Miracoli
È "ciò che stupisce" ingenerando una meraviglia piacevole: pare infatti che sullo sfondo ci sia una radice sanscrita che esprimeva "sorridere". Lo intendiamo correntemente come un fatto operato da Dio al di fuori delle leggi della natura: egli che le ha stabilite, è anche in grado di derogarvi. Non è un mutamento della sua volontà, lo è della creazione secondo la sua volontà. La ragione, che scorge nella natura una regola, deve essere disposta ad accettarne un'eccezione quando la storia la garantisca. Una negazione a priori è pregiudizio, non razionalità: il fatto non può essere respinto perché non entra in predeterminati schemi mentali. Gesù rifiutò di compiere prodigi spettacolari ( il lanciarsi dal pinnacolo del Tempio, Mt 4,5-7 ),
Gli evangelisti usano volentieri "segno" nell'accezione di "miracolo" ad inculcare che i prodigi di Cristo avevano un valore essenzialmente dimostrativo: erano rivelazione della sua natura divina. Gesù li compì esigendo la fede e promuovendo la fede. Ma miracolo è solo la sospensione di una legge della natura o non lo è ancora di più la loro perfettissima regolarità? |
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Nel linguaggio corrente, il miracolo è un fatto sensibile operato da Dio al di fuori delle leggi della natura. Nella concezione biblica, invece, il miracolo non è un fatto che nella sua straordinarietà sia contrario alle leggi di natura: il concetto di legge di natura è moderno e del tutto sconosciuto al mondo biblico. Segni dell'amore di DioPer le Scritture il miracolo è un'opera potente di Dio e soprattutto un segno con cui Dio ci parla. Non conta solo il fatto straordinario, ma anche il modo e il contesto in cui il segno si colloca e avviene. Esso va dunque inquadrato nell'agire potente e salvifico di Dio: Dio è "maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi" ( Es 15,11 ). Questa potenza è la rivelazione di un amore fedele, colto nella fede e celebrato nella preghiera. Il miracolo va mantenuto sullo sfondo di questa immagine di Dio: è segno di quel Regno a cui la potenza divina è ordinata e delinea una storia aperta all'agire di Dio, da lui guidata. Presenti nell'Antico Testamento ( il segno più eloquente e straordinario è l'esodo, la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù d'Egitto ), i miracoli trovano particolare rilevanza nella vita di Gesù. Lo riconoscono i discepoli, che nella loro predicazione presentano Gesù come "profeta potente in opere e parole, davanti a Dio e a tutto il popolo" ( Lc 24,19; Mt 11,21-24; At 10,38 ); lo riconoscono pure gli avversari, che, se mai, contestano il significato messianico di questa sua attività: per essi si tratta di magia diabolica ( Mc 3,22-23 ). I miracoli e la fedeLa cultura illuminista vede nella convinzione della veridicità dei miracoli di Gesù - e dei miracoli che nel nome di Gesù avvengono nella storia della Chiesa fino ai nostri giorni - il frutto dell'ignoranza, il facile convincimento di un popolo ingenuo e credulone. In questo senso, Goethe scrisse che il miracolo è figlio della fede. Con questa critica concorda tanto una certa parte della scienza, quanto una certa esegesi storico-critica: i miracoli vanno demitizzati e riportati al loro significato, che, al più, sarebbe un significato esistenziale. La stessa teologia, d'altra parte, tende a mettere sotto accusa la fame di miracoloso e di straordinario, poiché vi scorge il rischio di trasformare Gesù in un taumaturgo, in un mago, in un operatore di prodigi; e soprattutto vi scorge lo scandalo di chi vorrebbe poggiare la fede su sicurezze storielle, di chi vorrebbe "provare" la fede prima di credere. In realtà il fondamento della fede sfugge alla nostra disponibilità: solo nel rischio di una fede che si abbandona a Dio, non nella sicurezza "provata" dei miracoli, si può individuare il cammino che conduce a Dio. Di conseguenza la comprensione dei miracoli è passata da un quadro apologetico a uno teologico: più che una conferma o una "prova" di fede, in essi si cerca il messaggio, il significato. Le narrazioni dei miracoli di Gesù sono testimonianze di fede, sviluppate in senso teologico; sono segni provvisori ma incisivi, che anticipano quella potenza salvifica che si manifesterà nella Risurrezione. Il loro messaggio è quello di tratteggiare il senso della figura di Gesù come colui nel quale la potenza misericordiosa e benevola di Dio si lega a una storia condizionata dal peccato, dalla malattia e dalla morte. Attraverso i miracoli i Vangeli proclamano che la questione di Dio e quella dell'uomo sono ormai indissolubilmente unite: Dio non è pensabile se non come il Padre, se non come colui che si china sulle miserie umane. In questa vittoria sul nemico dell'uomo e del mondo, i miracoli lasciano intravedere il compimento dell'opera divina: il compimento