Anno

Dizionario

1) Misura del tempo data dal moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole

a. solare, tempo che intercorre tra due passaggi successivi del Sole allo zenit dello stesso tropico, pari a 365 giorni 5 ore 48 minuti 46 secondi

a. sidereo o siderale, tempo che la Terra impiega a compiere un'orbita completa nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, pari a 365 giorni 6 ore 9 minuti 10 secondi

a. civile, di 365 giorni

a. bisestile, di 366 giorni, in quanto ogni 4 anni viene aggiunto un giorno per recuperare le frazioni di giorno dell'anno solare

2) Spazio temporale di dodici mesi tra il primo gennaio e il 31 dicembre

a. santo, nella religione cattolica, anno durante il quale i fedeli possono ottenere l'indulgenza plenaria dei peccati e che si celebra ogni 25 anni

3) Spazio temporale non basato sull'anno civile ma sull'espletamento di una particolare attività

4) Al pl. assume il sign. generico di epoca

5) ( al pl. ) Vita: trascorrere in campagna gli a. che restano;

misura e periodo dell'età umana: compiere gli a.

6) Tempo indeterminato, gener. lungo; anche in usi con valore di iperbole


Il passaggio dall'Anno giuliano all'Anno gregoriano

Durante l'antichità cristiana il tempo era scandito secondo l'anno giuliano, che era la base del calendario giuliano.

L'anno giuliano fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare ( da cui il nome ) nell'anno 46 a.C.

Aveva una durata di 365,25 giorni.

Da quando fu promulgato, l'anno giuliano fu il calendario ufficiale di Roma e dei suoi dominii.

Il suo uso si estese gradualmente a tutti i Paesi d'Europa, e anche d'America, man mano che diventavano colonie dei paesi europei.

Nel 1582 fu sostituito dal calendario gregoriano: papa Gregorio XIII, con la bolla Inter gravissimas del 24 febbraio 1582, d'accordo con la maggioranza dei principi cattolici e delle università, stabilì che al 4 ottobre 1582 avrebbe fatto seguito il 15 ottobre 1582, e che in futuro dovessero essere soppressi tre giorni intercalari in quattrocento anni.

Diverse nazioni tuttavia hanno continuato ad utilizzare il calendario giuliano, adeguandosi poi in tempi diversi, tra il XVIII e il XX secolo.

Alcune Chiese Ortodosse tuttora usano il calendario giuliano per il proprio calendario liturgico.

… Liturgico

L'anno liturgico è la distribuzione nel giro di trecentosessantacinque giorni delle principali fasi del "mistero della salvezza", rievocate attraverso le celebrazioni liturgiche della Chiesa cattolica.

L'anno liturgico, anno del Signore o anno cristiano, è la celebrazione ciclica del mistero di Cristo da parte dell'assemblea dei credenti lungo il giorno, la settimana, l'anno.

I riferimenti, perciò, sono tre:

la comunità cristiana ( la Chiesa ),

il tempo coi suoi eventi ( la storia ) e

il mistero centrale della salvezza ( Cristo ).

La Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II afferma: " La santa Madre Chiesa … nel corso dell'anno distribuisce tutto il mistero di Cristo, dall'Incarnazione e dalla Natività fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore " ( SC n. 102 ).

Lo sviluppo dell'anno liturgico fino alla sua attuale configurazione fu molto lento.

Le comunità primitive celebravano ciclicamente la domenica, giorno del Signore e della sua risurrezione.

Con l'introduzione, nel secolo II, della Pasqua annuale ( la domenica successiva alla luna piena che segue l'equinozio di primavera ), furono poste le basi dell'anno cristiano.

Non dimentichiamo che l'anno inquadra le attività umane fondamentali, sia quelle relative all'agricoltura che quelle attinenti all'allevamento, sia quanto è in rapporto con leggi dell'astronomia che coi ritmi della vegetazione.

