( 2 Cor 10,15; 1 Ts 3,10; 2 Ts 1,3 ) nella lotta e nelle sofferenze ( Fil 1,29; Ef 6,16; 1 Ts 3,2-8; 2 Ts 1,4; Eb 12,2; 1 Pt 5,9 ), nella fortezza ( 1 Cor 16,13; Col 1,23; Col 2,5.7 ) e nella fedeltà ( 2 Tm 4,7; 2 Tm 1,14; 1 Tm 6,20 ) fino al giorno della visione e del possesso ( 1 Cor 13,12; 1 Gv 3,2 ). |
Rm 1,16 | |
Nessun uomo sarà giustificato davanti a lui: secondo il Sal 143 l'uomo non sarà mai assolto se Dio lo giudicherà in base alle opere; così si invoca un altro principio di giustificazione, la « fedeltà » di dio alle promesse di salvezza fatte al suo popolo ( 1 Cor 1,9+ ) e, con altro termine, la sua giustizia. Paolo dichiara precisamente che questa giustizia promessa per i tempi messianici si è manifestata in Gesù cristo ( v 21 ). Quanto alla legge, norma esteriore di condotta, essa svolge, nel piano divino, il ruolo non di cancellare il peccato, ma di rivelarlo alla coscienza dell'uomo peccatore ( Rm 1,16+; Rm 7,7+ ). |
Rm 3,20 | |
Opere morte: le opere compiute senza la fede e la vita divina sono peccato ( Rm 1,18-3,20; Rm 6,23; Rm 7,5+; 1 Cor 15,56; Ef 2,1; Col 2,13; Gc 1,15; Gv 5,24; 1 Gv 3,14 ). |
Eb 6,1 | |
Gli sviluppi precedenti sono chiariti con una esposizione di principio. L'uditore della parola deve esserne anche un esecutore ( Gc 1,22-25; Gc 4,11 ). Il punto di vista di Gc. non è inconciliabile con quello difeso da Paolo ( Rm 3,20-31; Rm 9,31; Gal 2,16; Gal 3,2.5.11s; Fil 3,9 ). Ciò che questi respinge è il valore delle opere umane per meritare la salvezza senza la fede in Cristo. Una tale fiducia nello sforzo che l'uomo fa per rendersi giusto misconosce il fatto che egli è radicalmente peccatore ( Rm 1,18-3,20; Gal 3,22 ) e rende vana la fede in Cristo ( Gal 2,21; Rm 1,16+ ). Ma anche Paolo ammette che, dopo aver ricevuto la giustificazione per pura grazia, la fede deve essere esercitata dalla carità ( 1 Cor 13,2; Gal 5,6; 1 Ts 1,3; 2 Ts 1,11; Fm 6 ) e occorre osservare veramente la legge ( Rm 8,4 ), che per lui è la legge del Cristo e dello Spirito ( Gal 6,2; Rm 8,2 ), la legge dell'amore ( Rm 13,8-10; Gal 5,14 ). Ciascuno sarà giudicato secondo le sue opere ( Rm 2,6+ ). Il pensiero di Giacomo, ivi compreso anche il suo riferimento alla storia di Abramo ( vv 22-23 ), è però più vicino al giudaismo che quello di Paolo. |
Gc 2,14.22 | |
Schedario biblico |
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Miracoli di Cristo | B 79 | |
Professione di fede | C 56 | |
Battesimo e fede | D 13 | |
Conoscenza di Dio | E 40 | |
Fede ( A. T. ) | E 46 | |
Fede ( N. T. ) | E 47 | |
Fede e unità | E 48 | |
Fedeltà | E 53 | |
Fede e opere | E 87 | |
Nome di Cristo | B 10 | |
Stirpe di Abramo | C 4 | |
Scrittura e tradizione | C 61 | |
Maternità di Maria | C 74 | |
Parola | D 6 | |
Mistero - Sacramento | D 9 | |
Penitenza ( Sacramento ) | D 20 | |
Potere del perdono | D 21 | |
Giustificazione | E 37 | |
Deserto | F 35 | |
Magistero |
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Conc. Vat. I - Cost. Dogmatica - Dei Filius - 24-4-1870 |
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Un richiamo alla fede in Cristo, indirizzato ai popoli che ancora ignorano, senza loro colpa, l'opera salvifica del Redentore; a coloro che ne vorrebbero invece cancellato il nome dalle menti e dai cuori dei popoli; in modo particolare, infine, a quelle anime di poca fede che, sedotte da fallaci lusinghe, sono in procinto di permutare gl'inestimabili valori cristiani con quelli di un falso progresso terreno. |
Messaggio Pio XII 1-4-1956 |
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Dunque Noi vogliamo eseguire l'ordine dato da Cristo a Pietro: confermare i fratelli, cioè confortare in essi la loro fede, dare ad essi la chiarezza sul senso delle parole divine, e insieme quel senso di certezza che il Signore non volle che derivasse dall'evidenza accessibile alla nostra debole mente umana, ma provenisse dalla sua divina autorità; garanzia assoluta della verità delle parole stesse; la certezza della fede, raggiunta mediante l'assistenza, resa infallibile in certe supreme circostanze, del magistero apostolico. |
Catechesi Paolo VI 27-10-1965 |
