Angelo/i
1) Ciascuno degli esseri puramente spirituali creati da Dio, comunemente concepito e raffigurato come un adolescente alato di bellezza eterea
pane degli angeli, l'eucarestia
figg. angelo del focolare, madre, padrona di casa, ora usato spec. in senso iron.
2) estens. Persona che possiede o a cui si attribuisce in massimo grado una virtù, una qualità.
Inviati spirituali di Dio, riconosciuti, sia pure in modo differente, dalla confessione ebraica, cristiana e islamica.
Forse voce d'origine orientale, penetrata nel greco attraverso al persiano "messaggero rapido a cavallo": erano scaglionati lungo le strade statali per trasportare a staffetta le comunicazioni reali: costituivano un'organizzazione corrispondente al cursus publicus dell'Impero Romano.
Tanto nell'AT che nel NT la parola designa il messaggero di Dio agli uomini e l'esecutore dei suoi ordini; nel NT appaiono formare la corte di Dio, assistere Gesù lungo tutta la sua vita e proteggere i cristiani.
Il CCC dichiara verità di fede la loro esistenza quali esseri spirituali ed incorporei ( 328 ), dotati d'intelligenza e volontà, immortali e superiori in perfezione a tutte le creature visibili ( 330 ).
Essi furono creati da Dio e sottoposti ad una prova di fedeltà, in seguito alla quale i buoni godettero della beatitudine eterna ed i cattivi furono condannati all'inferno.
Le loro raffigurazioni hanno avuto una fitta, molteplice e fascinosa presenza nelle arti figurative e letterarie.
La Chiesa, attraverso al magistero ed alla liturgia, sostiene anche che ogni uomo, alla nascita, ne riceve uno come "custode", che lo ispira e guida.
"Angelo", dal latino angelus, che a sua volta viene dal greco ànghelos, è un vocabolo che indica un messaggero generico.
I traduttori della Bibbia ebraica in quella greca dei Settanta ( v. ) hanno scelto ànghelos per tradurre l'ebraico mal 'akh, anch'esso un vocabolo generico che può indicare sia il messaggero di Dio, sia un messaggero di personaggi umani ( i messaggeri di Giacobbe in Gen 32,3.7, di Mosè in Nm 20,14; Nm 21,21; Dt 2,26, di Balak in Nm 22,5; Nm 24,12, di Giosuè in Gs 6,17.25; Gs 7,22 ).
Gli angeli sono « spiriti destinati a servire, inviati in missione per il bene di coloro che devono ereditare la salvezza » ( Eb 1,14 ).
Sfuggendo alla nostra percezione ordinaria, essi costituiscono un mondo misterioso.
La loro esistenza non costituisce mai un problema nella Bibbia; ma fuori di questo punto la dottrina che li concerne presenta un indubbio sviluppo, ed il modo in cui se ne parla e con cui vengono rappresentati suppone un ricorso costante alle risorse del simbolismo religioso.
Per comprendere come si sviluppa la concezione degli angeli nella Bibbia, occorre tener presente un duplice movimento del pensiero teologico degli autori dei testi sacri, orientato in due direzioni opposte, in due diversi momenti della storia biblica.
Nelle tradizioni primitive dell'AT, gli angeli si distinguono difficilmente da Dio ( Gen 16,7-13 ); il loro scopo è quello di essere mediatori tra Dio e gli uomini e di salvaguardare la trascendenza di Dio.
L'insegnamento sugli angeli ebbe un grande sviluppo nel tardo giudaismo, dove appaiono i nomi di " Michele ", " Gabriele " e " Raffaele ".
- Riprendendo un elemento corrente nelle mitologie orientali, ma adattandolo alla rivelazione del Dio unico, il VT rappresenta sovente Dio come un sovrano orientale ( 1 Re 22,19; Is 6,1ss ).
I membri della sua corte
sono pure i suoi servi ( Gb 4,18 );
sono anche chiamati i santi ( Gb 5,1; Gb 15,15; Sal 89,6; Dn 4,10 )
Tra essi, i Cherubini ( il cui nome è di origine mesopotamica ) sostengono il suo trono ( Sal 80,2; Sal 99,1 ), tirano il suo carro ( Ez 10,1s ), gli servono da cavalcatura ( Sal 18,11 ) oppure custodiscono l'ingresso del suo dominio per interdirlo ai profani ( Gen 3,24);
i serafini ( gli « ardenti » ) cantano la sua gloria ( Is 6,2s ), ed uno di essi purifica le labbra di Isaia durante la sua visione inaugurale ( Is 6,7 ).
Si ritrovano i cherubini nella iconografia del tempio, dove riparano l'arca con le loro ali ( 1 Re 6,23-29; Es 25,18s ).
Tutto un esercito celeste ( 1 Re 22,19; Sal 148,2; Ne 9,6 ) fa così risaltare la gloria di Dio, ed è a sua disposizione per governare il mondo ed eseguire i suoi ordini ( Sal 103,20 ); stabilisce un legame tra il cielo e la terra ( Gen 28,12 ).