La settimana e il mese, di origine lunare, seguiti dall'uomo primitivo prima della successione dell'anno solare, finirono per essere parti subordinate all'anno.

L'anno fu calcolato dai primitivi partendo dal succedersi delle stagioni.

Per gli Ebrei, la base del loro calendario era costituita dal sabato settimanale e dalla Pasqua annuale.

La Pasqua o festa degli azzimi ( pane fatto con spighe nuove, senza lievito vecchio ), che commemorava la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, era al centro dell'anno e la festa principale.

Il cinquantesimo giorno, si celebrava la pentecoste, festa delle messi e dell'alleanza del Sinai.

La terza grande festa giudaica era connessa con la raccolta dei frutti dell'autunno e si trasformò in festa dei tabernacoli o delle tende.

I Romani, invece, seguivano un calendario di mesi fissati a dodici da Giulio Cesare.

Questo calendario si impose in Occidente.

In ultima analisi, l'anno liturgico è l'anno civile romano nel cui interno si celebrano i misteri di Cristo con l'influsso ebraico delle grandi feste ( quella settimanale e quella pasquale ).

Verso il secolo VI, fu costituita la struttura fondamentale dell'attuale anno liturgico:

la Pasqua annuale è preceduta da una preparazione ( la Quaresima );

segue un prolungamento ( la cinquantena pasquale ).

Si sviluppa la festa di Natale-Epifania, anche qui con una preparazione adeguata ( l'Avvento ).

L'espressione anno cristiano viene coniato nel secolo XVII, mentre il termine anno liturgico è divulgato dal benedettino Don Guéranger nel secolo XIX.

Hanno contribuito alla formazione e alla concezione dell'anno liturgico anche la riflessione teologica, la catechesi, la celebrazione e la vita delle comunità cristiane.

Naturalmente, le teologie dell'anno liturgico sono recenti.

La prima e più famosa è la teologia dei misteri per opera del benedettino Oddo Casel.

In sintesi, egli afferma che, mediante la celebrazione sacramentale della Chiesa, si rendono presenti oggi la persona e l'opera del Signore e viene comunicata la salvezza, a seconda della dimensione della festa che si sta celebrando.

Per mezzo del culto, si commemora e si rende presente il mistero particolare che viene celebrato.

Dal punto di vista ufficiale, il primo documento dottrinale che si riferisce all'anno liturgico è l'enciclica Mediator Dei di Pio XII, nel 1947.

L'anno liturgico, dice questa enciclica, non è una semplice " rappresentazione " o " evocazione " di fatti del passato, ma è " contatto " attuale dei cristiani con Cristo.

La Costituzione liturgica del Vaticano II afferma chiaramente la presenza del mistero di Cristo nelle celebrazioni.

La salvezza si rende presente con la " sacra commemorazione ".

Detto in altro modo già ricordato sopra: " La santa Madre Chiesa … nel corso dell'anno distribuisce tutto il mistero di Cristo " ( SC n. 102 ).

Così come la terra impiega un anno per fare un giro completo attorno al sole, così ogni comunità cristiana e tutta la Chiesa impiega un anno per girare attorno a Gesù Cristo, centro della vita cristiana.

Il segno temporale è l'anno civile, diviso in settimane e in quattro stagioni naturali.

Però, il calendario liturgico si distingue da quello civile in quanto il suo centro è la Pasqua, il suo inìzio è l'Avvento e il suo termine è la festa di Cristo Re.

Quello che è decisivo nell'anno liturgico è la festa, non il giorno feriale; il riposo o la contemplazione, non il lavoro; il Regno di Dio in Cristo, non la semplice società.

La domenica è per il calendario civile un giorno di riposo; per quello liturgico, è il giorno del Signore.

Oltre a questi due calendari, il cattolicesimo popolare ha costruito un altro calendario religioso.

Il popolo celebra la sua religiosità popolare secondo questo calendario trasmesso dalla tradizione.

Esso varia da un paese ad un altro a seconda dell'influenza del cattolicesimo o cristianesimo primitivo che giunse coi primi missionari.