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La fede è l'adesione al Signore, la quale rende possibile la dilatazione della sua potenza operante e salvatrice nel credente. L'atto di fede è difficile per la mentalità moderna, tanto abituata al dubbio sistematico e alla critica, e persuasa di limitare la propria certezza entro i confini della propria esperienza ( mentre poi la massima parte di ciò che si sa, si fonda sulla fede - umana - di ciò che altri, i maestri, gli scienziati, i competenti ci dicono di credere ). |
Catechesi Paolo VI 20-4-1966 |
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Occorre dare alla fede impressione ed espressione vive e sincere. Anche per la Chiesa intera: essa vive di fede: la sua vitalità deriva e dipende dalla fede; e se noi vogliamo che il suo messaggio, la sua catechesi, la sua testimonianza siano valide, dobbiamo auspicare che la fede sia nella Chiesa, nel cuore d'ogni suo figlio, ferma ed ardente. |
Catechesi Paolo VI 7-9-1966 |
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Si vede perciò che la fede è la via attraverso la quale la Verità divina entra nell'anima. È la condizione, anzi il principio della giustificazione, cioè della vita nuova; della vita soprannaturale, che Dio conferisce a chi crede, a chi si fida di Lui. |
Catechesi Paolo VI 30-11-1966 |
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Ragione di principio ha parimente la fede a riguardo della nostra inserzione nel piano concepito da Dio per elevarci alla vita nuova, alla vita soprannaturale. |
Catechesi Paolo VI 1-3-1967 |
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La fede, si dice, non è il dogma verbalmente considerato; questo consiste in formule fisse che tentano di definire e di racchiudere verità immense, ineffabili e inesauribili. | Catechesi Paolo VI 8-3-1967 |
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Si dirà allora che la fede è un'attitudine dell'anima, una virtù, che ha le sue radici nella psicologia umana, ma che deriva la sua validità da una azione misteriosa, soprannaturale, dello Spirito Santo, della grazia, infusa in noi, in via normale, dal battesimo: quella virtù, che il neofita va appunto a chiedere al ministero della Chiesa, al sacramento della fede, la quale è infatti quella capacità spirituale, che ci fa cogliere, come corrispondenti alla realtà, le verità, che la Parola di Dio ci ha rivelate. |
Catechesi Paolo VI 19-4-1967 |
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È la fede, come sappiamo, una forma nuova di conoscenza; una conoscenza fondata non già sull'evidenza diretta, ma sulla testimonianza di chi merita d'essere creduto. E quando si tratta della fede religiosa, di cui stiamo parlando, ancor più che d'una forma nuova di conoscenza, si tratta d'una forza nuova, d'una luce intellettiva nuova, d'una capacità di credere, che solo la grazia di Dio, lo Spirito Santo, può in noi generare. |
Catechesi Paolo VI 24-5-1967 |
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Il duplice significato della parola « fede »: essa può indicare il sentimento religioso, soggettivo, interiore, l'attitudine cioè dello spirito ad accogliere pensieri, principi, verità religiose; e per noi tale è la virtù della fede, che inizialmente riceviamo col battesimo; e in secondo luogo, essa, la fede, può indicare le dottrine religiose, le cose a cui si presta fede, gli articoli del « Credo », ad esempio. |
Catechesi Paolo VI 31-5-1967 |
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La fede è il principio dei nostri autentici rapporti con Dio; la fede è il nostro conforto nella risoluzione dei problemi fondamentali dell'esistenza, la nostra sicurezza, la nostra consolazione; |
Catechesi Paolo VI 21-6-1967 |
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Ma perché appunto c'è la fede, perché si è posto Dio al centro dei pensieri e dei giudizi, delle decisioni e delle abitudini, e perciò si è nella luce, nella gioia, nella pace, che nulla può togliere | Catechesi Paolo VI 27-9-1967 |
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La fede, dono di grazia, atto di pensiero in cerca di verità e gesto decisivo della nostra volontà, rimane sempre sorgente di problemi vitali; e poi, la fede, complesso obiettivo di verità sublimi e soverchianti la nostra capacità intellettiva, sembra così diversa e così lontana dal campo delle nostre comuni cognizioni; non è acquisita una volta per sempre e non è esaurita nelle poche notizie che noi abbiamo del suo contenuto; esige da noi una continua presenza di spirito, una indefessa professione interiore, un'avvertenza della sua graduale conquista |