Tuttavia, a fianco di questi messaggeri enigmatici, gli antichi racconti biblici conoscono pure un Angelo di Jahve ( Gen 16,7; Gen 22,11; Es 3,2; Gdc 2,1 ), che non è diverso da Jahve stesso, manifestato quaggiù in una forma visibile ( Gen 16,13; Es 3,2 ): abitando in una luce inaccessibile ( 1 Tm 6,16 ), Dio non può lasciar vedere la sua faccia ( Es 33,20); gli uomini non ne scorgono mai se non un misterioso riflesso.
L'Angelo di Jahve dei testi antichi serve quindi ad esprimere una teologia ancora arcaica che, con l'appellativo « Angelo del Signor e» lascia tracce fin nel NT ( Mt 1,20.24; Mt 2,13.19; Lc 1,11; Lc 2,9 ), e persino nella patristica.
Tuttavia, a misura che la rivelazione progredisce, la sua funzione è sempre più devoluta agli angeli, messaggeri ordinari di Dio.
- In origine, agli angeli si attribuivano indistintamente compiti buoni o cattivi ( cfr. Gb 1,12 ).
Dio manda il suo buon angelo per vegliare su Israele ( Es 23,20 ); ma per una missione funesta, manda messaggeri di male ( Sal 78,49 ), come lo sterminatore ( Es 12,23; cfr. 2 Sam 24,16s; 2 Re 19,35 ).
Anche il Satana del libro di Giobbe fa ancora parte della corte divina ( Gb 1,6-12; Gb 2,1-10 ).
Tuttavia, dopo l'esilio, i compiti angelici si specializzano maggiormente e gli angeli acquistano una qualificazione morale in rapporto alla loro funzione: angeli buoni da una parte, Satana e i demoni dall'altra; tra gli uni e gli altri c'è una costante opposizione ( Zc 3,1s ).
Questa concezione di un mondo spirituale diviso tradisce l'influenza indiretta della Mesopotamia e della Persia: per meglio far fronte al sincretismo iranicobabilonese, il pensiero giudaico sviluppa la sua dottrina anteriore; senza transigere sul suo monoteismo rigoroso, si serve talvolta di un simbolismo preso a prestito e sistematizza la sua rappresentazione del mondo angelico.
Così il libro di Tobia cita i sette angeli che stanno dinanzi a Dio ( Tb 12,15; cfr. Ap 8,2 ), che hanno il loro riscontro nella angelologia della Persia.
Ma la funzione attribuita agli angeli non è mutata.
Essi vegliano sugli uomini ( Tb 3,17; Sal 91,11; Dn 3,49s ) e presentano a Dio le loro preghiere ( Tb 12,12 ); presiedono ai destini delle nazioni ( Dn 10,13-21 ).
A partire da Ezechiele, spiegano ai profeti il senso delle loro visioni ( Ez 40,3s; Zc 1,8s ); questo diventa infine un elemento letterario caratteristico delle apocalissi ( Dn 8,15-19; Dn 9,21ss ).
Ricevono nomi in rapporto alle loro funzioni:
Raffaele, « Dio guarisce » ( Tb 3,17; Tb 12,15 ),
Gabriele, « eroe di Dio » ( Dn 8,16; Dn 9,21 ),
Michele, « chi è come Dio? ».
A quest'ultimo, capo di tutti, è affidata la comunità giudaica ( Dn 10,13.21; Dn 12,1 ).
Questi dati sono ancora amplificati nella letteratura apocrifa ( libro di Enoch ) e rabbinica, che tenta di organizzarli in sistemi più o meno coerenti.
In tal modo la dottrina del VT sull'esistenza del mondo angelico e sulla sua presenza nel mondo degli uomini, si afferma con costanza.
Ma le rappresentazioni e le classificazioni di cui essa si serve hanno necessariamente un carattere simbolico che ne rende molto delicata la estimazione.
Gli angeli, apparizione di Dio.
Nella Torà e nei profeti si coglie la tendenza a unificare tutte le divinità e tutti gli intermediari divini, per affermare che Dio è uno solo: questo processo giunge a maturazione nel Deuteronomio e soprattutto nel Secondo-Isaia ( Is 40-55 ).
JHWH è l'unico Dio: le figure divine o semidivine del ricco patrimonio religioso dell'antico Vicino Oriente, che esprimevano il mondo divino e le sue relazioni con l'uomo, diventano attributi di JHWH.
Gli dei degli altri popoli, i "figli di Dio" ovvero gli appartenenti alla corte celeste ( Gen 6,2; Dt 32,8; Gb 1-2; Gb 38,7; Sal 82; Sal 89,7 ), sono degradati al rango di "angeli" e gli esseri semidivini, accolti nella tradizione israelitica più antica, sono reinterpretati nel nuovo quadro monoteistico.
Si pensi, per esempio, ai tre misteriosi personaggi che fanno visita ad Abramo ( Gen 18 ); oppure ai cherubini del tempio salomonico ( 1 Re 6; Ez 10 ), originariamente guardiani di palazzi e di templi ( Gen 3,24; Es 25; Es 36-40; Ez 28,14s. ); o ai serafini della visione di Is 6.
