Incarnazione

IndiceS

È vocabolo d'impronta semitica ( in greco e latino si sarebbe detto piuttosto "umanizzazione" ) derivato dall'espressione di S. Giovanni ( Gv 1,14 ): "Ed il Verbo si fece carne" nel senso di "si fece uomo".

Indica che il Figlio di Dio assunse tutt'intera la natura umana, in corpo effettivo ed anima razionale, nel seno della Vergine Maria.

In quanto nato da una donna fu un uomo perfetto, in quanto generato dallo Spirito Santo fu Dio perfetto, in unità di persona: vengono così ad essere respinti:

l'arianesimo, che negava la divinità autentica del Figlio di Dio,

il docetismo, che volatilizzava il corpo a fantasma,

l'apollinarismo, che sopprimeva l'anima umana sostituendola con l'intelligenza divina,

ed il nestorianesimo, che minacciava l'unità della persona.

Gesù è quindi uguale al Padre secondo la divinità ed inferiore secondo l'umanità.

Non è in parte uomo ed in parte Dio, né una mescolanza confusa di entrambi: è vero Dio e vero uomo.

L'Incarnazione, libera e misteriosa disposizione dell'amore di Dio per la salvezza dell'uomo, presenta anche una sua convenienza razionale in quanto, essendo il peccato un'offesa infinita perché disubbidienza all'infinità di Dio, sembrava richiedere una riparazione infinita, che nessuno che fosse soltanto uomo poteva offrire a causa della sua finitezza: si esigeva quindi che l'uomo, che era stato l'offensore, fosse congiunto in unità di persona con la divinità, che sola poteva conferire un pregio infinito alla riparazione.

Insieme alla Trinità l'Incarnazione costituisce il mistero centrale e specifico della fede cristiana.

L'incarnazione di Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, il Figlio di Dio fatto uomo, è l'affermazione fondamentale della dottrina cristiana che qualifica la specificità del cristianesimo come la religione che professa la venuta di Dio nella storia, e precisamente nella persona di Gesù di Nazaret, confessato nella fede come il Figlio Unigenito di Dio.

Tale affermazione essenziale della cristologia o ricavata dall'evento centrale della fede cristiana: la morte e la risurrezione di Gesù.

All'inizio il messaggio dei discepoli di Cristo è concentrato sull'annuncio della Pasqua: viene proclamato che Gesù è il "Cristo", il "Signore", il "Figlio".

La risurrezione di Gesù rivela il volto autentico e definitivo di Dio: egli è il Padre di Gesù che dona lo Spirito.

Gesù allora è il Figlio, in modo unico e singolarissimo.

Non è solo uno dei tanti inviati ( mediatori, profeti ecc. ) "dalla parte di Dio", non è solo uno che dice "Parola di JHWH", ma egli stesso o la sua parola fatta carne, divenuta uomo, persona viva e parlante in mezzo a noi.

I discepoli sentono poi il bisogno di riprendere le parole di Gesù, i suoi gesti, le sue manifestazioni prima della Pasqua, risalendo fino all'inizio, al battesimo e alla nascita.

La luce della risurrezione illumina così la vita precedente di Gesù.

In particolare diventa luminosa l'esperienza singolare del rapporto di Gesù con Dio, che egli chiama con linguaggio familiare Padre suo.

Per i discepoli diventa sempre più chiaro che Gesù è il Signore, il Messia, il Servo innalzato, il Figlio insediato alla destra di Dio nella risurrezione ( At 2,22-24.36; Rm 1,3-4 ), evento che rivela chiaramente che Gesù è "da sempre" il Figlio unico e amatissimo, che Dio ha esaltato dandogli "il nome che è sopra ogni nome" ( Fil 2,9 ), perché egli è fin dall'origine nella "forma di Dio" ( Fil 2,6 ).

Gesù nella risurrezione allora non diventa il Figlio, ma rivela pienamente ciò che era "da sempre" ed è "per sempre": il Figlio di Dio.

Per s. Paolo Gesù è colui che condivide la stessa condizione di gloria di Dio ( Fil 2,6 ), il Figlio inviato da Dio nella pienezza dei tempi ( Gal 4,4 ); lo splendore della sua gloria e l'impronta della sostanza di lui ( Eb 1,3 ); l'immagine del Dio invisibile, primogenito di ogni creatura ( Col 1,15 ); colui che "da ricco che era si è tatto povero per arricchire noi della sua povertà" ( 2 Cor 8,9 ).

Soprattutto l'evangelista Giovanni ha dischiuso il segreto più profondo del mistero di Gesù in rapporto al Padre.

All'inizio della sua Prima lettera ( 1 Gv 1,1-4 ) egli scrive: "quello che noi abbiamo visto, udito, toccato, contemplato è il Verbo della vita, la Parola che è la vita e che da la vita".

Gesù è la parola che "dal principio" e presso Dio, egli è il Figlio unigenito "da sempre" e "per sempre" rivolto verso il seno del Padre ( Gv 1,18 ), la cui identità ultima consiste nell'essere nella comunione perfetta con il Padre suo e per questo egli lo può rivelare.

Nella missione di Gesù si rivela il mistero profondo della sua intimità con Dio, perché egli ci manifesta e ci comunica Dio così come è in se stesso.

Si tratta di una delle pagine più alte del Nuovo Testamento su Gesù, alla quale la Chiesa è ritornata continuamente per comprenderne il mistero.

Tra le espressioni successive della fede in Gesù Cristo, con cui la Chiesa riprende in un mutato contesto culturale la concezione fondamentale del Nuovo Testamento, risultano privilegiate quelle dei concili ecumenici di Nicea ( 325 ) e di Calcedonia ( 451 ).