Catechesi Paolo VI 5-6-1968 |
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Ed è chiaro che la negazione della fede, sia oggettivamente quando sono negate o deliberatamente alterate le verità, che per fede dobbiamo ritenere, ovvero soggettivamente quando coscientemente e volontariamente viene meno la nostra adesione al nostro credo, spegne la fede e con essa la luce vitale e soprannaturale della divina rivelazione nelle nostre anime. |
Catechesi Paolo VI 19-6-1968 |
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La fede è il primo nostro dovere; la fede è per noi questione di vita; la fede è il principio insostituibile del cristianesimo; è la fonte della carità; è il centro dell'unità; è la ragion d'essere fondamentale della nostra religione. |
Catechesi Paolo VI 30-10-1968 |
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Ma il disegno salvifico divino contempla delle condizioni, due delle quali principalissime, una interna, ossia la libera adesione alla fede; l'altra esterna, ossia l'annuncio apostolico della Parola di Dio, della verità divina a cui credere, l'insegnamento autentico della Chiesa. |
Catechesi Paolo VI 8-4-1970 |
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C. E. I. Nota pastorale - Vivere la fede oggi - 4-4-1971 |
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Ed avviene che sulle soglie di questo ingresso nel regno della fede occorre una chiave, non sempre disponibile, occorre una « grazia », la grazia della fede, perché la fede, ancor prima d'essere virtù nel suo felice esercizio, è grazia, è dono, è effusione misteriosa dello Spirito Santo, che la rende accetta e possibile. |
Catechesi Paolo VI 5-1-1972 |
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La fede è necessaria. E non sono le difficoltà che la fede, come ce la offre tutt'oggi la Chiesa, presenta alla mentalità e al modo di vivere moderno che la scuotono, la fede, e che mettono in dubbio la concezione generale del mondo e della vita, quale il fedele credente deve avere e applicare al suo modo di vivere? |
Catechesi Paolo VI 27-9-1972 |
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Il desiderio di Dio, umiltà, preghiera, attesa fiduciosa, ed anche esperienza spirituale quale la partecipazione alla vita di fede della comunità ecclesiale, domestica o pubblica che sia, ci spianeranno le vie alla fede, e la renderanno non solo possibile, ma facile e vittoriosa. |
Catechesi Paolo VI 4-10-1972 |
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Dobbiamo saperci assicurati che la fede non umilia la ragione, ma la conforta alla certezza e alla comprensione, almeno parziale, ma luminosa e felice, di verità superiori e vitali. |
Catechesi Paolo VI 11-9-1974 |
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Perché la fede è la nostra risposta alla Parola di Dio. È il nostro « sì » alla sua rivelazione, all'offerta della sua luce e del suo amore. |
Catechesi Paolo VI 1-10-1975 |
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Il processo ontologico della fede, cioè del dono divino, e il processo morale e psicologico, cioè umano, per cui la fede prende possesso dell'anima e ne ispira l'azione, e ne informa la vita, rimane il grande capitolo della nostra dottrina religiosa |
Catechesi Paolo VI 14-7-1976 |
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Misteriosa ed oscura la fede per la nostra mente, la quale tuttavia, quando sia ammessa alla sua scuola, già intravede, fino a rimanerne affascinata e felice, stupende e profonde zone di bellezza e di luce. |
Catechesi Paolo VI 18-5-1977 |
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La testimonianza apostolica, la quale in determinate condizioni ha concomitante l'influsso divino dello Spirito Santo, è la sorgente della nostra fede; la quale viene a noi per via di magistero, per via di trasmissione esteriore e sociale, nella quale corre una presenza illuminante ed operante dello Spirito Santo; è la Chiesa nella sua autentica missione evangelizzatrice, che ci dà la fede. |
Catechesi Paolo VI 25-5-1977 |
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Bisogna trarre dalla fede il principio normativo e il principio operativo della vita giusta e buona ( Cfr. Gal 3,11 ). |
Catechesi Paolo VI 20-7-1977 |
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Bisogna ricominciare dal fondamento che sostiene l'edificio religioso: la fede, l'adesione alla parola del Maestro, una fede semplice, ferma, subito confortata dal dono della certezza divina. |