In tale cornice, l'"angelo di JHWH" è JHWH che appare senza perdere la sua trascendenza.
Con linguaggio tecnico potremmo dire: l'"angelo di JHWH" è un teologùmeno ( o "figura teologica" ), un espediente che permette di narrare un'apparizione divina.
Ciò spiega come mai in molti racconti vi sia alternanza tra l'"angelo di Dio" e Dio stesso ( per esempio, Gen 31,11-13; Es 3,1-6; Gdc 6,11-24 ): è "angelo" quando si fa vedere, è Dio quando parla.
Una volta affermatesi decisamente il monoteismo, si assiste, nel giudaismo antico, a un ricupero in senso inverso delle antiche figure mitologiche, anche per influssi persiani.
Gli angeli non sono più soltanto dei messaggeri generici, ma assumono una loro propria identità: si distinguono in angeli buoni e in angeli cattivi ( v. diavolo ) e personificano nei loro diversi ruoli il dramma della salvezza e la lotta storica fra il bene e il male.
L'evoluzione è continua e progressiva: ora gli angeli appaiono con compiti specifici e costanti.
Miriadi di angeli stanno attorno al trono di Dio ( Dn 7,10; Gen 28,12 ), presiedono ai destini delle nazioni ( Dn 10,13-21 ), vegliano sugli individui ( Dn 3,49s; Tb 3,17 ), fungono da intercessori ( Tb 12,12 ).
Si forma una sorta di gerarchia angelica, in cui spiccano tre angeli con nomi che rivelano la loro missione: Michele ( mika'el "chi è come Dio?": Dn 10,13.21; Dn 12,1 ), il protettore d'Israele e il capo di tutti gli angeli; Gabriele ( gabri'el "Dio è mia forza": Dn 8,16; Dn 9,21 ), angelo interprete e capo degli eserciti divini; e Raffaele ( refa'el "Dio guarisce": libro di Tobia ), incaricato delle guarigioni.
Sviluppando un ruolo già presente in Ez 40,3s, e specialmente nella letteratura apocalittica ( Dn 8,15-19 e Dn 9,21s ), gli angeli svolgono il compito d'interpretare gli eventi secondo il disegno divino.
Nel NT, gli angeli hanno un ruolo importante ( per es., Mt 1,20-24; Lc 2,9-15; Gv 20,12-13 ).
Sono a servizio della salvezza dell'umanità ( Eb 1,14 ).
Il NT ricorre allo stesso linguaggio convenzionale, che attinge sia ai libri sacri, sia alla tradizione giudaica contemporanea.
Così enumera
gli arcangeli ( 1 Ts 4,16; Gd 9 ),
i cherubini ( Eb 9,5 ),
i troni,
le dominazioni,
i principati,
le potestà ( Col 1,16 ),
a cui altrove si aggiungono le virtù ( Ef 1,21 ).
Questa gerarchia, i cui gradi variano nella espressione, non ha il carattere di una dottrina fissa, ma di un elemento secondario dai contorni piuttosto fluttuanti.
Ma, come nel VT, l'essenziale del pensiero è altrove, e si riordina qui attorno alla rivelazione di Gesù Cristo.
- Il mondo angelico trova posto nel pensiero di Gesù.
Gli evangelisti parlano talvolta dei suoi rapporti intimi con gli angeli ( Mt 4,11; Lc 22,43 ); Gesù menziona gli angeli come esseri reali ed attivi.
Pur vegliando sugli uomini, essi vedono la faccia del Padre ( Mt 18,10 ).
La loro vita sfugge alle esigenze cui è soggetta la condizione terrestre ( cfr. Mt 22,30par ).
Benché ignorino la data del giudizio finale, che è un segreto del Padre solo ( Mt 24,36par ), ne saranno gli esecutori ( Mt 13,39.49; Mt 24,31 ).
Fin d'ora essi partecipano alla gioia di Dio quando i peccatori si convertono ( Lc 15,10 ).
Tutti questi elementi sono conformi alla dottrina tradizionale.
Gesù inoltre precisa la loro situazione in rapporto al figlio dell'uomo, la figura misteriosa che lo definisce, specialmente nella sua gloria futura:
gli angeli lo accompagneranno nel giorno della sua parusia ( Mt 25,31 );
saliranno e discenderanno su di lui ( Gv 1,51 ), come un tempo sulla scala di Giacobbe ( Gen 28,10 );
egli li manderà per radunare gli eletti ( Mt 24,31par ) e scartare i dannati dal regno ( Mt 13,41s ).
Fin dal tempo della passione Gesù avrebbe potuto richiedere l'intervento degli angeli che sono al suo servizio ( Mt 26,53 ).
Il pensiero cristiano primitivo non farà dunque altro che prolungare le parole di Gesù quando affermerà che gli angeli gli sono inferiori.
Abbassato al di sotto di essi per la sua incarnazione ( Eb 2,7 ), egli non di meno meritava la loro adorazione nella sua qualità di Figlio di Dio ( Eb 1,6s; cfr. cfr. Sal 97,7 ).
Dopo al risurrezione è chiaro che Dio glieli ha sottomessi ( Ef 1,20s ), essendo stati creati in lui, da lui e per lui ( Col 1,16 ).