In questo periodo, anche a motivo delle controversie contro l'eresia ariana ( v. Arianesimo ), va emergendo nella liturgia l'importanza del Natale.

La sottolineatura dell'incarnazione, come il momento in cui si costituisce Gesù come uomo-Dio, diventa uno strumento per sostenere l'autentica fede in Gesù salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.

La formula del dogma di Calcedonia ( "due nature in una persona" ) sarà continuamente illustrata e indagata nella storia seguente al concilio da filosofi e teologi.

Lo sforzo della teologia attuale vuole integrare lo schema patristico di interpretazione del mistero di Cristo con la ricchezza della vicenda storica di Gesù di Nazaret, così come ci è testimoniata nel Nuovo Testamento.

v. Cristologia; Figlio di Dio; Gesù il Cristo

La carne nel linguaggio biblico è la natura umana nella totalità della sua condizione.

« Incarnazione » è l'immergersi del Verbo di Dio ( la sua Parola; Gv 1,14 ) nella condizione degli uomini, assumendola non solo su di sé, come se fosse un vestito, ma in se ( Fil 2,7 ), come parte integrante della sua esperienza.

… del Figlio di Dio

E il Verbo si fece carne: la « carne » designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità ( Gv 3,6; Gv 17,2; Gen 6,3; Sal 56,5; Is 40,6 ).

L'uso di questo termine ( Rm 7,5+ ) sottolinea il realismo della venuta del Figlio nell'umanità, che Giovanni mette continuamente in rilievo.

Più tardi si parlerà di « incarnazione » ( 1 Gv 4,2; 2 Gv 7 e in Paolo Rm 1,3; Gal 4,4; Fil 2,7; Col 1,19 ).

E venne ad abitare in mezzo a noi: alla presenza invisibile e temibile di Dio nella tenda o nel tempio dell'antica alleanza ( Es 25,8+; Nm 35,34 ), alla presenza spirituale della sapienza in Israele mediante la legge ( Sir 24,7-22; Bar 3,36-4,4 ), succede, mediante l'incarnazione del Verbo, la presenza personale e sensibile di Dio tra gli uomini.

Gv 1,14

Si potrebbe anche tradurre secondo il contesto: « colui che santifica e i santificati formano un tutt'uno ».

I vv seguenti insistono su questa comunione nella carne e nel sangue ( v 14 ) che il Figlio di Dio ha voluto assumere, e introducono anche il tema essenziale della lettera, quello di Cristo sommo sacerdote ( v 17; Eb 5,7+ ).

Eb 2,11

Schedario biblico

Antropomorfismi A 21
Teofanie A 27
Dio sposo A 28
Volto di Dio A 30
Dito di Dio A 31
Figlio dell'uomo B 2

Magistero

Sì, è così. Il Nostro augurio vuole polarizzare i vostri animi nel punto essenziale della festa: l'incarnazione del Verbo di Dio in Cristo Gesù.

Non finirebbe più di considerare il mistero in se stesso, intorno al quale si concentra la teologia, la storia, il senso del mondo; ma non finirebbe più altresì di considerare l'importanza che tale mistero ha per noi tutti e per ciascuno di noi: Egli rischiara la nostra vita, i sentieri del nostro cammino nel tempo, le cose ed i fatti che ci circondano.

Catechesi Paolo VI
22-12-1965

Del grande mistero dell'Incarnazione, della nascita di nostro Signor Gesù Cristo, due volte generato, come diceva un'iscrizione nell'antica Basilica di San Pietro: senza madre in cielo, senza padre in terra, cioè Figlio eterno di Dio Padre, e Figlio nel tempo di Maria, uno nella Persona divina del Verbo, che associa alla sua divinità l'umanità di Gesù l'uomo-Dio, nostro Salvatore, nostro Maestro, nostro fratello, Sacerdote sommo fra cielo e terra, centro della storia e dell'universo.

Dalla maternità virginale di Maria possiamo introdurci alla umanità di Cristo Uomo-Dio.

Catechesi Paolo VI
21-12-1966

Senza l'incarnazione del Verbo viene a mancare il fondamento della nostra fede, come ha sottolineato il Pontefice: « Quella è la verità, quella è la rivelazione di Gesù.

Meditazione Francesco
1-6-2013

È lo scandalo dell'incarnazione: l'evento sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d'uomo, lavora e agisce con mani d'uomo, ama con cuore d'uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi.

Angelus Francesco
8-7-2018

Catechismo della Chiesa Cattolica

« Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 237
Le operazioni divine e le missioni trinitarie 258
La Provvidenza e lo scandalo del male 309
Cristo « con tutti i suoi angeli » 333
Al centro della Catechesi: Cristo 429
Gesù 432
L'Incarnazione 461ss
Vero Dio e vero uomo 464ss
Come il Figlio di dio è uomo 470
I misteri della vita di Cristo 2512
I tratti comuni dei Misteri di Gesù 517
La nostra comunione ai Misteri di Gesù 519
  521
I Misteri dell'infanzia di Gesù 528
Tutta la vita di Cristo è offerta al Padre 606ss
Senso e portata salvifica della Risurrezione 653
« Gesù salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente » 661
Credo nello Spirito Santo 686
La missione congiunta del Figlio e dello Spirito 690
Gesù Cristo 727
Le sacre immagini 1159
L'anno liturgico 1171
La Liturgia delle Ore 1174
Gesù prega 2602
La preghiera a Gesù 2666
Comp. 45; 50; 85-95; 101; 131; 242

Summa Teologica

Convenienza III, q. 1
Modo III, q. 2
… da parte della persona assumente III, q. 3
… da parte della persona assunta III, q. 4
Relativamente all'anima e al corpo III, q. 5
Ordine dell'assunzione III, q. 6
v. Cristo