Varia anche secondo certi riti religiosi precristiani e secondo determinate incidenze dell'evoluzione cattolica successiva.

Il calendario popolare comprende feste liturgiche ( natività e settimana santa che coincidono col calendario liturgico ), feste mariane sotto varie denominazioni, feste di santi in relazione con qualche necessità umana, processioni con immagini, pellegrinaggi a santuari e gesti religiosi ciclici uniti all'uso di simboli ( albero di Natale, candele, benedizione di animali, ceneri, acqua santa, fiori per i defunti, ecc. ).

A motivo dell'importanza dell'anno liturgico e del calendario religioso popolare, l'affarismo moderno ha stabilito il calendario commerciale, molto evidente nei giorni che precedono il Natale, nel periodo delle prime Comunioni, in feste concrete per fare regali ( festa del padre, della madre, degli innamorati, ecc. ), e in cibi speciali per certe feste ( veglione di fine d'anno, panettoni, colombe, uova di Pasqua, ecc. ).

Insomma, l'anno liturgico è una pedagogia adatta per celebrare ciclicamente il passaggio del Signore: dal Padre al mondo per il Natale e dal mondo al Padre per la Pasqua.

Così, si legge, lungo l'anno e in relazione con le feste, la Parola di Dio.

Questa è distribuita secondo alcuni lezionari adeguati: ogni tre anni, annualmente, nei tempi forti liturgici, o di settimana in settimana.

In questo modo, popolare e naturale, i cristiani rinnovano ciclicamente la fede e la speranza, i segni o sacramenti della fede e l'impegno della carità fino al ritorno del Signore.

I. Natura.

Il Concilio Vaticano II afferma che la liturgia « è la prima ed indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano » ( SC 14 )

Questa affermazione trova veramente eco quando il Concilio parla dell'anno: « Nel ciclo annuale la Chiesa presenta tutto il mistero di Cristo, dall'Incarnazione e natività fino all'ascensione, al giorno di pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore » ( SC 102 ).

Di conseguenza, l'anno liturgico è il memoriale del mistero del Signore in tutta la sua complessità e ricchezza.

In realtà, esso è l'anno del Signore, l'anno di Cristo, che vive di Cristo, ricordando e rendendo presente il potere di ognuno dei fatti salvifici della vita del Signore a cominciare dall'Incarnazione del Verbo sino all'ultima venuta di Gesù Giudice.

Per questo motivo, l'anno liturgico si presenta come la sintesi della vita liturgica e della spiritualità della Chiesa che entra in contatto vivo con il mistero del Cristo nella ricchezza delle molteplici celebrazioni sacramentali ed eucologiche.

Il mistero di Cristo costituisce l'oggetto primario, ma non unico, della celebrazione dell'anno liturgico.

Oltre che celebrare i misteri del Cristo, l'anno liturgico celebra il mistero di Maria, delle sue feste e memorie (cf SC 103 ) e le feste dei santi (cf SC 104 ).

La celebrazione dei santi è subordinata alla celebrazione dei misteri di Cristo, ma la stessa luce che pervade la celebrazione dei misteri di Cristo si riflette nella celebrazione delle feste dei santi, parte integrante del mistero di Cristo che continua nel tempo ( cf SC 104 ).

II. Il mistero pasquale, centro dell'anno litugico

Il mistero pasquale è fondamento dell'anno liturgico

Lo stesso mistero di Cristo è mistero essenzialmente pasquale, in quanto ha il suo centro nella Pasqua di Cristo o meglio nel « mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione » ( SC 5 ).

Il « mistero pasquale » di Gesù o il « mistero dei misteri », che è la sintesi di tutti gli avvenimenti della vita storica di Gesù, occupa il posto centrale nel mistero di Cristo.

Esso è celebrato in modo speciale una volta alla settimana nel giorno detto del Signore, la Domenica, e in un modo ancora più speciale una volta all'anno nella grande solennità della Pasqua ( cf SC 102 ).