Essi riconoscono attualmente la sua sovranità ( cfr. Signore; Ap 5,11s; Ap 7,11s ), e formeranno la sua scorta nell'ultimo giorno ( 2 Ts 1,7; Ap 14,14-16; cfr. 1 Ts 4,16 ).
Così il mondo angelico si subordina a Cristo, di cui ha contemplato il mistero ( 1 Tm 3,16; cfr. 1 Pt 1,12 ).
- In questa prospettiva gli angeli continuano a svolgere presso gli uomini i compiti che già il VT attribuiva loro.
Quando una comunicazione soprannaturale perviene dal cielo alla terra, essi ne rimangono i misteriosi messaggeri:
Gabriele trasmette la duplice annunciazione ( Lc 1,19.26 );
un esercito celeste interviene nella notte della natività ( Lc 2,9-14 );
angeli ancora annunciano la risurrezione ( Mt 28,5ss par )
e fanno conoscere agli apostoli il senso della ascensione ( At 1,10s ).
Ausiliari di Cristo nell'opera della salvezza ( Eb 1,14 ),
essi assicurano la custodia degli uomini ( Mt 18,10; At 12,15 ),
presentano a Dio le preghiere dei santi ( Ap 5,8; Ap 8,3 ),
conducono l'anima dei giusti in paradiso ( Lc 16,22 ).
Per proteggere la Chiesa, essi continuano attorno a Michele, loro capo, la lotta contro Satana, che dura fin dalle origini ( Ap 12,1-9 ).
Un legame intimo collega così il mondo terrestre al mondo celeste; lassù gli angeli celebrano una liturgia perpetua ( Ap 4,8-11 ), alla quale quaggiù si unisce la liturgia della Chiesa ( cfr. Gloria, Prefazio, Santo ).
Presenze soprannaturali ci attorniano, che il veggente dell'Apocalisse concretizza nel linguaggio convenzionale consacrato dall'uso.
Ciò esige da parte nostra una riverenza ( cfr. Gs 5,13ss; Dn 10,9; Tb 12,16 ) che non è da confondere con l'adorazione ( Ap 22,8s ).
Quindi è necessario proscrivere un culto esagerato degli angeli che pregiudicherebbe quello di Gesù Cristo ( Col 2,18 ).
Al di là di queste esplicite affermazioni della Bibbia, il critico può chiedersi quale significato abbiano delle rappresentazioni che sono ampiamente desunte dal mondo pagano circostante e che traducono elementi periferici del messaggio biblico.
Il problema non è facilmente risolvibile.
Un punto è certo.
Qualunque siano la natura e la struttura dell'universo spirituale che circonda Dio e mette in esecuzione i suoi disegni, esso è incorporato nel piano divino della creazione e della redenzione per sottomissione a Cristo, signore del mondo e salvatore.
In questo modo entra nel campo della fede cristiana.
I dati del Nuovo Testamento sono coerenti con la concezione degli angeli propria dell'Antico Testamento.
Distinti con diversi titoli - troni, principati, potestà, potenze o dominazioni ( Col 1,16; Ef 1,21 ) - gli angeli appaiono esseri di un mondo superiore, che tuttavia non devono essere oggetto di culto ( Ap 22,8s ).
Con la risurrezione e la glorificazione Gesù si è assise al di sopra di ogni ordine angelico ( Ef 1,20ss ) ed è l'unico mediatore della nuova alleanza.
Ormai gli angeli sono "spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza" ( Eb 1,14 s. ), ma il Figlio è superiore a tutti gli angeli ( Eb 1-2 ).
Nei Vangeli, gli angeli compaiono soprattutto nei cosiddetti "Vangeli dell'infanzia" ( Mt 1-2 e Lc 1-2 ) e nei racconti di risurrezione ( Mc 15 e paralleli ).
È Gabriele ad annunziare a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista ( Lc 1,11-20 ) e a Maria la nascita di Gesù ( Lc 1,26-28 ).
È l'angelo del Signore a guidare Giuseppe nella scoperta della sua missione di dare il nome a Gesù ( Mt 1,20 s ).
Sono le schiere angeliche ad annunziare la buona notizia della nascita del Salvatore ( Lc 2,9 ).
Sono ancora gli angeli a interpretare il sepolcro vuoto come "risurrezione" di Gesù, con precisazioni diverse nei quattro Vangeli: l'angelo del Signore ( Mt 28,2-7 ), un giovane ( Mc 16,5 ), due uomini ( Lc 24,4 ), due angeli ( Gv 20,12 ).
Nella vita di Gesù gli evangelisti mettono in scena gli angeli soprattutto nei momenti cruciali della preghiera di Gesù ( Mt 4,11 e Mc 1,13 ), in particolare quella del Getsemani ( Lc 22,43 ).
Nell'insegnamento di Gesù, gli angeli svolgono i compiti già noti alla tradizione giudaica: sono servitori di Dio ( Mt 22,30 ) e protettori degli uomini ( Mt 18,10 ) e faranno da corona quando il Figlio dell'Uomo verrà a giudicare il mondo ( Mt 16,27; Mt 24,31; Lc 12,8s ).