Catechesi Paolo VI 12-10-1977 |
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La fede, cioè il nostro assenso alla Parola di Dio, quale ci è insegnata dalla Chiesa, non è un supplemento superfluo per la vita dell'uomo, ma necessario per conoscere la verità |
Catechesi Paolo VI 19-10-1977 |
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Nella fede troveremo la pienezza della vita cristiana; vi troveremo la fortezza, la gioia, il conforto della vita divina a noi comunicata. |
Catechesi Paolo VI 2-8-1978 |
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Enciclica Giovanni Paolo II - Fides et ratio - 14-9-1988 |
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La fede è dono di Dio all'uomo ed é, al tempo stesso, libero e totale affidamento dell'uomo a Dio; |
Angelus Benedetto XVI 23-8-2009 |
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La fede ci apre a conoscere e ad accogliere la reale identità di Gesù, la sua novità e unicità, la sua Parola, come fonte di vita, per vivere una relazione personale con Lui. |
Angelus Benedetto XVI 14-8-2011 |
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« La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! … La fede, che prende coscienza dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. |
Messaggio Benedetto XVI 15-10-2012 |
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Quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po' a venderla al migliore offerente, incominciamo la strada dell'apostasia, della non fedeltà al Signore ». |
Meditazione Francesco 6-4-2013 |
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La fede è un dono. Un dono che abbiamo ricevuto nel battesimo ma che poi deve svilupparsi nella vita, svilupparsi nel cuore, svilupparsi nelle opere che facciamo. |
Meditazione Francesco 18-4-2013 |
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Enciclica Francesco - Lumen fidei - 29-6-2013 |
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Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com'è, perché Tu la faccia crescere. |
Angelus Francesco 6-10-2013 |
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Il divieto di adorare Dio è il segno di una « apostasia generale », è la grande tentazione che prova a convincere i cristiani a prendere « una strada più ragionevole, più tranquilla », obbedendo « agli ordini dei poteri mondani » che pretendono di ridurre « la religione a una cosa privata ». |
Meditazione Francesco 28-11-2013 |
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Il Pontefice ha poi indicato « il segno » per riconoscere se confessiamo « bene la fede ». Infatti « chi confessa bene la fede, tutta la fede, ha la capacità di adorare Dio ». |
Meditazione Francesco 10-1-2014 |
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Ecco, dunque, le due realtà contrapposte: da una parte « quelli che hanno dottrina o sanno le cose » e dall'altra « quelli che hanno la fede ». Con una certezza: La fede porta sempre alla testimonianza. |
Meditazione Francesco 21-2-2014 |
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Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. |
Angelus Francesco 10-8-2014 |
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La fede non si può studiare. Si studiano le verità della fede, per capirla meglio, ma con lo studio mai tu arrivi alla fede. In proposito Francesco ha chiarito che « una cosa è trasmettere la fede e un'altra è insegnare le verità della fede ». |
Meditazione Francesco 26-1-2015 |
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Tutto il Vangelo è scritto nella luce di questa fede: Gesù è risorto, ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi risorgeremo. La fede è una forza di vita, dà pienezza alla nostra umanità; e chi crede in Cristo si deve riconoscere perché promuove la vita in ogni situazione, per far sperimentare a tutti, specialmente ai più deboli, l'amore di Dio che libera e salva. |
Angelus Francesco 28-6-2015 |
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Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. Invece la fede, che è come un seme nel profondo del cuore, sboccia quando ci lasciamo "attirare" dal Padre verso Gesù, e "andiamo a Lui" con il cuore aperto, senza pregiudizi; allora riconosciamo nel suo volto il Volto di Dio e nelle sue parole la Parola di Dio, perché lo Spirito Santo ci ha fatto entrare nella relazione d'amore e di vita che c'è tra Gesù e Dio Padre. |