La celebrazione del mistero pasquale, quindi, sta al centro della « memoria » che la Chiesa fa del suo Signore.

È un dato di fatto che nel primo periodo della Chiesa la Pasqua sia stata il centro unico della predicazione, della celebrazione e della vita cristiana.

Il mistero pasquale riassume, così, tutta la storia della salvezza: quella che precede l'Incarnazione e quella che segue l'ascensione fino alla venuta definitiva di Cristo, perciò il mistero pasquale pur essendo uno nell'arco dell'anno liturgico fa rivivere in ogni sua parte successivamente i singoli misteri della vita di Gesù.

Nessuno fra questi misteri è indipendente ma tutti partecipano dell'unico mistero.

Così, per esempio, la nascita del Signore riceve il suo significato salvifico dal mistero pasquale; l'Incarnazione del Figlio di Dio rimanda alla passione e alla redenzione.

Tutti i misteri e tutti gli avvenimenti della vita di Gesù, evocati nell'arco dell'anno ricevono pienezza di significato dalla Pasqua.

III. L'Eucaristia è il centro e la sintesi del mistero pasquale.

Dopo aver affermato l'istituzione divina del sacrificio eucaristico il n. 47 della Sacrosanctum Concilium ricorda gli scopi della sua istituzione.

Il primo scopo: Gesù ha voluto perpetuare nei secoli, sino al suo ritorno, il sacrificio della croce: « Il nostro Salvatore nell'Ultima Cena … istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce … ».

Infatti, Gesù Cristo « è presente nel sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, « Egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche » ( SC 7 ).

Inoltre, « ogni volta che viene offerto questo sacrificio, si compie l'opera della nostra redenzione » ( SC 2 ).

Il secondo scopo dell'istituzione eucaristica è sottolineato nello stesso numero con le parole « … per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua risurrezione ».

Così il sacrificio eucaristico è la viva continuazione del mistero pasquale di Cristo.

È il « convito pasquale, nel quale si riceve Cristo » ( SC 47 ).

Istituito da Cristo per perpetuare il sacrificio della croce, il sacrificio eucaristico è memoriale della morte e risurrezione, presenza sacramentale e perenne di tale sacrificio e banchetto escatologico.

L'Eucaristia proclama l'intero mistero pasquale, l'intera economia della salvezza sintetizzato in un solo atto, in un solo segno.

IV. La spiritualità dell'anno liturgico

Il primo aspetto dell'anno liturgico messo in rilievo dal n. 102 della Sacrosanctum Concilium è quello d'essere sviluppo, commemorazione e sacro ricordo del mistero di Cristo nel corso dell'anno.

Ma lo stesso numero aggiunge il secondo aspetto quando afferma: « Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa ( la Chiesa ) apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, in modo tale da renderli come presente a tutti i tempi, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza ».

Questo secondo aspetto indica l'apertura delle ricchezze di salvezza e la presenza redentrice del potere di Cristo nella celebrazione perché l'uomo possa entrare in contatto con gli avvenimenti commemorati e ricevere le ricchezze della salvezza.

Non si tratta di una semplice rievocazione storica dei singoli avvenimenti del mistero di Cristo.

Essi vengono ripresentati e rinnovati cultualmente, ritualmente.

La Chiesa li rivive, si conforma ad essi, quindi a Cristo.

Possiamo affermare che l'anno liturgico è lo stesso mistero della salvezza che Cristo rivela progressivamente al mondo, perché l'uomo possa entrare in contatto con la persona stessa del Verbo.

Tutto l'anno liturgico e ciascuno dei suoi tempi sono memoriale del mistero di Cristo, cioè evocazione liturgica di tutta la ricchezza dei suoi aspetti attraverso la Parola proclamata, le preghiere e i riti, ma anche presenza misterica di Cristo e dei suoi misteri.