In sintesi, nella Rivelazione biblica l'angelo risulta caratterizzato in tre modi diversi:
a) l'angelo epifanico ( o teofanico ): è la manifestazione di Dio e la sua presenza efficace nella storia dell'uomo.
Dio, tuttavia, rimane sempre trascendente e libero rispetto alla sua manifestazione: l'angelo manifesta Dio come dono e realtà che l'uomo non può controllare o possedere, anche se resta vicina e amante dell'uomo;
b) l'angelo rappresentante: in quanto messaggero creato, l'angelo è un adoratore di Dio, un intercessore a favore dell'uomo e rappresenta un aspetto dell'azione di Dio nel mondo; aiuto, sostegno, protezione, accompagnamento, custodia ecc. ( si ricordino i tre nomi Michele, Gabriele e Raffaele );
c) l'angelo interprete: è l'angelo che nell'apocalittica ( v. ) annunzia e spiega l'azione di Dio e nel Nuovo Testamento aiuta ad interpretare il senso della vicenda di Gesù alla luce del progetto divino.
In quanto comunicato dagli angeli, il messaggio non ha origine dall'uomo, ma "dall'alto"; anche da questo risulta che la Rivelazione di Dio è gratuita e che l'uomo è libero di accoglierla nella fede.
Nel momento in cui Dio dona il Figlio Gesù come unico "interprete del Padre" ( Gv 1,18 ), l'angelo rimane interprete di questo dono e invito alla libera risposta della tede.
L'angelo nella Rivelazione ebraico-cristiana non è dunque una figura che esprime la nostalgia per l'assenza di Dio, ma è segno della sua presenza esuberante.
Su questi dati biblici si fonda la sobria affermazione di fede che professa Dio come Creatore "di tutte le cose visibili e invisibili", così commentata dal Catechismo della Chiesa Cattolica ( 350s ): "Gli angeli sono creature spirituali che incessantemente glorificano Dio e servono i suoi disegni salvifici nei confronti delle altre creature. [ … ]
Gli angeli circondano Cristo, loro Signore.
Lo servono soprattutto nel compimento della sua missione di salvezza per tutti gli uomini".
Dal greco « anghelos », « messaggero ».
Nella Scrittura, gli « angeli » sono presenti come i messaggeri e i mediatori di Dio verso il suo popolo, come il suo « esercito celeste ».
Il NT tende ad una maggior sobrietà, presentando gli angeli come inferiori a Cristo ( Eb 1-2 ), al servizio di Cristo ( Mt 4,11 ) e dei suoi discepoli ( At 5,19 ).
La teologia vede gli angeli come esseri creati da Dio, al suo servizio, come dei « puri spiriti » ( ossia « tutto spirito », senza la corporeità, e senza le limitazioni proprie dello spirito umano ).
Il significato teologico della loro funzione è quello di rendere concreta la premura di Dio per gli uomini, e nello stesso tempo di far capire come l'umanità si trovi inserita in una comunità di salvezza e di perdizione assai più ampia di quella formata dai soli uomini.
È quella parte della teologia che riguarda le creature celesti ( angeli ) associate al trionfo di Cristo e al servizio di Dio.
Messaggero, inviato.
Parlando di angeli, la Bibbia dice che cosa fanno e non tanto chi essi sono.
Nell'A. T. quando si dice « l'angelo del Signore », a volte sembra che si parli di Dio stesso che entra nella vita dell'uomo ( Gen 16,7-14; Gdc 6,11-24 ).
In genere però, quando nella Bibbia si parla di angeli, essi appaiono come esseri spirituali che ubbidiscono a Dio ( Lc 16,22; Mt 13,49; Mt 18,10 ).
Nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano proclamiamo e confessiamo Dio Creatore non solo delle realtà visibili, ma anche di quelle invisibili, di cui gli angeli fanno parte.
Il Concilio Lateranense IV parla esplicitamente della creazione degli Angeli.
È esclusa la creazione degli angeli ab eterno: il Concilio Lateranense IV e il Concilio Vaticano I affermano che furono creati ab initio temporis, "dall'inizio del tempo".
Gli Angeli furono creati nello stato di grazia santificante, ma non tutti vi perseverarono.
Molti di essi commisero, subito dopo la creazione, un peccato di superbia, abusando della loro libertà.
San Tommaso d'Aquino spiega che l'Angelo, conoscendo come per intuito, aderisce immutabilmente, dopo la libera scelta, o al bene o al male: perciò gli Angeli caduti non avranno modo di pentirsi, come invece è concesso agli uomini che conoscono ragionando progressivamente.
La teologia scolastica, ha sistematizzato i dati biblici nell'affermazione che gli angeli sono distribuiti in nove schiere:
Arcangeli
Angeli
Cherubini
Serafini
Troni
Dominazioni
Principati
Potestà
Virtù
I nomi sono relativi a vari uffici.
L'insegnamento della Chiesa distingue la realtà spirituale degli angeli da quella degli esseri corporei e afferma la loro esistenza personale.