Angelus Francesco 9-8-2015 |
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È quindi « questo il punto: la concretezza della fede ». Una conclusione che coinvolge ogni cristiano. Ha infatti ricordato Francesco: « Alle volte noi dimentichiamo che la nostra fede è concreta: il Verbo si è fatto carne, non si è fatto idea: si è fatto carne ». |
Meditazione Francesco 24-4-2017 |
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La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso. |
Angelus Francesco 13-8-2017 |
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Il rischio, infatti, è quello di annacquare la propria adesione a Cristo con i calcoli della convenienza. |
Meditazione Francesco 16-4-2018 |
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« Gesù ammira la fede nella gente: non solo rimprovera la gente di poca fede, rimprovera Pietro - "uomo di poca fede, perché hai dubitato?" - e rimprovera quel povero papà del bambino indemoniato: "Se tu puoi fare qualcosa" - "Tutto è possibile a quello che crede" ». |
Meditazione Francesco 10-12-02018 |
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Concilio Ecumenico Vaticano II |
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È una | Unitatis redintegratio 2 | |
È un dono divino, gratuito | Dei verbum 5 | |
Gravissimum educationis 2 | ||
Ad gentes 14 | ||
Ad gentes 41 | ||
Apostolicam actuositatem 3 | ||
È obbedienza, abbandono interno e libero dell'uomo a Dio | Dei verbum 5 | |
adesione personale e attiva | Lumen gentium 7 | |
atto libero | Dignitatis humanae 9 | |
Dignitatis humanae 10 | ||
Dignitatis humanae 12 | ||
Dignitatis humanae 14 | ||
Dei verbum 5 | ||
Gaudium et spes 19 | ||
Gli Apostoli avviarono gli uomini alla fede | Dignitatis humanae 11 | |
Alla Chiesa è affidata la fede | Dignitatis humanae 10 | |
che essa conserva pura | Lumen gentium 64 | |
con la sua predicazione attira alla … | Lumen gentium 17 | |
La parola di Dio accende e nutre la … | Presbyterorum ordinis 4 | |
I sacramenti la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono, perciò sono detti « sacramenti della … » | Sacrosanctum concilium 59 | |
La Liturgia l'alimenta | Sacrosanctum concilium 33 | |
Effetti: | ||
fa diventare figli di Dio | Sacrosanctum concilium 10 | |
Ad gentes 21 | ||
fa riconoscere Dio, Cristo, il valore delle cose temporali | Apostolicam actuositatem 4 | |
mette a contatto col mistero pasquale di cristo | Ad gentes 13 | |
dà inizio e sviluppo alle comunità cristiane | Presbyterorum ordinis 4 | |
È necessaria: | Lumen gentium 14 | |
Ad gentes 5 | ||
Ad gentes 6 | ||
Ad gentes 8 | ||
Presbyterorum ordinis 4 | ||
Ne è regola suprema la Sacra Scrittura | Dei verbum 18 | |
Fondamento ne sono i Vangeli | Dei verbum 21 | |
È un deposito divino, unico, costituito dalla Sacra Scrittura e dalla Santa Tradizione | Lumen gentium 25 | |
contiene la rivelazione pubblica e le verità della fede | Lumen gentium 25 | |
Gaudium et spes 62 | ||
non va confuso col modo di esporre la dottrina della fede | Unitatis redintegratio 6 | |
Gaudium et spes 62 | ||
Senso della …: |
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formato da Cristo nei fedeli | Lumen gentium 35 | |
e infallibilità dei fedeli nel credere | Lumen gentium 12 | |
Insegnamento della …: | ||
autenticità dell'insegnamento dei Vescovi, giudici della … | Lumen gentium 25 | |
norme nei Concili | Christus Dominus 36 | |
è espresso nella Liturgia | Ad gentes 19 | |
insegnamento della … e catechismo | Christus Dominus 14 | |
Ad gentes 19 | ||
Gravissimum educationis 4 | ||
nel dialogo coi fratelli separati | Unitatis redintegratio 11 | |
Professione della … concorde in tutto il Popolo di Dio | Dei verbum 10 | |
ad essa attira la Chiesa | Lumen gentium 17 | |
è dovere di tutti i fedeli | Lumen gentium 35 | |
in virtù del battesimo e della Cresima | Lumen gentium 11 | |
Lumen gentium 22 | ||
di tutti i cristiani | Unitatis redintegratio 12 | |
Ad gentes 15 | ||
La sua diffusione: | ||
è impegno della Chiesa in virtù della missione affidata da Cristo agli Apostoli | Dei verbum 17 | |
Ad gentes 5 | ||
Ad gentes 6 | ||
dovere dei Vescovi | Lumen gentium 23 | |
compito specifico dei missionari | Ad gentes 23 | |
