Dio

A 3

Dio Padre

Rif.

Il "Padre", nella concezione patriarcale ebraica, è colui che dà la vita al clan da lui diretto, e che mantiene questa vita col suo governo.
Si vedrà dunque in Dio un padre nella misura in cui si vede in lui il Creatore e la Provvidenza del popolo eletto nell'Alleanza.
Generalizzando questa concezione della paternità di Dio, alcuni testi l'applicheranno al mondo intero che Dio crea e fa vivere.
Quando la sventura colpirà il popolo per i suoi peccati oppure umilierà il giusto, apparirà una nuova nozione della paternità divina: Dio è padre perché è buono, perché testimonia al popolo pentito e al giusto perseguitato lo stesso amore di un padre verso i suoi figli provati.
Un Giusto, Cristo, verrà a rivelare l'amore che ha per lui Dio, suo Padre,
B 3
B 4
e nello stesso tempo manifesterà che questa paternità è di un ordine assolutamente nuovo, che trascende quella che Dio fino allora offriva al suo popolo.
Infine, questa paternità del Padre si rivela sul nuovo popolo, la Chiesa, non più solo per gli antichi motivi dell'Alleanza, ma perché questa Chiesa è il Corpo di suo Figlio.
C 25
C 53

Testi

Rilievi

Rif.

Es 4,22-23
Os 11,1
Il popolo eletto diventa figlio di Dio perché Dio lo pone in un quadro speciale di vita.
Si noti che questo tema esiste fin dai più antichi testi della Bibbia.

  Sul piano naturale, Dio si manifesta anche come un padre, che fa vivere con bontà tutta la creazione.
A 15
Gen 5,3
Osservare che l'espressione "creare a immagine.." designa altrove la paternità umana.
Gen 1
Sal 145,16-17
Mt 6,25-32
Cristo trae la lezione da questa paternità naturale: confidenza in Dio, libera da preoccupazioni materiali.
Avere Dio per padre è ammettere che si dipende da qualcuno, che si riceve quanto si possiede - che non lo si dà a se stessi.

Ger 3,4.19-22
Dt 32
Is 63,15-64,11
Lc 15,11-32
La concezione della paternità di Dio nei riguardi del popolo eletto si fa più precisa quando i profeti rivelano l'infermità del popolo che dimentica colui che l'ha fatto e al quale, tuttavia, può ritornare per ottenere il perdono.
La parabola di Luca ha questo senso: la coscienza del peccato e la sofferenza aiutano a meglio percepire la paternità di Dio.

  I rapporti di paternità tra Dio e l'uomo risaltano particolarmente nei re, chiamati col titolo orientale di "figli di Dio".
B 3
Sap 2,13-20
Tramontati i re, la nozione si estende ad ogni giusto.
Sal 2,7
Sal 27,10
Sal 73,15
Sal 68,6
Sal 89,11-18
2 Sam 7,14
Sir 23,1-4
Sir 51,10
Pr 3,12
Ecco due vie nuove per la scoperta della paternità di Dio: il re che dà vita a un popolo, diventa con ciò testimone di Dio Padre; il giusto che resta fedele nella povertà deve, per questo, aver ricevuto una vita speciale dal Padre.
Da questi passi sgorga una nozione più personalistica della paternità ( riguardo a individui e non a un popolo ) e anche più soprannaturale ( separando i "figli" dal popolo comune ).

Mt 2,13-15
La tradizione sinottica modella la paternità di Dio riguardo a Cristo secondo i concetti degli antichi:
Os 11,1
Mt 3,13-17
riprende la filiazione del popolo
2 Sam 7,14
Mt 27,43
l'investitura del "re-figlio di Dio"
Sap 2,18
riprende la paternità verso il Giusto

Gv 5,30-47
Gv 6,44
Lc 2,42-52
Giovanni si preoccupa di definire l'originalità trinitaria di questa paternità di Dio verso Cristo
B 30
B 31
B 53
e fa intervenire sul piano tipologico la paternità di Abramo.
B 36

Gv 6,46-47
1 Cor 15,24
1 Gv 4,7-17
Di più: Cristo non si limita a rivelare la paternità particolare che Dio ha verso di lui; egli comunica questa paternità soprannaturale agli uomini.

Ef 3,14-15
D'ora in poi, ogni paternità prende nome dalla paternità di Dio.

Mt 5,45
Mt 6,9.14.26.32
Si noti l'espressione della preghiera delle comunità giudeo-cristiane: il Padre nostro "celeste" o "che è nei cieli".

Lc 6,35-36
Lc 12,30
Gal 4,6
Rm 8,15
Ef 3,14
Sap 14,3
La formula greca ha solamente "Padre".

Mt 6,9-13
Ef 1,1-10
2 Cor 1,3
Conclusione: il "Padre nostro" e le acclamazioni al Padre, al quale la Chiesa e Cristo ci conducono.
B 17
C 53
D 67
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