I concetti suaccennati dimostrano come l'anno liturgico sia veramente un mezzo e un'occasione per imitare il Signore contemplando i misteri della sua vita, commemorati e rivissuti.

Tale contemplazione dei misteri della vita di Gesù nel corso dell'anno liturgico sprona a rivivere interamente gli atteggiamenti ed i sentimenti di fedeltà e di obbidienza del Figlio al Padre ( cf Fil 2,5-8; Eb 5,8 ).

Questa conformazione o assimilazione a Gesù Cristo ( cf Rm 8,29; Fil 3,10.21 ), immagine della gloria del Padre ( cf 1 Cor 11,7; 2 Cor 4,4; Col 1,15 ) comincia con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, si sviluppa mediante la penitenza e la partecipazione all'Eucaristia con l'aggiunta di altri sacramenti e sacramentali e termina con il ritorno alla casa del Padre.

La celebrazione dei misteri della vita di Cristo distribuiti nel corso dell'anno liturgico, pertanto presenti ed operanti nella liturgia ( cf SC 7; SC 102 ), contribuisce a riprodurre nei fedeli la vita di Cristo.

Nei segni e nei simboli della liturgia, quindi nell'arco dell'anno liturgico, Cristo si rende presente col potere salvifico di tutti e di ciascuno dei misteri che la Chiesa commemora e rende attuale nell'Eucaristia, nei sacramenti, nelle feste e nei tempi liturgici.

La storia della salvezza, attuata per l'umanità soprattutto nelle azioni ]liturgiche, è un compiersi in essa, come movimento aperto e ascensionale verso la pienezza del mistero di Cristo ( cf Ef 4,13-15 ).

Nel corso dell'anno liturgico, Cristo nasce, è unto, soffre, muore e risuscita nelle membra del suo Corpo mistico.

L'anno liturgico diventa, così, come l'espressione della risposta della conversione e della fede da parte di ciascun fedele a quell'amore immenso di Dio per l'uomo.

In altre parole, l'anno liturgico è un itinerario nella realtà sacramentale che alimenta la vita cristiana e rende gli uomini veramente figli di Dio ed eredi della vita eterna ( cf Gal 4,6-7 ).

Con Paolo, il cristiano può affermare che completa nel suo corpo la passione di Cristo ( cf Col 1,24 ) e che non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui ( cf Gal 2,20 ).

V. Dimensione mistica dell'anno liturgico

Dai concetti sopra esposti e seguendo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, l'anno liturgico è il sacro ricordo, in determinati giorni lungo il corso dell'anno, dell'opera salvifica di Cristo.

È chiaro che non si tratta solo di un semplice ricordo, ma anche di una celebrazione.

La domenica, le feste e gli altri tempi liturgici non sono anniversari degli avvenimenti della vita storica di Gesù, ma presenza redentrice della sua opera salvifica.

Pio XII nell'Enciclica Mediator Dei, parlando della presenza, nelle celebrazioni liturgiche, degli avvenimenti come realtà di salvezza esclude che siano « la fredda ed inerte rappresentazione dei fatti che appartengono al passato ».

Egli attribuisce ai misteri di Cristo celebrati durante l'anno liturgico una permanenza quanto a effetto e in quanto causa della nostra salvezza, « misteri che sono esempi illustri di perfezione cristiana, e fonte di grazia divina per i meriti e l'intercessione del Redentore, e perché perdurano in noi con il loro effetto, essendo ognuno di essi, nel modo consentaneo alla propria indole, la causa della nostra salvezza ».

Si può affermare che l'anno liturgico non è solo una meditazione sui misteri della vita di Cristo ed una spirituale partecipazione ad essi, il che produrrebbe un'unione morale con il Signore, ma ha una valenza più profonda: produce una unione mistica, sostanziale, con il Cristo, essendo il kairós ( momento di grazia ) per entrare in contatto vivo con il mistero di Cristo chiamato a trasformare la nostra vita.