dovere dei sacerdoti | Presbyterorum ordinis 9 | |
obbligo stretto di tutti i fedeli in virtù del battesimo e della cresima | Lumen gentium 11 | |
Lumen gentium 17 | ||
Lumen gentium 35 | ||
Ad gentes 23 | ||
Ad gentes 36 | ||
diffusione della … e attività missionaria | Ad gentes 23 | |
La sua difesa è raccomandata dagli Apostoli | Dei verbum 8 | |
è obbligo dei Vescovi | Lumen gentium 23 | |
di tutti i fedeli in virtù della Cresima | Lumen gentium 11 | |
Vita di … nei catecumeni | Ad gentes 14 | |
nei fedeli | Lumen gentium 35 | |
li fa partecipare all'ufficio profetico di Cristo | Lumen gentium 12 | |
Gaudium et spes 13 | ||
Gaudium et spes 29 | ||
è la vita della comunità cristiana | Ad gentes 19 | |
La … oggi, richiede un'adesione più personale e attiva | Lumen gentium 7 | |
una testimonianza viva e matura, rimedio contro l'ateismo | Gaudium et spes 21 | |
è stimolata dalle difficoltà provenienti dalla ragione | Gaudium et spes 62 | |
Intelligenza della …: |
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più completa negli Apostoli dopo il mistero pasquale e l'avvento dello Spirito Santo | Ad gentes 19 | |
stimolata nei fedeli dalle difficoltà | Gaudium et spes 62 | |
Analogia della … v. Analogia | ||
… e ragione v. Ragione | ||
… e cultura: v. Cultura | Gaudium et spes 57 | |
Gaudium et spes 59 | ||
Gaudium et spes 62 | ||
… e scienza; v. Scienza | ||
La … nell'educazione cristiana | Gravissimum educationis 8 | |
compito dei genitori | Apostolicam actuositatem 11 | |
i sacerdoti educatori della … | Presbyterorum ordinis 6 | |
La … nella spiritualità dei laici | Apostolicam actuositatem 4 | |
Nella formazione sacerdotale | Optatam totius 8 | |
Optatam totius 14 | ||
Nella vita dei presbiteri | Presbyterorum ordinis 22 | |
… e fratelli separati: |
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la … fuori dei confini visibili della Chiesa | Unitatis redintegratio 3 | |
la … in Cristo principio di comunione con la Chiesa | Unitatis redintegratio 3 | |
la … non integra dei fratelli separati | Lumen gentium 15 | |
comunione di … coi fratelli separati per molti secoli | Unitatis redintegratio 14 | |
… e vita cristiana nei fratelli separati | Unitatis redintegratio 23 | |
… e Chiese orientali | Unitatis redintegratio 14 | |
v. Dio, conoscenza; Errore - Erranti; Non credenti; Testimonianza | ||
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Degli Apostoli | ||
Il deposito della fede affidato alla totalità della Chiesa | 84 | |
Ispirazione e verità della Sacra Scrittura | 105 | |
Il linguaggio della fede | 171 | |
I simboli della fede | 191 | |
Il Padre e il Figlio rivelati dallo Spirito | 245 | |
La Buona Novella: Dio ha mandato il suo Figlio | 424 | |
Cristo | 440 | |
Tutta la vita di Cristo è Mistero | 515 | |
Le apparizioni del Risorto | 641ss | |
L'ufficio di insegnare | 889 | |
Della Chiesa, professione, dottrina | ||
Lo scopo e i destinatari di questo catechismo | 11 | |
La professione della fede | 14ss | |
« Io credo » - « Noi crediamo » | 26 | |
Non ci sarà altra Rivelazione | 67 | |
I dogmi della fede | 88 | |
90ss | ||
Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura | 114 | |
« Guarda, Signore, alla fede della tua Chiesa » | 168 | |
Una sola fede | 172 | |
I simboli della fede | 185ss | |
« Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » | 235 | |
nato dalla Vergine Maria | 487 | |
Tutti i peccatori furono gli autori della Passione di Cristo | 598 | |
La Chiesa - insieme visibile e spirituale | 771 | |
Chi appartiene alla Chiesa cattolica? | 836 | |
L'apostolato | 863 | |
L'ufficio di insegnare | 890ss | |
« Credo la risurrezione della carne » | 988 | |
Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa | 1200 | |
Come si celebra questo sacramento? | 1519 | |
La vita di Cristo | 1692 | |
La solidarietà umana | 1942 | |
La preghiera nella vita cristiana | 2558 | |
La Promessa e la preghiera della fede | 2570 | |
Atto di … | ||
Credere in un solo Dio | 150 | |
Conseguenze della fede nel Dio unico | 222 | |
Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa | 1200ss | |
La preghiera | 2098 | |
Verità, bellezza e arte sacra | 2502 | |
La Promessa e la preghiera della fede | 2570 | |
Virtù teologale | ||
L'obbedienza della fede | 144 | |
La fede è una grazia | 153ss | |
Credo nello Spirito Santo | 683 | |
Le ferite dell'unità | 819 | |
La fede | 1814ss | |
2087ss | ||