sarà una umanità riportata alla piena dignità e alla perfetta comunione con il Padre. I miracoli, quindi, caricano la storia di speranza: ci insegnano a vivere l'oggi alla luce del futuro, invitano a ricordare che, poiché la potenza di Dio non si esaurisce dove terminano le possibilità dell'uomo, il futuro verso cui camminiamo non può venir ristretto alle sole forze umane. Poiché introducono nell'orizzonte di senso che Dio ci offre e diventano il fondamento di una nuova comprensione della nostra esistenza, i miracoli hanno uno stretto rapporto con la fede: anche se avvengono in pubblico, di fronte a tutti, solo la fede li riconosce e li accoglie. Lungi dal forzare la libertà e dall'obbligare a credere, i miracoli generano tanto fede quanto incredulità. Se per un verso suppongono la fede, per un altro la provocano: poiché hanno il carattere dell'appello e della decisione, suscitano la fede e la conducono a pienezza. |
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… di GesùCon i miracoli Gesù rivela il suo potere sulla natura ( Mt 8,23-27; Mt 14,22-23 ), particolarmente sulla malattia ( Mt 8,1-4.5-13.14-15; Mt 9,1-8.20-22.27-31; Mt 14,34-36; Mt 15,30; Mt 20,29-34p; Mc 7,32-37; Mt 8,22-26; Lc 14,1-6; Lc 17,11-19; Gv 5,1-16; Gv 9,1-41 ), sulla morte ( Mt 9,23-26p; Lc 7,11-17; Gv 11,1-44 ) e sui demoni ( Mt 8,29+ ). differenti per la loro semplicità dai prodigi meravigliosi dell'ellenismo o del giudaismo rabbinico, i miracoli di Gesù se ne distinguono soprattutto per il significato spirituale e simbolico: essi annunziano i castighi ( Mt 21,18-22p ) e i doni dell'era messianica ( Mt 11,5+; Mt 14,13-21; Mt 15,32-39p; Lc 5,4-11; Gv 2,1-11; Gv 21,4-14 ) e inaugurano il trionfo dello Spirito sul dominio di Satana ( Mt 8,29+ ) e sulle forze del male, i peccati ( Mt 9,2+ ) e le malattie ( Mt 8,17+ ). Compiuti a volte per pietà ( Mt 20,34; Mc 1,41; Lc 7,13 ), sono destinati soprattutto a confermare la fede ( Mt 8,10+; Gv 2,11+ ). Gesù quindi li compie solo per motivi ben precisi, reclamando il segreto da coloro ai quali viene incontro ( Mc 1,34+ ) e riservandosi di fornire, più tardi, il miracolo decisivo della propria resurrezione ( Mt 12,39-40 ). Questo potere di guarigione Gesù l'ha comunicato agli apostoli inviandoli a predicare il regno ( Mt 10,1-8p ); per questo Matteo ha fatto precedere le consegne della missione ( Mt 10 ) da una serie di dieci miracoli ( Mt 8-9 ) come segni del vero « inviato », o missionario ( Mc 16,17s; At 2,22; At 1,8+ ) |
Mt 8,3.17 |
Ti sono rimessi i tuoi peccati: Gesù mira alla guarigione dell'anima prima che a quella del corpo e opera questa solo in vista di quella. Ma già questa parola conteneva una promessa di guarigione, poiché le infermità corporali erano considerate come la conseguenza di un peccato commesso dal paziente o dai suoi genitori ( Mt 8,29+; Gv 5,14; Gv 9,2 ). |
Mt 9,2 |
… degli apostoliCon grande forza: una potenza che si traduceva nel far miracoli ( At 2,22; At 3,12; At 4,7; At 6,8; At 8,13; At 10,38; 1 Ts 1,5; 1 Cor 2,4-5 ). |
At 4,33 |
Miracoli analoghi in Lc 5,18-26p; At 13,11-13; Gv 5,1-14; At 3,1-10; At 4,22; At 14,8-10 |
At 9,34 |
Schedario biblico |
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Miracoli di Cristo | B 79 |
Guarigioni di Cristo | B 84 |
Battesimo e fede | D 13 |
Miracolo | F 7 |
Dio onnipotente | A 11 |
Nome di Cristo | B 10 |
Messia ( A. T. ) ( B ) | B 13 |
Cristo, Testimone del Padre | B 18 |
Cristo, Servo sofferente | B 24 |
Cristo, salvezza del mondo | B 61 |
Tentazione di Cristo | B 74 |
Nozze di Cana | B 80 |
Guarigione dei muti | B 101 |
Chiesa e salvezza | C 34 |
Gloria, bene della Chiesa | C 52 |
Predicazione | C 55 |
Incredulità dei Giudei ( B ) | C 67 |
L'uomo nuovo | E 24 |
Fede ( N. T. ) | E 47 |
Magistero |
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I miracoli infatti sono "segni", che invitano alla risposta della fede; segni che sempre sono accompagnati dalle parole, che li illuminano; e insieme, segni e parole, provocano la fede e la conversione per la forza divina della grazia di Cristo. |
Angelus Francesco 4-2-2018 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Compimento della Rivelazione | Dei verbum 4 |
Prova dell'avvento del regno di Dio | Lumen gentium 5 |
A sostegno della sua predicazione | Dignitatis humanae 11 |
Maria indusse Gesù a dare inizio ai … | Lumen gentium 58 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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La fede e l'intelligenza | 156 |
Gesù | 434 |
Vero Dio e vero uomo | 468 |
I segni del Regno di Dio | 547ss |
I segni del pane e del vino | 1335 |
La grazia | 2004 |
Comp. 108 | |
Summa Teologica |
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In sé | I, q. 105, a. 6 ss. |
Dono dei miracoli | II-II, q. 178 |
Miracoli di Cristo | III, q. 43 s. |