Questo è l'aspetto mistagogico della liturgia, cioè l'attualizzazione del mistero nella vita del cristiano.

Cristo, infatti, diventa il vero anno, il giorno di tutti i mondi, il Signore di tutti i secoli, la vera luce e vita senza inverno, senza oscurità, senza tramonto.

Cristo, che in cielo è la vita dei santi, dà a tutti i fedeli, nell'anno liturgico, un riflesso terreno, mistico, del suo giorno eterno presso Dio.

Giovanni della Croce ammonisce nei suoi scritti sulla necessità per l'uomo spirituale, sollecito a disporsi alle grazie di unione mistica con Dio, di non fermarsi all'esteriorità dei riti e degli apparati esteriori del culto, ma di usarli come mezzo per cogliere sollecitamente l'interiorità alla quale devono condurre e che essi devono nutrire e sostenere.

Il Dottore mistico invita, dunque, i partecipanti, che vogliono disporsi all'unione mistica, a non perdersi sull'esteriorità del culto, ma piuttosto all'interiorizzazione individuale di quanto c'è di divino e di umano.

In conclusione, occorre ricordare che la presenza di Cristo e di ogni singolo avvenimento salvifico della sua vita storica nelle feste e nei tempi dell'anno liturgico rendono i tempi liturgici « periodi di grazia e di salvezza » ( cf Lc 4,19; 2 Cor 6,2 ).

Il mistero di Cristo che si celebra nella liturgia è il dono della vita nascosta in Dio nei secoli, che egli ha voluto manifestare e comunicare agli uomini nel Figlio suo, morto e risorto, con l'effusione dello Spirito.

I sacramenti, in particolare l'Eucaristia, fulcro di ogni commemorazione festiva e di tutte le altre celebrazioni, santificano e consacrano il tempo dell'anno liturgico come luogo di salvezza non per i nostri meriti, ma per la virtù e la presenza del Figlio di Dio, attraverso il dono dello Spirito Santo abitualmente presente nella Chiesa e nelle sue membra.

Se l'anima, che è membro vivo della Chiesa, come afferma O. Casel, « percorre veramente come un mistero l'anno mistico, in unione con la propria madre, che è appunto la Chiesa, tutto quello che è contenuto nell'anno liturgico diventerà in essa realtà operante ».

Il significato teologico

Il Messale Romano ( p. LIV ), così descrive l'anno liturgico: "La santa Chiesa celebra, con santo ricordo, in giorni determinati, nel corso dell'anno, l'opera della salvezza di Cristo.

Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della Risurrezione del Signore, e ogni anno, insieme con la beata Passione, celebra a Pasqua la più grande delle solennità cristiane.

Nel corso dell'anno, poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo e commemora il giorno natalizio dei Santi".

Dal passo citato si ricavano alcune nozioni fondamentali relative all'anno liturgico:

1) il suo punto di insorgenza è la vicenda pasquale di morte e risurrezione del Signore;

2) tale vicenda viene celebrata su un doppio ciclo: settimanale e annuale;

3) nell'anno liturgico trovano inserimento pure i santi, in quanto partecipi della salvezza ottenuta dal Cristo e da loro accolta, condivisa e testimoniata con la pratica delle virtù.

Anche se l'anno liturgico nel corso dei secoli è stato sottoposto a revisioni da parte dell'autorità della Chiesa, ultima delle quali va ricordata quella del 1969, in attuazione del concilio Vaticano II, esso non è nato a tavolino, ma risponde a una doppia necessità: una teologica e un'altra che potremmo dire pedagogica.

Siccome la memoria di Cristo dev'essere non soltanto conservata, ma pure celebrata ( "Fate questo in memoria di me", 1 Cor 11,24-25 ), il fatto stesso che l'eucaristia venga celebrata nel tempo fa sussistere quel raccordo tra celebrazione e tempo, che è all'origine dell'anno liturgico.

Va pure ricordato che lo stesso anno liturgico ebraico fornì alla Chiesa nascente lo stimolo e la suggestione per la costituzione di un suo anno liturgico autonomo.