La famiglia cristiana | 2204 | |
La preghiera della Vergine Maria | 2617 | |
L'orazione | 2709 | |
2716 | ||
Vita di fede, risposta dell'uomo | ||
La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa | 131 | |
La risposta dell'uomo a Dio | 142 | |
Credere in un solo Dio | 150 | |
La libertà della fede | 160ss | |
Il mistero dell'apparente impotenza di Dio | 273 | |
« A immagine di Dio » | 357 | |
I segni del Regno di Dio | 548 | |
Senso e portata salvifica della Risurrezione | 651 | |
Il Padre, Sorgente e Fine della Liturgia | 1083 | |
Lo Spirito Santo ricorda il Mistero di Cristo | 1102 | |
Il Battesimo degli adulti | 1248 | |
La formazione della coscienza | 1785 | |
Le virtù umane | 1804 | |
Vita morale e Magistero della Chiesa | 2038 | |
Doveri dei genitori | 2226 | |
Gesù insegna a pregare | 2609 | |
2611 | ||
Servitori della preghiera | 2690 | |
E sacramenti | ||
Un popolo sacerdotale, profetico e regale | 784 | |
Un solo Battesimo per la remissione dei peccati | 977 | |
I sacramenti della fede | 1122 | |
Fede e Battesimo | 1253 | |
Gli effetti della Confermazione | 1303 | |
L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale | 1327 | |
« Guarite gli infermi…» | 1510 | |
L'unità e l'indissolubilità del matrimonio | 1644 | |
La Chiesa domestica | 1656 | |
Le esequie cristiane | 1680 | |
Comp. 25; 27; 28; 29; 30; 31; 32; 33-35; 36; 43; 48; 86; 112; 126; 184-185; 194; 208; 211; 228; 240; 259; 349; 385; 386; 442 | ||
v. Credere | ||
Rinnovamento Catechesi |
||
dono della … | ||
La fede dipende dall'ascolto | 20 | |
dando cosi una prima risposta ai loro problemi | 61 | |
Chi fa crescere è Dio | 163 | |
Le formule dottrinali | 177 | |
Umiltà e fiducia | 185 | |
vocazione alla … | ||
Le occasioni dell'annuncio | 23 | |
Catechesi e liturgia | 32 | |
obbedienza della … | ||
Conoscere la propria fede | 39 | |
La consuetudine con i testi della divina Rivelazione | 164 | |
misteri, messaggio della … | ||
L'omelia | 29 | |
Unità della coscienza | 53 | |
Dottrina e vita | 54 | |
I grandi problemi del mondo contemporaneo | 97 | |
Un'attenzione particolare ai temi riguardanti la famiglia | 98 | |
L'unità interiore della persona | 159 | |
Il riferimento ultimo del metodo catechistico | 162 | |
contenuto, deposito della … | ||
Il magistero della Chiesa | 13 | |
Il nucleo centrale della catechesi è Gesù Cristo | 57 | |
Così la Chiesa ha sempre | 63 | |
e deve fare particolarmente oggi | 64 | |
e in Lui gli uomini sono solidali con tutta la storia e con tutto il mondo | 68 | |
Ogni atto, implicito o esplicito di fede, ha per termine il "mistero di Cristo" | 73 | |
L'adattamento della parola rivelata, legge della catechesi | 76 | |
La dimensione comunitaria, storico-escatologica, sacramentale | 78 | |
In una fede matura, ogni tema si armonizza nel mistero di Cristo | 80 | |
La Madonna è la "piena di grazia" e il modello della Chiesa | 90 | |
La catechesi sul peccato, alla luce della vocazione soprannaturale dell'uomo | 93 | |
Temi suggeriti dalle condizioni di tempo e di luogo | 96 | |
Tradizione, Scrittura e magistero | 110 | |
Nell'alveo della Tradizione: la teologia | 111 | |
Fonte inesauribile | 117 | |
Tutti i battezzati hanno bisogno di una catechesi adeguata | 123 | |
Il principio di concentrazione | 174 | |
La preparazione dei catechisti | 189 | |
conoscenza, esperienza della … | ||
La preevangelizzazione | 26 | |
Catechesi e testimonianza cristiana | 33 | |
I rapporti con coloro che non credono | 51 | |
Il "mistero di Cristo" | 69 | |
In una fede matura, ogni tema si armonizza nel mistero di Cristo | 80 | |
Il principio di concentrazione | 174 | |
Umiltà e fiducia | 185 | |
itinerario della … | ||
La conversione cristiana | 17 | |
Dio stesso accompagna nell'itinerario della fede | 18 | |
La predicazione liturgica | 27 | |
La catechesi | 30 | |
La precatechesi | 31 | |
La mentalità del cristiano | 38 | |
L'attenzione alle esigenze di fede dei credenti | 75 | |
La catechesi parla di un "uomo nuovo" | 91 | |
I fanciulli | 136 | |
Servizio fraterno | 168 | |
Le formule dottrinali | 177 | |
atto della … | ||
La catechesi, come la fede, deve svolgersi attorno a un nucleo centrale | 56 | |
Servizio fraterno | 168 | |
mentalità di … | ||
La mentalità del cristiano | 38 | |
Conoscere la propria fede | 39 | |
La ratifica personale | 41 | |
L'iniziazione al culto della Chiesa | 44 | |