Sebbene gli angeli siano più agenti che oggetto della rivelazione, la Scrittura e il Magistero della Chiesa ritengono comunque certa la loro esistenza.
Spiriti intelligenti, non materiali, incaricati da Dio di aver cura degli uomini ( cf Mt 18,10; At 12,15 ).
Nell'AT, gli Angeli proteggono i singoli ( Tb 5,10; Tb 12,21; Sal 91,11-12 ), piccoli gruppi di persone ( Dn 3,24-28 ), ed anche intere nazioni ( Dn 10,13-21 ).
Questo racconto si riallaccia al c 18, dove è preparato ( Gen 18,16-32 ). Lo stesso mistero avvolge i protagonisti: i « due angeli » sono gli « uomini » che si sono separati da Jahvè ( Gen 18,2 ) dopo la visita dei « tre uomini » di Abramo ( Gen 18,2 ), ma continuano a essere chiamati « uomini » nel resto del capitolo ( salvo nel v 15 ). Parlano, o si parla loro, ora al plurale e ora al singolare come rappresentanti di Jahvè, che non interviene di persona. |
Gen 19,1 |
Santi: sono gli angeli ( Gb 15,15 da leggere alla luce di Gb 4,18; e inoltre Zc 14,5; Dn 4,10.14.20; Dn 8,13 ). La loro intercessione viene ricordata ancora in Gb 33,23-24 ( Zc 1,12; Tb 12,12 ). La domanda di Elifaz è formulata in tono ironico: se gli stessi angeli sono giudicati da Dio, a nulla vale contare sul loro appoggio contro Dio. Ma la domanda stessa suppone appunto la consuetudine di ricorrere a intercessori di tal genere, consuetudine che potrebbe anche avere lontane radici politeistiche: il Dio di un individuo interveniva nel consesso degli dèi per difendere il suo cliente. = santi |
Gb 5,1 |
L'angelo Raffaele: a parte le espressioni « l'angelo di Jahvè » o « l'angelo di Dio » che, nei testi più arcaici, indicano l'apparire visibile di Dio ( Gen 16,7+ ), gli angeli sono creature distinte da Dio, membri della sua corte celeste [ chiamati « figli di Dio », Gb 1,6; Sal 29,1+; « santi », Gb 5,1; « esercito del cielo » 1 Re 22,19; Ne 9,6; Sal 103,21; Sal 148,2 ]. Il prologo del libro di Giobbe presenta la loro assemblea ( Gb 1,6; Gb 2,1 ), da cui partono i messaggeri ( è il significato etimologico della parola « angelo » ) che Dio manda sulla terra. A volte si tratta di angeli di distruzione [ Es 12,23+; 2 Re 19,35; Ez 9,1; Sal 78,49 ]; altre volte sono angeli custodi delle nazioni e degli individui ( Es 23,20+; Dn 10,13+ ). Raffaele è inviato come guida di Tobia ( Tb 3,17; Gen 24,7 ). Sul tema della funzione di intermediari degli angeli nella profezia Ez 40,3+. La dottrina si svilupperà nel giudaismo e nel N. T. |
Tb 5,4 |
Dei sette angeli: le Scritture conoscono soltanto tre nomi di angeli: Gabriele ( Dn 8,16; Dn 9,21; Lc 1,19 ), Michele ( Dn 10,13.21; Dn 12,1; Gd 9 ) e Raffaele ( qui e in Tb 3,17 ). Gli scritti apocrifi completano la lista di sette in modo fantasioso. Un'eco di Tb si ritrova nei sette angeli dell'Apocalisse ( Ap 8,2 ). |
Tb 12,15 |
Principato e autorità … dominazione: nomi di potenze cosmiche, attestati nella letteratura giudaica apocrifa. Senza discutere di queste creature celesti, Paolo insiste nel sistemarle sotto il dominio del Cristo ( Col 1,16; Col 2,10 ). Associandole agli angeli della tradizione biblica e al dono della legge ( Gal 3,19+ ), le integra nella storia della salvezza, con una qualifica morale progressivamente peggiorativa ( Gal 4,3+; Col 2,15+ ), che giunge a farne potenze demoniache ( Ef 2,2+; Ef 6,12+; 1 Cor 15,24+ ). |
Ef 1,21 |
All'opposto del Figlio, gli angeli non sono che servi ( v 7 ), usati per la salvezza degli uomini. |
Eb 1,14 |
… di JahvèL'angelo del Signore: nei testi antichi, l'angelo di Jahvè ( Gen 22,11; Es 3,2; Gdc 2,1 ), o l'angelo di Dio ( Gen 21,17; Gen 31,11; Es 14,9 ) non è un angelo creato distinto da Dio ( Es 23,20 ), è Dio stesso, sotto la forma visibile in cui appare agli uomini. L'identificazione è fatta nel v 13. In altri testi, l'angelo di Jahvè è l'esecutore delle sue vendette ( Es 12,23+; ugualmente Tb 5,4+; Mt 1,20+;. At 7,38+ ). |
Gen 16,7 |
I nostri padri: Mosè adempiva il compito di intermediario fra l'« angelo » e il popolo. Nei testi antichi « l'angelo di Jahvè » è Jahvè stesso, che si manifesta ( Gen 16,7+; Mt 1,20+ ), nei tempi più recenti, la trascendenza divina è stata messa in risalto distinguendo fra Jahvè e il suo angelo. Così Mosè non avrebbe avuto rapporti immediati con Dio, ma con uno o più angeli. |