I tempi dell'anno liturgico

L'anno liturgico può dirsi già sostanzialmente costituito nei suoi tempi fondamentali entro la fine del VI sec.

La storia della liturgia è in grado di ricostituirne la genesi e lo sviluppo che, in sintesi, possono essere espressi in questo modo: dapprima si afferma la domenica - dies dominica, giorno del Signore - già insinuata dalle apparizioni del Risorto e denominata come tale per la prima volta in Apocalisse 1,10.

Verso la metà del II sec. compare la Pasqua annuale, ricorrente la domenica cronologicamente più vicina al giorno anniversario della morte del Signore: concretamente la domenica successiva al plenilunio di marzo-aprile.

La Pasqua annuale, dietro suggestione di Atti degli apostoli At 1,3-9; At 2,1-11, si prolunga per cinquanta giorni che prendono il nome di Pentecoste, con particolare segnalazione del quarantesimo dedicato all'Ascensione.

In epoca lievemente successiva, e cioè nel corso del IV sec., si viene formando il tempo di Quaresima e, più o meno in simultanea, il ciclo della nascita e della manifestazione del Signore, che trova i suoi due centri liturgici nel giorno di Natale ( 25 dicembre ) e dell'Epifania ( 6 gennaio ).

Mentre queste operazioni di costituzione del ciclo del Signore si andavano svolgendo, si incrementava progressivamente la venerazione per la Madre di Dio e per quei cristiani che testimoniarono la loro fede accettando il martirio.

Si andava dunque organizzando il cosiddetto "ciclo dei santi".

L'anno liturgico, nel suo insieme è costituito dall'incontro di questi due cicli ( "proprio del tempo", ossia la celebrazione di tutto il mistero di Cristo con al centro la Pasqua, e "le feste dei santi" ).

v. Ascensione; Avvento; Domenica; Epifania; Natale; Pasqua; Quaresima

… Sabbatico

L'aggettivo sabbatico deriva dall'ebraico shabbat ( sabato ), il giorno del Signore dedicato al riposo.

L'anno sabbatico ricorreva ogni sette anni nel calendario biblico; durante tale anno i lavori agricoli dovevano cessare per far riposare la terra ( Lv 25,5; Es 23,10-11; Dt 15 ), cosi come Dio stesso aveva riposato al settimo giorno della creazione e l'uomo riposa ogni sette giorni; i frutti spontanei della terra restavano a disposizione dei poveri e dei forestieri.

Al tempo del profeta Neemia, nel V sec. a.C., gli israeliti si impegnarono a celebrarlo come è testimoniato in 1 Mac 6,49.

Come disposto dal Levitico, ricorreva ogni sette anni presso gli antichi ebrei.

Le leggi ad esso relative affermavano il dominio assoluto di Dio sulla terra.

I campi, infatti, non si coltivavano ( anche il suolo osserva il sabato ) e i frutti spontanei rimanevano ai poveri.

Si condonavano i debiti.

Gli schiavi ebrei dovevano essere messi in libertà ( cf Es 21,2-6; Es 32,10-13; Dt 15,1-18; Lv 25,1-7.20-22 ).

… Santo

Anno di pace e di perdono nella Chiesa cattolica, detto anche giubileo.

Indetto dal papa prima ogni cent'anni, poi ogni cinquanta, infine ogni venticinque.

Nella Chiesa cattolica è proclamato "santo" l'anno in cui i fedeli possono beneficiare di particolari benedizioni e indulgenze ( v. ) e vengono invitati in modo solenne alla conversione ( v. ).

Le radici di questo complesso rituale vanno ricercate nell'antica usanza ebraica del giubileo ( v. ).

Il primo anno santo venne celebrato solo all'alba del sec. XIV, indotto da un moto spontaneo e popolare, sulla scia delle correnti penitenziali che pullularono soprattutto in Italia a partire dal 1260.