La catechesi, come la fede, deve svolgersi attorno a un nucleo centrale | 56 | |
Dall'adesione a Gesù Cristo, alla interezza del suo mistero | 74 | |
La catechesi su Dio e la situazione del mondo di oggi | 85 | |
La catechesi, nel contesto sociologico del nostro paese | 128 | |
L'unità interiore della persona | 159 | |
Il riferimento ultimo del metodo catechistico | 162 | |
…, speranza, carità | ||
Il catechista è educatore | 188 | |
comunità di … | ||
L'appartenenza a Cristo nella Chiesa | 43 | |
Come va usata e interpretata la Scrittura | 107 | |
… e vita | ||
Vocazione alla carità | 47 | |
Educare la virtù della fede | 52 | |
Unità della coscienza | 53 | |
Ogni atto, implicito o esplicito di fede, ha per termine il "mistero di Cristo" | 73 | |
In una fede matura, ogni tema si armonizza nel mistero di Cristo | 80 | |
La catechesi e le situazioni di vita più comuni | 130 | |
La famiglia | 151 | |
Le attività | 172 | |
Il corpo episcopale | 191 | |
esercizio, maturità della … | ||
La catechesi | 30 | |
L'obbedienza della fede | 36 | |
Fede esplicita e operosa | 37 | |
Perennità e contenuto della Tradizione apostolica | 109 | |
Gli adulti nella fede | 124 | |
I giovani | 138 | |
Originalità del metodo catechistico | 161 | |
Chi fa crescere è Dio | 163 | |
Il Sommo Pontefice | 190 | |
I sacerdoti e i diaconi | 193 | |
Il documento è nato dalla comunità e torna alla comunità | 199 | |
professione di … | ||
perché la Chiesa la viva e la diffonda | 7 | |
La liturgia della parola | 28 | |
testimonianza della … | ||
L'omelia | 29 | |
La precatechesi | 31 | |
I bambini | 135 | |
La pedagogia dei segni | 175 | |
Il popolo profetico | 182 | |
I genitori e i padrini | 195 | |
Codice Diritto Canonico |
||
cattolica | ||
verità da credersi per … | 750 | |
apostata dalla … | 1364 | |
non si può costringere ad abbracciare la … contro coscienza | 748 § 2 | |
Compendio della dottrina sociale |
||
Terzo millennio, volto del Signore e fede | 1 | |
Dottrina sociale e fede | 3 | |
Salvezza di Dio, libera adesione e fede | 39 | |
Discepolo di Cristo, ministero pasquale e fede | 41 | |
Figli di Dio per la fede in Cristo Gesù | 52 | |
Discepoli di Cristo e fede di Maria | 59 | |
Creazione e ordine teologale della fede | 64 | |
Chiesa, maestra di verità della fede | 70 | |
Rilevanza pubblica della fede | 71 | |
Esistenza dell'uomo e luce della fede | 72 | |
Dottrina sociale, fede e ragione | 74 | |
Fede e ragione, due vie conoscitive | 75 | |
Filosofia, ragione e fede | 77 | |
Scienza, fede e dottrina sociale | 78 | |
Dottrina sociale, ministero e fede | 79 | |
Dottrina sociale e fede come fermento | 86 | |
Uomo e risposta di fede al suo Creatore | 108 | |
Ferita e peccato alla luce della fede | 116 | |
Fede cristiana e ideologie | 126 | |
Relazionalità umana e fede | 149 | |
Libertà religiosa e verità della fede | 155 | |
Principi, verità dell'uomo e fede | 160 | |
Bene comune e fede nella Pasqua | 170 | |
Solidarietà alla luce della fede | 196 | |
Divorziati risposati e sostegno nella fede | 226 | |
Attività economica, progresso e fede | 326 | |
Fede in Gesù Cristo e sviluppo sociale | 327 | |
Attaccamento al denaro e fede | 328 | |
Presenza divina, fondamento della fede | 451 | |
Violenza e fede in Cristo | 496 | |
Promozione della pace e fede cristiana | 516 | |
Antropologia e inculturazione della fede | 523 | |
Chiesa, storia e fede | 524 | |
Pastorale sociale, persona e fede | 527 | |
Catechesi ed educazione alla fede | 529 | |
Laici e armonia tra vita e fede | 546 | |
Associazione, competenza e fede | 550 | |
Cultura e distacco tra fede e vita | 554 | |
Impegno dei cattolici e istanze della fede | 555 | |
Comunicazione umana e luce della fede | 562 | |
Discernimento, fede e situazioni storiche | 568 | |
Martiri della verità, testimoni di fede | 570 | |
Laicità, laicismo e rilevanza della fede | 572 | |
Laici, strumenti politici e fede | 573 | |
Istanze della fede e opzioni politiche | 574 | |
Fede in Dio e prosperità degli Stati | 577 | |
Speranza è cristiani forti nella fede | 579 | |
Summa Teologica |
||
In sé | II-II, q. 1 | |
Atto di … | II-II, q. 2 | |
Professione della … | II-II, q. 3 | |
Virtù | II-II, q. 4 | |
Soggetto | II-II, q. 5 | |
Causa | II-II, q. 6 | |
Effetti | II-II, q. 7 | |
Dono dell'intelletto | II-II, q. 8 | |
Dono della scienza | II-II, q. 9 | |
Infedeli | II-II, q. 10 | |
Peccati contro la … | II-II, q. 11-15 | |
Precetti | II-II, q. 16 |