At 7,38 |
… del SignoreL' « angelo del Signore » nei testi antichi ( Gen 16,7+ ) rappresentava inizialmente Jahvè stesso. Distinto sempre più da Dio, a motivo del progresso registrato dall'angelologia ( Tb 5,4+ ), egli rimane il tipo del messaggero celeste e appare spesso con questo titolo nei vangeli dell'infanzia ( Mt 1,20.24; Mt 2,13.19; Lc 1,11; Lc 2,9; Mt 28,2; Gv 5,4; At 5,19; At 8,26; At 12,7.23 ). |
Mt 1,20 |
… della « faccia »I sette spiriti di Dio: piuttosto che lo Spirito santo ( Ap 1,4 ), che diverrà, nella tradizione cristiana riferita anche a Is 11,2+, lo Spirito « settiforme », sono qui gli « angeli della faccia » ( Ap 3,1; Ap 8,2; Tb 12,15 ), che sono gli inviati da Dio ( Zc 4,10; Ap 5,6; Tb 12,14; Lc 1,26 ). |
Ap 4,5 |
… sterminatoreNel rituale preisraelita della pasqua, lo sterminatore era il demonio e personificava i pericoli che minacciano il gregge e la famiglia; per proteggersi da questi colpi si metteva sangue sulle porte delle case, primitivamente delle tende. |
Es 12,23 |
… custode e protettoreUn angelo: questo angelo sarebbe distinto da Dio ( Gen 16,7+ ), sebbene la sua azione sia quella di Jahvè. È un angelo custode ( Gen 24,7; Nm 20,16 ) che annunzia quello di Tobia ( Tb 5,4+ ). |
Es 23,20 |
Secondo il numero degli Israeliti: i LXX traduce: « secondo il numero dei figli di Dio ». I « figli di Dio » ( o « di dèi » ) sono gli angeli ( Gb 1,6+ ), membri della corte celeste ( v 43 e Sal 29,1; Sal 82,1; Sal 89,7; Tb 5,4+ ); qui gli angeli custodi delle nazioni ( Dt 10,13+ ). |
Dt 32,8 |
Michele: l'angelo di Jahvè che, in Zc 3,1-2, si oppone a Satana, riceve il nome di Michele ( « Chi è come Dio? » ) in Giuda 9, affida a Dio la cura di reprimere il demonio. Lo stesso combattimento è descritto in Ap 12,7-12. Michele è l'angelo protettore del popolo di Dio ( v 21 e Dn 12,1; Es 23,20+ ). Il principe di Persia appare come uno degli angeli protettori delle nazioni nemiche di Israele. Questo misterioso conflitto tra gli angeli sottolinea che il destino delle nazioni resta un segreto, sospeso anche per gli angeli a una rivelazione di Dio. |
Dn 10,13 |
… interprete e mediatoreUn protettore: alla lettera « un interprete ». L'angelo « interpreta » al malato il senso del suo male, gli apre gli occhi sulle sue colpe ( v 27 ) e intercede per lui presso Dio ( v 24, Gb 5,1+ ). Questa concezione ha precisi punti di riferimento nell' A. t.: la intercessione degli uomini giusti ( Gb 42,8+ ) e l'espiazione per gli altri ( Is 53,10 ), la mediazione profetica ( Ezechiele, Daniele e Zaccaria ), il loro intervento per scongiurare i pericoli che minacciano l'uomo ( Sal 91,11-13 9 o per trasmettere le sue preghiere ( Tb 12,12; Ap 8,3s ). La letteratura giudaica apocrifa illustrerà questa dottrina. Alla luce della rivelazione cristiana, questo angelo mediatore si potrebbe identificare facilmente con l'angelo custode ( Tb 5,4; Mt 18,10; At 12,15 ). |
Gb 33,23 |
Questo uomo è un angelo, che spiega al profeta la visione. Questo ruolo di interprete, attribuito agli angeli, è una caratteristica del tardo profetismo ( Dn 8,16; Dn 9,21s; Dn 10,5s; Zc 1,8s; Zc 2,2; Ap 1,1; Ap 10,1-11 ). |
Ez 40,3 |
Le tradizioni giudaiche menzionano la presenza di angeli sul Sinai, quando fu data la legge. Il « mediatore » è Mosè ( At 7,38+ ) |
Gal 3,19 |
= figli di DioA proposito dei figli di Dio, Gb 2,1; Gb 38,7; Gen 6,1-4; Sal 29,1; Sal 82,7. Si tratta di esseri superiori all'uomo, che formano la corte di Jahvè e il suo consiglio. Vengono identificati con gli angeli ( i LXX traducono: « gli angeli di Dio », Tb 5,4+ ). |
Gb 1,6 |
Cosa dice Gesù Cristo degli angeli |
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"Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli". | Mt 18,10 |
Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli'". | Mt 22,29-30 |
E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli" | Mt 24,30-31 |
Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d'angeli? | Mt 26,53 |
Anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli | Mc 8,38 |