La sera del primo giorno del 1300 una folla strabocchevole si riversò nella basilica di S. Pietro a Roma con lo scopo di ottenere un'indulgenza straordinaria.

Il 22.II. successivo Bonifacio VIII dispose, con un'apposita bolla, che chiunque, dopo essersi pentito e aver confessato i peccati, avesse fatto visita alla basilica dell'apostolo Pietro, avrebbe ottenuto la totale remissione delle pene del purgatorio.

Egli stabilì inoltre che tale evento si celebrasse ogni secolo; successivamente Paolo II ( 1464-71 ) ridusse tale periodo a venticinque anni, per permettere a ogni generazione di beneficiarne.

In particolari circostanze il papa può indire un anno santo straordinario, come fecero Pio XI nel 1933 ( per celebrare i 1900 anni dalla morte e risurrezione di Cristo ) e Giovanni Paolo II nel 1983.

Oltre alla confessione sacramentale e alla comunione eucaristica, è necessario visitare le quattro basiliche romane per godere dell'indulgenza connessa all'anno santo.

Ormai inserita nel calendario della Chiesa cattolica, questa scadenza intreccia molteplici motivi: dal gesto per impetrare il perdono dei peccati, al valore devozionale del pellegrinaggio, al riconoscimento della centralità della sede romana per la memoria della cattedra di S. Pietro e per il ruolo del suo successore.

Particolare solennità riveste la celebrazione dell'anno santo 2000, che viene proposta a tutta la cristianità, alle soglie del suo terzo millennio.


… sabbatico o giubilare

L'anno sabbatico appare dal codice dell'alleanza ( Es 23,10-11 ): la legislazione è precisa da Lv 25,1-7.

Dopo l'esilio, la sua osservanza è attestata in Ne 10,32 e 1 Mac 6,49-53.

Dt 15,1-11 vi aggiunge il condono dei debiti.

Gli schiavi ebrei devono ugualmente essere liberati il settimo anno della loro schiavitù, ma senza legame necessario con un anno sabbatico ( Es 21,2; Dt 15,12-18 ).

Questa prescrizione non era quasi osservata ( Ger 34,8-16 ).

Per renderla meno onerosa, la si attaccò a un ciclo di 50 anni: l'anno giubilare ( Lv 25,8-17 ), così chiamato perché lo si annunziava a suon di tromba, jobel ( allusione in Is 61,1-2 ).

Essa comportava, oltre il maggese dei campi, una liberazione generale delle persone e dei beni, ritornando ognuno al suo clan e ritrovando ognuno il suo patrimonio ( v 10 ).

Queste misure avevano per scopo di assicurare la stabilità di una società fondata sulla famiglia e sui beni famigliari.

M, di fatto, quello è solo uno sforzo tardivo per rendere la legge sabbatica più efficace e non sembra che questa legge sia stata mai osservata.

Trasferito sul piano spirituale, l'anno santo o giubilare della Chiesa dà periodicamente ai cristiani l'occasione di un condono dei loro debiti verso Dio.

Lv 25,1

Schedario biblico

Festa delle neomenie D 54
Trasfigurazione B 81
Tromba F 23

Concilio Ecumenico Vaticano II

… liturgico

Suo significato, nell'ordinamento generale e nei singoli elementi, come svolgimento del mistero di Cristo e della salvezza per la formazione dei fedeli SC 102-106
Criteri per la sua riforma SC 107-111
E pii esercizi dei fedeli SC 13
E omelia SC 52

Catechismo della Chiesa Cattolica

cf Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste
Le preparazioni 524
La tentazione di Gesù 540
Lo Spirito Santo prepara ad accogliere Cristo 1096
Il tempo liturgico 1163
Descrizione dell'anno liturgico 1168-71
Domenica, fondamento e nucleo del'anno liturgico, 1193
Preghiera e anno liturgico 2698
Tempi di penitenza 1438

Codice Diritto Canonico

  202 § 2