Ed egli allora manderà gli angeli a raccogliere i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo | Mc 13,25-27 |
In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo | Gv 1,50-51 |
Schedario biblico |
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Dio degli eserciti | A 23 |
Angeli, messaggeri | F 20 |
Angeli, corte celeste | F 21 |
Dio « il totalmente altro» | A 20 |
Dio e gli idoli | A 25 |
Teofanie | A 27 |
Cristo, Messia | B 14 |
Cristo, mediatore | B 57 |
Investitura messianica | B 78 |
Giovanni Battista ( A ) | C 70 |
Sacrifici ( A. T. ) | D 24 |
Giurisdizione dei sacerdoti | D 36 |
Legge | E 2 |
Piaghe d'Egitto | E 15 |
Satana | E 33 |
Magistero |
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Catechesi Giovanni XXIII | 9-8-1961 |
L'intervento delle schiere angeliche, create da Dio a suo servizio, e inviate dalla Santissima Trinità a protezione della Santa Chiesa, dei suoi figliuoli, del mondo intero. | |
Angelus Benedetto XVI | 1-3-2009 |
La presenza rassicurante dell'angelo del Signore accompagna il popolo d'Israele in tutte le sue vicende buone e cattive. | |
Angelus Benedetto XVI | 5-4-2010 |
Il termine "angelo" oltre a definire gli Angeli, creature spirituali dotate di intelligenza e volontà, servitori e messaggeri di Dio, è anche uno dei titoli più antichi attribuiti a Gesù stesso. | |
Meditazione Francesco | 2-10-2014 |
In realtà, ha confermato il Pontefice, « nessuno cammina da solo e nessuno di noi può pensare che è solo: c'è sempre questo compagno ». | |
Meditazione Francesco | 2-10-2015 |
L'angelo custode « è sempre con noi e questa è una realtà: è come un ambasciatore di Dio con noi ». | |
Meditazione Francesco | 2-10-2018 |
La Chiesa celebra appunto questi « nostri compagni di cammino, i nostri protettori nel cammino: gli angeli, che ci custodiscono e sono proprio con noi, nel cammino » | |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Venerati dalla Chiesa | LG 50 |
Compagni di Cristo nel suo ritorno glorioso | LG 49 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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L'alleanza con Noè | 57 |
Angelo Gabriele messaggero | 148 |
-- In comunione con la Santa Madre di Dio | 2676 |
Angeli possono deviare | 311 |
Angelo custode | 336 |
Cielo e angeli | 326 |
-- | 1023-29 |
-- | 1053 |
Cristo e angeli | 331 |
-- La tentazione di Gesù | 538 |
-- | 954 |
-- | 1038 |
-- Le sacre immagini | 1161 |
Esistenza degli angeli come verità di fede | 328 |
Identità e funzioni degli angeli | 329 |
-- | 332-36 |
-- | 350-52 |
-- L'inferno | 1034 |
-- | 1352 |
La caduta degli angeliAngeli caduti | 391-93 |
-- | 414 |
-- La Chiesa - prefigurata fin dall'origine del mondo | 760 |
Angeli custodi degli uomini | 336 |
Angeli nell'anafora | 1352 |
Angeli nella vita della Chiesa | 334-35 |
Immagini degli angeli nell'arte | 1192 |
-- | 2131 |
-- | 2502 |
Natale e angeli | 525 |
-- L'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme | 559 |
Gesù | 430ss |
L'Immacolata Concezione | 490 |
La verginità di Maria | 497 |
I simboli dello Spirito Santo | 695 |
Giovanni, Precursore, Profeta e Battista | 719 |
« Gioisci, piena di grazia » | 722 |
La misericordia e il peccato | 1846 |
La giustificazione | 1994 |
La chiamata universale alla preghiera | 2566 |
Ma liberaci dal Male | 2851 |
Comp. 59; 60; 61; 74; 97; 209 | |
Summa Teologica |
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natura degli … | I, q. 50 |
… e i corpi | I, q. 51 |
… e i luoghi | I, q. 52 |
moto locale | I, q. 53 |
scienza | I, q. 54 |
mezzo di conoscenza | I, q. 55 |
conoscenza delle realtà immateriali | I, q. 56 |
conoscenza delle realtà materiali | I, q. 57 |
modalità della scienza | I, q. 58 |
volontà | I, q. 59 |
amore | I, q. 60 |
creazione degli … | I, q. 61 |
perfezione di grazia e di gloria | I, q. 62 |
malizia | I, q. 63 |
pena | I, q. 64 |
azioni reciproche | I, q. 106 |
locuzione | I, q. 107 |
gerarchia | I, q. 108 |
gerarchia dei demoni | I, q. 109 |
governo delle cose | I, q. 110 |
azione sugli uomini | I, q. 111 |
missione | I, q. 112 |
custodia | I, q. 113 |
ostilità dei demoni | I, q. 114 |
v. Demoni |